sabato 27 aprile 2019

II domenica del Tempo di Pasqua - Anno C - 28 aprile 2019



 
 
Dagli Atti degli Apostoli 5, 12-16
Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.  Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro.  Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti.
 
Salmo 117 - Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre..
Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne: «Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.

Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!
Ti preghiamo, Signore: Dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: Dona la vittoria!

Benedetto colui che viene nel nome del Signore. +
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli ci illumina.

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo 1, 9-11.12-13.17.19
Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù.  Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese». Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro.  Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito».   
 
Alleluia, alleluia, alleluia.
Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!
Alleluia, alleluia, alleluia
 
Dal vangelo secondo Giovanni 20, 19-31
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Commento
 
Cari fratelli e care sorelle, la festa di Pasqua che abbiamo celebrato domenica scorsa apre un tempo speciale, detto “tempo di Pasqua”, durante il quale la Resurrezione di Gesù continua a gettare la sua luce potente sulle nostre vite.
Anche i discepoli hanno vissuto in un modo speciale questo tempo intermedio fra la Resurrezione e la Pentecoste, un tempo che non fu facile per loro. Infatti i Vangeli ci riportano numerosi episodi, fra i quali quello che abbiamo ascoltato oggi, nei quali si manifestò con forza la grandissima difficoltà degli apostoli a credere alla resurrezione di Gesù. In tutta la storia del rapporto di Gesù con i dodici il tema della sua resurrezione è quello che suscita nei discepoli la resistenza più grande, pensiamo a quando Gesù la preannuncia in diverse occasioni suscitando la loro incredulità o addirittura il rimprovero di Pietro. L’episodio ascoltato oggi li trova combattuti da sentimenti contrastanti: da un lato lo stupore per la tomba vuota, e cioè la constatazione che la morte non aveva vinto Gesù imprigionandolo definitivamente, e dall’altro il turbamento, la paura, la delusione, lo scoraggiamento che l’esperienza della passione e morte del Signore avevano impresso nel loro animo. Per questo fanno una grande fatica a credere fino in fondo che veramente Gesù è risorto e torna vivo in mezzo a loro. Questo ci dice qualcosa di molto importante, e cioè che credere alla resurrezione di Gesù non è cosa facile né scontata, ma frutto di una lunga fatica di conversione.
In fondo loro “sapevano” della resurrezione di Gesù: glielo hanno detto gli angeli alla tomba vuota, le donne hanno riferito loro che lo hanno incontrato vivo nel giardino del sepolcro, egli stesso compare ad essi più volte nel cenacolo, come oggi stesso abbiamo ascoltato, e durante cammino di due di loro verso Emmaus nonché sul mare di Galilea, ma questo non basta a far sì che credano pienamente a quello che pure Gesù aveva loro detto esplicitamente: che egli doveva soffrire, morire, ma poi il terzo giorno sarebbe risorto. Sì, sapere non basta per credere.
Quanto è vero questo anche per noi! La condizione dei discepoli non è molto diversa dalla nostra: noi sappiamo bene cosa è avvenuto dopo la morte di Gesù. Ne abbiamo ascoltato tante volte la testimonianza dei Vangeli, ma poi facciamo fatica a crederlo veramente, cioè a fare della resurrezione del Signore un evento che cambia il nostro modo di leggere la realtà. Cioè, ad esempio, i dodici sanno, ma se ne stanno ancora rinchiusi in casa, oppure se ne tornano sconsolati al paese di origine Emmaus, o alle occupazioni di prima, la pesca nel mare di Galilea. Cioè pur sapendo non credono con tutto se stessi che l’ordine naturale della vita è stato definitivamente cambiato, cioè che la vita ha vinto la morte, il bene ha vinto il male, la forza dell’amore di Dio supera tutte le barriere e le resistenze umane. Credere questo vuol dire credere alla resurrezione, e non solo aver udito e “sapere”.
Come è diversa la vita di chi crede nella resurrezione. La qualità del suo amore è diversa. Non si fa più ingabbiare dalla ricerca del contraccambio, dalla delusione, dalla tiepidezza. Le sue parole diventano credibili perché risplendono di un modo di vivere diverso, pieno della gioia entusiasta del trionfo della vita sulla morte.
Questo tempo di Pasqua è il tempo in cui i discepoli compirono la fatica di passare dal “sapere” al “credere” alla resurrezione divenendo così testimoni e annunciatori del Vangelo a tanti, ed è il tempo che anche a noi è donato per compiere questo stesso difficile e faticoso cammino. Non diamo per scontato di aver già capito e di conoscere ciò che è accaduto, ma compiamo il cammino per giungere alla fiducia di credere nel risorto, e niente sarà più come prima. È una conquista personale che ciascuno deve compiere vincendo la nostra naturale resistenza dovuta al fatto che la realtà della resurrezione da un lato smaschera la nostra personale impotenza davanti al male, che noi fuggiamo pieni di paura perché ne siamo vinti se contiamo solo sulle nostre forze. Ma dall’altro lato ci offre la forza invincibile del risorto e pertanto ci da’ la grande responsabilità di non fuggire e di affrontare il male e vincerlo non con la nostra, ma con la forza del suo amore.
Questo passaggio, cari fratelli e sorelle, non è cosa di poco conto, perché segna la differenza fra la fede cristiana e una buona etica civile e sociale. Tanti uomini vivono esemplarmente come persone buone, generose ed oneste, anche senza credere nella resurrezione. Non sono i cosiddetti “valori” che fanno la differenza del cristiano. È la fede nella resurrezione di Cristo che rende il nostro agire buono carico di una forza di salvezza che altrimenti non ha.
Cari fratelli e care sorelle, oggi abbiamo ascoltato come Tommaso ha compiuto questo suo cammino dal sapere al credere. Egli ha voluto toccare con mano i punti del corpo del Signore che più hanno manifestato il suo amore per noi nella passione: le ferite dei chiodi e della lancia, e possiamo dire che con questo egli ha saputo che Cristo era veramente risorto. Anche noi ogni domenica ripercorriamo questa via del Signore che offre il suo corpo e sangue per amore appassionato per noi. Ma anche possiamo toccare la carne del Signore che sono i poveri, vere e proprie piaghe del suo corpo sofferente. Ma Gesù, poi, lo rimprovera perché non ha creduto alla resurrezione per mezzo della testimonianza dei discepoli ed esorta anche noi a credere, senza accontentarci del sapere con certezza. E noi possiamo farlo sulla testimonianza del Vangelo, ma anche di tanti che hanno vissuto la straordinarietà di una vita trasformata dalla fede nella resurrezione di Cristo. Sono i santi che ci indicano la strada della fatica del credere come vera e unica via per giungere ad una vita rivestita dalla forza della resurrezione. Non ci accontentiamo della riaffermazione enfatica dei “valori” ma percorriamo la via difficile e faticosa del credere e la forza della resurrezione animerà il nostro agire e trasformerà la realtà attorno a noi.
 Preghiere

O Signore Gesù che torni ancora una volta a parlare con noi, perdona la nostra durezza di cuore nell’ascoltarti e la resistenza a credere alla tua resurrezione, aiutaci a fidarci delle tue parole e alla testimonianza dei discepoli.

Noi ti preghiamo

 Fa’ o Signore che impariamo ad ascoltare con fiducia la tua Parola per imparare da te a vivere nella luce della resurrezione. Perché la nostra vita sia trasformata dalla fede nella vita che vince la morte e che rende possibile amare sempre e tutti, come tu hai fatto,

Noi ti preghiamo


O Signore ti preghiamo per quanti in questo tempo sono morti e sono stati feriti dalla violenza omicida del terrorismo. Fa’ che la forza dell’amore vinca ogni odio e la pace torni a regnare fra gli uomini. Strappa dai cuori le radici del male che armano le mani omicide e spargi abbondante il seme della riconciliazione.

Noi ti preghiamo

 O Signore Gesù, tu ci proponi di diventare testimoni del Vangelo e annunciatori della tua salvezza: fa’ che sappiamo attrarre a te i tanti che cercano senso e gioia, perché trovino in te il nutrimento della loro vita. Insegnaci a voler bene ai fratelli e alle sorelle con generosità e sincerità.

Noi ti preghiamo


 
O Dio soccorri tutti quelli che sono nel bisogno: i poveri, i sofferenti, i malati, i prigionieri, le vittime del male. Fa’ che con la tua resurrezione si apra per tutti un tempo nuovo di pace e consolazione.

Noi ti preghiamo

 Dona alla tua chiesa in ogni parte del mondo coraggio e protezione, perché l’annuncio della Pasqua risuoni forte ovunque e porti frutti di conversione e pace.

Noi ti preghiamo.


  O Dio fa’ che impariamo a compiere con audacia le opere che tu hai preparato per noi. Fa’ che sappiamo amare tutti i nostri fratelli, soprattutto i più lontani, come tu ci hai insegnato.
 
Noi ti preghiamo


 Ti preghiamo o Dio per il papa Francesco e i pastori della chiesa universale, perché in questo tempo difficile non manchi loro l’audacia del vangelo che rese credibili gli apostoli e piena di gioiosa attrattiva la loro comunità.
 

Noi ti preghiamo


domenica 21 aprile 2019

Pasqua di resurrezione - Anno C - 21 aprile 2019





Dagli Atti degli Apostoli 10, 34a. 37-43

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

 Sal 117 - Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.
Rendete grazie al Signore perché è buono, +
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.




Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 3, 1-4

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.  Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Cristo è risorto dai morti e non muore più,

Egli ci attende in Galilea.
Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Giovanni 20, 1-9

Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

 
Commento


Cari fratelli e care sorelle, i giorni scorsi abbiamo seguito il Signore Gesù nel cammino della sua passione, quella via crucis che racchiude e rappresenta tutte le sofferenze umane. E davvero molti uomini e donne vivono oggi la loro via crucis trascinando sulle loro spalle una pesante croce di dolore.



Il termine di quella via dolorosa è segnato: la tomba. Una pietra pesante vuole sigillare il corpo di Gesù imprigionando definitivamente tutta la sua esistenza.

I vangeli raccontano come al momento della morte di Gesù si fece buio sulla terra. La scomparsa del vero amore getta nelle tenebre il mondo. Tenebre di buio e di gelo che caratterizzano ancora oggi tante realtà in cui si manifesta indifferenza al dolore: il fastidio per le vittime dei grandi mali della terra che si affacciano nei luoghi dove viviamo noi, meglio che restino a casa loro, che non gettino fra di noi turbamento e spavento; l’accettazione scontata della guerra come il modo naturale con cui risolvere le crisi fra popoli; la colpevolizzazione dei poveri, accusati con leggerezza di essere essi stessi i responsabili dei propri guai; l’idea che fra gli uomini sia normale pensare che ci sia una gerarchia di valore: “prima noi e poi gli altri”. Nel buio si ha paura, aumentano le diffidenze, ognuno si chiude in sé per difendersi dall’incognita rappresentata dagli altri i cui volti ci sembrano tutti indistintamente ostili. È il buio dell’assenza di umanità che tante volte vediamo prevalere anche attorno a noi.

Quel buio aveva già cominciato a farsi strada già prima della morte di Gesù, quando i discepoli erano fuggiti, chi tradendolo, chi rinnegando di conoscerlo, chi abbandonandolo al suo destino. Il buio comincia quando si rarefà negli uomini il senso dell’amicizia, la gratitudine, la solidarietà nel dolore, la compassione.

La tomba vuole rendere definitivo quel buio mettendo sopra la fonte dell’amore vero, Gesù, una pietra pesante.

Eppure, proprio in quell’ora di tenebre e di gelo alcune piccole luci si sono accese, gettando qualche debole raggio, un po’ di calore. Sono Giuseppe d’Arimatea e alcune donne che si prendono cura del corpo ormai senza vita di Gesù. Non hanno paura di compromettersi davanti ai potenti, Pilato e il sinedrio, di rischiare di essere notati dalla folla che poche ore prima inferocita aveva reclamato a gran voce la morte di Gesù. Non vogliono che il corpo del loro amico sia abbandonato all’oblio, gettato via come una cosa senza valore, anonimo. Chiedono a Pilato l’autorizzazione, lo depongono dalla croce, lo avvolgono in un lenzuolo, lo sdraiano amorevolmente in una tomba nuova. I loro gesti hanno la luminosità e il calore della pietà, dell’amicizia, rivelano un senso di umanità che sembrava fosse stato cancellato per sempre.

Potremmo dire, ma che vale? A che servono quelle attenzioni ormai inutili? E poi sono in tre o quattro davanti a tutta una città solidale nell’odio.

Ma fratelli e sorelle, quella manciata di persone sono come un cuore che non ha smesso di battere di amore nel grande corpo freddo e buio della città di Gerusalemme. E un cuore dentro un corpo è una porzione minima del suo volume, eppure dà la vita a tutte le membra, così quelle poche persone permettono a tutto il mondo di non perdersi definitivamente nel buio della morte dell’amore vero.

È quello che i cristiani sono chiamati ad essere sempre nel mondo: un cuore che batte dentro un corpo molto più grande di sé. È vero siamo pochi, forse una minoranza, ma senza il calore dell’umanità di cui siamo portatori il mondo muore. Senza la compassione, il voler bene gratuito, la pietà, il calore e la luce dei gesti di amore dei cristiani, di ognuno di noi, la città e il mondo sprofondano in un buio di morte.

E non è un caso che la vita ricomincia da quelle flebili luci. Sono le donne infatti le prime ad accorgersi che Gesù è risorto, che nemmeno Pilato, il sinedrio e le folle messi assieme erano riusciti a far fuori per sempre la fonte inesauribile del vero amore. Proprio grazie a quelle povere donne che sono tornate al sepolcro la mattina dopo, piene di compassione e amore per il corpo di Gesù, è giunta agli apostoli e al mondo intero la notizia che il buio non ha vinto la luce vera che è il Cristo, perché questi è risorto. Se non c’era quel povero cuore pulsante, che non ha cessato di battere anche nel buio gelato di morte, la resurrezione non si sarebbe rivelata. Ora riceve una nuova forza inesauribile, la sua flebile speranza diventa una certezza, la sua compassione gioia incontenibile.

Cari fratelli e care sorelle, è facile ai nostri giorni credere che ormai il buio abbia vinto, che non si può fare niente, che il male è inarrestabile. Eppure il vangelo oggi viene a dirci che noi possiamo essere il cuore di questo mondo che non cessa di battere e gli permette di restare ancora in vita perché c’è un cuore più grande e più forte del nostro, quello di Gesù, che non ha smesso di battere fino alla fine sulla croce, ed anche oltre la morte, è stato restituito alla vita dall’amore del Padre, che è più grande e più forte della morte.

Le discepole e i discepoli al sepolcro, dice il vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato, “non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti” e davanti alla tomba vuota non capiscono tutto subito. Sì, anche noi davanti alla vittoria dell’amore di Dio Padre sulla morte che in questo giorno di Pasqua ci viene annunciato restiamo dubbiosi: “sarà possibile, come si può fare?” C’è bisogno che chiediamo al Signore che sostenga la nostra povera fede con la forza delle sue parole e il dono dello Spirito Santo, come avvenne per la comunità dei discepoli dopo la Pasqua. Intanto oggi abbiamo una certezza: il buio può essere vinto, il freddo glaciale può essere riscaldato. Sì, perché in ogni luogo in cui un cuore continua a battere sperando l’impossibile e credendo l’incredibile, ecco che si realizza la resurrezione di Cristo e si apre una via perché la luce del suo amore senza fine illumini di una luce nuova, forte e calda la vita del mondo.

Cristo è risorto dai morti, veramente è risorto, alleluia.

 

Preghiere
 

O Signore nostro Gesù Cristo, ti rendiamo grazie perché con la tua resurrezione hai vinto la morte e ci doni la vita che non finisce. Fa’ che restando uniti a te sperimentiamo la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio, della pace sulla violenza.

Noi ti preghiamo


Ti ringraziamo o Signore, perché solo qui nella tua casa riceviamo l’annuncio gioioso della vita che vince la morte. Rendi anche noi uomini e donne risorti con te, aiutaci a non fuggire il male che vediamo attorno a noi, ma a vincerlo con la forza dell’amore,

Noi ti preghiamo

 

O Signore Gesù che dalla tomba scendi negli inferi di questa terra, risolleva tutti gli uomini che ne sono prigionieri, perché trovino nella tua resurrezione la salvezza che attendono,

Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Signore Gesù per i tuoi discepoli ovunque dispersi e che ovunque in questo giorno santo ti proclamano risorto. Fa’ che viviamo sempre in unità, come la famiglia radunata dalla tua Parola attorno all’unica mensa

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio perché tutti gli uomini che ancora non ti conoscono possano presto udire l’annuncio del Vangelo della resurrezione e, divenuti tuoi discepoli, siano rivestiti della forza del tuo amore

Noi ti preghiamo.

 

Proteggi o Padre il nostro papa Francesco che annuncia il Vangelo della resurrezione e testimonia la forza invincibile del tuo amore. Proteggilo e sostienilo nelle difficoltà, rendi la sua vita un fermento di pace e riconciliazione,

Noi ti preghiamo

 

Salva o Dio misericordioso tutti coloro che ti invocano. In modo particolare ti preghiamo di proteggere coloro che vivono dove infuria la guerra e la violenza. Dona la tua pace al mondo intero,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Signore Gesù per ciascuno di noi, perché non facciamo vincere nei nostri cuori il buio della sfiducia e della disumanità, ma continuiamo a cercare e vivere il calore e la luce del tuo amore,

Noi ti preghiamo

 

 

mercoledì 17 aprile 2019

Domenica delle Palme - Anno C - 14 aprile 2019





Dal libro del profeta Isaia 50,4-7

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.

 

Salmo 21 - Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, +
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 2,6-11

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

 Lode a te o Signore, re di eterna gloria
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Lode a te o Signore, re di eterna gloria




Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca

Lc 22,14-23,56

 

Commento


Cari fratelli e care sorelle, siamo giunti alle soglie della Santa Settimana di passione, morte e resurrezione del Signore, lo scrigno che contiene i tesori più preziosi della nostra fede. Nei giorni che seguiranno, fino a Pasqua, compiremo i gesti di quelle giornate così decisive e per questo facciamo nostre le parole del profeta Isaia nella prima lettura: “Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro.” Come già dicevamo domenica scorsa, non tiriamoci indietro dal prestare attenzione a quello che disse e visse il Signore Gesù, senza distrazione, perché raccogliamo da lui il messaggio di salvezza che vuole trasmetterci.

Il racconto della passione di Gesù ci porta a Gerusalemme e ci fa rivivere quelle ore così drammatiche. In quello scenario così violento il vero protagonista è la forza del male. Esso agisce in modi diversi e attraverso diverse persone. Gesù ovviamente ne è la prima vittima. Vittima della violenza delle guardie del sinedrio venute a catturarlo, e poi dei capi giudei che lo imprigionano e lo giudicano cercando in ogni modo di farlo morire. Anche Pilato ed Erode, le due massime autorità politiche, diventano alleati proprio in nome della loro concorde volontà di togliere di mezzo un uomo così ingombrante per l’esercizio della loro autorità. Gesù è anche vittima della violenza della folla che grida “Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!” Vittima infine dei soldati romani che lo crocifiggono.

Per le vie di Gerusalemme si respira nell’aria così tanta violenza ed è facile farsene contagiare, tanto che pure i discepoli di Gesù fanno entrare nel loro cuore il virus della violenza. Lo fa Giuda che vende per denaro informazioni preziose su come e dove catturare Gesù senza che il popolo lo noti. Ma anche Pietro, poco dopo, rinnega Gesù proclamando che lui non lo conosce nemmeno. È quella forma di violenza che corrode l’amicizia. Ma già prima i discepoli alla richiesta di Gesù di tenersi pronti ad affrontare momenti difficili avevano tirato fuori due spade che tenevano nascoste, e l’hanno usate per far male ad un servo, coraggiosi della loro violenza contro un uomo inerme, per poi fuggire davanti all’aggressività dei soldati armati. Infine Giuda dopo aver “ucciso” Gesù nel tradimento rivolge su se stesso la stessa cieca violenza nel gesto così assurdo del suicidio.

Ma come è possibile che la violenza si faccia strada nei cuori di tutti, indistintamente? Usando la chiave della paura essa apre con facilità i cuori spaventati e prendere possesso di essi. La paura spinge a mettersi al sicuro, anche a costo di fare del male ad altri. È la paura dei discepoli che per tristezza si addormentano al Getsemani, mentre Gesù li esortava a farsi forti della preghiera per affrontare la prova che li attendeva. La paura di Giuda, Pietro e degli altri discepoli i quali, davanti a Gesù ormai vinto, cercano di mettersi in salvo mettendo una grande distanza fra sé e Gesù col tradimento e la fuga. Ma anche Pilato ha paura della folla minacciosa e, pur affermando che Gesù è innocente, accetta di condannarlo.

Il male sembra essersi impadronito di tutti e la violenza di uno si riflette nella paura dell’altro spingendolo a sua volta a divenire violento e a collaborare con la forza del male, perché si diffonda ovunque.

Ma in fondo, fratelli e sorelle, non è quello che ancora oggi avviene comunemente nella vita di tutti i giorni? L’arroganza degli uni si riverbera nella paura degli altri e genera altra violenza di parole e azioni. Si accusano gli altri per difendere se stessi, si individuano colpevoli per potersi sentire innocenti, si cerca un nemico per avere qualcuno a cui imputare frustrazioni, scontentezze, rabbie. È la logica della guerra che magari esplode per lotte di potere o economiche di pochi, ma poi si autoalimenta di una rabbia collettiva, perché ci si sente aggrediti e pertanto autorizzati ad aggredire a propria volta gli altri.

È la condanna che grava da sempre sulla vita degli uomini, ad essere schiavi della forza del male che si subisce, e che si compie, in un gioco dei ruoli che ci fa sentire giustificati, perché i meccanismi del male imprigionano tutti in una logica spietata. E la sapienza di questo mondo viene a dire che questo è normale, che non c’è soluzione, che è inutile cercare di uscirne fuori, perché la vita è fatta così.

Solo Gesù non riversa sugli altri il male subìto, anzi gli risponde con la forza del bene. Sapendo che la debolezza umana rende vulnerabili al male esorta i suoi a “pregare per non entrare in tentazione” ripetendolo ben due volte. Ai discepoli che davanti al suo annuncio della passione rispondono con la disputa su chi è più importante risponde che lui sta fra di loro come colui che serve e davanti alle spade tirate fuori oppone un “Basta” sdegnato. Gesù catturato e malmenato ha pietà del servo ferito dai suoi e lo guarisce; portato in catene al giudizio perdona con lo sguardo Pietro che lo ha appena rinnegato. E infine sulla croce accoglie nel suo Regno il ladro che invoca la sua misericordia e perdona quanti lo stanno uccidendo. Gesù è l’unico che non reagisce al male infertogli con altrettanto male, ma con la sua misericordia. Egli al mondo che offre solo due possibilità: subire il male e farlo agli altri indica con forza una terza possibilità che è di vincerlo in sé e negli altri con la forza del suo amore misericordioso. È questo il messaggio della sua passione e morte, per questo nel buio di quelle ore così terribili segnate dal dolore e dalla morte noi riusciamo già ad intravedere le prime luci dell’alba della resurrezione, cioè della vittoria completa su di essi. È come un seme gettato da Gesù perché germogli a Pasqua in ciascuno di noi. E ne vediamo già i primi segni in quel ladro che, a differenza dell’altro, non maledice Gesù ma ne invoca il perdono e in quel centurione pagano e nella folla degli ebrei che vedendo Gesù morire, seppur tardivamente, dicono “Veramente quest’uomo era giusto” e se ne tornano battendosi il petto. Li vediamo in Giuseppe di Arimatea che sfida il pericolo e si prende cura, assieme ad alcune donne, del corpo senza vita di Gesù. Sono esempi di come quella terza via che Gesù percorre e indica a noi viene seguita da alcuni, ancora timidamente e confusamente.

Anche noi, fratelli e sorelle, spettatori di quei fatti avvenuti a Gerusalemme, ma che ancora oggi si ripetono quotidianamente per le vie del mondo, non diamo ascolto alla sapienza del mondo che ci insegna ad accettare la logica spietata del predominio incontrastato del male. Oggi accogliamo la testimonianza e l’invito di Gesù a far nostra la via dell’amore misericordioso. Seguendo il suo cammino, in questa Settimana Santa cogliamo i gesti pacifici e pacificatori del Signore, ascoltiamo le sue parole di perdono, per non restare prigionieri della forza del male, subìto e fatto agli altri. Avviamoci sulla via di Gesù perché con lui, a Pasqua, riceviamo con pienezza la forza della sua Resurrezione che libera per sempre dalla schiavitù del male.


Preghiere


O Signore Gesù che entri in Gerusalemme per portarvi la tua salvezza, entra anche nelle nostre vite, perché accogliamo con disponibilità e attenzione l’annuncio della tua passione,

Noi ti preghiamo

 

O Dio, i ramoscelli di ulivo che teniamo fra le mani siano un segno della nostra disponibilità ad essere testimoni del passaggio di Gesù nella nostra vita. Ti preghiamo, aiutaci a lasciarlo entrare vincendo distrazione e affanno per noi stessi,

Noi ti preghiamo

 

Signore che hai conosciuto la durezza del giudizio di quanti ti circondavano, l’arroganza dei potenti, la violenza della folla, crea in noi un cuore capace di misericordia, perché esso batta per te e non solo per noi stessi,

Noi ti preghiamo

 
 

In questa Settimana santa che si apre ti preghiamo o Signore perché l’annuncio della tua passione, morte e resurrezione raggiunga tutti e susciti in quanti lo ascoltano la commozione della misericordia e la scelta per la conversione,

Noi ti preghiamo
 
 

Accompagna con il tuo amore e la tua consolazione o Padre misericordioso quanti seguono il Signore Gesù portando la croce della propria sofferenza. In modo particolare ti preghiamo per chi è vittima della guerra, della violenza e del terrorismo. Dona la pace al mondo intero,

Noi ti preghiamo

 Ti ricordiamo, o Padre buono, quanti fuggono dalla guerra e dalla miseria e trovano il loro cammino in Europa sbarrato dai muri e dal rifiuto. Fa’ che ogni persona possa trovare accoglienza e un futuro migliore,
 

 
Noi ti preghiamo.


 

Ti preghiamo o Dio per il papa Francesco che in questi anni ha annunciato con tenacia la forza della tua misericordia. Donagli a lungo forza e salute,

Noi ti preghiamo

 
O Signore, proteggi ovunque nel mondo i discepoli riuniti nel tuo nome. Fa’ che i giorni della passione rianimino la loro fede e rafforzino la speranza nella Resurrezione,

Noi ti preghiamo

 

venerdì 5 aprile 2019

V domenica del tempo di Quaresima - Anno C - 7 aprile 2019





Dal libro del profeta Isaia 43,16-21
Così dice il Signore, che offrì una strada nel mare
e un sentiero in mezzo ad acque possenti,
che fece uscire carri e cavalli, esercito ed eroi insieme;
essi giacciono morti: mai più si rialzeranno;
si spensero come un lucignolo, sono estinti.
Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa.
Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi,
perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa,
per dissetare il mio popolo, il mio eletto.
Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 3,8-14
Fratelli, tutto io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede. E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo. Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.

Lode a te, o Signore, re di eterna gloria
Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore,
perché io sono misericordioso e pietoso.
Lode a te, o Signore, re di eterna gloria


Dal vangelo secondo Giovanni 8,1-11
In quel tempo, Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?».
  
Commento

Cari fratelli e care sorelle. Ci avviciniamo con questa ultima domenica di Quaresima al tempo benedetto della Settimana Santa che con le sue memorie e celebrazioni è come uno scrigno nel quale sono racchiusi i tesori della salvezza degli uomini. Domenica prossima, domenica delle palme, ricorderemo Gesù che entra in Gerusalemme in mezzo a due ali di folla osannanti. Giovedì celebreremo quell’ultima appassionata ultima cena del Signore con gli apostoli, durante la quale compirà i gesti forse più belli e significativi di tutta la sua vita, che esprimono la grandezza del suo amore per tutti: la lavanda dei piedi e il dono del suo corpo e sangue; venerdì lo accompagneremo nella via dolorosa verso il Calvario fino alla croce. Infine domenica venereremo il Cristo che dalla tomba emerge con la forza invincibile della sua resurrezione pasquale.
Sono le tappe della nostra salvezza, i momenti di amore più intenso che Gesù ci ha donato, e il Vangelo di oggi è come la porta attraverso cui entrare in questo tempo, perché ci aiuta a capire come viverlo.
La Settimana Santa, come tutta la nostra fede, si fonda sull’ascolto delle Parole di Dio. Ad esse ci affidiamo per ripercorrere le tappe della passione, morte e resurrezione di Cristo. Non abbiamo altro mezzo per ripercorrere quei passi che ascoltare e rivivere le Parole del Vangelo. Il brano ascoltato oggi ci parla proprio del diverso atteggiamento di quanti ascoltavano Gesù parlare, e in esso possiamo pertanto rispecchiarci per decidere quale debba essere il nostro.
Innanzitutto vediamo Gesù che va nel tempio e la folla lo cerca per ascoltarlo. Questo accade spesso nella storia di Gesù, rivelando il bisogno di ricevere un annuncio di speranza e salvezza. Ciascuno di noi ha in fondo al cuore il bisogno della buona notizia che il male può essere vinto con la forza del bene e veniamo a lui per sentircelo dire con la forza delle parole accompagnate dalle azioni, i miracoli, i gesti di amore. Ma nella folla, lo sappiamo, si ascolta, ma si dimentica anche con facilità. Domenica prossima vedremo come Gesù è accolto dalla folla con l’acclamazione “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” (Mc 11,10), ma solo poche ore dopo la stessa folla griderà a Pilato “Crocifiggilo!” Sì, fratelli e sorelle, non è sufficiente ascoltare “nella folla” le Parole di Gesù per stare dalla sua parte e prenderlo sul serio, e si rimane nella folla fintanto che non sentiamo che le parole dette da Gesù sono rivolte proprio a me, rivelano come sono fatto e mi chiedono di cambiare, mi offrono una possibilità di perdono, mi fanno vedere la realtà attorno con occhi diversi, mi interpellano e richiedono una risposta personale nella preghiera. Allora usciamo dalla folla e si realizza un incontro a tu per tu, l’unico vero incontro con Gesù.
Poi però vediamo un altro modo di ascoltare Gesù, quello degli scribi e farisei. Quello che li caratterizza è di essere molto esperti nelle cose di religione, e ciò ovviamente non è male. Ma questo li porta a credere di avere già tutte le risposte pronte, a saperla lunga. Infatti quando si rivolgono a Gesù per interrogarlo prospettano il “caso” con la soluzione già pronta. Si pongono in fondo sullo stesso piano di Gesù e il parere che gli chiedono col “Tu che ne dici?” non può che essere una conferma a ciò che sanno già. Così succede a noi quando ci sentiamo già abbastanza esperti nella vita e dal Vangelo non ci aspettiamo certo di essere contraddetti. Esso non potrà mai scalfire le nostre certezze assodate da anni di esperienza e rafforzate dal sentire comune. Il loro atteggiamento però rende Gesù muto. Non perché non abbia nulla da dire sulla questione, e poi lo dirà, ma perché sa che è inutile parlare a chi non ha interesse ad ascoltare. Ma poi, dietro le loro insistenze, Gesù parla e pone gli interlocutori davanti alla necessità di applicare a sé gli stessi criteri di giustizia applicati alla donna, cioè ad essere almeno onesti nell’applicare la giustizia che credono di possedere già. Il risultato però è che questi se ne vanno via. Il loro atteggiamento non cambia, le loro convinzioni restano le stesse, ammettono di non essere a posto, ma non sentono il bisogno di chiedere come uscirne fuori, come essere perdonati e salvati.
Infine abbiamo ascoltato il dialogo di Gesù con l’adultera. È un dialogo a tu per tu, avviene da soli. È un dialogo nel quale Gesù prende l’iniziativa rivolgendosi a lei, la quale risponde e parla con il suo stesso atteggiamento: non si giustifica, non nega la sua colpa, non fugge via, come avrebbe potuto, ma resta davanti a Gesù senza moltiplicare parole inutili, aspetta da lui la libertà che i suoi giudici non le hanno concesso. Questo suscita il perdono di Gesù che l’assolve chiedendole di cambiare vita.
Cari fratelli e sorelle, quella donna, è l’unica che ha ascoltato Gesù, ammettendo la sua colpa e dimostrando che solo da lui si aspetta la salvezza che tutti gli altri le hanno negato.
Sia questo il nostro atteggiamento davanti alle parole che ci guideranno nel cammino della Settimana Santa. Non accontentiamoci di un po’ di emozione e conformismo, come le folle che dimenticano subito; non ci presentiamo come chi non ha nulla di nuovo da aspettarsi dall’incontro con Gesù che parla, come gli scribi e i farisei. Accostiamoci invece come poveri peccatori, che sanno e ammettono di esserlo. Da nessuna parte possiamo trovare il perdono e la via di uscita dalle gabbie nelle quali ci siamo imprigionati da soli con il nostro egoismo e cattiveria, con l’indifferenza e la durezza di cuore e di giudizio. Tutto e tutti attorno a noi ci confermano che non c’è via di uscita, come con l’adultera a cui non era lasciato nessuno scampo. Come la donna adultera restiamo davanti a Gesù senza sfuggire via con la distrazione e l’essere indaffarati. Non ci giustifichiamo con scuse inutili a cui nemmeno noi crediamo. Accogliamo le sue parole che svelano la nostra debolezza ma per rivestirla della forza del suo perdono, come fece Gesù con Pietro che lo tradiva, come fece col ladrone sulla croce e con quelli che lo stavano uccidendo. Non ci nascondiamo, ma restiamo davanti e accanto a lui nel cammino della passione e la forza invincibile del suo amore ci trascinerà, perdonati e salvati, nella gloria della sua resurrezione.



Preghiere 

O Signore Gesù che ti appresti ad affrontare la passione, fa’ che sappiamo seguirti vigilanti e premurosi nei momenti più bui e tormentati della tua vita, senza addormentarci nella distrazione e nell’amore per noi stessi.
Noi ti preghiamo


Padre del cielo che hai mandato il tuo Figlio a salvare l’umanità intera, fa’ che riconosciamo con gratitudine il sacrificio del Signore Gesù e lo imitiamo nello spendere la nostra vita per gli altri e non solo per noi stessi.
Noi ti preghiamo



O Dio misericordioso, fa’ che sappiamo tornare a te per chiedere perdono del nostro peccato. Aiutaci a vincere l’orgoglio che non ci fa sentire bisognosi del tuo amore e ci fa dimenticare di essere tuoi figli.
Noi ti preghiamo


A noi che vediamo il male solo negli altri indica o Signore la via del pentimento sincero per poter sperimentare la grazia della misericordia e del perdono.
Noi ti preghiamo



Dio che non vuoi che nessuno si perda per la forza del male e del peccato, fa’ che impariamo a vedere in ogni fratello e sorella un amico da accogliere e perdonare, rinunciando ad ogni ostilità e freddezza.
Noi ti preghiamo


O Padre buono ti preghiamo per tutti quelli che non sanno come trovare la via del ritorno a te. Fa’ che ogni uomo e ogni donna sappia riconoscerti come un padre buono che attende con fiducia di riabbracciarlo.
Noi ti preghiamo.


O Signore che ti sei fatto piccolo e povero, guarda con amore a tutti coloro che sono nel dolore e soffrono per la mancanza di ciò che è necessario. Ti preghiamo: soccorrili e dona loro la salvezza.
Noi ti preghiamo

  
Ti preghiamo o Dio nostro Padre per il mondo così ferito dalla guerra e la violenza. Fa’ che la pace regni in ogni luogo e che ogni popolo conosca un nuovo tempo di prosperità e consolazione.
Noi ti preghiamo