sabato 27 agosto 2016

XXII domenica del tempo ordinario Anno C - 28 agosto 2016

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Dal libro del Siràcide 3, 19-21.30-31
Figlio, compi le tue opere con mitezza, e sarai amato più di un uomo generoso. Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore. Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti. Perché grande è la potenza del Signore, e dagli umili egli è glorificato. Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio, perché in lui è radicata la pianta del male. Il cuore sapiente medita le parabole, un orecchio attento è quanto desidera il saggio.

Salmo 67 - Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.
I giusti si rallegrano,
esultano davanti a Dio e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:
Signore è il suo nome.

Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri.

Pioggia abbondante hai riversato, o Dio, +
la tua esausta eredità tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontà,
hai reso sicura per il povero, o Dio. 

Dalla lettera agli Ebrei 12, 18-19.22-24
Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola. Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.

Alleluia, alleluia alleluia.
Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore,
e imparate da me, che sono mite e umile di cuore.
Alleluia, alleluia alleluia.
  
Dal vangelo secondo Luca 14, 1. 7-14
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, l’invito a pranzo che Gesù riceve, come ci narra Luca, fu occasione per lui di notare il comportamento delle persone invitate al banchetto e di esprimere tutto il suo disappunto per la logica che esso esprimeva. Gesù entra in profondità dei modi di fare delle persone che incontra e smaschera la mentalità che li provoca perché per lui niente è scontato, né vale il criterio del “si è sempre fatto così” o “fan tutti così” per giustificare un comportamento. Infatti per lui come ci si tratta gli uni gli altri non è tanto una questione di buona educazione o di rispetto delle regole sociali, ma rivela quanto siamo aperti alla salvezza che è venuto a portare, cioè ad accogliere il Vangelo, buona notizia per chi lo ascolta e lo fa proprio. Per questo è importante lasciarci anche noi “smascherare” da Gesù nei nostri modi di agire, che rivelano i pensieri e i giudizi più profondi che guidano la nostra vita e gli conferiscono la sua fisionomia, affinché egli possa metterci in discussione e renderci docili al Vangelo di salvezza. Ma se invece, al contrario, ci difendiamo dalla sua critica o ci nascondiamo, come dicevo poco fa, dietro le facili giustificazioni “si è sempre fatto così” o “fan tutti così” richiamo di tagliarci fuori dalla salvezza restando sordi al suo annuncio.
Durante quel banchetto Gesù nota dunque che gli invitati si aspettano di essere trattati il meglio possibile, cioè secondo quanto ritenevano di valere. Questo ci sembra estremamente naturale. Ciascuno di noi desidera essere apprezzato e considerato dagli altri, e la vita sociale è in qualche modo pieno di occasioni nelle quali questa considerazione e apprezzamento trova espressione. Guai se non troviamo conferma di quanto ci aspettiamo dagli altri nel loro modo di trattarci! Per Gesù questo atteggiamento non solo è ridicolo (come mette bene in luce facendo l’esempio di uno che vuole il primo posto e si ritrova all’ultimo) e maleducato, ma rivela che si ritiene di valere più degli altri. Ciò significa che il proprio giudizio è l’unico che per noi ha valore, il proprio comportamento è il più opportuno nelle varie situazioni, il valore che diamo alle cose è il criterio più valido, ecc… Come farà a entrare in noi il messaggio del Vangelo se siamo così convinti di noi stessi? Come faremo a fidarci di Gesù e dei suoi insegnamenti, a volte veramente paradossali e fuori dal senso comune, se siamo convinti delle nostre idee e del nostro punto di vista?
Per questo il Siracide esprime un giudizio così netto: “Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio, perché in lui è radicata la pianta del male.
Sì la condizione del superbo è misera, perché non lascia alcuno spazio dentro di sé a un pensiero, un modo di fare, un comportamento che non sia il proprio, tagliando così fuori il Vangelo che propone un modo diverso di essere, quello secondo Dio.
In conclusione possiamo dire che il Siracide, così come il Vangelo, propongono una vera rivoluzione dei valori e dei significati. Il superbo che in cuor suo e spesso anche nella considerazione degli altri è visto come emergente, superiore, è giudicato misero; chi crede che il proprio posto sia il primo, finisce declassato all’ultimo; altrettanto, chi umilmente si colloca in fondo, viene considerato prima di tutti; dice il Siracide: “Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore. Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.” Il modo di vedere di Dio, il suo criterio di giudizio vuole ribaltare le consuetudini e rovesciare il normale modo di vedere le cose. È quanto abbiamo udito nella festa dell’Assunzione cantato dalla Vergine ad Elisabetta nel Magnificat: “ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.” È tutto il contrario di quello che riteniamo normale, e che purtroppo vediamo ordinariamente realizzarsi, eppure, canta Maria, è quanto il Signore è venuto a realizzare andandosi a depositare nel suo seno: egli ha inaugurato un tempo nuovo in cui il giudizio è rovesciato e quello che sembrava impossibile diventa reale.
Questo ribaltamento di cui il Vangelo e il Siracide parlano, Gesù lo lega strettamente al rapporto con i poveri in conclusione del suo discorso. Sì perché nell’ottica di Dio proprio quelli che sono giudicati da tutti senza valore e disprezzabili ai suoi occhi diventano i privilegiati e i quelli da tenere in maggior onore. Come mai? Ce lo spiega il Signore: “invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti.” Sì i poveri sono amati da Dio con un amore privilegiato e imparare a voler bene loro ci insegna cosa è il vero amore, cioè la gratuità: voler bene senza aspettarsi nulla in cambio.
Per questo al banchetto della nostra vita non lasciamo un angolo, ma diamo il posto principale al povero, e da questo impareremo a vivere e ad apprezzare quella logica ribaltata che è il modo di pensare di Dio.


Preghiere 

O Signore Gesù aiutaci a non cercare di occupare tutta la nostra vita con noi stessi, le nostre preoccupazioni e affanni, ma a lasciare spazio alla tua Parola per amarla e viverla,
Noi ti preghiamo


O Dio plasma le nostre esistenze a immagine tua, perché brilli anche in noi l’umanità buona e generosa che vi hai voluto immettere. Elimina tutte le scorie che offuscano la bellezza del nostro volto creato a tua immagine e somiglianza,
Noi ti preghiamo


Ti ringraziamo o Signore Gesù perché con la tua vita ci dai l’esempio di umiltà e mitezza che ci rende capaci di ospitare in noi il vangelo e di viverlo. Fa’ che siamo sempre attenti ascoltatori di ogni tua parola,
Noi ti preghiamo


Incoraggia o Signore quanti ti cercano, e non sanno come trovarti. Per i giovani, per i lontani, per tutti quelli che sono incerti e dubbiosi, fa’ che la chiarezza del tuo amore allontani ogni oscurità e faccia brillare la bellezza del Vangelo,
Noi ti preghiamo


Ti invochiamo o Signore, proteggi e libera dal male quanti soffrono per la povertà e per il dolore. Per gli ammalati, chi è anziano, senza casa, prigioniero, per chi è in guerra e vittima della violenza. Dona a tutti pace e salvezza,
Noi ti preghiamo


Sostieni o Dio i tuoi discepoli perché vivano il tuo amore e prediligano chi è povero e bisognoso con la tua generosità disinteressata. Sostieni l’impegno di chi opera per la difesa di chi è debole e la consolazione del misero,
Noi ti preghiamo.


Benedici o Padre santo, la tua famiglia che si raduna attorno al Vangelo e all’Eucarestia, rendila conforme al tuo desiderio e vigilante nell’attesa della tua venuta,
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Signore per il papa Francesco e per tutti i pastori del tuo gregge. Dona ad essi coraggio e speranza perché portino a tutti l’annuncio della salvezza che viene da te,
Noi ti preghiamo


giovedì 25 agosto 2016

Festa dell’Assunzione di Maria Santissima – 15 agosto 2016


 
Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo 11, 19a; 12, 1-6a.10ab

Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza. Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio. Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo».

 
Salmo 44 - Risplende la Regina, Signore, alla tua destra.

Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.
Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.

Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.
Dietro a lei le vergini, sue compagne, +
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15, 20-27°

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.

 Alleluia, alleluia alleluia.
Maria è assunta in cielo;
esultano le schiere degli angeli.

Alleluia, alleluia alleluia.
Dal vangelo secondo Luca 1, 39-56

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Commento

Cari fratelli e care sorelle, la festa di oggi ci ripropone con solennità la persona di Maria, donna importante nella storia della salvezza e fonte inesauribile della devozione e dell’affetto dei cristiani  nella lunghezza della storia.

La festa di oggi ci propone di soffermarci su Maria nel momento ultimo della sua esistenza terrena e, quasi per contrasto, il Vangelo di oggi ci propone invece l’inizio del suo itinerario, subito dopo l’annunciazione. Elisabetta, parente anziana di Maria, al vederla rivela con una profezia il mistero dell’incarnazione che è appena avvenuto. L’evangelista Luca sottolinea infatti che l’anziana parlò “colmata di Spirito santo.” Il suo parlare rivela in poche semplici frasi l’incarnazione del Signore, l’effetto della sua presenza portata nel seno da Maria sulla storia degli uomini (il bambino che esulta nel seno), la via dell’umile sottomissione al volere di Dio che ha portato alla realizzazione di questo evento straordinario (colei che ha creduto nell’adempimento della Parola). In poche parole è riassunto tutto il contenuto dell’evento straordinario che si era appena compiuto a Nazareth.

A questa profezia Maria risponde con un inno poetico, il Magnificat. Sembra strano che quella giovane donna si esprima così, ma ciò si spiega perché quello che la vergine si sta accingendo a esprimere è qualcosa che non può essere raccontato in prosa, ha bisogno di una forma di espressione che riesca a esprimere l’ineffabile e l’invisibile: l’incontro personale con Dio che ella ha appena vissuto.

Maria ne parla inserendo se stessa nel flusso della storia della salvezza, cioè la storia dell’incontro personale di Dio con l’umanità intera. È un’esperienza unica per ciascuno, ma allo stesso tempo è qualcosa di comune perché raccoglie le sorti e il cammino di tutti.

Dio è definito dalla vergine “potente”, ma questa potenza non si manifesta in gesta eclatanti, quanto piuttosto nella salvezza che realizza nella storia del suo popolo e in quella personale di Maria.  L’altra caratteristica divina enunciata è la sua “santità”, la quale si manifesta come misericordia che attraversa tutte le generazioni e soccorre Israele.

Questa potenza e santità trovano la loro manifestazione principale nell’ottica rinnovata con la quale Dio guarda alla storia degli uomini, volgendola veramente in storia di salvezza. Essa è un’ottica del ribaltamento della realtà: I superbi sono confusi; i potenti sono rovesciati dai troni; gli umili sono innalzati; chi è affamato viene saziato; ai ricchi sono tolti i loro beni. Questi capovolgimenti sono il segno della potenza divina e hanno come protagonista il ristabilimento della giustizia e dell’ordine divino sovvertito dall’arroganza, l’avarizia e l’orgoglio degli uomini.

Le parole di Maria contengono un messaggio profondo che vanno al di là della semplice esaltazione di Dio. Esse si rifanno al genere letterario apocalittico che, nel mondo giudaico, rappresentava la fine dei tempi nella quale Dio realizzerà la restaurazione della sua maestà divina ristabilendo, appunto, l’ordine del sua piano divino sovvertito dal peccato dell’uomo. In questo senso l’azione di Dio si proietta in un futuro indefinito ed eterno, appunto, la fine dei tempi. Maria invece parla al passato, “ha disperso, ha innalzato, ha ricolmato,…” come di qualcosa già compiuto. A che cosa si riferisce? La storia umana infatti non sembra autorizzare una tale “visione ribaltata”, come si verificherà nel Regno.

Maria parla della propria storia personale.

Nella sua vicenda l’impossibile è già divenuto possibile. Quanto è avvenuto nel suo grembo già è un segno del ribaltamento della logica che sovrintende allo svolgimento naturale della storia. La miseria, l’ingiustizia, l’umiliazione dei poveri hanno già conosciuto il loro riscatto nel concepimento di Dio che si è fatto uomo, bambino, povero, umile, senza un posto, piccolo.

Oggi, ricordando la sua assunzione, possiamo immaginare Maria che anziana, giunta alla pienezza dei suoi anni, rilegga quella storia di salvezza di cui ha cantato ad Elisabetta realizzata nella vita, morte e resurrezione del suo Figlio. Lei ne è stata la prima testimone e l’ha seguita nel suo dipanarsi come nessun altro dal suo inizio a Nazareth fino al Golgota e al cenacolo della Pentecoste. Ora assunta in cielo si ricongiunge col figlio al quale la sua vita si è legata indissolubilmente.

Cari fratelli e care sorelle, oggi questa stessa realtà è riproposta a tutti noi. La storia del nostro mondo ancora oggi geme e soffre nell’attesa di un parto che sembra non riuscire a realizzarsi. Soffre e geme per il dolore dei tanti poveri, per la violenza che semina morte e sofferenza, per l’ingiustizia che continua a schiacciare troppe persone. Eppure Maria ha accolto con disponibilità semplice e umile che Dio ponesse nella sua storia personale il germe di una nuova storia, ribaltata e radicalmente trasformata dalla presenza di Dio fattosi uomo per inaugurare la sua trasfigurazione in storia di salvezza.

Lo stesso oggi è chiesto a noi. Accogliamo nella nostra vita la presenza del Signore che vuole anche attraverso la nostra vita entrare nelle pieghe dolorose del mondo. Non rifiutiamo di essere umili e disponibili come Maria nel farci strumento perché Dio continui a realizzare quella storia di salvezza che trasfigura un mondo troppo lontano da lui e carico del peso insopportabile di troppo dolore.     

 
Preghiere
 
Ti ringraziamo o Padre del cielo per l’umile disponibilità di Maria che seppe farsi carico della storia di tutta l’umanità e accogliere in sé la salvezza del mondo. Dona anche a noi di essere strumento della forza della resurrezione nella lotta contro il male,

Noi ti preghiamo

O Dio nostro Padre ti preghiamo, trasfigura la storia di questo nostro mondo realizzando il tuo disegno di amore e di pace. Fa’ che i tuoi figli sappiano farsi docili cooperatori nella costruzione del Regno,

Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Signore Gesù perché non viviamo rinchiusi nel piccolo mondo delle nostre esistenze private, ma ci apriamo alla dimensione universale della lotta fra il bene e il male che si combatte nel mondo. Rendici in essa tuoi alleati fedeli e generosi,

Noi ti preghiamo

Scampa o Dio quanti sono minacciati dalla violenza della guerra e del terrorismo e vivono oppressi dal dolore. Liberaci tutti dalla radice di peccato che ci unisce in Adamo, per essere partecipi e operatori della vera pace portata da Cristo,

Noi ti preghiamo


Proteggi o Dio il nostro papa Francesco nel suo impegno senza sosta per la predicazione del Vangelo e per la testimonianza del tuo amore. Fa’ che ciascuno di noi sia toccato dalle sue parole e dal suo esempio per vivere una maggiore fedeltà alla tua Parola,

Noi ti preghiamo


Guida e proteggi o Signore tutti i tuoi discepoli che oggi nel mondo intero venerano tua Madre come protettrice e guida. Fa’ che con la sua stessa umiltà e umanità sappiamo tutti fare spazio a Cristo nelle nostre vite,

Noi ti preghiamo.

XX domenica del tempo ordinario - 14 agosto 2016


 foto Fuoco

Dal libro del profeta Geremia 38,4-6.8-10
In quei giorni, i capi allora dissero al re: «Si metta a morte questo uomo, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole, poiché questo uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male ». Il re Sedecia rispose: «Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi». Essi allora presero Geremia e lo gettarono nella cisterna di Malchia, principe regale, la quale si trovava nell'atrio della prigione. Calarono Geremia con corde. Nella cisterna non c'era acqua ma fango, e così Geremia affondò nel fango. Ebed-Melech uscì dalla reggia e disse al re: «Re mio signore, quegli uomini hanno agito male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremia, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame sul posto, perché non c'è più pane nella città». Allora il re diede quest'ordine a Ebed-Melech l'Etiope: «Prendi con te da qui tre uomini e fa’ risalire il profeta Geremia dalla cisterna prima che muoia».

Salmo 39 - Vieni presto, Signore, a liberarmi.
Ho sperato: ho sperato nel Signore  +
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.

Mi ha tratto dalla fossa della morte,
dal fango della palude;
i miei piedi ha stabilito sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.

Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.

Io sono povero e infelice;
di me ha cura il Signore.
Tu, mio aiuto e mia liberazione,
mio Dio, non tardare.


Dalla lettera agli Ebrei 12, 1-4
Fratelli, circondati da un gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato.

Alleluia, alleluia alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e comprenderemo le parole del Figlio tuo.

Alleluia, alleluia alleluia.
Dal vangelo secondo Luca 12, 49-57
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera». Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?».

 
Commento

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato una parte di un lungo discorso che Gesù rivolge alle folle che si sono accalcate attorno a lui. Sono folle che lo seguono desiderose di ascoltare una parola di salvezza per la loro vita. Gesù è un predicatore appassionato e risponde a questa sete di parole con discorsi pieni di significato, che vogliono cioè comunicare la via di salvezza che è venuto a portare, il suo Vangelo, e lo fa senza sotterfugi o edulcorazioni di un messaggio che è radicale ed esigente. Questo, lo vediamo in molte occasioni, fa sì che venga rifiutato e giudicato eccessivo da molti di quelli che lo ascoltano. Anche a noi probabilmente sono apparse eccessive le parole che oggi abbiamo ascoltato: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! … Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.

Non è un messaggio poco equilibrato e poco adatto al tempo di oggi?

Gesù parla col tono di uno che ha fretta, che sente di avere qualcosa di forte da comunicare, appunto come un fuoco da appiccare, di dover suscitare un impegno decisivo nella vita di tutti, ma si rende conto che fa fatica ad essere preso sul serio. Sì, è vero, le domande sono molte, l’aspettativa delle folle è grande, ma il Signore vede che quella gente, e i discepoli stessi, rifiutano il cuore del suo messaggio e vorrebbero una risposta più rassicurante, che dia una risposta facile e immediata all’aspirazione di pace e serenità. Anche noi speriamo che Gesù ci indichi una via efficace per porci al riparo dai venti di guerra e di violenza che oggi sentiamo soffiare in un mondo impazzito, che ci permetta di superare indenni la tempesta e di trovare la pace nel nostro angolo di tranquillità.

È ciò che vorremmo sentirci dire dal Signore, ma invece Gesù parla del suo Vangelo come di un incendio, cioè qualcosa che non mette al riparo dai pericoli, anzi li aumenta. A noi basterebbe un piccolo fuoco che riscaldi nei momenti in cui il clima si fa più rigido ma Gesù parla del suo Vangelo come di un fuoco che deve diffondersi su tutta la terra.

Ma che vuol dire tutto ciò? Non è contraddittorio?

Gesù lo spiega nelle parole che seguono: “Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?

Egli cioè a noi che vorremmo essere lasciati in pace, nella pace delle nostre buone abitudini, delle conoscenze maturate in tanti anni di esperienze e di vita vissuta, nella tranquillità di una vita già impostata e avviata su binari sperimentati e sicuri, dice di imparare a leggere i segni dei tempi, cioè di guardare da una prospettiva diversa. Non solo cioè quella del nostro bisogno di sicurezza e pace nel nostro angolo in cui viviamo, ma quella dell’orizzonte largo del mondo intero. Come possiamo vivere sereni se così tanti uomini e donne sono minacciati dalla guerra, come avviene a poca distanza da noi, in Libia, Siria, ecc…? Come possiamo essere tranquilli quando milioni di persone vivono quotidianamente l’angoscia di dover sopravvivere fra stenti, mancanza del necessario come acqua, cibo, casa e cure mediche? Questi, e tanti altri, sono i segni dei tempi che ci devono far sentire la necessità che un nuovo tempo inizi e a divenirne i realizzatori, cioè operatori di pace, di giustizia, costruttori del bene comune e non di alcuni a discapito di altri. Ciò però è possibile solo se il nostro cuore si incendia del fuoco di passione per gli altri, di amore per la gente di tutto il mondo che Gesù vuole disperatamente appiccare. Ecco allora che capiamo perché Gesù esprime tutta la sua preoccupazione, perché il fuoco del Vangelo non solo non arde su tutta la terra, ma nemmeno sembra essersi acceso nelle vite di chi lo ascolta.

La stessa preoccupazione la manifesta anche a noi oggi, e ci mette in guardia dal cercare la pace-tranquillità a cui noi aspiriamo così tanto. Egli dirà ai discepoli impauriti: “Io vi do la pace vera, non quella che da il mondo”, perché la pace vera è quella di chi non si accontenta di starsene al sicuro, ma non ha tregua finché l’ultima persona della terra non goda di una vita sicura e felice. Questo sbilancia, crea agitazione, suscita preoccupazioni nuove, ma fa vivere la pace vera che consiste nell’essere dalla parte del Signore, in sua compagnia e condividendo i suoi sentimenti. Solo infatti se facciamo nostra la sua angoscia e ci sentiamo spinti a non accontentarci di un piccolo focherello stentato, ma vorremmo con lui incendiare la terra intera, solo allora troveremo la vera pace che non è tranquillità, assenza di problemi o quiete, ma la compagnia e del Signore, come dice il salmista: “Solo in Dio è tranquilla l’anima mia”. Egli però non può essere raggiunto se non usciamo dai nostri ripari e ci mettiamo in cammino con lui: egli attraversa il mondo, parla alle folle, guarisce i malati, tocca cioè da vicino i drammi e le angosce della gente, si affatica a condividerli e farli suoi. Tutto il contrario di quella che noi pensiamo sia la pace, eppure, paradossalmente solo così il nostro animo trova la vera pace che lui dona ai suoi figli.

Cari fratelli e sorelle, lasciamo che il fuoco che Gesù cerca appassionatamente di accendere in noi e nel cuore di ciascun uomo prenda e bruci la falsa tranquillità che ci illudiamo di trovare lontano dai drammi del mondo. Facciamo che il calore del suo amore giunga a temperature altissime e non al tepore di un angolo rassicurante. Il fuoco elimina le scorie e fa brillare l’oro, lo purifica e lo separa da quanto lo offusca e nasconde. Aspiriamo allora anche noi alla vera pace, senza paura di dividerci da chi resta attaccato alla tranquillità e si chiude al fuoco dell’amore. Troviamo in Dio la vera pace che è passione, per il bene di tutti, fuoco ardente di amore in particolare per i più bisognosi.

 Preghiere
 
O Signore accendi anche in noi l’incendio di un amore appassionato e fedele, perché sappiamo voler bene al fratello e alla sorella più di quanto amiamo noi stessi,

Noi ti preghiamo

 Aiutaci o Signore a superare le resistenze e le paure a farci investire da un amore sincero per tutti. Donaci la disponibilità e l’audacia di andare contro abitudini e tradizioni per essere tuoi discepoli fedeli,

Noi ti preghiamo

Consola o Dio quanti soffrono per la mancanza di amore e restano soli nel bisogno. Fa’ che i tuoi discepoli si facciano volentieri loro compagni e sostegno nella sventura,

Noi ti preghiamo

 
Dona o Padre del cielo la pace alla Libia, alla Siria, a tutti i paesi colpiti dalla forza della violenza e della guerra, consola gli afflitti e sostieni quanti cercano vie per la riconciliazione,

Noi ti preghiamo

Aiutaci o Dio ad essere sempre tuoi discepoli fedeli, anche quando questo è difficile e costa sacrificio. Fa’ che ovunque nel mondo i cristiani siano sempre una forza di pace e operatori di giustizia,

Noi ti preghiamo

Sostieni o Padre il nostro papa Francesco nel suo ministero di pastore buono del tuo gregge. Donagli la forza profetica dell’annuncio del Vangelo e della testimonianza del tuo amore misericordioso,

Noi ti preghiamo.

 

XXI domenica del tempo ordinario – 21 agosto 2016


 
amore-abbraccio

Dal libro del profeta Isaia 66, 18-21
Così dice il Signore: «Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria. Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti. Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore. Anche tra loro mi prenderò sacerdoti levìti, dice il Signore».

 Salmo 116 - Tutti i popoli vedranno la gloria del Signore.
Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.

Dalla lettera degli Ebrei 12, 5-7.11-13
Fratelli, avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli: «Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio». È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore;

nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Alleluia, alleluia alleluia

Dal vangelo secondo Luca 13, 22-30
In quel tempo Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

 Commento
 
Il brano del Vangelo appena ascoltato si apre con una domanda: “Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?»” Poco prima si legge il racconto di una guarigione fatta da Gesù in giorno di sabato e della reazione stizzita di un ebreo osservante che rimprovera quella malata di essersi presentata da Gesù di sabato, infrangendo così la legge che vietava ogni forma di lavoro in quel giorno, e implicitamente rimprovera anche Gesù per aver compiuto quella guarigione quando ciò era vietato. Ma per il Signore la compassione per chi sta male e la misericordia per chi chiede aiuto ha la priorità su tutto, anche sulla tradizione e la legge religiosa, di per sé una cosa buona, ma che non può essere mai trasformata in un motivo per sentirsi estranei al bisogno di una persona, in questo caso un malato che invoca la guarigione. Il Vangelo nota che davanti a questo contrasto fra Gesù e quel pio israelita “la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute”, cioè per la guarigione miracolosa, ma anche per l’amore di Gesù che non si era fermato davanti all’ostacolo della legge, perché egli mette sempre al centro della sua attenzione il bisogno di chi gli è accanto, e non rinunci amai ad aiutare, ad avere misericordia ed esercitare la sua pietà che salva chi sta male.   

Ed ecco che, poco dopo, il Vangelo ci propone quella domanda sulla salvezza da cui siamo partiti. È un interrogativo strano, perché quel tale non chiede come lui possa salvarsi, ma se sono pochi a salvarsi, tradendo quasi un fastidio per una grazia troppo larga, donata con abbondanza, con quella libertà che Gesù aveva dimostrato poco prima con la guarigione fatta in giorno di sabato. Sì, perché la larghezza dell’amore di Gesù suscita un fastidio in chi si sente a posto, senza bisogno di guarigione, come quel giudeo osservante, o già sulla via della salvezza, come forse quell’uomo che pone la domanda.

Gesù risponde, ma non dice se si salvano pochi o molti, spostando invece l’attenzione sul “come” ci si salva. Egli, in sostanza, afferma che la salvezza viene da un rapporto personale con Dio. Dice Gesù infatti che molti verranno alla porta del Regno ma il padrone di casa rifiuterà loro l’ingresso dicendo “Voi, non so di dove siete.” A nulla vale la protesta di quelli che avanzano il diritto di entrare perché  lo hanno già frequentato in passato. Non basta. L’ingresso al Regno è definito da Gesù una “porta stretta”, ma non perché vuole impedire l’ingresso, infatti Gesù aggiunge che, riprendendo l’immagine di Isaia che abbiamo ascoltato nella prima lettura, “verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.” Cioè il Regno è fatto per accogliere tanti, provenienti da ovunque senza distinzioni, non è un luogo “per pochi”. Ma quella porta è stretta perché è la porta dell’incontro, che si fa sempre uno ad uno. Non si entra nel Regno in gruppo, confusi nella massa, così come non si incontra Dio nella folla, anonimi; non basta seguire certi precetti e non infrangere le norme e consuetudini sociali per essere da Lui “conosciuti”. Solo l’amicizia con Dio, costruita nel tempo, ci rende ospiti graditi del banchetto del Regno. Possiamo immaginare che sulla soglia di quella porta stretta Dio accolga ciascuno con un abbraccio, riconoscendolo. Quella è infatti la porta dell’ovile nel quale Gesù, pastore buono, raduna le sue pecore chiamandole ognuna per nome, perché appunto: “Io sono il buon pastore, chiamo le mie pecore ciascuna per nome,… conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me (Gv 10,3; 14).

Ma come si fa a “farsi conoscere” da Dio, ad essere suoi amici, a farsi chiamare da lui per nome mentre si passa per quella porta stretta? Gesù nel respingere quelli che non si sono fatti conoscere da lui dice: “Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!” Eppure essi avevano udito i suoi insegnamenti (“tu hai insegnato nelle nostre piazze”), ma non li avevano vissuti. La loro appartenenza era data per scontata, per aver udito ed essere stati presenti, ma non era passata attraverso la loro vita. Questo li rende incapaci di capire e vivere la giustizia di Dio, che è la sua misericordia, proprio come gli uomini scandalizzati da Gesù guaritore di sabato. Essi scambiano per “giustizia” la semplice osservanza delle norme. Per Gesù invece la vera giustizia è voler bene, anche andando contro ciò che la tradizione o le abitudini prescrivono.

La stessa cosa spesso capita anche a noi, quando crediamo di essere “dei suoi” perché lo abbiamo udito, frequentato, siamo stati presenti e anche sappiamo molto di lui, e di essere giusti perché non abbiamo fatto tutto quello che è vietato nei comandamenti. Ma la vera conoscenza di Dio avviene quando le sue parole passano dentro la nostra vita, lasciando un segno indelebile, incidendo in profondità sul nostro modo concreto di agire e pensare, e la vera giustizia è il vivere il suo stesso amore senza vincoli né limiti. Anche quell’uomo scandalizzato dalla guarigione fatta da Gesù in giorno di sabato conosceva bene la legge, era un giudeo osservante e ben preparato, ma si può dire che quella legge non era mai entrata dentro il suo cuore e non lo aveva trasformato secondo il volere di Dio, tanto che resta estraneo, anzi ostile a lui.

Cari fratelli e care sorelle, prepariamoci da subito ad entrare per la porta stretta di un rapporto intimo con Dio, abituiamoci ad assomigliargli almeno un po’, così da essere riconosciuti da lui, facendoci plasmare dentro dal Vangelo, quelle parole così vere e umane, capaci di trasformare delle persone apparentemente sane e già a posto, in uomini e donne bisognosi di essere guariti e salvati da Lui.
 

Preghiere 

 
O Signore Dio nostro, aiutaci a non sfuggire dall’incontro con te, dando per scontato di conoscerti. Fa’ invece che ascoltiamo le tue parole e seguiamo il tuo esempio divenendo operatori di giustizia,

Noi ti preghiamo

 Plasma o Dio il nostro cuore, perché tu ci riconosca come tuoi figli e discepoli nel momento del nostro incontro con te. Fa’ che la porta stretta dell’amore speciale con cui ci vuoi bene apra la nostra vita alla conversione,

Noi ti preghiamo

Ti preghiamo o Dio per quanti non ti conoscono, anche se pensano di sapere già chi sei e cosa vuoi da loro. Aiutali ad ascoltare con umiltà il vangelo e a farlo scendere dentro di sé perché trasformi le loro vite,

Noi ti preghiamo

Aiuta o Dio tutti quelli che ti invocano, affidandosi a te. In modo particolare per quanti sono oppressi dalla violenza della guerra e del terrorismo. Mostra loro il tuo volto di misericordia che salva e dona pace,

Noi ti preghiamo
 
Guida i tuoi figli ovunque dispersi sui sentieri del Vangelo o Dio nostro Padre, perché uniformando ad esso il proprio agire portino pace e riconciliazione dove oggi c’è odio e contesa,

Noi ti preghiamo

Proteggi o Signore i tuoi figli, specialmente quelli che sono nel dolore e nella difficoltà. Guarda ad ognuno con il tuo volto misericordioso, perdona e guarisci ciascuno,

Noi ti preghiamo.