venerdì 24 maggio 2019

VI domenica del tempo di Pasqua - Anno C - 26 maggio 2019





Dagli Atti degli Apostoli 15, 1-2. 22-29
In quei giorni, alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati». Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agl’idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!».

Salmo 66 - Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino, +
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo 21, 10-14. 22-23
L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello. In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello.

Alleluia, alleluia alleluia.
Se uno mi ama, osserva la mia parola
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 14, 23-29
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Commento

Cari fratelli e care sorelle, la liturgia oggi ci riporta all’ultima cena propo­nendoci un brano tratto dal grande discorso fatto da Gesù ai suoi nel cenacolo. Gesù dice ai suoi amici alcune parole semplici e concrete che fa bene anche a noi capire e ricordare sempre.
La prima è: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola.
Sappiamo che per vivere cristianamente dobbiamo prima di tutto ascoltare e vivere il Vangelo, Parola di Dio che ci indica il cammino da percorrere. Tante volte noi pensiamo che sia una grande fatica, addirittura a volte crediamo che sia impossibile! Come si fa a essere sempre generosi, disponibili, a voler bene a tutti, a perdonare ogni volta che qualcuno ci fa qualcosa di male? Sì, veramente ci sembra qualcosa di impossibile. E allora ci viene di pensare ai Santi, cioè quelli che hanno vissuto come Gesù, non come esempi da seguire ma come supereroi, persone dai poteri straordinari che non erano certo gente normale come noi. In realtà se vediamo le loro storie erano in tutto come noi, con le loro debolezze, le paure, solo avevano capito una cosa importantissima, e cioè che per vivere quello che ha detto e fatto Gesù bisogna voler bene ai fratelli e fidarsi di Dio. Sì perché amare Dio significa innanzitutto fidarci di lui, avere fede che veramente quello che ci dice può essere vissuto e questo ci permette di amare i fratelli in un modo tutto speciale, non come gli uomini sanno fare, ma con una forza del tutto straordinaria, la sua. Allo stesso tempo amare i fratelli ci apre la porta della fiducia in Dio, perché vediamo nelle sue parole non più solo un traguardo irrealizzabile, ma l’espressione più vera e profonda di cosa veramente vuol dire essere veri uomini e vere donne e un sostegno e aiuto a farlo con sempre più convinzione e impegno.
E più lo facciamo e più diventa possibile per ciascuno di noi “osservare la sua parola”, come ci dice oggi il Vangelo. Pensiamo ad una madre, a un padre che per amore di un figlio compie i più grandi sacrifici e, se necessario, perfino gesta eroiche. Sì, non ci stupiamo troppo, perché sappiamo che l’amore di un genitore per il proprio figlio porta a fare cose incredibili, e lo stesso avviene se anche noi vogliamo bene agli altri come nostri veri fratelli e sorelle: anche noi diventiamo capaci di fare quello che ci sembrava impossibile. Il problema è che il più delle volte, pensandolo troppo difficile, nemmeno ci proviamo, e per questo diciamo che è impossibile. Ma non è vero, solo non abbiamo creduto.
Seconda cosa importante che abbiamo ascoltato è che se lo amiamo e osserviamo la sua parola il Padre ci amerà e assieme a Gesù verrà da ciascuno di noi e prenderà dimora presso di noi.
Gesù, come sappiamo bene, è venuto nel mondo circa 2000 anni fa e ha parlato e incontrato tanti, ma poi è tornato al Padre. Noi potremmo pensare: “che peccato che non siamo nati al suo tempo, magari lo incontravamo!” Certo, questo è vero, sarebbe stato bello ascoltarlo e vederlo, ma oggi possiamo fare la stessa cosa: ascoltarlo dal Vangelo e vederlo, anzi possiamo fare ancora di più: nutrirci del suo corpo e sangue. Non tutti quelli che lo incontrarono ebbero questa possibilità, anzi solo pochi: i dodici nell’ultima cena. Tutte le folle e i singoli che lo incontrarono non ricevettero come nutrimento il suo corpo e sangue! Allora a noi è dato un regalo ancora più grande di quello che ricevettero la gente che lo incontrò di persona in Palestina 2000 anni fa.
Ma ancora di più: Gesù offrendoci tutto se stesso come nutrimento fisico e spirituale promette non solo di stare accanto a noi, che già è molto, ma di abitare dentro di noi, di divenire parte di noi stessi. Cioè se lo accogliamo il nostro amore sarà il suo amore, il nostro coraggio e forza saranno i suoi, le nostre parole saranno le sue parole. Cioè agiremo e vivremo come lui, la nostra vita parlerà con la sua voce. Allora viviamo sempre così, con Gesù dentro di noi, capace di parlare con la nostra bocca e andare incontro a tutti con le nostre gambe, di abbracciare con le nostre braccia, di voler bene con il nostro cuore.
Per fare questo continuiamo sempre ad ascoltare il Vangelo, a viverlo e a credere che lui resta per sempre dentro di chi lo accoglie con fiducia e vuol bene ai fratelli e alle sorelle. Come già accennavo, tutto questo ci sembra troppo alto, troppo difficile per gente come noi. Ma non cediamo alla tentazione di ripararci dietro queste motivazioni apparentemente nobili per nascondere la nostra indisponibilità ad accoglierlo. Gesù continua dicendo: “lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.” Affidiamoci allo Spirito e tutto diverrà possibile. Lo Spirito ci insegna il come e il quando agire, ci dà le parole giuste e i sentimenti migliori, fa di noi creature rinnovate dalla forza del suo amore. Non c’è tecnica da imparare o dottrina da studiare, ma amore da vivere, e noi resi forti da esso vivremo quella pace vera che lui ci dona e che non è un pigro farci da parte ma la certezza profonda che docili al soffio dello Spirito saremo resi capaci di quello che da soli non saremmo mai in grado di compiere e di vivere.


Preghiere 

O Signore nostro Dio ti ringraziamo perché torni ogni domenica a visitarci e resti assieme a noi. Aiutaci ad accoglierti con cuore aperto e disponibilità ascoltando la tua Parola e nutrendoci del tuo Corpo e Sangue.
Noi ti preghiamo


O Padre del cielo che hai accompagnato con il tuo Spirito la vita degli uomini fin dal primo giorno, mandalo su di noi in questo tempo difficile affinché possiamo vivere la forza del tuo amore.
Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Signore Gesù per i nostri ragazzi che hanno ricevuto la cresima domenica scorsa e per quelli che riceveranno per la prima volta il tuo Corpo e Sangue la prossima settimana. Dona loro di essere sempre tuoi figli docili e discepoli fedeli.
Noi ti preghiamo


Perdona o Dio la durezza del nostro cuore ogni volta che rifiutiamo di seguire il tuo insegnamento. Aiutaci ad ascoltare il Vangelo con attenzione e a viverlo con umiltà.
Noi ti preghiamo



Aiuta o Padre misericordioso tutti gli uomini che ti invocano nel momento del bisogno: per gli ammalati, gli anziani, per chi è senza casa e famiglia, per chi è prigioniero e vittima della guerra e della violenza. Sostienili nella difficoltà,
Noi ti preghiamo


Guida e proteggi o Signore quanti annunciano e vivono il Vangelo. Fa’ che presto ogni uomo e ogni donna della terra possa ascoltare l’annuncio della salvezza che sei venuto a portare al mondo.
Noi ti preghiamo.


Ti preghiamo o Padre del cielo per tutti i tuoi figli. Guida chi è disperso, incoraggia chi è confuso e incerto, sostieni chi ha bisogno del tuo conforto,
Noi ti preghiamo


Sostieni o Spirito di Dio il Santo Padre Francesco, perché con l’umiltà e la semplicità delle sue parole e azioni ispiri in tutti i cristiani il desiderio di esserti più vicini,
Noi ti preghiamo




venerdì 17 maggio 2019

V domenica del tempo di Pasqua - Anno C - 19 maggio 2019





Dagli Atti degli Apostoli 14, 21b-27
In quei giorni, Paolo e Bàrnaba ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni». Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto. Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede.

Salmo 144 - Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo 21, 1-5
Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate». E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».

Alleluia, alleluia alleluia.
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 13, 31-33a. 34-35
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, il tempo di Pasqua che stiamo vivendo è un’occasione importante in cui continuare a chiederci in che modo la resurrezione di Gesù porta una novità importante nella nostra vita. Abbiamo ascoltato dall’Apocalisse che la venuta del Signore risorto non lascia niente come prima: “Colui che sedeva sul trono disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose.” Non è una cosa banale, perché noi siamo abituati dalla cultura consumista del nostro tempo a vivere le nostre esperienze come emozioni brevi, che lasciano una traccia debole, sempre protesi a quello che avverrà dopo e che cancella il precedente. Il Vangelo però ci invita a vivere un senso diverso della novità della vita, legato alla prospettiva di un traguardo finale che la realizzerà in pienezza, in quel tempo del Regno di Dio in cui tutto sarà reso definitivamente nuovo e che sempre l’Apocalisse così descrive, come abbiamo ascoltato: “Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate”. È la realizzazione completa della Pasqua del Signore, cioè della vittoria della vita sulla morte, del bene sul male, e ogni Pasqua della nostra vita è un passo che ci avvicina a quel giorno definitivo e ce lo fa pregustare.
Le parole che descrivono questa visione che Giovanni ebbe sono state scritte mentre l’Apostolo si trovava esiliato, perseguitato, segregato nell’isola di Patmos dispersa nel mare, provato dalla durezza di una vita difficile. Eppure in mezzo al dramma della sua vita personale e della persecuzione delle comunità cristiane ha una visione larga: la nuova Gerusalemme che scende dal cielo. Giovanni è il modello del cristiano che non è prigioniero della difficoltà del presente ma sa posare lo sguardo sul futuro che Dio prepara per l’uomo, quella promessa di novità che la Pasqua ci indica e invita a contemplare ogni anno. La Gerusalemme celeste è infatti il luogo della convivenza con Dio e della fine di ogni sofferenza, è la pasqua pienamente realizzata.
Ma come possiamo anche noi avere questa visione? siamo gente concreta e poco portata ad andare con lo sguardo oltre il contingente che si presenta spesso così pieno della forza che il male ancora esercita sull’umanità intera.
Nel Vangelo che abbiamo ascoltato vediamo questa stessa contraddizione: Giuda è appena uscito dal cenacolo per andare a consegnare Gesù a quelli che lo vogliono uccidere, eppure il Signore dice: “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui.” Che gloria è quella di chi sta per essere tradito, abbandonato dai suoi, imprigionato e condotto a morte? Che senso hanno quelle parole?
La gloria sta nel fatto che nonostante le incomprensioni, i tradimenti, le vigliaccherie egli continua a voler bene a tutti, non si pente di aver speso tutta la vita per testimoniare e insegnare un tale amore. Non si scorge in lui un senso di amara delusione, né il rimpianto per aver esagerato nel suo voler bene. Eppure tutto sta lì a dimostrare questo. Il maligno agisce spesso su di noi proprio così, dimostrandoci che voler bene non ha senso, è inutile e senza risultati. Ma Gesù mostra un amore che non si lascia raffreddare dalla mancanza di risultati immediati e dai segni della sua apparente inefficacia. Il suo è un amore diverso e che proprio per questo lo porterà alla vittoria definitiva sulla morte nella resurrezione.
Per questo raccomanda ai suoi: “amatevi gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.” Chiede loro di amarsi, sì, ma non come sanno fare già, ma come lui vuol bene loro, cioè in quel modo paradossale ed eccessivo cui facevo cenno prima.
Cari fratelli e care sorelle, proviamo a fidarci di lui e a non lasciarci frenare dalla mancanza di risultati, dalla difficoltà a farci capire, dall’apparente inutilità del nostro voler bene. Esso ha una forza che va al di là degli argini e delle barriere che troppo spesso le persone sembrano voler opporre contro di esso. Il voler bene gratuito e senza ricambio, quello di Gesù che sa cosa lo aspetta ma non smette di amare, è una forza capace di fare “nuove tutte le cose”, come e quando noi non sappiamo, ma abbiamo fede in lui che è risorto. Di certo la prima cosa rinnovata fin da subito siamo noi, lo dice Gesù: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”.
 La forza dell’amore è in grado d’imprimere una svolta alla storia. È questa la nostra vocazione, ma è questa anche la nostra esperienza, quando abbiamo preso sul serio la volontà del Signore e abbiamo vissuto il suo amore, non il nostro. Ed allora la Pasqua di quest’anno sia per ciascuno di noi una tappa ulteriore che ci conduce alla realizzazione della Pasqua eterna nella Gerusalemme del cielo della quale tutti noi siamo invitati a farci fin da subito cittadini volendo bene come lui.


Preghiere 

O Signore nostro Dio che torni ogni domenica a visitarci nella Santa Liturgia, trasforma i nostri cuori perché, riempiti del tuo amore, sappiamo rendere nuova la nostra vita e quella del mondo attorno a noi.
Noi ti preghiamo
  

Padre del cielo che hai amato così tanto il mondo da dare il tuo figlio unigenito per la nostra salvezza, fa’ che sappiamo accogliere il Vangelo come una parola che fa vivere una vita piena di senso e di gioia e vince ogni paura.
Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Dio perché sappiamo contemplare la visione di pace che ci fai sperimentare la domenica, quando ci riuniamo attorno al tuo altare. Fa’ che sappiamo realizzare ogni giorno della settimana quello che qui ci doni di vivere.
Noi ti preghiamo


O Signore rendi le nostre vite capaci di accogliere e sostenere ogni persona debole e in difficoltà. Fa’ che sappiamo aprire il nostro cuore alle domande di amore del prossimo e alle necessità di chi ha bisogno.
Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Dio in modo particolare per tutti coloro che in questo tempo hanno perso la vita nei viaggi pericolosi in mare. Accoglili nel tuo abbraccio misericordioso e dona ad essi la vita che non finisce,
Noi ti preghiamo



O Dio del cielo proteggi quanti soffrono per la persecuzione e la violenza. Sostieni i cristiani in Siria, in Burkina Faso e Sri Lanka. Dona la libertà a chi è prigioniero e la guarigione ai feriti,
Noi ti preghiamo.



Ti invochiamo o Signore, manda presto il tuo Spirito Santo, perché la forza della tua resurrezione che fa nuove tutte le cose si imprima nelle nostre vite come il marchio indelebile di tutte le nostre azioni.
Noi ti preghiamo


Proteggi e guida ogni cristiano che nel mondo si riunisce attorno al tuo altare. Fa’ che traggano da qui la loro forza e siano capaci di un amore che li fa riconoscere da tutti come tuoi figli e discepoli del Vangelo.
Noi ti preghiamo

giovedì 9 maggio 2019

IV domenica del tempo di Pasqua - Anno C - 12 maggio 2019





Dagli Atti degli Apostoli 13, 14. 43-52
In quei giorni, Paolo e Barnaba, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiochia in Presidia, e, entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, sedettero. Molti Giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Barnaba ed essi, intrattenendosi con loro, cercavano di persuaderli a perseverare nella grazia di Dio. Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo. Allora Paolo e Barnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: “Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”». Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Barnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Iconio. I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.

Salmo 99 - Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.
Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.

Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.

Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione.

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo 7, 9. 14-17
Io, Giovanni, vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E uno degli anziani disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide col sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. Non avranno più fame né avranno più sete, non li colpirà il sole né arsura alcuna, perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono il buon pastore, dice il Signore;
conosco le mie pecore, e le mie pecore conoscono me.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 10, 27-30
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, le letture che abbiamo appena ascoltato convergono tutte e tre su di un tema comune che è il “dono della vita eterna”. Ne parla il brano degli Atti nel quale viene descritta la predicazione degli Apostoli ad Antiochia, e le difficoltà incontrate, e a questo proposito si dice: “tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero.” Poi, nella seconda lettura, dall’Apocalisse di S. Giovanni, si descrive la visione di una moltitudine in vesti bianche, dei quali viene detto: “Non avranno più fame né avranno più sete, non li colpirà il sole né arsura alcuna, perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita.” Infine nel Vangelo di Giovanni Gesù parla di sé come il buon pastore: “Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Gli Atti parlano dunque di un “destino di vita eterna” per coloro che credono al Vangelo. Ma cosa vuol dire vita eterna? La vita dell’uomo, lo sappiamo, ha una durata limitata, e questo è naturale, e spesso gli uomini sono stati ossessionati dal desiderio di rendere duraturo il ricordo del proprio passaggio attraverso azioni straordinarie, nell’aspirazione di rendere eterna la propria memoria. A volte questo sforzo ha avuto un risultato riuscito, altre volte è stato illusorio. Ci si è affidati a realizzazioni grandiose e straordinarie, se non, addirittura, a volte, purtroppo, ad eventi drammatici. Ma è a questo che si riferisce il libro degli Atti?
La vita eterna di cui ci parla Luca è qualcosa di diverso dalla gloria eterna cercata dagli uomini. Innanzitutto non è qualcosa di riservato a personaggi eccezionali di cui resta traccia nella storia ufficiale, ma piuttosto è comune, dicono gli Atti, a tutti quanti credono nel Signore, cioè si fidano del suo Vangelo, in modo particolare di quell’annuncio della resurrezione che proclama la vittoria della vita sulla morte. È questo che permette a ciascuno di acquisire una prospettiva di vita che non si esaurisce nel breve volgere di una piccola esistenza ma da’ avvio a un processo lungo e duraturo nel tempo, perché si fonda sulla forza del voler bene. Questa, se è autentica, è l’unica che non conosce erosione e usura, e non solo si mantiene efficace nella lunghezza del tempo, ma suscita a catena reazioni di amore che ne ampliano la portata. Tanto che questa “ondata” suscitata supera persino la barriera della morte e straripa in un tempo futuro nel quale, confluendo nel mare infinito dell’amore di Dio, essa è preservata e resa eterna.
È quello che afferma papa Francesco quando dice che lo scopo della vita cristiana non è tanto quello di conquistare degli spazi alla fede e impossessarsene difendendoli strenuamente, quanto piuttosto di avviare processi di realizzazione del bene che aprono prospettive future che magari non subito producono i frutti sperati, ma ne pongono le radici e si tramandano alle generazioni future. È quello che anche un altro papa santo, Giovanni XXIII, intendeva quando parlava di  segni dei tempi da imparare a leggere nella storia, come le correnti profonde dello Spirito che animano la storia e ne determinano il corso, alimentate anche dall’amore dei cristiani che le “abitano”.
Il brano dell’Apocalisse aggiunge un altro elemento a questa nostra riflessione, e cioè che a questa vita eterna si giunge sotto la guida di un pastore che porta alle fonti di acqua buona. Sì, c’è bisogno di sottomettersi alla guida del Signore per giungere all’acqua che disseta l’aspirazione, cui facevo cenno all’inizio, di immortalità dissetando con un “destino di vita eterna”. Solo lui infatti ci può condurre ad apprendere quel modo di voler bene disinteressato e paziente, non smanioso di risultati immediati, ma tenace e intenso che disseta l’arsura di amore altrimenti mai spenta dai pallidi surrogati del mondo. Spesso, ci ricorda l’Apocalisse ma anche il libro degli Atti, il cammino verso questa fonte è piena di ostacoli e faticosa, e per questo bisogna combattere contro le tentazioni della ricerca di comodità, del conformismo e dell’abitudine, della sottomissione al volere della mentalità mondana, imparando ad avere presente il traguardo più che fissarci sul percorso.
Infine, l’evangelista Giovanni aggiunge che la sequela delle pecore al loro pastore è dovuta al fatto che lui le conosce, ed anche esse lo conoscono. Per esprimere ciò l’apostolo usa lo stesso verbo che Maria aveva usato al momento dell’annunciazione della nascita di Gesù: “Non conosco nessun uomo.” La conoscenza di cui parla Giovanni pertanto non è intellettuale e astratta, o l’abitudine a qualcuno che ci fa credere di conoscerlo per una lunga frequenza. No, conoscere vuol dire entrare in un rapporto di intimità profonda che ci rende fertili e capaci di portare alla luce nuova vita. È questo il rapporto che Gesù, buon pastore, vuole avere con ciascuno di noi, conoscerci e farsi conoscere perché possiamo divenire, da sterili, a fecondi di un voler bene che non finisce e apre un processo che non conosce fine né si lascia imbrigliare da argini e barriere. L’amore dei cristiani è così, capace di travolgere gli ostacoli, di sommergere ogni persona che incontra e di trascinarla in una corrente di amore verso il Signore, unico vero e buon pastore della vita degli uomini.
Sia dunque questa la nostra aspirazione in questo tempo dopo Pasqua, ad una vita cioè capace di suscitare una ondata di amore che non si esaurisce ma, andando avanti aumenta e travolge tutto.

Preghiere
  
O Signore, ti ringraziamo perché torni ad annunciarci la resurrezione di Cristo, potente forza di cambiamento della vita e di salvezza per l’umanità. Aiutaci ad accoglierla nella nostra vita con fede e disponibilità.
Noi ti preghiamo


O Dio fa’ che crediamo con convinzione che la resurrezione possa cambiare la vita del mondo, abbattendo le montagne di male che tengono in schiavitù troppi uomini. Dona loro la salvezza che libera e dona a tutti la vita che non finisce.
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Signore, per chi è oppresso dal male che schiaccia e umilia tanti uomini. Salva chi è vittima della violenza e della guerra, i malati, i poveri, i disprezzati, i prigionieri, fa’ che tutti trovino salvezza.
Noi ti preghiamo


Dona o Signore a tutti i tuoi discepoli il coraggio e l’audacia della fede. Perché la loro testimonianza di una vita rinnovata dal vangelo comunichi a tanti la forza della resurrezione.
Noi ti preghiamo


Fa’ o Signore che siamo liberati dai vincoli del peccato che ci tengono in schiavitù. Aiutaci a chiederti il perdono che riconcilia i fratelli e le sorelle fra loro e con Dio,
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Dio del cielo di consolare tutti coloro che affrontano un viaggio difficile e pericoloso per fuggire da guerre e miseria. Fa’ che trovino accoglienza e aiuto dove la paura fa erigere muri. Aiuta l’Europa ad essere porto accogliente e sicuro per tanti disperati,
Noi ti preghiamo.


Guarda con amore o Dio questa città. Aiuta tutti i suoi abitanti a vivere con senso umano e solidale l’accoglienza a chi è straniero e senza casa. Fa’ che nessuno sia escluso e viva nell’incertezza per il domani.
Noi ti preghiamo


Sostieni o Padre di misericordia il papa Francesco e tutti coloro che guidano le comunità di credenti nel mondo. Dona loro la capacità di indicare nel vangelo la risposta alle grandi domande di senso e di futuro delle società di oggi.
Noi ti preghiamo


giovedì 2 maggio 2019

III domenica del tempo di Pasqua - Anno C - 5 maggio 2019





Dagli Atti degli Apostoli 5, 27b-32. 40b-41
In quei giorni, il sommo sacerdote interrogò gli apostoli dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo».  Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono». Fecero flagellare gli apostoli e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal Sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.

Salmo 29 - Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.

Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia.
Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!

Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni Apostolo 5, 11-14
Io, Giovanni, vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce: «L’Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione». Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano: lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli». E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si prostrarono in adorazione.

Alleluia, alleluia, alleluia.
Cristo è risorto, lui che ha creato il mondo,
e ha salvato gli uomini nella sua misericordia.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 21, 1-19
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».


Commento

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato il racconto di una delle apparizioni del Signore risorto ai discepoli. Egli li trova intenti alle occupazioni della vita ordinaria, la pesca. Eppure Gesù era già tornato da loro, lo avevano già visto risorto, ma è forte per essi la tentazione di tornare a fare la vita di sempre, di quando il Signore non lo avevano ancora conosciuto.
È forte la tentazione di mettere la Pasqua fra parentesi, come una gioia troppo grande che non può straripare nella vita di tutti i giorni, una novità di una portata così straordinaria che non può stravolgere i ritmi abitudinari: si sente il bisogno di porre un argine, di circoscriverla a poche, rare occasioni che noi ordinariamente definiamo “fortunate”. È la mentalità di ritenere il bene di cui ciascuno può godere come frutto di situazioni incontrollabili, indipendenti dalla volontà di alcuno, un destino che può essere positivo o negativo. Ma la Pasqua viene invece a dire che il bene è sempre e solo frutto della vittoria sul male che sempre si realizza quando viviamo e agiamo con fede nel Signore. Non è un destino, non è fortuna o sfortuna, ma la forza della resurrezione di Cristo che trasforma la realtà.
Ad esempio Pietro e gli altri tornano stancamente a pescare, come prima, ma il loro lavoro risulta sterile: nonostante la fatica di una notte intera non hanno preso nulla. Avranno pensato di essere stati sfortunati, che le condizioni del lago erano segnate dalla cattiva sorte. Ma la verità è che gli apostoli hanno messo da parte la sapienza del Vangelo vissuto con Gesù e sono tornati alla vita senza di lui. Gesù aveva detto loro: “Senza di me non potete fare nulla” (Gv 15,5) ed essi sperimentano la verità di quelle parole, senza di lui non riescono a fare nulla. Anche noi spesso sperimentiamo la nostra impotenza, ma facilmente l’attribuiamo lamentosamente alla sorte avversa, senza ammettere la nostra poca fiducia nel Signore.
Ma Gesù risorto torna da loro, perché sa che senza di lui non hanno forza e vengono inghiottiti di nuovo nella tristezza e nell’impotenza, nell’abitudinarietà grigia e inconcludente della vita di sempre.
La prima cosa che chiede loro è se hanno da mangiare, e i discepoli confessano che non hanno preso niente. Il ritorno del Signore nella nostra vita svela che da soli non abbiamo di che nutrirci, che nonostante l’affanno e l’agitazione restiamo svuotati, affamati di senso e di amore. Da soli non sappiamo darci di che nutrirci.
Il Signore vuole far capire ai suoi che a sfamare la vita non può bastare l’onesto lavoro o un maggior impegno nel fare le cose di sempre, che non serve invocare fatalisticamente la fortuna, e per questo li invita a gettare le reti di nuovo, ma questa volta sulla sua Parola. I discepoli lo fanno, e anche se non hanno già capito tutto si fidano. È la fiducia in una Parola diversa che gli permette di compiere quella pesca miracolosa che li riempie di gioia e buoni frutti. I discepoli si fidano di Gesù, e la festa della gioia pasquale scoppia di nuovo: Pietro si getta a nuoto da Gesù, gli altri trascinano le reti piene di pesci, una volta a riva si cucina e si mangia. È la presenza del Signore risorto fra i suoi che ha reso possibile tutto questo, nient’altro era cambiato: né le condizioni del lago, né gli strumenti utilizzati, né le persone impiegate, né le conoscenze e le tecniche di pesca. Solo si sono fidati delle sue parole, anche senza capire, e hanno agito nel suo nome e secondo il suo insegnamento.
Ma poi, Gesù vuole che i discepoli imparino come vivere la festa della gioia pasquale come una dimensione permanente e non occasionale. Il Signore chiede insistentemente a Pietro di volergli bene e di voler bene a quei fratelli e sorelle che egli stesso gli affida: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». E poi :«Pascola le mie pecore».
Sì fratelli e sorelle: Gesù risorto oggi ci ha radunati per aiutarci a vivere la gioia della Pasqua che noi rischiamo di mettere tra parentesi, vuole che facciamo festa assieme ad un popolo di poveri e di fratelli e sorelle sfamandolo con cibo buono, e ci indica come farci inondare dalla forza della sua resurrezione. A ciascuno di noi chiede oggi “mi ami?” e aggiunge “Ama i tuoi fratelli, abbi cura di loro.” Sì, perché per amare Dio bisogna saper voler bene ai fratelli e alle sorelle che abbiamo accanto, come ci insegna l’apostolo Giovanni: “Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4,20). Se sapremo rispondere come Pietro: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene» vivremo la festa del Signore, la gioia che non finisce del suo Regno che oggi qui vuole farci pregustare. 
E preghiamo allora fratelli e sorelle perché quella gioia che egli ci dona a Pasqua possa essere la nostra gioia di ogni giorno e possiamo portarla a quanti incontriamo.


  
Preghiere 


O Signore Gesù, ti ringraziamo per la gioia straordinaria della Pasqua. Fa che non la dimentichiamo mai e che nella nostra vita quotidiana la viviamo nei nostri rapporti con i fratelli e le sorelle,
Noi ti preghiamo



Ti chiediamo perdono o Dio Padre buono perché le abitudini ci trascinano a vivere come se il Signore non fosse risorto e presente accanto a noi. Aiutaci ad incontrarlo vivo nei poveri, nei nostri fratelli, nella sua Parola che ogni domenica ci proclama che è risorto,
Noi ti preghiamo




Guarda con misericordia o Signore a tutti i tuoi figli in difficoltà. Ti preghiamo per quanti fuggono da guerre e miseria e percorrono viaggi pericolosi, per gli ammalati, per gli anziani, per chi è senza casa e protezione. Aiuta, consola e guarisci quanti hanno bisogno del tuo aiuto,
Noi ti preghiamo


O Signore Gesù ti preghiamo per tutti noi, radunati in un’unica famiglia davanti al tuo altare. Fa’ che siamo sempre uniti dal vincolo della carità fraterna, senza distinzioni né divisioni. Aiutaci a vivere sempre la misura alta della tua misericordia,
Noi ti preghiamo



Consola o Padre del cielo quanti sono stati vittima della violenza terroristica e della guerra, dona pace e sicurezza a chi oggi è minacciato dal male,
Noi ti preghiamo


Aiutaci o Signore a comunicare sempre il Vangelo con la nostra vita, perché siamo un annuncio vivente della forza del tuo amore che vince il male,
Noi ti preghiamo


  
Ti preghiamo o Dio per il papa Francesco, perché in questo tempo difficile non gli manchi l’audacia del Vangelo e sappia, con le sue parole e il suo esempio, rendere accessibile a tutti l’annuncio di salvezza,
Noi ti preghiamo


Dona alla tua chiesa in ogni parte del mondo coraggio e protezione, perché l’annuncio della pasqua risuoni forte ovunque e porti frutti di conversione e riconciliazione.
Noi ti preghiamo.