domenica 29 gennaio 2017

IV domenica del tempo ordinario - Anno A - 29 gennaio 2017




Dal libro del profeta Sofonia 2,3; 3, 12-13
Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra, che eseguite i suoi ordini; cercate la giustizia, cercate l’umiltà, per trovarvi al riparo nel giorno dell’ira del Signore. Farò restare in mezzo a te, Israele, un popolo umile e povero; confiderà nel nome del Signore il resto d’Israele. Non commetteranno più iniquità e non proferiranno menzogna; non si troverà più nella loro bocca una lingua fraudolenta. Potranno pascolare e riposare senza che alcuno li molesti.

Salmo 145  -   Sono beati i poveri in spirito.
Il Signore è fedele per sempre,
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Egli libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi, 
il Signore rialza chi è caduto, 
il Signore ama i giusti, 
il Signore protegge lo straniero.

Egli sostiene l’orfano e la vedova, 
ma sconvolge le vie degli empi. 
Il Signore regna per sempre, 
il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione. 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi1, 26-31
Considerate la vostra vocazione, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto: “Chi si vanta si vanti nel Signore”.

Alleluia, alleluia, alleluia
Rallegratevi ed esultate,
grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Alleluia, alleluia, alleluia
  
Dal vangelo secondo Matteo 5,1-12
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Commento

Care sorelle e cari fratelli, il profeta Sofonia, come avviene in molti altri luoghi del Primo e del Nuovo Testamento, fa cenno al “giorno dell’ira del Signore”. Con questa espressione la Scrittura indica un tempo in cui il Signore manifesterà tutta la sua contrarietà per la presenza del male nelle nostre vite il quale, attraverso di noi, si fa strada nel mondo ed esercita così il suo potere sulla vita delle persone, opprimendo, facendo soffrire, imprigionando, rendendo infelici. Questa espressione ci appare un po’ colorita, non è forse eccessiva? Forse noi preferiremmo un Dio più distratto sulle vicende del mondo, meno puntiglioso nel distinguere il bene dal male, più approssimativo. Una falsa idea della misericordia ce la fa intendere come l’attitudine a lasciar correre, a non prendere troppo sul serio i comportamenti delle persone. Quest’espressione invece ci richiama la realtà appassionata e partecipe di Dio, per il quale come ci comportiamo conta molto, la differenza fra bene e male è molto chiara e distinta, specie nelle conseguenze concrete che essi hanno sulle persone che le subiscono. Dio è attento alle cose del mondo e partecipe. Il dolore del più piccolo sulla terra lo fa soffrire, la gioia di chi non conta niente lo rallegra, niente gli è indifferente. Per questo Sofonia e altri scrittori sacri usano il termine “giorno dell’ira”, cioè il momento in cui il cuore di Dio si manifesta in tutta la sua appassionata partecipazione alle vicende umane. Proprio questa attitudine di Dio rende possibile la sua misericordia: cosa potrebbe perdonare chi non dà peso al male compiuto e non se ne accorge nemmeno? La misericordia infatti non è far finta di niente, ma esercitare una forma di amore che tiene conto della situazione e il fatto che il male fa male e il bene fa bene.
Il profeta dunque prende sul serio l’ira di Dio, perché sappiamo farla volgere nel suo perdono misericordioso.
Come fare, ci chiediamo oggi?
Sofonia indica una via: “Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra, che eseguite i suoi ordini; cercate la giustizia, cercate l’umiltà, per trovarvi al riparo nel giorno dell’ira del Signore. Farò restare in mezzo a te, Israele, un popolo umile e povero; confiderà nel nome del Signore il resto d’Israele.” Bisogna entrare in quel popolo “umile e povero” cioè che cerca il Signore, esegue i suoi ordini e confida in lui.
In questo consiste, afferma Paolo, la vocazione che riceviamo noi cristiani, cioè la vita alla quale siamo chiamati per salvarci. L’apostolo parte infatti da una constatazione realistica: noi non siamo gente speciale, anzi umanamente dei poveracci: “non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili.” Ed allora la nostra forza non potrà mai risiedere nell’orgoglio per qualità che non esistono, quanto nell’accettare questa nostra condizione facendo affidamento su una forza che non è nostra ma di Dio. E’ quel binomio che aveva espresso Sofonia: “un popolo umile e povero”, cioè di gente piccola, e che proprio per questo confida con umiltà nell’aiuto di Dio.
A noi che facciamo fatica a voler bene a qualcuno, egli dona un amore sincero e generoso; a noi che subiamo il fascino dell’orgoglio egocentrico e narcisistico, egli dona l’interesse sincero per l’altro che diventa importante per me; a noi che siamo attratti dall’apparenza, dal successo effimero, dall’esteriorità, Dio insegna a dare peso a ciò che conta veramente, all’umanità più profonda, ai sentimenti sinceri, all’amicizia, alla fedeltà, ecc… Allora, continua Paolo, sì avremo motivo di essere orgogliosi e addirittura vantarci, ma non di cosa siamo noi, ma di quello che Dio ha voluto donarci, rivestendoci di una umanità nuova, ricca e bella: “Chi si vanta si vanti nel Signore”. Impariamo a riconoscerci così: amati a tal punto dal Signore da essere trasfigurati da lui e resi capaci di superare i nostri limiti, di riparare le fragilità e le debolezze, di assomigliare un po’ di più a lui, così da poterci vantare che quello di buono che abbiamo lo dobbiamo a lui. Così entreremo a far parte di quel popolo di umili e di poveri di cui parla Sofonia, che mette al riparo dal giorno dell’ira del Signore, perché noi per primi ammettiamo la nostra debolezza davanti al male e il bisogno di essere da lui perdonati e trasformati dalla sua misericordia.
Questo popolo è il popolo dei beati di cui parla Gesù. Conosciamo bene le parole che abbiamo ascoltato dal Vangelo di Matteo. Esse sono forti perché contraddicono il buon senso. Contrariamente a quanto è affermato da tutti, indicano la via della felicità nell’essere afflitto, perseguitato, mite, operatore di pace. Cioè, ancora una volta, nell’appartenenza non al mondo dei forti e dei potenti, di quelli che non hanno bisogno di niente e di nessuno, quanto piuttosto nel far parte di chi ammette con sincerità la propria inadeguatezza e povertà per far umilmente ricorso all’aiuto che viene da Dio.
Nelle beatitudini la nostra attenzione è sempre attratta dalla loro prima parte: “Beati i poveri in spirito,… Beati gli afflitti, … Beati i miti, … Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,  … Beati i misericordiosi, … Beati i puri di cuore, … Beati gli operatori di pace, … Beati i perseguitati.” Mentre passa in secondo ordine i tanti “perché” che esse introducono. Lì è il segreto della felicità: “perché di essi è il regno dei cieli. …perché saranno consolati. …perché erediteranno la terra. …perché saranno saziati. …perché troveranno misericordia. …perché vedranno Dio. …perché saranno chiamati figli di Dio. …perché di essi è il regno dei cieli. …perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.” Sono queste le promesse verso le quali ci vuole attrarre, il traguardo di una vita felice benedetta da Dio e piena del suo amore.
Cari fratelli e care sorelle, la Scrittura oggi ci invita a prendere sul serio la nostra vita, perché Dio la prende sul serio, a volte anche più di noi stessi. Tante volte noi lasciamo andare, trascuriamo i nostri comportamenti come cose di poco conto, ma Dio no. Egli ci invita a riconoscerci come siamo veramente, cioè povera gente bisognosa del suo aiuto perché lui possa rivestirci dell’umanità nuova di cui abbiamo così bisogno, così che, una volta inseriti nel suo popolo di umili e poveri, possiamo godere delle beatitudini che egli promette.



Preghiere 

O Dio padre nostro che continui a convocarci perché come un popolo solo ci incamminiamo tutti assieme verso il futuro di pace e di gioia che ci prepari, fa’ che non vincano le nostre divisioni e rivalità, ma come figli e membri di una sola famiglia ci amiamo gli uni gli altri con affetto sincero.
Noi ti preghiamo


O Signore che sei nato nel buio della notte, rischiara anche le tenebre di questo nostro tempo, perché dove sembra vincere il male e la durezza di cuore, i rancori e le divisioni, noi tuoi discepoli sappiamo invece far spazio al Vangelo che illumina e scalda la vita.
Noi ti preghiamo


O Signore fa’ che non ci spaventiamo della nostra umile dimensione, ma ne facciamo la forza che ci spinge a cercare in te, e non altrove, la forza e la grandezza.
Noi ti preghiamo


Riempi o Padre santo i nostri occhi delle visioni e dei sogni del vangelo. Fa’ che non vinca in noi il realismo triste e rassegnato che accetta il mondo così come è, ma con ambizione e perseveranza fa’ che viviamo a partire da noi stessi la forza trasformatrice del Vangelo
Noi ti preghiamo




O Signore Gesù fa’ che non manchi mai il sostegno necessario ai poveri e ai bisognosi. Ascolta il grido di chi invoca da te l’aiuto che non trova dai fratelli e dalle sorelle.
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Padre misericordioso per tutti coloro che soffrono: i malati, gli anziani, i deboli, chi è senza casa, i prigionieri, le vittime della guerra e della violenza. Dona a tutti loro pace e salvezza.
Noi ti preghiamo.



Guarda con amore o Dio di ogni bontà a tutti quelli che ci hanno lasciato per raggiungerti in cielo. Non guardare al loro peccato, ma alla fede di quanti ti invocano perché splenda su tutti loro la luce perpetua della tua misericordia.
Noi ti preghiamo


Guida i passi o Signore Gesù di tutti quelli che annunciano il vangelo. Fa’ che con la loro testimonianza piena di amore e di bontà rivelino a chi non ti conosce il vero volto di Dio.

Noi ti preghiamo

lunedì 23 gennaio 2017

III domenica del tempo ordinario - anno A - 22 gennaio 2017




Dal libro del profeta Isaia 8,23b - 9,3
In passato il Signore umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti. Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Mádian.

Salmo 26 - Il Signore è mia luce e mia salvezza.
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore, tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Dalla prima lettera di Paolo Apostolo ai Corinzi 1,10-13. 17
Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire. Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E io di Cristo». È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo? Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.

Alleluia, alleluia alleluia.
Gesù predicava il vangelo del Regno
e guariva ogni sorta di infermità nel popolo
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo 4, 12-23
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

Commento

Cari fratelli e care sorelle, il Vangelo appena ascoltato ci presenta un momento di svolta nella vita di Gesù. Giovanni è stato arrestato, la sua voce è messa a tacere, e il Signore avverte che è arrivato il momento di intraprendere un nuovo cammino e farsi un annunciatore ma, ancor di più, un realizzatore, con le parole e con i gesti, del Vangelo. È un grande cambiamento per Gesù, egli lascia il suo ambiente, il paese in cui è cresciuto, compie come un esodo dalla sua vita di sempre, dalle abitudini e da tutto ciò che gli è noto e familiare per andare incontro a un futuro incognito.
Il Vangelo sottolinea che egli lo fa “perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia.” Gesù cioè non intraprende un nuovo cammino sull’onda della sua genialità o dell’originalità di un’idea personale, ma sempre e solo per realizzare una volontà non sua, un disegno già delineato dal Padre e preannunciato nella Scrittura. Egli fin dai suoi primi passi si manifesta come l’umile che compie la volontà del Padre, fino alla fine, come dirà nell’orto degli ulivi: “non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22,42) o altrove ai discepoli: “sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
Noi non sempre teniamo ben presente questa realtà. Più spesso riteniamo infatti che Gesù sia un supereroe geniale e dai poteri straordinari, una persona dalla forte e originale personalità, e per questo in grado di compiere scelte così fuori dal normale. Così facendo ci poniamo al riparo dalla necessità di fare anche noi altrettanto. Sì, certo, Gesù è Dio, non possiamo dimenticarlo, ma egli insiste nel dire che lui non è altro che l’esecutore della volontà del Padre che è stata manifestata tutta intera anche agli uomini ed espressa nella sua Parola, e che quello che fa lui lo può fare chiunque si ponga con umiltà nel suo stesso atteggiamento di filiale docilità al Padre. A questo proposito egli dirà: “chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste.” (Gv 14,12)
Immediatamente dopo la prima osservazione, l’evangelista Matteo ci propone come un’estrema sintesi della missione cui Gesù sente di essere chiamato per compiere la volontà del Padre: "Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino»." Egli innanzitutto vuole far conoscere come il Regno dei cieli, cioè il disegno di Dio per la vita degli uomini, sia alla nostra portata, vicino, realizzabile e che vale la pena spendere la vita per attuarlo qui subito fra di noi. Questa è la conversione di cui egli parla nei suoi discorsi: cambiare idea circa la realizzabilità del bene concreto. Troppe volte noi lo abbiamo trasformato in un ideale, un’utopia, l’illusione di persone ingenue. Che chi soffre trovi consolazione, che a chi è povero e oppresso sia fatta giustizia e data la possibilità di vivere dignitosamente, che chi è solo trovi l’amore che lo accompagni, che dove c’è guerra torni la pace, dove c’è odio la riconciliazione, non sono pie illusioni o vuoti auguri, ma altrettanti motivi per i quali cominciare da subito a vivere diversamente, cioè a convertirci. Ovvero Gesù ci dice: nel mondo c’è troppa ingiustizia e vorresti che non fosse più così? Vivi per primo tu la giustizia. Non vuoi che ci sia guerra? Vivi la pace con tutti. Ti sembra inaccettabile che ci sia chi soffre la fame mentre alcuni hanno troppo, comincia tu ad offrire del tuo a chi ha bisogno. Ecc… Cioè il Regno non si realizza solo quando tutti i problemi del mondo si risolvono, ma se tu cominci a vivere fin da ora secondo le sue leggi di amore, pace e misericordia.
Tante volte noi, ammettiamolo, ci facciamo invece annunciatori di un contro-Vangelo che nega il messaggio di Gesù. Ci diciamo realisti, esperti, conoscitori della vita e di come va il mondo per affermare che il Regno è lontano, in cielo o nei sogni, che non arriveremo mai a viverlo, che cercare di realizzarlo è per gli stupidi e gli illusi, e che pertanto è meglio non fare nemmeno quello che è possibile fin da subito.
È l’atteggiamento naturale degli uomini e delle donne di ogni tempo.
Forse proprio per questo l’evangelista Matteo subito dopo ci fa vedere come invece Gesù incontrò persone che diedero ascolto al suo annuncio e fecero come lui: lasciarono quello che gli era familiare e direi anche necessario, come il lavoro, la famiglia, la casa, il ruolo sociale, per sottomettersi alla missione di diffondere il messaggio che Gesù aveva fatto loro giungere: non solo che il Regno lo si può vivere, che è realizzabile, ma che impegnarsi a concretizzarlo è il modo migliore di vivere. Essi lo intuirono vedendo e ascoltando Gesù. Ad essi in fondo non chiedeva altro che fare quello che lui per primo aveva fatto, non cose impossibili, ma solo sottomettersi alla volontà del Padre che vuole che si realizzi il bene per ogni uomo e ogni donna del mondo. Il loro non è un sacrificio di rinuncia, anzi è la scoperta di un tesoro prezioso. Quando, più in là, in un momento di sconforto i discepoli chiesero a Gesù che cosa gli faceva guadagnare la loro scelta di lasciare tutto, Gesù apri loro gli occhi, dicendo: “non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.” (Mc 10,29-30)
È la prospettiva che Gesù oggi propone anche a noi: lasciarci persuadere che la nostra vera ricchezza e salvezza è nel realizzare docilmente la volontà del padre che ci viene presentata nel Vangelo, per divenire, assieme a Gesù, eredi della vita eterna.

  
Preghiere  

O Signore Gesù vieni e visita la nostra vita. Fa’ che ascoltando il tuo invito ti seguiamo docilmente come discepoli e figli obbedienti.
Noi ti preghiamo


O Signore che ci vieni incontro e ci rivolgi la tua Parola fa’ che l’accogliamo come liberazione dal giogo pesante del nostro egoismo e orgoglio. Rendici capaci di conservarla e meditarla nel cuore come fece Maria.
Noi ti preghiamo


O Dio del cielo, tu che hai seminato con pazienza il seme buono della Parola nel terreno accidentato della nostra vita, aiutaci a dissodarlo dai sentimenti di diffidenza e disillusione per poter godere della gioia di una mietitura abbondante.
Noi ti preghiamo


Fa’ o Dio che, vivendo il Vangelo della docilità alla volontà del Padre  la nostra gioia sia moltiplicata e la nostra vita sia arricchita dal centuplo che tu prometti ai discepoli.
Noi ti preghiamo


Proteggi o Padre buono ogni uomo e ogni donna che è fragile  e indifeso: i poveri, i malati, gli anziani, i bambini, chi è senza casa e senza famiglia. Salva quanti sono stati colpiti dalla forza della natura. 
Noi ti preghiamo


Ti invochiamo o Dio della pace per tutti i popoli in guerra. Per le nazioni sconvolte dalla violenza: la Siria, il Libano, l’Iraq, la Libia. Dona a tutti pace e salvezza.
Noi ti preghiamo.


Guida o Signore Gesù i passi di chi ti cerca e fa’ loro incontrare discepoli annunciatori e testimoni del Vangelo. Aiuta l’umanità intera a sperare in te e ad invocare con fiducia il tuo Nome.  
Noi ti preghiamo

Perdona o Padre buono le nostre colpe e cancella il nostro peccato, perché anche per causa nostra il regno tarda a realizzarsi sulla terra. Fa’ che con umiltà lavoriamo perché la nostra vita sia un terreno fertile per la pianta del Vangelo.
Noi ti preghiamo


venerdì 13 gennaio 2017

II domenica del tempo ordinario - Anno A - 15 gennaio 2017




Dal libro del profeta Isaia 49, 3. 5-6
Il Signore mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria». Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele – poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza – e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra».

Salmo 39 - Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.
Ho sperato, ho sperato nel Signore, +
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».

«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».

Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 1, 1-3
Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!

Alleluia, alleluia alleluia.
Il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 1, 29-34
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Commento
Cari fratelli e care sorelle, ancora una volta il Vangelo ci presenta Gesù che va incontro a Giovanni. Abbiamo visto più volte, in questi giorni di Natale come Gesù si presenti essenzialmente come Dio che va incontro agli uomini. Il Natale stesso è la festa che ricorda quando Dio è venuto incontro agli uomini, nascendo in mezzo a noi. Il cristianesimo è la fede in un Dio vicino all’uomo, tanto che prende l’iniziativa di andargli incontro, perché non sopporta la distanza da lui e fra gli uomini.
Questa realtà riguarda tutti gli uomini. Dio ci si fa vicino in tanti modi, ma principalmente con la sua Parola che in qualche modo rende viva la sua presenza in mezzo a noi, ancora dopo tanti secoli. E la domenica è il giorno in cui Dio ci si fa più vicino ancora, con la Parola e il suo stesso corpo, l’Eucarestia.
Spesso noi invertiamo la prospettiva e crediamo di essere noi che “concediamo” la nostra presenza alla Messa, nonostante tutto quello che abbiamo da fare. Lo si vede molto chiaramente in tanti atteggiamenti di sciatteria, come ad esempio il venire tardi, o la distrazione, l’essere presi dalle nostre cose, la scarsa disponibilità a partecipare col canto o la preghiera. Tante volte tanti di noi dicono con il loro modo di essere a Messa: già è tanto che ci sono, figuriamoci se c’è bisogno di altro!
Giovanni però non pensa così. Egli nota subito Gesù che gli viene incontro e dice a chi gli sta accanto: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!” Sì, Gesù viene incontro all’uomo per togliere il peccato che consiste essenzialmente nel nostro mantenere le distanze da Dio.
Noi siamo abituati a individuare il peccato in alcune azioni sbagliate. Ma il peccato non è l’errore di una volta, piuttosto è una scelta di fondo, quella di tenere Dio lontano da sé, nonostante questi cerchi di starci vicino. E il Signore tanto più insiste nel volerci essere accanto quanto più avverte che il male ci trascina con sé e vuole separarci da lui. È questa scelta di fondo il peccato, il quale poi a sua volta può generare azioni malvage, ma anche una vita spesa solo per se stessi, senza fare qualcosa di male, ma senza nemmeno compiere il bene è una vita di peccato, perché lascia che il male ci tenga lontano da Dio. In questo caso esso si manifesta nell’irrilevanza che diamo al Signore, alle sua parole, ai suoi insegnamenti, pur senza compiere chissà quali azioni malvage.
Ma come uscire da questa condizione di indifferenza e distanza da Dio?
Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui lo riconosce per la mitezza e inoffensività dell’agnello. Gesù non si impone all’attenzione con forza, ma con la persuasione di una umanità mite, generosa, disponibile e buona; per questo il battista dice che è “colui che toglie il peccato”: non combatte il male che è in noi con le armi di questo mondo, ma corrodendone la forza con un’altra forza più forte, quella del voler bene. “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore” dirà infatti Gesù alle folle che lo stavano ad ascoltare (Mt 11,29).
Poi Giovanni aggiunge un’osservazione che ci può sembrare un po’ strana: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Giovanni cioè riconosce che nella sua vita ci sono priorità: tutto non comincia e finisce con me stesso, e quello che io penso e dico non è ciò che conta di più. Egli riconosce nella sua vita qualcuno che viene prima di sé, e alla cui autorità egli cede volentieri. Lo aveva detto sul Giordano, quel giorno che Gesù era venuto a chiedergli il battesimo: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?
Giovanni non ha difficoltà ad ammettere la priorità di Gesù sulla sua vita ed a lui si affida, anche quando non capisce, come nel caso dell’incontro con Gesù sul Giordano: non sa come mai egli sia venuto proprio da lui, ma fa’ comunque come lui gli dice.
C’è in lui quell’atteggiamento cedevole e malleabile che a volte noi rifiutiamo, come un segno pericoloso di debolezza. Egli si sottomette a chi “viene prima di lui” e non pretende, come noi, di essere sempre noi a decidere e ad avere l’ultima parola. A volte ci infastidiamo se le nostre vicende non seguono i nostri piani. Piuttosto, proviamo, con Giovanni, a leggere in essi un disegno diverso dal nostro, quello che Dio ha per noi, fiduciosi che questo non potrà che essere il nostro bene. Accettiamo che la nostra storia sia indirizzata dalla parola e dalla volontà di uno “che viene prima di noi”. A volte cambiare la prospettiva con cui giudichiamo le cose ce la fa comprendere meglio e più in profondità.
Infine Giovanni conclude le sue parole ricordando che c’è un battesimo di Spirito che è superiore a quello di acqua che lui ha amministrato alle folle che lo cercavano. Cioè al di sopra di tutto, anche della correttezza e dell’onestà di chi si può dire limpido come chi si è purificato con l’acqua, c’è un dono da ricevere più grande e più forte, lo Spirito del suo amore. Sì, chi accetta di stare con lui, cioè conserva le parole e i gesti di Gesù e li confronta con le scelte della propria vita quotidiana, viene avvolto dal suo Spirito che riscalda il cuore e illumina la mente con una intelligenza dell’amore che fa comprendere e accettare le cose della vita in modo diverso.
Lo capisce solo chi lo vive, come tutte le cose vere e profonde della vita. Lasciamoci allora avvicinare da Gesù che ci viene incontro, non scappiamo spaventati dalla novità di quello che dice e fa’. Non chiudiamo la porta credendo di sapere già e di avere capito già. Non ci voltiamo dall’altra parte per inseguire i sogni e i modelli di successo che ci promettono felicità e benessere, ma poi non mantengono. Volgiamo a lui i nostri occhi e le nostre orecchie e prepariamoci ogni domenica ad un incontro importante: Dio ci viene incontro e noi non possiamo presentarci così come capita, ma con l’abito buono dell’attenzione e dell’umiltà, della docilità di chi si fa discepolo di un agnello che con la sua mitezza e umiltà è venuto a cancellare dalla nostra vita il peccato della distanza da Dio.

  
Preghiere 

O signore Gesù, ti ringraziamo perché continui a venirci incontro e a cercarci per restare con noi. Aiutaci a non sfuggirti e ad accoglierti sempre con gioia,
Noi ti preghiamo


Perdona il nostro peccato o Dio, quando ci chiudiamo in noi stessi e pensiamo di sapere già da noi qual è il nostro bene. Apri il nostro cuore perché diveniamo tuoi discepoli docili,
Noi ti preghiamo



O Signore Dio fa’ che accettiamo che la priorità non sono io stesso, il mio interesse e ciò che penso e dico io. Aiutaci a imparare da Giovanni l’umiltà di accoglierti e seguirti, per compiere non la nostra, ma la tua volontà,
Noi ti preghiamo


Suscita in noi o Dio un cuore pieno di Spirito, perché non ci accontentiamo di non fare niente di male, ma cerchiamo con tutta la nostra forza di compiere il bene che tu insegni,
Noi ti preghiamo


Proteggi o Padre del cielo chi è povero e nel bisogno. Sostieni chi soffre nel corpo e nello spirito per la malattia e la solitudine; chi è senza casa, lavoro e famiglia; chi è schiavo dell’odio e della sopraffazione; chi è colpito dalla guerra e dalla violenza,
Noi ti preghiamo


Dona la tua pace o Signore Gesù ai popoli in conflitto. Riconcilia i cuori segnati dal dolore e dal lutto e dà il coraggio della speranza a chi non riesce più a volere il bene dell’altro,
Noi ti preghiamo.


Guida e proteggi o Dio il papa Francesco e fa’ che le sue parole ed il suo esempio conducano a te il gregge della Chiesa che gli hai affidato,
Noi ti preghiamo


Proteggi le comunità dei discepoli ovunque radunate nel mondo. Dona loro di essere fermento di vita buona e di pace dove esse vivono ed operano,
Noi ti preghiamo




sabato 7 gennaio 2017

Festa del Battesimo del Signore - Anno A - 8 gennaio 2017




Dal libro del profeta Isaia 42, 1-4. 6-7
Così dice il Signore: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità. Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento. Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre».

Salmo 28 - Il Signore benedirà il suo popolo con la pace.
Date al Signore, figli di Dio,
date al Signore gloria e potenza.
Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo.

La voce del Signore è sopra le acque,
il Signore sulle grandi acque.
La voce del Signore è forza,
la voce del Signore è potenza.

Tuona il Dio della gloria,
nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!».
Il Signore è seduto sull’oceano del cielo,
il Signore siede re per sempre. 

Dagli Atti degli Apostoli 10, 34-38
In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti. Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui».

Alleluia, alleluia alleluia.
Si aprirono i cieli e il Padre disse:
«Questi è il mio Figlio amato: ascoltatelo».
Alleluia alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 3, 13-17
In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Commento
Cari fratelli e care sorelle, il vangelo di Matteo appena ascoltato ci parla dei primi passi della vita pubblica di Gesù. Lo abbiamo lasciato bambino, scampato alla persecuzione di Erode, profugo in Egitto, nato in un luogo sconosciuto e periferico. Niente di questa storia ha del portentoso o del grandioso. Tutto è piccolo, semplice e umile. Lo abbiamo visto a Natale: Dio sceglie di nascere in una mangiatoia di animali, eppure tutti quelli che lo visitano, dagli umili pastori ai sapienti Magi venuti dall’oriente, chinano il capo e si sottomettono a lui come al loro Signore. E oggi lo troviamo a chinare lui il capo davanti a Giovanni per ricevere il battesimo in questo suo primo atto, dopo anni di vita normale, in cui si rivela la sua identità e lo scopo della sua venuta.
Dice il vangelo che Gesù “dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui”. E’ Gesù che si muove verso Giovanni, intraprende un viaggio per raggiungere il luogo dove lui stava. E’ la storia del Natale: Dio si fa vicino di sua iniziativa, accorcia le distanze, si incammina dal cielo per giungere fino a noi. È questo il fatto straordinario che si cela dietro l’ordinarietà dei fatti di Betlemme. E’ un fatto inaudito e mai visto che avviene dentro la vita normale di gente comune. È quello che Dio vuole fare con ciascuno di noi. Il vangelo infatti non è storia di gente straordinaria, eroi dello spirito o grandi per nascita o virtù innate. La straordinarietà viene dalla presenza di Dio che si fa così piccolo proprio per entrare nelle nostre umili vite. I cristiani infatti non sono diversi dagli altri, se non per il fatto che accolgono Gesù che vuole nascere nella loro vita, cioè animarla di uno Spirito nuovo e portarla su strade diverse dall’ordinario. A noi chiede solo di sottometterci a lui e accoglierlo come Signore, come fecero i pastori e i Magi, come fa anche Giovanni, vediamo oggi.
Giovanni davanti a Gesù che gli si presenta con umiltà per chiedere il battesimo ha una reazione istintiva: “Giovanni però voleva impedirglielo”. Sì  è vero lo fa per umiltà, con buona intenzione, ma comunque sia vuole impedire a Gesù di compiere quella che è la sua volontà. A volte anche noi abbiamo una idea bassa di noi stessi, ci sentiamo troppo piccoli per le imprese straordinarie che il Signore ci prospetta. Ci sentiamo umili, indegni e inadeguati per l’ambizione di divenire luce e sale della terra, e anche noi vogliamo impedire a Gesù di compiere attraverso di noi la missione per cui è stato mandato. Gesù esorta Giovanni a “Lasciar fare”, perché si compia ciò per cui lui è venuto sulla terra. Sì, invece di essere cedevoli con il mondo che ci impone i modelli e i comportamenti che egli decide, piuttosto cediamo a Gesù. Infatti assai spesso l’uomo di oggi si vanta di vivere all’insegna dell’indipendenza e dell’autonomia e rifiuta di chinare il capo a Gesù per non sottomettersi a nessuno se non a se stesso, ma poi si ritrova schiavo di mille paure e pronto a fare mille compromessi per salvaguardare il proprio benessere e tranquillità. Il mondo lo sa e ci propone di rinunciare alla nostra libertà in cambio della sicurezza di un angoletto tranquillo.
Davanti a questo Gesù ci invita a non lasciar decidere al mondo cosa dobbiamo essere, ma di “Lasciar fare” a lui. Ogni volta che abbiamo accettato questo invito abbiamo sperimentato la forza di un amore che vince ogni paura e libera dalla schiavitù della tristezza e della rassegnazione.
Giovanni lascia fare a Gesù e si sottomette alla sua volontà. Il risultato di questa docilità è che una volta che Gesù riceve il battesimo da Giovanni ed esce dalle acque i cieli si aprono. Come nel Natale il cielo si è aperto a Betlemme sopra i pastori facendo vedere le moltitudini degli angeli salire e scendere, cioè mettere in comunicazione il mondo degli uomini con quello di Dio, così, di nuovo, il cielo si apre sopra Giovanni e Gesù sulle rive del Giordano. Il cielo non è più impenetrabile e chiuso. Il futuro si apre alla speranza e una nuova prospettiva si profila all’orizzonte dell’umanità. Dio parla con gli uomini, il suo volere non è più nascosto dalle nubi, il mistero è svelato, il volto divino non dà più la morte a chi lo vede, come era nell’Antico Testamento, ma ha i tratti miti di Gesù, che tutti possono avvicinare e conoscere, come un amico, una persona alla propria portata.
Spesso siamo noi stessi a chiudere il cielo che Gesù ha aperto con la sua nascita e manifestazione gloriosa sulle rive del Giordano. Siamo noi a dire che il nostro futuro è segnato, bloccato dalle scelte già fatte, segnato in modo irreversibile da ciò che il mondo ha voluto fare di noi. Da adulto come posso cambiare? La mia vita ormai è fatta. Ma anche a diciotto, venti anni, i giovani vedono il loro futuro bloccato dalla crisi economica, e hanno paura dei rapporti umani importanti perché hanno visto che troppo spesso essi portano, come fosse un destino ineluttabile, alla delusione e al fallimento.
Il vangelo del battesimo di Gesù vene oggi a dirci che no, il futuro non è bloccato e il cielo è aperto sopra di noi. Persino a Nicodemo, che era anziano, Gesù dice che sì, si può rinascere, se si rimane aperti allo Spirito che viene mandato dal Padre. Ed infatti lo Spirito scese su Gesù e inondò il Giordano e tutti quelli che vi si trovavano. A Natale lo Spirito si è diffuso nel mondo. Lo abbiamo avvertito pochi giorni fa qui a Santa Croce quando circa 150 poveri si sono riuniti per festeggiare la nascita del Signore Gesù. Uno spirito che spazza le paure e le incertezze di chi si lascia inondare da lui.
Dio si compiace quando qualcuno si sottomette a Gesù che vuole visitare la sua vita, non resiste e lascia fare a lui. Una voce forte scende dal cielo e sovrasta il chiacchiericcio confuso e banale, il vuoto di significato di troppe parole inutili ed esprime la soddisfazione di Dio che vede raggiunto lo scopo della sua lunga storia di compagnia all’umanità: riuscire a stare con l’uomo, essere accolto come suo compagno e Signore.
Dopo le feste che si sono appena concluse, forse con un po’ di frastuono e confusione eccessivi questa è la prospettiva che si apre per il tempo che viene: far spazio nella nostra vita a Dio che è venuto per stare con noi e aprire il cielo chiuso della chiusura e dell’incomunicabilità con lui. Se lo faremo nella quotidianità della vita gusteremo anche noi quel compiacimento di Dio, gioia autentica e non passeggera, felicità di una vita libera dalle paure e riempita dall’amore di Dio.

 Preghiere 

O Signore Gesù che ti sei manifestato sulle rive del Giordano come il Figlio amato di Dio aiutaci ad accoglierti come Signore della nostra vita,
Noi ti preghiamo


Fa’ o Signore che siano vinti il nostro orgoglio e le resistenze del nostro cuore, perché con docilità accogliamo la tua parola e la mettiamo in pratica.
Noi ti preghiamo


O Signore, fa’ che i cieli si aprano sul capo dei tanti popoli che soffrono per la guerra e la violenza e l’angelo della pace annunci presto la fine di ogni conflitto.
Noi ti preghiamo


O Gesù che sei venuto per incontrare ognuno di noi da vicino, aiutaci a non fuggire le occasioni che tu ci dai di riconoscerti amico e fratello quando ci parli nel Vangelo e ci suggerisci il bene da compiere.
Noi ti preghiamo

Guida e proteggi o Signore ogni uomo che rinuncia a fare il proprio interesse per cercare il vantaggio degli altri. Ispiraci azioni buone perché le possiamo compiere.
Noi ti preghiamo


Consola o Padre di eterna bontà tutti coloro che sono nel dolore: i malati, i sofferenti, chi è senza casa e famiglia, i prigionieri, gli afflitti dalla violenza e dalla guerra. Dona guarigione e salvezza al mondo intero.
Noi ti preghiamo.


Fa’ o Padre buono che ogni uomo sia raggiunto dalla notizia della tua nascita. Perché il Vangelo di Natale sia annunciato a tutti e susciti in ciascuno la gioia sincera dell’incontro col Salvatore della propria vita.
Noi ti preghiamo


Proteggi o Dio tutti i cristiani che ovunque nel mondo sono perseguitati e soffrono per la violenza: in Nigeria, Irak, Siria, Pakistan. Fa’ che presto il tuo nome sia ovunque amato e rispettato.
Noi ti preghiamo


giovedì 5 gennaio 2017

Cena di Natale - 4 gennaio 2017



La preparazione della cena del 4 gennaio 2017

Si è svolta il 4 gennaio scorso la tradizionale cena di Natale con le famiglie, gli immigrati, gli anziani, i senza dimora che durante l'anno aiutiamo in diversi modi. E' un'occasione, familiare e amichevole, per rinsaldare i rapporti che in molti casi hanno una storia di oltre 10 anni. La prima cena di Natale infatti si è tenuta nel 2005 e raccolse poche decine di persone nella chiesa di Santa Croce.


La cena del gennaio 2005

Quest'anno eravamo oltre 190 , fra vecchi e nuovi amici, giovani, adulti, anziani di tanti diversi Paesi del mondo, cristiani cattolici, ortodossi, evangelici e pentecostali, musulmani. 
Ad aiutare sono venuti anche diversi bambini del catechismo, con i loro genitori, che hanno sperimentato un modo diverso di festeggiare il Natale, servendo gli altri e divertendosi a farlo! Uno di loro commentava: "è stato un lavoro, ma anche un gioco", esprimendo bene come darsi da fare per gli altri rende più felici. 
A passare la serata con noi anche il pastore della Chiesa Evangelica Metodista di Terni, Pawel Gajewski, e un'amica della sua comunità. 


La cena del 2009



La cena del 2013




La cena del 2015



La cena del 2016




martedì 3 gennaio 2017

Festa dell'Epifania - Anno A - 6 gennaio 2017




Dal libro del profeta Isaia 60,1-6
Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Màdian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore.

Salmo 71 - Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.
O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.

I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 3,2-3a.5-6
Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

Alleluia, alleluia alleluia.
Abbiamo visto la tua stella in oriente
e siamo venuti per adorare il Signore
Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Matteo 2,1-12
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Commento

Cari fratelli e care sorelle, sono trascorsi pochi giorni da quando abbiamo ricevuto in questa casa l’annuncio della nascita del Salvatore. Lo abbiamo udito espresso in vari modi: il racconto di Matteo, ricco di dettagli e descrizioni, quello dell’evangelista Giovanni, così essenziale e spirituale, il racconto della reazione dei presenti, i pastori, e dello stupore di quanti ascoltarono da loro il racconto dell’accaduto. Oggi abbiamo udito come i segni di quanto stava accadendo il quella periferia sperduta del mondo raggiunsero i confini più lontani della terra, quell’ “oriente” da cui giunsero alcuni personaggi misteriosi, i Magi: forse dei re, o piuttosto dei sapienti, astronomi capaci di scrutare i segni del cielo. Sì, l’evangelista Matteo ci tiene a riportare come quella nascita porta con sé entrambi i segni, apparentemente contradittori, di un evento periferico, marginale, quasi anonimo quanto a collocazione geografica e sociale, e la sua portata universale, tanto da essere colta da chi non aveva niente a che fare con il contesto religioso e culturale in cui essa si è realizzata.
Apparente contraddizione, sì, perché con quel paradosso in realtà il Vangelo vuole farci vedere come la partecipazione a quell’evento non è determinata dalla prossimità geografica o dalla familiarità culturale con esso, ma dal desiderio di riceverlo nel profondo della propria esistenza come un segno importante. Infatti la stella così come il coro degli angeli non furono indirizzati solo ad alcuni, in segreto, di nascosto. Essi erano segni chiari e ben visibili, in pieno cielo, tanto che li percepirono sia gente rozza ed ignorante come i pastori quanto sapienti raffinati e di origine remota, come i Magi. Addirittura il vangelo mette in luce un altro paradosso: quando i Magi ingenuamente si rivolgono a Erode e ai sapienti di Gerusalemme essi non si stupiscono di niente, sanno già tutto: il come il dove e il quando deve realizzarsi quella promessa antica della venuta del Salvatore. Essi avevano tutte le coordinate per rendersi conto di cosa stava accadendo, ma non le tennero in nessun conto.
Fratelli e sorelle, questo racconto dicevo è paradossale, perché vuole mettere in luce le contraddizioni che sono nel nostro modo di vivere. Ci dice come per vivere l’incontro con Gesù che nasce di nuovo per stare con noi non basta saperlo, avere coscienza del fatto e del modo con cui si è realizzato. A noi quella stella, quel coro degli angeli sono ben noti, li conosciamo con dovizia di particolari, ma non ci dicono nulla. Anzi suscitano un certo fastidio, perché vengono a disturbare. Sì ci disturbano, perché sia la stella, come anche gli angeli, invitano a seguirli, a uscire dal conosciuto e dallo scontato per uscire allo scoperto e addentrarsi in un terreno nuovo, in cui non siamo padroni né a casa nostra, ma dove è re qualcun altro, Gesù. Sì la differenza è questa: la disponibilità a mettersi in cammino. Erode ha paura, sente minacciato il suo potere; i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo sono contrariati; la gente di Gerusalemme è turbata eppure nessuno di loro sente il bisogno di uscire di casa e fare i pochi chilometri che separano la città dalla borgata di pastori di Betlemme. Nessuno di loro trova motivi sufficienti per mettersi in cammino e uscire da proprio piccolo regno in cui è signore della propria vita per scoprire chi è quel nuovo re che viene a instaurare un nuovo regno di pace, giustizia, amore, felicità.
Fratelli e sorelle, questo è il nostro stesso problema: noi sappiamo già tutto, a volte fino alla noia. Sappiamo chi è Gesù, cosa ci propone, come è fatta la vita per lui, cosa conta di più per lui, a cosa, secondo lui, vale la pena affidarsi ecc… la stella l’abbiamo vista da tutte le angolature, ne conosciamo l’itinerario, la luminosità, il colore, la bellezza, ma di seguirla non ci viene in mente nemmeno lontanamente.
È questo il dramma del Natale: è divenuto un gioco, una pantomima di un fatto vecchio, noioso perché ripetitivo e scontato. Per questo si sente il bisogno di rivestirlo di tanti luccichini ed effetti speciali, addobbi e orpelli, perché di per sé, da solo, ci suscita solo noia.
Cari fratelli e care sorelle, quei magi invece scoprirono con gioia quel segno nel loro cielo spento. Si presero la briga di seguirlo, senza sapere dove sarebbero arrivati. Si portarono appresso poche cose, come chi fa un viaggio impegnativo, ma di valore, lasciandosi dietro tutto quello che è inutile, superficiale, posticcio. Credettero con ingenuità infantile che il loro atteggiamento sarebbe stato quello di tutti: stupore, gioia, curiosità, interesse, attesa, e invece trovarono solo fastidio, noia, paura. Alla fine quello che per loro ha contato è che trovarono Gesù. “Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.” La loro vita si riempie di felicità, di tenerezza, quel re gli fa scoprire la loro vera dimensione, umili figli, e fa emergere da sé le cose più belle e le fa brillare. La loro vita non è più la stessa, cambiano strada. Tornare a casa non è più lo scontato ripercorrere le vie di sempre, ma aprire nuovi sentieri, scoprire nuovi luoghi e nuove persone alle quali comunicare la gioia dell’incontro col Signore.
Cari fratelli e care sorelle, sia anche per noi il Natale dei magi, non il Natale di chi guarda dalla finestra annoiato, ma la novità di una uscita da sé, di una strada inedita, sconosciuta, avvincente, di incontri che ci rivelano la bellezza della compagnia del Signore.



Preghiere 

O Dio che ti sei fatto bambino per confondere con la tua umile semplicità i forti e per consolare i deboli, fa’ che usciamo dalle nostre vite per venire a contemplarti ogni volta che ascoltiamo la tua Parola,
Noi ti preghiamo


O Cristo, re e Signore umile, riempi della forza del tuo amore le nostre vite, perché animati dalla gioia dell’incontro con te andiamo anche noi come i pastori ad annunciare ciò che abbiamo udito e visto a Betlemme,
Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Signore perché come i Magi anche noi sappiamo piegare il ginocchio e chinare il capo per adorarti piccolo e indifeso, nei poveri, nei deboli, in chi ha bisogno di sostegno e conforto. Guida e benedici il nostro cammino verso di te,
Noi ti preghiamo


Ti ringraziamo o Signore perché hai riempito le nostre vite dei doni preziosi di una umanità mite, di parole buone, di azioni misericordiose. Continua a benedirci e ad aver pietà della nostra debolezza,
Noi ti preghiamo




Fa’ giungere o Padre misericordioso a tutti gli uomini l’annuncio gioioso del Natale perché in ogni popolo e in ogni lingua sia lodato il Dio bambino che è nato per la nostra salvezza,
Noi ti preghiamo


Senza di Te o Dio non possiamo nulla. Aiutaci a rinunciare all’orgoglio arrogante e al desiderio di imporci sugli altri per scoprire la bellezza del servizio ai fratelli,
Noi ti preghiamo.


Dona la tua pace al mondo intero, o Dio che riconcili i cuori e li apri alla fiducia. Fa’ che il tempo che viene sia guarito dalla piaga della guerra e della violenza,
Noi ti preghiamo



Donaci o Dio la vera sapienza che ci fa cogliere i segni della tua presenza e la via per raggiungerti. Fa’ che non smettiamo mai di cercarti,

Noi ti preghiamo