sabato 31 marzo 2018

Pasqua di resurrezione - Anno B - 1 aprile 2018





Dagli Atti degli Apostoli 10, 34a. 37-43
In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

Sal 117 - Questo è il giorno del Signore: rallegriamoci ed esultiamo.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 3, 1-4
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

Alleluia, alleluia alleluia.
Cristo  risorto dai morti e non muore più,
Egli ci attende in Galilea.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 16,1-7
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. 
Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande.
Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto"».  

Commento

Cari fratelli e care sorelle, nei giorni passati abbiamo attraversato con Gesù le ore drammatiche del dolore e della morte. L’evangelista Luca racconta come al momento della morte di Gesù “si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato.” (Lc 23,44) Gesù è morto sulla croce e il mondo diventa oscuro, perché si spegne la luce del suo amore. Senza l’amore di Gesù il mondo è spento, senza la luce della sua vita. Il buio della mancanza di amore cambia fortemente la nostra esistenza: il volto dell’altro è nascosto, non ne riconosciamo più le fattezze, tutto fa paura, anche le ombre diventano minacciose, tutto si raffredda, perde calore.
Ciascuno di noi attraversiamo, talvolta, momenti di oscurità. È facile in queste occasioni prendersela con il caso, o col destino, o individuare in qualcuno la causa di tutto. Le vicende della passione e morte di Gesù ci insegnano che in realtà il buio è il frutto dall’assenza dell’amore di Gesù, cioè parte da dentro di noi, quando abbiamo smesso di cercarlo e di restargli accanto, siamo fuggiti e lo abbiamo dimenticato, lasciandolo morire.
Ma anche nel buio più scuro qualche luce resta accesa. Infatti, mentre sulla croce il corpo di Gesù è appeso senza vita, alcune donne e un anziano, Giuseppe d’Arimatea, gente debole, che non conta niente, non smettono di preoccuparsi di lui. Non hanno dimenticato le sue parole, i suoi gesti, e hanno conservato dentro di sé un barlume dell’eredità del suo amore, e questo permette loro di ritrovare la strada e tornare da lui. Il buio non ha sopraffatto i loro cuori.
Qualcuno potrebbe dire: ma a che serve ormai? Gesù è morto, a lui non serve più nulla, e neppure lui può più essere utile ad alcuno. E invece no. Anche da morto quelle donne e Giuseppe di Arimatea restano vicini a Gesù.
Nei momenti oscuri anche noi pensiamo o sentiamo dire dagli altri: ma che vuoi fare, ormai è inutile, non si può fare niente. E con questa scusa smettiamo di tenere accesa la luce flebile del voler bene e sprofondiamo ancora di più nell’oscurità totale. Ma invece non è vero, non è mai inutile voler bene, anche quando sembra impossibile fare più nulla, come dopo la morte. Anche un semplice gesto di affetto, come quello di prendersi cura di un corpo morto, nell’inutilità dell’amore gratuito, mantiene accesa una fiaccola nel buio, permette di non smarrirsi, di non restare preda dell’angoscia e delle paure dei fantasmi che popolano l’oscurità. Per questo oggi siamo qui, e ogni domenica torniamo, perché abbiamo bisogno di ritrovare qui la fiammella di un amore che non si è spento, non ha cessato di ardere anche nei momenti più duri. Questo luogo, la chiesa è, come quelle donne e quell’anziano, custode di una luce che non si spegne mai perché mantiene viva la preoccupazione per gli altri, specialmente i più deboli, non dimentica e non lascia solo nessuno. Tutti sono scappati via, ma quelle donne sono rimaste e aspettano; addirittura, il giorno dopo, tornano al sepolcro.
Con il nuovo giorno il sole è uscito dall’eclissi, ma i discepoli sono rimasti immersi nel buio della loro mancanza di amore. Non vanno con le donne a cercare il corpo di Gesù, nemmeno sanno che è stato deposto dalla croce e sepolto, per la pietà di qualcun altro. La paura li ha vinti definitivamente e se ne stanno rinchiusi, perché hanno scelto per il buio.
Giunte al sepolcro le donne hanno una visione. Un angelo sfolgorante annuncia loro la resurrezione. Quell’amore che sembrava spento definitivamente è tornato a splendere e a illuminare il volto, la strada, il futuro di quanti non si sono rassegnati al buio e, soprattutto, non hanno scelto per il buio.
Cari fratelli e care sorelle, il mondo di oggi è tanto immerso nel buio, e i profeti di sventura predicano anche a ciascuno di noi di scegliere per il buio. Lo fanno invitando a chiudere le frontiere davanti a chi cerca rifugio, a difendersi con armi sempre più potenti e diffuse, a sparare per primo, perché l’altro potrebbe aggredirmi. Lo fanno predicando la diffidenza per chi è diverso da me, per mettere innanzi a tutto gli interessi propri, del proprio gruppo o della propria nazione, come chi proclama “America first” o “prima gli italiani”. I risultati di questa predicazione di odio si vedono: le reazioni spaventate di tanti che vedono nei più deboli dei nemici, in chi è povero e bussa alla porta una minaccia, come i migranti, nella vita debole e bisognosa di cura e sostegno, come quella degli anziani o dei malati, un obbrobrio da cancellare con l’eutanasia.
È un mondo immerso nel buio della morte dell’amore!
Ma oggi il Vangelo ci annuncia che quel buio può essere vinto, anzi è già stato vinto, se tu lo vuoi. La morte dell’amore è vinta dalla resurrezione che fa rinascere speranza, attenzione e cura per l’altro, da’ il coraggio per compiere gesti di accoglienza, per difendere un senso umano che riconosce in ogni essere umano un fratello e una sorella. Facciamoci accendere dentro dal Vangelo di Pasqua la luce dell’amore perché riconosciamo il volto di chi ci è accanto, perché siano fugati i fantasmi dell’odio, del razzismo degli egoismi di classe e di nazione. Oggi siamo inondati dalla luce di Pasqua, conserviamola nel nostro cuore, diveniamo noi stessi fonti di luce e di calore per chi ci sta accanto e il mondo, rischiarato dal voler bene che il risorto di comunica, risorgerà con Cristo a vita nuova. 


Preghiere 


O Signore nostro Gesù Cristo, ti rendiamo gloria perché con la tua resurrezioni hai vinto la morte e rendi chi ti resta vicino vittorioso sul male,
Noi ti preghiamo


Ti ringraziamo o Signore, perché qui nella tua casa riceviamo l’annuncio gioioso della vita che vince la morte. Aiutaci a non fuggire il male che vediamo attorno a noi, ma a vincerlo con la forza del tuo amore,
Noi ti preghiamo

  
O Signore Gesù risolleva tutti gli uomini che sono nel dolore, perché trovino nella tua resurrezione la salvezza che attendono,
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Signore Gesù per tutti i tuoi discepoli ovunque dispersi e che in ogni parte della terra in questo giorno ti proclamano risorto. Fa’ che viviamo sempre in unità, come una famiglia radunata dalla tua Parola attorno all’unica mensa,
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Dio perché tutti gli uomini che ancora non ti conoscono possano presto udire l’annuncio del Vangelo di resurrezione e, divenuti tuoi discepoli, si rivestano della forza del tuo amore
Noi ti preghiamo.


Proteggi o Padre del cielo tutti coloro che annunciano il Vangelo e testimoniano la forza invincibile del tuo amore. Proteggili e sostienili nelle difficoltà, rendi la loro vita un segno di resurrezione,
Noi ti preghiamo


Salva o Dio misericordioso tutti coloro che ti invocano. In modo particolare ti preghiamo di proteggere coloro che vivono dove infuria la guerra e la violenza. Dona la tua pace al mondo intero,
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo O Signore Gesù per il nostro papa Francesco. Fa’ che il suo forte annuncio di fraternità e amore coinvolga tutti gli uomini e ci conduca presto all’unità di tutto il genere umano,
Noi ti preghiamo

sabato 24 marzo 2018

Domenica delle palme - Anno B - 25 marzo 2018





Dal libro del profeta Isaia 50,4-7
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

Salmo 21 - Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli, +
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippèsi 2,6-11
  Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Passio: Mc 14,1-15,47

Commento 

Cari fratelli e care sorelle, si apre oggi con questa liturgia dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme la Santa settimana di Passione. La liturgia inizia con la festa dell’entrata del Signore in città, momento che fu accompagnato, come abbiamo ascoltato all’inizio della liturgia, dalle grida di Osanna del popolo e dal festoso agitare di rami e mantelli. È stato l’ingresso di un re, accompagnato dalla gioia e dalla festa di tutti. Abbiamo ripetuto quei gesti e abbiamo gioito anche noi. E i rametti di ulivo che ancora abbiamo fra le mani stanno proprio a significare che anche noi c’eravamo e siamo stati testimoni di quell’ingresso di un nuovo re nella nostra vita e nel mondo e con lui abbiamo esultato.
D’altronde nel Vangelo Gesù si rivela sempre, come in questi primi passi nella città santa, come una persona che attrae e suscita interesse. Spesso siamo stupiti da questa capacità del Signore di ispirare fiducia e speranza in chi lo incontra, anche se non lo aveva mai visto, di attrarre a sé come una persona alla quale affidare le proprie aspettative di un futuro migliore. Pensiamo agli apostoli: poche parole, un invito scarno e senza spiegazioni ha la forza di convincerli a lasciare tutto e seguirlo. Poi ci sono i malati. Sono molti quelli che si accostano a lui chiedendo guarigione, ed è gente di ogni età, condizione sociale, persino di altra cultura e religione. Ci sono anche stranieri che lo accostano per ricorrere al suo aiuto: una donna siro fenicia,  un centurione romano, ecc…
Poi ci sono le folle che lo seguono, lo cercano, affrontano anche viaggi impegnativi per ascoltarlo. Sulle rive del mare di Galilea Gesù è talmente sospinto dalla folla che deve prendere una barca e parlare da una certa distanza per non restare schiacciato da essa. Persino nella città santa le folle si radunano volentieri ad ascoltarlo, persino nel cortile del tempio, e questo fa montare ancora di più la malevolenza dei nemici di Gesù. Un giorno un giovane ricco va da lui a chiedere: Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?” (Mc 10,17); Nicodemo è qualificato come un “capo dei Giudei” (Gv 3,1) e va a cercare Gesù per interrogarlo. Una samaritana è così sfacciata da attaccare bottone e conversare con lui per strada.
Gesù con tutti si ferma, comprende il bisogno di tutti, dona guarigione, perdono, parole preziose per la vita di ciascuno, vuole bene a tutti, ed è questo che attrae in lui, tanto che, abbiamo sentito poco fa, la folla di Gerusalemme vorrebbero proclamarlo loro re.
All’improvviso però nel racconto di Marco qualcosa cambia repentinamente e, apparentemente, senza motivo: “Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.” Gli amici fedeli della sua cerchia se ne vanno; le folle che lo hanno osannato prendono le distanze e diventano sue accusatrici; i tanti beneficati, i guariti, gli sfamati, i perdonati ora sono spettatori severi e ostili della sua passione.
Cosa è successo, perché Gesù non è più attraente, nessuno lo cerca, nessuno sta più dalla sua parte, lo accompagna?
È vero, la situazione si è fatta più rischiosa, le autorità sono minacciose e la folla diventa incontrollabile e violenta, ma non è per questo che tutti fuggono. Non è solo viltà.
Gesù continua a voler bene a tutti, non rinuncia fino alla fine a beneficare chi gli è accanto, anche nel dolore, nell’umiliazione, perfino davanti alla morte. Perdona, conforta, accoglie, tutti; non maledice, non si lamenta, non condanna nessuno.
È proprio questo che fa fuggire tutti: un amore così grande fa paura.
Gesù aveva detto: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.” (Gv 15,13) Gesù sta vivendo l’amore più grande che c’è, ma questo fa paura, perché un amore così grande esige di essere ricambiato con altrettanto amore. Un amore così grande obbliga a scavare dentro di sé finché non si trovano sentimenti e atteggiamenti che almeno un po’ assomiglino a quelli di Gesù. Davanti alla passione e morte di Gesù si resta spogliati da ogni giustificazione, da ogni possibile attenuante ed esenzione, non si può far altro che sentirsi chiamati a voler bene come lui, almeno un po’.
Per questo tutti fuggirono, per questo anche noi fuggiamo.
La cosa più difficile in questi giorni nei quali commemoreremo, a partire da oggi, la passione e crocefissione di Gesù è non fuggire altrove, e lo facciamo quando siamo con la testa presa da tante occupazioni, col cuore pieno di altro a cui badare, distratti, giustificati. “C’è tanto altro di cui devo occuparmi!” diciamo spesso davanti ai crocefissi che incontriamo nella nostra vita: i poveri per strada, i popoli in guerra, chi è in difficoltà e ci molesta col suo bisogno di compagnia, consolazione, parole, affetto. 
Ma se almeno un po’ abbiamo il coraggio di non fuggire, di restare davanti alla croce, di lasciarci guardare da quello sguardo pieno di misericordia che Gesù rivolse a Pietro che lo aveva tradito, di portare un po’ di olio di pietà per quel corpo martoriato e quell’animo rattristato da tanta inimicizia e tanta solitudine, come fecero le donne al sepolcro, scopriremo che in noi può scaturire una sorgente di amore simile a quello che Gesù seppe mostrare fino alla fine, fin sulla croce. Non siamo condannati alla freddezza, all’indifferenza, a condividere con la folla di Gerusalemme quel cinismo di chi ne ha viste tante e ormai si è abituato al dolore altrui. Sì, si può restare umani, se si resta insieme a Gesù fin sotto la croce.
È la sfida di queste giornate che ci attendono, piene dell’amore appassionato di Gesù per i suoi, per ciascuno di noi, ai quali rivolge la preghiera: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me.” (Mt 26,38).

Preghiere 

O Signore Gesù ti preghiamo di aiutarci in questi giorni a seguirti fino a Gerusalemme per essere testimoni del tuo amore. Fa’ che non fuggiamo spaventati e distratti, presi da noi stessi e dai ritmi abituali, ma come discepoli seguiamo te, nostro unico maestro buono.
Noi ti preghiamo


O Padre misericordioso apri il nostro cuore all’ascolto della Scrittura. Fa che sappiamo farla scendere nel nostro cuore e diventare contemporanei dei fatti che descrive, vicini a Gesù e testimoni del suo amore senza fine.
Noi ti preghiamo


O Gesù che non hai considerato un privilegio l’essere simile a Dio, ma ti sei fatto uomo come noi, fa’ che impariamo dalla tua umiltà e sappiamo vivere gesti di amore per ogni fratello e sorella.
Noi ti preghiamo


O Cristo che torni ad ammaestrarci perché non vuoi che noi perdiamo la nostra vita su strade che non portano a niente, indicaci in questi giorni della santa settimana come vivere un amore appassionato e fedele come il tuo.
Noi ti preghiamo


Padre, non guadare alla durezza del nostro cuore, non ti scandalizzare perché siamo incapaci di gesti di affetto e di tenerezza per gli altri. Aiutaci a imparare da te, amico appassionato degli uomini.
Noi ti preghiamo


O Dio della pace, dona salvezza e consolazione a tutti coloro che ne hanno bisogno. Ti preghiamo per i malati, per chi soffre, per chi è solo e dimenticato, per chi è vittima della guerra e della violenza. Fa’ che uniti alla tua passione trovino anche la vita nuova della resurrezione.
Noi ti preghiamo.


Vogliamo ricordarti o Padre buono, tutti gli uomini della terra che ancora non ti conoscono. Fa’ che possano anch’essi ricevere presto l’annuncio del Vangelo della Passione, morte e Resurrezione del Signore Gesù.
Noi ti preghiamo


O Dio ti ricordiamo tutti coloro che in questa settimana si raccoglieranno per ascoltare il Vangelo della passione e per pregarti. In comunione con tutti i cristiani del mondo invochiamo protezione per quelli che sono minacciati, audacia per quelli che sono timidi, e per tutti la benedizione di una vita santa.
Noi ti preghiamo


V domenica di quaresima - Anno B - 18 marzo 2018





Dal libro del profeta Geremìa 31, 31-34
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato.

Salmo 50 - Crea in me, o Dio, un cuore puro.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; +
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.

Dalla lettera agli Ebrei 5,7-9
Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

Lode a te o Signore, re di eterna gloria!
Se uno mi vuole servire, mi segua, dice il Signore,
e dove sono io, là sarà anche il mio servitore.
Lode a te o Signore, re di eterna gloria!

Dal vangelo secondo Giovanni  12,20-33
In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Commento

Cari fratelli e care sorelle, siamo giunti con la liturgia odierna all’ultima tappa del nostro cammino di Quaresima prima di iniziare, domenica prossima, l’ultimo tratto di strada in compagnia di Gesù nella santa settimana della sua passione, morte e resurrezione, quando manifesterà tutto il suo amore, come dice lui stesso: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.” (Gv 15,13) Sì, Gesù è pronto ad andare verso la morte perché ci considera suoi amici. È stupefacente: lui ci considera per primo amici, ci tratta come tali fino a dare la vita, senza aver bisogno di prove che noi lo siamo veramente. La sua è un “amicizia preventiva”, donata, e non meritata.
Oggi, al centro di questa liturgia, abbiamo sentito una domanda: “Signore, vogliamo vedere Gesù”. È la domanda fatta ai discepoli da alcuni greci, cioè da gente straniera, pagani, lontani dall’ambiente ebraico di Gesù, ma che sentono il desiderio e il bisogno di “vedere” Gesù.
Anche noi spesso, come i greci, siamo gente lontana dal modo di fare e di pensare di Gesù ma oggi facciamo nostro il bisogno di vederlo, di incontrarlo faccia a faccia in questi giorni così decisivi che ci aspettano
Ma come si può vedere, incontrare Gesù? Come trovarlo in mezzo al tanto male che sommerge l’umanità e che spesso tocca pesantemente la nostra vita, o nei volti duri, chiusi, inospitali che ci circondano?
Eppure Dio non si nasconde, anzi. Gesù non visse ritirato e in disparte, ma sempre in mezzo alle folle, ma ugualmente ci è difficile vederlo, come anche al suo tempo tante persone non lo riconobbero e lo rifiutarono.
Infatti noi cerchiamo Gesù dove lui non si trova e tentiamo di riconoscerlo in un volto che non è il suo.
Alla domanda dei greci Gesù risponde: “È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato.” Ci viene da pensare subito quanto sarebbe facile riconoscere Gesù se ci si presentasse glorioso, ma quando mai ci capita?
La gloria di cui parla Gesù, quella che lo rende riconoscibile agli occhi di tutti, non è la gloria del mondo, che si identifica nel potere e nella capacità di distinguersi dagli altri, ma è la gloria del voler bene, cioè del mettere il bene del fratello e della sorella, al di sopra del proprio interesse. È quello che Gesù fece affrontando la passione fino alla croce, ricevendo dal Padre la glorificazione della resurrezione.
Ecco allora dove possiamo vedere Gesù, la sua gloria: ogni volta che ci sta a cuore il bene del fratello e della sorella, specialmente di chi è più piccolo e debole, e lo abbracciamo col nostro aiuto, ecco lì Gesù è con noi.
È quello che il Signore afferma, in modo paradossale: “Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.”
Chi pensa che salvare la propria vita sia conservarla per sé, come un bene da trattenere gelosamente senza spenderne nulla per gli altri, come il talento del servo pauroso della parabola, ebbene costui perderà tutto. Ma chi invece la spende, odiando la vita avara ed egoista che il mondo ci propone di fare, se la ritrova resa eterna, cioè protetta per sempre dall’amore di Dio.
Gesù conclude con le parole: “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”.
Nella settimana santa incontreremo Gesù innalzato da terra, in croce, lasciamoci attrarre da lui. Il crocefisso è un’immagine che respinge e fa paura, ma a chi lo guarda con occhi pieni di tenerezza appare come un segno di amore che attrae. Il volto di chi sta male ed è provato dal male è così: ci fa paura, ci fa allontanare, ma se lo guardiamo con tenerezza è una domanda di amore che ci attrae. Per questo anche oggi viene su di noi una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». Aggiunge l’evangelista Giovanni: La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Tante volte il bene viene banalizzato o additato come qualcosa di improvviso e passeggero (“è un tuono”). Impariamo a dare invece ascolto alla voce dell’angelo che ce ne mostra la forza straordinaria, forza di vita, che sa riconoscere, attraverso l’incontro con i crocefissi del nostro tempo, la gloria salvifica della resurrezione.


 Preghiere 

Signore Gesù che hai dato la vita per noi considerandoci tuoi amici, fa’ che sappiamo spendere generosamente le nostre forze per gli altri, senza tenere tutto per noi.
Noi ti preghiamo

Cristo Signore accogli nel tuo amore quanti sono morti sotto i colpi della violenza e del terrorismo. Riconcilia i cuori di quanti oggi sono preda dell’odio e dona la  pace ai popoli  in guerra,
Noi ti preghiamo


Signore Gesù, sulla soglia del tempo santo in cui vivremo con te la tua passione e morte, aiutaci a seguirti fino sotto la croce, perché non restiamo lontani ed indifferenti e diveniamo così testimoni a tanti della tua resurrezione.
Noi ti preghiamo

O Signore metti nei nostri cuori il desiderio di incontrarti. Perché non smettiamo mai di cercarti accanto a noi e di trovarti nell’abbraccio con quanti hanno bisogno del nostro aiuto.
Noi ti preghiamo

O Signore ti preghiamo per chi è nel dolore: per i malati, per i prigionieri, per chi è senza casa e sostegno, per gli oppressi dall’ingiustizia. Dona loro consolazione e salvezza.
Noi ti preghiamo


Padre buono ti chiediamo di non far mai mancare il dono dello Spirito santo al nostro papa Francesco che fatica per annunciare il Vangelo ovunque nel mondo. Fa’ che nelle situazioni più difficili e nei luoghi più lontani risuoni sempre forte il suo invito alla conversione.
Noi ti preghiamo


sabato 10 marzo 2018

IV domenica di Quaresima - Anno B - 11 marzo 2018





Dal secondo libro delle Cronache 36,14-16.19-23
In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato a Gerusalemme. Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. Quindi [i suoi nemici] incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi. Il re [dei Caldei] deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano, attuandosi così la parola del Signore per bocca di Geremia: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni». Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremia, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”».

Salmo 136 - Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia.

Lungo i fiumi di Babilonia, +
là sedevamo e piangevamo
ricordandoci di Sion.
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.

Perché là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
allegre canzoni, i nostri oppressori:
«Cantateci canti di Sion!».

Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Se mi dimentico di te, Gerusalemme,
si dimentichi di me la mia destra.

Mi si attacchi la lingua al palato
se lascio cadere il tuo ricordo,
se non innalzo Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni 2,4-10
Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.

Lode a te o Signore, re di eterna gloria
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;
chiunque crede in lui ha la vita eterna.
Lode a te o Signore, re di eterna gloria

Dal vangelo secondo Giovanni 3,14-21
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Commento
Cari fratelli e care sorelle, continuiamo il nostro cammino di Quaresima seguendo il Signore che va verso Gerusalemme. Egli sa cosa lo attende, ma non evita di andare incontro alla sua passione e morte, perché per questo è stato mandato dal Padre sulla terra: far conoscere a tutti gli uomini che l’amore di Dio non si tira indietro davanti a nulla e non lascia mai l’uomo da solo, neppure nel momento della difficoltà e del dolore. Questa quarta domenica di Quaresima prende il nome di “laetare”, cioè “rallegratevi”, per sottolineare che questa strada che ci avvicina alla Pasqua non è per deprimere e togliere speranza, al contrario è per giungere a gustare con ancora più pienezza la gioia della resurrezione di Cristo, proprio perché durante questo tempo abbiamo maggiormente maturato la coscienza del nostro bisogno di essa.
Le letture di oggi sottolineano come Dio non ha mai abbandonato il suo popolo, quello che ha scelto, amato e a cui si è offerto come padre e amico, anche quando questo gli ha voltato le spalle. Abbiamo ascoltato nel secondo libro delle Cronache come Israele abbia abbandonato il Signore, affidandosi agli idoli. Questo li portò in rovina, alla distruzione di Gerusalemme e alla deportazione a Babilonia come schiavi. Alla fine però Dio suscita Ciro e ne fa il liberatore del suo popolo e il restauratore di Gerusalemme e del suo tempio.
Come è facile anche per noi seguire questo stesso itinerario! Il Signore ci chiama alla vita e si offre di essere nostra guida e protettore nel cammino verso il bene. Egli ci ha scelti per primo, come dice la lettera agli Efesini che abbiamo ascoltato: “Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.” Dio prepara le opere buone perché noi le possiamo compiere: cioè predispone le situazioni, ci mette in condizione di compierle, ma poi sta a noi la scelta di realizzarle. È nel momento della decisione di compierle che tante volte preferiamo seguire degli idoli, così ricchi di illusioni. Questi ci si presentano come gli unici che ci garantiscono che quello che compiamo è a nostro vantaggio. Le opere buone sembrano farci rimettere perché non ci rendiamo conto che fare il bene “arricchisce” tanto chi riceve quando chi offre; gli idoli invece promettono di “arricchire” chi compie l’azione e nessun altro, mediante il guadagno, la forza, il potere, ecc...
Qual è il destino di chi offre il proprio culto agli idoli, invece di seguire il consiglio di Dio? I risultati sono davanti agli occhi di tutti. Sì è vero, dapprima il vantaggio sembra grande: successo, arricchimento, potere, rafforzamento del proprio io, gloria mondana, sicurezza, ma tutto ciò alla lunga corrode la nostra umanità, ci rende incapaci di riconoscere nell’altro un fratello e una sorella, ci isolano nella paura di perdere e rimetterci, ci rende vulnerabili agli istinti violenti, arroganti, orgogliosi che pian piano si fanno inesorabilmente strada nei nostri cuori. Ne vale la pena? Il culto agli idoli non è mai senza prezzo, e, come avvenne ad Israele, dopo l’euforia iniziale ci si ritrova schiavi: delle paure, delle abitudini, degli egoismi, della logica del profitto che elimina la radice del bene, cioè la gratuità, come dicevamo già domenica scorsa.
Così ci ritroviamo oggi, e la Quaresima è il tempo propizio per interrogarci ciascuno per sé su quali sono gli idoli a cui sacrifichiamo volentieri tanto della nostra vita.
Ma il Signore Gesù, abbiamo ascoltato, ci ricorda la storia di amore di Dio per gli uomini, cui facevo cenno: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.” L’amore di Gesù, che tanto ci fa paura, perché ci chiede di rinunciare a quegli idoli a cui ci sentiamo così legati, torna a donarsi a noi per salvarci, e ci chiede di “credere il lui” cioè di fidarci della sua Parola e della storia di quanti prima di noi sono stati da lui salvati, più che delle illusioni degli idoli. È vero essi promettono molto, ma non possono mantenere, o, se mantengono, il prezzo da pagare è più alto del vantaggio ottenuto.
La Parola di Dio che ogni domenica ci è annunciata è come un fascio di luce che mette a nudo questa realtà. Non nascondiamoci dalla luce del Vangelo, guardiamo al suo chiarore come siamo fatti, come ragioniamo e agiamo, e la forza dell’amore di Dio ci verrà donata per compiere il suo volere, e non quello degli idoli tiranni e dispotici. Dio è umile e rispettoso della nostra libertà, tanto quanto gli idoli sono pieni di pretese di esclusività. Ma proprio in questo dobbiamo riconoscere la autenticità di un amore che si offre senza pretendere di guadagnarci.
Dice Gesù a Nicodemo: “Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.” Cari fratelli e care sorelle: la Quaresima è il tempo in cui gettare luce sul nostro operato. Questo ci ferisce, perché scopre quanto siamo succubi degli idoli, ma anche ci indica una strada, quella del Vangelo. Noi abbiamo tanti modi per esprimere la nostra preferenza del buio, che lascia in ombra gli spigoli più taglienti e antipatici del nostro essere e gli egoismi più ruvidi e induriti del nostro cuore; diciamo: “ci penserò in un altro momento, non è questo quello adatto”, “in fondo che male c’è, lo fanno tutti”, “altri fanno di peggio”, ecc… Nell’ombra ci sentiamo protetti e rassicurati, ma nell’ombra si vive male, senza vedere e riconoscere il volto dei fratelli, senza gioire del calore della luce, senza poter vedere fiorire l’albero della nostra vita e maturare i suoi frutti più gustosi. Scegliamo in questo tempo di Quaresima la luce del Vangelo, ed essa, mentre ci illumina, ci indica la via da percorrere per ritrovarsi a Pasqua a  gioire della resurrezione del Signore.


Preghiere 

O Signore che vai a Gerusalemme per offrire tutto te stesso per la nostra salvezza, ti preghiamo aiutaci ad accompagnarti senza far vincere la nostra indifferenza e paura,
Noi ti preghiamo



O Gesù, tu che non hai pensato a salvare te stesso, ma hai lottato fino all’ultimo per salvare i nostri cuori dalla violenza e dal male, aiutaci nei momenti di prova a vincere il maligno che ci vuole prigionieri della paura,
Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Signore per le tante vittime innocenti della violenza e della guerra le cui vite sono spezzate quotidianamente. Accoglili nel tuo seno e consola quanti oggi sono nel dolore,
Noi ti preghiamo


Sostieni, consola e salva o Dio quanti oggi nel mondo sono prigionieri della morsa della povertà: fa che trovino presto consolazione e sostegno,
Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Dio per quanti non hanno mai conosciuto il tuo amore e percorrono cammini lontani dalla luce del Vangelo. Illumina le loro menti e scalda i loro cuori perché scoprano la bellezza della vita in tua compagnia,
Noi ti preghiamo


Suscita o Dio ovunque nel mondo operatori di pace, perché nutriti dal Vangelo i cristiani siano in ogni luogo capaci di accogliere e comunicarla,
Noi ti preghiamo.


Sostieni o Signore i gesti e le parole del papa Francesco, perché comunichino sempre il tesoro prezioso dell’umanità evangelica e misericordiosa di cui il mondo ha così bisogno,
Noi ti preghiamo


Custodisci e proteggi le tue comunità nel mondo o Cristo, perché in ogni luogo siano testimoni di una vita spesa per il bene di tutti,
Noi ti preghiamo

domenica 4 marzo 2018

III domenica di Quaresima - Anno B - 4 marzo 2018





Dal libro dell'Esodo 20, 1-17
In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. Ricordati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato. Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. Non ucciderai. Non commetterai adulterio. Non ruberai. Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».

Salmo 18 - Signore, tu hai parole di vita eterna.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.

Dalla prima lettera di Paolo apostolo ai Corinzi 1,22-25
Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.

Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;
chiunque crede in lui ha la vita eterna.
Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!

Dal vangelo secondo Giovanni 2,13-25
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

Commento
Cari fratelli e care sorelle, dice l’evangelista Giovanni che “Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme”. Anche noi ci troviamo nel tempo di Quaresima che precede la Pasqua, e in compagnia di Gesù ci avviamo verso Gerusalemme per essere testimoni degli avvenimenti straordinari che vi accadranno: la passione, la morte e la resurrezione di Gesù. C’è bisogno di camminare, e per di più in salita, per arrivare a Gerusalemme: non è casa nostra né la nostra vita di sempre. Dobbiamo farci indicare la via da Gesù, seguirlo. E non basta essere venuti fino in chiesa: questo è il punto di partenza verso Gerusalemme, non di arrivo. Da qui, dopo aver ascoltato la Parola di Dio ogni domenica, partiamo per incamminarci durante la settimana verso la Gerusalemme che è la vita in compagnia di Cristo.
Questa settimana la liturgia ci fa riascoltare i dieci comandamenti che Dio diede agli uomini come leggi fondamentali da rispettare. Sono norme che obbligano a “non” fare qualcosa:  Non avere altri dèi … Non farti idoli … Non pronunciare invano il nome del Signore … Non uccidere … Non commettere adulterio … Non rubare ... Non pronunciare falsa testimonianza …  Non desiderare la casa del tuo prossimo … Non desiderare la moglie del prossimo”. Sono la proposta di Dio di ripulire la vita degli uomini dai cumuli di inimicizia, di violenza, di egoismo, di falsità, ecc… che la ingombrano per far sì che Dio trovi un posto libero in cui restare in compagnia dell’uomo. È quello che Salomone volle fare a Gerusalemme costruendo al centro della città un Tempio in cui Dio potesse risiedere e far sì che gli uomini lì stessero in sua compagnia, in uno spazio liberato dal male.
Il Signore, abbiamo ascoltato, giungendo nel Tempio di Gerusalemme lo trovò invaso di mercanti e cambiavalute, gente che compiva piccoli commerci. Non erano ladri né truffatori, non andavano contro i comandamenti di Dio, erano persone che cercavano di guadagnarsi la vita onestamente. Anzi potremmo dire che erano utili, offrendo a chi veniva da lontano la possibilità di acquistare sul posto ciò che serviva per presentare le offerte rituali al tempio. Cosa c’era di male
Gesù scaccia quei piccoli commercianti perché non tollera che lo spazio che era stato pensato e costruito per l’incontro con Dio venga occupato da altro. Gesù non nega la possibilità di fare mercato, ma non lì, perché c’è bisogno nella vita di ogni uomo di uno spazio libero per incontrare Dio e stare con lui, e questo posto è lo spazio della carità, cioè dell’amore gratuito. L’amore di Dio è gratuito, donato senza chiedere nulla in cambio, e Dio lo incontriamo se viviamo questa stessa gratuità, cioè se accogliamo il dono del suo amore, e a nostra volta lo offriamo agli altri uomini, senza chiedere nulla in cambio.
Fratelli e sorelle, quello che accadeva al Tempio non avviene forse anche nella nostra vita? Lo spazio che ci preoccupiamo di tenere sgombero dalle azioni malvagie, osservando i precetti del decalogo, viene occupato dal commercio di un amore che non offriamo gratuitamente, ma che noi vendiamo. Sì, vendiamo, ogni volta che diamo la nostra attenzione in cambio di altrettanto, valutiamo se c’è convenienza a essere amici di qualcuno, facciamo qualcosa per qualcuno purché questo ci procuri almeno un contraccambio. Se non c’è un’utilità per me perché dovrei darmi da fare? Se non siamo in obbligo o in debito, perché dovremmo fare qualcosa a qualcuno? Se il prezzo da pagare per un’azione non è ragionevole, perché dovremmo rischiare e magari rimetterci?
È la logica del commercio, del comprare e vendere per guadagnare. Anche i nostri commerci, come quelli del tempio, sono onesti: chiediamo il giusto prezzo, senza pretendere più di ciò che è corretto. Non siamo speculatori o profittatori, ma solo oculati e onesti commercianti.
Gesù proprio questo contesta: lo spazio della nostra vita, è così occupato dal commercio e dallo scambio che non c’è più posto per la carità, cioè la gratuità dell’amore di Dio. Anzi, la generosità disinteressata suscita sospetti e diffidenze.
La gratuità ci fa paura: temiamo di perdere tutto e di restare, alla fine, senza niente. Per questo fin da piccoli siamo stati abituati a impostare i nostri rapporti e affetti ad un sano e onesto senso del commercio, per non rischiare di fare la fine di Gesù: solo, abbandonato, tradito, lui che aveva beneficato tanti; messo a morte, lui che aveva ridato la vita a tanti senza chiedere niente in cambio.
Gesù oggi sferza la nostra vita con la sua frusta. Il suo amore gratuito infatti se lo accogliamo è doloroso e colpisce come una frusta sulle spalle di chi fa commercio, fa andare a gambe all’aria le bancarelle dei nostri onesti scambi meschini. La sua generosità che nulla chiede in cambio rovescia le monete con cui teniamo il conto dei nostri meriti e crediti nei confronti degli altri, ma anche, persino di Dio stesso.
A noi oggi decidere cosa fare: chinarci a raccogliere le mercanzia e riaprire la bancarella più in là, oppure lasciar perdere questo modo di ragionare, farsi prendere dalla passione di Gesù, goderci la libertà di quell’amore donato gratuitamente in quel bel tempio liberato dalla logica del mercato?
A questo proposito papa Francesco ha scritto nel suo messaggio sulla Quaresima: “L’esercizio della carità ci libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro è mio fratello: ciò che ho non è mai solo mio. Come vorrei che l’elemosina si tramutasse per tutti in un vero e proprio stile di vita! Come vorrei che, in quanto cristiani, seguissimo l’esempio degli Apostoli e vedessimo nella possibilità di condividere con gli altri i nostri beni una testimonianza concreta della comunione che viviamo nella Chiesa. … come vorrei che anche nei nostri rapporti quotidiani, davanti a ogni fratello che ci chiede un aiuto, noi pensassimo che lì c’è un appello della divina Provvidenza: ogni elemosina è un’occasione per prendere parte alla Provvidenza di Dio verso i suoi figli; e se Egli oggi si serve di me per aiutare un fratello, come domani non provvederà anche alle mie necessità, Lui che non si lascia vincere in generosità?”
A vedere Gesù fare così tanti si scandalizzano e gli chiedono: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?” Non sanno fare altro che mercanteggiare uno scambio: che prova ci dai perché noi in cambio ti diamo ragione? La loro vita è deformata, non capiscono ormai più altro che la logica del commercio, ed anche a noi spesso resta difficile abbracciare la gratuità di Gesù. In questo tempo benedetto di Quaresima sforziamoci di impararla. Come i discepoli, i quali: “Quando poi fu risuscitato dai morti, … si ricordarono … e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù” anche noi, pellegrini verso Gerusalemme, prepariamo il nostro cuore perché la Pasqua ci ricordi le sue parole e crediamo alla Scrittura che ci indica la carità, cioè l’amore gratuito di Gesù.





Preghiere n. 1

O Dio che doni tutto te stesso senza chiedere nulla in cambio, aiutaci a uscire dalla logica del mercato per abbracciare la gratuità del voler bene a tutti senza interesse .
Noi ti preghiamo


Padre buono, aiutaci a tenere la nostra vita sgombra dalle rivendicazioni, dal conto dei crediti e dei debiti, dalla recriminazione, per essere liberi di voler bene sempre e a tutti, come Gesù ha fatto con noi.
Noi ti preghiamo


Preghiere n. 2

O Cristo Gesù sostienici in questo tempo di Quaresima perché ci prepariamo fin da adesso a seguirti fino all’ora difficile della passione. Fa’ che non prevalgano le nostre paure e i vani interessi ma sappiamo accompagnarti con fedeltà fin sotto la croce.
Noi ti preghiamo


Ti ringraziamo Signore per la forza che ci doni per vincere il male, ogni volta che ci si presenta l’occasione di compierlo. Guida i nostri passi sulle vie della generosità e dell’amore per compiere il bene che tu prepari per ciascuno.
Noi ti preghiamo



Preghiere n. 3

O Padre di eterna bontà, dona la pace al mondo intero. Per tutti i Paesi in guerra, perché nessuno muoia e soffra più per la violenza.
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo, o Signore, accompagna tutti noi a riscoprire la solidarietà generosa dell’elemosina che cura le ferite dell’indifferenza e guarisce il mondo dall’ingiustizia.
Noi ti preghiamo.



Preghiere n. 4


Signore ti preghiamo per tutti i malati, per i tribolati, per chi è nel dolore. Sostienili nel tuo amore e dona sollievo nella sofferenza. Suscita accanto a chi sta male un angelo di consolazione.
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Signore per tutte le comunità cristiane disperse nel mondo che vivono e annunciano il vangelo. Dona loro la forza del tuo Spirito perché le loro parole e azioni conducano tanti ad incontrarti risorto.
Noi ti preghiamo