sabato 13 aprile 2024

III domenica del tempo di Pasqua - Anno B - 14 aprile 2024

 

 


Dagli Atti degli Apostoli 3, 13-15. 17-19

In quei giorni, Pietro disse al popolo: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni. Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati».

 

Salmo 4 - Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.

Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia! +

Nell’angoscia mi hai dato sollievo;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.

Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele;
il Signore mi ascolta quando lo invoco.
Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene,
se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?».

In pace mi corico e subito mi addormento,
perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare.

 

Dalla prima Lettera dell’Apostolo Giovanni 2, 1-5

Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paraclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo. Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Signore Gesù, facci comprendere le Scritture;
arde il nostro cuore mentre ci parli.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 24, 35-48

In quel tempo, i due discepoli che erano ritornati da Emmaus narravano agli Undici e a quelli che erano con loro ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, i brani del Vangelo di queste domeniche dopo la Pasqua ritornano insistentemente sul fatto che Gesù che torna a visitare i discepoli e sta con loro. Domenica scorsa abbiamo sentito che il Signore torna dai dodici riuniti senza Tommaso, poi torna di nuovo quando c’è Tommaso. Oggi sentiamo che due discepoli raccontano agli altri che è tornato da loro mentre andavano ad Emmaus, e poi torna “in mezzo a loro”, ci dice Luca, e mangia con loro.

Gesù torna mentre i discepoli erano intenti a parlare di lui. Cioè, nonostante la fatica a credere che sia vivo e la cecità dei loro occhi nel riconoscerlo, essi non cessano di ricordarlo, di parlarne, di rivivere i momenti passati con lui. È quello che facciamo anche noi ogni domenica, giorno in cui celebriamo la resurrezione del Signore. Anche noi facciamo fatica a riconoscerlo vivo, a sentirne la presenza piena di sollecitudine, e proprio per questo abbiamo bisogno di tornare qui ogni domenica per ascoltarlo e per testimoniarci l’un l’altro: l’ho incontrato, è risorto, è vivo fra di noi!

Dice l’evangelista Luca, “Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».” Sì, quando si parla di Gesù egli si fa presente in persona. Gesù lo aveva detto: “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20). La Messa domenicale non è la memoria struggente di un assente, ma è rivivere fatti e parole che ci rendono commensali di Gesù oggi.

Eppure, anche se lui si fa presente in mezzo a noi, fatichiamo a riconoscerlo, come i discepoli, i quali: “Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma.

Ci chiediamo oggi: perché tanta paura per il ritorno di Gesù?

Perché Gesù risorto ci mostra che ciò che crediamo impossibile, contro l’ordine naturale delle cose, è invece reso possibile dalla forza dell’amore di Dio. Noi siamo abituati ad un certo ordine appreso con l’esperienza. Questo ordine viene sconvolto e rivoluzionato dalla resurrezione di Gesù, e questo suscita in noi timore. Non è più scontato che il male prevalga, c’è una forza più grande che interviene: l’amore di Dio che ridà la vita al Signore. Proprio questa forza della resurrezione, ci fa paura perché mette in discussione le nostre certezze, la normalità degli eventi a cui siamo abituati e ci restituisce una grande libertà, ma anche una grande responsabilità.

Libertà dalla forza del male, ma anche responsabilità di combatterlo, e a noi non sempre ci fa piacere combattere, piuttosto, istintivamente, preferiamo che le cose restino come siamo abituati che avvengano, come è più facile che scorrano, senza novità. Per abitudine e pigrizia preferiamo che la tomba dove giaceva il corpo senza vita di Gesù resti chiusa. Se essa invece può essere spalancata da un amore più grande allora vuol die che anche noi possiamo viverlo e fare altrettanto! È quello che ci chiede il mondo di oggi, il grido di dolore di persone e di popoli interi, la condizione di quanti sono in guerra. Purtroppo troppo spesso di fronte a tutto ciò i cristiani non esercitano il potere che la resurrezione ci consegna, quello di un amore che vince il male, e si mostrano invece rassegnati e impotenti.

Gesù torna per combattere la nostra incredulità e rassegnazione. Egli però lo fa in un modo che ci appare paradossale: mostra le piaghe della sua passione: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!

Non era meglio, per rassicurarli e incoraggiarli, nascondere le tracce di quello che aveva sofferto?

Noi crediamo che salvarci dal male e dalla morte significhi schivarli, ma Gesù invece ce ne mostra le tracce evidenti sul suo corpo, perché la resurrezione, unica vera liberazione dalla schiavitù del male, non schiva la forza del male, la sconfigge con una forza più grande che è l’amore. Noi abbiamo paura di guardare e toccare le piaghe del mondo, le sofferenze dei poveri e la forza del male che spadroneggia, perché non crediamo che voler bene come Gesù ci renda vincitori su di esso.

Per questo la Chiesa, in questi tempi difficili per tanti cristiani nel mondo, non ha reticenza a mostrarsi con il corpo ferito dalla persecuzione che la colpisce in tante situazioni fino alla morte e al martirio. Apparentemente questa è una manifestazione di debolezza davanti all’aggressività dei propri nemici. In realtà i segni della persecuzione sul corpo della Chiesa sono altrettante dimostrazioni della sua forza di resurrezione, perché nonostante le sofferenze patite niente riesce a sconfiggere il desiderio di rispondere al male ricevuto col perdono e col bene. Per questo il corpo della “Chiesa dei martiri” è, come quello di Cristo risorto che torna dai suoi con un corpo piagato ma vittorioso sul male, vivo e che non cessa di amare e non si fa prendere da sentimenti di odio e dal desiderio di vendetta.

Cari fratelli e care sorelle, anche noi siamo chiamati a sentirci parte di questo corpo della Chiesa, facendo nostro il dolore delle sue ferite e delle piaghe ancora aperte in tante realtà, come nei paesi in guerra, perché col nostro voler bene ed essere misericordiosi ne aumentiamo la forza di resurrezione. Gesù in conclusione della sua visita affida loro un compito: “Di questo voi siete testimoni”, cioè di questa forza rivoluzionaria del voler bene, che non mette al riparo dal male, ma lo vince nella sua radice, non permettendo che attecchisca nelle nostre vite e che i suoi frutti amari avvelenino la vita nostra e di molti attorno a noi.

Preghiere 

  

O Signore Gesù che torni fra noi con i segni della passione, fa’ che incontrandoti riconosciamo in te la forza dell’amore che vince la morte,

Noi ti preghiamo

  

Perdona o Signore la nostra incredulità. Cancella il peccato che chiude gli occhi del nostro cuore e non ci fa credere alla forza della resurrezione che vince la morte,

Noi ti preghiamo

 

O Dio che non hai abbandonato il corpo del tuo Figlio Gesù in potere della morte ma lo hai fatto risorgere, proteggi i corpi deboli e sofferenti dell’umanità, perché siano liberati con lui dalla prigionia del male,

Noi ti preghiamo

  

Accogli o Dio le preghiere di chi è nel dolore ed esaudisci la domanda del debole. Fa’ che la tua resurrezione sia per essi inizio di vita nuova,

Noi ti preghiamo

 

O Padre misericordioso, accogli tutti quelli che si presentano a te da questo mondo, perché nulla li separi dal tuo amore e sia cancellata in essi ogni ombra di male e di peccato,

Noi ti preghiamo

  

Guida i nostri passi o Signore, perché incontrandoti povero e malato sappiamo sempre riconoscerti e vincere con l’amore la forza del male,

Noi ti preghiamo.

 

Proteggi o Padre del cielo tutti coloro che sono minacciati e nel pericolo a causa del tuo nome. Dona pace e salvezza dove oggi c’è violenza e vita piena dove essa è offesa e umiliata,

Noi ti preghiamo

  

Benedici o Dio, la famiglia dei tuoi discepoli che ogni domenica si riunisce nel tuo nome. Donaci la grazia di incontrarti ogni volta risorto ed essere così rafforzati nella fede,

Noi ti preghiamo

sabato 6 aprile 2024

II domenica del tempo di Pasqua - Anno B - 7 aprile 2024

 


Dagli Atti degli Apostoli 4,32-35

La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.

 

Salmo 117 – Lodiamo il Signore: il suo amore è per sempre.

Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne: «Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.


Il Signore mi ha castigato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.

Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 5, 1-6

Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Perché mi hai visto, Tommaso, hai creduto;
beati quelli che crederanno senza aver visto
Alleluia, alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Giovanni 20, 19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, oggi, prima domenica dopo la Pasqua, celebriamo la Misericordia di Dio. Ne abbiamo parlato spesso anni fa, durante il Giubileo dedicato da papa Francesco proprio alla misericordia, ed è bello una volta l’anno riprendere questo tema che ci aiuta a vivere meglio e con più pienezza la gioia della Pasqua del Signore. Infatti la misericordia altro non è che il modo tutto particolare di voler bene di Dio. Un amore gratuito, immeritato, senza presupposti né pretese, offerto generosamente chiedere nulla in cambio. È l’amore della passione, morte e resurrezione di Gesù, vissuto così intensamente e sul serio da non esaurirsi nemmeno difronte al tradimento e all’abbandono dei suoi discepoli.

Abbiamo udito nella prima lettura come gli Apostoli dopo lo smarrimento dell’incredulità e la paura che li fa rinchiudere, come si vede nel brano del Vangelo, vivono un grande sforzo di estroversione e di incontro con tutti. Dicono gli Atti: “Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore.” È un’immagine felice e piena di vitalità. Sembra il contrario di quello che accade oggi. Lo sappiamo, spesso ci si lamenta che le chiese si svuotano, i giovani sono distanti, c’è la crisi delle vocazioni, ecc… l’elenco delle lamentazioni è lungo. Nella comunità apostolica il processo sembra contrario: la gente è attratta, guarda con interesse e favore agli apostoli, ne ha simpatia.

Ci chiediamo oggi: “Come mai? Qual è la formula che ha funzionato così bene?” Il motivo che gli Atti riportano è chiaro: “Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù” La loro forza attrattiva è cioè il fatto che rendono presente la forza della resurrezione del Signore Gesù. Il testo infatti non dice “annunciavano” ma “testimoniavano”. Cioè non davano solo la notizia, ma la rendevano visibile attraverso la trasformazione che l’incontro col risorto aveva operato su di loro, le scelte, le azioni, i sentimenti, il vissuto tutto intero.

Questo già ci dice molto, e cioè che non si tratta di trovare le “formule” giuste, il linguaggio e le espressioni per annunciare il Vangelo, ma bisogna innanzitutto farsene ascoltatori che lo vivono, attuando dentro di sé quella rivoluzione potente che fa del cristiano un annuncio vivente, e non un discorso.

Ma com’era questa vita degli apostoli che parla di resurrezione? Sempre lo stesso brano del libro degli Atti ne parla diffusamente subito prima e subito dopo la notazione della loro testimonianza in mezzo alla gente. Riascoltiamo la descrizione: “[la comunità dei discepoli] aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. … quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.” Il “segreto”, che poi non è segreto, ma anzi è mostrato come prova di resurrezione personale, è una fraternità larga e vissuta seriamente. Per gli apostoli del risorto quelli che incontrano sono un fratello o una sorella, cioè una persona con la quale condividere tutto, la cui vita mi riguarda e mi interroga, verso i quali mi sento responsabile e sono chiamato a intervenire. Questo faceva sì che, sottolineano gli Atti, “Nessuno infatti tra loro era bisognoso.” È la realizzazione concreta del sogno di fraternità che Gesù è venuto ad annunciare, che il Vangelo ci ripete ogni volta, l’opposto di quel “Sono forse io il custode di mio fratello?” con il quale Caino aveva inaugurato la fine della fraternità e la vittoria della divisione e del peccato.

Cari fratelli e care sorelle, a pochi giorni dalla festa di Pasqua la Liturgia vuole farci gustare la bellezza di un pezzo di mondo trasfigurato dalla resurrezione del Signore Gesù. È per dirci che è possibile viverla, comunicarla, renderla concretamente presente dove noi siamo. È per dimostrarci che le porte chiuse e la paura non sono l’unica risposta possibile al dolore della passione e morte che Gesù ha voluto condividere con tanti uomini e donne anche di oggi, nelle guerre, nei viaggi dolorosi, nella miseria e nei dolori di tanti paesi. Si possono aprire spazi di fraternità vissuta che parla di resurrezione, di condivisione che guarisce le ferite, di amore che lenisce il dolore.

Facciamoci anche noi annunciatori della resurrezione, ma non a parole, coi fatti, e le chiese si riempiranno, i motivi per restare fedeli al Vangelo di Gesù si rafforzeranno e si diffonderanno.

Anche la vicenda di Tommaso, che abbiamo ascoltato nel Vangelo, ci parla di un cammino di conversione dalla fuga e la chiusura, dalla diffidenza e incredulità, alla fiducia profonda che porta l’apostolo a riconoscere Gesù e a chiamarlo “Mio Signore e Mio Dio”, cioè un Signore e un Dio che resta con me, che non mi lascia, che torna a mostrarmi le piaghe del mondo per rendermi partecipi del suo stesso amore che le ha guarite.

Tommaso passa da un’incredulità di fatto alla fede, e questo lo porta ad allargare i propri confini fino alla lontana India dove si fece apostolo e testimone del Vangelo.

Sentiamoci anche noi provocati ad aprire pezzi di mondo aperti alla fraternità, nella quale il Vangelo della resurrezione divenga vita vissuta nell’amore concreto per far sì che “non ci sia più nessuno nel bisogno”.

 

Preghiere 

  

O Signore Gesù, ti preghiamo, torna in mezzo a noi perché riconoscendo i segni della tua sofferenza capiamo meglio la forza del tuo amore che salva e guarisce. 

Noi ti preghiamo

  

Gesù, tu che dalla croce non hai maledetto chi ti faceva dal male e non sei fuggito davanti al dolore, insegnaci a vivere con tenacia l’amore dove il male è più forte,

Noi ti preghiamo

 

Come Tommaso anche noi restiamo increduli e freddi davanti all’annuncio della resurrezione. Dona o Signore anche a noi, come agli apostoli, lo Spirito di amore per riconoscerti risorto e vivo in mezzo a noi,

Noi ti preghiamo

  

Gesù, sciogli i vincoli della paura che ci fa’ rinchiudere in noi stessi, apri il nostro cuore ad uno spirito di fiduciosa disponibilità a voler bene ai fratelli e a lasciarci amare da te

Noi ti preghiamo

 

Come i discepoli incerti e dubbiosi anche noi viviamo spesso senza incontrarti. Donaci o Signore Gesù di riconoscerti ogni volta che il bene vince e l’amore abbatte le mura di isolamento e solitudine che circondano chi soffre,

Noi ti preghiamo

  

Ti invochiamo o Dio nostro padre per tutti coloro che sono schiacciati dal dolore: i malati, gli anziani, i prigionieri, i profughi, per chi è in guerra. Liberali dal male,

Noi ti preghiamo.

 

Sciogli o Signore i legacci del dubbio e dell’incredulità che ci frena dal voler bene con larghezza a chi abbiamo accanto. Suscita fra tutti i tuoi figli uno spirito di amore fraterno che abbracci il mondo intero,

Noi ti preghiamo

  

Proteggi o Padre misericordioso chi è nel pericolo per la sua fede, chi testimonia la forza del tuo amore in situazioni di difficoltà e chi crede nella resurrezione della vita dove essa è disprezzata e perseguitata,

Noi ti preghiamo

Pasqua di Resurrezione - Anno B - 31 marzo 2024

 


Dagli Atti degli Apostoli 10, 34a. 37-43

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

 

Sal 117 - Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 3, 1-4

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Cristo è risorto dai morti e non muore più,

Egli ci attende in Galilea.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 24,1-12

Il primo giorno della settimana, al mattino presto le donne si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: «Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno»». Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l'accaduto.

 

Commento

 

Care sorelle e cari fratelli, abbiamo vissuto questi giorni passati con il cuore inondato dalla tristezza per le vicende dolorose accadute a Gesù in Gerusalemme. Una storia dura di ingiustizia, persecuzione, tradimento, abbandono e infine morte. La stessa storia l’abbiamo voluta fissare sulle pareti di questa chiesa che giovedì santo si è aperta alla preghiera e alla meditazione dei fedeli della città come un memoriale dei tanti migranti in fuga da guerra, miseria e disperazione, morti nel loro viaggio di speranza verso un futuro migliore.

Ma già da anni ormai il nostro animo è appesantito anche dal dolore che tante notizie e immagini di guerra ci trasmettono da molti luoghi della terra. Siamo in tempo di guerra ed essa lambisce e occupa il nostro animo di profonde preoccupazioni.

Tutto ciò ci appare assurdo e inspiegabile e facciamo fatica a trovare la nostra posizione. Da un lato la preoccupazione, il pessimismo, ma dall’altro anche il desiderio di evadere, di non lasciarsi sopraffare. Come reagire?

Abbiamo udito dal racconto evangelico come anche i discepoli e le discepole, dopo la morte di Gesù, vivano sentimenti contrapposti: il dispiacere, ma anche la paura, il disorientamento davanti a un futuro incerto: erano preoccupati di come sarebbe continuata la loro vita.

Le donne reagiscono facendo ciò che era possibile, in realtà ben poca cosa, cioè prendersi cura del corpo morto di Gesù per assicurargli almeno una degna sepoltura.

Vanno al sepolcro portando gli oli necessari e con questo stato d’animo li coglie di sorpresa la resurrezione di Gesù. Non solo non se l’aspettavano, anche se Gesù gliel’aveva preannunciata più volte, ma anche davanti a segni evidenti, quali la tomba vuota, gli angeli che gliela annunciano, la testimonianza dei fratelli, il sudario ripiegato di lato, non riescono a crederci veramente. Altrettanto avviene a Pietro con gli altri discepoli ai quali le donne riferiscono ciò che hanno visto.

Quando il cuore è invaso dalla tristezza, quanto è difficile credere ai segni di speranza!

Si preferisce non vederli, o sminuirne la portata, come cose non risolutive. Che cambia?

Il realismo rassegnato nasconde i segni della resurrezione di Gesù dietro una nebbia di tristezza. Il Vangelo ci dice che a Pietro con gli altri “Quelle parole parvero come un vaneggiamento e non credevano ad esse.”

Care sorelle e cari fratelli anche oggi facciamo molta fatica a credere ai segni di speranza che pure nel mondo ci sono. Ogni volta che la logica della sopraffazione e degli odi è scardinata da gesti di solidarietà, ogni volta che il senso di fraternità che unisce persone diverse sovrasta le barriere frapposte dal bellicismo e del nazionalismo, ogni volta che ci si immedesima nel dolore o nella gioia di un altro invece di restare indifferenti o cinicamente calcolatori, è un segno che la vita è più forte della morte e che riafferma le ragioni del bene.

Diveniamo, fratelli e sorelle, cercatori di segni di resurrezione, capaci di coglierli nelle pieghe nascoste della vita e di rafforzarli facendoli nostri, non lasciandoli deperire nell’indifferenza di tutti. Non vederli ci rende complici del male perché rafforza il realismo rassegnato che fa dire che tanto non ci si può fare niente, che tanto la guerra e il male sono realtà normali o addirittura necessarie, nel mondo.

Il Vangelo che abbiamo ascoltato si conclude con un grande senso di incertezza: la tomba è vuota, gli angeli hanno parlato, i discepoli e le discepole hanno visto, ma ancora non risuona alto il grido “è risorto! la vita ha vinto, la morte è sconfitta!” Il Vangelo lascia a noi il compito di innalzare con la nostra vita questo grido. Ogni volta che siamo attenti e partecipi alla vita colpita e umiliata, offesa dalla forza del male è un grido che innalziamo: “è risorto!”, un grido che non è solo detto a parole, ma con tutta la forza del cambiamento della realtà. Ogni volta che crediamo nella pace possibile e la riaffermiamo con gesti di mitezza e fraternità con tutti, rifiutando ogni bellicismo e normalità della guerra, innalziamo il grido: “è risorto!”

Se in tanti gridiamo con le nostre azioni e i nostri comportamenti quei segni nascosti ai quali, spesso, nessuno da peso, assumono la rilevanza dell’annuncio di resurrezione.

Facciamoci con la nostra vita annunciatori credibili e audaci della resurrezione di Cristo credendo possibile un amore più forte dell’odio, una pace più forte della guerra, una vita più forte della morte. È l’annuncio di Pasqua è la salvezza che il Signore Gesù è venuto a portare all’umanità intera. Completiamo con la forza delle  nostre azioni il Vangelo che abbiamo ascoltato, dando compimento alla promessa di Gesù che torna da noi e si fa incontrare da noi vivo e risorto, forte e audace di un amore che non finisce sotto i colpi della passione e non è inchiodato alla croce, ma risorge ogni volta che lo prendiamo sul serio e lo facciamo nostro. Cristo è risorto, veramente è risorto!

 

Preghiere 

 

O Signore nostro Gesù Cristo, ti rendiamo gloria perché con la tua resurrezione hai vinto la morte e rendi chi ti resta vicino vittorioso sul male,

Noi ti preghiamo

  

Ti ringraziamo o Signore, perché qui nella tua casa riceviamo l’annuncio gioioso della vita che vince la morte. Aiutaci a non fuggire il male che vediamo attorno a noi, ma a vincerlo con la forza del tuo amore,

Noi ti preghiamo

 

O Signore Gesù, tu che dalla tomba sei sceso negli inferni per portarvi la salvezza della resurrezione, visita i luoghi di guerra e di dolore e risolleva quanti in essi sono prigionieri del male, perché trovino presto la salvezza che attendono,

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Signore Gesù per tutti i tuoi discepoli ovunque dispersi e che in ogni parte della terra in questo giorno ti proclamano risorto. Fa’ che viviamo sempre in unità, come una famiglia radunata dalla tua Parola attorno all’unica mensa

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio perché tutti gli uomini che ancora non ti conoscono possano presto udire l’annuncio del Vangelo di resurrezione e, divenuti tuoi discepoli, essere rivestiti della forza del tuo amore

Noi ti preghiamo.


 

Guida e proteggi o Padre il nostro papa Francesco che annuncia al mondo il Vangelo e testimonia la forza invincibile del tuo amore. Sostienilo nelle difficoltà, rendi la sua vita un segno eloquente della gioia della resurrezione,

Noi ti preghiamo

 

 Salva o Dio misericordioso tutti coloro che ti invocano. In modo particolare ti preghiamo di proteggere coloro che vivono dove infuria la guerra e la violenza. Dona la tua pace al mondo intero,

Noi ti preghiamo

 

Ti ringraziamo O Signore Gesù perché hai affidato alla debolezza delle donne venute al sepolcro l’annuncio della resurrezione rendendole testimoni audaci della forza del tuo amore. Fa’ che anche noi, nonostante la nostra fragilità e piccolezza diveniamo forti della resurrezione difronte all’arroganza del male,

Noi ti preghiamo

 

venerdì 29 marzo 2024

Adorazione della croce - venerdì santo - anno B - 29 marzo 2024

 



Dal libro del profeta Isaia 52, 13 - 53, 12

Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui
– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?

È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.

Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.

Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.

Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.

Salmo 30 - Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.
In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso;
difendimi per la tua giustizia.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.

Sono il rifiuto dei miei nemici
e persino dei miei vicini,
il terrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
Sono come un morto, lontano dal cuore;
sono come un coccio da gettare.

Ma io confido in te, Signore; +
dico: «Tu sei il mio Dio,
i miei giorni sono nelle tue mani».
Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori.

Sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Siate forti, rendete saldo il vostro cuore,
voi tutti che sperate nel Signore.

Dalla lettera agli Ebrei 4, 14-16; 5, 7-9

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno. [ Cristo, infatti, ] nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

 

Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
Per questo Dio lo ha esaltato
Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

Gv 18, 1-19, 42

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, siamo giunti all’epilogo della passione. Gesù è portato in tribunale, condannato e infine ucciso in croce.

Gesù in punto di morte pronuncia una parola un po’ enigmatica: “è compiuto” e poi spira. Cosa voleva dire?

La sua missione è compiuta? Non sembra, tutti i discepoli sono fuggiti, cosa resta del suo messaggio evangelico, dopo che sarà morto?

L’unica cosa che sembra compiuta in questo momento è lo smascheramento dell’inadeguatezza e della falsità di tutto ciò ai quali gli uomini affidano la loro vita.

La giustizia di Pilato fallisce: sa che Gesù è innocente, ma non lo salva e lo lascia andare alla deriva nel mare in tempesta degli odi e rivalità delle fazioni giudaiche. Platealmente se ne lava le mani.

La religione fallisce: i capi dei giudei agiscono secondo le norme religiose, giudicano e condannano secondo il diritto e vogliono eliminare il Dio che proclamano di venerare.

La società, cioè la folla, è contraddittoria e rincorre dall’ultima suggestione: prima lo acclama, poi lo vuole morto.

I suoi più vicini, diciamo la famiglia, prima a parole proclamano di essere pronti a morire per lui, poi fuggono spaventati.

Niente cerca di arginare l’odio e la violenza del tutto ingiustificati e arbitrari che si scagliano contro Gesù, né la giustizia statale, né la religione, né l’ordinamento sociale, né la famiglia. Questo avviene perché nessuna di queste cose, nessuna persona, mettono al centro di tutto l’uomo. Non lo fa la giustizia statale, la religione, la società, la famiglia. Mettono al centro le loro logiche, leggi, consuetudini, ma non l’uomo.

Eppure Pilato in un momento di lucidità, aveva riconosciuto in Gesù l’uomo. Dopo averlo fatto flagellare, dato in pasto alla soldataglia che lo schernisce, lo colpisce, lo ridicolizza con un manto di porpora e una corona di spine, egli presenta Gesù alla folla gridando “Ecco l’uomo!

Ma chi riconosce che quello è un uomo! Nessuno.

Perché chi si riconosce nella persona che ha davanti, chi vede in lui un uomo come se stesso, in carne e ossa, sentimenti, speranze, sofferenze come le proprie non riesce a condannare, colpire, ridicolizzare, uccidere.

Per poter fare questo bisogna cancellare il volto umano da chi abbiamo di fronte, farne un “Non-uomo”, che può assumere diversi nomi: un caso, un nemico, un estraneo, un colpevole, un senza nome, un senza diritti.

Gesù ha compiuto lo smascheramento delle tante false verità, false giustizie e false certezze che negano che chi hanno difronte è un uomo come me.

Care sorelle e cari fratelli, la passione di Gesù mette a nudo ciascuno di noi nei tanti ruoli che rivestiamo: sociali, familiari, politici, professionali, istituzionali, religiosi, ecc… in ognuno di essi ci riconosciamo nell’uomo indifeso e colpito, ingiuriato e scartato che abbiamo di fronte?

Compiamo anche noi davanti alla croce lo smascheramento delle false lenti che ci impediscono di riconoscere nel crocefisso l’uomo che sono io, che siamo tutti. Scopriamo una fede che prima di valutare, giudicare, e distinguersi dall’altro sa riconoscersi in lui, nei suoi bisogni, nelle sue speranze, nelle sue fragilità e debolezze, nei suoi difetti e nelle sue grandezze. Scopriremo la profondità dell’umanità che Dio ci dona, un’umanità che sa soffrire e gioire con ogni uomo che soffre e gioisce e che non si accontenta di inquadrarlo in uno schema o in un giudizio, non pensa di aver già capito. Scopriremo una umanità che ci unisce, ci lega all’altro, non ci divide, che rende ciascuno parte della mia famiglia

Davanti alla croce impariamo la vera religione, quella che mette sempre al centro l’uomo crocefisso e in lui vede il criterio per riconoscere in ogni persona il fratello, la sorella che Dio vuole donarci.

 

giovedì 28 marzo 2024

Messa in Coena Domini e Lavanda dei piedi - Anno B - 28 marzo 2024

 

 


Dal libro dell’Esodo 12, 1-8. 11-14

«Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore! In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”».

 

Salmo  - Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.
Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

Dalla prima lettera di S. Paolo apostolo ai Corinzi 1 Cor 11, 23-26

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

 

Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi.
Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!

Dal vangelo secondo Giovanni 13, 1-15

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».  

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, il vangelo di Giovanni che narra l’ultima cena di Gesù con i discepoli inizia con una notazione importante: “Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.” Possiamo dire che questo è il “titolo” di tutto il racconto della passione, morte e resurrezione di Gesù: il Signore va incontro alla sua morte perché ha voluto bene a quelli che aveva scelto di amare ed ora è il momento di mostrare loro cosa vuol dire voler bene fino alla fine, cioè fino in fondo.

Per questo i suoi gesti e le sue parole sono misurate e piene di significati profondi, Gesù vuole vivere intensamente quegli ultimi momenti con i suoi e trasmettergli tutto quello che sente più importante per loro.

Una notazione dell’evangelista Giovanni ce lo fa capire bene: “Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, …” Tutto è nelle sue mani, cioè Gesù ha chiaro che dipende da lui toccare il cuore degli uomini, dare loro la prova tangibile di quanto Dio gli vuole bene, e quanto il suo amore può cambiare tutto, anche le realtà più pesanti e inamovibili, come quella pietra che sarà rotolata sopra la sua tomba. Niente può resistere alla forza del voler bene di Dio, ma i suoi discepoli, la gente di Gerusalemme, i sapienti di Israele lo capiranno, ci crederanno?

Gesù porta tutto il peso di questa responsabilità, del motivo per il quale il Padre lo ha mandato sulla terra, per questo i suoi gesti, le sue parole sono gravi e solenni.

D’altronde Gesù ha sempre agito così, in ognuno dei suoi numerosissimi incontri lungo tutta la sua vita. Ha preso sul serio la vita di ciascuno, non ha tralasciato nulla di quello che poteva fare per comunicare loro la buona notizia dell’amore di Dio, quella novità che cambia tutto nella vita delle persone, se ci credono e si fidano. Molti lo hanno capito e sono usciti trasformati dall’incontro con lui, come persone diverse. Altri invece sono rimasti freddi e scettici, ed hanno continuato a guardare con malizia Gesù e tutti gli altri, per difendersi, per sentirsi migliori, per paura di rimetterci qualcosa.

Nel racconto della passione vediamo come nessuno prende sul serio Gesù, quello che dice e che fa.

Pilato affronta quel caso spinoso cercando solo di uscirne fuori indenne, con il minimo dei fastidi. Capisce che Gesù è innocente, ma teme l’opinione dei capi dei giudei, non vuol far fare brutta figura al potere romano, ma vuole anche evitare sommovimenti di popolo e rivolte. Fa l’equilibrista per evitare di cadere a gambe all’aria.

Erode, l’altro potente della scena, pensa a divertirsi. Il suo potere è più di facciata che reale, gioca ad avere un ruolo nella sua piccola corte surreale e con Gesù non vuole compromettersi.

Gli apostoli, che erano quelli che lo conoscevano meglio e che gli volevano bene, sono disorientati e spaventati. Gerusalemme li mette in soggezione, i potenti capi dei giudei e i romani smascherano il loro senso di inferiorità. Pietro è addirittura intimorito da una serva che lo riconosce nel cortile della casa del sommo sacerdote. Devono fare i conti con eventi che prendono una piega che non si aspettavano, non erano pronti a prendere decisioni così ultimative. Eppure Gesù glielo aveva detto, li aveva preparati. Alla fine scelgono di fuggire.

La folla lo ha udito insegnare nel tempio, ha visto i suoi miracoli. Quando ha avuto fame ha mangiato il pane e i pesci che Gesù aveva moltiplicato. Pochi giorni prima lo ha accolto come un salvatore al suo ingresso trionfale a Gerusalemme. Ma ora si è stancata di lui, sta esagerando a mettersi contro i potenti, cosa conta di ricavarne mettendosi a sfidare tutti? E poi ora non ha più quell’aura di vincitore, di successo, e i perdenti stanno antipatici alle folle che li rinnegano volentieri.

Invece Gesù prende così sul serio tutti, ha a cuore quello che fanno, che fine faranno, se ne preoccupa e vorrebbe che comprendessero il senso di quello che sta per accadere.

Per questo, giunto alla sala per la cena di pasqua prende un asciugatoio, un catino e lava i piedi agli apostoli. Capisce l’agitazione del loro cuore, li vede incerti, spaventati, profondamente turbati. Non capiscono quello che accade, non sanno che decisioni prendere. Ma lui li ama non perché sono giusti, perfetti, santi, ma perché hanno i piedi sporchi e il cuore ingombro di pensieri pesanti. Vuole lavare loro via la sporcizia e i pensieri cattivi, fargli comprendere che li capisce e gli vuole bene nonostante tutto, anzi proprio perché ne hanno un grande bisogno.

Pietro non capisce questo modo di voler bene, tiene alle forme: un capo deve fare il capo e non umiliarsi. Interpreta quel suo voler bene come una pericolosa debolezza e questo lo spaventa ancora di più. Avrebbe preferito un capo risoluto e bellicoso capace di farsi rispettare, pronto ad armarsi per mettersi in salvo. Invece Gesù sceglie, ancora una volta, la via del voler bene, fino alla fine.

Care sorelle e cari fratelli, anche noi oggi siamo colti alla sprovvista da Gesù nell’ultima cena. Veniamo carichi delle nostre sicurezze, quello che abbiamo capito, quello che abbiamo costruito e saputo ottenere dalla vita. Allo stesso tempo sentiamo che il mondo attorno a noi non è più quello di prima, è sconvolto da tanta violenza, dalle guerre, dall’impazzimento di molti, e questo ci fa paura. Per questo vorremmo da Gesù essere rassicurati, difesi, tranquillizzati, come Pietro. Vorremmo un capo che infonda coraggio e sicurezza, e lui invece ci vuole lavare via tutte le nostre certezze, come sporcizia di cui disfarsi. Ci vuole vulnerabili come lui, indifesi davanti alle sfide del mondo e delle persone come è lui, capaci di farci ferire dal bisogno di molti, come ha sempre fatto lui. Ci vuole togliere le ultime difese che ci siamo faticosamente costruiti per tenere alla larga il male che si manifesta nel bisogno di tanti e che ci mette così a disagio. E noi resistiamo, proprio come Pietro, difendendo le nostre convinzioni, le nostre abitudini, i nostri modi di fare acquisiti in anni di esercizio paziente per raggiungere un equilibrio di stabilità.

Gesù fa questo perché prende sul serio Pietro, gli apostoli, le folle, i sapienti giudei e ciascuno di noi, e non fa finta di non accorgersene, cosa che sarebbe più che giustificabile vista la sua di situazione, ben più grave di quella di tutti gli altri. Il Signore sa che “tutto è nelle sue mani”, come dice l’evangelista Giovanni, e che se non ci convince lui che l’unica difesa e l’unica forza è il suo stesso voler bene fino alla fine nessuno al mondo potrà mai insegnarcelo.

Gesù infatti non è inerme davanti al pericolo, davanti alla forza del male e al cumulo di violenza che lo sovrasta, solo che non combatte con le armi del mondo, ma con quelle di Dio. Armi che non offendono e non uccidono, armi che salvano se stessi dal farsi strumenti di violenza e allo stesso tempo difendono chi offende dal divenire strumento di violenza. Armi che vogliono combattere il male, non le persone che lo fanno, annientare gli odi, non gli odiatori, sconfiggere l’aggressività, non gli aggressori. Queste armi sono il suo modo di voler bene “fino alla fine”.

Anche noi facciamoci prendere sul serio da Gesù, per quello che siamo. Non nascondiamo il nostro peccato, infedeltà, pigrizie e freddezze. Accettiamo che il Vangelo spudoratamente ci lavi proprio lì dove siamo più sporchi, anche se questo ci dà fastidio. Impariamo da Gesù il suo modo tutto speciale di prendere sul serio chi incontra, tutti, ciascuno per chi è veramente.

Davanti alla forza del male che in questi giorni di passione mostra il suo volto minaccioso e spaventoso, lo stesso volto che ancora oggi mostra a tante persone vittime della violenza e dell’ingiustizia, della miseria e delle guerre, spogliamoci delle corazze dell’indifferenza e della nostra sicurezza e rivestiamoci, come Gesù, della sua mitezza e vulnerabilità, della capacità di prendere sul serio il bisogno di tutti di essere amati e consolati, curati e sostenuti, di riconoscere in ogni persona il volto del fratello e della sorella, dell’amico che Dio vuole regalarci. Viviamo quello che lui oggi ci ha detto: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi.

  

Preghiere 

 

 O Signore Gesù che ti chini sui piedi dei tuoi discepoli, insegnaci la tua umiltà nel servizio affettuoso ai fratelli e alle sorelle,

Noi ti preghiamo

  

O Cristo che ami i tuoi fino alla fine, aiutaci a scegliere per gli altri e a voler bene a tutti in modo gratuito e senza condizioni,

Noi ti preghiamo

 

Ti ringraziamo o Signore perché ci inviti a nutrirci del tuo corpo e sangue per ottenere la salvezza, fa’ che ci accostiamo al tuo altare con animo generoso e grato,

Noi ti preghiamo

  

Sostienici nella nostra debolezza o Dio, fa’ che ti restiamo accanto come discepoli desiderosi di imparare da te ad amare fino alla fine senza chiedere nulla in cambio,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio del cielo per le nostre sorelle e i nostri fratelli, perché in questi giorni della tua passione e morte attendano tutti con perseveranza e fiducia la tua resurrezione

Noi ti preghiamo

  

Guarisci o Signore chi è malato, sostieni chi è debole, salva l’oppresso, difendi dall’aggressione del male chi è vittima della guerra e della violenza,

Noi ti preghiamo.

 

 Proteggi o Dio del cielo tutti i tuoi figli ovunque dispersi, raccoglici in un’unica famiglia senza divisioni di lingua, cultura razza, perché il tuo nome proclamato con fede ci renda tutti fratelli e sorelle,

Noi ti preghiamo

  

Donaci o Signore il tuo amore, perché come figli ti restiamo vicini fin sotto la croce e non fuggiamo impauriti,

Noi ti preghiamo

 

 

sabato 23 marzo 2024

Domenica delle palme - Anno B - 24 marzo 2024

 



Dal libro del profeta Isaia 50,4-7

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,

per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

Salmo 21 - Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli, +
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 2,6-11

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

 

Passione di Gesù: Mc 14,1-15,47

 

Care sorelle e cari fratelli, le letture della liturgia di oggi si aprono con le parole di Isaia: “Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato.”

Sono parole impegnative, il profeta si sente investito del compito grave di parlare al popolo che viveva esule lontano dalla patria e aveva perso speranza in un futuro migliore. Anche noi viviamo in un tempo di sfiducia: le guerre vanno avanti e sembrano inarrestabili. Ogni giorno ci si prospettano drammi enormi che investono interi popoli, e chi non accetta di fare l’abitudine a tutto ciò non può che sentire venire meno la speranza che il futuro possa portare un miglioramento delle situazioni presenti, anzi tutto fa presagire un aggravamento generale.

Davanti a tutto ciò come è possibile trovare “parole da indirizzare allo sfiduciato”? Dove trovare motivi di speranza?

Il profeta Isaia propone una via: volgere la nostra attenzione e ascoltare il Signore come fa il discepolo, cioè come chi vuole imparare da lui ed in lui ha fiducia, per poter parlare come un discepolo.

Varchiamo oggi con questa nostra celebrazione le porte della Settimana Santa di passione, morte e resurrezione del Signore. Sono giorni sui quali il dolore della passione e la morte in croce gettano un’ombra pesante.

La narrazione della passione che ci offre l’evangelista Marco si apre con la descrizione della congiura ordita ai danni di Gesù dai capi del popolo e dai sacerdoti del tempio: “i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturarlo con un inganno per farlo morire.” Poco dopo, sempre Marco, ci descrive come essi riescono a ordire il piano per realizzare il loro desiderio: “Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all'udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.” È come una tenaglia che si stringe attorno a Gesù, non risparmiando nemmeno la cerchia dei suoi più intimi, i dodici. È un quadro sconfortante.

Ma fra questi due passi evangelici si apre come uno squarcio: la narrazione dell’unzione di Betania. Gesù è a pranzo in casa di un personaggio assai discutibile, un lebbroso, che in quanto tale non andava frequentato. Gli si avvicina una donna sconosciuta che lo tocca, cosa altrettanto disdicevole, e compie un gesto che nessuno si aspetta: unge il capo di Gesù con un profumo prezioso.

Tutto appare sbagliato: il luogo, le persone, il gesto. Perché Gesù accetta che tutto ciò avvenga? Molti lo notano, e i discepoli stessi sono fortemente contrariati. Ma Gesù invece non solo la lascia fare, ma anzi esprime un grande apprezzamento per quel gesto e lo esalta, tanto da dire: “perché la infastidite? Ha compiuto un'azione buona verso di me. … ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto.

I discepoli notano che quel profumo era molto prezioso, si poteva usare meglio il denaro, e poi che bisogno c’era di gesti così plateali? Quella donna però ha capito Gesù meglio di tutti loro che lo conoscevano da tanto tempo e stavano sempre con lui. Ha capito il momento difficile che il Signore sta vivendo, a un passo dall’arresto. Ha sentito il desiderio di esprimergli la sua vicinanza, senza risparmiare, facendo tutto quello che poteva per dargli il meglio possibile, il profumo più prezioso. Ha vinto la vergogna, le convenzioni sociali, la paura del giudizio per farsi vicina a lui e prendersi cura di un corpo vulnerabile, che lei già vedeva destinato ad essere colpito, piagato, ucciso.

Se vogliamo quella donna compie un gesto inutile, non può salvare Gesù, non può evitargli tutto quello che accadrà, eppure in mezzo a quella congiura che si prepara nel buio, alle spalle del Signore, accende uno squarcio di luce fatta di tenerezza. Le sue attenzioni, il profumo, le carezze sono l’unico gesto di umanità in mezzo a tanta durezza, spregiudicatezza, odio, indifferenza, condanna.

Per questo Gesù afferma che quel gesto rimarrà per sempre come un esempio di umanità che non è vinta dalle tenebre di quelle ore piene di violenza.

Care sorelle e cari fratelli, quella donna ha saputo farsi discepola del Signore della passione. Lo ha ascoltato e guardato, lo ha capito, non ha lasciato morire la sua umanità nel realismo brutale, nel senso di inutilità, nella paura, nell’indifferenza. Ha vissuto la speranza che quel corpo anche se destinato ad essere colpito, maltrattato, ferito, ucciso fosse degno di essere onorato ed amato, di giungere circondato dal profumo del suo amore al momento della prova più dura e difficile.

Quella donna è stata una discepola, più dei dodici, per questo non ha perso la speranza in Gesù, ha creduto nelle sue parole che parlavano di un amore che non poteva essere messo a tacere né ucciso dall’odio degli uomini. Quella donna, come dice Isaia, ha ascoltato Gesù e ancora parla a noi sfiduciati e rassegnati, tristi davanti ad un tempo in cui il male è più forte di ogni speranza, in cui la guerra sembra un destino senza fine per popoli allo stremo.

Impariamo anche noi ad essere discepoli come quella donna, debole e sottoposta a giudizi pesanti, non perdiamo il desiderio di compiere gesti di tenerezza per i corpi martoriati di chi oggi è ancora vittima delle violenze del mondo. Facciamoci in questi giorni di passione di Gesù suoi discepoli, ascoltatori attenti e sensibili delle sue parole, dei suoi gesti, per capire il suo animo, per diventare capaci di compiere ancora oggi in questo mondo oscurato dalla violenza i gesti di tenerezza e di affetto che ridanno speranza agli sfiduciati, che restituiscono gioia a chi è triste, che rafforzano la speranza in chi è senza futuro, che non si arrendono alla brutalità.

Gesù è morto alle soglie del sabato, e per questo il suo corpo è stato deposto nella tomba senza poter essere preparato per la sepoltura, come era tradizione.

La pietà di quella donna non evita a Gesù il dolore della morte ma prepara il suo corpo alla resurrezione. Sia questo vero anche per noi, perché con la nostra tenerezza e attenzione da discepoli e amici sappiamo preparare la resurrezione all’amore delle vite dei tanti che ancora oggi sono minacciati da destini segnati dal dolore e dalla morte. Sia questo il nostro desiderio e impegno in questi giorni di passione e morte del Signore Gesù, perché rispondiamo con l’audacia dell’amore alla sfiducia della rassegnazione al male e prepariamo così il corpo del Signore per la sua resurrezione.

 

Preghiere 

 O Signore Gesù in questi giorni di passione, morte e resurrezione ti preghiamo di aiutarci a seguirti per essere testimoni del tuo amore. Fa’ che non fuggiamo spaventati e distratti, presi da noi stessi e dai ritmi abituali, ma come discepoli seguiamo te, nostro unico maestro buono.

Noi ti preghiamo

  

O Padre misericordioso apri il nostro cuore all’ascolto della Scrittura. Fa che siamo discepoli attenti e fedeli, vicini a Gesù e capaci di vincere con la tenerezza dell’amore il buio della violenza.

Noi ti preghiamo

 

O Gesù che non hai considerato un privilegio l’essere simile a Dio, ma ti sei fatto uomo come noi, fa’ che accogliamo in noi il seme del tuo amore e, anche se non capiamo subito tutto, sappiamo vivere i tuoi gesti di amore per ogni fratello e sorella.

Noi ti preghiamo

  

O Cristo che vieni ad ammaestrarci perché non perdiamo la nostra vita su strade che non portano a niente, indicaci in questi giorni della settimana santa come restare accanto a chi soffre senza fuggire.

Noi ti preghiamo

 

O Dio della pace, dona salvezza e consolazione a tutti coloro che ne hanno bisogno. Ti preghiamo per i malati, per chi soffre, per chi è solo e dimenticato, per chi è vittima della guerra e della violenza. Fa’ che trovino la vita nuova della resurrezione.

Noi ti preghiamo.

 

 O Dio ti ricordiamo tutti coloro che in questa settimana si raccoglieranno per ascoltare il Vangelo della passione e per pregarti. In comunione con tutti i cristiani del mondo invochiamo protezione per quelli che sono minacciati, audacia per quelli che sono timidi, e per tutti la benedizione di una vita santa.

Noi ti preghiamo