sabato 31 dicembre 2016

Festa di S. Maria Madre di Dio - Anno A - 1 gennaio 2017




Dal libro dei Numeri 6,22-27
Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

Salmo 66 - Dio abbia pietà di noi e ci benedica.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino, +
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati 4,4-7
Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.

Alleluia, alleluia alleluia.
Dio ha parlato ai padri per mezzo dei profeti;
oggi parla a noi per mezzo del Figlio.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 2,16-21
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Commento
Cari fratelli e care sorelle, iniziamo oggi un nuovo anno della nostra vita e con una felice coincidenza quest’anno esso ci raduna qui in chiesa per celebrare la memoria domenicale della resurrezione del Signore. Sì, un nuovo anno nasce oggi sotto il segno della vittoria della vita sulla morte, del bene sul male, della gioia sulla tristezza.
Il primo gennaio si celebra nella Chiesa la festa di Maria Madre di Dio e la giornata mondiale della pace, istituita esattamente 50 anni fa da Paolo VI. Le due memorie concordano felicemente, perché Maria con la sua maternità ha aperto al mondo le porte per l’ingresso della pace vera, non quella del mondo, ma quella che Dio dona, della quale Gesù è principe, portatore e suscitatore. Infatti possiamo constatare con evidenza come dove il Signore è di casa, dove egli è amato e invocato la pace regna con lui; dove al contrario egli è respinto, combattuto e odiato la pace non resiste e regna la violenza e l’ostilità. Per questo ogni chiesa, ogni cappella, anche la più umile e periferica sono una casa di pace e la gente che vi si raduna è pervasa da questo spirito. Anche noi, qui troviamo lo spirito della pace vera, la sperimentiamo, la apprendiamo come un alfabeto e una grammatica della vita. La chiesa è uno spazio liberato dall’odio, dove la violenza non ha posto e tradizionalmente, fin dall’antichità, in chiesa si entra senza armi, e chi si rifugia in chiesa è protetto dal sopruso e dagli uomini armati. Proprio per questo succede che chi odia il nome di Dio e non sopporta che egli regni sulla vita della gente distrugga le chiese e gli altri luoghi di culto, a volte facendo anche strage, perché ha paura e non sopporta l’umanità mite e pacifica di quanti le frequentano. Che scopo militare o di potere potrebbe avere infatti la distruzione di una chiesa o di una comunità di persone inermi in preghiera, se non per la paura che essi esercitano su chi pratica e predica l’odio come legge della vita?
La chiesa in questo senso rappresenta bene anche la persona di Maria, tempio e custode del Signore Gesù, in lei amorevolmente accolto e custodito per essere donato al mondo. Così sia anche per noi: come Maria questo luogo santo accoglie e custodisce amorevolmente Gesù per donarcelo ogni domenica e ogni volta che in essa preghiamo, affinché attraverso di noi giunga al mondo intero.
Abbiamo ascoltato che i pastori, gente grezza, ignorante e anche lontana dai circuiti della vita ordinaria, si recarono in quella stalla, divenuta la prima chiesa per la presenza di Gesù che si rendeva per la prima volta avvicinabile da tutti, attratti dalla straordinarietà di quel luogo: gli angeli li invitano a trovarvi il segno sotto il quale mettere al sicuro la propria vita, la fonte della pace , la salvezza da ogni male. Essi vi furono attratti perché era un luogo straordinario. Stiamo attenti noi a non renderlo un luogo banale, ordinario, insignificante per la nostra vita, uno scenario come tanti su cui ci muoviamo come padroni disinvolti e sicuri di noi. Qui, come a Betlemme, si concentra la potenza di Dio che torna a rendersi accessibile a tutti, qui il principe della pace insegna a viverla ogni giorno e a farne motivo di salvezza personale.
I pastori, continua il vangelo di oggi, una volta usciti da quell’esperienza di incontro con Dio non poterono fare a meno di riferire quello che avevano vissuto a quanti incontravano. Proprio i pastori, gente fuori della società, diventano comunicativi e capaci di annunciare l’evento salvifico della nascita del Salvatore Gesù. Ciò è possibile perché quell’incontro suscita nei loro cuori una grande gioia. È la gioia a rendere gli uomini comunicativi. Chi è triste, spento, banale e pessimista non comunica niente, anzi si cerca di dimenticarlo prima possibile perché trasmette solo tristezza. Quante volte anche noi siamo spenti e smorti, scialbi, senza nulla da dire e comunicare, perché non siamo pieni di gioia. Ma questo, cari fratelli e care sorelle, significa che non abbiamo incontrato il Signore!
Dall’incontro con lui infatti si esce trasfigurati, riempiti di felicità, traboccanti di gioia e per questo comunicativi. La gioia infatti è la forza che ci trasforma interiormente, ma anche che è capace di trasformare le persone che incontriamo e la realtà in cui viviamo. La gioia è il motore di trasformazione della storia più potente che ci sia. Se tutto resta uguale o peggiora è perché gli uomini e le donne non incontrano il Signore e la gioia è spenta nei loro cuori. Diveniamo portatori della gioia che nasce dall’incontro con il Signore e la pace si diffonderà attorno a noi e nel mondo intero.
Nel suo messaggio per la giornata mondiale della pace il papa Francesco chiede a tutti di vivere questo: “Dal livello locale e quotidiano fino a quello dell’ordine mondiale, possa la nonviolenza diventare lo stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme. … Perciò, chi accoglie la Buona Notizia di Gesù, sa riconoscere la violenza che porta in sé e si lascia guarire dalla misericordia di Dio, diventando così a sua volta strumento di riconciliazione”
Cari fratelli e care sorelle, diveniamo come Maria anche noi una “chiesa” nella quale il Signore è accolto e custodito perché altri lo possano incontrare in noi. Veniamo qui come i pastori, attratti dalla straordinarietà di questo luogo e non solo per banale abitudine. Viviamo la gioia profonda e comunicativa dell’incontro col Signore Gesù, con la sua Parola, col suo corpo e sangue, con la sua misericordia e il mondo, attraverso di noi, conoscerà la pace vera che lui è venuto a portare.





Preghiere n. 1


O Dio che ci inviti ad uscire con prontezza e docilità dalle nostre vite per raggiungere il luogo dove tu nasci in mezzo a noi, aiutaci a riconoscerti povero e piccolo, indifeso e mite per imitarti e seguirti sempre,
Noi ti preghiamo


Come ai pastori, anche a noi l’angelo della Parola di Dio ci ha invitato a non temere e a non rimandare l’incontro personale con te. Fa’ che senza indugio ti veniamo vicino e restiamo con te,
Noi ti preghiamo



Preghiere n. 3



O Signore Gesù che hai voluto nascere da Maria, donna umile e semplice, e ce la indichi come esempio di discepola attenta alla tua Parola e pronta a conservarla dentro di sé, aiutaci a imitarla per divenire anche noi tuoi discepoli,
Noi ti preghiamo


Perdona o Padre la dimenticanza e l’orgoglio che ci fanno ritenere inutile coltivare nel nostro intimo uno spazio di ascolto e di riflessione della tua Parola. Donaci un’interiorità larga e accogliente, dove il seme del Vangelo possa germogliare e crescere,
Noi ti preghiamo




Preghiere n. 4

Ti preghiamo o Signore per tutti quelli che soffrono a causa della violenza e dell’ingiustizia: per i profughi dalla guerra e dalla miseria, per i perseguitati, per chi è solo e senza aiuto. Sostieni col tuo amore tutti quelli che ti invocano,
Noi ti preghiamo


Guida e proteggi, o Dio, la tua Chiesa ovunque nel mondo, specialmente dove i suoi figli sono ostacolati e perseguitati. Dona a tutti i cristiani di essere testimoni autentici del Vangelo e operatori per il bene dell’umanità intera,
Noi ti preghiamo.




Preghiere n. 2

Salva o Signore Gesù le nostre vite dall’egoismo e dalla durezza, rendici docili al Vangelo e sensibili al bisogno del povero, perché in questo anno che si apre sappiamo vivere con misericordia,
Noi ti preghiamo


Ti ringraziamo o Signore per i doni con cui hai benedetto le nostre vite nell’anno che si è concluso: per la Parola che ci è stata annunciata, per le testimonianze di amore evangelico che abbiamo conosciuto, per l’invito che abbiamo ricevuto a seguirti nonostante la nostra indegnità,
Noi ti preghiamo


venerdì 30 dicembre 2016

Le campane di Santa Croce

 La data di costruzione del campanile


L'ombra del campanile sui tetti difronte



 La campana più antica


Decorazioni della campana


Decorazioni della campana

Messa di ringraziamento - Te Deum - 31 dicembre 2016




Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 2, 18-21
Figlioli, è giunta l’ultima ora. Come avete sentito dire che l’anticristo deve venire, di fatto molti anticristi sono già venuti. Da questo conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri. Ora voi avete ricevuto l’unzione dal Santo, e tutti avete la conoscenza. Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità.

Salmo 95 - Gloria nei cieli e gioia sulla terra.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.


Alleluia, alleluia, alleluja
Il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi.
Alleluia, alleluia, alleluja

Dal vangelo secondo Giovanni 1, 1-18
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Commento

Cari fratelli e sorelle,
questa sera ci siamo raccolti attorno alla Parola di Dio per dare conclusione ad un anno di vita con essa. Sì, la Parola è la compagna fedele della nostra vita e, come ci dice il Salmo 1, il discepolo “nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte.” Come ogni conclusione di un tempo forte è la tentazione di fare bilanci, e i mezzi di comunicazione ce ne presentano molti. In qualche modo però questo modo di ragionare è diverso dal senso del tempo di Dio. Per lui non ha molto senso fare bilanci, tirare le somme, perché la storia è un continuo che punta al traguardo della realizzazione del suo Regno. Ha più senso allora chiederci a che punto siamo in questo itinerario? Dove mi trovo io in questo processo lungo e faticoso, come un parto, in vista della nascita di un tempo nuovo?
Il Vangelo oggi in questo contesto ci ripropone l’annuncio della nascita del Signore secondo il modo originale che ha Giovanni di presentarcelo, come una lotta fra le tenebre e la lice che viene a rischiarare la vita dei suoi discepoli.
Sì, nella notte profonda del mondo Dio ha acceso in modo inaspettato una luce. E questa luce, abbiamo sentito dall’evangelista Giovanni, splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno ricevuta. 
Che il mondo non l’abbia ricevuta è evidente dal fatto che ancora così forte è il male in esso; perché se l’avessimo accolta il mondo non sarebbe così com’è, non sarebbe malato com’è, ingiusto com’è, insanguinato com’è, violento com’è, crudele com’è. Allo stesso tempo però, se è vero che non l’hanno ricevuta, è altrettanto vero che non sono riuscite a spegnerla.
Giovanni usa il verbo al presente: la luce splende. Non dice: “splendeva” quando c’era Gesù. Non dice: “splenderà” quando Gesù ritornerà. Dice: splende. Ora. Ora, in questo mondo buio, splende ancora, splende sempre. Le tenebre non l’hanno ricevuta ma neppure l’hanno sopraffatta. In mezzo alle tenebre, nel cuore delle tenebre, delle tenebre di questo mondo la luce splende.
Che cos’è questa luce che splende nella notte del mondo? è la parola di Dio che era nel principio, che era con Dio, che era Dio. Essa era nel principio con Dio. Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lei, in lei era la vita. E la vita era la luce degli uomini. Questa parola, che era con Dio, è diventata con noi. Non è più soltanto con Dio, è anche con noi, con il nostro mondo, è diventata carne, carne umana nella persona di Gesù di Nazareth. È lei la luce del mondo.
Ma il mondo, dice ancora Giovanni non l’ha conosciuta, è venuto a casa sua ma i suoi non l’hanno ricevuta. La Parola, cioè non è qualcosa di estraneo e fuori dalla nostra portata: è connaturata alla nostra vita, al nostro essere, eppure, paradossalmente, gli è così estranea, direi, l’opposto della nostra spontaneità. In questo senso essa nella nostra vita gioca sempre il ruolo di “segno di contraddizione”, ci mette in discussione e a volte ci disturba. Perché ci vuole cambiare, e noi non vogliamo. Vuole accompagnarci nel cammino di costruzione di un altro mondo, un’altra vita, un altro amore, un’altra speranza. Per lui, un altro mondo è possibile.
Perché non è stato accolto? Perché le tenebre non hanno voluto la luce? Lo dice l’evangelista poco dopo: perché le loro opere erano malvagie e non vogliono essere scoperte, perché dove arriva la luce si scopre la verità, la nostra verità. La verità di questo mondo diventa chiara e invece le tenebre coprono la malvagità e quindi la luce non è amata. Gesù non è stato accolto. È simbolico il fatto che era appena nato e già ha dovuto scappare in Egitto come profugo; e da quando ha cominciato a predicare nella sinagoga di Nazareth, da quel momento sono cominciati i complotti di quelli che lo volevano far tacere.
Ma Gesù ha resistito. Non è indietreggiato, ha combattuto fino alla fine le potenze del male in tutte le sue forme. E quando queste potenze sono riuscite a inchiodarlo sulla croce, Dio lo ha risuscitato; ed è per questo che la luce splende. Gesù è ora la luce del mondo.
E allora ecco l’appello evangelico di questa sera: nel buio della notte, dell’odio e della violenza, resistere. Come Gesù, con Gesù. Resistere, resistere, resistere. Non lasciandoci vincere dal male, ma - come Gesù - vincendo il male col bene. 






Preghiere n. 1

Ti ringraziamo o Dio per l’anno di vita che ci hai donato. Aiutaci a rileggerlo con gli occhi del Vangelo per riconoscervi i segni del tuo amore,
Noi ti preghiamo


Concedi o Dio a ciascuno di noi di dare valore alle scelte e alle azioni e di viverle come Gesù le ha vissute,
Noi ti preghiamo



Preghiere n. 2

Ti preghiamo o Padre misericordioso, perché l’anno che si apre porti pace a quanti sono in guerra, consolazione a chi è nel dolore, perdono e conversione a chi è su strade sbagliate,
Noi ti preghiamo


Guidaci o Signore sulle vie del Vangelo, perché nell’anno che viene sappiamo essere tuoi discepoli fedeli e attenti alla tua Parola,
Noi ti preghiamo




Preghiere n. 3

Ti ringraziamo o Dio del dono di un papa buono e fedele al Vangelo. Proteggilo da ogni male e fa’ che con umiltà ne seguiamo l’esempio,
Noi ti preghiamo


Dio Padre onnipotente, guida la storia del mondo perché percorra le tue vie e affretti la venuta del tuo Regno,
Noi ti preghiamo




Preghiera Te Deum




Noi ti lodiamo, o Dio *
ti proclamiamo  Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.
 
A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, *
Santo il Signore Dio dell'universo.
 
I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;
 
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.
 
O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell'uomo.

 
Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
 
Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell'assemblea dei santi.
 
Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.
 
Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.
 
Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.






domenica 25 dicembre 2016

Natale del Signore - messa del giorno - 25 dicembre 2016




Dal libro del profeta Isaia 52,7-10
Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio». Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce, insieme esultano, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion. Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme. Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutte le nazioni; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.

Salmo 97 - Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.

Dalla lettera agli Ebrei 1,1-6
Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? e ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».

Alleluia, alleluia, alleluia.
Un giorno santo è spuntato per noi:
venite tutti ad adorare il Signore.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 1,1-18
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Commento

Cari fratelli e care sorelle, nel cuore di questa notte con grande gioia e festa sono state proclamate le parole del Vangelo che annunciano la nascita del Signore. E ancora questa mattina risuona lo steso annuncio: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.” Sì, nell’oscurità che avvolge il mondo Gesù porta la luce, una luce, sottolinea il Vangelo di Giovanni che si irradia in ogni persona e illumina ciascuno di noi. Perché il buio non è solo del mondo, delle situazioni di guerra e violenza, delle terre dell’ingiustizia e della miseria. Il buio è quella mancanza di prospettive, l’incertezza e il disorientamento che così spesso sentiamo in noi. Il buio è la mancanza di una strada sicura, ben illuminata e certa, l’assenza di rapporti solidi sui quali poter fare affidamento, la penombra dell’indecisione sulle scelte buone da fare per il nostro futuro.
Per questo sentiamo bisogno del Natale. Forse non ci è sempre così chiaro, anche perché il mondo lo ha mascherato con così tante sovrastrutture da renderlo quasi irriconoscibile, ma nel fondo della nostra vita sentiamo il bisogno di festeggiare una buona notizia che rischiara, riscalda la vita, e questa notizia è oggi, per noi che siamo qui, l’annuncio della nascita del Signore.
Il profeta Isaia descrive la gioia che si prova nel ricevere una così buona notizia: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza.” La nascita di Gesù può essere per ciascuno di noi la buona notizia che aspettiamo.
Eppure subito dopo aver rivelato la bellezza di questo grande evento lo stesso evangelista Giovanni sembra come metterci in guardia: “Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.” Sì, perché l’annuncio di questa buona notizia non sempre ci trova pronti ad accoglierla, e i motivi per gioire della gioia vera e profonda, quella che non viene solo da una soddisfazione superficiale e temporanea, dall’ubriacatura di un momento, ci trovano diffidenti, attenti a non lasciarci coinvolgere troppo.
Infatti la gioia vera che l’annuncio del Natale porta con sé, è la gioia dell’inizio di un tempo nuovo che segna la fine dell’ingiustizia, del male, della freddezza, degli egoismi, dell’ostilità. È la gioia di un annuncio che proclama che è possibile un mondo diverso, una vita diversa, che esso nasce, può realizzarsi anche nella nostra realtà personale. Ma noi facciamo fatica a gioire di questo: è troppo impegnativo. Gioire della venuta di un tempo nuovo ci fa paura, perché ci toglie quel gusto sottile del lamento vittimista, il pessimismo che giustifica il disimpegno e lo scarico di responsabilità. Un velo di insoddisfazioni lascia liberi di pensare a sé, di chiudersi nel proprio piccolo mondo e di ignorare le esigenze degli altri. È il gusto amaro della tristezza che avvolge il nostro mondo occidentale, ricco, sazio, ma vuoto di gioia. Il Natale, ci dice Giovanni, è la lotta fra l’annuncio della gioia di un mondo nuovo che vuole nascere e la tristezza di un mondo vecchio che non vuole farsi da parte. A quale apparteniamo noi? ci chiede Giovanni, quale vogliamo vedere realizzarsi, con fatica e gradualità, ma anche con la decisione di una scelta entusiasta e gioiosa?
Il vangelo di Giovanni, lo sappiamo, non ci fa la cronaca di come è avvenuto il Natale, ma ci racconta la fatica del Natale a nascere dentro di noi, quella lotta fra luce e tenebra, fra entusiasmo e rassegnazione, fra nuovo e vecchio che combatte nel nostro intimo. Quello di Giovanni è il Natale della mia vita personale.
Eppure se guardiamo nell’intimo del nostro cuore sentiamo che c’è un’aspirazione profonda, come sopita e ricacciata indietro, ma sempre viva, a gioire perché Gesù venga a dirci che sì, è possibile vivere diversamente, che la generosità, l’amore, la misericordia e il perdono possono esprimersi largamente e contagiare tanti. Che sì, come le sentinelle abituate da sopra le mura assediate a vedere l’orizzonte oscuro e denso di minacce, possiamo anche noi, come dice Isaia, “alzare la voce, insieme esultare, poiché vediamo con gli occhi il ritorno del Signore a Sion.” Prosegue il profeta parlando della nascita di Gesù: “Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme. Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutte le nazioni; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.
Troppo tempo il Signore è stato assente, allontanato dall’indifferenza e dalla durezza degli uomini, ma egli oggi nasce di nuovo, torna nelle nostre città, vuole contagiare di gioia quanti si erano rassegnati alla tristezza realistica del “Vangelo di questo mondo” che dice che la soddisfazione si trova nel pensare a se stessi e nel chiudere il cuore all’altro, al povero, a chi ha bisogno di cura e attenzione, al debole.
Fratelli e sorelle, dobbiamo essere come quelle sentinelle che scrutano l’orizzonte, pronte a cogliere i piccoli segni di un tempo diverso, le luci magari ancora fioche e incerte ma che preannunciano un giorno nuovo. Facciamoci anche noi portavoce della buona notizia che il Signore ha inaugurato un tempo nuovo, che veramente si può amare come lui, intenerirsi e gioire dell’incontro fraterno come un bambino, crediamo con ingenuità nella forza che viene dal farci suoi figli e non figli della delusione, del timore, dei rimpianti. È la buona notizia del Natale che torna a indicarci una via di salvezza. È ancora bambina, appena accennata, ma già forte e decisa. Facciamola crescere e fortificare in noi, lasciamo che un ascolto fedele e sensibile di quella voce ci renda giorno dopo giorno testimoni della gioia, annunciatori di speranza, operatori della pace vera.

 Preghiere 

O Signore Gesù che sei nato nel buio della notte per portare la luce del tuo amore all’umanità, illumina anche noi, perché sappiamo seguire il tuo esempio e mettere in pratica il Vangelo.
Noi ti preghiamo


Scalda il nostro cuore o Dio perché sappiamo accogliere il tuo figlio unigenito e accettiamo di farci figli di un bambino, divenendo ingenui nell’amore e vulnerabili nella compassione per chi è povero, solo, debole.
Noi ti preghiamo


O Signore Gesù ti preghiamo per questo nostro mondo immerso nelle tenebre della violenza e dell’odio e oscurato da dense nubi di indifferenza e ostilità. Fa’ che la tua venuta dissipi il buio e faccia risplendere in ogni luogo la luce del Vangelo di pace e di amore. 
Noi ti preghiamo


Non guardare o Dio alla nostra tiepidezza e al poco amore, ma vieni e visita la nostra vita perché diveniamo tuoi figli e discepoli del Vangelo.
Noi ti preghiamo


Proteggi con amore o Signore Gesù tutti quelli che come te soffrono per il freddo della notte: guarda con amore a chi non ha casa e famiglia, a chi è solo e senza speranza, a chi è nel dolore per la malattia e la miseria.
Noi ti preghiamo


Libera o Padre onnipotente chi è prigioniero della violenza e schiavo dell’odio, perché la mano non si armi più contro il fratello e la sorella, ma impari ad aprirsi in gesti di pace.
Noi ti preghiamo.



Ti preghiamo o Signore per tutti coloro che il 4 gennaio saranno accolti in questa tua casa per festeggiare la tua nascita. Fa’ che chi è bisognoso di sostegno e aiuto trovi sempre un fratello generoso e una sorella pronta ad aiutarlo.
Noi ti preghiamo


Benedici o Dio del cielo tutti i tuoi discepoli ovunque dispersi, guida i loro passi verso la grotta di Betlemme perché tu possa nascere nella vita di ciascuno e dare calore e forza all’annuncio del Vangelo.
Noi ti preghiamo




Natale del Signore - Messa della notte - 25 dicembre 2016



Dal libro del profeta Isaia 9,1-6
Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Màdian. Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre. Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.

Salmo 95 - Oggi è nato per noi il Salvatore.
 
Cantate al Signore un canto nuovo, +
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. +
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito 2,11-14
Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.

Alleluia, alleluia, alleluia.
Vi annunzio una grande gioia:
oggi vi è nato un Salvatore: Cristo Signore.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 2,1-14
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, siamo usciti dal caldo delle nostre case, addobbate e illuminate delle luci della festa, abbiamo affrontato il freddo e il buio della strada per giungere qui in chiesa, e con emozione e una certa ingenuità da bambini abbiamo aspettato che risuonasse l’annuncio della nascita del Signore Gesù, avvenuta in una notte lontana, in una località remota e periferica che poco ha a che fare con la nostra realtà contemporanea. Che cosa ci ha attratto qui? Che cosa ci aspettiamo di trovare per affrontare il disagio di una uscita così inconsueta nel cuore della notte?
È la stessa domanda che Gesù pose alle folle che si erano recate in mezzo al deserto per vedere e ascoltare Giovanni battista, l’abbiamo ascoltata durante l’Avvento: “Che cosa siete andati a vedere?
Quelle folle avevano un gran desiderio di sentire da Giovanni la profezia di un tempo nuovo che attendevano, la liberazione dalle schiavitù cui erano sottomesse. Ancora oggi tante folle nel mondo attendono con ansia la fine del tempo presente e l’inizio di un tempo nuovo, tempo di liberazione. Liberazione dalla guerra, come in Siria, in Iraq e Libia, in Centrafrica e in Sud Sudan, in Terra Santa; un tempo di liberazione dalla miseria, come in Togo, in Malawi, in Sierra Leone, dove la speranza di vita arriva a 47 anni e la metà dei bambini sotto i 5 anni sono gravemente malnutriti; un tempo di liberazione dall’ingiustizia, come quel 50% della popolazione mondiale, cioè 3,6 miliardi di persone, che tutta insieme possiede quanto le 62 persone più ricche della terra (rapporto Oxfam del 18 gennaio 2016).
Ma noi, cosa abbiamo in comune con queste persone in attesa di liberazione?
È comprensibile la loro ansia per l’avvento di un tempo nuovo, per la liberazione dalla loro condizione presente, ma noi siamo già liberi. Compiamo le nostre scelte, abbiamo le nostre opportunità, siamo autonomi e indipendenti. Anche se la nostra situazione potrebbe essere sempre migliorata, certo non possiamo considerarci schiavi.
Eppure, fratelli e sorelle, c’è una schiavitù alla quale siamo tutti noi sottoposti e che ci nega la vera libertà: la schiavitù delle nostre paure. Quante cose ci fanno paura e determinano le nostre scelte!
La paura è come una lente attraverso la quale vediamo la realtà trasformata, deformata, e per questo ha il potere di determinare tante delle nostre decisioni quotidiane, senza lasciarci libertà di scelta.
Un bambino dovrebbe suscitare un senso di tenerezza e protezione, ma se è siriano, profugo, in fuga dalla guerra ci fa paura, e lo teniamo alla larga col filo spinato.
Un malato dovrebbe suscitare un istintivo desiderio di curarlo, ma se è senza casa, sporco, strano, ci fa paura e giriamo alla larga.
Un anziano dovrebbe essere al centro dell’affetto familiare, rispettato, accolto, curato, ma se perde l’autosufficienza, se ha bisogno di essere accudito tutto il giorno, se perde la memoria e fa discorsi strani fa paura, ed è meglio tenerlo alla larga, in un istituto.
Sono solo alcuni esempi, forse estremi, di quanto la paura determini i nostri comportamenti e giudizi, ma esistono anche tante paure che possiamo dire “quotidiane”, cioè con le quali ci confrontiamo ogni giorno: paura di fare brutta figura, di non essere all’altezza, di restare delusi, di rimetterci, di non avere abbastanza risorse per se stessi, ecc…
Il Vangelo di Luca che abbiamo ascoltato ci racconta del tentativo di Cesare Augusto di mettere ordine facendo un censimento in un tempo caotico e disordinato che faceva paura. Spesso anche noi sentiamo il mondo caotico e disordinato e la paura ci fa cercare un ordine che ci permetta di controllare la realtà: si pongono delle priorità, si seguono delle abitudini, si cerca di seguire la sapienza che viene dall’esperienza consolidata nel tempo, fare come si è sempre fatto ci da sicurezza. Peccato che in questo ordine non c’è posto per Dio! Gesù fa esperienza fin dalla nascita del tentativo di mettere ordine nel mondo caotico e disordinato che non lascia spazio all’imprevedibilità della sua venuta. La paura della gente normale fa chiudere le porte delle loro case, per paura, per abitudine, per timore di fare brutte esperienze e di trovarsi male. Gesù per questo nasce fuori della città, dove normalmente vive la gente.
Persino i pastori, che non erano gente raffinata, ebbero timore davanti al trambusto di quella notte così fuori dal normale.      
Per tutti in quella notte, come anche in questa notte, risuona alto il richiamo dell’angelo: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» Non temete, ci dice il vangelo della nascita del Signore, siate felici, perché è nato un Salvatore! È nato chi può liberare il mondo dal flagello dalla guerra, dalla miseria, dall’ingiustizia, ma anche dalle paure che ci imprigionano e opprimono.
Per questo siamo venuti in questa notte, attraversando il buio e il freddo delle strade deserte, perché in fondo al nostro cuore sentiamo il peso di vivere schiavi delle paure, di non riuscire a guardare con occhio limpido, cioè senza la lente del timore, al fratello, alla sorella, al povero che incontriamo. Questo siamo venuti a cercare qui. Sentiamo che troppi timori ci legano le braccia impedendoci di abbracciare con affetto chi ha più bisogno di amore, ci imprigionano i piedi, impedendoci di fare il primo passo verso chi ci è acanto, ci ingabbiano il cuore rendendolo insensibile e freddo, impedendogli di battere allo stesso ritmo di misericordia e pietà del cuore di Dio. Siamo venuti per farci dire che è nato chi ci libera da tutto questo.
Fratelli e sorelle, non abbiamo paura di scoprirci paurosi, ma accogliamo quel bambino che non ha paura di nascere per strada, che si lascia prendere in braccio da gente rozza e sporca, come erano i pastori, che disarma dell’orgoglio fa cadere in ginocchio come umili ragazzini persino dei re, quei magi venuti dall’oriente.
Fratelli e sorelle il Natale del Signore ci renda liberi dalla paura e pronti a seguirlo per le vie che ci indicherà verso la libertà del vero amore e della vera pace ai quali il mondo intero aspira con grande attesa.  


 Preghiere 


O Signore Gesù che nasci povero e piccolo, non sdegnarti di nascere anche nell’umile mangiatoia della nostra vita, ma vieni e illuminaci con l’ingenuità del tuo amore senza fine.
Noi ti preghiamo


O bambino Gesù illumina e scalda la nostra vita perché troppo buio è questo mondo e oscuro il futuro. Dona a tutti il coraggio di farsi amare da te e di seguirti sulla via di una vita generosa e mite,
Noi ti preghiamo




Ti ringraziamo o Padre del cielo, perché hai mandato il tuo Figlio unigenito per ricondurre a te tutta l’umanità. Fa’ che tutti si inteneriscano davanti alla debolezza di bambino con cui nel Vangelo ti presenti a noi.
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Dio per tutti coloro che sono soli e nel bisogno e che ci prepariamo ad accogliere in questa casa per festeggiare la tua nascita. Fa’ che con generosità e calore sappiamo essere per loro amici e fratelli nel tuo nome,
Noi ti preghiamo


Benedici o Padre misericordioso tutti i tuoi figli che nel mondo si radunano in questa santa notte attorno alla tua mensa e ascolano l’annuncio del Natale, perché in ogni luogo il Vangelo della natività del Cristo porti pace e misericordia, specialmente dove ora c’è odio e violenza.
Noi ti preghiamo



Dalla culla o Signore, guida e proteggi la famiglia dei tuoi discepoli che hai radunato nel mondo intero. Suscita annunciatori del Vangelo che, come gli angeli nella notte, facciano coraggio e indichino dove incontrarti a tutti quelli che ancora non ti conoscono.
Noi ti preghiamo.




Salva o Dio misericordioso quanti vivono in guerra, oppressi dalla miseria e schiacciati dall’ingiustizia. Per tutti invochiamo o Padre la nascita di un tempo nuovo di pace e di giustizia, libero da ogni male,
Noi ti preghiamo



O Signore Gesù, libera ciascuno di noi dalla paura che blocca la vita e imprigiona il cuore, facci incamminare spediti verso il luogo della tua nascita per incontrarti come un re mite ed indifeso, capace di riscattare l’umanità intera dalla forza del male che la domina,
Noi ti preghiamo.

lunedì 19 dicembre 2016

Concerto di beneficenza - Coro dei bambini del catechismo - domenica 18 dicembre 2016


Si è svolto in p.zza della Repubblica e corso Tacito il concerto di beneficenza dei bambini del catechismo delle parrocchie di Santa Croce e del Duomo, domenica 18 dicembre sera.
Si ringraziano quanti hanno contribuito alla raccolta di fondi per la cena con i poveri del 4 gennaio 2017 a Santa Croce.
Auguri di un Santo Natale e di un felice Anno nuovo.







giovedì 15 dicembre 2016

"Morire di speranza" Veglia di preghiera ecumenica per i migranti in pericolo e in memoria delle vittime dei naufragi nel Mediterraneo - 14 dicembre 2016



Introduzione

Fratelli e sorelle, questa sera, cristiani di diverse confessioni, insieme e in comunione, ci raccogliamo in preghiera per chiedere al Signore di donarci la sua stessa compassione. Ringrazio per la loro presenza il pastore Pawel Gajewski, della Chiesa Evangelica Metodista e Valdese, padre Vasile Andreca, parroco della Chiesa ortodosso romena, il Reverendo Matthew Idinoba, pastore della Comunità Pentecostale.
Facciamo oggi memoria di tutte le donne, gli uomini, i bambini che, fuggendo dalla guerra, dal terrorismo e dalla miseria hanno abbandonato la loro terra e sono morti mentre cercavano un porto di salvezza in Europa.
Tanti ancora oggi, in questo stesso momento, vivono il dramma di un viaggio della speranza che purtroppo, troppo spesso, si infrange sugli scogli della disperazione e trova chiusi i cuori di molti.
Che la nostra preghiera, illuminata dalla forza del Vangelo, vinca in Cristo ogni durezza e chiusura dei cuori, perché, sostenuti dallo Spirito, ciascuno di noi possa ricevere dal Signore il dono del suo amore, da ora e per sempre.


I meditazione
Dalla Lettera dell’Apostolo Giacomo 2,1-6;14-17;24-26
Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali. Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: "Tu siediti qui, comodamente", e al povero dite: "Tu mettiti là, in piedi", oppure: "Siediti qui ai piedi del mio sgabello", Non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?
Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano? Voi invece avete disonorato il povero!
A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta.
Vedete: l'uomo è giustificato per le opere e non soltanto per la fede. Così anche Raab, la prostituta, non fu forse giustificata per le opere, perché aveva dato ospitalità agli esploratori e li aveva fatti ripartire per un'altra strada? Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.

Meditazione di padre Vasile Andreca (Chiesa Ortodossa romena)

Cari fratelli e care sorelle, questa nostra veglia di preghiera giunge in questo tempo che nella Chiesa ortodossa chiamiamo “Quaresima in preparazione del Natale”, un tempo di riflessione e di attesa che il Signore Gesù porti al mondo quella pace che gli angeli proclamarono nella notte sopra la grotta di Betlemme.
Sì, troppe guerre e violenze bagnano di sangue innocente questo nostro mondo e l’invocazione del dono della pace sale a Dio da tante terre a noi vicine o più lontane, quali la Siria, la Libia, l’Iraq, il Sudan, eccetera…
Queste guerre e la miseria che ne consegue fa sì che gruppi sempre più numerosi di profughi cerchino scampo e rifugio nella nostra Europa benedetta da Dio con la pace e la prosperità. Abbiamo negli occhi le immagini dei tanti migranti ammassati sui confini, in fuga sulle barche, alla ricerca disperata di un porto sicuro e accogliente.
Purtroppo tante volte questi nostri fratelli e sorelle, adulti, bambini e persino anziani trovano chiuse le porte dei cuori dei cittadini europei, induriti dal benessere e dall’egoismo. Si ripete la scena descritta dall’Apostolo Giacomo: “Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: "Tu siediti qui, comodamente", e al povero dite: "Tu mettiti là, in piedi", oppure: "Siediti qui ai piedi del mio sgabello", Non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?” Purtroppo spesso per il migrante in fuga non c’è nemmeno posto sullo sgabello o in piedi, ma solo fuori dalla porta.
Eppure i nostri Paesi Europei possono vantare così tanti secoli di storia cristiana e la loro cultura è impastata di fede e di Vangelo. Ma oggi quel Vangelo appare un libro chiuso e dimenticato, la fede una abitudine stanca e invecchiata. Si arriva al paradosso di Paesi che pretendono di difendere la loro identità cristiana chiudendo le porte a chi fugge dalla guerra e dalla miseria, senza rendersi conto che così lasciano fuori proprio il Signore che disse: “ero forestiero e mi avete accolto, affamato e mi avete dato da mangiare, assetato e mi avete dato da bere” (Mt 25,35-ss.).
Troppi hanno dimenticato che la fede nel Signore Gesù non è solo una denominazione culturale o un’identità etnica, ma si deve tradurre in opere, sennò muore. Lo ricordava già nel quinto secolo il nostro Padre Giovanni Crisostomo quando affermava: “Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra, cioè nei poveri, privi di panni per coprirsi. Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità. ... Il corpo di Cristo che sta sull'altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura. Impariamo dunque a pensare e a onorare Cristo come egli vuole. ... Dio non ha bisogno di vasi d'oro, ma di anime d'oro.”[1]
Cari fratelli e care sorelle, a volte la paura ci spinge a chiudere le porte dei cuori, ma diamo ascolto all’Apostolo chi ci esorta: “Vedete: l'uomo è giustificato per le opere e non soltanto per la fede. Così anche Raab, la prostituta, non fu forse giustificata per le opere, perché aveva dato ospitalità agli esploratori e li aveva fatti ripartire per un'altra strada? Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.” In questo tempo che attendiamo la nascita del re della pace, preghiamo perché conceda consolazione e salvezza a quanti cercano rifugio in Europa e conceda ad ogni uomo e donna che si gloria del nome di Cristo di divenire un operatore di pace, un porto sicuro e accogliente di quanti sono nel bisogno e cercano riparo.


[1] Omelie sul vangelo di Matteo, Om. 50, 3-4; PG 58, 508-509.



O Signore nostro Dio, ti preghiamo per tutti i profughi, per chi fugge dalla propria terra a causa della violenza, le guerre e la persecuzione. Dona a ciascuno di trovare un rifugio sicuro in cui trovare pace e serenità. Noi ti preghiamo
Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison

Padre nostro misericordioso, proteggi quanti in queste ore si trovano in viaggio e affrontano pericoli e disagi. Fa’ che tutti abbiano salva la loro vita e possano trovare l’approdo sicuro e un futuro migliore, noi ti preghiamo
Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison

Ti preghiamo o Dio per chi è morto nel viaggio. Per i bambini, le donne, i giovani che cercavano una terra in cui realizzare i loro sogni ma ai quali è stato strappato il futuro. Accoglili nella pace del tuo abbraccio e consola il dolore di chi li piange, noi ti preghiamo
Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison


II meditazione

Dal Vangelo secondo Giovanni, 1,1-13
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.

Meditazione di don Roberto Cherubini (Chiesa cattolica)

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato il Vangelo che fra pochi giorni annuncerà in tutte le comunità cristiane del mondo la nascita del Signore Gesù Cristo. Ma davanti alle stragi dei tanti, troppi migranti in cerca di pace e sicurezza, morti nei viaggi disperati nel Mediterraneo non possiamo non chiederci: Gesù oggi trova un luogo in cui nascere? “Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto” dice l’evangelista Giovanni, e dipinge perfettamente la realtà di oggi.
Quella vita debole di Gesù, bisognosa di protezione, straniera e minacciata, espulsa dalla città e rifiutata trova oggi un posto in cui essere accolta?
Ce lo chiediamo davanti a Jasmina, piccola profuga di 7 mesi, morta nel Mare Egeo il 7 ottobre scorso, in fuga dalla Siria con i suoi genitori. Loro si sono salvati, ma lei non ce l’ha fatta ad attendere i soccorsi.
Ce lo chiediamo davanti a Ghebre e Tesfa, giovani eritrei di 17 e 20 anni, morti nel giugno 2014 in un luogo imprecisato del deserto, durante il loro viaggio verso il Nord Africa per imbarcarsi alla volta di Lampedusa, vittima di rapinatori che li hanno spogliati dei loro pochi averi e della loro giovane vita piena di speranze.
Ce lo chiediamo con Konaté del Mali, con Martin, sudanese, con George, ghanese, che hanno atteso per mesi a Tripoli un passaggio su una barca verso l’Europa, ma hanno trovato solo una tomba senza croce in quel grande cimitero liquido che è divenuto il Mediterraneo.
Eppure ciascuno di loro era “uno dei nostri”, come dice il Vangelo di Giovanni, una bambina, ragazzi, uomini come noi, con le nostre stesse paure e speranze, il dolore della miseria e l’orrore della guerra negli occhi, i sogni di un futuro di pace, di diventare un ponte per far giungere un giorno in salvezza anche le loro famiglie lasciate nelle terre della disperazione.
Qualcuno ha detto che per loro non c’era posto in Europa, eppure non pretendevano molto; qualcuno ha detto che ci sono problemi di sicurezza, di sostenibilità, ma si capisce subito che chi lo ha detto non ha mai visto i luoghi da cui loro erano partiti, dove si muore per un caso, per una pallottola vagante, per mancanza di medicine, di acqua pulita da bere, per il capriccio di un signore della guerra o di un rapinatore, per il grilletto facile di un bambino soldato imbottito di cocaina.
Quante croci galleggiano nel Mediterraneo, rottami di barche naufragate, assieme ai sogni, alle speranze di pace, ai desideri di vita migliore.
Quante croci neanche trovano un lembo di terra per piantarsi e ricordare un volto, un nome, una storia, inghiottite nell’anonimato dell’acqua che cancella ogni memoria.
Eppure il Vangelo, nel buio di morte, getta un fascio di luce: “Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Sì, in questo tempo di Avvento ancora una volta Dio manda Giovanni, quella parola austera, scarna, semplice, che ci ricorda che nel deserto che inghiotte nel buio le vite di tanti deboli deve venire una luce, quella che illumina ogni uomo. Perché quanti cercano la salvezza dalla guerra e dalla miseria sono come una luce nuova, gettata sul nostro mondo opulento e sicuro, mettono a nudo gli egoismi dei muri e dei fili spinati, alzati in tutta fretta per difendersi dal popolo straccione dei profughi, ma anche indicano che c’è qualcuno che ancora sogna un futuro diverso, cerca disperatamente la pace, ha fame e sete di giustizia. È il popolo dei beati del Vangelo che getta una luce nuova sul nostro mondo sazio, reso cieco dal benessere e dalla paura di perderlo, e ci indica una visione, la profezia di un nuovo Regno di pace e di bene per tutti.
Non lasciamo cadere nel vuoto queste parole, gridate da Giovani nei deserti di umanità, accogliamo la piccola ma forte luce che tanti uomini, donne, bambini, gettano sul nostro mondo, alla ricerca di un posto in cui far nascere vita nuova, speranza, fiducia, futuro. Non chiudiamo gli occhi e i cuori a questa luce, ma accogliamola con gratitudine, perché: “A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.”
Lasciamoci rigenerare dal Dio bambino che vuole nascere nelle nostre vite, diventiamo figli del suo sguardo umano e pieno di misericordia, restituiamo futuro e prospettiva ad un mondo prigioniero della paura.


Ti preghiamo o Signore per quanti chiudono la porta dei loro cuori e alzano muri per non incontrare i fratelli e le sorelle in cerca di rifugio. Fa’ che la loro vita sia toccata dal tuo Spirito che scioglie le durezze e rende tutti figli dell’unico Padre, noi ti preghiamo
Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison

O Padre clemente e misericordioso, fa’ che nessuno sia rifiutato per la sua lingua, religione o etnia. Suscita in ogni uomo accoglienza e solidarietà, ispira in tutti noi una nuova cultura dell’amore nella quale nessuno è straniero ma tutti membri dell’unica famiglia di Dio, noi ti preghiamo
Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison

O Dio che hai donato all’umanità i beni della terra perché tutti ne possano godere secondo il loro bisogno, fa’ che nessuno si trovi più senza cibo e acqua per colpa di chi accumula e spreca, ma ciascuno abbia quanto gli è necessario per vivere dignitosamente, noi ti preghiamo
Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison