giovedì 14 novembre 2013

XXXIII domenica del tempo ordinario - 17 novembre 2013


 
Dal libro del profeta Malachìa 3, 19-20

Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia.

 

Salmo 97 - Il Signore giudicherà il mondo con giustizia.

Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.

Risuoni il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani, +
esultino insieme le montagne
davanti al Signore che viene a giudicare la terra.

Giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine.


Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 3, 7-12

Fratelli, sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Risollevatevi e alzate il capo,
perché la vostra liberazione è vicina.
Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Luca 21, 5-19

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, e letture della liturgia odierna ci pongono davanti ad una realtà dalla quale spesso distogliamo la nostra attenzione, evitando di soffermarci, come una realtà tanto evidente e certa quanto altrettanto da sfuggire. Si tratta del dato di fatto indubitabile della finitezza della nostra vita e delle realizzazioni umane.

Il Vangelo di Luca inizia oggi presentandoci i discepoli intenti ad ammirare la solidità e bellezza delle mura del tempio di Gerusalemme, monumento possente e grandioso. Davanti a questa ammirazione Gesù osserva che quelle pietre non sono eterne e che anch’esse, per quanto allora  potevano sembrare incrollabili, sarebbero andate incontro alla loro rovina. Ed infatti la storia ci insegna che meno di cinquanta anni dopo ciò accadde realmente.

Eppure gli uomini hanno sempre cercato di negare la propria transitorietà affidando a qualche realizzazione lo scopo di rendere duratura la propria esistenza. Questo non riguarda solo i potenti della storia, coloro che hanno compiuto imprese grandiose e ad esse hanno affidato la loro fama. Ciascuno di noi infatti, a modo suo, è spinto dal timore di soffermarsi a riflettere su quella realtà e fugge con diversi sotterfugi. Il primo modo di sfuggire è quello di affidarci ad alcune certezze che ci possano dare un senso di sicurezza, come quelle pietre del tempio. Sono le certezze di una normalità che sembra porre al riparo dagli imprevisti; le sicurezze che vengono dal sentirsi approvati, stimati ben visti e giudicati; le certezze del benessere e della salute, della giovinezza, allungata con un senso scaramantico come se potessimo così assicurarci l’eternità. Tanti modi con cui scacciamo l’idea che anche la nostra vita conoscerà un declino.

Ma poi esiste un altro modo con cui sfuggiamo l’idea della finitezza: è l’ossessione del fare. La nostra cultura ci spinge infatti a pensare che il senso e il valore della vita sia l’essere attivi, per questo tutto ciò che è pausa, riposo del cuore e della mente, meditazione, riflessione, silenzio, ci sembrano come altrettanti anticipi della morte. Chi non è sempre impegnato nel fare qualcosa è come se invecchiasse precocemente, poiché è noto che l’età anziana è accompagnata da una ridotta capacità di agire.

Insomma tanti modi con cui anche noi contempliamo le pietre solide che ci danno sicurezza.

Gesù viene oggi a smentire queste certezze. Ma non perché vuole gettarci nello sconforto, ma innanzitutto perché semplicemente ci mette davanti ad una realtà certa, che noi invece sfuggiamo fingendo di poterla evitare. Ma poi anche perché ci vuol comunicare un senso e un valore diverso della vita che non dipende dalla solidità delle pietre che riesce a edificare o dalla freneticità dell’attivismo che la caratterizza, ma dalla profondità e autenticità del suo amore per gli altri, e dalla fiducia nella fedeltà di Dio.

Questi sono i due elementi che Gesù mette in luce nella sua risposta. Egli infatti sottolinea come la vita umana sia fragile, soggetta alle tempeste della vita che la possono mettere in pericolo e addirittura troncare. Ed oggi non possiamo non pensare con partecipazione a quello che è accaduto alle migliaia di filippini colpiti duramente dal tifone nei giorni scorsi. La forza della natura, gli accidenti della vita possono da un giorno all’altro mutare il corso degli eventi e mettere in discussione tutte quelle certezze di cui parlavo poco fa. Ma tutto ciò nulla può sulla nostra possibilità di vivere e testimoniare un amore che costituisce il vero valore della vita: “Avrete allora occasione di dare testimonianza” dice Gesù, per sottolineare che pur nelle situazioni più difficili, mai la vita perde senso e forza, se continua a testimoniare ciò che c’è al suo fondamento, l’amore, ricevuto prima di tutto da Dio e poi reso per ciascuno vivibile dall’esempio di Gesù. A questo proposito egli dice: “Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.” Cioè non ci illudiamo di poter controllare tutto e metterci al riparo delle vicende della vita con le nostre forze, col nostro fare, ma affidiamoci ad una sapienza che ci viene da Dio stesso, dalla sua Parola e dal suo Spirito, che ci suggeriscono, come consiglieri fidati, su cosa puntare di duraturo e certo.

Vivere questa sapienza umana e divenire capaci di amare sazia la nostra fame e ci fa essere appagati della vita che facciamo. Chi invece si affida alla frenesia del dover sempre fare qualcosa e realizzare un traguardo in più per sentirsi vivo, consuma ogni esperienza mentre sperimenta quella successiva, mai appagato e sempre insoddisfatto. Per questo si può riuscire a vivere senza fuggire la paura della fine, se sentiamo che la nostra vita è fin da ora già piena, ben spesa, ricca di doni spirituali ricevuti e offerti, sazia del bene fatto e ricevuto.

Ma se rinunciamo alle nostre certezze e non possiamo contare più sulle nostre risorse, su cosa ci possiamo fondare come roccia solida?

Gesù nell’ultima parte della sua risposta mette in luce come niente è affidabile, nemmeno i vincoli di sangue, dei quali in genere si dice ci si possa sempre fidare, ma c’è una fedeltà che non viene mai meno, è quella di Dio che ci ha amati lui per primo e continua a farlo. Su questa possiamo contare con sicurezza.

Cari fratelli e care sorelle, siamo ormai verso la fine di un anno con il Signore. Fra due settimane inizierà un nuovo anno liturgico con il tempo dell’avvento. Cogliamo in queste parole di Gesù una indicazione preziosa, perché non continuiamo a fondare la nostra vita su ciò che non dura e illude, ma sappiamo invece volgerci a quella promessa di vita nuova che presto sorgerà, e che il Vangelo ci testimonia è stata mantenuta e continua ad esserlo, portando salvezza e gioia piena all’umanità intera. Ci sazieremo della vita che il Signore ci fa fare, piena di senso perché vissuta con generosità e protesa verso gli altri, senza ansie di dominio e di possesso.

 
Preghiere

Donaci o Signore la sapienza di vivere senza ansia di dominare le cose e le persone e con piena fiducia nel tuo amore che non tradisce,

Noi ti preghiamo

Sostieni o Dio Padre misericordioso i nostri sforzi di essere tuoi discepoli fedeli, ascoltatori della Parola e docili esecutori dei tuoi comandi,

Noi ti preghiamo


Perdona la durezza dei nostri cuori o Dio, che ci fanno cercare la sicurezza in ciò che non vale e non dura. Aiutaci a far affidamento su di te per imparare la vita del vangelo che non finisce e non si consuma,

Noi ti preghiamo


Guida o Signore Gesù chi ti cerca e non sa come incontrarti; stai accanto a chi si è perduto nelle vie che non conducono a nulla. Indica a tutti la via del voler bene generoso e gratuito come il modo migliore e più appagante di vivere,

Noi ti preghiamo


Accogli o Padre del cielo tutte le vittime del disastro accaduto nelle Filippine, consola i feriti e chi ha perso tutto. Raduna i dispersi e ridona speranza e coraggio a chi deve affrontare la durezza di un futuro incerto,

Noi ti preghiamo


Fa’ o Signore che la sensibilità e la generosità dei tuoi discepoli soccorra chi ora è nel dolore a causa della forza distruttrice della natura. Apri i cuori di tutti noi alla compassione per chi sta male,

Noi ti preghiamo.


Guida e proteggi o Padre il nostro papa Francesco, perché mantenga fisso lo sguardo a te nell’indicare alla Chiesa e agli uomini di buona volontà il cammino verso la salvezza,

Noi ti preghiamo


Proteggi o Dio tutti i cristiani nel mondo, specialmente i più deboli e i perseguitati. Fa’ che il vangelo sia un sostegno per chi vive nella guerra e nella violenza, giunga presto per tutti i popoli un futuro di pace,

Noi ti preghiamo

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