sabato 25 gennaio 2020

III domenica del tempo ordinario - Domenica della Parola di DIo - Anno A - 26 gennaio 2020


 
 

la Sapienza divina - icona russa XVII sec.

Dal libro del profeta Isaia 8,23b - 9,3

In passato il Signore umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti. Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Mádian.

 

Salmo 26 - Il Signore è mia luce e mia salvezza.
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore, tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

 

Dalla prima lettera di Paolo Apostolo ai Corinzi 1,10-13. 17

Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire. Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E io di Cristo». È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo? Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Gesù predicava il Regno e guariva

ogni sorta di infermità nel popolo
Alleluia, alleluia alleluia.


Dal Vangelo secondo Matteo 4, 12-23

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

 
Commento



Cari fratelli e care sorelle, il Vangelo appena ascoltato ci presenta un momento di svolta nella vita di Gesù. Giovanni è stato arrestato, la sua voce è messa a tacere, e il Signore avverte che è arrivato il momento di intraprendere un nuovo cammino e farsi un annunciatore ma, ancor di più, un realizzatore, con le parole e con i gesti, della buona notizia di un tempo nuovo che si apriva. È un grande cambiamento per Gesù, egli lascia il suo ambiente, il paese in cui è cresciuto, compie un esodo dalla sua vita di sempre, dalle abitudini e da tutto ciò che gli è noto e familiare per andare incontro a un futuro nuovo.



Il Vangelo sottolinea che egli lo fa “perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia.” Gesù cioè intraprende questo nuovo cammino per realizzare una volontà e un disegno delineato ed espresso dal Padre nella Scrittura. Egli fin dai suoi primi passi si manifesta come l’umile esecutore che compie la volontà del Padre, fino alla fine, e ne realizza la Parola, come dirà nell’orto degli ulivi: “non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22,42) o altrove ai discepoli: “sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato” (Gv 6,38).

Oggi questa celebrazione festiva, per desiderio di papa Francesco, ci propone di soffermarci sulla centralità della Scrittura come Parola di Dio nella vita del cristiano. Essa infatti è sì un testo scritto, come tanti altri, ma è unico perché ci mette in diretta comunicazione con la volontà del Padre che si è espressa e manifestata nella storia dell’umanità fin dall’inizio dei tempi. Infatti la Scrittura ci descrive come l’origine di tutto sia nella Parola di Dio che diede esistenza a tutte le cose: “Dio disse: «Sia luce!» E luce fu.” (Gen 1,3). Ma poi a noi è stato dato il privilegio di incontrare personalmente questa stessa Parola, il Verbo che noi abbiamo conosciuto incarnato nella persona di Gesù e che continua a parlare attraverso il Vangelo e il Nuovo Testamento. Per questo possiamo dire che la Scrittura ci si presenta come il racconto che riassume tutta la storia dell’umanità nella quale si mescola la volontà degli uomini, a volte buona, ma anche spesso malvagia, e quella di Dio che si realizza attraverso l’azione dello Spirito Santo che non solo la fa conoscere agli uomini con il testo scritto, ma anche la rende un messaggio credibile e vivibile da tutti. Gesù ne è appunto l’esempio: la sua volontà si uniforma e permea di quella di Dio espressa nella Scrittura e la realizza in azioni concrete che imprimono una svolta nella storia dell’umanità.

Per questo è vero quello che dice S. Girolamo, un uomo che amò profondamente la Scrittura, traducendola per farla capire a molti: “L’ignoranza della Scrittura è ignoranza di Cristo.” Cosa vuol dire ignoranza delle Scritture? Essenzialmente due cose: la prima, più evidente, è la non familiarità con il libro delle Scritture. Il non sapere come è fatto, cosa contiene, in sintesi non leggerlo. Ma poi c’è un’ignoranza che significa che anche quando sappiamo cosa la Parola di Dio ci dice, perché ad esempio la ascoltiamo a Messa, la ignoriamo, cioè facciamo come se non ci dicesse nulla, se non avesse nessuna implicazione partica con la nostra esistenza. Sì, noi mettiamo a tacere la Parola di Dio rendendola una parola morta.  

Al contrario Gesù insiste nel dire che lui non è altro che l’esecutore della volontà del Padre che è stata manifestata tutta intera agli uomini nella Scrittura, e che quello che fa lui lo può fare chiunque si ponga con umiltà nel suo stesso atteggiamento di filiale docilità al Padre. A questo proposito egli dirà: “chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste.” (Gv 14,12)

L’evangelista Matteo ci propone una sintesi della missione cui Gesù sente chiamato: “Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».” Egli innanzitutto vuole far conoscere come il Regno dei cieli, cioè la realizzazione del disegno di Dio per gli uomini, sia alla nostra portata, vicino, realizzabile e che vale la pena spendere la vita per attuarlo qui subito fra di noi. Questa è la conversione di cui egli parla nei suoi discorsi: cambiare idea circa la realizzabilità della Parola che ci parla del Regno. Troppe volte noi l’abbiamo trasformata in un ideale, un’utopia, l’illusione di persone ingenue. Non così reagirono i primi apostoli, di cui ci narra la chiamata il Vangelo di oggi. Alla Parola che Gesù rivolgeva loro credettero e lo seguirono, cioè cambiarono strada e modo di vivere, non lo ignorarono e sperimentarono in prima persona che quella Parola non solo annunciava, ma realizzava il Regno di Dio: “Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

Cari fratelli e care sorelle, per sottolineare il messaggio di questa domenica festa della Parola di Dio riceveremo in dono un libro della Bibbia, la Sapienza, un testo prezioso che attorno al 50 a.C. volle riproporre al popolo di Israele che era disperso in tante regioni del mondo di allora la centralità del messaggio della Scrittura, per ravvivarne la fede. Questo testo, come ci ricorda anche il profeta Isaia nella prima lettura di oggi, voleva essere una luce nelle tenebre, un messaggio di speranza nelle difficoltà di una vita lontana dal centro della fede dei padri, Gerusalemme, e per questo sottoposta alla tentazione di dimenticare e ignorare la volontà di Dio. Leggiamo questo testo, assaporiamone il gusto dolce di parole di speranza, anche se non capiamo tutto, se il linguaggio a volte è un po’ lontano dalla nostra sensibilità. È un modo per imparare ad avere dimestichezza con la Scrittura, a farla parlare anche dentro le nostre giornate.  

Essa divenga sempre più quella luce che illumina le tenebre del dubbio, della sofferenza o della semplice mancanza di speranza e prospettiva. Se noi leggiamo ogni giorno e conserviamo nel nostro cuore, un frammento di quella Parola di Dio contenuta nella Scrittura, essa sarà una luce che illumina e scalda, un modo concreto per far sì che la volontà buona di Dio si fa strada nel buio del mondo, troppo pieno di male. Sia essa la lampada ai nostri passi e la luce che illumina il nostro cammino.


Preghiere

O Dio nostro Signore, vieni e visita la nostra vita. Fa’ che ascoltando la tua Parola ti seguiamo docilmente come discepoli e figli.

Noi ti preghiamo

O Signore che ci vieni incontro e ci rivolgi la tua Parola fa’ che l’accogliamo come liberazione dal peso della tristezza e del dolore. Rendici capaci di conservarla e meditarla nel cuore come fece Maria.

Noi ti preghiamo

 
O Dio del cielo, tu che hai seminato con pazienza il seme buono della Parola nel terreno accidentato della nostra vita, aiutaci a dissodarlo dai sentimenti di diffidenza e disillusione per poter godere della gioia di una mietitura abbondante.

Noi ti preghiamo

 
Fa’ o Dio che, vivendo il Vangelo della docilità alla volontà del Padre la nostra gioia sia moltiplicata e la nostra vita sia arricchita dal centuplo che tu prometti ai discepoli.

Noi ti preghiamo

 

Proteggi o Padre buono ogni uomo e ogni donna che è fragile e indifeso: i poveri, i malati, gli anziani, i bambini, chi è senza casa e senza famiglia. Salva quanti sono colpiti dalla forza del male. 

Noi ti preghiamo

 
Ti invochiamo o Dio della pace per tutti i popoli in guerra. Per le nazioni sconvolte dalla violenza: la Siria, il Libano, la Libia, il Centrafrica. Dona a tutti pace e salvezza.

Noi ti preghiamo.

 
Guida o Signore Gesù i passi di chi ti cerca e fa’ che incontraino discepoli annunciatori e testimoni del Vangelo. Aiuta l’umanità intera a sperare in te e ad invocare con fiducia il tuo Nome.  

Noi ti preghiamo

 

Perdona o Padre buono le nostre colpe e cancella il nostro peccato, perché anche per causa nostra il regno tarda a realizzarsi sulla terra. Fa’ che con umiltà lavoriamo perché la nostra vita sia un terreno fertile per la pianta del Vangelo.

Noi ti preghiamo

venerdì 17 gennaio 2020

II domenica del Tempo ordinario - Anno A - 19 gennaio 2020





Dal libro del profeta Isaia 49, 3. 5-6
Il Signore mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria». Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele – poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza – e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra».

Salmo 39 - Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.
Ho sperato, ho sperato nel Signore, +
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».

«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».

Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 1, 1-3
Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sostene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!

Alleluia, alleluia alleluia.
Gesù è l’agnello di Dio
che toglie il peccato del mondo
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 1, 29-34
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, ancora una volta il Vangelo ci presenta Gesù che va incontro a Giovanni. Abbiamo visto più volte, in questi giorni di Natale come il cristianesimo sia la fede in un Dio vicino all’uomo, che prende l’iniziativa di andargli incontro, perché non sopporta la distanza da lui e fra gli uomini.
Questa realtà riguarda tutti. Dio ci si fa vicino in tanti modi, ma principalmente con la sua Parola che in qualche modo rende viva la sua presenza in mezzo a noi. E proprio per sottolineare questa realtà papa Francesco ha voluto istituire la “Festa della Parola di Dio” che con tutta la Chiesa celebreremo domenica prossima.
Spesso noi invertiamo la prospettiva e crediamo che siamo noi che in qualche modo dobbiamo “andare da lui”, compiendo chissà quale sforzo ascetico.
Giovanni però non pensa così. Egli riconosce subito Gesù che gli viene incontro e dice a chi gli sta attorno: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!” Sì, Gesù viene incontro all’uomo per togliere quel peccato fondamentale e origine di tutti i mali che consiste nel nostro mantenere le distanze da Dio. Ed infatti Giovanni parla di “peccato” e non di “peccati”.
Infatti noi siamo abituati a individuare il peccato in alcune azioni sbagliate. Certo, esso si manifesta in occasioni concrete della nostra vita, ma il peccato non è l’errore di una volta, una svista, piuttosto è frutto della scelta di fondo di tenere Dio lontano da sé, nonostante questi faccia di tutto per starci vicino. E il Signore insiste nel volerci stare accanto poiché sa che il male ci vuole convincere a restare lontano da lui. È la nostra scelta di fondo che, a sua volta, genera le azioni malvage, i peccati, ma anche una vita spesa solo per se stessi, senza fare il male, ma senza nemmeno compiere il bene per gli altri è una vita di peccato, perché marcata dalla distanza da Dio che ci si manifesta proprio nella domanda di aiuto e amore che ci giunge dalle persone che incontriamo. In questo caso esso si manifesta nell’irrilevanza che diamo al Signore, alle sue parole, ai suoi insegnamenti. “Omettere”, cioè negare, il nostro amore a chi ne ha bisogno è un peccato, tanto quanto compiere un’azione malvagia.
Ma come uscire da questa condizione di distanza da Dio?
Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui lo riconosce per i tratti di mitezza e umiltà dell’agnello. Gesù non si impone all’attenzione con forza, ma con la persuasione di una umanità mite, generosa, disponibile e buona: non combatte il male che è in noi con le armi di questo mondo, ma corrodendone la forza con un’altra forza più forte, quella del voler bene. “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore” dirà infatti Gesù alle folle (Mt 11,29).
Poi Giovanni aggiunge un’osservazione che può sembrare un strana: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Giovanni cioè riconosce che nella sua vita c’è qualcuno che viene prima di sé stesso: non comincia e finisce tutto con me stesso. Egli riconosce che Gesù viene prima di sé, e alla sua autorità cede volentieri. Lo dice sul Giordano, quando Gesù era venuto a chiedergli il battesimo: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?” (Mt 3,14)
Giovanni non ha difficoltà ad ammettere la priorità di Gesù nella sua vita ed a lui si affida, anche quando non capisce, come sul Giordano: non sa come mai egli sia venuto proprio da lui, ma fa’ comunque come lui gli dice, lo “lascia fare”, per usare le parole del vangelo che già abbiamo sottolineato l’altra domenica.
C’è in lui quell’atteggiamento docile che noi rifiutiamo, come un segno di debolezza. Egli si sottomette a chi “viene prima di lui” e non pretende, come noi, di essere lui ad avere l’ultima parola. Noi ci infastidiamo se le nostre vicende non seguono i nostri piani. Ma invece, proviamo piuttosto, con Giovanni, a leggere in esse un disegno diverso dal nostro, quello che Dio ha per noi, fiduciosi che questo non potrà che essere il nostro bene. Accettiamo che la nostra storia sia indirizzata dalla parola e dalla volontà di uno “che viene prima di noi”. A volte cambiare la prospettiva con cui giudichiamo le cose ce la fa comprendere più in profondità.
Infine Giovanni conclude le sue parole ricordando che c’è un battesimo di Spirito che è superiore a quello di acqua che lui ha amministrato alle folle. Cioè al di sopra di tutto, anche della correttezza e dell’onestà di chi si può dire limpido come chi si è purificato con l’acqua, c’è un dono da ricevere più grande, lo Spirito del suo amore. Sì, chi accetta di stare con lui, cioè conserva le parole e i gesti di Gesù e li confronta con le scelte della propria vita quotidiana, viene avvolto dal suo Spirito che riscalda il cuore e illumina la mente con l’intelligenza dell’amore che fa comprendere le cose della vita in modo diverso.
Lasciamoci allora avvicinare da Gesù che ci viene incontro, non scappiamo spaventati dalla novità di quello che dice e che fa’. Non chiudiamo la porta credendo di sapere e di avere capito già. Non ci voltiamo dall’altra parte per inseguire i modelli mondani di successo che ci promettono felicità e benessere, ma poi non mantengono. Volgiamo a lui i nostri occhi e le nostre orecchie e prepariamoci ad un incontro importante: Dio ci viene incontro e noi non possiamo presentarci così come capita, ma con l’abito buono dell’attenzione e dell’umiltà, della docilità di chi si fa discepolo di un agnello che con la sua mitezza e umiltà è venuto a cancellare dalla nostra vita il peccato della distanza da Dio.


Preghiere 

O signore Gesù, ti ringraziamo perché continui a venirci incontro per restare con noi. Aiutaci a non sfuggirti e ad accoglierti sempre con gioia,
Noi ti preghiamo


Perdona il nostro peccato o Dio, quando ci chiudiamo in noi stessi e pensiamo di sapere già da noi qual è il nostro bene. Apri il nostro cuore perché diveniamo tuoi discepoli docili,
Noi ti preghiamo



O Signore Dio fa’ che accettiamo che la priorità non sono io stesso, il mio interesse e ciò che penso e dico io. Aiutaci a imparare da Giovanni l’umiltà di accoglierti e seguirti, per compiere non la nostra, ma la tua volontà,
Noi ti preghiamo


Suscita in noi o Dio un cuore pieno di Spirito, perché non ci accontentiamo di non far niente di male, ma cerchiamo con tutta la nostra forza di compiere il bene che tu indichi,
Noi ti preghiamo




Proteggi o Padre del cielo chi è povero. Sostieni chi soffre nel corpo e nello spirito per la malattia e la solitudine; chi è senza casa, lavoro e famiglia; chi è schiavo dell’odio e della sopraffazione; chi è colpito dalla miseria,
Noi ti preghiamo


Dona la tua pace o Signore Gesù ai popoli in guerra. Riconcilia i cuori segnati dal dolore e dona il coraggio della speranza a chi non riesce più a desiderare il bene dell’altro,
Noi ti preghiamo.



Guida e proteggi o Dio papa Francesco e fa’ che le sue parole ed il suo esempio conducano a te il gregge della Chiesa che gli hai affidato,
Noi ti preghiamo


Proteggi le comunità dei discepoli ovunque radunate nel mondo. Dona loro di essere fermento di vita buona e di pace dove esse vivono ed operano,
Noi ti preghiamo

sabato 11 gennaio 2020

Festa del Battesimo del Signore - Anno A - 12 gennaio 2020


 

 
 
Dal libro del profeta Isaia 42, 1-4. 6-7
Così dice il Signore: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità. Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento. Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre».
 
Salmo 28 - Il Signore benedirà il suo popolo con la pace.
Date al Signore, figli di Dio,
date al Signore gloria e potenza.
Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo.

La voce del Signore è sopra le acque,
il Signore sulle grandi acque.
La voce del Signore è forza,
la voce del Signore è potenza.

Tuona il Dio della gloria,
nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!».
Il Signore è seduto sull’oceano del cielo,
il Signore siede re per sempre. 


Dagli Atti degli Apostoli 10, 34-38
In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti. Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui».
 
Alleluia, alleluia alleluia.
Si aprirono i cieli e il Padre disse:
«Questi è il mio Figlio amato: ascoltatelo».

Alleluia alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 3, 13-17
In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Commento
 
Cari fratelli e care sorelle, il vangelo di Matteo appena ascoltato ci parla dei primi passi della vita pubblica di Gesù. Lo abbiamo visto bambino, in una mangiatoia, dove tanti, dagli umili pastori ai sapienti Magi, chinano il capo e si sottomettono a lui come al loro Signore. E oggi troviamo lui che china il capo davanti a Giovanni per ricevere il battesimo.
Dice il vangelo che Gesù “dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui”. È Gesù che intraprende un viaggio verso Giovanni. È la storia del Natale: Dio si fa vicino di sua iniziativa, accorcia le distanze, si incammina dal cielo per giungere fino a noi. È questo lo straordinario che si cela dietro l’ordinarietà dei luoghi, delle persone e dei fatti di Betlemme. Il vangelo infatti non è riservato a gente straordinaria, eroi dello spirito o grandi per nascita o virtù. La straordinarietà non è nelle persone, ma viene dalla presenza di Dio che si fa piccolo proprio per entrare nelle nostre umili vite. A volte si pensa il contrario, e cioè che è possibile che il Vangelo si realizzi solo in figure eccezionali, dalla volontà di ferro, le virtù straordinarie, il coraggio e la tenacia non comuni. Ma i cristiani non sono diversi dagli altri per nascita o per indole naturale, ma lo divengono se così come sono, gente comune, accolgono Gesù che vuole nascere nella loro vita, realizzare attraverso le loro azioni il Vangelo di un mondo nuovo che egli, e non noi, viene a realizzare.
Non conta ciò che siamo prima, ma lo Spirito che porta la vita del cristiano su strade diverse dall’ordinario. A noi chiede solo di sottometterci e accoglierlo come Signore, come fecero i pastori e i Magi, come fa Giovanni al Giordano.
Giovanni davanti a Gesù che gli si presenta per chiedere il battesimo ha una reazione istintiva: “Giovanni però voleva impedirglielo”. Lo fa per umiltà, ma comunque istintivamente vuole impedire a Gesù di inaugurare la sua vita di predicazione e annuncio del Vangelo a tutti. A volte anche noi scegliamo una dimensione modesta di noi stessi, ci consideriamo troppo piccoli per poter vivere ciò che il Signore ci prospetta. Ci sentiamo inadeguati per l’ambizioso progetto di divenire luce e sale della terra, e anche noi, come Giovanni, vogliamo impedire a Gesù di compiere anche attraverso di noi la missione per cui è venuto al mondo.
Gesù risponde a Giovanni invitandolo a “Lasciar fare”, perché si compia ciò per cui lui è venuto sulla terra. Gesù non chiede che lui compia azioni grandiose, ma di lasciar agire lui, di dargli lo spazio necessario perché si esprima e manifesti. Sì, noi siamo cedevoli con il mondo che ci impone modelli e comportamenti che egli decide, e invece resistiamo a Gesù.
Infatti spesso ci vantiamo di vivere con indipendenza e autonomia e di non sottometterci a nessuno se non a me stesso, ma poi ecco che ci ritroviamo schiavi di mille paure e pronti a fare mille compromessi per salvaguardare il proprio benessere e tranquillità. Il mondo lo sa e ci propone di rinunciare alla nostra libertà in cambio della sicurezza di un angoletto tranquillo nel quale essere lasciati in pace.
Davanti a questo Gesù ci invita a non lasciar decidere al mondo, ma di “Lasciar fare” a lui. Ogni volta che abbiamo accettato questo invito abbiamo sperimentato la forza di un amore che vince la paura e libera dalla schiavitù della tristezza e della rassegnazione.
Giovanni lascia fare a Gesù, e il risultato di questa docilità è che una volta che egli riceve il battesimo i cieli si aprono. Come nel Natale il cielo si è aperto a Betlemme sopra i pastori facendo vedere le moltitudini degli angeli salire e scendere, cioè mettere in comunicazione il mondo degli uomini con quello di Dio, così, di nuovo, il cielo si apre sulle rive del Giordano. Il cielo non è più impenetrabile e chiuso. Il futuro si apre alla speranza e una nuova prospettiva si profila all’orizzonte dell’umanità. Infatti ogni volta che non resistiamo e “Lasciamo fare” a Dio egli parla con gli uomini, il suo volere non è più nascosto dalle nubi, il mistero è svelato, il volto divino assume i tratti miti di Gesù, che tutti possono conoscere come un amico alla propria portata.
Spesso siamo noi a chiudere il cielo che Gesù ha aperto e a dire che il nostro futuro è segnato, bloccato dalle scelte già fatte in modo irreversibile. Da adulti cosa possiamo cambiare? La nostra vita ormai è fatta! Ma anche a diciotto, venti anni, i giovani vedono il loro futuro bloccato dalla crisi economica, e hanno paura dei rapporti umani importanti perché hanno visto che troppo spesso essi portano alla delusione e al fallimento.
Il vangelo del battesimo di Gesù vene oggi a dirci che no, il futuro non è bloccato e il cielo è aperto sopra di noi. Ed infatti lo Spirito scese su Gesù e inondò il Giordano e tutti quelli che vi si trovavano. A Natale lo Spirito si è diffuso nel mondo. Lo abbiamo avvertito pochi giorni fa qui a Santa Croce quando quasi 150 poveri si sono riuniti per festeggiare la nascita del Signore Gesù. Uno spirito che spazza le paure e le incertezze di chi si lascia inondare da lui.
Dio si compiace quando qualcuno si sottomette a Gesù che vuole visitare la sua vita, non resiste e lascia fare a lui. Una voce forte scende dal cielo e sovrasta il chiacchiericcio confuso e banale, il vuoto di significato di troppe parole inutili ed esprime la soddisfazione di Dio che vede raggiunto lo scopo della sua lunga storia di compagnia all’umanità: riuscire a stare con l’uomo, essere accolto come suo compagno e Signore.
Dopo le feste che oggi concludiamo questa è la prospettiva che si apre per il tempo che viene: far spazio nella nostra vita a Dio che è venuto per stare con noi e aprire il cielo chiuso dell’incomunicabilità con lui. Se lo faremo nella quotidianità della vita gusteremo anche noi quel compiacimento di Dio, gioia autentica e non passeggera, felicità di una vita libera dalle paure e riempita dall’amore di Dio.


Preghiere
 

O Signore Gesù che ti sei manifestato sulle rive del Giordano come il Figlio amato di Dio aiutaci ad accoglierti come Signore della nostra vita,

Noi ti preghiamo

 

Fa’ o Signore che siano vinti il nostro orgoglio e le resistenze del nostro cuore, perché con docilità accogliamo la tua parola e la mettiamo in pratica.

Noi ti preghiamo


O Signore, fa’ che i cieli si aprano sul capo dei tanti popoli che soffrono per la guerra e la violenza e l’angelo della pace annunci presto la fine di ogni conflitto.

Noi ti preghiamo

 

O Gesù che sei venuto per incontrare ognuno di noi da vicino, aiutaci a non fuggire le occasioni che tu ci dai di riconoscerti amico e fratello quando ci parli nel Vangelo e ci suggerisci il bene da compiere.

Noi ti preghiamo

 

Guida e proteggi o Signore ogni uomo che rinuncia a fare il proprio interesse per cercare il vantaggio degli altri. Ispiraci azioni buone perché le possiamo compiere.

Noi ti preghiamo

 

Consola o Padre di eterna bontà tutti coloro che sono nel dolore: i malati, i sofferenti, chi è senza casa e famiglia, i prigionieri, gli afflitti dalla violenza e dalla guerra. Dona guarigione e salvezza al mondo intero.

Noi ti preghiamo.

 

Fa’ o Padre buono che ogni uomo sia raggiunto dalla notizia della tua nascita. Perché il Vangelo del Natale sia annunciato a tutti e susciti in ciascuno la gioia dell’incontro col Salvatore della propria vita.

Noi ti preghiamo


Proteggi o Dio tutti i cristiani che ovunque nel mondo sono perseguitati e soffrono per la violenza: in Nigeria, Irak, Siria, Pakistan. Fa’ che presto il tuo nome sia ovunque amato e rispettato.

Noi ti preghiamo

lunedì 6 gennaio 2020

Epifania del Signore - Anno A - 6 gennaio 2020


 


Dal libro del profeta Isaia 60,1-6

Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Màdian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore.

 

Salmo 71 - Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.

I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 3,2-3a.5-6

Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Abbiamo visto la tua stella in oriente
e siamo venuti per adorare il Signore

Alleluia, alleluia alleluia.



Dal vangelo secondo Matteo 2,1-12

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, il vangelo di oggi ci narra come i segni straordinari della natività del Signore, fatti di una periferia sperduta del mondo di allora, raggiunsero i confini più lontani della terra, quell’ “oriente” da cui vennero alcuni personaggi un po’ misteriosi, i Magi: forse dei re, o piuttosto dei sapienti, capaci di scrutare i segni del cielo. L’evangelista Matteo ci tiene a riportare come quella nascita porta con sé entrambi i segni, apparentemente contradittori, di un evento periferico, marginale, quasi anonimo quanto a collocazione geografica e sociale, e la sua portata universale, tanto da essere colto da chi non aveva niente a che fare con il contesto sociale, religioso e culturale in cui essa si è realizzata.

Apparente contraddizione, sì, perché con quel paradosso in realtà il Vangelo vuole farci vedere come la partecipazione a quell’evento non è determinata dalla prossimità geografica o dalla familiarità culturale con esso, ma dalla disponibilità a farsi interrogare e provocare dai segni che ci vengono posti dinanzi. Infatti la stella così come il coro degli angeli non furono indirizzati solo ad alcuni, in segreto, di nascosto. Essi erano segni chiari e ben visibili, in pieno cielo, tanto che li percepirono sia gente rozza ed ignorante come i pastori quanto sapienti raffinati e di origine remota, come i Magi. Addirittura il vangelo mette in luce un altro paradosso: quando i Magi ingenuamente si rivolgono a Erode e ai sapienti di Gerusalemme essi non si stupiscono di niente, sanno già tutto: il come e il dove deve realizzarsi quella promessa antica della venuta del Salvatore. Essi avevano tutte le coordinate per rendersi conto di cosa stava accadendo, ma non le tennero in nessun conto.

Fratelli e sorelle, questo racconto dicevo è paradossale, perché vuole mettere in luce le contraddizioni che sono nel nostro modo di vivere. Ci dice come per vivere l’incontro con Gesù che nasce di nuovo per stare con noi non basta saperlo, avere coscienza del fatto e del modo con cui la sua venuta si è realizzata. A tanti quella stella, quel coro degli angeli sono ben noti, li conoscono con dovizia di particolari, ma non dicono nulla. Anzi suscitano un certo fastidio, perché vengono a disturbare. Sì ci disturbano, perché sia la stella, come anche gli angeli, invitano a seguirli, a uscire dal conosciuto e dallo scontato per andare allo scoperto e addentrarsi in un terreno nuovo, in cui non siamo padroni a casa nostra, ma dove è re qualcun altro, Gesù.

Io penso, fratelli e sorelle, alla provocazione di un fenomeno come quello migratorio: esso è una grande novità del nostro tempo, ma chi lo coglie come un segno, una stella, che deve condurci a pensare un nuovo ordine sociale, una nuova cultura, una giustizia che tenga conto di realtà lontane ma non estranee all’organizzazione economica globale del nostro tempo. Eppure chi esce allo scoperto? Chi segue questa stella con disponibilità a capire, a conoscere, ad amare? Quanti invece vorrebbero che fosse oscurata, eliminata e spenta definitivamente, come una novità fastidiosa!

Sì questa è la cosa che fa la differenza: la disponibilità a mettersi in cammino. Erode ha paura, sente minacciato il suo potere; i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo sono contrariati; la gente di Gerusalemme è turbata, e per questo nessuno di loro sente il bisogno di uscire di casa e fare i pochi chilometri che separano la città dalla borgata di pastori di Betlemme. Nessuno di loro trova motivi sufficienti per uscire dal proprio piccolo regno in cui è signore per scoprire chi è quel nuovo re che viene a instaurare un nuovo regno di pace, giustizia, amore, felicità.

Fratelli e sorelle, questo è il nostro stesso problema: non basta sapere, bisogna decidere di uscire da mentalità e culture consolidate e seguire i segni di un nuovo tempo che nasce e chiede di essere vissuto alla luce del Vangelo portata da Gesù.

Cari fratelli e care sorelle, quei magi invece scoprirono con gioia quel segno nel loro cielo spento. Si presero la briga di seguirlo, senza sapere dove sarebbero arrivati. Si portarono appresso poche cose, come chi fa un viaggio impegnativo, ma di valore, lasciandosi dietro tutto quello che è inutile, superficiale, posticcio. Credettero con ingenuità infantile che il loro atteggiamento sarebbe stato quello di tutti: stupore, gioia, curiosità, interesse, attesa, e invece trovarono solo fastidio, paura. Alla fine quello che per loro ha contato è che trovarono Gesù. “Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.” La loro vita si riempie di felicità, di tenerezza, quel bambino gli fa scoprire la loro vera dimensione, non più grandi uomini sapienti, ma umili figli, pronti a chinarsi davanti al vero re del mondo, e fa emergere da loro le cose più belle e le fa brillare come doni preziosi da offrire agli altri.

La loro vita da quel momento non è più la stessa, cambiano strada. Tornare a casa non è più lo scontato ripercorrere le vie di sempre, ma aprire nuovi sentieri, scoprire nuovi luoghi e nuove persone alle quali comunicare la gioia dell’incontro col Signore.

Cari fratelli e care sorelle, sia anche per noi il Natale dei magi, non il Natale di chi guarda dalla finestra annoiato, ma la novità di un’uscita da sé, di un nuovo modo di vivere la vita di sempre, uno sguardo diverso sugli altri e sulle situazioni, pieno di infantile stupore e curiosità, pronto a intenerirsi, attento a non ritenere niente scontato e vecchio, capace di scoprire in ogni momento la bellezza della compagnia del Signore e di farne il vero re della nostra vita.



Preghiere

O Dio che ti sei fatto bambino per confondere con la tua umile semplicità i forti e i sicuri di sé, fa’ che usciamo dalle nostre vite per venire a contemplarti ogni volta che ascoltiamo la tua Parola,

Noi ti preghiamo

 
Ti preghiamo o Signore perché come i Magi anche noi sappiamo piegare il ginocchio e chinare il capo per adorarti piccolo e indifeso, nei poveri, nei deboli, in chi ha bisogno di sostegno e conforto. Guida e benedici il nostro cammino verso di te,

Noi ti preghiamo

 

Donaci o Dio la vera sapienza che ci fa cogliere i segni della tua presenza e la via per raggiungerti. Fa’ che non smettiamo mai di cercarti,

Noi ti preghiamo

 Ti ringraziamo o Signore perché hai riempito le nostre vite dei doni preziosi di una umanità mite, di parole buone, di azioni misericordiose da offrire a chi incontriamo. Continua a benedirci e ad aver pietà della nostra debolezza,



Noi ti preghiamo

 

O Cristo, re e Signore umile, riempi della forza del tuo amore le nostre vite, perché animati dalla gioia dell’incontro con te andiamo anche noi come i pastori ad annunciare ciò che abbiamo udito e visto a Betlemme,

Noi ti preghiamo

 

Fa’ giungere o Padre misericordioso a tutti gli uomini l’annuncio gioioso del Natale perché in ogni popolo e in ogni lingua sia lodato il Dio bambino che è nato per la nostra salvezza,

Noi ti preghiamo

 

Senza di Te o Dio non possiamo nulla. Aiutaci a rinunciare all’orgoglio arrogante e al desiderio di imporci sugli altri per scoprire la bellezza del servizio ai fratelli,

Noi ti preghiamo.

  

O Dio, dona al mondo intero la tua pace che riconcilia i cuori e li apre alla fiducia. Fa’ che il tempo che viene sia guarito dalla piaga della guerra e della violenza,

Noi ti preghiamo

sabato 4 gennaio 2020

II domenica dopo Natale - Anno A - 5 gennaio 2020




Dal libro del Siràcide 24,1-4.8-12

La sapienza fa il proprio elogio, in Dio trova il proprio vanto, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. Nell'assemblea dell'Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria, in mezzo al suo popolo viene esaltata, nella santa assemblea viene ammirata, nella moltitudine degli eletti trova la sua lode e tra i benedetti è benedetta, mentre dice: «Allora il creatore dell'universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: "Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele, affonda le tue radici tra i miei eletti" . Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato, per tutta l'eternità non verrò meno. Nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi sono stabilita in Sion. Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità, nell'assemblea dei santi ho preso dimora».

 Salmo 147 Il Verbo si è fatto carne e abita in mezzo a noi.

Celebra il Signore, Gerusalemme,

loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
 
Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.
 
Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun'altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.
 
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini. 1, 3-6. 15-18

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d'amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. Perciò anch'io Paolo, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Gloria a te, o Cristo, annunziato a tutte le genti;
gloria a te, o Cristo, creduto nel mondo.

Alleluia, alleluia, alleluia.


Dal vangelo secondo Giovanni 1,1-18

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.


Commento

Cari fratelli e care sorelle, torna a risuonare l’annuncio del Natale, e ci viene ripetuto a breve distanza dalla notte in cui il Signore Gesù è nato per la nostra salvezza. Non è inutile questa insistenza della Liturgia perché è facile che noi consideriamo la nascita di Gesù con scontatezza un evento ormai del passato e lo accantoniamo con la stessa facilità con cui passiamo da un programma all’altro della televisione.
Sappiamo bene come l’Evangelista Giovanni racconta il Natale non come una cronaca dei fatti, ma come qualcosa di interiore. Oggi siamo allora invitati a leggere anche noi la storia del Natale di Gesù come una nostra storia interiore.
Egli sottolinea fin dal suo esordio come all’inizio di tutto ci sia il Verbo, cioè una Parola. Sì, la vita del mondo, l’esistenza di tutte le cose, noi, tutto nasce dal desiderio di Dio di comunicare, di non restare chiuso in se stesso, ma di aprirsi e farsi conoscere. Conoscere e farsi conoscere dagli altri è presentata da Giovanni come l’essenza di Dio, il tratto caratteristico dominante di tutto il suo essere. L’Evangelista cioè ci invita a rileggere la storia del mondo, ma anche la nostra storia personale, come un progressivo e continuo rivelarsi di Dio, attraverso gli eventi, le parole, le persone. Per capire in profondità la nostra esistenza e quella del mondo cioè, dobbiamo imparare a leggerle con una grammatica diversa, che vede in profondità e comprende i significati che esse esprimono non in superficie ma nel loro essere parte del disegno di Dio. Le esperienze positive, quelle negative, le persone stesse assumono un significato e un valore diverso, sono parte della manifestazione di un Dio che vuole farsi conoscere, che non è sopra la storia ma dentro la storia, nostra e del mondo.
Tante volte noi, al contrario abbiamo un’idea “misteriosa” di Dio, come se giocasse con gli uomini a tener nascosto il suo volere, a muovere le vicende della nostra vita come le pedine di un gioco a noi inconoscibile. Ma invece Dio non sta nascosto, non si avvolge di mistero, è la nostra miopia, la piccolezza della nostra prospettiva che ce lo rendono a volte lontano e incomprensibile. E il Natale in questo progressivo avvicinamento rappresenta una tappa decisiva: non solo Dio è vicino alla vita degli uomini, se ne interessa e ne ha compassione, ma ora diventa così prossimo da farsi vedere, toccare, ascoltare.
Non sempre però la prossimità di qualcuno alla nostra vita è un fatto accettato con gioia. Anzi i rapporti spesso tendono a tenere l’altro ad una certa distanza, senza permettergli più di tanto di avere un ruolo decisivo per noi. Si fugge l’incontro proprio con chi pretende di essere significativo, di influire sulle mie scelte e desideri. Paradossalmente accettiamo più volentieri che le nostre scelte siano determinate dai cosiddetti “persuasori occulti”, cioè i media, la pubblicità, le notizie più o meno tendenziose veicolate dai social, piuttosto che avere un amico che “pretenda” di influire su di noi.
Ma Dio ci conosce meglio di noi, sa le nostre difficoltà e capacità, conosce di cosa abbiamo bisogno e se scende dal cielo e si fa uomo non è certo per passare inosservato, ma per offrirci la possibilità di vivere meglio e più felici. Eppure, ci dice Giovanni, “Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.” Stiamo attenti allora a non coltivare atteggiamenti diffidenti e scontrosi, perché rischiamo di allontanare da noi proprio colui che viene per salvarci!
L’evangelista ci propone l’esempio opposto di Giovanni il Battista, come colui che, al contrario, riconosce e accoglie Dio che viene per stare con noi. Innanzitutto ci dice il vangelo, egli lo riconobbe perché non credeva di vederci già bene da solo, di avere già tutto chiaro. A me spesso colpisce l’atteggiamento di quanti non si stupiscono mai delle realtà o delle persone che incontrano: già sanno, hanno capito, conoscono cosa c’è dietro e cosa significa. Incasellano subito ogni cosa nella categoria nota, definiscono e catalogano senza provare mai lo stupore di trovarsi davanti a qualcosa di nuovo, che li spiazza e li colpisce, lasciandoli senza una risposta immediata e già pronta. Hanno paura di essere colti impreparati, senza già aver capito e spiegato tutto. Ma in realtà non bisogna aver paura di restare stupiti di qualcosa di nuovo, ed ogni persona e ogni fatto sono una novità che ci si presenta, di cogliere in esso una domanda nuova alla quale dobbiamo prepararci per poter rispondere. Non si stupisce solo chi vede solo se stesso e non riesce a cogliere nell’altro un messaggio di Dio, una sua domanda o una sua risposta al nostro bisogno di voler bene, di capire, di essere in un certo modo.
Ecco allora che il Battista: “venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.” Giovanni il battista seppe riconoscere di non essere lui la luce di se stesso, ma di dover indicare anche agli altri da dove aveva ricevuto la luce capace di orientare la sua vita, di darle un senso e una rilevanza non solo più per se stesso e basta, ma per folle di persone. Quella luce è Gesù, la Parola che si è fatta carne della nostra carne per essere più credibile e accettabile da tutti.
Lasciamoci stupire da questa novità che quotidianamente vuole farsi strada in noi, da questo messaggio che in ogni momento vuole raggiungerci e interrogarci. Lo stupore fa interrogarsi, la scontatezza fa dimenticare subito e non lascia traccia in sé.
E allora cerchiamo sempre la luce di Dio per capire noi stessi, gli altri, il mondo, la realtà, senza pregiudizi e precomprensioni. Lasciamoci stupire da ogni incontro, perché possiamo interrogarci cosa significa e cosa ci chiede. Impareremo così quella grammatica che permette di comprendere nella storia la lingua con cui Dio cerca di manifestarsi e di farci capire quanto ci ama e quanto desidera stare con noi.
 
Preghiere

Signore che nasci per farti udire e vedere da tutti, fa’ che anche noi ti sentiamo vicino nelle parole del Vangelo e nel dono dell’Eucarestia che ogni domenica riceviamo,

Noi ti preghiamo

Ti preghiamo o Padre non stancare di cercarci, nonostante la nostra chiusura. Perdona la nostra freddezza e distanza, donaci di venirti incontro ogni domenica, quando torni a farti vicino a noi,

Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Padre Santo per chi non ti conosce e non ha mai sperimentato la bellezza dell’incontro con te. Fa’ che presto tutti ti conoscano come un vero amico che ama e salva,

Noi ti preghiamo

 Scalda il nostro cuore o Signore Gesù con le parole del Vangelo, perché ci facciamo figli della tua Parola e non più di noi stessi,
 

 
Noi ti preghiamo


Proteggi e consola Signore chi è nel dolore, guarisci gli ammalati e proteggi i deboli, perché la tua nascita apra un tempo di gioia per tutti,

Noi ti preghiamo

 Aiutaci o Padre misericordioso a rinascere come tuoi figli adottivi. Colma il nostro cuore della speranza in un mondo migliore, perché possiamo divenire operatori di bene,

Noi ti preghiamo.


Ti preghiamo o Dio per il nostro papa Francesco, perché le sue parole e il suo esempio tocchino il cuore di ogni cristiano avvicinandolo a te,

Noi ti preghiamo

Dona la tua pace o Signore dell’Universo a tutti i popoli. Fa’ che torni presto concordia e giustizia in ogni paese dove la guerra uccide e distrugge,

Noi ti preghiamo