lunedì 31 dicembre 2018

Te Deum, liturgia di ringraziamento - Anno C - 31 dicembre 2018





Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 2, 18-21
Figlioli, è giunta l’ultima ora. Come avete sentito dire che l’anticristo deve venire, di fatto molti anticristi sono già venuti. Da questo conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri. Ora voi avete ricevuto l’unzione dal Santo, e tutti avete la conoscenza. Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità.

Salmo 95 - Gloria nei cieli e gioia sulla terra.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.


Alleluia, alleluia, alleluja
Il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi.
Alleluia, alleluia, alleluja

Dal vangelo secondo Giovanni 1, 1-18
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Commento
Cari fratelli e care sorelle, siamo alla fine di un anno e ci siamo voluti raccogliere per rendere grazie a Dio del dono di un tempo che oggi si conclude. Il prologo del Vangelo di Giovanni ci ricorda che all’inizio di tutte le cose c’è Dio, e questo non solo in senso temporale, ma come origine e destino di tutto. Per questo il trascorrere di un anno non spaventa né rattrista noi cristiani, perché non è un tempo perduto o che si è cancellato nella deriva del nulla, ma è un tempo che ci avvicina al traguardo di un ritorno di tutte le cose a Dio e di ciascuno di noi al Padre e alla realizzazione del suo disegno per l’umanità.
Infatti nel viaggio che ciascuno di noi conduce nello scorrere del tempo non siamo orfani senza guida, alla rincorsa di se stessi e della realizzazione dei propri progetti. È l’idea che il mondo ci comunica, affidando all’uomo quella che si definisce la sua “autorealizzazione”. Ma il tempo non è lasciato da Dio al dominio dell’uomo. Dice il prologo di Giovanni che Dio era prima, all’origine di tutto, ma anche che è voluto entrare nella storia, cioè farsi presente in ogni momento del suo scorrere.
Noi facciamo fatica a riconoscerlo: “il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.” Il tempo la storia, i progetti, le speranze ci sembrano spesso abbandonate alla capacità di ciascuno di realizzarli, oppure al caso, o peggio alla forza del male quando essa sembra prendere il sopravvento. Noi facciamo fatica a riconoscere Dio incarnato nella storia, di ciascuno, dell’umanità intera come una realtà permanente e che dura per sempre. E tanto dolore che ancora la pervade non è la prova della sua assenza, come taluni vorrebbero, perché Dio lo soffre con noi, lo subisce come sulla croce, ma non ne è vinto.
Per questo oggi il nostro ringraziamento non può essere colorato della tristezza di un tempo che è irrimediabilmente perduto, ma piuttosto di un tratto di strada che ci è stato donato di percorrere assieme a Dio per raggiungere la meta della definitiva affermazione del suo Regno. Dice infatti il Vangelo di Giovanni: “A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio.
Allora oggi con forza questa Liturgia viene a dirci che non è indifferente da che parte indirizziamo il nostro cammino, e che l’anno che si apre è carico di responsabilità per ciascuno di noi. Preghiamo perché sappiamo vivere con più piena consapevolezza la compagnia del Signore dentro la storia e condividere con lui lo stesso desiderio e impegno di indirizzarla vero la realizzazione di quel bene duraturo e per tutti che caratterizza il suo Regno.

  
Preghiere 

Ti ringraziamo o Dio per l’anno di vita che ci hai donato. Aiutaci a rileggerlo con gli occhi del Vangelo per riconoscervi i segni del tuo amore,
Noi ti preghiamo


Concedi o Dio a ciascuno di noi di dare valore alle scelte e alle azioni e di viverle come Gesù le ha vissute,
Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Padre misericordioso, perché l’anno che si apre porti pace a quanti sono in guerra, consolazione a chi è nel dolore, perdono e conversione a chi è su strade sbagliate,
Noi ti preghiamo


Guidaci o Signore sulle vie del Vangelo, perché nell’anno che viene sappiamo essere tuoi discepoli fedeli e attenti alla tua Parola,
Noi ti preghiamo


Ti ringraziamo o Dio del dono di un papa buono e fedele al Vangelo. Proteggilo da ogni male e fa’ che con umiltà ne seguiamo l’esempio,
Noi ti preghiamo


Dio Padre onnipotente, guida la storia del mondo perché percorra le tue vie e affretti la venuta del tuo Regno,
Noi ti preghiamo



Preghiera Te Deum



Noi ti lodiamo, o Dio *
ti proclamiamo  Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.
 
A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, *
Santo il Signore Dio dell'universo.
 
I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;
 
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.
 
O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell'uomo.
 
Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
 
Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell'assemblea dei santi.
 
Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.
 
Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.
 
Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.




giovedì 27 dicembre 2018

Domenica della Santa Famiglia - anno C - 30 dicembre 2018





Dal primo libro di Samuele 1,20-22.24-28
Al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuele, «perché - diceva - al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre». Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.

Salmo 83 - Beato chi abita nella tua casa, Signore.
Quanto sono amabili le tue dimore, 
Signore degli eserciti! 
L’anima mia anela 
e desidera gli atri del Signore.


Il mio cuore e la mia carne 
esultano nel Dio vivente.

Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.

Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore.
Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 3,1-2.21-24
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

Alleluia, alleluia alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
perché accogliamo le tue parole
Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Luca 2,41-52
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
 Commento

Care sorelle e cari fratelli, la tradizione della Chiesa ci fa celebrare, subito dopo il Natale, la Famiglia di Gesù, detta Santa perché in essa Gesù è accolto e amato.
La storia della nascita di Gesù ci mostra come la famiglia è qualcosa di indispensabile alla vita degli uomini: è l’ambiente naturale nel quale il bambino cresce, perché lo protegge e non gli fa mancare tutto il necessario per vivere; ma poi il Vangelo ci mostra che la famiglia è anche un ambito umano necessario anche alla vita deli adulti: chi sarebbero Giuseppe e Maria senza quel bambino da accudire e proteggere dal male che lo minaccia, fino a emigrare profughi in Egitto? Forse è anche per questo che nell’iconografia tradizionale non troviamo mai Giuseppe senza Gesù, ed anche Maria è rappresentata sempre con lui, dalla culla fino a sotto la croce.
Eppure la cultura del nostro tempo propone un altro modello di uomo e di donna: soli, autonomi, indipendenti, dai legami familiari fragili che durano finché danno soddisfazione, finché tutto va bene, sennò si gettano via. Perché i rapporti in famiglia sono vissuti come un dato naturale della vita, come il colore degli occhi o la statura: non li decidiamo noi ma la natura! Così si pensano le relazioni familiari: ci si sposa e per natura si è moglie e marito; si genera un figlio e automaticamente si è genitori; e così via. Non si pensa che i rapporti invece siano frutto di una costruzione paziente e costante, affrontando difficoltà e ostacoli, cogliendo tutte le occasioni, anche le avversità, per farli crescere maturi e importanti e non così come capita. Insomma mariti, mogli, padri madri e persino figli lo si diventa con un processo lungo e faticoso.
Ma si sa le cose lunghe e faticose non vanno di moda: richiedono troppo sacrificio, attenzione, disponibilità e rinunciare a qualcosa di sé per il bene del “noi”; più facile restare tanti “io” che si esibiscono sul palcoscenico della vita: se lo spettacolo non va si cambiano gli altri attori, senza chiedersi se forse non sono io a non saper svolgere il mio ruolo.
Un altro elemento che infragilisce tutti i rapporti, anche quelli familiari, è l’idea che sono gli altri ad aver bisogno di me, che devono meritarmi e fare di tutto per avermi. La verità è che ciascuno di noi ha bisogno degli altri, in particolare di una famiglia a cui fare riferimento, cioè rapporti duraturi, stabili, fedeli, che ci assicurano un ambito umano nel quale essere “a casa propria”. Possiamo vedere quanto questo bisogno sia  grande proprio in quanti sono “senza famiglia”, cioè sono rimasti soli e si ritrovano a vivere senza nessuno accanto. Quante solitudini drammatiche, disperazioni, vite spente perché vissute nell’abbandono! Pensiamo agli anziani soli in istituto, in un tempo così difficile della vita si trovano senza sostegno umano a dover affrontare la tristezza e la solitudine.
Anche per Gesù la famiglia è stata importante, anche se il brano del Vangelo di Luca ascoltato oggi sembra dimostrare il contrario. Dopo il pellegrinaggio a Gerusalemme Gesù non esita ad abbandonare i genitori per restarsene con i sapienti al Tempio a insegnare e conversare di questioni di fede. Gesù sembra un figlio snaturato, non vuole bene ai suoi genitori? Non ha paura di restare da solo senza di loro? Nemmeno quando, alla fine, li ritrova mostra di averne sentito troppo la mancanza.
La spiegazione di questo episodio la troviamo in una frase che il Signore disse a Maria e agli altri suoi parenti una volta che, ormai adulto, erano andati a cercarlo: “Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli? Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre". (Mt 12,47-50)
Gesù in realtà a Gerusalemme era rimasto con la sua famiglia, cioè con quei sapienti del Tempio così attenti alla sua Parola. Maria e Giuseppe lo erano talmente poco che si accorgono che lui non è più con loro dopo un’intera giornata che non lo hanno visto!
Ecco allora che cosa “rende familiari” per Gesù: non i vincoli di sangue e le parentele anagrafiche, ma il desiderio di compiere la volontà del Padre. E la volontà del Padre è che siamo suoi veri figli, e veri fratelli e sorelle fra di noi. Per questo attorno a quanti sono senza famiglia, ai quali accennavo prima, la misericordia di Dio fa nascere una famiglia non di sangue, ma fondata su qualcosa di più solido che è il suo amore, quella misericordia infinita che non vuole che nessuno sia solo.
Ed allora ecco cosa può rendere i nostri rapporti famigliari autentici e significativi: mettere al centro Gesù, le sue parole, il suo esempio, per imparare come fare la volontà del Padre, cioè essere suoi veri figli e veri fratelli e sorelle di ogni uomo e donna della terra. Questo ci libera da tanti limiti angusti che ci fanno essere avari di amore: dall’idea di una famiglia circoscritta solo ai miei parenti, dall’idea che le amicizie si fanno se convengono, dall’idea che è difficile se non impossibile essere fratello e sorella di qualcuno che è diverso da me, per età, cultura, situazione economica, nazionalità o religione. Il Vangelo ci spalanca le porte di una famiglia grande come il mondo, senza confini, nessuno escluso, basta che io viva sul serio e con convinzione profonda la paternità di Dio che ci rende fratelli. E poiché non tutti sanno questo o non ci credono, noi cristiani abbiamo la responsabilità di dirlo a tutti, non a parole, ma con il nostro modo di vita: “di te mi importa come di un fratello! a te ci tengo come a una sorella! Dio, con la sua Parola, esempio e insegnamento è mio padre per sempre!” è quello che abbiamo ascoltato proclamare solennemente dall’apostolo Giovanni nella seconda lettura: “vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! … Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio.” Non tutti noi però ci crediamo veramente, cioè a fatti e non solo a parole: chi infatti non vive come se ogni uomo e ogni donna siano realmente un mio fratello e una mia sorella, più che carne della mia carne, non crede che Dio è il nostro Padre comune.  
Cari fratelli e care sorelle, Maria da quanto accaduto a Gerusalemme con Gesù ancora bambino imparò, come una vera discepola. Dice infatti il Vangelo: “Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.” Maria conserva sempre con sé le parole di Gesù e i suoi insegnamenti, per questo la sua maternità è divenuta universale e tutti noi la invochiamo come tale: “Maria Madre di Dio e madre nostra.” Ascoltando e vivendo le parole del Figlio seppe divenire Madre di tutti e non solo di uno, protettrice e soccorritrice di ogni persona in difficoltà e bisognosa del suo aiuto.



Preghiere
  
Ti preghiamo o Signore Gesù, renderci capaci di conservare sempre in noi l’annuncio della tua nascita che abbiamo ricevuto a Natale. Fa’ che uscendo dal chiuso delle nostre abitudini ti troviamo per le vie del mondo,
Noi ti preghiamo


Accordaci o Signore di riconoscerti bambino nei volti dei fratelli e delle sorelle che sono nel bisogno e ci chiedono protezione, aiuto e sostegno. Aiutaci a fermarci davanti a loro come fratelli e sorelle premurosi,
Noi ti preghiamo

 
Sostieni o Dio ogni uomo e ogni donna che ti cerca. Aiutali a trovarti nella debolezza di un amore vulnerabile e generoso, tenero e fragile come un bambino,
Noi ti preghiamo


Accoglici o Signore Gesù nella famiglia dei tuoi discepoli, rendici figli e fratelli tuoi, attenti al tuo insegnamento e desiderosi di metterlo in pratica, per scoprire la bellezza della famiglia dei figli di Dio.
Noi ti preghiamo


Proteggi o Padre misericordioso tutti i tuoi figli ovunque dispersi, in modo particolare coloro che sono vittime della guerra e della violenza in tante parti del mondo. Sostienili nelle difficoltà e proteggili da ogni pericolo,
Noi ti preghiamo

  
Ti preghiamo o Dio per tutti coloro che hanno dimenticato di essere tuoi figli e per questo non sanno più voler bene. Manda il tuo Spirito che ci riunisce in una vera Famiglia, resa Santa dalla tua presenza,
Noi ti preghiamo.


Guida e proteggi o Padre misericordioso i tuoi figli, specialmente quelli che sono minacciati dalla violenza e dalla persecuzione. Sostienili in ogni parte del mondo e fa’ sentire loro l’affetto della grande famiglia dei discepoli di Cristo,
Noi ti preghiamo


Da’ forza e coraggio o Dio a papa Francesco e a quanti annunciano la tua Parola, perché la vita di ciascuno sia un Vangelo di pace e di amore e susciti nel cuore di chi incontrano il desiderio di seguirti,
Noi ti preghiamo


lunedì 24 dicembre 2018

Natale - Anno C - 25 dicembre 2018





Dal libro del profeta Isaia 9,1-6
Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Màdian. Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre. Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.

Salmo 95 - Oggi è nato per noi il Salvatore.

Cantate al Signore un canto nuovo, +
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. +
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito 2,11-14
Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.

Alleluia, alleluia, alleluia.
Vi annunzio una grande gioia:
oggi vi è nato un Salvatore: Cristo Signore.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 2,1-14
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Commento

Care sorelle e cari fratelli oggi ci siamo riuniti in questo luogo per festeggiare il Natale e abbiamo appena ascoltato il racconto della nascita di Gesù.
Il Natale è storia di gente semplice di cui è normale che nessuno si accorga. Sono due giovani, come tanti altri in quel tempo sballottati da un posto all’altro dalle vicende della vita. Un censimento li obbligava a viaggiare, cosa che avrebbero volentieri evitato, vista la condizione in cui si trovava Maria. Ma la gente piccola e semplice non sempre può decidere della propria vita e deve sottomettersi alle scelte che altri, più potenti, hanno preso. A Betlemme sono forestieri, non hanno appoggio né protezione, e per questo nemmeno trovano un posto dove ripararsi.
Tutto avviene nell’anonimato, nell’indifferenza di tutti. La loro vicenda assomiglia a tante storie di gente piccola, umile, che subisce le scelte di altri, che deve affrontare disagi e pericoli senza poter contare su alcuna certezza per il loro domani.
È la condizione di tanti poveri nel mondo di oggi, la cui storia non suscita clamore né scandalo, ma rischia di divenire normale tanto che nemmeno ci si fa più caso. Tante masse di persone che si spostano da un paese all’altro, con mezzi precari, spesso insicuri, senza poter contare su mezzi e risorse che li possano garantire, pagando di persona le scelte che altri, più potenti, hanno fatto decidendo così anche dei loro destini.
Eppure è proprio lì che Dio sceglie di nascere: all’aperto, in viaggio, senza casa, senza comodità. Non prepara per sé un ambiente migliore, più adatto, non attira l’attenzione e non suscita clamore.
Però, nonostante ciò, c’è qualcuno che se ne accorge: alcuni pastori notano un angelo che illumina il buio della notte e parla loro spiegando cosa sta avvenendo lì accanto. Loro lo vedono perché anch’essi stanno all’aperto, a vegliare le greggi. Non dormono al caldo come tutti gli altri di Betlemme e non hanno un tetto e delle mura a ripararli, sono vulnerabili e si lasciano toccare da quello che vedono: Una voce, un lampo nel buio, il cielo che si apre e viene popolato da tante persone che gli tolgono l’aspetto minaccioso che ha nel buio della notte. La loro prima reazione è la paura: la novità fa temere la povera gente, perché si teme sempre una brutta notizia, che le cose vadano peggio. Ma invece quell’angelo li rassicura, anzi li invita a gioire perché qualcosa di grande sta accadendo e, unica volta nella loro vita, loro sono i primi ad essere messi a parte di un evento così eccezionale che tutti gli israeliti attendevano da secoli, la nascita del Messia, il Salvatore del popolo. Possiamo immaginare il loro stupore quando l’angelo dice che quel personaggio così eccezionale si presenta loro sotto l’aspetto di un bambino, e per di più di uno come loro, in una stalla, all’aperto, senza segni regali.
Cari fratelli e care sorelle, tante volte gli uomini e le donne cercano spasmodicamente ciò che li metta al riparo: un tetto, delle mura solide che li proteggano, un ruolo sociale, la protezione di chi conta, fosse anche un piccolo ambito conosciuto che li faccia sentire al sicuro, il benessere, il successo. A volte anche quando siamo fuori casa ci portiamo una solida corazza fatta di giudizi e abitudini consolidate che ci proteggono. Ma così la voce dell’angelo non arriva, la luce gloriosa e il cielo aperto non si vedono. Certo, al riparo abbiamo il riscaldamento e la luce elettrica, ma lui, il Signore che questa notte nasce non lo vediamo, e anche se lo incontrassimo non lo riconosceremmo perché non fa parte del nostro giro, non è uno di noi, non vive secondo le regole e le abitudini del nostro ambiente.
Cari fratelli e care sorelle siamo usciti dalle nostre case questa notte per sentire una voce che non ci è familiare annunciare un evento così grande e straordinario. Non ci ritraiamo spaventati a cercare i luoghi a noi familiari, camminiamo fino alla stalla di Betlemme, andiamo con quei pastori pieni di stupore e curiosità. Qualcosa di grande ci si vuole mostrare, ma ne siamo intimoriti. E se poi ne restiamo colpiti, sconvolti, come reagiremo? Mille paure ci trattengono, ma lasciamoci attirare da un mondo che ci è estraneo, quello della povera gente, umile e semplice, che non ha un riparo a cui tornare, che non ha riscaldamento a rassicurarla e luce elettrica a rischiarare, che spesso non può decidere della propria vita e del proprio futuro.
Se ci lasciamo attrarre scopriremo che proprio lì c’è Dio, anzi che è il punto in cui si fa più vicino agli uomini, più che nel tempio di Gerusalemme, più che nelle parole dei sapienti e della gente colta, più che nei palazzi di chi conta. La tenerezza di quel bambino, avvolto in fasce, scaldato dal fiato delle bestie e accudito dalle cure maldestre di due giovanetti inesperti farà nascere in noi il desiderio di restare con lui, di non tornare più al chiuso, di non sfuggire la gente che lui frequenta, di non averne più paura. C’è bisogno però di compiere quel passo, con i piedi e con il cuore che ci porta vicino al mondo degli umili e dei poveri, della gente anonima che è sballottata dalla vita e senza protezione, come Mari e Giuseppe, quella notte a Betlemme.

 Preghiere

O Signore che nasci in una stalla perché nella confusione della città nessuno ti lasciava spazio, aiutaci a sgombrare il nostro cuore dagli affanni e dall’egoismo, perché ci sia spazio per te.
Noi ti preghiamo


O Cristo, a noi che confidiamo nel benessere, nella salute e nel successo come mezzi per garantirci sicurezza, insegnaci a non disprezzare l’umile semplicità nella quale tu ci porti la salvezza.
Noi ti preghiamo




O Padre che hai mandato il figlio unigenito perché il mondo conoscesse il tuo amore, aiutaci a trovarti quando ti fai vicino a noi e a seguire la strada che il Vangelo ci indica per restare sempre in tua compagnia.
Noi ti preghiamo


O Cristo che non ti sei vergognato di nascere nella miseria di una stalla, fa’ che tutti noi sappiamo essere umili come te nel servizio ai fratelli e premurosi come Maria e Giuseppe con chi è piccolo e indifeso.
Noi ti preghiamo



O Signore che sei stato accolto solo dai pastori, e non hai trovato attenzione nella città dei benestanti, fa’ che sappiamo chinarci su chi è misero e riconoscere in lui la tua presenza che si fa vicina alla nostra vita.
Noi ti preghiamo


Cristo Gesù, aiutaci ad ascoltare l’angelo che annuncia la venuta della nostra salvezza e ad incamminarci verso di te, aprendo il nostro cuore alle tue parole e rendendo grazie per l’amore che ci insegni.
Noi ti preghiamo



O Signore che hai radunato l’umanità non attorno allo splendore del benessere e del potere ma accanto all’umiltà di una stalla, fa’ che noi tuoi discepoli siamo fedeli al Vangelo, perché la forza al tuo amore trasformi la nostra vita.
Noi ti preghiamo


O Gesù che hai conosciuto la durezza della vita senza casa, proteggi tutti coloro che vivono per la strada: i poveri, gli zingari, i migranti. Fa’ che noi sappiamo essere per loro casa, famiglia e protezione.
Noi ti preghiamo

sabato 22 dicembre 2018

IV domenica di Avvento - Anno C - 23 dicembre 2018





Dal libro del profeta Michea 5,1-4a
Così dice il Signore: «E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui, fino a quando partorirà colei che deve partorire; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele. Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio. Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra. Egli stesso sarà la pace!».

Salmo 79 - Fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.

Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo, vedi e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

Dalla lettera agli Ebrei 10,5-10
Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: "Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà"». Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.

Alleluia, alleluia alleluia.
Ecco la serva del Signore:
avvenga per me secondo la tua parola.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 1,39-45
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Ap­pena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bam­bino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orec­chi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, il vangelo di Luca subito dopo la narrazione dell’annuncio dell’angelo a Maria dell’imminente nascita del Signore ci presenta Maria che in fretta esce e va da Elisabetta: “si alzò e andò di fretta verso la regione montuosa.
Ma qual è il motivo di tanta fretta? Maria ha fretta di comunicare all’anziana Elisabetta l’annuncio straordinario che ha appena ricevuto: Dio nasce per stare con noi e ha chiesto a lei di portarlo in sé e donarlo agli uomini. È una cosa troppo importante e significativa per restare celata, anzi c’è fretta di dirlo!
È la fretta della missione, l’urgenza dell’annuncio a quanti possibile della buona notizia del Natale, perché attendano Gesù e lo riconoscano quando egli nascerà. È la fretta di Gesù stesso che vuole venire fra noi ed ha urgenza di venire nel mondo.
Anche oggi per tanti è un tempo in cui si va di fretta. Questi sono giorni di frenesia: per gli acquisti, per la preparazione delle feste, per scambiarsi gli auguri. Ma c’è una differenza fra la fretta di Maria, e quella degli uomini. Per noi infatti essere di fretta vuol dire essere assorbiti da noi stessi, dal proprio da fare e impegni; questo fa scomparire gli altri dal nostro orizzonte che è tutto ingombro del nostro fare.
La fretta di Maria invece è l’impazienza di realizzare un incontro e un annuncio, la fretta di Dio è per il compimento di un tempo nuovo in cui si realizzi l’incontro di Dio con gli uomini, cioè il Natale. Anche noi allora oggi in questa ultima domenica di avvento, ormai in prossimità della nascita del Signore, siamo invitati a lasciar cadere la fretta egocentrica e affannata su di sé e ad assumere invece la fretta dell’impazienza di vedere Gesù nascere e di farlo conoscere a molti.
Maria va incontro ad Elisabetta, una donna anziana che, come lei, era incinta di un figlio inaspettato. Entrambe sono accomunate da una gravidanza imprevedibile, anzi impossibile. Maria all’inizio della sua vita, ancora inesperta giovinetta, neanche sposata, ed Elisabetta da vecchia, dopo una lunga vita di sterilità. Sì, il Signore suscita una vita nuova proprio dove non ce lo si aspetterebbe. In chi sembra troppo giovane per assumersi responsabilità così grandi, in un’età in cui si ritiene spesso si debba vivere spensierati e un po’ con la testa fra le nuvole, e in un’anziana, da cui la vita scivola via verso l’inutilità. Invece no, proprio Maria ed Elisabetta, diremmo le meno “adatte”, le meno “naturalmente portate” accolgono in sé una vita nuova che chiede di nascere.
È quello che questa ultima domenica di Avvento viene a dirci: il Natale è una novità che si affaccia alla nostra vita, anche se noi facciamo fatica a rendercene conto e a gioirne o siamo restii ad accoglierla. Non ci sentiamo portati, o sentiamo che il momento non è adatto, l’ora, il luogo, la situazione non sono opportuni.
Il Natale, fratelli e sorelle, ci coglie così come siamo, col nostro carico di peccato e di inadeguatezza, “inadatti”, come lo erano Maria ed Elisabetta, ed allora noi lasciamoci stupire, lasciamoci forzare da una vita diversa che vuole nascere anche da noi.
Ma in cosa consiste questa novità?
La disponibilità a vivere un cambiamento decisivo in un tempo non facile della propria vita accomunano dunque Maria ed Elisabetta e realizzano un incontro umano affettuoso e pieno di gioia. È quello che anche noi possiamo sperimentare quando cediamo all’insistenza del Vangelo e lasciamo spazio alla sua novità: scopriamo la gioia dell’incontro con i fratelli le sorelle, non più guardati con diffidenza e distacco, li riscopriamo illuminati da una luce nuova che ce ne mostra i tratti umani e ce li rende attraenti. Non perché divengano all’improvviso senza difetti, ma perché questi sono relativizzati dalla gioia dell’essere insieme assieme al Signore. È la grazia del Natale che rende gli uomini più vicini e fratelli. La venuta di Gesù nella nostra vita infatti realizza quello che lui ha detto: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.” (Gv 13,34) e Gesù non ci ha amato per le nostre grandi virtù e qualità. Ci ha amati perché ha voluto tirare fuori da noi il meglio di cui siamo capaci, il nostro volto più umano e generoso, in una parola ci ha amati con misericordia.
Con fretta allora accostiamoci a lui che viene e gustiamo la gioia di accogliere in noi quella misericordia che vuole nascere e che ci fa vedere con occhi nuovi il volto degli altri che incontriamo.


Preghiere 


O Signore vieni presto in mezzo a noi, con impazienza ti attendiamo perché regni fra gli uomini il tuo amore,
Noi ti preghiamo


Fa’, o Signore Gesù, che, scrutando nel nostro cuore, sappiamo leggere il nostro bisogno che tu nasca presto e viva insieme a noi, aiutaci ad accoglierti e a proteggere la tua presenza nella nostra vita
Noi ti preghiamo



Aiutaci o Dio ad essere ascoltatori attenti della tua Parola, fiduciosi che essa compie cose straordinarie e fa nuove tutte le cose. Rendici degni discepoli del Vangelo di Natale e pronti ad incamminarci verso il luogo della tua venuta nel mondo,
Noi ti preghiamo


Perdona, o Padre misericordioso, la durezza dei nostri cuori, sordi all’annuncio dell’angelo e distratti alla tua Parola. Fa’ che sappiamo vincere il timore, rinunciare alla ripetitività abitudinaria, scegliere per l’ascolto docile del Vangelo,
Noi ti preghiamo


Aiuta o Padre clementissimo tutti coloro che si trovano nel bisogno: i poveri, gli affamati, chi soffre per la violenza e l’ingiustizia, i malati, i prigionieri, chi è senza casa e protezione. La tua venuta porti consolazione e aiuto a chi ti invoca,
Noi ti preghiamo



Sostieni o Signore Gesù tutti quelli che ti cercano. Aiutali a trovare la via che porta a te e ad incontrare nei tuoi discepoli compagni di strada premurosi e attenti,
Noi ti preghiamo.

  
Proteggi o Dio il papa Francesco che annuncia il vangelo e lo testimonia con la sua vita. Fa’ che le sue parole trovino la via che giunge al cuore degli uomini, perché il tuo nome sia amato e invocato ovunque,
Noi ti preghiamo


Sostieni o Padre del cielo tutti coloro che sono nel pericolo e affrontano disagi e rischi nel tuo nome. Fa’ che chi oggi disprezza i tuoi figli e li ostacola possa scoprire la bellezza del vangelo e l’umanità piena del tuo volto,
Noi ti preghiamo

sabato 15 dicembre 2018

III domenica del tempo di Avvento "Gaudete" - Anno C - 16 dicembre 2018





Dal libro del profeta Sofonìa 3,14-18a
Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d’Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: «Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia».

Is 12,2-6 - Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.

Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, +
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 4,4-7
Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.

Alleluia, alleluia, alleluia.
Lo Spirito del Signore è su di me,
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annunzio.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 3,10-18
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Commento
Cari fratelli e care sorelle, ci inoltriamo con questa terza domenica nel tempo di avvento e già pregustiamo la bellezza della nascita del Signore, come ci esorta a fare la seconda lettura con il suo invito insistente: “siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti.” È veramente il caso di essere lieti, perché ci troviamo in un tempo benedetto nel quale un dono viene fatto a ciascuno, e cioè la nascita del bambino Gesù.
Come tute le nascite, il Natale è un evento felice, ma non facile. Lo sanno bene le madri che hanno portato in seno un figlio per nove mesi, lo hanno dato alla luce e poi accudito. La nascita di un bambino è un evento che rallegra in profondità, ma che è anche molto impegnativo, perché viene a cambiare i ritmi della vita ordinaria, impone di rimodulare le abitudini, a cambiare tante cose concrete, grandi e piccole, ad assumersi nuove responsabilità. Questo deve essere il Natale per noi: la nascita dopo lunga gestazion\e di un nostro nuovo modo di essere. Prendiamo sul serio il significato della nascita di Gesù, non può restare tutto come prima!
Purtroppo un certo modo di fare festa a Natale, egocentrico e superficiale, tutto incentrato su una soddisfazione materiale e spesso egoistica, fa sì che ci abituiamo ad una idea di gioia consumistica: concentrata in un tempo breve, perché poi svanisce e tutto torna come prima. È l’esperienza delle Feste di Natale che tante volte anche noi facciamo: un po’ nevrotica e affannata prima, durante i preparativi, depressa e stanca dopo, quando tutto torna come prima.
Per questo il profeta Sofonia, alle soglie del Natale, viene oggi a ricordarci che la  gioia vera è quella che viene dalla coscienza della compagnia affettuosa e sollecita del Signore che non passa via, non si consuma, non finisce con la data del calendario, ma nasce per restare per sempre, per essere con noi ogni giorno della nostra vita: “Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! … Re d’Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura.” Sì, il Signore che nasce viene a stabilire la sua signoria che allontana ogni sventura.
Come dicevo, è esperienza di tutti come la nascita di un bambino venga a scombussolare il corso abituale e normale della vita, non solo dobbiamo fare cose nuove, ma anche quelle vecchie ci appaiono sotto un’altra luce. È un po’ la stessa sensazione che l’evangelista Luca ci vuole comunicare nel brano che abbiamo ascoltato oggi. Egli racconta infatti come il popolo che accorreva numeroso da Giovanni era pervaso dal senso di attesa di una grande novità che si doveva realizzare, e per questo tutta quella gente ripete la domanda: «Che cosa dobbiamo fare?» Ben tre volte risuona in poche righe, rivolta a Giovanni da persone diverse. Il Battista risponde a questa domanda, indicando a ciascuno la sua via personale per prepararsi a quello che chiama il “battesimo in Spirito Santo e fuoco” cioè la venuta del Salvatore Gesù.
“Che cosa dobbiamo fare?” ci chiediamo allora anche noi oggi.  
Io vi invito a porvi questa domanda, seriamente, come fece la folla a Giovanni.
Ciascuno di noi trovi un impegno concreto, di generosità, di altruismo, un nuovo modo di fare attenzione al bisogno degli altri. Sì perché spesso noi prestiamo poco attenzione al bisogno degli altri, fosse il bisogno di un aiuto concreto o di amicizia e calore umano, di essere ricordato, di essere visitato, di ricevere attenzioni. Abbiamo mille modi per dimostrare a chi incontriamo che per noi lui o lei conta e il suo bisogno lo prendiamo sul serio, e anche se non possiamo risolvere tutti i problemi essi ci stanno comunque a cuore e ce li ricordiamo.
All’inizio ci sembrerà difficile, quasi impossibile, perché siamo così poco abituati a dare importanza agli altri, specialmente quando esprimono un bisogno, ma ricordiamoci che viene il Signore e sarà lui a donarci quello Spirito Santo che è fuoco di amore, capacità di voler bene, ricordare e dimostrare interesse e attenzione. In questo modo il Signore che nasce resterà con noi, crescerà nella nostra vita e renderà stabile la gioia della sua venuta. Allora sì che le feste di Natale saranno segnate da una vera gioia, quella dell’inizio di un nuovo capitolo della nostra vita, la nascita di qualcosa che non finisce subito, non si consuma in poche giornate affannate, ma lascia un segno indelebile dentro di noi, quella di una vita nuova che è nata e cresce portando senso e gioia autentica.


Preghiere 


O Signore che vieni e visiti la nostra vita, aiutaci a vivere l’attesa di un tempo nuovo che la tua nascita inaugura nella nostra vita. Fa’ che come le folle ci chiediamo cosa dobbiamo fare perché la novità del Natale nasca in noi,
Noi ti preghiamo


Dio Padre buono e misericordioso, manda il tuo Spirito perché inondi la nostra vita con la forza del tuo amore. Fa’ che purificati da ciò che è effimero e posticcio raccogliamo abbondanti e duraturi frutti di amore e solidarietà,
Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Dio Padre nostro per quanti ancora affrontano i pericolosi viaggi dai paesi della guerra e della miseria. Per quanti sono morti in questi mesi e per i tanti che soffrono lontano dalla loro casa,
Noi ti preghiamo


Aiuta o Signore tutti i tuoi figli ad entrare con vera gioia nel tempo del Natale per vivere con impegno e responsabilità la novità del Vangelo,
Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Dio del cielo per tutti coloro che sono nel dolore. Per i malati, per gli anziani, per chi è senza casa e famiglia, per le vittime della guerra e della violenza, per i prigionieri, per i disprezzati, per chi è solo e senza speranza. Aiutali e perdona chi è causa del loro dolore.
Noi ti preghiamo


Trasforma o Dio il cuore degli uomini di questa città, perché nessuno sia escluso e disprezzato, ma ognuno trovi un porto sicuro e accoglienza amichevole per la loro vita.
Noi ti preghiamo.


O Padre che hai preparato un padre e una madre che si prendesse cura del Verbo fatto carne, fa’ che tutti noi siamo pronti a farci padri e madri, fratelli e sorelle, amici e compagni di chi incontriamo, perché il bisogno di nessuno sia senza attenzione e cura da parte nostra.
Noi ti preghiamo


O Dio ti preghiamo per tutti i poveri che celebreranno il Natale in questa Chiesa nella festa che prepariamo per loro. Fa’ che sappiamo accoglierli con amore e generosità.
Noi ti preghiamo