sabato 24 febbraio 2018

II domenica del tempo di Quaresima - Anno B - 25 febbraio 2018




Dal libro della Gènesi 22,1-2.9a.10-13.15-18
In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito». Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

Salmo 115 - Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.

Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.

Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8,31b-34
Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!

Lode a te, o Signore, Re di eterna gloria
Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre:
«Questi è il mio Figlio, l’amato: ascoltatelo!».
Lode a te, o Signore, Re di eterna gloria

Dal vangelo secondo Marco 9,2-10
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Commento

Cari fratelli e care sorelle, Il racconto del sacrificio di Isacco che abbiamo appena ascoltato ci rimanda alle origini della fede di Israele. È un episodio fondante della fede di un popolo che affrontò prove e tentazioni, ma alla fine, pur cadendo più volte nel tradimento, seppe sempre mantenere la propria fiducia nel Signore e conservare nei secoli, fino ad oggi, una “fede nonostante tutto”. Pensiamo all’olocausto durante la seconda guerra mondiale, quando gli ebrei furono tragicamente perseguitati; Dio dov’era, si chiese qualche ebreo, ha dimenticato, ha abbandonato il suo popolo? Eppure la fede di Israele ha saputo superare anche quella tragica prova.
Ad Abramo il Signore aveva detto: “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò” (Gen 12,1), chiedendogli di rinunciare alla sua storia, al suo passato, per incamminarsi in un viaggio verso una meta sconosciuta. Oggi abbiamo ascoltato come Dio gli chiese anche di sacrificare il suo futuro, il figlio unigenito avuto in vecchiaia, unica speranza della continuazione della propria esistenza nella sua discendenza.
In entrambi i casi Abramo non discute, obbedisce alla richiesta di Dio che sembra voglia ridurlo al suo solo presente, senza passato e senza futuro.
È la domanda che Dio pone ad ogni credente: di lasciare il proprio passato, cioè come ci si è costruiti fino ad allora, come il mondo ci ha plasmato e cresciuto, con quali idee e giudizi, e allo stesso tempo di lasciare le aspettative che ci siamo costruiti per il nostro futuro. Dio ci chiede di incontrarlo nel presente di un oggi che non è figlio di noi stessi e del nostro mondo e nemmeno gravido di attese già costituite, ma un oggi che accetta di farsi figlio solo ed esclusivamente della volontà di Dio.
A volte davanti al Vangelo noi sentiamo il peso del nostro passato, le scelte fatte che ormai ci incastrano: non possiamo mica fare come se non le avessimo fatte, ormai abbiamo le nostre responsabilità, il nostro ambito umano ed esistenziale, un carattere definito, dei gusti e delle preferenze, diremmo, in una parola, la nostra “personalità” e identità.
Allo stesso tempo davanti al Vangelo che ci propone un itinerario così diverso da quello che noi ci siamo costruiti vince la paura di un futuro incognito, diverso da quello che noi ci siamo pianificati.
Ecco che allora Dio ci incontra così: già costituiti del nostro passato e delle nostre aspettative per il futuro; ma in queste nostre condizioni egli che spazio può avere?
Ad Abramo il Signore chiede proprio questo, di lasciare il proprio passato e futuro per inventarsi una nuova vita con lui, come lui l’ha pensata e gliela propone. È come se dicesse: tutto può essere secondo un disegno diverso, che non appartiene né al passato che hai già vissuto né al futuro come è normale che tu te lo immagini.
Abramo accetta questa prospettiva e per questo è indicato nella Scrittura come il modello della fede: “Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio” dice la lettera agli Ebrei (Eb 11,17). La fede è questo: lasciarsi incontrare da Dio in un presente che non è già determinato dalla propria storia e dal proprio futuro, ma che si apre con disponibilità al suo volere.
Cari fratelli e care sorelle, quanto ci fa paura questo? Dobbiamo forse lasciare tutto e ricominciare da zero come se non avessimo vissuto per niente? Non è questo che Dio ci chiede. Abramo rimase a capo della sua grande famiglia, costituita dalla moglie Sara e di un numero di servi, col suo bestiame ecc… però ciò non gli impedì di cambiare strada, di andare altrove. E anche quando sembrava realizzarsi il sogno che Dio stesso gli aveva affidato di una discendenza numerosa, a lui che era sterile e senza figli, ebbene non esita a far suo un altro sogno, se è Dio a chiederglielo.
Questo tempo di Quaresima ci è donato per chiederci qual è il nostro oggi nel quale Dio ci vuole incontrare. Non facciamoci imprigionare dal nostro passato, le abitudini, i soliti modi di pensare e di fare, ma facciamoci sorprendere, spiazzare, meravigliare dalla Parola di Dio e siamo docili ad essa.

Il Vangelo ascoltato oggi ci descrive un momento in cui gli apostoli sono posti davanti ad una realtà che li supera e va oltre ogni loro esperienza e immaginazione. Gesù trasfigurato appare nella sua gloria, cioè come sarà dopo la resurrezione. Gli apostoli non sanno cosa pensare, ma restano attratti da quella visione e vogliono renderla una condizione permanente della propria vita, dicono: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». È una frase ingenua, ma Gesù rimanda questa possibilità a quando, una volta risorto, resterà con loro per sempre, fino alla fine del mondo: “ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti.” Per giungere alla pienezza della vita col Signore risorto infatti c’è bisogno per i discepoli che passino attraverso l’angoscia della passione e morte del Signore. Che cioè le loro attese di successo e tutto quello che credevano di avere capito e saputo venisse spiazzato da un evento così inatteso e impensabile come la passione e morte del loro Maestro e amico. Nella resurrezione gli apostoli finalmente capiscono che quel fallimento è gravido di futuro, che la morte è stata vinta da una vita più forte. Essi incontrando il Risorto imparano a fare a meno del loro passato e del futuro come se l’erano immaginato, per iniziare a vivere i loro oggi con lui, un tempo nuovo della loro esistenza.

Preghiere 

O Signore manifestaci la tua volontà perché possiamo compierla.
Aiutaci a non rifiutarla come insensata o troppo difficile, e di accoglierla come il consiglio di un padre buono.
Noi ti preghiamo


O Padre misericordioso perdona quando le nostre vie si allontanano da te. Accoglici pentiti in questa Quaresima in cui scopriamo il nostro bisogno di essere guidati e sostenuti dalla tua bontà
Noi ti preghiamo


  
Padre onnipotente ti preghiamo per quanti operano il male e agiscono con violenza e ingiustizia.
Fa’ che il loro cuore possa tornare umano
e riscoprano la bellezza di essere figli della pace.
Noi ti preghiamo


Accogli o Dio nel tuo amore tutti coloro
che invocano la tua misericordia,
consola chi è solo nel dolore, sostieni chi è disorientato, perché trovino presto la via che conduce a te.
Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Signore, trasfigura le nostre esistenze e rendile simili alla bellezza della tua gloria. Donaci la grazia di non dimenticare mai la gioia dello stare in tua compagnia.
Noi ti preghiamo


O Cristo che ti prepari con la preghiera, il digiuno e la penitenza ad affrontare la passione e la morte, fa’ che sappiamo restarti vicini in questo tempo di Quaresima, meditando la tua Parola e vivendo la carità con i fratelli, specialmente i più bisognosi.
Noi ti preghiamo.


Proteggi o Dio onnipotente tutti i tuoi figli che sono in guerra, in Ucraina, in Siria, in Congo, in Sudan. Dona la pace a quanti ti invocano, salva le vittime della violenza, sostieni chi soffre per la mancanza di tutto.
Noi ti preghiamo


O Signore ti ringraziamo ancora una volta per il dono della fede che ci fa gustare la gioia di essere tuoi figli. Fa’ che per nessun motivo dimentichiamo il nostro bisogno di restarti vicino e di restare uniti ai nostri fratelli e sorelle.
Noi ti preghiamo





venerdì 16 febbraio 2018

I domenica del tempo di Quaresima - Anno B - 18 febbraio 2018




Dal libro della Gènesi 9,8-15
Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca, con tutti gli animali della terra. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra». Dio disse: «Questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future. Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra. Quando ammasserò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne».

Salmo 24 - Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà.
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Ricordati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 3,18-22
Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua. Quest’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo. Egli è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze.

Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!

Dal vangelo secondo Marco 1,12-15
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Commento
Cari fratelli e care sorelle, Inizia oggi il tempo della Quaresima che ci invita a vivere un periodo pensoso e meditativo, cioè teso a comprendere meglio a che punto della nostra vita siamo. Sì, perché una vita affrettata e frenetica, oppure semplicemente distratta, ci fa andare avanti senza renderci più conto di quale è la meta del nostro avanzare. A volte infatti ci basta mettere un passo dopo l’altro, tanto per avanzare nel cammino della vita. Ma non è sufficiente, bisogna anche, ogni tanto, chiedersi quale sia la meta del nostro andare, verso quale traguardo ci incamminiamo, qual è lo scopo del nostro agire quotidiano. Sennò rischiamo di trovarci un giorno perduti, dove non sappiamo e, magari, nemmeno volevamo.
La Quaresima viene proprio per dirci: fermati un po’ guardati intorno, dove sei, verso dove vai? qual è il traguardo che vuoi raggiungere? è quello per cui vale la pena darsi da fare o bisogna piuttosto fare una correzione di rotta?
Sono domande serie, ma non tristi, importanti, e per questo anche serene, perché ci evitano di correre invano verso traguardi sbagliati.
Mercoledì scorso abbiamo varcato la soglia di questo tempo con il rito semplice e austero delle ceneri. In quella occasione abbiamo ascoltato Gesù invitare i suoi discepoli a  “praticare la giustizia”, ma cosa vuol dire? Il Signore lo esplicita nel seguito del suo discorso, e possiamo così capire che la giustizia di cui egli parla non è rettitudine e onestà, quanto piuttosto vivere tre importanti modi di essere: carità, preghiera e digiuno. Sono i tre atteggiamenti che tradizionalmente la chiesa propone ai cristiani di vivere nel tempo di Quaresima. È un esercizio utile ad aprire il nostro cuore e a renderlo più sensibile e pronto a partecipare al dolore del Signore nella sua Passione e alla gioia della sua Resurrezione. Chi non vive la carità, la preghiera e il digiuno è condannato a restare freddo ed estraneo davanti alla croce e insensibile alla buona notizia della sua resurrezione.
Carità. Ognuno deve pensare nel proprio vissuto quotidiano come aumentare la propria carità verso i fratelli e le sorelle, specialmente i più bisognosi e trovare i modi con cui viverla concretamente. Ma non solo. L’invito alla carità è prima di tutto a non abituarci mai al dolore presente nel mondo. Sì, perché è facile ritenere normale che le cose vadano in un certo modo: che ci sia la guerra in tanti paesi, che una parte dell’umanità soffra fame e miseria, che alcuni stiano peggio e altri meglio. È facile pensare che è normale, dal momento che è sempre stato così.
Vivere l’abitudine al male lo rende accettabile. La normalità del male è il contrario della carità. Essa non tollera che il male sia libero di esercitare il suo potere, fosse anche nell’ordinarietà della vita quotidiana, quando sembra meno grave e più tollerabile o, ancora di più, quando noi non ne abbiamo una responsabilità diretta. Ma la nostra complicità col male è nell’accettarlo come normale, mentre la carità è il desiderio di combatterlo sempre e comunque.
Digiuno. Sembra qualcosa di antiquato e superato, come anche la preghiera, il terzo elemento che Gesù richiama per rendere giusta la nostra vita. Uno spirituale orientale ha detto che “il digiuno è la preghiera del corpo, e la preghiera è il digiuno dello spirito.” Sì, la preghiera è fare spazio nel proprio spirito ad un dialogo con Dio “digiunando”, cioè imparando a fare a meno di tutto ciò che è distrazione, i riempitivi che non hanno consistenza. Spesso la nostra mente e le nostre preoccupazioni sono riempite da mille cose che non valgono niente, o anzi che fanno male a sé e agli altri, come l’egoismo, l’orgoglio, l’antipatia, l’arroganza, l’aggressività, ecc… Pregare ci chiede di digiunare da tutto ciò per fare spazio a ciò che veramente vale e che ora non trova spazio in noi, cioè ciò che il vangelo vi vuole depositare, come l’amore, l’amicizia, la misericordia, la benignità, ecc…
Ma è anche necessario che il corpo impari a pregare, poiché la preghiera non è solo spiritualità o emozione, ma è anche carne, azione. Il corpo prega digiunando dalle azioni inutili e dannose, dal superfluo, da ciò che va contro l’altro e ci allontana anche fisicamente da lui.
Cari fratelli e care sorelle, viviamo la carità, il digiuno e la preghiera in questo tempo di Quaresima e la Passione morte e resurrezione di Gesù non saranno solo una stanca ripetizione di qualcosa di scontato, ma una rinascita ad una vita nuova, quella del Vangelo.
Nel Vangelo di oggi abbiamo visto Gesù che va’ nel deserto e si sottomette alla tentazione del demonio. Questi cerca di allontanarlo dal Padre e dagli uomini, distogliendolo dalla missione che il Padre gli aveva affidato di comunicare la sua salvezza agli uomini. Nel deserto Gesù vive la sua Quaresima, come sarà poi nell’orto degli ulivi. Sappiamo dal Vangelo di Matteo (cap. 4) che il diavolo propose a Gesù cose di buon senso, cioè di preoccuparsi innanzitutto di sé: del proprio bisogno di mangiare (le pietre trasformate in pane), alla propria posizione sociale ed economica (il dominio sui regni del mondo e l’invulnerabilità). In fondo non erano proposte così esagerate e fuori luogo, ma accettarle voleva dire fare la propria strada nel mondo come se il Padre non ci fosse e gli uomini restassero solo come comparse sullo sfondo. In fondo sono le stesse cose che ognuno di noi si sente proporre come priorità: preoccupati prima di tutto di te stesso, che non ti manchi nulla, che posa essere garantito e sicuro.
Gesù rifiutò le proposte del demonio e scelse di restare col Padre e con gli uomini. Non fu facile per lui, gli ci vollero quaranta giorni di preghiera, digiuno e carità. È quello che anche a noi questa quaresima propone. Seguendo l’esempio di Gesù scegliamo come lui di restare col Padre e con gli uomini, perché la nostra vita sia salvata.


Preghiere 

O Dio che sei nostro Padre, unisci la forza del tuo amore alla nostra fragilità con l’arco dell’Alleanza fra cielo e terra. Fa’ che accogliendola la viviamo fiduciosamente,
Noi ti preghiamo


In questo tempo di Quaresima suggerisci a ciascuno di noi o Signore le scelte buone nella vita di ogni giorno. Manda il tuo santo Spirito a illuminarci il cammino e a scaldarci il cuore, perché procediamo alla luce della Parola
Noi ti preghiamo




Non lasciare o Dio che costruiamo la nostra esistenza secondo il disegno del maligno, alleandoci con la sua forza malvagia. Fa’ che ci fondiamo sulla roccia del Vangelo per rafforzare l’unità di tutto il genere umano,
Noi ti preghiamo



Perdona o Padre misericordioso tutti quelli che assecondano nella propria vita le decisioni del male, dando spazio all’odio e alla violenza contro il fratello e la sorella. Aiutali a resistere alla tentazione e a decidere per il bene. Dona a tutti la tua pace
Noi ti preghiamo


Proteggi o Padre chi è più debole. Aiuta chi è maggiormente esposto alla durezza della vita e ne subisce le ingiurie. Guarisci chi è malato, sostieni chi è nel dolore, salva chi è minacciato dalla violenza e dalla guerra,
Noi ti preghiamo
  

In questo tempo di Quaresima, o Dio, suscita carità, preghiera e digiuno nella vita dei tuoi discepoli, perché nell’amore per i fratelli troviamo la strada che conduce all’incontro con te,
Noi ti preghiamo.



Proteggi o Padre i tuoi figli ovunque dispersi. Dona coraggio e tenacia a chi è incerto e raccogli attorno alla tua mensa tutta la famiglia umana,
Noi ti preghiamo



Dona coraggio e amore a papa Francesco e a tutti quelli che annunciano il vangelo a chi non ti conosce. Fa’ che la vita dei tuoi discepoli sia sempre una buona notizia di pace e riconciliazione,
Noi ti preghiamo


mercoledì 14 febbraio 2018

Mercoledì delle ceneri - 14 febbraio 2018


 
 
Dal Vangelo secondo Matteo 6,1-6.16-18

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. 

Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profumati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».  

Commento

Abbiamo ascoltato Gesù invitare i suoi discepoli a non praticare la giustizia per essere visti e ammirati dagli altri. Non è scontato: in una società in cui è privilegiato l’apparire anche la giustizia diventa facilmente un atteggiamento esteriore e superficiale, più per sembrare in un certo modo che per esserlo. Ecco allora la prima indicazione che ci viene dal Vangelo in questo inizio di Quaresima: cercare l’autenticità che viene dalla profondità interiore piuttosto che dalla superficialità esteriore. Non possiamo accontentarci di una semplice adesione formale al messaggio del Vangelo, ma cercare sempre la profondità, la quale consiste in una stretta corrispondenza fra la vita e la parola ascoltata e detta, fra la vita e i propri pensieri, fra la vita e il Vangelo.

Gesù utilizza l’espressione “praticare la giustizia”, in che cosa consiste? Il Signore lo esplicita nel seguito del suo discorso ai discepoli, proprio perché ciascuno non dia ad essa il contenuto che più gli piace. Possiamo così capire che la giustizia di cui parla non è rettitudine e onestà, quanto piuttosto vivere la carità, la preghiera e il digiuno. Sono i tre atteggiamenti che tradizionalmente la chiesa propone ai cristiani di vivere in Quaresima. È un esercizio buono e utile ad aprire il nostro cuore e renderlo più sensibile e pronto a partecipare al dolore del Signore nella sua Passione e alla gioia della sua Resurrezione. Chi non vive la carità, la preghiera e il digiuno è condannato a restare freddo ed estraneo davanti alla croce e insensibile alla buona notizia della sua resurrezione.

Carità. Ognuno può pensare nel proprio vissuto quotidiano come aumentare la propria carità verso i fratelli e le sorelle, specialmente i più bisognosi e trovare i modi con cui viverla concretamente. Ma non solo. Per raggiungere, come dicevo prima, una maggiore profondità interiore l’invito alla carità è a non abituarci mai al dolore presente nel mondo. Sì, perché è facile ritenere normale che le cose vadano in un certo modo: che ci sia la guerra in tanti paesi, che una parte dell’umanità soffra fame e miseria, che alcuni stiano peggio e altri meglio. È facile pensare che è normale, dal momento che è sempre stato così.

Vivere l’abitudine al male lo rende accettabile. La normalità del male è il contrario della carità. Essa non tollera che il male sia libero di esercitare il suo potere, fosse anche nell’ordinarietà della vita quotidiana, quando sembra meno grave e più tollerabile o, ancora di più, quando noi non ne abbiamo una responsabilità diretta. Ma la responsabilità è nell’accettare il male come normale, mentre la carità è il desiderio di combatterlo sempre e comunque.

Digiuno. Sembra qualcosa di antiquato e superato, come anche la preghiera, il terzo elemento che Gesù richiama per rendere giusta la nostra vita. Uno spirituale orientale ha detto che “il digiuno è la preghiera del corpo, e la preghiera è il digiuno dello spirito.” Sì, la preghiera è fare spazio nel proprio spirito ad un dialogo con Dio “digiunando”, cioè imparando a fare a meno di tutto ciò che è distrazione, un riempitivo che non ha consistenza. Spesso la nostra mente e le nostre preoccupazioni sono riempite da mille cose che non valgono niente, o anzi che fanno male a sé e agli altri, come l’egoismo, l’orgoglio, l’antipatia, l’arroganza, l’aggressività, ecc… Pregare ci chiede di digiunare da tutto ciò per fare spazio a ciò che veramente vale e che ora non trova spazio in noi, cioè ciò che il vangelo vi vuole depositare, come l’amore, l’amicizia, la misericordia, la benignità, ecc…

Ma anche il corpo deve imparare a pregare. La preghiera non è solo spiritualità o emozione, ma è anche carne, azione. Il corpo prega digiunando dalle azioni inutili e dannose, dal superfluo, da ciò che va contro l’altro e ci allontana anche fisicamente da lui.

Cari fratelli e care sorelle, viviamo la carità, il digiuno e la preghiera in questo tempo di Quaresima e la Passione morte e resurrezione di Gesù non sarà solo una stanca ripetizione di qualcosa di scontato, ma una rinascita ad una vita nuova, quella del Vangelo.

sabato 3 febbraio 2018

V domenica del tempo ordinario - Anno B - 4 febbraio 2018




Dal libro di Giobbe b 7, 1-4. 6-7
Giobbe parlò e disse: «L’uomo non compie forse un duro servizio sulla terra e i suoi giorni non sono come quelli d’un mercenario? Come lo schiavo sospira l’ombra e come il mercenario aspetta il suo salario, così a me sono toccati mesi d’illusione e notti di affanno mi sono state assegnate. Se mi corico dico: “Quando mi alzerò?”. La notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all’alba. I miei giorni scorrono più veloci d’una spola, svaniscono senza un filo di speranza. Ricordati che un soffio è la mia vita: il mio occhio non rivedrà più il bene».

Salmo 146 - Risanaci, Signore, Dio della vita.
È bello cantare inni al nostro Dio,
è dolce innalzare la lode.
Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d’Israele.

Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite.
Egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.

Grande è il Signore nostro, +
grande nella sua potenza;
la sua sapienza non si può calcolare.
Il Signore sostiene i poveri,
ma abbassa fino a terra i malvagi.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi  9, 16-19.22-23
Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo. Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io.

Alleluia, alleluia alleluia.
Cristo ha preso le nostre infermità
e si è caricato delle nostre malattie.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Marco  1, 29-39
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini. perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni.

Commento

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato dalla lettera ai Corinzi il grido di Paolo: “guai a me se non annuncio il Vangelo!” L’Apostolo afferma un’esigenza divenuta realtà profonda della sua vita, fino a costituire la propria identità: egli è essenzialmente e principalmente l’annunciatore del Vangelo. Altrove, rivolgendosi a Timoteo, afferma l’esigenza di vivere anch’egli questa necessità, scrivendogli: “annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno” (2Tm 4,2).
Ma che vuol dire tutto ciò, non è una forma di fanatismo?
Cari fratelle care sorelle, in verità questa affermazione di Paolo rivela una realtà di cui spesso non abbiamo piena coscienza, e cioè che la nostra vita comunque, in ogni caso comunica un messaggio. Nelle nostre relazioni, nel nostro modo di comportarci, nel come agiamo e come parliamo è contenuto un messaggio che, sia che lo facciamo volontariamente, sia che avvenga inconsapevolmente, dice a tutti cosa conta veramente per noi. Tutti siamo in fondo predicatori di qualcosa e annunciamo con le nostre scelte quello che per noi è lo scopo per il quale vale la pena spendere la ricchezza più preziosa che abbiamo: la nostra vita.
È una grande responsabilità, perché non è senza peso il “messaggio” della nostra vita. Esso rafforza un sentire comune che definisce la realtà, indirizza gli orientamenti della società, contribuisce a costruire la storia del nostro tempo. Nessuno è ininfluente e senza importanza! Anche chi pensa di non avere nessun messaggio da comunicare, non prende posizione e lascia correre, rafforza il “messaggio” prevalente e lo fa suo.
Paolo con la sua affermazione: “guai a me se non annuncio il Vangelo!” vuole dire proprio questo: il mio messaggio è il Vangelo di Gesù, esso è ciò che più conta e vale per me.
Per essere come Paolo annunciatori del Vangelo bisogna dunque innanzitutto far sì che la nostra vita ne sia imbevuta, che il nostro agire e parlare cioè lascino trasparire quella volontà di bene che Gesù è venuto a comunicarci come una buona notizia. Ciò non significa che dobbiamo parlare solo di religione o frequentare solo ambienti religiosi. Assolutamente no, anzi. Qualunque cosa diciamo o qualunque cosa facciamo, ovunque ci troviamo, se abbiamo accolto e fatto nostro il Vangelo di Gesù esso parlerà in noi e tramite noi. Esso trabocca come da un vaso pieno e si spande come un profumo buono che non può essere trattenuto e riempie l’ambiente in cui siamo, e non solo la profumeria.
Da cosa si riconosce l’uomo e la donna che hanno accolto e vivono il Vangelo?
Paolo ne tratteggia la fisionomia quando afferma: “pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno.” Paoli rivendica di essere libero, nessuno lo obbliga, ma proprio per vivere questa libertà non come la schiavitù del proprio capriccio passeggero ha scelto di fare lo scopo della propria vita essere come un servo, cioè utile agli altri. Da questo si riconosce il discepolo del Vangelo: quando incontra qualcuno la domanda che si pone è: “Cosa posso fare per lui, per il suo bene?” e non “come posso trarre vantaggio da lui, cosa ci guadagno?” Questo atteggiamento ci fa entrare nella vita degli altri con rispetto e umiltà, ma anche come una persona autorevole e importante, perché possiamo giocare un ruolo significativo di comunicatori dell’aiuto, della liberazione, della consolazione, della guarigione, ecc… che Gesù, anche tramite noi, vuole far giungere a tutti.
Farsi “debole con i deboli” e “tutto a tutti” significa dunque questa profonda identificazione con la storia e il bisogno di ciascuno, che diventa così anche la mia storia e il mio bisogno, affinché essi possano entrare il dialogo col Signore che salva.
Il Vangelo di Marco ci fa vedere Gesù vivere lui per primo questo atteggiamento. La sua predicazione non è una sapienza calata dall’alto ed estranea alla vita di chi la riceve. Essa diventa guarigione per chi è malato, liberazione dal demonio per l’indemoniato, perdono per il peccatore, consolazione per chi è affranto dal dolore, invito alla generosità per chi è ricco, perché Gesù stesso si è fatto malato, indemoniato, peccatore, affranto e ricco, ha rivelato cioè la sua umanità piena nella quale ciascuno può riconoscersi, nel momento stesso in cui offriva la sua salvezza dal male che voleva imprigionarla.
Il brano del Vangelo si conclude con Gesù che, appena compiute le opere del Vangelo che annunciano la salvezza, parte per recarsi in altri villaggi e incontrare altra gente. Sì, il Signore non cerca successo e riconoscimenti, non vuole godersi la buona fama appena guadagnatasi, lo spinge invece piuttosto l’ansia di raggiungere tutti e permettere a tutti di ascoltare e sperimentare l’efficacia salvifica della sua Parola. Anche noi facciamo nostra questa ansia, l’ansia di Gesù e di Paolo perché chiunque ci incontri trovi la sua via per incontrare il Signore anche con l’aiuto delle nostre parole e della testimonianza di una vita che parla di Vangelo.

Preghiere 

O Signore ti preghiamo oggi per tutti noi, perché impariamo a mettere la nostra vita al servizio del Vangelo per costruire un futuro per tutti,
Noi ti preghiamo


Perdona o Signore l’egoismo con cui spesso viviamo, cercando solo il nostro personale vantaggio. Aiutaci a vivere con un orizzonte più largo, dove ci sia posto per il bisogno di tanti,
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Signore per questa nostra città, perché viva una nuova stagione libera dall’incertezza e dal vuoto di prospettive ed impari ad essere un luogo accogliente e solidale con tutti, a partire dai più deboli.
Noi ti preghiamo


Proteggi o Signore tutti quei poveri che non trovano un riparo nelle nostre città, affannate dalla ricerca del proprio benessere. Apri i cuori perché si allarghino all’amicizia con chi è nel bisogno, 
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Signore per i Paesi in cui infuria la guerra. Dona pace e salvezza dove oggi si impongono morte e violenza.
Noi ti preghiamo


Proteggi o Dio tutti quelli che fuggono da miseria e violenza per cercare altrove pace e sicurezza. Ti preghiamo per i migranti che affrontano viaggi pericolosi, per chi è vittima del traffico delle mafie, per chi muore in mare,
Noi ti preghiamo.


Guida e sostieni o Dio Padre onnipotente tutti coloro che annunciano il Vangelo e conquistano, giorno per giorno, spazio al tuo amore misericordioso. Fa’ che presto tutti gli uomini della terra ti conoscano e possano invocare il tuo nome,
Noi ti preghiamo


Fa’ o Signore che la tua Chiesa sia sempre più il luogo in cui la presenza del tuo amore diventa buona notizia per tanti. Indica a ciascuno di noi la via per restarti più vicini,
Noi ti preghiamo