sabato 27 gennaio 2018

IV domenica del tempo ordinario - Anno B - 28 gennaio 2018




Dal libro del Deuteronomio 18, 15-20
Mosè parlò al popolo dicendo: «Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull’Oreb, il giorno dell'assemblea, dicendo: “Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia”. Il Signore mi rispose: “Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”».

Salmo 94/95 - Ascoltate oggi la voce del Signore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio +
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
pur avendo visto le mie opere».

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 7, 32-35
Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.

Alleluia, alleluia alleluia.
Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta.
Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Marco 1,21-28
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, a Cafàrnao, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Commento
Cari fratelli e care sorelle, il vangelo di Marco ci introduce oggi all’inizio della vita pubblica di Gesù. È la prima volta che il vangelo ce lo mostra mentre partecipa con un ruolo da protagonista, cioè il predicatore, al culto della sinagoga. Questo fatto mette subito bene in luce come Gesù colloca la sua predicazione in continuità con il cuore della fede di Israele, in prosecuzione della tradizione spirituale del popolo, animata e ravvivata nel corso dei secoli dalla voce dei profeti, oltre che dagli interventi potenti di Dio nella storia. Non è un maestro alternativo, che crea una “sua” dottrina e religione. Con Gesù la voce di Dio torna a farsi sentire, la sua vita a mescolarsi con quella del popolo, sottolinea l’evangelista Marco.
Proprio per questo la gente che lo ascolta riconosce che Gesù ha un’autorità più forte di chiunque. È l’autorità che viene dal farsi eco di una volontà e di un amore più grandi, quelli del Padre, dei quali si fa portavoce autentico e convinto. Questo, ci dice il Vangelo, stupisce i fedeli che si sono radunati nella sinagoga.
Sì, perché quando Dio parla non lascia indifferenti, e lo stupore è il primo segno del fatto che quelle parole ci hanno raggiunto, lasciandoci nell’animo un segno potente. Infatti la Parola di Dio non viene mai a confermare e basta quello che già sappiamo, o a rassicurarci che quello che facciamo va già bene così, ma “pretende” con forza di muovere i cuori e le vita su strade diverse, di indicarci nuovi traguardi. Proprio per questo gli ascoltatori di Gesù riconoscono la grande differenza che c’è fra il suo parlare e quello degli scribi.
Questi erano esperti della legge e conoscevano molto bene la scrittura tanto da saper giudicare ogni minimo aspetto della vita in conformità alle prescrizioni legali. È una certa idea di fede e del messaggio delle Scritture che ancora oggi è diffusa: che la salvezza dell’uomo viene dal suo essere conforme alle regole, ai modelli alle norme di comportamento che si pretende riassumano il volere di Dio. Il buon credente, secondo questa mentalità, se si attiene a questi modelli si garantisce la salvezza, sennò cade nel peccato e si perde. Ovvero si salva da se stesso, con la propria forza di volontà ed esercizio di disciplina. L’attenzione si concentra quindi tutta sull’importanza di conoscere sempre meglio i dettagli di queste leggi perché ci si possa adeguare.
Tutto ciò è esattamente il contrario di quello che ci dice la Parola di Dio.  Essa infatti non è un codice di norme di comportamento da seguire nelle varie situazioni della vita o modelli che ciascuno può applicare per conto proprio, ma è storia di salvezza. Le sue parole infatti da un lato ricordano la storia antica che ha segnato il rapporto di Dio con gli uomini, in particolare col popolo prescelto Israele, dall’altro ci chiedono di continuare quella storia per portarla al suo compimento che è il Regno di Dio. La Parola innanzitutto ci indica una via, che la persona di Gesù stesso, i suoi sentimenti, i suoi insegnamenti da ascoltare e far entrare nella nostra carne come vita vissuta.
La legge invece ci allontana da Dio, perché con il suo giudizio e isola l’individuo davanti alla verità impersonale e fredda della norma. La misura del giudizio di un uomo non può essere una verità impersonale o un principio immutabile, ma solo Gesù, che si presenta come “via verità e vita”, non legge, ma persona viva.
Per questo Gesù, paradossalmente non è “giusto” né “imparziale”, perché i suoi giudizi sono sempre influenzati dalla misericordia che supera la legge e da un amore che lo fa pendere immancabilmente dalla parte del suo interlocutore. Ne abbiamo parlato spesso durante il Giubileo della misericordia e tanti sono gli esempi di quando Dio “cambia idea” e si ravvede, come davanti a Ninive per intercessione di Mosè a Mamre, Gesù con l’adultera, ecc… Se il metro di Giudizio di Dio fosse stato la legge come principio astratto Dio o sbagliava prima, nel voler condannare, o sbaglia dopo, nell’assolvere. Il cristiano, vuole dirci Gesù con il suo esempio, non è colui che ha sempre le risposte giuste, che giudica persone e situazioni in modo “giusto”. Il Signore invece fa entrare l’altro nella sua vita, se ne assume il carico, facendosi ferire delle sue stesse ferite. La malattia, la miseria, il dolore e persino il peccato del suo interlocutore diventa un peso che lui stesso solleva. Cerca così di troncare la radice del male che si manifesta e opprime l’uomo in tanti modi, e il suo modo di farlo è caricarsene e combatterlo in prima persona.
Così ha fatto: per liberarci dalla forza del male si è sottoposto lui stesso alla tentazione, per salvarci dalla morte ha accettato la morte, per salvarci dall’ingiustizia l’ha subita. Non emette un giudizio dal di fuori, in base ad una legge esterna al di sopra di tutto, la salvezza che offre è innanzitutto lasciarsi ferire dal male.
Ecco qual è la differenza che subito al gente avverte fra il suo parlare e il giudizio tagliente e oppressivo dei sapienti della legge: lui salva, quelli giudicano. Ed ecco che si sente il grido di chi non solo sente la novità del parlare di Gesù ma esprime tutta l’insofferenza per quella sua pretesa di caricarsi del cumulo di vita cattiva, di sbagli e di peccato che ci opprime. Sì, perché Gesù volentieri se ne fa carico, ma bisogna che noi per primi lo accettiamo e ci presentiamo a lui così come siamo. Invece lo spirito di orgoglio e di autosufficienza pretende di far da sé anche nel giudicarsi e nel condannarsi o assolversi. Quell’uomo grida: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Pur ammettendo che Gesù è Dio non tollera che venga a intromettersi nella sua vita, a rovinare l’isolamento con cui, si autogestisce la propria coscienza e il proprio equilibrio. Ecco che Gesù allora libera quell’uomo dallo spirito che lo possiede, che è la separazione dagli altri, il rifiuto a far entrare e a entrare nelle vite altrui.
E la salvezza che porta il Signore è proprio questa: la potenza di una parola che, se accolta e vissuta, abbatte le barriere di difesa e lascia libera circolazione alla vita dei fratelli e delle sorelle, senza che il giudizio su di loro e l’autogiudizio su di sé ci isoli in una gabbia impenetrabile.




Preghiere 

O Signore ti ringraziamo perché ci inviti a vivere secondo la larghezza del tuo amore e a non giudicare con le leggi strette del mondo. Donaci di divenire tuoi imitatori.
Noi ti preghiamo


Aiutaci o Padre del cielo ad gustare con gioia la dolcezza del vangelo, perché la nostra vita sia ricca di sapore e piena di significato,
Noi ti preghiamo


O Cristo che sei la vera luce, fa’ che sappiamo illuminare col Vangelo le strade del mondo e orientiamo i nostri passi verso di te.
Noi ti preghiamo

Ti preghiamo, o Signore misericordioso, perché non vinca in noi la rassegnazione e il realismo, ma con audacia guardiamo a te per conoscere come essere uomini e donne capaci di voler bene.
Noi ti preghiamo


Guarda con amore o Dio a noi tuoi figli, perché sappiamo far entrare la vita dei fratelli in noi, senza giudizio né condanna, ma con misericordia e disponibilità sappiamo comprendere e voler bene,
Noi ti preghiamo


Aiutaci o Signore a fuggire le occasioni di peccare e aiutaci a compiere con decisione le opere buone che tu hai preparato per noi.
Noi ti preghiamo.


Ti preghiamo o Dio per tutti coloro che sono nel bisogno: per i prigionieri, i malati, i profughi, gli anziani, chi è senza casa e famiglia. Dona loro guarigione e salvezza dal male.
Noi ti preghiamo

Proteggi i tuoi discepoli o Dio, e chi, come papa Francesco, li accompagna verso di te col proprio esempio. Dona loro coraggio e proteggili perché il vangelo sia sempre annunciato e il tuo nome benedetto in ogni luogo.

Noi ti preghiamo 

sabato 20 gennaio 2018

III domenica del tempo ordinario - Anno B - 21 gennaio 2018




Dal libro del profeta Giona  3, 1-5. 10
Fu rivolta a Giona questa parola del Signore: «Alzati, va' a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore. Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta». I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.

Salmo 24/25 - Fammi conoscere, Signore, le tue vie.
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Ricordati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 7, 29-31
Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!

Alleluia, alleluia alleluia.
Il regno di Dio è vicino; 
convertitevi e credete nel Vangelo.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 1, 14-20
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch'essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Commento
Cari fratelli e care sorelle, l’evangelista Marco ci mostra oggi l’inizio del ministero di Gesù, cioè di quel tempo in cui in modo esplicito e manifesto annunciò la buona notizia che era venuto a portare. Egli inaugurò la sua predicazione con un annuncio semplice, che probabilmente gli sembrava così evidente da non aver bisogno di grandi aggiunte. Egli infatti afferma che con la sua venuta, cioè l’incarnazione, l’ultima barriera che poteva tenere l’uomo e Dio lontani ed estranei l’uno dall’altro è stata frantumata dalla potenza di Dio. In questo modo la salvezza si è fatta così vicina che tutti possono impossessarsene. Forse Gesù sperava che portare a conoscenza gli uomini di una novità così grande e decisiva li avrebbe facilmente convinti ad aderire con gioia alla sua proposta di cambiare vita per seguirlo. Afferma infatti il Signore : “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino”, cioè si è inaugurata un’epoca nuova della storia dell’umanità nella quale la piena realizzazione del disegno di Dio è a portata di mano, può essere raggiunta e fatto propria, come una realtà cioè non più legata ad un futuro indeterminato e ipotetico, o ad una dimensione eroica e utopistica dell’uomo, ma piuttosto all’oggi della vita quotidiana. “Vicino” vuol dire che è raggiungibile, ma che purtuttavia bisogna ancora realizzarlo, con l’impegno della nostra vita, cioè con il cambiamento del proprio modo di essere e la fiducia nelle Parole del Signore, come Gesù conclude nel suo invito: “convertitevi e credete nel Vangelo”.
In questa semplice ed essenziale formula possiamo dire che Gesù riassuma tutto il suo Vangelo.
L’evangelista Marco per farci vedere tutta la potenza che questa semplice formula conteneva ci mostra lo straordinario effetto che essa provocò nella vita di alcuni uomini: Simone, Andrea, Giacomo, Giovanni. Essi lasciano tutto e cominciano a seguirlo, poiché hanno capito dov’è ciò che conta più di tutto e vi si attaccano con decisione, lasciando da parte tutto il resto. Nel seguito del testo che abbiamo letto oggi si vedono anche alcune guarigioni, cioè la salvezza dalla forza del male che attacca la vita fisica (la febbre della suocera di Pietro), quella spirituale (l’indemoniato) i rapporti fra gli uomini (il lebbroso condannato all’isolamento).
Davanti a questa descrizione siamo invitati a porci la domanda: non è forse naturale che l’annuncio di un tempo nuovo nel quale Dio si fa compagno e vicino all’uomo e rende alla portata di ciascuno il compimento del suo progetto di bene spinga ognuno ad aderire con gioia al suo invito di seguirlo, cambiando strada e modo di vivere?
Ma il seguito del Vangelo mostra che le cose non sono così semplici. Ben presto infatti si fanno evidenti la diffidenza e la resistenza di chi ascolta l’annuncio del Vangelo di Gesù, in un crescendo di ostilità che culminerà nel tentativo di metterlo a tacere per sempre con la morte.
Questa storia si ripropone in ogni epoca storica e in ogni singola vicenda umana personale. Gesù torna ad annunciare a ciascuno che la salvezza dal male e la possibilità di far regnare il bene è alla portata di ciascuno, se si ha fiducia in quello che lui insegna. È questa fede la linea da varcare per fare sì che anche per noi si concluda il tempo della vita spesa inutilmente e si apra la nuova epoca della compagnia del Signore.  
L’apostolo Paolo invita i cristiani di Corinto a varcare con decisione e con gioia questa linea, inaugurando un tempo nuovo e un nuovo modo di vivere: “Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve”. Egli innanzitutto mette in luce un meccanismo elementare con il quale allontaniamo da noi questa scelta e cioè il rimandare il tempo dell’applicazione del Vangelo alla propria vita ad un altro momento, ad una situazione più favorevole, a quando sarà più facile. Paolo però sgombra il campo da ogni scusa: il tempo è breve, non c’è un altro momento più favorevole da attendere. Sì, innanzitutto perché la vita non è infinita e i giorni passano e non tornano più, ma poi anche perché ogni giorno vale la pena di essere vissuto a pieno e non solo in sterile attesa di un tempo adatto che chissà quando mai verrà. Ciascuno di noi si chieda: quanta vita sprecata ad aspettare l’occasione buona o il momento giusto per vivere il Vangelo! Quanti anni perduti nel rimandare la scelta decisiva per esso! Per questo Paolo esorta a fare in modo che proprio niente del nostro vivere quotidiano, nessuno dei suoi molteplici aspetti concreti sia più dato per scontato, ma venga messo in discussione per fare sì che ciascuno di essi realizzi pienamente il disegno di bene che Dio ha pensato per ciascuno. Paolo elenca alcune realtà che ci sembrano le più ovvie e naturali, come: avere moglie, gioire, piangere, possedere, usare le cose che abbiamo. Che bisogno c’è di chiedersi nulla a proposito? L’Apostolo invita a non credere che tutto sia scontato, impariamo piuttosto a osservare le realtà del nostro vivere con lo sguardo di Dio, sotto la prospettiva del suo Vangelo, e le vedremo sotto una luce nuova, quella di una pienezza e ricchezza di senso che viene dall’essere compagni ed amici di Dio. Facciamolo subito, perché il tempo non ci sfugga invano tra le dita, ma sia invece reso eterno e duraturo dalla vicinanza a Dio che si fa accessibile.


 Preghiere 

O Padre misericordioso e benigno, guarda con bontà noi riuniti nel tuo nome e donaci la tua benedizione. Fa’ che sappiamo seguire i tuoi passi e come bambini imitare sempre il tuo esempio.
Noi ti preghiamo


Accogli o Dio onnipotente la nostra preghiera perché la pace regni in tutto il mondo.
Dona un cuore umano a tutti quelli che ora percorrono le vie dell’odio e della violenza.
Noi ti preghiamo




O Gesù che hai percorso le strade del mondo perché noi potessimo seguirti, fa’ che ascoltiamo il tuo invito a lasciare ciò che non vale e a legarci a te, ai fratelli e alle sorelle.
Noi ti preghiamo


O Spirito di amore, soffia nei nostri cuori, ispira le nostre azioni, perché non rimandiamo il momento della decisione, ma scegliamo subito di fidarci del Vangelo.
Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Dio per tutti coloro che soffrono nel mondo: per i malati, i prigionieri, i disprezzati e i sofferenti. Fa’ che sappiamo essere loro fratelli e sorelle, testimoni della resurrezione di Cristo.
Noi ti preghiamo


Abbi pietà di noi o Signore perché spesso abbiamo cercato il nostro interesse e vantaggio, anche a discapito degli altri. Aiutaci a vivere un legame fraterno con tutti, perché cerchiamo il bene comune.
Noi ti preghiamo.



O Cristo Gesù, dai forza e coraggio alle comunità dei tuoi discepoli ovunque disperse nel mondo.
Fa’ che la loro presenza in ogni città sia segno di umanità e di vita vera.
Noi ti preghiamo


O Padre buono e misericordioso, ascolta l’invocazione di chi ha bisogno di aiuto, conforto e salvezza, perché presto si realizzi il tuo regno di pace e di giustizia.

Noi ti preghiamo

sabato 13 gennaio 2018

II domenica del tempo ordinario - Anno B - 14 gennaio 2017




Dal primo libro di Samuèle  3, 3b-10. 19
In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l'arca di Dio. Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino ad allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: "Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta"». Samuèle andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: Samuèle, Samuèle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta». Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.

Salmo 39 - Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.
Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».

«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».

Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.  

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 6, 13c-15, 17-20
Fratelli, il corpo non è per l'impurità, ma per il Signo­re, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall'impurità! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all'impu­rità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo! 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Abbiamo trovato il Messia,
la grazia e la verità vengono per mezzo di lui.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 1,35-42
In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbi - che, tradotto, significa maestro -, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui: erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa», che significa Pietro.

Commento

Cari fratelli e care sorelle, le letture bibliche di oggi ci mostrano alcune persone che sentono di essere chiamate a qualcosa di diverso e seguono questo invito. È il caso di Samuele che nella notte ben tre volte sente una voce che lo chiama; poi il caso dei due discepoli di Giovanni che sentono il battista dire di Gesù che passa “Ecco l’agnello di Dio” e lo seguono, e infine il caso di Pietro, fratello di uno dei due discepoli di Giovanni, Andrea, che a sua volta segue l’esempio e le parole del fratello e va anche lui da Gesù.
Il comportamento di queste quattro persone può sembrare strano: la loro non è una scelta avventata, impulsiva, come fanno a decidere di seguire uno sconosciuto? Ci viene spontaneo chiedercelo, noi così spaventati dalle novità che anche un piccolo cambiamento ci sembra rischioso. Quei quattro invece non indugiarono, si lasciarono interrogare dall’incontro e dalle Parole del Signore. Diremmo con un termine tecnico “ricevono una vocazione”, cioè si sentirono chiamati a seguire il Signore.
Vediamo come maturò la loro decisione. Nel caso di Samuele, egli non capì subito di cosa si trattava: confuse il messaggio che gli era rivolto da Dio con un richiamo meramente umano. Anche noi facciamo fatica a cogliere dietro le domande della vita la proposta di Dio e a scegliere secondo il suo insegnamento. Samuele ebbe bisogno di essere istruito da Eli, che gli suggerì l’atteggiamento giusto per cogliere la domanda e risponderle. I due discepoli di Giovanni, invece, non ebbero l’incertezza iniziale di Samuele, seguirono Gesù grazie all’indicazione del loro maestro che riconobbe il Signore e glielo indicò. Infine Pietro andò da Gesù perché glielo disse suo fratello Andrea.
Tutti questi esempi che la Scrittura oggi ci propone sembrano dirci che c’è sempre bisogno di qualcuno che accompagni il discepolo all’incontro con Gesù, che glielo indichi, che gli  suggerisca l’atteggiamento giusto con l’esempio o con le parole. Cioè non si incontra il Signore da soli, non ci si guida da sé, da soli non si è capaci di accorgerci che c’è una domanda rivolta a sé. Tutti abbiamo bisogno dei fratelli e delle sorelle, della testimonianza di chi ha già incontrato il Signore, di chi ha cominciato a seguirlo, di chi ci prova a farsene discepolo. La loro compagnia ed esempio ci danno coraggio e ci confermano nel fare la stessa scelta. Per questo non convincono quelli che dicono, di credere in Dio, ma di non avere bisogno di nessuno che li aiuti a seguirlo. La Chiesa è questo: la famiglia di quanti ritengono importante conoscere Gesù, così da saperne cogliere la domanda rivolta a ciascuno e da sapersi sostenere l’un l’altro per restare fedeli in questo impegno. Chi crede di poter fare tutto da solo ha una fiducia smisurata nelle proprie capacità, si crede infallibile e con una volontà incrollabile. Cioè tutto il contrario di quello che è il discepolo nel Vangelo e nella storia.
Ma una volta accolta la domanda del Signore a vivere come suoi discepoli, cosa vuol dire vivere come tali? Dice la Scrittura di Samuele: “non lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole”. Questa fu l’eccezionalità di quel ragazzo, essere docile e obbediente a quello che Dio gli diceva. Così come anche di Pietro il Vangelo ci riferisce le parole: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla, ma sulla tua parola getterò le reti.” (Lc 5,5).
Fratelli e sorelle precisamente questa è la forza dei discepoli, non doti eccezionali, ma non lasciare cadere nel vuoto le parole di Dio e su di esse fondare le proprie scelte.  L’obbedienza a quello che ci viene insegnato nel mondo ci rende disumani, la docilità alla parola del Signore ci preserva umani e vulnerabili davanti ai fratelli.
Anche a noi oggi la Scrittura, come Giovanni battista ai suoi, indica Gesù, da questo altare, e ce lo fa vedere come un corpo ferito e sangue versato, cioè un agnello mite e condotto al macello. Qual è la nostra reazione? Crediamo che valga la pena seguirlo, o  crediamo sia meglio non fidarci di qualcuno che non offre garanzie e sicurezza? Eppure una garanzia sicura della bontà della via esiste e noi siamo privilegiati ad averne ricevuto la notizia, cioè il Vangelo. Questa prova è il suo grande volerci bene, fino alla fine, fino all’umiliazione, fino a nascere piccolo e indifeso per stare con noi. Questo è l’unico “argomento” che Gesù conosce per convincere i suoi discepoli della bontà della sua chiamata: non c’è altra prova dimostrabile. Ai discepoli che chiedono maggiori dettagli infatti Gesù non si ferma a spiegare motivazioni convincenti, ma dice semplicemente: “Venite e vedrete”. Il Vangelo lo si capisce vivendolo, il Signore lo si conosce seguendolo, il cammino che ci porta a lui si rischiara percorrendolo. È il segreto del cristianesimo, non una dottrina fra le tante né una teoria, ma una vita utile agli altri da vivere in compagnia di Gesù.


Preghiere

Signore Gesù che ci chiami a seguirti per trovare la nostra salvezza, fa’ che accogliamo l’invito a percorrere i tuoi passi nella vita di ogni giorno.
Noi ti preghiamo


O Cristo Signore che ti sei presentato mite e umile come un agnello, aiutaci a seguirti per divenire anche noi uomini e donne vulnerabili al dolore dei fratelli.
Noi ti preghiamo




O Dio che non abbandoni l’umanità sui sentieri che non portano a nulla, ma li raduni sulle tue vie, guida anche noi ad amarti fedelmente e servirti nei fratelli e nelle sorelle.
Noi ti preghiamo


O Dio Padre di eterna bontà, fa’ che non spendiamo la nostra vita per ciò che non vale: orgoglio, ricchezza e vani interessi. Aiutaci a seguirti nel cammino dell’umiltà che conduce ad una vita veramente umana.
Noi ti preghiamo


O Cristo pastore della nostra vita, perdona la durezza dei nostri cuori e la piccolezza dei nostri sentimenti. Donaci la forza di rifiutare la normalità delle abitudini, per compiere i gesti e pronunciare le parole del tuo amore.
Noi ti preghiamo


Gesù che sei mite e umile di cuore, addolcisci l’animo di chi in queste ore combatte nei luoghi in cui infuriano le guerre. Dai riparo a chi è minacciato di morte, consola i feriti e i sofferenti, ispira sentimenti di perdono e riconciliazione nei cuori di tutti.
Noi ti preghiamo.



O Dio che ci raduni nella tua casa per ascoltare la tua Parola e nutrirci del tuo corpo, fa’ che sappiamo uscirne rinnovati. Donaci di essere un segno della tua presenza affettuosa e compassionevole in mezzo alla gente della nostra città.
Noi ti preghiamo


O Spirito di sapienza, scendi nella vita di tutti i cristiani del mondo, perché le loro azioni siano ovunque ispirate dal desiderio di affrettare la venuta
del tuo regno di pace e di giustizia.

Noi ti preghiamo

domenica 7 gennaio 2018

Battesimo del Signore - Anno B - 7 gennaio 2018




Dal libro del profeta Isaia 55, 1-11
Così dice il Signore: «O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un’alleanza eterna, i favori assicurati a Davide. Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni. Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti onora. Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:  non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».

Is 12,2-6 - Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza.

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 5, 1-9
Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio. 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Ecco l’agnello di Dio,
colui che toglie il peccato del mondo!
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 1, 7-11
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, usciamo da un periodo di feste che tradizionalmente accompagna la fine di un anno e l’inizio di quello che segue. Spesso è un tempo affollato di incontri e festeggiamenti con familiari ed amici e non è difficile uscire da questo periodo un po’ frastornati e confusi. Riprende la vita di tutti i giorni con i suoi ritmi consueti, e cosa resta del Natale?
È facile infatti che, nella confusione delle feste, vada perduto proprio ciò che è il motivo della festa, e cioè la notizia della nascita di Gesù. Nella notte di Natale infatti ci è stata comunicata una notizia sconvolgente nella sua portata: Dio si è fatto così vicino a noi, tanto da poter essere incontrato, ascoltato, visto da ogni uomo!
Oggi dunque, domenica che conclude questo tempo di Natale ci vogliamo fermare un po’ per raccoglierci ed ascoltare di nuovo e con più attenzione questa notizia.
È importante fermarsi ad ascoltare! La nostra è una civiltà materiale e dà il valore più grande al fare. Per questo anche il Natale da festa in cui ricevere un annuncio si è trasformata in festa con tante cose da fare. Molto opportunamente quindi il profeta Isaia, in apertura di questa liturgia, ci invita all’ascolto: “Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete.” L’ascolto della Parola di Dio dà vita, è il cibo nutriente e buono che sostiene e fa crescere la nostra vita. Il cristiano infatti è innanzitutto il figlio di una Parola che si è fatta carne, il discepolo di una buona notizia che gli è stata comunicata, il Vangelo. L’ascolto, più che l’agire, viene prima ed è la cosa più importante. Dall’ascolto nasce la vita.
Dio è accorato quando dice: “Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia?” Sì, spesso noi rischiamo di spendere la nostra vita alla rincorsa di un nutrimento che non ci può saziare, ciò che non è pane. E non è forse questa la sensazione che spesso ci si ritrova in fondo al cuore alla fine di queste feste, quando si spengono le luci, si ripongono gli addobbi e ritorna la normalità quotidiana? Non sentiamo forse un senso di smarrimento? L’euforia è passata, la festa si è conclusa, cosa rimane?
La Parola di Dio invece quando viene ascoltata e fatta entrare dentro di noi lascia il segno di una vita nuova che nasce e frutti abbondanti di consapevolezza, di decisioni prese, di un nuovo modo di vedere le cose. Prosegue infatti il profeta: “Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:  non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”.
Ed ecco, a Natale la Parola di Dio è discesa fra di noi, ciascuno la può vedere e ascoltare poiché si è fatta carne, parla con voce umana e agisce con visibilità umana. Non lascia niente come prima in chi la ascolta, nutre la vita profonda e rafforza i cuori incerti. Ci rende capaci di decisioni forti e di perseverare nel fare il bene.
Chi non ascolta quella Parola che è nata è invece in balia del vento degli umori, si lascia trascinare dalle abitudini, è vittima del capriccio delle mode, segue la corrente senza capire e senza sapere cosa vuole, è vuoto di senso, non sa dire parole vere e profonde, rimane sgomento davanti agli ostacoli della vita, è prigioniero della paura e disorientato nel buio della vita.
Ieri, festa dell’Epifania del Signore, dicevamo che solo i pastori e i magi si accorgono della nascita di Gesù, perché sono uomini non già soddisfatti di ciò che sanno e hanno, ma vivono in ricerca del senso vero della vita. Il Vangelo è quella stella che guida anche noi ad incontrare la Parola bambina, semplice e indifesa, che si manifesta nell’umiltà. Ascoltiamola con l’ingenuità e l’entusiasmo dei magi che lasciarono tutto per farsi condurre lontano e trovare il Salvatore del mondo. Non ci sentiamo già sazi e sapienti e l’ascolto della parola ci darà la vita che non finisce.
Oggi la parola di Dio ci mostra Gesù che come primo gesto pubblico si manifesta a Giovanni battista chinando il capo per farsi battezzare. La sua umiltà fa squarciare i cieli e sprigiona la potenza di Dio che esprime la sua gioia per l’inizio della vita pubblica di Gesù in mezzo agli uomini.

Accogliamo anche noi l’invito a farci servitori umili del volere di Dio e il cielo denso di nubi sulla nostra terra si squarcerà lasciando passare la potenza di un Dio che esprime la sua gioia di stare in mezzo a noi. È la gioia del Natale, è la gioia che condivisero i pastori al vedere Dio umile e vicino a loro, è la gioia dei magi che tornarono a casa per una strada diversa, perché la loro vita non era più la stessa. Sia anche la nostra gioia, perché tornando dopo le feste alle nostre occupazioni di sempre viviamo pieni della gioia di avere ascoltato e visto Dio farsi piccolo per esserci sempre vicino.


Preghiere

O Cristo Gesù che chinasti umilmente il capo
per ricevere il battesimo da Giovanni,
aiutaci a vivere senza orgoglio e vanagloria.
Fa’ che la nostra vita segua il tuo esempio di uomo mite e umile di cuore.
Noi ti preghiamo

O Signore, in questi tempi così segnati dalla violenza fa’ che il male non vinca sulla vita degli uomini. Argina le ondate di odio e placa le correnti di vendetta perché possa prevalere il bene.
Noi ti preghiamo


Dio nostro Padre, aiutaci a riconoscere che nella nostra vita hanno ancora tanto spazio sentimenti di orgoglio e di egoismo. Fa’ che torniamo da te per cercare misericordia e perdono.
Facci dono di uno spirito sincero di conversione.
Noi ti preghiamo


Come i pastori di Betlemme, aiutaci o Signore
a riconoscere in te il re della pace.
Fa’ che ti cerchiamo non nell’orgoglio della potenza, ma nella mitezza pacifica e umile del Vangelo.
Noi ti preghiamo


Signore Gesù che sei la Parola fatta carne, insegnaci ad ascoltarti sempre con cuore disponibile e aperto, perché sia riempito dalla potenza del tuo amore e ci dia la vita che non finisce.
Noi ti preghiamo


O Spirito santo che sei l’amore del Padre,
scendi nei nostri cuori ed insegnaci  a vivere come Dio vuole. Donaci parole e gesti buoni, mostraci le vie della pace e del perdono, indicaci il bene per cui vale la pena spendere la vita.
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Padre santo di accogliere e proteggere tutti quelli che sono nel bisogno e nel dolore: per chi è malato, anziano, straniero e senza casa,
Noi ti preghiamo

Signore Gesù, Figlio unigenito che hai accettato di nascere sulla terra e vivere per salvare tutti, fa’ che ogni uomo possa presto ascoltare la tua Parola e metterla in pratica.
Noi ti preghiamo 

sabato 6 gennaio 2018

epifania - Anno B - 6 gennaio 2018





Dal libro del profeta Isaia 60,1-6
Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore.

Salmo 71 - Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.
O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.

I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 3,2-3a.5-6
Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

Alleluia, alleluia alleluia.
Abbiamo visto la tua stella in oriente
e siamo venuti per adorare il Signore
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 2,1-12
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Commento

Cari fratelli e care sorelle, a Natale Dio che si fa uomo sceglie di nascere circondato da gente semplice e umile: una giovanetta, Maria, il suo sposo titubante, alcuni pastori. Egli non si impone all’attenzione, e pochi si accorgono di lui. In Gesù Dio raggiunge il punto più alto della sua manifestazione facendosi visibile e udibile da ogni uomo. Eppure solo pochi si muovono per cercarlo, e lo trovano: i pastori e i magi che venivano dall’oriente.
Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci fa vedere come i segni che indicavano la nascita di Gesù fossero ben noti. Si sapeva il luogo, Betlemme, e i Magi rendono noto a tutta Gerusalemme che hanno visto la sua stella indicare l’ora della sua nascita. Ma a chi interessa tutto ciò? I capi dei sacerdoti e gli scribi, lo sapevano, Erode è messo al corrente, eppure nessuno di loro reputa che valga la pena andare ad incontrare di persona il Signore appena nato. I pastori e i magi sono gli unici che sentono il bisogno di muoversi dal loro posto abituale, fossero le stalle lì vicino o il lontano Oriente, per andare a incontrare il Signore. Oggi il Vangelo ci dice che non è rilevante la lunghezza del viaggio, non importa la classe sociale, fosse quella degli ultimi, come nel caso dei pastori, o quella di stirpe nobile, come nel caso dei magi. Non importa il grado di istruzione, infimo come i pastori o elevato come quei sapienti orientali. Quello che conta è che il desiderio di trovare il Signore che nasce spinge ad incamminarsi per un viaggio.
Entrambi vengono dal buio e scorgono una luce che li attira e li fa andare verso il Signore. Ma cosa è questo buio?
Ogni epoca, ci dice oggi il profeta Isaia, ha la sua oscurità: “la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli”. E’ come una condizione intrinseca dell’umanità, la quale resta avvolta nel buio finché non incontra la luce che è venuto a portare il Signore Gesù. Il buio sono i grandi drammi dell’umanità che oscurano la storia con l’ombra di morte, ma oltre a questo buio, che potremmo definire “esterno”, ciascuno di noi si porta dentro squarci di buio che sono la parte della nostra umanità che ancora non ha incontrato la luce del Vangelo. Non basta infatti aver sentito dire di Gesù perché il buio degli angoli più nascosti della nostra umanità sia vinto, bisogna che incontriamo Gesù faccia a faccia perché la sua luce ci illumini tutti interamente.
La luce dell’umanità vera e buona del Signore Gesù ci mostra come è la nostra, ancora tanto egoista, insensibile e orgogliosa. C’è bisogno che il Vangelo illumini i nostri giudizi sugli altri, ancora così poco misericordiosi; che dissipi il buio delle nostre paure di aprirci, di accogliere, di andare incontro all’altro, specie chi è diverso; che porti alla luce i pregiudizi, le abitudini, i pensieri pigri e ripetitivi su sé e sul mondo. La luce del Vangelo vince tutto ciò con lo splendore dell’amore del Signore.
Guardiamo allora dentro di noi, accettiamo di scorgere gli angoli bui, quelli che ancora non abbiamo voluto che il vangelo illuminasse. Noi spesso li temiamo e vogliamo nasconderli, come qualcosa di cui far finta che non esistano, ma a che serve?
Erode ha paura di scoprire il lato buio della sua umanità, quella violenza e arroganza che lo portò a uccidere Giovanni per il capriccio della sua dissolutezza, e vuole eliminare Gesù. Ma anche i religiosissimi capi dei sacerdoti e gli scribi non sentono di aver bisogno della luce, hanno già chiaro come vanno le cose, già sanno tutto.
Solo i pastori e i magi sentono il bisogno di far entrare la luce dentro di sé, e solo loro, per questo motivo, vanno incontro a Gesù.
Entrambi, scrutando il cielo, vedono una luce che li guida. Ma cosa è questa luce che guida al Signore? È la speranza che tutto può cambiare; è lei che permette agli uomini di uscire e camminare, nonostante il buio, il freddo, la distanza, la paura. Sì, Dio a Natale ci dona la speranza che non è detta l’ultima parola su di sé, sul mondo, anche sulle situazioni che sembrano senza soluzione. Quella speranza è la stella che ci guida ad incontrare Gesù, perché da lui solo possiamo trarre la forza per cambiare veramente e profondamente la realtà, ogni realtà. Ci dice il Vangelo che i magi “Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima.” La nostra tristezza viene dal fatto che non alziamo lo sguardo per vedere la speranza che il Signore ci dona con le parole del suo Vangelo, ma preferiamo tenerlo basso a contemplare compiaciuti e vittimisti quello che non va’.
Pochi giorni fa in questa chiesa, come sappiamo, si è svolta la festa del Natale con tante persone in difficoltà e nel bisogno. Eravamo in tutto quasi 200. Nel loro volto e nelle loro parole si leggeva il desiderio di trovare un segno positivo, una stella di speranza per il futuro, una notizia buona, un invito a gioire, ad avere fiducia nella forza del bene. Erano felici di andare incontro al nuovo anno nella festa, per trarre dalla felicità della compagnia di qualcuno che vuol loro bene la forza per affrontare le mille difficoltà della vita quotidiana. In tanti si sono mossi dai loro luoghi, spesso non belli, per convenire qui dove li attendeva la festa suscitata dallo Spirito del Natale di Gesù.
Seguiamo anche noi la stella che è la speranza fiduciosa che tutto può cambiare, a partire da me stesso, troveremo la strada illuminata dal Vangelo e incontreremo il Signore che ci scalda il cuore.


  
Preghiere

O Dio vieni presto a dissipare il buio di questo mondo: la violenza, il dolore, la povertà. Possa la forza del tuo amore trasformarlo e aprirlo ad un futuro rinnovato,
Noi ti preghiamo

Perdonaci o Signore quando ci nascondiamo alla luce della tua Parola, chiudendo i nostri cuori all’ascolto sincero e disponibile del Vangelo. Fa’ che ci confrontiamo con fiducia con esso perché  illumini i nostri passi,
Noi ti preghiamo



Dissipa, o Dio misericordioso, le tenebre dell’odio e della violenza che suscitano guerra e terrorismo in tante parti del mondo. Ispira sentimenti di pace e di riconciliazione in chi combatte e uccide,
Noi ti preghiamo


Guarisci o Padre tutti i malati nel corpo e nello spirito, fa’ che ogni debolezza e sofferenza trovino in te consolazione e sostegno
Noi ti preghiamo


L’annuncio della tua nascita giunga o Signore Gesù in ogni angolo della terra e porti luce e calore dove ora c’è buio e freddezza. Per chi non ti conosce e non ti ama,
Noi ti preghiamo


Rafforza in ognuno di noi, o Padre del cielo, il desiderio di uscire dalla vita di sempre e di incamminarci verso di te. Donaci di vivere sempre in tua compagnia,
Noi ti preghiamo.


Suscita o Signore in ciascuno di noi un uomo e una donna capace di indicare a chi è disorientato la luce della tua Parola, perché assieme possiamo godere della tua guida che salva,
Noi ti preghiamo

Proteggi o Dio il papa Francesco e quanti come lui annunciano e testimoniano il Vangelo agli uomini del nostro tempo. Fa’ che il seme da loro gettato porti il frutto sperato,

Noi ti preghiamo