sabato 30 maggio 2020

Festa di Pentecoste - Anno A - 31 maggio 2020

 


Dagli atti degli apostoli 2, 1-11
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».
 
Salmo 103 - Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.
Benedici il Signore, anima mia! +
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore.

Dalla prima lettera ai Corinzi 12, 3b-7. 12-13
Fratelli, nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune.  Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
 
Alleluia, alleluia, alleluia.
Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli
e accendi in essi il fuoco del tuo amore.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 20, 19-23
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
 
Commento
 
Cari fratelli e care sorelle, le letture della liturgia di oggi ci presentano per ben due volte i discepoli chiusi in un luogo isolato, negli Atti e nel Vangelo di Giovanni. In qualche modo essi rappresentano bene l’atmosfera delle settimane che abbiamo vissuto anche noi e che ancora, in parte, stiamo vivendo. Chiusura, isolamento, timore sono stati i nostri compagni per mesi. E questo lascia un segno.
Il Signore però non abbandona i suoi in questa condizione che direi rischia di diventare il nostro naturale modo di essere, come l’istintiva reazione quando i tempi sono difficili. Lui viene e visita. La visita di Dio è un’esperienza che talvolta noi fatichiamo a riconoscere, non sempre ce ne accorgiamo. Essa non si impone come qualcosa di eclatante, è fatta di gesti semplici, cioè di uno “Spirito” che soffia leggero, come nel Vangelo di Giovanni, o anche impetuoso, come negli Atti, ma che non lascia i discepoli come prima. Questo è il carattere distintivo dell’intervento dello Spirito: egli ci rinnova, ci cambia, ci trasforma a partire dall’interno, operando con discrezione, quasi nel segreto.
Lo dicevamo già domenica scorsa: come avremmo vissuto questo lungo tempo della pandemia se non avessimo ricevuto il sostegno dello Spirito? Nei momenti più duri, nella tristezza e solitudine, egli ci ha consolati, cioè ci ha fatto sentire amati. Questo ha cambiato tutto!
Ma oggi abbiamo ascoltato anche che l’azione dello Spirito ha un altro effetto in noi. La sua discesa infatti non solo ci riempie il cuore, ma lo fa anche traboccare verso l’esterno. Nel libro degli Atti vediamo come dal chiuso del luogo in cui erano riuniti l’azione dello Spirito fa uscire i discepoli nelle strade e piazze ad annunciare, parlare di Gesù e testimoniare il traboccare del suo amore in un modo che tutti possono capire, parlando cioè le lingue del mondo intero. Ma anche nel Vangelo di Giovanni Gesù mentre “soffia” lo Spirito sugli undici apre loro una prospettiva sconfinata, quella del perdono dei peccati: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Cosa significa perdonare il peccato? Non significa mettersi a giudicare tutti, piuttosto vuol dire lo Spirito dona la capacità di spezzare la catena del male che imprigiona gli uomini e le donne in una successione di anelli ininterrotta che finisce per imprigionarci. È l’idea che al torto si risponde con un altro torto, che al clima di indifferenza si risponde con il farsi i fatti propri, all’egoismo imperante corrisponde il nostro difendere i propri interessi, e così via. In questo modo la catena del male si allunga sempre più e imprigiona anche altri, sempre più schiavi della sua forza. “Che sarà mai un anello in più”, possiamo pensare noi, e così la catena si allunga e coinvolge altri. Lo Spirito che è l’amore di Gesù ci dà la forza di interrompere questa catena di “peccato”, di male, e ci permette di rispondere al male con il bene, all’indifferenza con la responsabilità, all’egoismo con la generosità, ecc…
Ecco che allora anche noi oggi siamo invitati ad accogliere lo Spirito che in tempi difficili ci ha consolati e sostenuti col suo amore, magari anche senza che noi ce ne rendessimo bene conto, e che oggi ci spinge a far traboccare questo dono ricevuto in tanti rivoli che spargano attorno a noi il profumo buono della misericordia divina.
Durante i giorni più duri si ripeteva spesso: “tutto andrà bene” e che saremmo usciti migliori dalla crisi vissuta. Ce lo siamo augurati di cuore, ma senza accogliere e farci trasformare dall’azione dello Spirito il mondo e gli uomini non cambiano. Purtroppo vediamo come, finiti i tempi più duri, tutto piano piano sembra tornare ad una normalità che noi ci auguravamo superata per sempre: la litigiosità dei politici e amministratori, l’egoismo della difesa strenua dei propri interessi a discapito degli altri, il desiderio di una libertà a tutti i costi, anche a costo di provocare problemi ad altri. Sembra che la catena del peccato ricominci ad aggiungere ogni giorno altre maglie e a stringere sempre più persone.
C’è bisogno di interrompere questa catena, di sciogliere le maglie di azioni cattive, irresponsabili, egoistiche e sostituirle con la forza dell’amore che lo Spirito ci dona per liberarci e liberare altri.
A questo la festa di oggi ci chiama: facciamo sì che la vicinanza del Signore ricevuta nei giorni più difficili oggi strabordi da noi e si riversi sugli altri, su chi incontriamo. Impariamo come gli undici a parlare tutte le lingue, cioè a trovare per ciascuno il modo giusto di comunicare il Vangelo che pacifica e consola gli animi esacerbati, arrabbiati o intristiti nei giorni della chiusura.
Invochiamo dunque e accogliamo il dono dello Spirito perché ci cambi dall’interno e renda il mondo un luogo vivibile nel quale a ciascuno è dato modo di trovare la via di una vera pace e felicità.


Preghiere 
 
Ti invochiamo o Signore Gesù, manda lo Spirito consolatore a vincere in noi l’egoismo e l’inimicizia. Insegnaci a voler bene e a considerarci parte dell’unica grande famiglia di Dio che è l’umanità.
Noi ti preghiamo
  
Scendi Spirito di Dio e inonda il mondo intero della tua pace. Raggiungi i luoghi dove oggi infuria la guerra ed esplodono gli odi e le ingiustizie, infondi nei cuori di tutti il desiderio di pace.
Noi ti preghiamo
 
Come a Pentecoste ti aspettiamo o Spirito di amore, perché tu discenda a scaldare i cuori e a donarci una lingua nuova per parlare a tutti. Fa’ che la grammatica del voler bene e le parole dell’amicizia diventino l’unica lingua con cui gli uomini si parlano e si ascoltano in tutto il mondo.
Noi ti preghiamo
 
Fa’ o Signore che restiamo uniti nella tua famiglia, perché invochiamo insieme la discesa dello Spirito e la manifestazione del tuo amore, per portare agli altri la fiamma della passione per il bene di tutti.
Noi ti preghiamo
 
Consola o Spirito tutti coloro che sono nel dolore: i poveri, i malati, gli anziani i sofferenti. Fa’ che sia vinta la durezza di cuore di chi non compie il bene che tu ci suggerisci.
Noi ti preghiamo
 
 Unisci o Spirito di Dio le tue Chiese ovunque diffuse in un’unica e unanime invocazione per l’unità. Fa’ che raccolti nell’unica famiglia dei tuoi discepoli ci amiamo come fratelli e sorelle.
Noi ti preghiamo.
 
O Spirito di sapienza e di fortezza, suscita nei cuori dei discepoli di Cristo il desiderio di annunciarti e testimoniarti al mondo intero. Fa’ che ovunque risuoni con forza la lode per le meraviglie che compi per il bene dell’uomo.
Noi ti preghiamo
 
Ti preghiamo o Dio in modo particolare per il papa Francesco, illumina i suoi passi perché porti ovunque la pace nei cuori e la riconciliazione dei nemici. Proteggilo da ogni male,
Noi ti preghiamo
 
 
 

mercoledì 27 maggio 2020

Preghiera del 27 maggio 2020 - prima dopo la quarantena





1Re 3,3-15

Salomone amava il Signore e nella sua condotta seguiva le disposizioni di Davide, suo padre; tuttavia offriva sacrifici e bruciava incenso sulle alture. Il re andò a Gàbaon per offrirvi sacrifici, perché ivi sorgeva l'altura più grande. Su quell'altare Salomone offrì mille olocausti. A Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte. Dio disse: "Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda".  Salomone disse: "Tu hai trattato il tuo servo Davide, mio padre, con grande amore, perché egli aveva camminato davanti a te con fedeltà, con giustizia e con cuore retto verso di te. Tu gli hai conservato questo grande amore e gli hai dato un figlio che siede sul suo trono, come avviene oggi. Ora, Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?". Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. Dio gli disse: "Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te. Ti concedo anche quanto non hai domandato, cioè ricchezza e gloria, come a nessun altro fra i re, per tutta la tua vita. Se poi camminerai nelle mie vie osservando le mie leggi e i miei comandi, come ha fatto Davide, tuo padre, prolungherò anche la tua vita". Salomone si svegliò; ecco, era stato un sogno. Andò a Gerusalemme; stette davanti all'arca dell'alleanza del Signore, offrì olocausti, compì sacrifici di comunione e diede un banchetto per tutti i suoi servi.

Commento 

Ci ritroviamo oggi dopo tanto tempo di “digiuno” dalla preghiera e dall’incontro con la Parola di Dio. Già domenica scorsa abbiamo ripreso i nostri incontro domenicali nella Liturgia Eucaristica. È un po’ come uscire da un letargo, dopo l’inverno lungo di questa pandemia, che non è ancora finita, anche se si intravede il termine, come tutti speriamo.

Come dicevo domenica, la Parola di Dio ha accompagnato questo tempo difficile, forse non ce ne rendiamo bene conto, ma è grazie ad essa che la nostra vita non è stata sopraffatta dalla tristezza e dallo scoraggiamento. Tanti, lo sappiamo, hanno vissuto con angoscia o addirittura disperazione questo tempo. La paura, a volte anche poco razionale e immotivata, è infatti anche conseguenza della solitudine nell’affrontare le difficoltà della vita, senza sentire che il Signore ci accompagna e protegge molto più di quanto pensiamo.

La Parola nutre il nostro pensiero e lo libera dai lacci non della prudenza, che ci vuole sempre, ma delle pretese di un senso dell’impossibilità, e libera le energie dell’amore che ci lega agli altri e supera tante barriere.

Il Signore ci parla, e quando lo fa è come se si aprisse uno spazio diverso, in cui le regole normali non valgono, o sono relativizzate. È la dimensione del sogno che, come abbiamo visto altre volte, ad esempio nel caso di Giuseppe, è il tempo nel quale Dio parla all’uomo. Il sogno è realtà diversa, non sottoposta alle regole della razionalità, dove vale un orientamento diverso.

Dio, abbiamo ascoltato dal primo libro dei Re, incontra Salomone in sogno. Innanzitutto è Dio che va incontro a Salomone, dopo che questo si è come immesso in un clima di preghiera sul monte, mediante il gesto del sacrificio, del dono di sé stesso. Dio si presenta a Salomone come colui che desidera rispondere alla domanda dell’uomo. Non è un Dio che esige, ma che ascolta il bisogno che l’uomo gli esprime. Questo ci fa capire come tante volte Dio è reso impotente dal nostro non saper formulare richieste davanti a lui. L’uomo sazio e autosufficiente rende Dio inutile e impotente.

Quello di Dio a Salomone è un invito alla preghiera. Preghiera è chiedere a Dio, per sé, per gli altri, per il mondo. San Paolo dice che se non otteniamo è perché non sappiamo chiedere bene, cioè ciò di cui abbiamo veramente bisogno. Il nostro sguardo a volte è annebbiato da falsi bisogni, che vuol dire soprattutto bisogni non messi a confronto con la situazione degli altri. Il lamento vittimista e rivendicativo non è che a volte non abbia nessun motivo, ma diventa sterile perché è tutto concentrato su se stessi e non tiene conto di un contesto più grande che ridimensiona o riorienta anche i propri bisogni.

Salomone chiede un “cuore docile”, che in greco è definito con l’espressione un “cuore per ascoltare”, per essere all’altezza della sua responsabilità di capo del popolo.

Dio apprezza la richiesta di Salomone. Salomone chiede non per sé ma per gli altri: sì, la sapienza è per sé, ma il fine è nel servizio da rendere agli altri e non nell’accrescimento orgoglioso di sé. Per questo Dio accoglie la preghiera. Possiamo dire che la preghiera è accolta se sa chiedere per sé cose utili agli altri. Il bene non è nella cosa in sé che si chiede, ma nella destinazione ultima, lo scopo finale. Così è la vita del discepolo: benedetta perché porti frutti di bene da condividere con molti.

La risposta di Dio alla preghiera di Salomone dimostra anche un’altra cosa, e cioè che l’amore di Dio è sempre sovrabbondante: “Ti concedo anche quanto non hai domandato”. Cioè non solo Dio non dà “per merito” di chi chiede, ma supera le nostre aspettative, dà un di più che noi non ci siamo nemmeno immaginati di chiedere.

La preghiera dunque se è sincera e gradita a Dio stupisce, suscita un’onda di dono che non ci aspettiamo e va oltre ogni immaginazione nostra, per questo ci disorienta, cioè ci porta a superare le ristrettezze del nostro pensiero e aspettativa per entrare nella dimensione di Dio in cui non vale il dare-avere, il merito, il contraccambio, ma la pura grazia: è appunto la dimensione del sogno, la dimensione dell'audacia.

Infine Dio in risposta alla preghiera sancisce la nascita o il consolidarsi di un rapporto personale che lega l’uomo a Dio e Dio all’uomo nella fedeltà reciproca: “Se poi camminerai nelle mie vie osservando le mie leggi e i miei comandi…”. L’uomo esce diverso dalla preghiera, non solo perché ha ottenuto molto, ma perché non è più solo, ma è un alleato di Dio: “offrì olocausti, compì sacrifici di comunione e diede un banchetto per tutti i suoi servi.” Salomone uomo rinnovato dalla preghiera riversa sui servi la grazia sovrabbondante ricevuta con la condivisione della gioia del banchetto.

sabato 23 maggio 2020

Festa dell'Ascensione del Signore Gesù - Anno A -24 maggio 2020


 
 
 

Dagli atti degli apostoli 1,1-11

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

 

Salmo 46 - Ascende il Signore tra canti di gioia.

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni 1, 17-23

Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore.
Egli la manifestò in Cristo,
quando lo risuscitò dai morti
e lo fece sedere alla sua destra nei cieli,
al di sopra di ogni Principato e Potenza,
al di sopra di ogni Forza e Dominazione
e di ogni nome che viene nominato
non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro.
Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi
e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose:
essa è il corpo di lui,
la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.
 
Alleluia, alleluia alleluia.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo.

Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Matteo 28, 16-20

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.  Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
 
Commento
 
Cari fratelli e care sorelle, con emozione e gioia oggi ci siamo accostati di nuovo, dopo tante settimane, alla tavola della Comunione dei discepoli col Signore. Un tempo lungo e difficile ci ha tenuto lontano da essa fisicamente, anche se spiritualmente ciascuno di noi è potuto restare unito a Gesù e ai fratelli con la sua preghiera e assistendo da casa alla S. Messa. Però dobbiamo proprio dircelo, non è la stessa cosa!

Oggi qui ascoltiamo dalla viva voce dei fratelli e delle sorelle la voce del Signore che ci rivolge la sua Parola benedetta e vediamo il volto di ciascuno di noi che è una tessera del mosaico che costruisce il volto stesso di Gesù. Il volto di Gesù infatti non è un’icona impassibile e stereotipata, ma ha i tratti dolenti ma anche gioiosi, imperfetti della sua famiglia riunita nel suo nome. È quando essa si raccoglie per celerare la Liturgia eucaristica che quel volto si compone e splende di una luce speciale, diviene bello e luminoso, perché, come dice S. Ireneo, “la gloria di Dio è l’uomo vivente”.

Oggi, allora, possiamo vederlo ed ha uno sguardo umano e bello perché riassume e accoglie in sé lo sguardo di ciascuno di noi. Gesù lo ha continuato a fare nel tempo trascorso a casa a causa della pandemia, facendo suoi i nostri timori, le tristezze, il nervosismo e il disorientamento di ciascuno, ed oggi lo vediamo.

Gesù ha vissuto con noi tutto ciò, ci è rimasto accanto quando la nostra vita cambiava radicalmente, è rimasto con chi ha sofferto per la malattia, ha accompagnato affettuosamente quanti sono morti, ha sostenuto, consolato, incoraggiato, spiegato, dato senso ad ogni momento vissuto da noi.

Senza di lui cosa sarebbe stata la nostra vita? Senza la sua Parola ad infondere speranza e a indicarci il cammino come avremmo potuto affrontare questo tempo senza maledirlo con il cuore pieno di amarezza e risentimento?

Oggi il Signore ha voluto che ci vedessimo di nuovo per renderci meglio conto di questo e per dircelo con gli occhi e con il cuore ed esprimergli la nostra gratitudine.

Abbiamo vissuto da prigionieri la Pasqua del Signore, ma le case in cui eravamo chiusi non sono rimaste al buio. Esse sono state invase dalla felicità della Resurrezione. Sì, con essa Gesù ci ha detto che la morte non ha vinto, che il tempo per vivere con lui non era finito, anzi si è aperta una nuova stagione, piena di difficoltà, ma anche ricca di opportunità per riconoscere nella storia e nel mondo i segni della sua vittoria sul male.

Alle donne andate al sepolcro Gesù ha rivolto l’invito che i suoi discepoli andassero ad attenderlo in Galilea. Dopo la resurrezione la storia dei discepoli con Gesù ricomincia da quella terra periferica, e anche noi, come abbiamo ascoltato dal Vangelo, siamo riportati dopo la Pasqua ad incontrare oggi Gesù in Galilea: “gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono.

Perché in Galilea?

Ce lo dice papa Francesco: “«Vi precede in Galilea» (v. 7), dice l’angelo. Il Signore ci precede, ci precede sempre. È bello sapere che cammina davanti a noi, che ha visitato la nostra vita e la nostra morte per precederci in Galilea, nel luogo, cioè, che per Lui e per i suoi discepoli richiamava la vita quotidiana, la famiglia, il lavoro. Gesù desidera che portiamo la speranza lì, nella vita di ogni giorno. Ma la Galilea per i discepoli era pure il luogo dei ricordi, soprattutto della prima chiamata. Ritornare in Galilea è ricordarsi di essere stati amati e chiamati da Dio. Ognuno di noi ha la propria Galilea. Abbiamo bisogno di riprendere il cammino, ricordandoci che nasciamo e rinasciamo da una chiamata gratuita d’amore, là, nella mia Galilea. Questo è il punto da cui ripartire sempre, soprattutto nelle crisi, nei tempi di prova. Nella memoria della mia Galilea [cioè dell’incontro con l’amore di Dio da cui tutto comincia].

Ma c’è di più. La Galilea era la regione più lontana da dove si trovavano, da Gerusalemme. E non solo geograficamente: la Galilea era il luogo più distante dalla sacralità della Città santa. Era una zona popolata da genti diverse che praticavano vari culti: era la «Galilea delle genti» (Mt 4,15). Gesù invia lì, chiede di ripartire da lì. Che cosa ci dice questo? Che l’annuncio di speranza non va confinato nei nostri recinti sacri, ma va portato a tutti. Perché tutti hanno bisogno di essere rincuorati e, se non lo facciamo noi, che abbiamo toccato con mano «il Verbo della vita» (1 Gv 1,1), chi lo farà? Che bello essere cristiani che consolano, che portano i pesi degli altri, che incoraggiano: annunciatori di vita in tempo di morte! In ogni Galilea, in ogni regione di quell’umanità a cui apparteniamo e che ci appartiene, perché tutti siamo fratelli e sorelle!” (omelia di papa Francesco nella Veglia pasquale, 11 aprile 2020).

Oggi festeggiamo l’Ascensione del Signore. È una festa che possiamo paragonare ad un Natale al contrario. Nella Natività Dio nasce sulla terra e prende il nostro corpo, oggi è l’uomo che “nasce in cielo”, cioè il nostro corpo sale in cielo e rimane in Dio per sempre. Gesù cioè ha portato con sé per sempre il dolore di quel corpo che ha vissuto fra di noi. Ha portato i segni dei chiodi, ma anche i piedi lavati dalle lacrime della Maddalena, e dalle tante lacrime versate in questi giorni. Le mani che hanno toccato e guarito tanti, come quelle che in questo tempo si sono prese cura di tanti malati negli ospedali. Gli occhi che hanno visto le folle disorientate e confuse, le orecchie che hanno udito le grida degli indemoniati bestemmiare Dio e poi placarsi nella pace del suo amore. Il cuore che ha battuto accanto a quello di tanti feriti dalla vita, dolenti, spaventati, induriti. Oggi tutto ciò è con lui, indissolubilmente legato a Dio.

Niente va perduto di ciò che viviamo, viene a dirci questa festa di oggi, ma resta con Gesù, ancorato nel suo corpo e trascinato in cielo con lui dalla forza della sua resurrezione. Niente è inutile, superfluo, da sprecare, disprezzabile, perché Gesù lo assume in cielo dove il suo corpo condivide con noi la vita del mondo.

Oggi allora da questo luogo, assieme, vogliamo ringraziare il Signore perché non è passato invano nelle nostre vite. Il suo amore ci ha accompagnato in ogni momento, dalla Galilea del nostro primo incontro fino ad oggi, e preghiamo, perché lui che raccoglie in sé tutto il grande dolore di questo mondo ci accolga così come siamo, imperfetti, deboli e incerti, ma anche rivestiti di quella forza di resurrezione che vince il male, riafferma la signoria di Dio e ci dona la speranza e la gioia della vita in Lui che non finisce mai.

 
Preghiere




O Signore Gesù che ascendi al cielo dopo aver vissuto l’amore per gli uomini vittorioso sul male e sulla morte, dona anche a noi il tuo Spirito, perché diveniamo annunciatori del Vangelo e operatori di pace vera.

Noi ti preghiamo

 

Suscita in noi, o Padre del cielo, il desiderio di renderti vicino a tutti quelli che ancora non ti conoscono. Dona alle nostre parole e alle nostre azioni la forza del tuo amore che scalda i cuori e apre le menti.

Noi ti preghiamo

Senza di te, o Signore Gesù, le nostre vite sono prive della guida e dell’amico. Manda ancora il tuo Spirito a difenderci dal male e a suscitare in noi una vita nuova.

Noi ti preghiamo

 

Guidaci o Signore in questo tempo difficile, proteggi chi è più debole, guarisci i malati, consola i sofferenti. Sii tu la pace vera per tutti gli uomini.

Noi ti preghiamo

 Illumina sempre o Dio onnipotente il nostro papa Francesco, perché la chiesa, rafforzata nell’amore e confermata nella fede, sia porto sicuro e arca di salvezza per tutti i popoli della terra.

Noi ti preghiamo


 

 

sabato 16 maggio 2020

VI domenica del tempo di Pasqua - Anno A - 17 maggio 2020





Dagli Atti degli Apostoli 8, 5-8. 14-17
In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città. Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

Salmo 65 - Acclamate Dio, voi tutti della terra
Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!

A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini.

Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno.

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio, +
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 3, 15-18
Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.

Alleluia, alleluia alleluia.
Se uno mi ama, osserva la mia parola,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 14, 15-21
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». 

Commento
Cari fratelli e care sorelle, ci troviamo nel tempo liturgico chiamato “di Pasqua”, perché segue immediatamente l’annuncio pasquale della resurrezione di Gesù, in attesa del momento in cui il Signore ci invierà lo Spirito, nella festa di Pentecoste, come ha promesso prima di lasciare gli apostoli. Lo abbiamo ascoltato poco fa nel racconto del Vangelo di Giovanni.
Anche questo nostro tempo è quindi un tempo di attesa, come l’Avvento, nel quale siamo invitati anche dalle letture della liturgia, man mano che la Pentecoste si avvicina, a vivere aspettando la venuta dello Spirito.
Ma che bisogno ne abbiamo? L’invito di Gesù a ricevere lo Spirito viene dalla coscienza che non serve a niente sapere della resurrezione di Gesù, esserne venuti a conoscenza, se questa novità non suscita in noi il desiderio di farne il motore di tutto il nostro essere e agire. Resurrezione significa infatti, lo abbiamo detto più volte, la vittoria della forza del bene, dell’amore, sopra il grande potere del male, perfino quello della morte. Ora questa realtà finché rimane un concetto astratto non serve a niente, ma se ci crediamo fino a farne la logica del nostro stesso modo di agire, cambia tutto, niente è come prima. Lo Spirito è quella fiducia, ingenua e serena, quel desiderio di credere al bene, di cercarlo, quella passione che spinge verso l’altro, i fratelli e il Signore stesso, che ci permettono di fare della forza della Resurrezione la nostra stessa forza. Per questo Gesù lo chiama “il Paraclito”, una parola greca che significa colui che invochiamo per stare accanto a noi, per sostenerci, proteggerci, guidarci.
Senza di esso la nostra fede è sterile, è una dottrina senza vita e senza significato, un sapere vuoto e inutile. Attendiamo allora con fiducia e invochiamo lo Spirito, perché ci guidi a vivere la fede in Gesù risorto nel nostro quotidiano.
Tante volte, cari fratelli e care sorelle, facciamo a noi stessi promesse e buoni propositi, ma restiamo delusi perché non si traducono in azioni concrete. È lo stesso di una fede senza Spirito: a parole esprime fiducia nell’amore, nella forza del bene, disponibilità e vicinanza ai fratelli, specialmente i più bisognosi. Lo diciamo qui a messa, nelle nostre preghiere, recitando, spesso senza nemmeno rendercene troppo conto, le formule della liturgia che sono una sintesi di fiducia in Dio, di disponibilità a fare il suo volere, di prontezza a vivere secondo il Vangelo, ma poi le nostre azioni corrispondono a questi impegni presi a parole? Sì, rischiamo anche noi di vivere una fede di buoni propositi: da un lato tante buone parole e dall’altro azioni che seguono invece altri orientamenti. È quello che dice Gesù: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità.” Bisogna imparare ad amare non a parole, ma con i fatti che Gesù stesso ci suggerisce nel Vangelo, e per farlo dobbiamo invocare che Dio invii lo Spirito, cioè la convinzione e il desiderio di vivere così.
Gesù aggiunge che il mondo non può riceverlo, perché non lo vede e non lo conosce. Il mondo infatti, che vive senza dare valore al Vangelo, pur conoscendolo, non vede e non conosce la necessità di seguire la volontà di Dio, perché non ha mai sperimentato la bellezza, l’umanità, la dolcezza del seguire gli insegnamenti di Gesù. Ma noi, almeno una volta nella vita, abbiamo sentito quanto era bello compiere gesti di amore gratuito, essere generosi e solidali con chi è nel bisogno, senza cercare ricompensa, scoprire nella nostra vita la benedizione e la protezione di un Dio che ci ama fin da prima della nostra nascita.
Per questo, in questo tempo di “Avvento dello Spirito” invochiamo la sua discesa, cerchiamo con impazienza il dono di una forza di bene che ci permette di vivere come Gesù, di prendere, come dicevamo domenica scorsa, il suo “posto”, che è il migliore e il più felice. Farlo non è difficile, ma anzi è alla portata di tutti. Gesù dice infatti: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui.” È un invito concreto a confrontare le nostre azioni e scelte con quanto Gesù ha insegnato. Ogni volta che lo facciamo il Signore starà con noi, ci sosterrà nella scelta, ci darà coraggio e fiducia. Non spaventiamoci prima di farlo, come davanti ad una impresa impossibile, perché voler bene e fare il bene è possibile a tutti. Chiediamo la forza dello Spirito e niente sarà per noi più impossibile.



Preghiere n. 1


O Spirito di Dio scendi su di noi e resta nella nostra vita, perché sappiamo accoglierti come guida sicura, difensore dai pericoli, forza di amore verso tutti.
Noi ti preghiamo


O Dio Padre misericordioso, non ti sdegnare per il nostro rifiuto a farci guidare da te, ma suscita in noi il pentimento e il desiderio di averti sempre vicino.
Noi ti preghiamo


Preghiere n. 2


O Signore Gesù che con insistenza rassicuri i tuoi discepoli che tu non li abbandonerai mai, fa’ che non siamo noi a lasciarti per seguire con orgoglio noi stessi. Aiutaci ad ascoltare sempre con fiducia e disponibilità la tua volontà.
Noi ti preghiamo



Ti ringraziamo o Dio del cielo per il dono della vita. Fa’ che non la riteniamo un nostro possesso esclusivo, ma con semplicità e gratitudine la spendiamo per il bene nostro e degli altri.
Noi ti preghiamo


Preghiere n. 3


Ti preghiamo o Padre misericordioso, vieni nelle vite di tutti come Spirito santo, pastore e guida sicura. In modo particolare ti preghiamo oggi per coloro che si perdono per strade del male e della violenza, fa’ che tornito verso di te.
Noi ti preghiamo


Accompagna con amore, o Signore, specialmente quelli che hanno più bisogno del tuo sostegno: i poveri, i malati, i prigionieri, i profughi, chi è solo e senza casa. Guidali alla meta di una vita serena e senza dolore.
Noi ti preghiamo.



Preghiere n. 4


Guida con sicurezza o Dio la grande nave che è la tua chiesa, perché sappia accogliere tutti e condurli da te. Benedici il nostro papa Francesco che si affatica per essa e testimonia con impegno il Vangelo di salvezza.
Noi ti preghiamo


Proteggi o Padre buono tutti i tuoi discepoli che sono minacciati dalla guerra e dal terrorismo. Salva la loro vita e fa’ che possano ricevere il dono della pace e riconciliazione.
Noi ti preghiamo

sabato 9 maggio 2020

V domenica del tempo di Pasqua - Anno A - 10 maggio 2020


 
 

Dagli Atti degli Apostoli 6, 1-7

In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiochia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani. E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede. 

 

Salmo 32 - Il tuo amore, Signore, sia su di noi: in te speriamo.
Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.

Perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.



Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 2, 4-9

Carissimi, avvicinandovi al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: «Ecco, io pongo in Sion una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso». Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo e sasso d’inciampo, pietra di scandalo. Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono la via, la verità, la vita, dice il Signore:
nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Giovanni 14, 1-12

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, nel brano del Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato Gesù si rivolge ai discepoli in un momento di turbamento. Può essere il momento della prova in cui la nostra fede è messa in discussione dagli eventi della vita che sembrano vanificare la nostra fiducia in Dio. E sappiamo bene come in questo nostro tempo l’esperienza della forza della pandemia ha messo in dubbio nel cuore di molti la vicinanza di Dio all’umanità, quanti si sono sentiti abbandonati in balia della forza soverchiante del male. Ma il turbamento è presente, in modo diverso, anche nelle situazioni di benessere e di sicurezza, quando l’uomo sperimenta un senso di sé così grande che perde la coscienza del proprio bisogno del Signore e degli altri, del loro aiuto e vicinanza, e se ne allontana. Sono situazioni di segno opposto, ma entrambe possono condurre allo stesso turbamento, cioè alla distanza da Dio, il più vero e grave turbamento che un uomo possa attraversare. E infatti Gesù per vincere il turbamento dei suoi non li incoraggia con parole che puntino a rafforzare la loro autostima o la certezza che ce la possono fare, come spesso si dice in questi giorni di pandemia. No, la vera la risposta al turbamento, quella che ci pone al riparo dallo smarrimento esistenziale, è la fiducia in lui. Innanzitutto cioè la coscienza di aver bisogno di lui, e poi la certezza che a questo bisogno il Signore è attento e pronto a rispondere con i segni della sua vicinanza.

Gesù chiama “casa del Padre” il luogo nel quale il nostro turbamento è vinto e dove si manifesta pienamente la vicinanza di Dio. “Casa”, cioè luogo protetto e sicuro, ma anche luogo dell’intimità degli affetti che in essa possono esprimersi e fortificarsi. Sì, il luogo del nostro stare col Padre è la sua “casa”, non la strada o la piazza, dove prevale la casualità e la mutevolezza, non allo scoperto delle intemperie della vita. E Gesù sottolinea come quella casa abbia molti posti, poiché è il luogo in cui il popolo vive con Dio e con gli altri.

Anche questo è significativo: non si raggiunge il Padre sfuggendo dai fratelli e dalle sorelle, perché il nostro è un destino in comune fra noi e con lui, nella pace del suo volerci bene. In quella casa ciascuno è amato e accolto per ciò che la sua vita può essere di buono e di bello per Dio e per gli altri; in essa infatti c’è un posto preparato, potremmo dire “speciale” per ciascuno, non è l’albergo anonimo, fatto di stanze tutte uguali che ognuno occupa indifferentemente: è la casa del nostro rapporto personale con Dio e con i fratelli. E se è Dio che ce la prepara, sta a noi poi renderla accogliente e bello starci con lui e con gli altri. È ciò che nella nostra vita siamo chiamati a fare: creare attorno a noi una familiarità calda e accogliente, attenta e premurosa, piena di affetto, nella quale Dio e i fratelli si trovino bene, dove ci sia posto per ognuno e tutto lo spazio non sia ingombro di un “me stesso” ipersviluppato.

Infine Gesù aggiunge che non solo la casa è pronta per ciascuno, ma che anche ci viene offerta la via per raggiungerla. Ed è questo ciò che stupisce di più i discepoli. Come è possibile “abitare” con Dio, essere cioè suoi familiari, ammessi nella sua casa? Spesso vediamo Dio così distante da noi, irraggiungibile, quasi nemmeno pensabile, come poter giungere a lui? Ma Gesù ha accorciato ogni distanza, in lui ciò che è divino diviene alla portata degli uomini, così come la nostra umanità è portata alla pienezza fino ad essere divina. È lui infatti la via che ci permette di raggiungere quella familiarità col Padre, tanto da poter “abitare nella sua casa”.

E se Filippo chiede di conoscere Dio, pensandolo come una perfezione lontana e irraggiungibile, Gesù risponde mostrando se stesso: la sua umanità “mite ed umile di cuore”, misura alta e ambiziosa per il discepolo, ma alla sua portata.

Io sono nel Padre e il Padre è in me” dice Gesù, la perfezione di Dio è la piena umanità di Gesù che è come il ponte che possiamo attraversare per raggiungerlo.

A noi sta dunque incamminarci su quella via, fare i passi su quel ponte che unisce la nostra povera e fragile umanità alla pienezza di un amore che ci rende familiari di Dio, suoi commensali e coabitanti.

Accogliamo con gioia la sfida di una via percorribile e audace allo stesso tempo, perché su di essa incontriamo la vita vera, quella cioè che non si accontenta di un riparo aggiustato alla propria modesta misura, nel quale sentirsi comodo, ma cerca quella dimora che Dio stesso ha pensato per il nostro vivere con lui e con i fratelli.

 
Preghiere
 

O Signore che hai preparato per noi un posto perché non perdiamo la vita all’inseguimento di ciò che non vale, guidaci nel cammino verso la vita vera, tu che sei la via da seguire.


Noi ti preghiamo


Ti preghiamo, o Signore nostro Gesù Cristo, tu che ci doni il tuo corpo e sangue per restare sempre con noi aiutaci a imparare a vivere come te che, via della nostra salvezza.

Noi ti preghiamo


Aiutaci, o Signore Gesù, a non dubitare del fondamento buono che è la tua Parola e il tuo esempio, ma di edificare su di esso, perché la nostra vita sia testimonianza e sostegno a molti.

Noi ti preghiamo

 
Insegnaci, o Padre buono, ad essere annunciatori efficaci del Vangelo, a parlare senza timore di te e a indicare a tutti la tua Parola come via sicura per raggiungere la vita vera.

Noi ti preghiamo


Ti preghiamo, o Dio del cielo, vieni in soccorso di tutti quelli che ti invocano e chiedono il tuo aiuto. Per i malati, i sofferenti, i prigionieri, gli anziani e gli stranieri, per tutti quelli che sono nel dolore.  giunga presto a loro la tua consolazione e salvezza,

Noi ti preghiamo

Non sdegnarti o Dio del nostro peccato, ma accetta che torniamo a te per ottenere il perdono. Fa’ che, sicuri di essere accolti come il figlio prodigo, volgiamo i nostri passo verso Te che sei fonte inesauribile di ogni bene.

Noi ti preghiamo.


Ispira sentimenti di pace, o Signore, in chi oggi si combatte e si uccide. Fa’ che cessi in ogni luogo della terra la guerra che semina distruzione e morte. Riconcilia i cuori di chi si odia e unisci presto l’umanità tutta intera nell’unica famiglia dei tuoi figli.

Noi ti preghiamo