venerdì 17 agosto 2018

XX domenica del tempo ordinario - Anno B - 19 agosto 2018





Dal libro dei Proverbi 9, 1-6
La sapienza si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola. Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città: «Chi è inesperto venga qui!». A chi è privo di senno ella dice: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate l'inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell'intelligenza».

Salmo 33/34 - Gustate e vedete com'è buono il Signore.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.

Venite, figli, ascoltatemi:
vi insegnerò il timore del Signore.
Chi è l'uomo che desidera la vita
e ama i giorni in cui vedere il bene?

Custodisci la lingua dal male,
le labbra da parole di menzogna.
Sta' lontano dal male e fa' il bene,
cerca e persegui la pace.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 5, 15-20
Fratelli, fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore. E non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.

Alleluia, alleluia alleluia
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue,
dice il Signore, rimane in me e io in lui.
Alleluia, alleluia alleluia

Dal vangelo secondo Giovanni 6, 51-58
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Commento
Cari fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato dal libro dei Proverbi che la Sapienza viene ad abitare in mezzo agli uomini, e per questo si è costruita una casa. Ma che bisogno c’è, ci chiediamo oggi, che una nuova Sapienza si stabilisca nel mondo degli uomini? Non basta già la sapienza degli scienziati, con le sue sempre più stupefacenti conquiste, non basta il saper vivere che l’esperienza ci insegna, con le sue verità così convincenti? Sì, ci sembra inutile che una Sapienza diversa dalla nostra venga in terra: per parlarci di che? Per insegnarci cosa?
Eppure Dio continua a costruire la sua casa fra gli uomini perché la sua Sapienza abiti fra noi, e prepara un banchetto perché ciascuno possa sfamarsi nella gioia e nell’abbondanza: “Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino, e ha imbandito la sua tavola.” Poi Dio manda le sue ancelle ad estendere l’invito, ma non a tutti. Dicono infatti: “Chi è inesperto venga qui”.
Strano criterio per fare degli inviti. La Sapienza di Dio non sceglie i suoi commensali secondo la parentela, l’amicizia o la frequentazione, come avviene fra gli uomini. Dio invece per scegliere i commensali al suo banchetto invita quelli che hanno fame della Sapienza che lui offre, cioè gli inesperti, quelli senza una loro sapienza già consolidata. Possiamo dire che Dio invita tutti, perché sa che nessun uomo ha abbastanza Sapienza, ma allo stesso tempo sa che pochi lo ammettono. Molti sono invece quelli che rifiutano l’invito, proprio perché di quella Sapienza non sentono il bisogno né la fame, hanno già  la propria. Ce lo descrive bene quella parabola di Gesù del re che prepara un banchetto, ma poi gli invitati declinano l’invito per mille motivi personali, e non vanno al pranzo.
Fratelli e sorelle, ogni domenica si ripete per noi l’invito del Signore a sfamarci alla mensa della sua Parola, del suo Corpo e Sangue e della fraternità della comunità dei suoi figli riuniti. Egli convoca al suo banchetto quelli che hanno bisogno di imparare a vivere. E per questo ogni domenica ci ritroviamo qui nella casa del Signore attorno a una tavola imbandita. Anche qui il Signore invita quelli che hanno fame e sete, chi non ha già tutto quello che gli basta per saziarsi. La Chiesa è esattamente questo: l’assemblea di quanti sentono fame e sete, di quanti non si accontentano di quel poco che possono racimolare altrove, del cibo che non sazia, l’assemblea di chi non finge di avere già a casa il pranzo pronto senza bisogno che qualcuno lo inviti per mangiare. E infatti quanti di noi vengono qui alla tavola del Signore, vedono il cibo che viene imbandito, direi che ne sentono il profumo, ma restano digiuni, perché un altro pranzo li aspetta a casa propria? Sì, qui ci viene offerto il cibo prezioso di una Parola che insegna a vivere, ma quanti di noi preferiscono imparare altrove a vivere: dalla televisione che ci spiega cosa credere, o dalla saggezza comune che ci sembra così credibile e convincente. Qui assaggiamo il cibo del Vangelo, ma ci sembra troppo saporito per i nostri gusti, meglio qualcosa di più delicato e leggero.
E poi qui ci è offerto il Corpo e il Sangue di Gesù, cioè la sua vita tutta intera. Ma quando ci accostiamo all'eucarestia, ma con quanta convinzione crediamo che quello è il nostro vero nutrimento, cioè che se abbiamo fede nella forza di quel vero pane del cielo, che è il corpo di Gesù, questo diventa anche il nostro corpo, cioè la sua vita diventa la nostra vita, realizzando cioè quello che dice Gesù: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”?
Abbiamo ascoltato dal vangelo di Giovanni Gesù dire: “Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno.” Sì, perché la sapienza comune, quello che impariamo dalla vita è un pane che non ci salva dalla morte di una vita senza scopo, mentre nutrirci della parola e del corpo di Gesù nel banchetto della santa Liturgia ci mette a parte di una vita che non finisce perché è quella che Dio ci dona.
Ma cosa significa nutrirci della parola e del corpo di Gesù o, come dice il libro dei Proverbi, fare nostra la Sapienza di Dio che ci è offerta nel banchetto eucaristico? Non si tratta di fare uno sforzo di sentimento, ma giudicare noi stessi, il mondo, le persone, le cose che vediamo e le scelte che prendiamo non in base a quello che sembra più giusto a noi, ma in base a quello che Gesù ha detto e come ha agito, cioè di fare come lui avrebbe fatto al nostro posto.
Il banchetto di Gesù è qualcosa di difficile e impegnativo, sì, ma è anche l’unica possibilità di nutrirci. Dove troveremo un cibo che non ci stanca e non ci delude, che non ci lascia con la stessa fame di prima? Quale pranzo o piatto cucinato da noi stessi potrà darci la stessa forza? Accostiamoci allora alla mensa di questo altare ogni domenica come affamati, gente che come Pietro dice “Signore, da chi andremo, tu solo hai parole di vita eterna”.

Preghiere 

O Signore fa’ che non si esaurisca mai la nostra fame della tua Parola e che ce ne nutriamo per tutti i giorni della nostra vita,
Noi ti preghiamo


O Padre del cielo, che doni la vera Sapienza che insegna a vivere e a non disperderci su strade che non conducono a nulla, aiutaci a partecipare con gioia al banchetto che tu ci prepari ogni domenica nella comunità dei discepoli, tua dimora in mezzo a noi.
Noi ti preghiamo


O Gesù che sei vero pane di sapienza e vino di salvezza, donaci la fede semplice e concreta di saziarci col tuo copro e sangue per farci trasformare in tuoi figli, eredi della vita che non finisce,
Noi ti preghiamo


Perdona o Dio il nostro attaccamento alla sapienza di questo mondo che ci affascina e ci rende schiavi. Fa’ che scegliamo per la libertà dei figli di Dio, discepoli dello Spirito che ci insegna la verità tutta intera.
Noi ti preghiamo


Sostieni o Padre del cielo tutti coloro che sono nel dolore e soffrono per la malattia, la violenza e l’abbandono. Suscita in ogni luogo fratelli e sorelle che con amore si facciano loro vicini e li sostengano,
Noi ti preghiamo


Dà forza o Padre a chi nel mondo ti annuncia come una nuova Sapienza che dà salvezza. Fa’ che riuniti attorno alla tavola dell’Eucarestia tutti gli uomini possano presto ritrovarsi assieme come membri di un’unica famiglia,
Noi ti preghiamo.

martedì 14 agosto 2018

Festa dell'Assunzione di Maria Ss.ma - 15 agosto 2018





Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo 11, 19a; 12, 1-6a.10ab
Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza. Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio. Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo».

Salmo 44 - Risplende la Regina, Signore, alla tua destra.
Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.
Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.

Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.
Dietro a lei le vergini, sue compagne, +
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15, 20-27a
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.

Alleluia, alleluia alleluia.
Maria è assunta in cielo;
esultano le schiere degli angeli.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 1, 39-56
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Commento

Un segno grandioso apparve nel cielo”, così afferma l’Apostolo Giovanni nel descrivere la visione che ebbe della nascita di Cristo nel mondo. Sì, la storia degli uomini è posta sotto un segno di grandiosità se viene vista con lo sguardo visionario del discepolo che accoglie e fa sua la prospettiva del Signore Dio. Per far ciò bisogna saper alzare lo sguardo da sé e uscire dalla scontatezza della normalità. Essa porta a dire che niente è possibile che non sia già avvenuto o che esca dalla logica e dall’ordine normale delle cose. Fu questa anche la prima reazione di Maria, di cui oggi celebriamo la festa, nel momento in cui l’angelo gli annunciava l’incarnazione nel suo seno del Signore Gesù: “Come è possibile, non conosco uomo?” Ma ella cedette subito all’insistenza di Dio che attraverso le parole dell’angelo, gli proponeva una visione grandiosa perché proveniente da lui. Assumiamo anche noi questa prospettiva: a volte avere i piedi bel piantati in terra sembra una virtù, è presentata come una dote di concretezza e realismo. Ma anche se i nostri piedi sono piantati in terra il nostro sguardo e soprattutto il nostro cuore deve saper essere piantato in cielo, cioè in quella dimensione e prospettiva dalla quale le cose appaiono “grandiose” perché sono come le vede e le sente Dio.
Giovanni seppe fare ciò mentre era esule, prigioniero sull’isola di Patmos, isolato, malato, anziano, sconfitto dalla vita e dalla persecuzione degli uomini, ed ebbe la visione che gli parlava di Maria e della venuta del Salvatore sulla terra. In questa visione Maria è presentata come “l’arca dell’alleanza” conservata nel tempio del cielo.
Nella storia di Israele il tema dell’alleanza percorre tutte le fasi della sua storia. Essa è il segno che la vita degli uomini non è indifferente a Dio, anzi egli prende l’iniziativa per stringere un patto con essi. Assurdamente Dio si pone quasi sullo stesso livello degli uomini, facendo alleanza con loro, come se avesse bisogno di loro. Lo ha fatto al tempo di Noè, quando l’arco steso da Dio dopo il diluvio riunì cielo e terra in un’alleanza universale. Lo ha fatto con Abramo, al quale ha promesso una terra e una discendenza, quel popolo di Israele che mantiene il privilegio dell’inspiegabile predilezione di Dio. Lo fa con Maria, rendendola strumento per stringere un’alleanza direi “fisica” e definitiva con l’incarnazione del suo Figlio Gesù.
Noi siamo i figli di questa alleanza ultima e definitiva con la quale Dio non solo stringe un patto con l’umanità, ma si lega ad essa indissolubilmente. Dio non solo assume un corpo fisico del tutto uguale al nostro, ma, con la sua ascensione in cielo, esso rimane definitivamente legato a lui e per sempre resterà così. Con questa scelta di salire al cielo con il suo corpo Gesù ha voluto significare dunque che quell’alleanza è per sempre, definitivamente inscritta nella sua natura, ma anche che quello è il destino che Dio ha pensato per gli uomini. Egli fu il primo, ci ricorda l’Apostolo Paolo: “per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo.” Maria fu la prima donna che condivise con il suo figlio la realizzazione di questo destino ed oggi ricordiamo la sua assunzione in cielo col suo corpo.
Per questo Giovanni la vede come “l’arca dell’alleanza” perché in lei si realizza il disegno di Dio per l’umanità, non solo al suo inizio, cioè la nascita di Gesù e la venuta nel mondo della salvezza definitiva, ma anche al suo futuro completamento finale, con la realizzazione di quella salvezza complessiva, anima, corpo, a cui Dio chiama ogni uomo nel suo Regno.
Cari fratelli e care sorelle, questa è la realtà che la festa di oggi ci propone come prospettiva per ciascuno di noi. Ed ecco che allora, se veramente assumiamo questa visione della realtà, la nostra vita ci appare sotto il segno di una visione grandiosa. È la visione della vita che Maria, appena dopo aver ricevuto l’annuncio dell’angelo, comunica ad Elisabetta. Maria guarda alla sua vita, semplice e piccola, nella luce della storia della salvezza di Dio per l’umanità intera, e la vede trasfigurata, marcata dai grandi segni della presenza di Dio nella storia, la sua storia personale e quella dell’umanità che si incrociano e si fondono in un’unica prospettiva.
Facciamo anche noi nostra questa visione, accettiamo che il nostro agire ed essere sia letto e vissuto dentro un disegno grande, quello di Dio per il mondo. Il nostro agire perderà quel senso di banalità e ordinarietà che a volte ci fa credere indifferente come noi scegliamo di essere, in un modo oppure nel suo contrario. Non solo non è indifferente, è decisivo: ognuno di noi può rispondere all’angelo che è il Vangelo e che ci propone di rendere presente Gesù nella storia dell’umanità col nostro essere suoi discepoli. La risposta, come fu per Maria, può cambiare il corso della storia.
  
Preghiere 

Ti ringraziamo o Padre del cielo per la umile disponibilità di Maria che seppe farsi carico della storia di tutta l’umanità e accogliere in sé la salvezza del mondo. Dona anche a noi di essere strumento della forza del tuo amore nella lotta contro il male,
Noi ti preghiamo


O Dio nostro Padre, proteggi la debolezza delle vite minacciate, come salvasti il piccolo Gesù dalla violenza di Erode. Fa’ che chi è piccolo e indifeso sia scampato da ogni male e goda della tua benedizione,
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Signore Gesù perché non viviamo rinchiusi nel piccolo mondo delle nostre esistenze private, ma ci apriamo alla dimensione universale della lotta fra il bene e il male che si combatte nel mondo. Rendici in essa tuoi alleati fedeli e generosi,
Noi ti preghiamo


Scampa o Dio quanti sono minacciati dalla violenza della guerra e del terrorismo e vivono oppressi dal dolore. Liberaci tutti dalla radice di peccato che ci unisce in Adamo, per essere invece partecipi e operatori della vera pace portata da Cristo,
Noi ti preghiamo


Proteggi o Dio il nostro papa Francesco nel suo impegno senza sosta per la predicazione del Vangelo e per la testimonianza del tuo amore. Fa’ che ciascuno di noi sia toccato dalle sue parole e dal suo esempio per vivere una maggiore autenticità evangelica,
Noi ti preghiamo
  

Guida e proteggi o Padre del cielo tutti  i tuoi figli che oggi nel mondo intero venerano e invocano la tua Madre come protettrice e guida. Fa’ che con la sua stessa umiltà e umanità sappiamo fare spazio a Cristo nelle nostre vite,
Noi ti preghiamo.

venerdì 10 agosto 2018

XIX domenica del Tempo Ordinario - Anno B - 12 agosto 2018






Dal primo libro dei Re 19, 4-8
In quei giorni, Elia s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto la ginestra. Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Alzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò. Tornò per la seconda volta l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Alzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb.

Salmo 33/34 - Gustate e vedete com’è buono il Signore.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 4, 30 - 5, 2
Fratelli, non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione. Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo. Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 6, 41-51
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Commento
Abbiamo ascoltato come Elia, dopo aver lottato contro gli idolatri e aver vinto su di essi con la forza del Signore attraversa un periodo di tristezza. Si trova solo, minacciato di morte, incerto sul  futuro, e per questo si rinchiude in un sonno che è fuga e rinuncia alla lotta. È una tentazione costante nella vita degli uomini, quella di fuggire la dimensione faticosa, di lotta contro il male e di conquista, giorno per giorno, di sempre nuovi spazi alla forza del bene che viene dal Signore. La vita del discepolo richiede lotta, perché non si è mai arrivato al traguardo, ma sempre si è in un continuo cammino verso quel Regno di cui parla Gesù, in cui gli uomini vivono con lui. È il traguardo che abbiamo davanti e che non dobbiamo dimenticare, perché è la compagnia con lui che dà pace, gioia vera e senso alla vita degli uomini. Ma quanti ostacoli, e quanto fatica ci separano da quel traguardo! A volte ci sembra che questa lotta sia troppo dura e gli ostacoli insormontabili per le nostre forze. Ed allora anche noi tante volte ci rifugiamo nel sonno, che è chiudere gli occhi davanti al mondo, affermare che le sfide che la vita ci pone non ci riguardano perché sono al di sopra delle nostre forze.
Ma Elia non è lasciato solo davanti alle sue difficoltà: un angelo viene a svegliarlo e a portargli il pane e l’acqua per non restare senza forze davanti al cammino da compiere. Anche noi siamo risvegliati, ogni domenica, dall’angelo di Dio che ci convoca nella casa del Signore e ci offre il nutrimento che dà forza. E noi siamo qui non perché migliori degli altri, ma perché riconosciamo il nostro bisogno di quell’aiuto che l’angelo ci offre. Infatti dove altro potremmo trovare la speranza con cui continuare a cercare il Regno, la fiducia nella possibilità di raggiungerlo con l’aiuto di Dio? Dove potremmo trovare i motivi per continuare a confidare nella forza del bene e dell’amore, e ad usarla nella lotta contro il male?
Elia, risvegliato dall’angelo mangia il pane che gli viene offerto e beve l’acqua che gli porge. Sembra normale e logico: cos’altro dovrebbe fare un uomo che si trova in mezzo al deserto, dove non può trovare cibo e bevanda?
Eppure, fratelli e sorelle, nel vuoto di senso e di valore, nel senso di impotenza e di sconfitta di fronte al male che rendono il nostro mondo come un deserto non è così scontato che si accetti volentieri di nutrirci del pane che Gesù ci offre qui alla sua mensa, cioè la sua Parola, il suo Corpo e Sangue, la fraternità della famiglia dei figli di Dio riuniti nel suo nome. Anzi spesso l’atteggiamento normale è il rifiuto che nasce dal fingere di non avere fame: “no grazie, so già cavarmela da solo, ho già conoscenze, esperienze che mi nutrono a sufficienza per andare avanti nel cammino della vita”, oppure: “non disturbatemi, sto così bene nel mio sonno tranquillo.”
Come i farisei davanti a Gesù che parlava di sé come del vero pane e della vera acqua che dà la vita. Essi sono scettici e dicono: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Cioè il loro atteggiamento è il disprezzo che nasce dal credere di conoscere già: cosa di straordinario può mai venire da un poveraccio figlio di un falegname, nato in un paesetto di provincia, umile e malmesso come si presentava?
Anche noi proviamo un senso di superiorità davanti alle parole del Vangelo che la domenica ci vengono offerte: ci sembrano troppo ingenue e semplici, oppure vere ma poco adatte a noi, pericolose, perché senza un fondamento nella realtà di oggi. Anche noi il più delle volte le guardiamo con superiorità, come i farisei. Roba da sempliciotti o per bambini. Ben altro ci vuole per la mia situazione difficile o per i grandi problemi del mondo odierno!
Gesù risponde con semplicità disarmante a quei dottori della legge. Non prova a convincerli con argomentazioni dotte per dimostrargli che sbagliano a disprezzarlo, non si mette in competizione con loro per dimostrare quanto vale. Gli richiama solo la realtà che è sotto gli occhi di tutti, ma che tutti rifiutano di riconoscere. Egli dice che la manna, cioè il cibo tradizionale, sembra nutrire, ma non salva la vita, dura per un po’ e poi lascia di nuovo affamati e delusi, peggio di prima; invece il pane disceso dal cielo, cioè il Vangelo e il Corpo di Gesù, ci sazia per sempre, perché è un cibo che dà la vita che non finisce. È questa la realtà, e l’unico modo per averne certezza è fidarsi di Gesù e sperimentarlo, provare a fare come Elia: nutrirsi con fiducia disarmata del vero cibo che Gesù ci offre, riconoscendo la nostra fame.
Cari fratelli e care sorelle, Elia, dopo essersi fidato e aver mangiato il pane che l’angelo gli ha offerto fu in grado di camminare quaranta giorni e quaranta notti nel deserto per giungere al’Oreb, dove incontrò Dio. Anche noi, se ci lasciamo scuotere dal torpore di una vita addormentata, rinchiusa in se stessi e indifferente al mondo e accettiamo di dissetarci del Vangelo e di nutrirci del Corpo e Sangue di Gesù avremo la forza di superare il deserto della vita, a volte veramente inospitale e arida, e di superare tutti gli ostacoli fino a giungere in sua compagnia. È la vocazione del cristiano a farsi cercatore e annunciatore del Regno che ci attende, cioè a essere “profeta”, come Elia. Non disprezziamo con senso di superiorità l’invito dell’angelo e non restiamo attaccati ai cibi tradizionali che ci sembrano buoni, ma non nutrono e non saziano, accogliamo con gioia l’invito a far parte di questo popolo dei figli di Dio a cui egli dona il privilegio grande di seguirlo e di stare con lui.


 Preghiere 
  
O Signore Gesù ti ringraziamo per il dono della tua Parola che è un cibo buono e che sazia. Fa’ che ce ne nutriamo sempre con fiducia e gratitudine,
Noi ti preghiamo


O Dio che hai mandato tuo Figlio nel mondo perché restasse sempre con noi, aiutaci ad accogliere con gioia ogni domenica il dono del suo Corpo e Sangue, cibo di salvezza e di vita eterna,
Noi ti preghiamo


O Dio, ti preghiamo per tutti quelli che si saziano di cibi che non valgono e restano deboli, fragili ed impotenti. e non conoscono. Fa’ che tutti presto gustino il cibo buono che tu doni e se ne nutrano,
Noi ti preghiamo


Aiutaci o Padre buono a restare sempre con te e col Signore Gesù, amando le sue parole come qualcosa di prezioso. Fa’ che come figli umili e fedeli ci poniamo al tuo servizio,
Noi ti preghiamo


Consola o Signore Gesù tutti coloro che sono nel bisogno e soffrono in questo tempo di caldo e solitudine: Per gli anziani e i malati, i prigionieri, per chi è senza casa; aiutali e sostienili con la forza del tuo amore,
Noi ti preghiamo


Sostieni o Dio il nostro papa Francesco e tutti quelli che annunciano e testimoniano il Vangelo in ogni parte del mondo. Dona loro di gustare il frutto del tuo amore per chi ancora non ti conosce,
Noi ti preghiamo.

sabato 4 agosto 2018

XVIII domenica del tempo ordinario - Anno B - 5 agosto 2018





Dal libro dell'Esodo 16,2-4.12-15
In quei giorni, nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mose e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine». Allora il Signore disse a Mose: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà à raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: "Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio"». La sera le quaglie salirono e coprirono l'accampamento; al mattino c'era uno strato di rugiada intorno all'accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c'era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l'un l'altro: «Che cos'è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mose disse loro: «è il pane che il Signore vi ha dato in cibo».

Salmo 77 - Donaci, Signore, il pane del cielo.
Ciò che abbiamo udito e conosciuto +
e i nostri padri ci hanno raccontato
non lo terremo nascosto ai nostri figli,

racconteremo alla generazione futura  +
le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto.

Diede ordine alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
fece piovere su di loro la manna per cibo
e diede loro pane del cielo.

L'uomo mangiò il pane dei forti;
diede loro cibo in abbondanza.
Li fece entrare nei confini del suo santuario,
questo monte che la sua destra si è acquistato.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 4, 17. 20-24
Fratelli, vi dico e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri. Voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l'uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità.

Alleluia, alleluia alleluia.
Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 6, 24-35
In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbi, quando sei venuto qua?».Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mose che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Commento

I brani della Scrittura che abbiamo ascoltato oggi ci parlano della fame degli uomini. La prima lettura ci fa vedere il popolo d’Israele stremato dalla fame in mezzo al deserto. È veramente esausto e disperato, tanto che giungono a rimpiangere quando era schiavo in Egitto e a farsi minaccioso persino contro Dio. Il Signore non disprezza questo grido, conosce la durezza della fame e quanto può far soffrire l’uomo, e per questo cede al grido e non si sdegna, sfama il popolo con le quaglie e la manna. Il ricordo di questo gesto nel deserto rimarrà impresso nella mente del popolo e nella Bibbia si fa spesso riferimento ad esso come esempio del grande amore di Dio per Israele.
Domenica scorsa nel Vangelo abbiamo ascoltato come Gesù, attorniato dalla folla che lo sta ad ascoltare per tutta una giornata, si preoccupa che questi hanno fame e non hanno cibo, e moltiplica per loro il poco pane e pesce che c’è, perché basti per tutti. Da quel momento, ci dice il Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato oggi, la folla lo segue e dice Gesù,: “voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.” Gesù li rimprovera perché mentre prima lo seguivano per nutrirsi della sua parola, di cui erano veramente affamati, tanto da dimenticare la fame fisica e da restare con lui fino a tarda sera, ora invece cioè credono di aver capito Gesù e non cercano più la sua parola, ma i vantaggi che da lui possono ricavare. Lo seguono per abitudine o per convenienza. È spesso anche l’atteggiamento nostro, quando ci sentiamo “sazi” del cibo delle Parole di Gesù. Cioè crediamo di conoscerle già, di sapere già quello che ci vuol dire il Signore con il suo insistente ripeterci il Vangelo, ogni domenica. E noi, come quella gente, se qualche volta lo abbiamo ascoltato con interesse e passione, ormai non ne sentiamo più il bisogno, e lo facciamo per abitudine o per convenienza, senza che quelle parole ormai ci impensieriscano un po’ né ci stupiscano più.
Alcuni però della folla si lasciano colpire dal rimprovero di Gesù, e inizia un dialogo a botta e risposta che assomiglia un po’ a quello che Gesù ebbe con la samaritana al pozzo di Giacobbe. Incredulità, stupore, desiderio di contrapporsi spingono quella donna di Samaria, così come la gente del brano di oggi, a chiedere a Gesù il perché delle sue parole e non le lascia scorrere via invano. In tutti e due i casi è un dialogo aspro e non senza durezze, ma alla fine, in entrambi i casi, gli interlocutori di Gesù terminano con un’invocazione; dice la samaritana: “dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete” (Gv 4,16); concludono i galilei: “Signore, dacci sempre questo pane”. Il dialogo con il Signore, magari condotto male, con poco amore e senza rispetto, fa però riscoprire la fame e la sete del Vangelo, la paura di restarne senza. Chi invece crede di sapere già cosa Gesù ha da dire e cosa significhino le sue parole rimane sazio ed estraneo a lui, convinto che ne può fare a meno.
Bisogna lasciarsi interrogare, farsi allacciare dal dialogo con Gesù che è la preghiera, la riflessione sulle sue parole, perché noi, sazi e pieni delle nostre certezze e risposte pronte, ricominciamo a sentire fame delle Parole di Gesù delle quali, se lasciamo il nostro cuore aperto ad esse, non ci si sazia mai; facciamo nostre le parole dei discepoli che alla domanda di Gesù risposero: “Signore da chi andremo, tu solo hai parole di vita eterna.” (Gv 6,68) Sì, il discepolo del Signore è colui che non si stanca mai di ascoltarlo perché non solo ascolta con le orecchie, ma vive quelle parole e più le mette in pratica e più sente che ne ha bisogno perché sono il suo vero nutrimento. Questa è la vera differenza fra chi ascolta senza vivere e chi invece mette in pratica le Parole del Signore Gesù. Gesù non giudica male perché siamo deboli nei nostri desideri, a volte così banali che ci accontenteremmo di essere lasciati un po’ in pace. Il cibo di Dio però è molto di più, perché è il mezzo con cui noi possiamo diventare come Lui. Sì, nutrirci delle parole e dei segni del Signore ci fa crescere come suoi figli, carne della sua carne, sangue del suo sangue. 
Ma cosa significa aver fame della Parola e nutrirci di lei, cioè viverla e metterla in pratica? Si tratta di una cosa tutta spirituale, per mistici?
Gesù spiega cos'è il pane: “il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”. È Gesù stesso, e nutrirci delle sue Parole e del suo Corpo eucaristico fa sì che il suo spirito ci entri dentro e costruisca la nostra vita a sua somiglianza. Dio che è l’infinitamente grande e potente è disceso dal cielo per regalarci la sua vita, come un pane che nutre e sazia. Come dicevamo domenica scorsa, non è un’impresa superiore alle nostre forze: basta mettere a sua disposizione il poco che sappiamo fare ed essere perché lui lo moltiplichi e lo renda capace di saziare molti, come fece con i pochi pani e pesci che qualcuno gli offrì.
Fratelli e sorelle, Dio sa quanto siamo deboli e schiavi del cibo, e per questo non ce ne fa mancare, ma altrettanto ci chiede di restare affamati della sua Parola e del suo corpo e di nutrircene sempre, e di divenire anche noi cibo buono che alimenta e sostiene i nostri fratelli e le nostre sorelle.


Preghiere 


Ti ringraziamo Signore perché non disprezzi la nostra debolezza e nonostante questa affidi a noi il dono della tua Parola. Fa’ che siamo capaci e degni di accoglierla e viverla,
Noi ti preghiamo


Perdona Signore la durezza del nostro cuore che ci rende sordi al Vangelo e indifferenti al bisogno dei fratelli. Donaci di essere come te capaci di donare tutto noi stessi agli altri,
Noi ti preghiamo



O Dio ti preghiamo per chi in questo tempo estivo soffre particolarmente per la durezza del clima e per la solitudine. Per gli anziani, gli ammalati, i carcerati, i poveri. Proteggili e confortali.
Noi ti preghiamo


Dona o Padre del cielo a noi tuoi discepoli di essere testimoni del Vangelo dove esso ancora non è conosciuto, perché nutrendoci della tua Parola e del tuo Corpo la possiamo proclamare con tutta la nostra vita,
Noi ti preghiamo



Accogli con amore o Signore il grido di chi soffre per la guerra e la violenza. Per la Siria, l’Iraq, la Terra Santa, La Libia e per tutti i paesi in cui le armi seminano morte e dolore,
Noi ti preghiamo


Proteggi e sostieni o Dio quanti annunciano il Vangelo e lo vivono con audacia. Per il papa Francesco e tutti i tuoi figli riuniti oggi attorno alla tavola dell’Eucarestia in ogni parte del mondo,
Noi ti preghiamo.