sabato 27 maggio 2017

Ascensione del Signore - Anno A - 28 maggio 2017




Dagli atti degli apostoli 1,1-11
Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

Salmo 46 - Ascende il Signore tra canti di gioia.
Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni 1, 17-23
Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore.
Egli la manifestò in Cristo,
quando lo risuscitò dai morti
e lo fece sedere alla sua destra nei cieli,
al di sopra di ogni Principato e Potenza,
al di sopra di ogni Forza e Dominazione
e di ogni nome che viene nominato
non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro.
Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi
e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose:
essa è il corpo di lui,
la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.

Alleluia, alleluia alleluia.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 28, 16-20
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.  Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Commento
Cari fratelli e care sorelle, il brano degli Atti degli apostoli che abbiamo appena ascoltato ci riporta le ultime parole rivolte da Gesù ai suoi prima di lasciarli definitivamente per ascendere al cielo col suo corpo. La sua ultima raccomandazione è quella di non perdere l’occasione che sarà loro offerta di “ricevere il battesimo nello Spirito”. Gesù si riferisce evidentemente alla discesa dello Spirito a Pentecoste, quando come lingue di fuoco Egli entrò nella vita di ciascuno di loro. È quello che rivivremo domenica prossima.
Gesù rievoca anche il battesimo di pentimento e conversione che Giovanni aveva impartito a tanti giudei sulle rive del Giordano e a lui stesso, mettendo in chiaro che esso era una preparazione, come Giovanni dice di se stesso: “voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada al Signore!” Era cioè la presa di coscienza che da soli non bastiamo a salvarci, che siamo fragili e incapaci di trovare con le sole nostre forze la via verso il bene che Dio ha preparato per noi. Questo è il battesimo “con acqua” di cui parla Gesù ai discepoli. È un battesimo indispensabile, perché senza una coscienza umile di sé, senza la convinzione del proprio bisogno profondo di essere salvati dal Signore non sappiamo dove andare e cosa cercare.
Ma da solo questo battesimo non basta. Infatti una volta aperta la strada al Signore con la coscienza chiara del nostro bisogno di lui, è necessario incamminarsi fino ad incontrarlo. È questo incontro personale il “battesimo in Spirito santo” di cui Gesù parla che ci permette non solo di conoscerlo, ma di restare con lui. È attraverso lo Spirito infatti che Gesù continua a essere presente in mezzo a noi, non più col suo corpo, come al tempo degli apostoli, ma con la forza trasformatrice del suo amore più forte di tutto, con la parola che scalda il cuore e apre squarci di comprensione della nostra vita, con l’esempio di chi ha fede il lui, con le vicende a volte straordinarie della storia dell’umanità, insomma con le infinite e multiformi manifestazioni dello Spirito agli uomini. È ciò cui fa cenno l’Apostolo, dicendo: “[Dio] illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore.” Sì, si tratta veramente di una forza inarrestabile e invincibile, che ci viene donata se noi l’invochiamo e la accogliamo.
Questo spiega perché oggi festeggiamo con solennità, con tutta la Chiesa, l’Ascensione di Gesù. Perché festeggiare una separazione? Perché dopo che il Signore ha compiuto la volontà del Padre vivendo fra gli uomini, morendo per loro e risorgendo il terzo giorno, per incontrarlo non c’è più bisogno di essersi trovati 2000 anni fa per le strade della Palestina, ma in ogni angolo del mondo possiamo averlo accanto vivo e vicino nel suo Spirito santo. Quella che era stata l’esperienza straordinaria di un pugno di uomini in un angolo sperduto del mondo diviene infatti, con l’Ascensione, una vita possibile per tutti, nei luoghi più disparati e nelle situazioni apparentemente meno adatte: dove tutto sembra negare la presenza di Dio lo Spirito entra e rende Dio operante attraverso i suoi discepoli che vi abitano.  
Il Signore sottolinea come questo non avvenga per magia. È quello che sembrano credere gli apostoli quando “gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?».” Gli undici cioè pensano: da ora in poi Dio ristabilirà il suo Regno e tutto troverà il suo compimento per opera sua. Non è questo però il piano di Dio: egli non scavalca l’uomo, non lo rende un inutile spettatore, ma il protagonista della storia della salvezza: “Ma egli rispose: «… riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».” Cioè il Signore afferma che nulla avverrà senza che loro stessi se ne facciano i promotori in prima persona. Dio manda lo Spirito, cioè suscita una nuova vita dentro il cuore di chi lo accoglie, gli dona i sentimenti e le parole giuste, la forza stessa invincibile del suo amore in modo tale che sarà lui a renderlo concretamente presente lì dove ancora non c’è, nelle vite di chi ancora non lo ha incontrato.
Possiamo dire allora che con l’Ascensione del Signore la storia dell’umanità e quella di Dio conoscono il sigillo che le intreccia in maniera irreversibile. Nell’Oriente cristiano infatti questa festa è intimamente connessa con quella dell’incarnazione, il Natale. Con la nascita infatti Dio scende e inabita la natura umana in tutte le sue dimensioni. Ma con l’ascesa del Signore col corpo nel quale si era incarnato la natura umana entra a far parte definitivamente della vita di Dio. essa non è stata solo un temporaneo mezzo utilizzata da Dio per farsi intravedere, quasi un “travestimento temporaneo” per essere più convincente. Ora la natura umana, la sua carne, la storia che la determina, le vicende che ha attraversato diventano una parte integrante della vita divina. Gesù sarà per sempre col suo corpo, cioè con la sua storia terrena, con i ricordi, con le esperienze vissute con noi. La dimensione storica umana è entrata definitivamente a far parte della vita di Dio.
Questo significa che non solo non c’è contraddizione né disprezzo per la storia e la realtà terrena da parte di Dio, ma anche che noi uomini siamo in grado di vivere con lui e come lui se non ci chiudiamo al soffio dello Spirito. Con questa certezza e speranza che la festa di oggi ci offre poniamoci allora in attesa dello Spirito, perché il suo erompere travolgente ci trascini lontano da noi stessi, come una corrente di acqua viva che fa uscire dalle acqua paludose e ferme di una vita sempre uguale per affrontare con la guida del Signore la navigazione in alto mare alla quale egli ci chiama, per sperimentare con lui l’ampiezza e la profondità dell’amore vero e la possibilità di attraversare le distanze più grandi per incontrare gli altri, per quanto le loro sponde possano sembrarci diverse e lontane .


Preghiere 

O Signore Gesù che ascendi al cielo dopo aver vissuto l’amore per gli uomini vittorioso sul male e sulla morte, dona anche a noi il tuo Spirito, perché diveniamo annunciatori del Vangelo e operatori di pace vera.
Noi ti preghiamo


Suscita in noi, o Padre del cielo, il desiderio di renderti vicino a tutti quelli che ancora non ti conoscono. Dona alle nostre parole e alle nostre azioni la forza del tuo Spirito che scalda i cuori e apre le menti.
Noi ti preghiamo


Senza di te, o Signore Gesù, le nostre vite sono prive della guida e dell’amico. Manda ancora il tuo Spirito a difenderci dal male e a suscitare in noi una vita nuova.
Noi ti preghiamo


O Dio onnipotente proteggi il soffio del tuo Spirito dai venti impetuosi della vita, perché gli affanni e le preoccupazioni non soffochino il suo dilagare nel mondo, oggi e per sempre,
Noi ti preghiamo


Accompagna con lo Spirito consolatore, o Padre del cielo, tutti coloro che ti invocano: i poveri, i sofferenti, i malati e i disperati. Suscita in noi compagni fedeli e amici capaci di sostenere chi è nel bisogno.
Noi ti preghiamo


Con forza o Padre ti invochiamo perché l’annuncio del vangelo raggiunga tutti coloro che ancora non ti conoscono. Per i testimoni della Parola e i predicatori del perdono e della riconciliazione: fa che la forza del tuo Spirito li sostenga e li ispiri,
Noi ti preghiamo.


Dona ad ogni tuo discepolo, o Signore Gesù, di essere cosciente della sua fragilità e del bisogno di salvezza, perché apra il cuore al battesimo nello Spirito e lo invochi come suo difensore e consolatore,
Noi ti preghiamo
  

Riempi o Dio onnipotente il nostro papa Francesco dei doni dello Spirito, perché la chiesa, rafforzata nell’amore e confermata nella fede, sia porto sicuro e arca di salvezza per tutti i popoli della terra.

Noi ti preghiamo

sabato 20 maggio 2017

VI domenica del tempo di Pasqua - Anno A - 21 maggio 2017




Dagli Atti degli Apostoli 8, 5-8. 14-17
In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città. Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

Salmo 65 - Acclamate Dio, voi tutti della terra
Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!

A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini.

Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno.

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio, +
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 3, 15-18
Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.

Alleluia, alleluia alleluia.
Se uno mi ama, osserva la mia parola,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 14, 15-21
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, ci troviamo nel tempo liturgico chiamato “di Pasqua”, perché segue immediatamente l’annuncio pasquale della resurrezione di Gesù, in attesa del momento in cui il Signore ci invierà lo Spirito, nella festa di Pentecoste, come ha promesso prima di lasciare gli apostoli. Lo abbiamo ascoltato poco fa nel racconto del Vangelo di Giovanni.
Anche questo nostro tempo è quindi un tempo di attesa, come l’Avvento, nel quale siamo invitati anche dalle letture della liturgia, man mano che la Pentecoste si avvicina, a vivere aspettando la venuta su ciascuno di noi dello Spirito.
Ma che bisogno ne abbiamo? L’invito di Gesù a ricevere lo Spirito viene dalla coscienza che non serve a niente sapere della resurrezione di Gesù, esserne venuti a conoscenza, se questa novità non suscita in noi il desiderio di farne il motore del nostro agire. Resurrezione significa infatti, lo abbiamo detto più volte, la vittoria della forza del bene, dell’amore, sopra il grande potere del male, perfino quello della morte. Ora questa realtà finché rimane un concetto astratto non serve a niente, ma se ci crediamo fino a farne la logica del nostro stesso modo di agire, cambia tutto, niente è come prima. Lo Spirito è quella fiducia, ingenua e serena, quel desiderio di credere al bene, di cercarlo, quella passione che spinge verso l’altro, i fratelli e il Signore stesso, che ci permettono di fare della forza della Resurrezione la nostra stessa forza. Per questo Gesù lo chiama “il Paraclito”, una parola greca che significa colui che invochiamo per stare accanto a noi, per sostenerci, proteggerci, guidarci.
Senza di esso la nostra fede è sterile, è una dottrina senza vita e senza significato, un sapere vuoto e inutile. Attendiamo allora con fiducia e invochiamo lo Spirito, perché ci guidi a vivere la fede in Gesù risorto nel nostro vivere quotidiano.
Tante volte, cari fratelli e care sorelle, facciamo a noi stessi promesse e buoni propositi, ma restiamo delusi perché non si traducono in azioni concrete. È lo stesso di una fede senza Spirito: a parole esprime fiducia nell’amore, nella forza del bene, disponibilità e vicinanza ai fratelli, specialmente i più bisognosi. Lo diciamo qui a messa, nelle nostre preghiere, recitando, spesso senza nemmeno rendercene troppo conto, le formule della liturgia che sono una sintesi di fiducia in Dio, di disponibilità a fare il suo volere, di prontezza a vivere secondo il Vangelo, ma poi le nostre azioni corrispondono a questi impegni presi a parole? Sì, rischiamo anche noi di vivere una fede di buoni propositi: da un lato tante buone parole e dall’altro azioni che seguono invece altri orientamenti. È quello che dice Gesù: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce.” Bisogna imparare ad amare non a parole, ma con i fatti che Gesù stesso ci suggerisce nel Vangelo, e per farlo dobbiamo invocare che Dio invii lo Spirito, cioè la convinzione e il desiderio di vivere così. Gesù aggiunge che il mondo non può riceverlo, perché non lo vede e non lo conosce. Il mondo infatti, cioè la gente che vive senza dare valore al Vangelo, pur conoscendolo, non vede e non conosce la necessità di seguire la volontà di Dio, perché non ha mai sperimentato la bellezza, l’umanità, la dolcezza del seguire gli insegnamenti di Gesù. Ma noi, almeno una volta nella vita, abbiamo sentito quanto era bello compiere gesti di amore gratuito, essere generosi e solidali con chi è nel bisogno, senza cercare ricompensa, scoprire nella nostra vita la benedizione e la protezione di un Dio che ci ama fin da prima della nostra nascita.
Per questo, in questo tempo di “Avvento dello Spirito” invochiamo la sua discesa, cerchiamo con impazienza il dono di una forza di bene che ci permette di vivere come Gesù, di prendere, come dicevamo domenica scorsa, il suo “posto”, che è il migliore e il più felice. Farlo non è difficile, ma anzi è alla portata di tutti. Gesù dice infatti: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui.” È un invito concreto a confrontare le nostre azioni e scelte con quanto Gesù ha insegnato. Ogni volta che lo facciamo il Signore starà con noi, ci sosterrà nella scelta, ci darà coraggio e fiducia. Non spaventiamoci prima di farlo, come davanti ad una impresa impossibile, perché voler bene e fare il bene è possibile a tutti. Chiediamo la forza dello Spirito e niente sarà per noi più impossibile.




Preghiere 


O Spirito di Dio scendi su di noi e resta nella nostra vita, perché sappiamo accoglierti come guida sicura, difensore dai pericoli, forza di amore verso tutti.
Noi ti preghiamo


O Dio Padre misericordioso, non ti sdegnare per il nostro rifiuto a farci guidare da te, ma suscita in noi il pentimento e il desiderio di averti sempre vicino.
Noi ti preghiamo





O Signore Gesù che con insistenza rassicuri i tuoi discepoli che tu non li abbandonerai mai, fa’ che non siamo noi a lasciarti per seguire con orgoglio noi stessi. Aiutaci ad ascoltare sempre con fiducia e disponibilità la tua volontà.
Noi ti preghiamo



Ti ringraziamo o Dio del cielo per il dono della vita. Fa’ che non la riteniamo un nostro possesso esclusivo, ma con semplicità e gratitudine la spendiamo per il bene nostro e degli altri.
Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Padre misericordioso, vieni nelle vite di tutti come Spirito santo, pastore e guida sicura. In modo particolare ti preghiamo oggi per coloro che si perdono per strade del male e della violenza, fa’ che tornito verso di te.
Noi ti preghiamo


Accompagna con amore, o Signore, specialmente quelli che hanno più bisogno del tuo sostegno: i poveri, i malati, i prigionieri, i profughi, chi è solo e senza casa. Guidali alla meta di una vita serena e senza dolore.
Noi ti preghiamo.



Guida con sicurezza o Dio la grande nave che è la tua chiesa, perché sappia accogliere tutti e condurli da te. Benedici il nostro papa Francesco che si affatica per essa e testimonia con impegno il Vangelo di salvezza. Accompagnalo nel pellegrinaggio in Terra Santa che si accinge a compiere.
Noi ti preghiamo


Proteggi o Padre buono tutti i tuoi discepoli che sono minacciati dalla guerra e dal terrorismo. Salva la loro vita e fa’ che possano ricevere il dono della pace e riconciliazione.
Noi ti preghiamo


sabato 13 maggio 2017

V domenica del tempo di Pasqua - Anno A - 14 maggio 2017




Dagli Atti degli Apostoli 6, 1-7
In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiochia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani. E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede. 

Salmo 32 - Il tuo amore, Signore, sia su di noi: in te speriamo.
Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.

Perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 2, 4-9
Carissimi, avvicinandovi al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: «Ecco, io pongo in Sion una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso». Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo e sasso d’inciampo, pietra di scandalo. Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono la via, la verità, la vita, dice il Signore:
nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 14, 1-12
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».
Commento
Cari fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato nel Vangelo che Gesù dice ai suoi amici che andrà presto via, e loro ne sono addolorati. Forse si sentono abbandonati, anche se in realtà sono stati loro quelli che hanno per primi lasciato solo Gesù nel momento della difficoltà. Pensano forse che come tutte le cose più belle, anche il loro rapporto con Gesù abbia un termine e debba passare, perché la vita di sempre riprenda il sopravvento con le sue abitudini, gli alti e i bassi di sempre. È normale credere infatti che le esperienze felici debbano essere per forza brevi e prima o poi finiscano.
Gesù in realtà non ha mai pensato di abbandonare i suoi, e nemmeno di dimenticarsi di tutti gli uomini, quelli presenti e quelli futuri, anche di noi. Perché sarebbe venuto sulla terra, avrebbe insegnato e testimoniato con così grande impegno il suo amore, perché sarebbe morto e risorto, se poi alla fine tutto era destinato a finire e il mondo a tornare come prima? Che senso avrebbe avuto la sua vita, quello di un passaggio breve e, in fondo, inutile sulla terra?
In fondo pensano questo quelli che ritengono che Gesù sia un ideale utopico, un esempio astratto di perfezione che rimane sempre ben distinto dallo scorrere della vita ordinaria. Si arriva cioè a fare di Gesù un’idea astratta.
Invece Gesù dice ai suoi che egli sì, ritorna al Padre, ma aggiunge subito che questo itinerario è lo stesso eh ci attende, infatti lì dove va lui c’è un posto preparato per ciascuno di noi. L’invito di Gesù è dunque a non abbandonarlo più, ma a seguirlo sempre fino a raggiungerlo dove è il nostro posto, in compagnia del Padre, insieme a lui. Il Signore cioè pone i suoi amici, e oggi noi, davanti alla necessità di incamminarsi per raggiungere il nostro vero posto, cioè non quello che il mondo ci assegna, né quello che noi riteniamo adatto e comodo per noi, ma quello che Dio stesso ha pensato fin dal momento della nostra nascita.
Sì, ciascuno di noi ha un posto preparato da Dio, perché nessuno è anonimo e indifferente a Lui. La vita non è una specie di gara ad ostacoli e ciascuno supera quelli che può e raggiunge il suo posto in classifica secondo le sue doti atletiche. Dio non sarebbe altro che un giudice che stila la graduatoria finale. No, ciascuno ha un suo cammino, il Padre ci conosce per nome, sa quello che siamo in grado di fare e ci propone un itinerario che ci porta al traguardo senza essere al di spora delle nostre possibilità. Quindi non è indifferente dove ci incamminiamo, un posto non vale l’altro e non è per tutti uguale. Per questo quel posto preparato da Dio non è solo il traguardo finale, dopo la morte, perché ognuno di noi ha una strada qui sulla terra che è il suo posto, il posto, preparato da Dio e dove noi possiamo andare.
Ma come scoprire questo traguardo e il cammino che lo raggiunge?
Tommaso esprime questa domanda, facendosi interprete dell’interrogativo di ciascuno di noi: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?
Gesù risponde stupito: ancora non avete capito?
Fratelli e sorelle, anche a noi oggi risponde: è chiaro, “Io sono la via, la verità e la vita.” Cioè il nostro posto nel mondo, il posto che Dio ha preparato per noi e che ci invita a occupare è il posto stesso di Gesù nel mondo. La via per raggiungerlo dal Padre infatti è vivere come lui: Io sono la via. Il modo più vero e autentico di essere, senza false illusioni o falsità è aderire a lui: Io sono la verità. La possibilità che abbiamo di non consumare la nostra esistenza senza significato e di non sprecare la vita senza trovarci niente in mano alla fine è imitarlo e agire come lui: Io sono la vita.
Insomma l’invito è chiaro: siamo chiamati a prendere il posto di Gesù qui sulla terra, perché questo è anche il nostro posto, il migliore possibile, l’unico nel quale vale la pena vivere. È il massimo a cui possiamo aspirare, il traguardo più ambizioso e elevato a cui poter giungere e che farà sì che il nostro vivere sia completo.
Dio infatti ci proporrebbe forse qualcosa che non fosse il nostro vero bene e allo stesso tempo che non fosse alla nostra portata? Questo significa che dobbiamo sempre chiederci: come agirebbe Gesù in questa situazione? Che parole direbbe Gesù al mio posto in questo momento? Quali sentimenti esprimerebbe a questa persona se Gesù fosse qui con me? Abbiamo infatti ascoltato: “In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste.” Addirittura potremo compiere cose più grandi di quelle che lui ha fatto, se prendiamo il suo posto!
Perciò non facciamoci ingannare da quelli che ci dicono che dobbiamo fare la nostra strada, essere noi stessi, perché la strada e il posto che ci aspetta c’è già, e chiede solo di essere raggiunto e vissuto. In quel posto faremo la vita più bella che ci sia, la vita stessa di Gesù. Lo dice l’apostolo Pietro nella lettera che abbiamo ascoltato: “Voi siete una stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.
Per fare questo Gesù non ci fa mancare il suo aiuto, e perché noi siamo in grado di riconoscere sempre la strada e il posto da prendere torna: “Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi.” Gesù viene di nuovo, ogni domenica e ci prende con sé, perché entra dentro noi, si fa parte di noi, attraverso la santa Eucarestia che ci è comunicata. Accogliamola con fede, convinti che è Gesù che si fa strada dentro di noi per condurci. È Dio stesso che diventa nostra carne e sangue e ci aiuta a prendere il suo posto, a divenire come lui, a parlare, agire, vedere e sentire come lui.


 Preghiere 

O Signore che hai preparato per noi un posto perché non perdiamo la vita all’inseguimento di ciò che non vale, guidaci nel cammino verso la vita vera, tu che sei la via da seguire.
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo, o Signore nostro Gesù Cristo, tu che ci doni il tuo corpo e sangue per restare sempre con noi aiutaci a imparare a vivere come te che sei la via della salvezza.
Noi ti preghiamo


Aiutaci, o Signore Gesù, a non dubitare del fondamento buono che è la tua Parola e il tuo esempio, ma di edificare su di esso, perché la nostra vita sia testimonianza e sostegno a molti.
Noi ti preghiamo


Insegnaci, o Padre buono, ad essere annunciatori efficaci del Vangelo, a parlare senza timore di te e a indicare a tutti la tua Parola come via sicura per raggiungere la vita vera.
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo, o Dio del cielo, vieni in soccorso di tutti quelli che ti invocano e chiedono il tuo aiuto. Per i malati, i sofferenti, i prigionieri, gli anziani e gli stranieri, per tutti quelli che sono nel dolore.  giunga presto a loro la tua consolazione e la salvezza,
Noi ti preghiamo


Non sdegnarti o Dio del nostro peccato, ma accetta che torniamo a te per ottenere il perdono. Fa’ che, sicuri di essere accolti come il figlio prodigo, volgiamo i nostri passo verso Te che sei fonte inesauribile di ogni bene.
Noi ti preghiamo.



Benedici e proteggi o Padre onnipotente questi nostri fratelli più giovani che si sono da poco accostati per la prima volta alla tua mensa: fa’ che nutriti del tuo corpo e sangue ottengano la forza di restarti sempre vicini.
Noi ti preghiamo


Ispira sentimenti di pace, o Signore, in chi oggi si combatte e si uccide. Fa’ che cessi in ogni luogo della terra la guerra che semina distruzione e morte. Riconcilia i cuori di chi si odia e unisci presto l’umanità tutta intera nell’unica famiglia dei tuoi figli.
Noi ti preghiamo

domenica 7 maggio 2017

IV domenica del tempo di Pasqua - Anno A - 7 maggio 2017 prime comunioni







Dagli Atti degli Apostoli 2, 14a.36-41
 Nel giorno di Pentecoste, Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Sappia con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso». All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone. 

Salmo 22 - Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare, +
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.

Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. 

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 2, 20b-25
Carissimi, se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca; insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime.

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 10, 1-10
In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Commento

Cari fratelli e care sorelle, oggi sono tre settimane che Gesù è risorto. In quelle settimane dopo la resurrezione Gesù tornò diverse volte a trovare i suoi discepoli, ma non era sempre con loro, come invece prima. È un po’ come con noi adesso. Noi sappiamo che è vivo, che è risorto dai morti, e che non ci lascia mai soli. Eppure non lo vediamo sempre accanto a noi, come non lo vedevano sempre i discepoli. Probabilmente mentre andavano in giro, per Gerusalemme, o per la Galilea, la regione dove erano nati, speravano sempre di incontralo ancora una volta, di sentirlo parlare, di ricevere da lui il coraggio che gli mancava. Venivano da giorni difficili, movimentati, pieni di spaventi ed erano ancora tutti frastornati, vedere Gesù, rincontrarlo gli ridava coraggio e forza. Per questo erano tutti attenti a non farselo sfuggire, casomai lo incontrassero di nuovo, come era già avvenuto.
Anche per noi è un po’ così. Anche noi sentiamo il bisogno di rincontrarlo, perché ci dia il coraggio che ci manca per fare il bene, perché ci aiuti nei momenti difficili, quando ci sentiamo soli, e poi perché è bello stare con lui e basta. Per questo oggi è una giornata importantissima per voi, perché per la prima volta incontrerete Gesù nel suo Corpo e Sangue.
È questa possiamo dire l’occasione privilegiata, l’appuntamento che lui ci da ogni domenica, ma poi lo incontriamo anche quando stiamo con gli amici, a scuola, in famiglia, sempre. Nel momento più impensato eccolo farsi accanto a noi e dirci: “Ma sì fai così, è meglio!” oppure “No, lascia stare, non va bene così”, ecc… ma lo sentiamo e ci accorgiamo di lui solo se stiamo attenti a riconoscerlo, vivo, risorto, vicino a noi. Chissà quante volte lui c’era, ma noi eravamo tutti presi a farci i fatti nostri, o peggio, a fare qualcosa di cattivo, e non lo abbiamo incontrato.
Un’altra cosa importante: per incontrare Gesù dobbiamo uscire di casa, perché Gesù, dopo la prima volta che entrò nella stanza chiusa dove si erano rifugiati i discepoli per paura, si fa incontrare sempre fuori, in mezzo agli altri. Nel Vangelo Gesù risorto non appare mai a uno solo, almeno devono essere in due, come a Emmaus.
Sì, uscire, ma oggi il Vangelo che abbiamo ascoltato ci dice che ci sono più porte dalle quali possiamo uscire dal recinto dove viviamo la nostra vita, ma non tutte conducono alla stessa strada, anzi sono molto diverse.
Oggi con voi vorrei vederne alcune. La prima: la porta della convenienza. Da quella si esce per fare solo quello che conviene a me e per incontrare le persone che mi possono essere utili. Le persone da cui ricavare qualcosa, quelle con le quali non ci si rimette, quelle che mi fanno sentire fico, quelle che tutti vorrebbero incontrare se potessero, perché hanno successo e danno successo. Sarà la porta migliore per uscire? Come si fa a saperlo? Vi do un consiglio infallibile: per vedere se una scelta o un’azione è giusta pensiamo se Gesù la farebbe. Ormai lo conosciamo abbastanza bene e possiamo immaginarcelo. Ebbene, Gesù usciva dalla porta della convenienza? Non credo. Lui ha scelto come amici e compagni dodici poveracci pescatori ignoranti, mica gente influente e di successo; ha frequentato malati, indemoniati, peccatori, prostitute, gente semplice, non aveva niente da guadagnarci.
Poi c’è una seconda porta: quella dell’avarizia. Uscendo da quella porta contano per noi solo le cose che valgono, che possiamo comprare, che possiamo possedere. Tutto il resto nemmeno lo si vede: l’amicizia, la generosità, l’affetto non conta niente, perché non si compra e non si vende. Per chi esce da quella porta conta solo quello che ha un ultimo modello, il più nuovo e sofisticato, quello che tutti desiderano da morire e che se riesci ad averlo sei felicissimo. Gesù non è mai uscito da quella porta: ha sempre regalato e ricevuto in dono e per lui contava più il sorriso di un malato guarito che tutte le ricchezze della terra.
Poi c’è la terza porta: quella del “tutto è facile”. Chi esce da quella porta pensa che tutto nella vita viene da solo, senza sforzo né sacrificio, che gli altri ti sono debitori e ti devono dare quello di cui hai bisogno, che in ogni momento della tua vita puoi lasciare e prendere le persone con facilità, tanto l’una vale l’altra. Non pensa che la vita è fatta di rapporti importanti, e che per costruirli bisogna darsi da fare, giorno dopo giorno, con fedeltà e costanza, a costo di sacrifici. Gesù non ha mai disprezzato nessuno, neanche il più piccolo e insignificante, anzi ha speso fatica per far capire che alle persone incontrate lui ci teneva veramente.
Ma poi nel Vangelo che abbiamo ascoltato oggi Gesù dice che c’è un’altra porta, l’unica dalla quale vale la pena uscire per andare incontro a lui e agli altri. E questa porta è Gesù stesso: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.” Uscire ed entrare dalla porta di Gesù vuol dire fare quello che ha fatto lui, pensare come ha pensato lui, andare incontro alle persone come è andato incontro lui, ecc… Fare così è la vera salvezza, perché quando lo incontreremo lo riconosceremo, e da lui impareremo ad essere persone buone, generose e umane.
Cari amici, oggi voi riceverete per la prima volta la santa Comunione, Corpo e Sangue di Gesù. È uno dei suoi gesti di amore più grandi, quello di offrire tutto se stesso per darci forza, amore, coraggio per voler bene a tutti e sempre, come ha fatto lui. Ogni volta che facciamo la santa Comunione usciamo dalla porta che è Gesù stesso, perché quando abbiamo lui con noi è più difficile prendere altre strade.
Questo è vero per voi che lo ricevete oggi per la prima volta, ma anche per ognuno di noi più grandi. Cerchiamolo attorno a noi, vivo e risorto. Accogliamolo quando ci viene vicino e ci parla, andiamogli incontro quando ci da appuntamento a Messa e si fa nostro nutrimento. Gesù non smette di cercarci e di invitarci a seguirlo dove lo ascoltiamo e dove ci nutriamo del suo Corpo e Sangue. Ritroviamo sempre la strada che ci porta a lui, anche se abbiamo fatto vie che ci hanno allontanato da lui. Il Signore è un pastore buono e paziente, conosce ciascuno di noi per nome, ci chiama, sa come siamo fatti e per questo è facile seguirlo per trovare il posto migliore in cui vivere, quel pascolo erboso e verdeggiante a cui ciascuno di noi aspira nel profondo del cuore.



lunedì 1 maggio 2017

Liturgia del I maggio - Festa con i senza dimora




Atti degli Apostoli 6,8-15.

In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potere, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo. Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei "liberti" comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava. Perciò sobillarono alcuni che dissero: "Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio".
E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio. Presentarono quindi dei falsi testimoni, che dissero: "Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi tramandatici da Mosè".
E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.

Vangelo secondo Giovanni 6,22-29.

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.
Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberiade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?». Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato».


Commento


Cari fratelli e care sorelle, oggi è un’occasione speciale che ci riunisce in questo luogo per celebrare la nostra fraternità. Sì ci siamo voluti raccogliere in questa bella chiesa per ringraziare il Signore per il dono della nostra amicizia che annualmente, come sappiamo tutti molto bene, ci riunisce in questo luogo. È un appuntamento fisso, e per alcuni di noi è la …. Volta. Ma anche per chi viene qui da meno tempo, il I maggio ha il sapore della riunione di famiglia alla quale nessuno vuole mancare, anche chi magari viene da più lontano.
Sì il Signore ci raduna qui come la sua famiglia, e come nelle migliori famiglie, le feste più importanti si fanno… a tavola, e la mensa eucaristica che qui condividiamo avrà il suo naturale proseguimento nel pranzo successivo, e mi dicono che qui fuori in giardino le tavolate non mancano!
Sì, due mense, quelle dell’eucarestia e quella della fraternità gioiosa e conviviale che solo apparentemente sono separate, ma proseguono l’una nell’altra. Qui ci nutriamo di un cibo ricco e indispensabile alla vita, la Parola di Dio e il corpo e sangue di Cristo, che in qualche modo rendono ancora più bella e saporita l’altra, quella della fraternità. Lo dice Gesù alla folla che lo cercava: “Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo” Per questo siamo qui a ricevere il cibo che non passa, e il sigillo che Dio ha messo sul cibo di cui qui ci nutriamo è l’amicizia fedele e duratura, quella che ogni primo maggio da così tanti anni ci fa celebrare in una gioia che dura tutto l’anno.
Poche settimane fa, durante la settimana santa, abbiamo ricordato un’altra tavolata, quella durante la quale Gesù ha voluto lasciare in eredità ai dodici, prima di andare a morire in croce, i suoi doni più preziosi. A quella cena dobbiamo sempre guardare per capire in cosa consiste il sigillo dell’amicizia che Dio vuole porre sopra la nostra tavola della fraternità.
Questo sigillo è la lavanda dei piedi. 
Gesù, lo sappiamo, prima di mangiare si è chinato umilmente, come un servo, per togliere lo sporco dai piedi dei suoi dodici amici più intimi. I piedi lo sappiamo sono la parte del corpo che è più a contatto con la sporcizia della strada, è facile che si infanghino se piove o si coprano di polvere se fa caldo. E a volte il fango della strada è impastato con la violenza, con l’indifferenza, con l’egoismo, con la durezza di cuore che ci si attacca addosso assieme alla sporcizia della strada. Per questo Gesù oggi ci invita a questo banchetto eucaristico, perché vuole lavarci i piedi e scioglierci dal peso che ci trasciniamo addosso e rende il nostro passo a volte troppo faticoso e pesante, così appesantito dalla violenza, dall’indifferenza, dall’egoismo, dalla durezza di cuore. Lasciamoci lavare da tutto ciò a questa mensa, deponiamoli come un peso inutile, anzi dannoso che ci fa faticare e offusca la bellezza del passo veloce e leggero dell’amicizia.
Ma poi Gesù , dopo aver loro lavato i piedi, dice ai dodici: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri.”
Ecco allora il messaggio importante, come un cibo ricco e nutriente, che riceviamo da questa mensa eucaristica: qui il Signore ci lava i piedi, liberandoci dal peccato che ci trasciniamo dietro, ma poi ci manda a fare altrettanto con tutti quelli che incontriamo, cioè a perdonare, a voler bene, ad essere misericordiosi e benevoli con tutti, senza giudicare duramente, senza inchiodare ognuno ai propri difetti, senza cercare ogni volta il motivo buono per dire: “a me che me ne importa?”
Questo celebreremo nell’altra mensa, quella della fraternità gioiosa, fra poco. Avremo modo di mettere in pratica il comandamento di Gesù: “Lavatevi i piedi l’uno con l’altro” accogliendo ogni fratello e ogni sorella come un amico, senza il peso del fango e della polvere sui piedi.
Cari fratelli e care sorelle questo primo maggio è veramente eccezionale perché è una festa doppia. La festa del perdono che Dio ci dona alla sua mensa eucaristica, dove lava i nostri piedi, e la festa della fraternità, dove noi impariamo a voler bene a tutti e ad essere amici fedeli. È un doppio dono prezioso di cui ringraziamo il Signore, serbando nel nostro cuore la gratitudine dei figli ai quali si fa un grande regalo.