domenica 25 giugno 2017

XII domenica del tempo ordinario - Anno A - 25 giugno 2017




Dal libro del profeta Geremia 20, 10-13
Sentivo la calunnia di molti:
«Terrore all’intorno!
Denunciatelo! Sì, lo denunceremo».
Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta:
«Forse si lascerà trarre in inganno,
così noi prevarremo su di lui,
ci prenderemo la nostra vendetta».
Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso,
per questo i miei persecutori vacilleranno
e non potranno prevalere;
arrossiranno perché non avranno successo,
sarà una vergogna eterna e incancellabile.
Signore degli eserciti, che provi il giusto,
che vedi il cuore e la mente,
possa io vedere la tua vendetta su di loro,
poiché a te ho affidato la mia causa!
Cantate inni al Signore,
lodate il Signore,
perché ha liberato la vita del povero
dalle mani dei malfattori. 

Salmo 68 -Nella tua grande bontà rispondimi, o Dio.
Per te io sopporto l’insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.

Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me.
Ma io rivolgo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza.

O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi,
nella fedeltà della tua salvezza.
Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore;
volgiti a me nella tua grande tenerezza.

Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
non disprezza i suoi che sono prigionieri.

A lui cantino lode i cieli e la terra, 
i mari e quanto brùlica in essi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 5, 12-15
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. 

Alleluia, alleluia alleluia.
Lo Spirito della verità darà testimonianza di me,
e anche voi date testimonianza.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 10, 26-33
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, il Vangelo appena ascoltato parla delle nostre paure. Sì, fin dall’antichità gli uomini sono stati accompagnati da tante paure. Persino le religioni antiche sono nate innanzitutto come risposta alle paure degli uomini. I culti agli idoli e agli dei avevano come primo scopo quello di mettere l’uomo al sicuro  dalle forze nascoste e irrefrenabili della natura, come i fulmini, le alluvioni, la siccità, i terremoti, ecc.. ed infatti idoli e divinità erano spesso descritti come i Signori di questi elementi. Oppure l’altra grande paura era quella della morte, ed allora gli dei offrivano una prospettiva di immortalità possibile.
Il fatto che anche Gesù parli delle paure degli uomini non significa che vuole anche egli porsi come garante di salvezza dalle forze oscure che l’uomo non sa come controllare e vincere. Egli infatti parla di qualcosa di più profondo, meno superficiale. Il cristianesimo infatti non è la garanzia, per chi segue i suoi precetti, della sicurezza dalle disgrazie, come a volte si intende erroneamente, trasformando la fede in Dio in una superstizione. Gesù sa che non esistono solo queste grandi paure delle forze della natura, che restano sullo sfondo come nuvoloni minacciosi, ma anche lontani e eccezionali, ma esiste anche una nebbia più frequente e familiare, che sono le tante piccole paure che influiscono e determinano il nostro comportamento quotidiano e avvolgono la nostra vita: paura di non essere accettati, paura di scostarsi dalla normalità, paura di apparire diverso, di non seguire i canoni di giudizio e comportamento vigenti. Quante paure nascono da questa nebbia che ci avvolge: paura di sbagliare, paura di restare delusi e isolati, paura di non avere successo e approvazione, ecc…
Queste paure hanno fatto sì che in ogni società si creasse come un codice di comportamento, una cultura che costituisce la norma accettata come necessaria e tramandata da tutti, e che noi impariamo fin da bambini piccoli. Questo si fa, quello no, certe cose si fanno in un determinato modo, altre in un altro, ecc… è quella che il Vangelo chiama spesso la “sapienza di questo mondo”, norme, usanze e tradizioni consolidate. Ad essa Gesù contrappone una nuova sapienza, il Vangelo, cioè un diverso modo di giudicare e nuove norme di comportamento che scaturiscono non dalla paura, ma dall’amore. Sono sue fondamenta infatti la generosità gratuita e senza calcolo, l’assenza di giudizio e la disponibilità a perdonare e ad essere misericordiosi, un senso di fraternità che lega ciascuno a ogni uomo e donna, senza fare distinzione alcuna di età, sesso, cultura e nazione.
Per questo Gesù dice: “Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto.” Cioè la cultura di questo mondo rende sempre più schiavi delle paure, perché mentre da una parte sembra vincerle, dall’altra le rafforza e le conferma come vero criterio di giudizio su tutto e tutti, e questa cultura è superata dal Vangelo che Gesù è venuto a rivelare a tutti con le sue parole e i suoi comportamenti. La sapienza de Vangelo infatti libera da ogni paura, perché ne sconfessa l’essere fondamento delle scelte e lo sostituisce con quello buono e santo dell’amore.
Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze” dice Gesù, perché ci chiama a vivere e rendere evidente e comprensibile a tutti la bellezza di questa nuova sapienza capace di donare la vera felicità. Prosegue Gesù: “E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.” Egli vuole metterci in guardia dal non avere timore di andare controcorrente, di apparire diversi e difformi dalla normalità, perché se questo può farci provare talvolta qualche disagio o contrarietà, ed anche incomprensioni, ci mette però al sicuro da quella morte dell’anima che viene corrosa dalla cultura di questo mondo che piano piano sostituisce la schiavitù della paura alla libertà dell’amore a cui Dio invece chiama ogni uomo fin dalla creazione di Adamo ed Eva.
Ma come si può far vincere in noi la sapienza del Vangelo sulla sapienza di questo mondo? Quest’ultima ci appare così naturale e innata che ci risulta assai difficile scostarcene. Eppure, a ben vedere, è assurdo sentirsi affezionati ai ceppi e alle sbarre della nostra prigionia della paura e rifiutarsi di uscire dalla cella che il Vangelo ci spalanca innanzi. È vero la strada che si apre dietro quella porta rimasta così a lungo chiusa ci è sconosciuta, e per questo ci fa paura, ma la vera vita è lì, fuori, fra la gente conosciuta per quello che è veramente e non per quello che possiamo capirne attraverso il filtro delle sbarre o il suono distorto che ce ne giunge da dietro la porta chiusa.
Pensiamo alla realtà di quanti giungono da altri continenti per cercare da noi pace e vita migliore. Da dentro la prigione della paura la cultura di questo mondo ce li presenta, senza che li abbiamo mai incontrati, come persone minacciose e foriere di problemi, ma se usciamo dalla cella e li incontriamo personalmente scopriamo che essi sono una risorsa di speranza nel futuro, di desiderio di costruire qualcosa di buono per le nostre società europee stanche e invecchiate, spente di speranza e che faticano a vedere una prospettiva di futuro, così litigiose e divise.
Fidiamoci dell’invito di Gesù ad abbracciare con entusiasmo la nuova cultura dell’amore che ci offre la sapienza del Vangelo, anche perché essa ci mette sotto la sua protezione. Egli dice infatti: “Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. … Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!” Il Signore Gesù cioè non chiede atti di temerarietà al di sopra delle nostre forze. Non si tratta di essere degli eroi, ma di affidarci a lui, confrontare le nostre scelte, anche quelle quotidiane e apparentemente insignificanti o neutre, col tesoro della sapienza del Vangelo e confidare che le scelte che faremo saranno sostenute da Dio e da lui benedette col dono della pace interiore e di quella felicità comunicativa che deve caratterizzare sempre la vita di noi cristiani.


Preghiere 

O Signore donaci lo sguardo del Vangelo che illumina il volto di ogni uomo e ce lo fa vedere fratello e sorella. Insegnaci ad amare ciascuno come tu ami noi.
Noi ti preghiamo


O Dio padre buono, vinci in noi la paura che ci imprigiona nella cella dell’egocentrismo. Dona anche a noi la libertà del Vangelo che ci rende tutti fratelli e sorelle, figli di un unico padre.
Noi ti preghiamo




O Signore Gesù dona la pace al mondo intero, specialmente a quelle terre dove infuria la violenza e la guerra. Suscita energie di riconciliazione nei cuori oggi sopraffatti dall’odio e dall’inimicizia.
Noi ti preghiamo
  

Sostieni e consola o Padre buono quanti sono nel dolore. Aiuta chi è povero e suscita sentimenti di solidarietà e amicizia in quanti passano accanto a loro.
Noi ti preghiamo



Guida e proteggi o Dio il nostro papa Francesco, perché le sue parole e il suo esempio siano di guida e incoraggiamento per tutti quelli che cercano una vita migliore.
Noi ti preghiamo


Proteggi o Dio tutte le famiglie dei tuoi discepoli oggi radunate attorno alla mensa dell’Eucarestia. Fa’ che animate dal dono della tua Parola e del Corpo e Sangue di Cristo siano segno evidente del tuo amore nella vita di quanti incontrano.

Noi ti preghiamo

venerdì 16 giugno 2017

Festa del Corpus Domini - Anno A - 18 giugno 2017




Dal libro del Deuteronomio 8, 2-3. 14b-16
Mosè parlò al popolo dicendo: «Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».

Salmo 147 - Loda il Signore, Gerusalemme.
Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 10, 16-17
Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?  Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
chi ne mangia vivrà in eterno.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 6, 51-58
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.  Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Commento

Dal libro del Deuteronomio abbiamo ascoltato quanto Mosè riferì al popolo da parte di Dio, circa il suo esodo nel deserto, dall’Egitto verso la terra promessa. I Padri della Chiesa, specialmente Origene, interpretavano questo viaggio come l’itinerario che l’anima compie dalla sua condizione naturalmente impastata con il male del mondo, per giungere alla purezza dell’incontro con Dio. Più semplicemente mi sembra che questo viaggio possa essere preso come l’immagine della vita dell’uomo. Mosè fa cenno alla durezza del passaggio per terre desertiche e inospitali, piene di insidie. Si può forse dire altrettanto della vita, spesso arida di amore e insidiosamente piena di occasioni in cui siamo tentati di compiere il male e mordere come scorpioni i nostri fratelli e sorelle e ricevere anche noi punture velenose. La vita però è un viaggio durante il quale, ci ricorda Mosè, Dio non lascia mai soli.
Questa è la grande fortuna di noi cristiani, e cioè la possibilità che abbiamo di renderci conto con chiarezza e lucidità che nel cammino della vita non siamo come un branco di animali inselvatichiti, alla deriva per terre inospitali. In natura i branchi di animali selvatici si radunano per la necessità di difendersi dagli altri e di aggredire le prede insieme, per sopravvivere; essi vivono raminghi e senza meta, se non quella del soddisfacimento delle necessità primarie per la sopravvivenza. Per noi non è così: non siamo un “branco”, ma un “gregge”; Dio stesso ci guida, è per noi come un pastore che sa di cosa abbiamo bisogno e non ce lo fa mancare, ci protegge ed evita che incorriamo nei pericoli più gravi. Certo sta a noi unirci a quel gregge, uscire dal branco selvatico e immetterci nella vita che conduce alla salvezza. È una nostra scelta libera alla quale Dio non può e non vuole obbligarci.
Come sanno bene i pastori, la cosa più importante per la sopravvivenza e il benessere del gregge è poter sempre contare su da mangiare e (nel deserto specialmente) da bere sufficiente.
Per questo Dio nel ricordare il tempo del viaggio di quel gregge scelto e radunato da Dio che era il popolo d’Israele nel suo esodo dall’Egitto verso la terra promessa fa riferimento soprattutto al fatto che egli non l’ha mai lasciato privo del nutrimento e dell’acqua necessari: “ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri.” Oggi celebriamo la festa di questo cibo prezioso con cui Dio continua a nutrire noi, suo gregge radunato amorevolmente e guidato fedelmente, nel viaggio pieno di difficoltà che è la vita: il Corpo e Sangue di Cristo.
Se non avessimo questo nutrimento infatti saremmo spinti come animali selvatici ad azzannarci a vicenda, a sbranarci l’un l’altro, come avviene in natura. Il cibo che il Signore ci dà sazia la fame, quella bramosia di possedere, di stringere fra i denti facendo proprio il fratello e la sorella, le sue cose, la sua vita. Fame che se non trova il nutrimento vero e buono non si sazia mai, anzi aumenta sempre, e porta a quella insaziabilità per la quale più si ha cibo e si mangia e più se ne desidera ancora. Lo vediamo, ad esempio, nell’insaziabile fame di ricchezza che caratterizza il sistema economico attuale e nella smisurata voracità di un sistema che “mangia” lo spazio vitale di chi è più debole e povero, consuma risorse e beni oltre ogni necessità reale togliendone a chi non ha più affatto.
Ma come è questo nutrimento buono che sazia, il Corpo e il Sangue di Cristo?
Innanzitutto è qualcosa che non ci possiamo dare da noi o conquistarci con le nostre forze e meriti. L’Eucarestia è donata e non si vende, ed è per tutti, non solo per i meritevoli. Quanto insiste papa Francesco nell’invitare a considerare i sacramenti non come una proprietà privata della Chiesa, di cui si può decidere a chi concederla e a chi no, ponendo ostacoli e divieti. Gesù ha offerto il suo Corpo e Sangue soprattutto per i peccatori, non per i santi!
Poi è un cibo che non si possiede e non si accumula, come la manna del deserto che durava un giorno e ciascuno ne prendeva per la propria necessità quotidiana. Così l’Eucarestia: c’è bisogno di tornare ogni domenica a riceverla in dono, non basta farlo una volta o occasionalmente.
Infine la Scrittura oggi ci dice chiaramente come questo cibo è strettamente legato alla Parola di Dio, fin quasi a dire che l’uno senza l’altro non nutre, non basta alla vita: “l’uomo non vive soltanto di pane, ma l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.” È quello che viviamo durante la Messa: il pane e il vino che offriamo sono infatti trasformati dalla Parola di Dio ripetuta, durante la consacrazione, e divengono Corpo e Sangue di Cristo grazie alla forza trasformatrice di quella Parola: “Prese il pane, rese grazie e disse: prendete e mangiatene tutti …”. Così è avvenuto all’origine di tutto, quando la Parola ha operato la creazione di tutto dal nulla. La Parola non sono concetti, insegnamenti morali, leggi, come tutte le parole scritte. La Parola è forza di Dio, energia che trasforma e dà vita, fondamento roccioso su cui tutto poggia e cresce.
Confidiamo allora in questa forza e non nelle forze inefficaci e illusorie del mondo, e non ci mancherà mai il nutrimento che sazia e libera dalla brama sempre insoddisfatta di possesso. Accostiamoci fiduciosi e pieni di fede al Corpo e Sangue di Cristo perché esso ci riempia di quell’energia di bene, salvezza duratura e forza di vita che non finisce. Dice Mosè nel Deuteronomio che Dio ha voluto “umiliare” il popolo, cioè ha voluto fargli fare esperienza della sua reale dimensione, umile e bisognosa di Dio. Anche noi lasciamoci “umiliare” da Dio e nel cammino della vita non crediamoci autosufficienti e privi di bisogno, ma riconosciamo con semplicità e realismo che da Dio riceviamo il nutrimento per vivere e da lui siamo colmati della pienezza di vita che non finisce.
  
Preghiere 

O Signore Gesù che hai scelto di restare sempre con noi con il tuo Corpo e Sangue fa’ che ti accogliamo sempre con fede e amore, facendone nutrimento della nostra vita e bevanda di salvezza,
Noi ti preghiamo


Ti ringraziamo o Gesù per il dono inestimabile dell’Eucarestia che ogni domenica ci nutre e ci sostiene. Aiutaci ad accoglierla come la cosa più preziosa che possiamo ricevere,
Noi ti preghiamo


O Dio Padre del cielo, aiutaci a tenere gli occhi e il cuore aperto per riconoscere il deserto di vita e di amore che c’è in questo mondo. Fa’ che diveniamo tuoi alleati nel combattere il male e liberatori dalla sua schiavitù,
Noi ti preghiamo


È facile o Signore, accontentarsi di poco e rinunciare a lottare perché il deserto divenga un giardino irrigato dal Vangelo. Aiutaci a farci audaci combattenti con la forza mite dell’amore,
Noi ti preghiamo



Sostieni con il tuo Corpo e Sangue o Signore Gesù tutti i cristiani perseguitati e in difficoltà. Fa’ che al più presto cessi la violenza e regni un tempo di pace e sicurezza per tutti,
Noi ti preghiamo


Accogli nell’amore o Dio tutti i poveri che invocano aiuto. Ti ricordiamo coloro che cercano riparo e futuro nel nord ricco fuggendo la guerra e la miseria del Sud. Dona loro protezione e salvezza,
Noi ti preghiamo.


Guida con la forza del tuo Spirito il papa Francesco e la Chiesa dei discepoli diffusa in tutto il mondo. Illumina i cuori e rafforza la loro testimonianza, perché sempre più persone entrino nella famiglia dei figli di Dio,
Noi ti preghiamo


Proteggici o Padre buono dalla tentazione e dal peccato. Fa’ che sappiamo resistere al male e, sostenuti dal nutrimento prezioso del tuo Corpo e Sangue, operiamo sempre il bene che tu ci proponi,
Noi ti preghiamo


giovedì 8 giugno 2017

Festa della Ss.ma Trinità - Anno A - 11 giugno 2017




Dal libro dell’Esodo 34, 4b-6. 8-9
In quei giorni, Mosè si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano. Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà». Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità».

Dn 3,52.56 - A te la lode o Dio e la gloria nei secoli.

Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo.
Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso.
Benedetto sei tu sul trono del tuo regno.

Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi +
e siedi sui cherubini.
Benedetto sei tu nel firmamento del cielo.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 13, 11-13
Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi. Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano. La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.

Alleluia, alleluia alleluia.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,
a Dio, che è, che era e che viene.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 3, 16-18
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

Commento
Cari fratelli e care sorelle, domenica scorsa abbiamo celebrato con solennità la discesa dello Spirito santo sui discepoli e abbiamo invocato che continui a colmare la vita di noi tutti. La festa di Pentecoste ci ripropone un evento che fu cruciale nella storia dei discepoli del Signore. Infatti dopo la sua morte e resurrezione essi ancora facevano fatica a capire il messaggio che il Signore aveva loro affidato. Non si rendevano conto di come fossero accaduti tutti quei fatti straordinari, dal giorno della cattura di Gesù, fino alla croce, la resurrezione e infine l’ascensione al cielo del Signore. Che significato aveva tutto ciò? Era una confitta, la fine di tutto?
Anche noi tante volte facciamo fatica a comprendere la volontà del Signore per la nostra vita e per quella del mondo. I suoi segni ci appaiono contraddittori e difficili da interpretare.
Infatti finché i discepoli cercarono di capire, tutto restò oscuro per loro. Fu necessario che lo Spirito li riempisse di amore perché tutto apparisse loro chiaro. Lo si vede dal fatto che subito uscirono fuori ad incontrare la gente, persone di tutto il mondo, riuscendo a comunicare con tutti, superando ogni barriera linguistica, culturale, umana. Lo Spirito dona la chiarezza affettiva e l’intelligenza dell’amore che ci fa sentire che il Vangelo ha un messaggio di salvezza per tutti, indica la via migliore, percorribile e liberante dalla prigione dell’io, dal cercare la propria salvezza solo in sé stessi e nel proprio benessere. Finché i discepoli cercavano spiegazioni e ragionamenti convincenti restavano prigionieri della paura e del dubbio. Appena si lasciarono andare al soffio dello Spirito ebbero subito chiaro per cosa valeva la pena vivere, chi seguire, verso dove indirizzare i propri passi: avevano ricevuto dallo Spirito la chiarezza affettiva e l’intelligenza dell’amore.
Eppure noi facciamo fatica a sentire la presenza dello Spirito nella nostra vita. Mentre Gesù e anche il Padre sono persone con le quali, bene o male, riusciamo a intavolare un dialogo di preghiera, lode e ringraziamento, lo stesso non è con lo Spirito. Egli ci sembra una figura evanescente, dai contorni indefiniti e sfuggenti. Nella scrittura non parla, agisce in modo silenzioso e stentiamo a coglierne la forza di rinnovamento e vivificamento.
Invece lo Spirito se vogliamo è il modo con cui Dio resta più stabilmente dentro di noi, se lo invochiamo e lo accogliamo. Ogni volta che proviamo un sentimento di affetto, ogni volta che l’istinto che ci spinge verso l’egoismo innato e spontaneo viene bloccato, ogni volta che intuiamo nel fratello e nella sorella l’amico da cui lasciarsi voler bene e a cui voler bene, ogni volta che restiamo spiazzati e stupiti dalla bellezza di un gesto di generosità, di una dimostrazione di benevolenza e di generosità, ebbene è lo Spirito che ci guida e ci sostiene, ci fa “comprendere” secondo il modo di comprendere di Dio e non quello del mondo.
Oggi, una settimana dopo la Pentecoste, la Chiesa ci propone di soffermarci sulla realtà trinitaria di Dio. A Pasqua abbiamo seguito gli ultimi passi di Gesù, lo abbiamo visto resuscitato dal Padre e poi assunto in cielo per tornare a Lui, A pentecoste, come dicevo, abbiamo incontrato lo Spirito. Ecco che dunque ora ci si presenta la Trinità. Essa ripropone la realtà non individualistica di Dio. Egli non è solo “uno”, nel senso umano della parola, ma indubitabilmente trino: Padre Figlio e Spirito santo. Questo spiega perché il nostro non è un Dio a cui si può credere “da soli”, come spiega Paolo nel brano della lettera a i Corinzi che abbiamo ascoltato. Egli dice come Dio è con noi se ci amiamo l’un l’altro: “siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi. Salutatevi a vicenda con il bacio santo.” La Trinità si specchia in chi, come lei, vive il legame dell’amore come un vincolo essenziale e indispensabile. Questo è l’invito che ci giunge oggi da questa festa: impariamo l’obbedienza del Figlio al Padre, la sollecitudine di questo per il Figlio, la presenza pervasiva e costante dello Spirito.
Sì, possiamo dire che lo Spirito come agisce nell’uomo e nella storia, agisce anche nella vita di Dio, con lo stesso effetto vivificante dell’amore. Lo vediamo nel brano dell’Esodo presentato nella prima lettura. Il popolo ha pesantemente disobbedito a  Dio, si è fatto un vitello d’oro, ha rotto il patto col Signore, lo ha tradito. Dapprima Dio promette a Mosè che per questo motivo distruggerà il popolo: “Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori.” (Es 32,9-10) Ma poi Mosè intercede e lo Spirito fa letteralmente “cambiare idea” a Dio: “Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.” (Es 32,14) tanto che poco dopo egli rinnova il patto col popolo, gli consegna le tavole della legge, e afferma di sé: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà.” (Es 34,6)
Cari fratelli e care sorelle, questo è il volto di Dio come egli si manifesta a noi: misericordioso e lento all’ira, desideroso di salvare e restio a condannare. È il volto di un Dio che è morto per gli uomini sulla croce (il Figlio), ha fatto trionfare la vita sulla morte (il Padre), rimane sempre con noi per comunicarci il suo amore e la misericordia di cui è fonte inesauribile (lo Spirito Santo).




Preghiere n. 1

O Signore Dio Padre vieni e cammina con noi nelle vie buie della vita nel mondo. Apri squarci di luce, dona la pace, consola chi è nel dolore e non condannare nessuno a perdere la vita,
Noi ti preghiamo


O Signore Gesù Cristo, figlio unigenito di Dio e nostro salvatore, ti ringraziamo per il Vangelo che hai annunciato e vissuto come via alla portata di tutti per giungere alla vita eterna,
Noi ti preghiamo



Preghiere n. 2


O Spirito Santo, consolatore e guida, vieni e scalda i cuori, illumina le menti e riempi in tutti il vuoto di amore, perché il mondo sia trasformato dalla tua presenza in noi,
Noi ti preghiamo


O Trinità santa comunicaci l’amore che ti unisce nel Padre, Figlio e Spirito santo, e fa che nel tuo nome ogni uomo ti conosca e impari a specchiarsi in te, amando gli altri uomini,
Noi ti preghiamo.




Preghiere n. 3


Ti invochiamo o Dio per ogni uomo che soffre, in modo particolare per i popoli in guerra in Siria, in Iraq, in Libia, in Ukraina. Dona la pace che gli uomini non sanno darsi,
Noi ti preghiamo


Ascolta il lamento o Padre misericordioso di quanti invocano il tuo soccorso. Per i poveri, i malati, i disperati, gli abbandonati: manda loro angeli di consolazione e salvezza,
Noi ti preghiamo




Preghiere n. 4


Sostieni o Dio il papa Francesco, tuo servitore e testimone, perché col tuo aiuto percorra con coraggio e serenità le vie del cuore degli uomini contemporanei indicando in te l’unica salvezza dal male, 
Noi ti preghiamo


Benedici e proteggi o Signore Gesù, questa comunità che convochi ogni domenica al tuo banchetto eucaristico. Perché l’incontro con la tua Parola e il tuo Corpo sia il fulcro della vita di ogni discepolo,

Noi ti preghiamo