sabato 24 novembre 2018

XXXIV domenica del tempo ordinario Festa di Cristo re dell'universo - Anno B - 25 novembre 2018





Dal libro del profeta Daniele 7, 13-14
Guardando nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d'uomo; giunse fi­no al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto.

Salmo 92 - Il Signore regna, si riveste di splendore.
 
Il Signore regna, si riveste di maestà:
si riveste il Signore, si cinge di forza.
È stabile il mondo, non potrà vacillare.
Stabile è il tuo trono da sempre, dall'eternità tu sei.
 
Davvero degni di fede i tuoi insegnamenti! +
La santità si addice alla tua casa
per la durata dei giorni, Signore.

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo 1, 5-8
Gesù Cristo è il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen. Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e per lui tutte le tribù della ter­ra si batteranno il petto. Sì, Amen! Dice il Signore Dio: Io sono l'Alfa e l'Omèga, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!

Alleluia, alleluia, alleluia
Benedetto colui che viene
nel nome del Signore!
Alleluia, alleluia, alleluia

Dal vangelo secondo Giovanni 18, 33b-37
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giu­deo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno con­segnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Commento

Cari fratelli e care sorelle, con questa liturgia chiudiamo un anno liturgico e, domenica prossima, ne cominceremo un altro con l’inizio dell’Avvento. Il susseguirsi dei tempi della liturgia ci strappano da una continuità stanca e banale della nostra vita o da un esclusivo riferimento egocentrico alle proprie scadenze e ai propri ritmi che ci fanno sentire estranei alla vita degli altri: non ci sono solo i nostri tempi, ma c’è un tempo di Dio che ci invita a far posto a qualcun altro oltre noi stessi. 
In questa domenica conclusiva di un anno la liturgia ci propone l’immagine di Gesù come re della Storia e dell’Universo.
In questi anni abbiamo viviamo tempi di angoscia e dramma. Mi riferisco, ai tanti fatti violenti che spesso costellavo la cronaca dei telegiornali e comunicano un senso di insicurezza e timore. A questi si aggiungono i venti di guerra che soffiano su tanti paesi anche a noi vicini, come la Siria, la Libia, la Palestina. Tanti focolai di violenza sono accesi oggi nel mondo e rischiano di accendersene altri, a conferma di quella che papa Francesco definisce una “terza guerra mondiale a pezzi”.
Tutto ciò fa aumentare in noi il senso di vulnerabilità. Ne è la prova il fatto che le statistiche dicono come pur essendo diminuiti i crimini violenti è aumentato il senso di insicurezza percepito dalla gente, e se chiediamo in giro tutti dicono che la criminalità è in aumento. Scopriamo che il benessere relativo, la condizione di privilegio in cui ci troviamo per il semplice fatto di essere nati nella parte più fortunata del mondo, non bastano a garantirci un senso di sicurezza certo. Eppure c’è chi vive da decenni in situazioni ben più drammatiche: non dimentichiamo che quotidianamente circa 20.000 persone muoiono per fame o cause ad essa correlate, dei quali i tre quarti sono bambini al di sotto dei cinque anni d'età. Ma questo sembra non sufficiente a farci sentire privilegiati, e continuiamo a lamentarci.
Davanti a questa coscienza che in alcuni momenti si riacutizza, la reazione più comune è quella di sentire bisogno di un nuovo ordine che sappia imporre sicurezza e rispetto reciproco, anche con misure forti e disumane, se necessario, quali chiudere le porte, alzare muri.
Questo è la reazione istintiva, ma la festa di oggi viene a ricordarci che non è cristiana, ma che piuttosto l’ordine mondiale tanto agognato, la pacificazione dei focolai di violenza, la vera sicurezza viene da un Regno diverso da quello che si impone con la forza delle armi e con la demarcazione di confini invalicabili e difesi dal filo spinato.
Afferma il profeta Daniel parlando del Regno che Dio vuole instaurare: “il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto”, conferma l’apocalisse: è “il sovrano dei re della terra. …, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.” Quello che noi cristiani attendiamo allora è sì un regno potente e capace di darci sicurezza, ma di che genere? Gesù, interrogato da Pilato, non nega di essere il Re atteso dal mondo: “Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo».”
Ma che regno è quello che ha a capo un uomo sconfitto, in catene, tradito e abbandonato da tutti? Dobbiamo chiedercelo oggi davanti alle aspirazioni di pace e di giustizia di tanti nel mondo: che risposta può dare un Signore ferito, lacero e prigioniero?
Papa Francesco ha dato una risposta a questa domanda. Parlando dell’affresco della cupola della Cattedrale di Firenze, dove si trovavano, ha detto: “Cristo è assiso sul trono del giudice. Un angelo gli porta la spada, ma Gesù non assume i simboli del giudizio, anzi solleva la mano destra mostrando i segni della passione, perché Lui «ha dato sé stesso in riscatto per tutti» (1 Tm 2,6). «Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui» (Gv 3,17).” Ecco qual è la risposta: la forza della misericordia. Dice ancora papa Francesco: “« È proprio di Dio usare misericordia e specialmente in questo si manifesta la sua onnipotenza »… la misericordia divina non è affatto un segno di debolezza, ma piuttosto la qualità dell’onnipotenza di Dio.” (Misericordiae vultus, 6)
Sì, cari fratelli e care sorelle, la vera forza su cui fare affidamento è quel modo speciale di Dio di voler bene, che è la misericordia. Non le armi, non la diffidenza, non le difese ci pongono al sicuro, ma il riaffermare le ragioni di un amore tenero e forte, che cancella il male vincendolo con la forza del bene. Siamo veri discepoli di quel Gesù che non giudica con la spada della giustizia ma con le mani piagate per il suo voler bene fino in fondo. Egli sa leggere nel volto di ciascuno, per quanto duro e per quanto sfigurato dal male, la luce che il creatore vi ha disegnato. Così sapremo essere vittoriosi sul male e su ogni violenza.
Che un anno che si chiude con gli scoppi della violenza e i venti di guerra si apra per ciascuno con il soffio leggero e ristoratore della misericordia di Dio che suscita misericordia nei cuori dei suoi discepoli.

 Preghiere 

O Signore Gesù che hai amato noi uomini fino a vivere in mezzo a noi come nostro servo, aiutaci a non resistere al tuo amore e a lasciarci attrarre dalla tua umanità mite e benigna.
Noi ti preghiamo
  

Gesù, il tuo amore per tutti noi ti ha portato a non desiderare di salvare te stesso ma gli altri, a non cercare ciò che conveniva a te ma a chi avevi di fronte. Aiutaci a divenire anche noi cittadini del tuo regno in cui nessuno è disprezzato e allontanato, ma ognuno è amato e accolto come un fratello.
Noi ti preghiamo


Padre misericordioso, ti chiediamo con insistenza il dono della pace. Fa’ che cessino il rumore sinistro delle armi e il grido di dolore delle vittime della violenza e si innalzi a te l’inno di ringraziamento per la fine di ogni guerra e atto di terrorismo,
Noi ti preghiamo


O Signore Gesù che dal cielo ti presenti a noi come Re dell’Universo ammantato della misericordia del Padre, aiuta a vivere anche noi lo stesso sentimento, senza affidarci alla forza di questo mondo ma a quella ben più grande del tuo amore senza fine.
Noi ti preghiamo


Padre buono, guarda con misericordia ai tuoi figli più deboli: i malati, i prigionieri, i peccatori, chi è senza casa e sostegno. Ascolta la loro invocazione e dona loro il tuo aiuto misericordioso.
Noi ti preghiamo


Fa’ o Signore che la nostra città divenga un porto sicuro per tutti quelli che cercano accoglienza e sostegno. Fa’ che nessuno sia trattato come straniero o nemico, ma tutti viviamo come fratelli e sorelle, figli di un unico Padre.
Noi ti preghiamo.


Accogli o Dio tutti coloro che sono morti a causa della violenza fratricida. Fa’ che nel tuo Regno di pace e di giustizia tutti trovino il posto che tu hai preparato per ciascuno.
Noi ti preghiamo

Ti invochiamo o Signore della pace per quanti armano la mano contro il fratello e la sorella e minacciano la sua vita. Fa’ che dove ora domina l’odio possa al più presto risuonare la lode al tuo nome.
Noi ti preghiamo

sabato 10 novembre 2018

XXXII domenica del Tempo ordinario - Anno B - 11 novembre 2018





Dal primo libro dei Re 17, 10-16
In quei giorni, il profeta Elia si alzò e andò a Sarèpta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere». Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: "La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra"». Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.  

Salmo 145 - Loda il Signore, anima mia.

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. 

Dalla lettera agli Ebrei 9, 24-28
Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza. 

Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 12, 38-44
In quel tempo, Gesù nel tempio diceva alla folla: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». 

Commento
Cari fratelli e care sorelle, le letture di questa domenica ci raccontano la storia di due vedove che vivono una situazione simile. Tutte e due sono in una condizione di estrema debolezza: per l’età avanzata, per la mancanza di una presenza maschile protettiva e per la difficoltà a lavorare per mantenersi. Nel primo caso la vedova è presentata come colei a cui il Signore invia il profeta Elia perché riceva assistenza e sostegno. Questo fatto sembra paradossale: che aiuto gli può venire da una povera vedova?
Elia, ci racconta il libro dei re, era rimasto l’ultimo in Israele ad essere fedele a Dio. Tutti gli altri, a partire dal re Acab e la regina Gezabele, si erano sottomessi al culto degli idoli. Israele era un popolo piccolo e debole, e viveva circondato, e minacciato, da popolazioni più potenti e numerose che praticavano il culto degli idoli. Per questo gli ebrei avevano ceduto alla tentazione di affidarsi anche loro agli idoli, nella speranza di accrescere la propria forza e di divenire un popolo potente.
In fondo non è molto diverso da quello che accade anche ai nostri giorni. Davanti ad un Vangelo che si mostra nella debolezza di un Signore umano e sofferente, generoso fino all’offerta di tutto se stesso, risultano accattivanti gli idoli che invece sembrano promettere una forza vincente: il benessere, il successo, il dominio sugli altri, la difesa dei propri interessi. A questi idoli sacrifichiamo volentieri il nostro tempo, energie e preoccupazioni, certi che ne ricaveremo protezione e sicurezza per il nostro futuro.
Elia però, al contrario di tutti gli altri, resta fedele a Dio. Non cede alle lusinghe degli idoli, e per questo resta da solo, è perseguitato e costretto alla fuga. È quello che fa paura anche a noi: restare isolati. Se tutti la pensano e agiscono in un certo modo, come facciamo noi a scostarci dalla normalità e “rischiare” di  vivere come il Signore insegna? Elia non cede a questa paura e si affida a Dio, che lo manda da una povera vedova per ricevere aiuto.
Quella donna non ha forza né potenza, ma quello che ha lo offre volentieri, senza discutere: non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo.” Ella agisce come gli dice l’uomo di Dio, il profeta Elia, contro ogni buon senso e prudenza.
La vedova di Sarepta è il modello del credente che non ha altra forza se non la parola di Dio a cui si affida con fiducia. Tutto sembra sconsigliare quella donna: perché dare ad uno sconosciuto tutto quello che ha, rischiando di restare senza? Ha un figlio a cui pensare, sembra non rendersene conto. La Scrittura definisce il suo comportamento con un’espressione scarna: Quella andò e fece come aveva detto Elia.Il “fare sulla parola”, senza distinguo né incertezza caratterizza la vedova di Sarepta. Proprio questo le garantisce nutrimento sufficiente in tempo di grave carestia, per sé e per il figlio, oltre che per Elia stesso: mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.”
Cari fratelli e care sorelle, la fiducia di quella vedova nella Parola di Dio è veramente esemplare. Essa non si affida agli idoli della prudenza e del buon senso di questo mondo, ma accetta la semplicità rischiosa della Parola rivoltale da Elia a nome di Dio. Proprio per questo ella conobbe la benedizione di Dio che non le fece mancare il nutrimento e, in seguito, restituì la vita al figlio che era morto.
Nel vangelo ascoltato oggi si parla di un’altra vedova, anch’essa povera, e generosa. La sua offerta si potrebbe dire che non ha nessuna rilevanza, ma Gesù sa cogliere in quel gesto qualcosa di prezioso, e cioè l’offerta totale di sé e l’affidamento a Dio. Il Signore coglie quel gesto che, a uno sguardo mondano sarebbe passato del tutto inosservato, perché rappresenta, ancora una volta, un modello per il discepolo: la Parola di Dio infatti chiede di mettere a disposizione e rischiare tutta la propria vita, e non quello che avanza, il superfluo, lasciandosene una scorta per sé. La differenza è sostanziale e i due brani messi insieme ci offrono una immagine completa del discepolo del Signore: egli non solo si fida della Parola e la applica fedelmente, ma anche non indugia a mettere in gioco tutto se stesso, senza lasciarsi qualcosa per sé, un angolo di vita, una parte delle risorse, qualcosa su cui poter contare se le cose vanno male.
Fratelli e sorelle, confidiamo nella Parola di Dio: da essa proviene una forza che nessuna potenza di questo mondo ci può dare. Lasciarsi rivestire di questa forza che è lo Spirito di amore del Signore ci provoca a non escludere nessun angolo della nostra vita da quel rinnovamento profondo e radicale che porta l’incontro con esso. Rivestiamo ogni angolo del nostro agire, degli ambiti in cui viviamo, dei nostri sogni e ambizioni, delle nostre responsabilità della luce rivelatrice del Vangelo. Ne riceveremo un nutrimento che non si esaurisce, perché proviene direttamente da Dio, e una giovinezza di vita che non conosce declino, tristezza e decadenza. È la promessa del Signore che si rinnova e si avvera ogni volta che ”sulla parola” agiamo secondo il modo di Dio e con la sua misura larga e generosa.


 Preghiere

O Signore ti preghiamo perché sappiamo essere generosi come tu sei stato con noi. Insegnaci a ricambiare i doni ricevuti con altrettanto amore e disponibilità.
Noi ti preghiamo


Ti ringraziamo o Padre del cielo perché l’incontro con te ci provoca ad una generosità più grande. Fa’ che con disponibilità e cuore aperto accogliamo la tua Parola,
Noi ti preghiamo



Senza di te o Signore Dio non possiamo fare nulla di buono. Fa’ che incontrando le domande di chi è nel bisogno impariamo ad imitare te che sei stato amico di tutti.
Noi ti preghiamo


Ti lodiamo o Dio perché non fai mancare nulla a chi vive la larghezza dell’amore. Benedici il poco che sappiamo donare perché si moltiplichi e dia sollievo e sostegno a chi ne ha più bisogno.
Noi ti preghiamo


  
Ti preghiamo o Signore per tutti noi, perché la grazia che riversi su di noi attraverso la tua Parola e la partecipazione al banchetto eucaristico ci doni la conversione del cuore e la salvezza della nostra vita.
Noi ti preghiamo


O Dio medico buono delle anime e dei corpi, fa’ che tutti coloro che soffrono siano guariti e consolati, perché riacquistando la forza e la salute sappiano lodarti ed esserti grati.
Noi ti preghiamo.



Invochiamo o Dio la tua protezione su tutti coloro che sono nel bisogno, in modo particolare per le vittime della violenza e della guerra. Fa’ che presto cessi ogni sofferenza e si rafforzi la pace in tutto il mondo.
Noi ti preghiamo


Aiuta o Signore tutti quelli che annunciano il vangelo a chi non lo conosce. Fa’ che la loro parola e testimonianza sia accolta come una buona notizia e sia l’inizio di una vita nuova.
Noi ti preghiamo

sabato 3 novembre 2018

XXXI domenica del tempo ordinario - Anno B - 4 novembre 2018





Dal libro del Deuteronomio 6, 2-6
Mosè parlò al popolo dicendo: «Temi il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così si prolunghino i tuoi giorni. Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto. Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore».

Salmo 17 - Ti amo, Signore, mia forza.
Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore.

Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.

Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato.

Dalla lettera agli Ebrei 7, 23-28
Fratelli, [nella prima alleanza] in gran numero sono diventati sacerdoti, perché la morte impediva loro di durare a lungo. Cristo invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore. Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso.  La Legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre.

Alleluia, alleluia alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 12, 28-34
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Commento

Cari fratelli e care sorelle, uno scriba si avvicina e interroga Gesù chiedendogli: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?” Egli è un uomo colto e sensibile, e la sua domanda è intelligente. Infatti esprime con queste sue parole la convinzione che nella vita esista una priorità dei comandamenti a cui obbedire e, poi, che questa priorità va stabilita, non è scontata. È pertanto una domanda non ovvia, anzi, è cruciale perché si tratta di decidere come spendere la vita. Un rischio sempre presente infatti, soprattutto quando esso è affollato di cose da fare e tutto incentrato su se stesso, è proprio quello di mettere tutte le cose sullo stesso piano e dare ad esse lo stesso valore. L’ordine di importanza viene allora attribuito dal caso, oppure dall’istinto, oppure dall’umore del momento, o dalle regole sociali, ecc... Esistono poi tutta una serie di “maestri” che cercano di imporre un ordine di importanza secondo un proprio vantaggio. Pensiamo alla pubblicità: si tratta di un meccanismo che sfrutta ogni strumento possibile per imporre un ordine di importanza delle cose da comprare o da fare, a vantaggio ovviamente di chi le produce. Ma poi, ad esempio, i telegiornali ci suggeriscono in modo subdolo l’importanza degli avvenimenti, mettendo in primo piano magari eventi frivoli, per farne passare in secondo piano altri ben più significativi, oppure con il martellamento delle notizie, o con il linguaggio stesso con cui sono presentate, ecc...
La domanda dello scriba pertanto non è di secondaria importanza. Possiamo infatti lasciar decidere al caso o a qualcuno interessato la scala di importanza delle cose da credere, da fare, da desiderare nella nostra vita? Credo valga la pena fare nostro questo interrogativo e prestare attenzione alle nostre scelte, a volte ritenute ovvie e normali, ma in realtà dettate da una scala di valore ben precisa che ci proviene da chissà dove.
Gesù risponde citando la Bibbia: attinge dalla sapienza della Scrittura per trovare le risposte alle domande della vita. È importante notare però, allo stesso tempo, come Gesù interroga e fa parlare la Scrittura. Il Signore infatti non usa la Bibbia come un manuale di norme da osservare. I farisei, ad esempio, avevano elaborato un prontuario di leggi codificate, tratte dalla Scrittura, a cui attenersi scrupolosamente per mantenersi puri e irreprensibili davanti a Dio. Rispettare queste norme era la garanzia per non cadere in una condizione di peccato. Gesù invece va in profondità per cogliere nelle parole della Bibbia la sapienza che viene da Dio.
Un padre della chiesa diceva che la Bibbia è come un grande macigno di granito, ma la Parola di Dio sono quelle scintille che scaturiscono da esso quando lo scalpellino lo prende a martellate. Cioè ci vuole lavoro duro e paziente perché la Bibbia ci parli e riveli la Sapienza che Dio ha riposto nelle sue righe. Gesù dunque, nel rispondere allo scriba, cita un versetto del Deuteronomio “amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza” ma poi vi aggiunge accanto un altro versetto del libro del Levitico: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Così facendo lega indissolubilmente l’amore per Dio con quello per gli uomini, quasi a farne un unico grande comandamento che ha la priorità su tutti gli altri.
Lo scriba riconosce la profondità e verità di questa risposta che riassume la volontà di Dio per l’uomo. A ben vedere, è un comandamento che ridà il primo posto agli altri: a Dio e al prossimo. Da qui tutto inizia, afferma Gesù, dal ridare la giusta centralità agli altri, mentre spontaneamente siamo portati a mettere al centro noi stessi. Da questo derivano tutti gli altri comandamenti per vivere una vita buona e giusta. Ogni regola ha validità se fondata sulla legge del primato dell’amore per gli altri.
Infine dobbiamo notare l’espressione che usa Gesù: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Il Signore cioè vuole usare come metro dell’amore per gli altri quello che comunemente è il più grande, e cioè l’amore per sé. Se impariamo a voler bene a Dio e agli altri almeno quanto normalmente amiamo noi stessi, già abbiamo raggiunto una misura molto alta. Ma poi aggiungerei che legare l’amore per gli altri e quello per sé sta proprio a indicare come le due forme di voler bene siano indissolubilmente legate: senza mettere gli altri al centro della nostra vita, non raggiungeremo mai il nostro bene.
Tutti, dice il vangelo, restano ammutoliti dalle parole di Gesù. C’è una verità della vita, che la Bibbia esprime, che si impone con evidenza e forza, se onestamente ci mettiamo in suo ascolto. È quello che avvenne quel giorno davanti alla risposta di Gesù, ed è l’atteggiamento che anche noi dobbiamo maturare davanti alla Scrittura che ci viene annunciata a Messa. Con umiltà e onestà riconosciamo la priorità di una sapienza che ci rivela come essere felici, come afferma il brano del Deuteronoimio che abbiamo ascoltato: “Ascolta, o Israele, e bada di mettere in pratica [i miei comandi], perché tu sia felice”.
  
Preghiere 


Aiutaci o Signore a cercare sempre e prima di tutto ciò che veramente vale e a vivere la priorità dell’amore per Dio e per i fratelli. Insegnaci a trovare nei tuoi comandi la felicità della nostra vita,
Noi ti preghiamo
  

Aiutaci o Dio a valutare in ogni situazione il nostro agire sulla misura del bene per gli altri, perché partendo dal fondamento solido del Vangelo costruiamo una vita buona e giusta,
Noi ti preghiamo



Perdonaci o Signore ogni volta in cui abbiamo fatto prevalere il nostro interesse a danno degli altri, dimenticando il tuo esempio e insegnamento,
Noi ti preghiamo


Come quello scriba saggio aiutaci a soffermarci sulle cose importanti della vita e a porre a te le domande cruciali su ciò che è bene per noi. Insegnaci con pazienza a costruire una vita santa e giusta,
Noi ti preghiamo



Sostieni o Padre misericordioso quanti nel mondo hanno bisogno del tuo aiuto e ti invocano. Fa’ che sappiamo farci strumento del tuo amore per gli umili e i poveri,
Noi ti preghiamo



Consola o Dio quanti soffrono e sono nel dolore per la guerra, la violenza, la povertà e la malattia. Manda il tuo Spirito a guarire le ferite del corpo e dell’anima,
Noi ti preghiamo.



Guida con amore o Signore Gesù la famiglia dei tuoi discepoli che si radunano ogni domenica attorno al tuo altare. Donaci la forza di restare sempre uniti a te e di tornare ogni settimana a nutrirci del tuo corpo e sangue,
Noi ti preghiamo


Non permettere o Dio che nessuno dei tuoi figli si disperda nei sentieri del male, fa’ che tutta l’umanità si ritrovi presto in un’unica famiglia, uniti dall’amore fraterno e dalla fiducia in te,
Noi ti preghiamo

giovedì 1 novembre 2018

Commemorazione dei defunti - 2 novembre 2018





Dal libro della Sapienza 3,1-9
Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero; la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace. Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza è piena di immortalità. Per una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé; li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come un olocausto. Nel giorno del loro giudizio risplenderanno; come scintille nella stoppia, correranno qua e là. Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli e il Signore regnerà per sempre su di loro. Quanti confidano in lui comprenderanno la verità; coloro che gli sono fedeli vivranno presso di lui nell’amore, perché grazia e misericordia sono riservate ai suoi eletti.

Salmo 41 - L’anima mia ha sete del Dio vivente.
Come la cerva anela ai corsi d’acqua,
così l’anima mia anela a te, o Dio.
L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:
quando verrò e vedrò il volto di Dio?

Avanzavo tra la folla, la precedevo fino alla casa di Dio,
fra canti di gioia e di lode di una moltitudine in festa.
Manda la tua luce e la tua verità: siano esse a guidarmi,
Mi conducano alla tua santa montagna, alla tua dimora.

Verrò all’altare di Dio, a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra, Dio, Dio mio.
Perché ti rattristi, anima mia, perché ti agiti in me? +
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

Dal libro dell’Apocalisse di S. Giovanni Apostolo 21,1-5.6-7
Io, Giovanni, vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: «Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate». E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose. Io sono l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine. A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita. Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio».

Alleluia, alleluia, alleluia.
Ti rendiamo lode, Signore,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del regno.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo 5,1-12
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Commento
Cari fratelli e care sorelle, oggi ci siamo raccolti per fare memoria dei defunti. Fare memoria è una cosa bella e importante. Ricordare una persona vuol dire continuare a volerle bene, anche se non è fisicamente più accanto a noi. La memoria è il modo con cui possiamo fare sì che niente di ciò che vale veramente della vita nostra e di chi amiamo, quello che ci sta a cuore vada perduto. Ma se la nostra memoria a volte è debole e corta, la memoria di Dio è eterna e infallibile, per questo a lei ci affidiamo come garanzia di quell’eternità che il libro della Sapienza promette al giusto: “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio ... il Signore regnerà per sempre su di loro.” Anche noi possiamo partecipare di questa memoria di Dio, nella preghiera e nell’affetto, e così diveniamo un po’ più simili a lui, poiché dimenticare è il modo con cui noi diamo importanza solo a noi stessi. Dio invece non dimentica nessuno, Dio non lascia cadere nemmeno un attimo della nostra vita, perché gli stiamo a cuore e si ricorda di tutti. Soprattutto, i legami di amore che stringiamo qui sulla terra con le persone che ci amano e a cui vogliamo bene non saranno mai sciolti, anche dopo la morte, perché Dio li conserva nella sua memoria. È come un patrimonio prezioso che si accumula: tutto l’amore voluto, la generosità vissuta, il bene realizzato in tutta la storia dell’umanità è racchiuso e custodito nel seno di Dio. Oggi con questa festa è come se fossimo invitati a entrare in questo tesoro, ammirarne la grandezza e la bellezza, goderne con pienezza.
Giovanni nel brano dell’Apocalisse che abbiamo ascoltato ci offre una visione grandiosa. Egli ha imparato da Gesù ad avere uno sguardo diverso sul mondo, e questo sguardo permette all’apostolo di vedere un mondo nuovo, quella Gerusalemme che scende dal cielo in cui gli uomini vivono con Dio. E’ questo lo sguardo con cui dobbiamo vedere oggi i defunti. Purtroppo spesso noi siamo abituati a pensarli con lo sguardo piccolo, quello che non sa guardare oltre il passato. Questo sguardo piccolo ci porta a vivere nella tristezza, nel rimpianto. Le persone che ci hanno lasciato ci sembrano perdute per sempre, separate da una distanza incolmabile che ci lascia sgomenti e smarriti. Per questo tanto attaccamento alle cose materiali, ai ricordi, agli oggetti, agli ambienti in cui sono vissute le persone, quasi che siano solo quelle le cose che restano di loro. Ma questo significa guardare alla vita con lo sguardo materiale, piccolo di chi vive solo nell’orizzonte limitato dell’oggi. Lo sguardo dell’amore ci apre prospettive diverse. Ci fa vedere i nostri cari nell’orizzonte dell’amore di Dio che non dimentica e non lascia nessuno. Dice il libro della Sapienza: “la loro speranza è piena di immortalità” proprio per indicare questa nuova dimensione in cui pensare noi stessi e chi è defunto: una speranza fiduciosa in Dio che li riempie e ci riempie di immortalità.
Questa speranza piena di immortalità, ci dice Giovanni, non è una aspirazione ideale, ma ha una sua concretizzazione fisica, un luogo in cui viverla concretamente, ed è quella Gerusalemme celeste che l’Apocalisse descrive. Giovanni ci ricorda la resurrezione finale a cui tutti noi siamo chiamati. È una città non come la nostra, c’è posto per tutti, e al contrario di quella attuale le lacrime sono asciugate, il lutto e il lamento consolato. È la città dell’amore di Dio vissuto, in cui nessuno è dimenticato. E questa città non è solo un sogno per il futuro, è già la realtà che possiamo vivere fin da ora se facciamo nostra la memoria piena di amore di Dio.
In questo modo possiamo scoprire una ricchezza che supera di molto i confini del nostro io, perché questa eredità, il tesoro che ci è donato è quello di tutti i defunti, conosciuti e ignoti, vicini e lontani, attuali e antichi. Tutti insieme nella Gerusalemme celeste continuano a vivere l’amore che in vita hanno vissuto e questo bene si riversa anche su di noi. Per questo la peggior condanna è vivere una vita senza amore, perché in quel caso non resta niente, non c’è futuro e la morte è veramente l’ultima parola. Se dietro le azioni, le parole, le vicende di qualcuno non c’è mai stato amore, allora sì che tutto è irrimediabilmente perduto, finisce con la fine della vita sulla terra perché non ha vissuto niente che sia andato oltre la pura materialità fine a sé stessa. Ma di ciascuno il Signore sa cogliere anche il minimo segno di amore, per quanto piccolo e trascurabile. Niente va perduto e tutto è conservato nella memoria affettuosa, misericordiosa ed eterna di Dio.
Con questa certezza e con la gioia nel cuore che viene dalla Parola di Dio, continuiamo a pregare assieme ai nostri cari defunti, ad unire i nostri gesti di amore ai loro, a guadare il mondo con gli occhi di Dio che sa vedere oltre la materialità superficiale per penetrare i cuori. Essi infatti ci ricordano quello che ci attende: “coloro che gli sono fedeli vivranno con lui nell’amore, perché ai suoi amici sono riservate grazia e misericordia.                               


Preghiere 

Ti preghiamo o Signore per tutti i nostri cari, amici e parenti dei quali ti presentiamo i nomi. Accoglili nella tua infinita bontà e misericordia, perché possano godere della gioia eterna,
Noi ti preghiamo


Ti ricordiamo, o Padre di tutti gli uomini, le persone defunte che non sono ricordate da nessuno. Perché la solitudine e l’abbandono in terra vengano cancellate dal tuo amore in cielo,
Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Dio, vinci la forza del male che semina morte e odio sulla terra. Fa’ che decidiamo di seguire sempre il tuo volere e di scegliere in ogni occasione per il bene che abbiamo la possibilità di compiere,
Noi ti preghiamo


Sostienici o Signore nel nostro cammino, fra gli ostacoli e le tentazioni del vivere quotidiano. Fa’ che la luce del Vangelo ci illumini sempre nelle nostre scelte,
Noi ti preghiamo



Proteggi e consola o Padre del cielo tutti i poveri che vivono con durezza la loro vita. Per chi è senza casa, senza lavoro, per chi è colpito dalla malattia, per gli anziani, per chi è vittima dell’ingiustizia,
Noi ti preghiamo


Libera, o Padre onnipotente, il mondo dalla piaga della guerra. Dona pace e salvezza a quanti oggi soffrono e muoiono per la violenza fratricida,
Noi ti preghiamo.


Proteggi o Dio la tua Chiesa da ogni male. Guidala nel suo cammino perché sia sempre e ovunque annunciatrice audace del vangelo e porto sicuro per chi cerca salvezza dal male,
Noi ti preghiamo


Accompagna, o Signore, il papa Francesco nel suo impegno di padre e pastore del tuo gregge. Fa’ che la franchezza delle sue parole e l’autenticità della sua testimonianza siano una luce che guidi i passi di tutti i credenti,
Noi ti preghiamo