sabato 29 agosto 2020

XXII domenica del tempo ordinario - Anno A - 30 agosto 2020


 
 
 
Dal libro del profeta Geremia 20, 7-9

Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me. Quando parlo, devo gridare, devo urlare: «Violenza! Oppressione!». Così la parola del Signore è diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno. Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!». Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo. 

 

Salmo 62 - Ha sete di te, Signore, l'anima mia.
O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco.
Ha sete di te l’anima mia, +
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.

Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.

Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.

Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia:
la tua destra mi sostiene.



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 12, 1-2

Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Il Padre illumini il nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.

Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Matteo 16, 21-27

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».


Commento
 
Cari fratelli e care sorelle, domenica scorsa abbiamo ascoltato i versetti del Vangelo che precedono immediatamente quelli di oggi. In essi abbiamo visto Gesù felice per la risposta che Pietro aveva dato alla sua domanda “Voi chi dite che io sono?” L’apostolo aveva affermato che Gesù è il Messia e il Figlio di Dio, e per questo il Signore lo aveva esaltato come l’unico che, fra tanti, aveva accolto i segni con i quali il Signore aveva voluto comunicare la sua natura.
Ma ecco che oggi vediamo che, immediatamente dopo, Pietro dimostra invece di essere ancora molto legato al modo di vedere di questo mondo.
È rivelata in lui la realtà contraddittoria e fragile della nostra fede umana, che è sempre messa alla prova, perché l’adesione alla prospettiva di Dio è da ricercare e costruire, e non può mai essere data per scontata. Anzi, forse è proprio il pensiero di aver ormai capito come Dio vede le cose che provoca l’allontanamento da Lui.
Gesù si lascia andare ad una confessione circa il futuro che l’attende, e descrive la necessità della sua passione e morte per giungere alla resurrezione finale. Egli cerca di far intuire ai dodici la prospettiva di Dio con la quale dobbiamo imparare a guardare la storia con un ordine inverso. Per lui la cosa più importante è la realizzazione del suo scopo finale: la resurrezione, la vita vera che non finisce e vince la morte. È questo traguardo che dà valore e senso a tutto ciò che precede: le alterne vicende di Gesù, i suoi successi e fallimenti, fino alla passione e alla morte. Gesù vuole preparare i dodici a vivere i momenti difficili che li aspettano con questa prospettiva, cioè come un passaggio in vista della resurrezione, e non giudicando ogni singolo momento della loro vita in termini di successo/fallimento personale. Gesù guarda alla durezza delle vicende che si preparano nella prospettiva più grande della vittoria definitiva sul male.
Noi, come Pietro, facciamo fatica a vedere così le cose, siamo portati a giudicare i fatti con lo sguardo corto del mio personale fallimento o successo, sulla realizzazione immediata dei miei obiettivi personali individuali. Ma questo fa dimenticare che c’è un oltre a cui Gesù invece tende e che è la vittoria sulla morte.
Lo pensiamo ad esempio davanti ai fatti di guerra e terrorismo che insanguinano il mondo, o alle devastazioni causate dalla forza della natura. Non sono prova del fallimento di Dio, della sua impotenza davanti al male? O peggio, non sono la prova dell’indifferenza di Dio che non fa nulla per impedire tutto ciò, lui che potrebbe?
Certo, se guardiamo a tutto ciò come fatti che si concludono in se stessi le cose stanno così, e con Pietro non possiamo che augurarci di non dover mai affrontare simili difficoltà.
Il libro dell’Apocalisse, costituisce il tentativo di Dio di dare ai primi cristiani la chiave di lettura della storia come Egli la vede. In quei tempi essi sperimentavano le persecuzioni, e non a caso il libro è scritto da Giovanni mentre si trova condannato all’esilio, e tanti altri fratelli erano stati eliminati per la loro fede. Non era questo un segno che la fede di quei primi discepoli non incontrava il favore e la protezione di Dio?
Nell’Apocalisse la storia si dispiega come uno scenario grandioso, che raccoglie davanti a sé tutto il corso dei secoli. In essa si manifesta con forza il male. Ci sono rappresentate le persecuzioni dei martiri, il tentativo del drago di distruggere l’universo e di annientare il bambino che nasce dalla vergine. C’è poi la rappresentazione dei cristiani delle sette Chiese, con tutte le loro fragilità, forza, incertezze, gloria. Ma la visione dell’Apocalisse non è fatta di avvenimenti chiusi in se stessi, essi trovano un traguardo e un compimento nella discesa dal cielo della nuova Gerusalemme, la città nella quale Dio vivrà con gli uomini.
È questa la prospettiva che in qualche modo permette una lettura non con lo sguardo corto sulle singole vicende, ma nella prospettiva di Dio. La nuova Gerusalemme raccoglie le lacrime e il sangue versati, i dolori patiti e li trasfigura nella gloria della vittoria di Dio definitiva sul male. E la vittoria c’è proprio perché c’è stata battaglia, perché tanti hanno combattuto il male, subendone i colpi. Cioè la realizzazione della nuova Gerusalemme non passa sopra le teste degli uomini, ma è il frutto della lotta di ciascuno vissuta nella prospettiva dell’edificazione di una nuova Gerusalemme. Ogni colpo del male a cui si risponde con la forza dell’amore, della mitezza e della misericordia è una pietra che viene aggiunta alle mura di quella città santa. Al contrario ogni volta che il male vince provocando una reazione altrettanto malvagia, di vendetta, di odio o di sopraffazione, una pietra viene sbriciolata e la discesa della nuova Gerusalemme è ritardata.
Così la morte di Gesù sulla croce per Pietro è una disgrazia da evitare, per Gesù è una tappa della lotta col male, necessaria perché la morte sia vinta.
Questo modo di vedere ci rende forti anche davanti alle nostre vicende personali o agli eventi storici che incontriamo: sappiamo che essi nella loro drammaticità non sono l’ultima parola, ma solo un passaggio verso la vittoria definitiva.
Per questo Gesù è così duro con Pietro: è diabolico giudicare le vicende della vita con lo sguardo corto, perché dà al male una forza che esso non ha, se visto nella prospettiva, della Gerusalemme che deve scendere dal cielo.
Per questo Gesù conclude con l’invito: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.” Se vogliamo fare nostra la visuale di Dio sulla storia e contribuire alla costruzione della nuova Gerusalemme siamo chiamati a seguire Gesù, cambiare il nostro modo di vedere la vita e lottare contro il male come fece Gesù sulla croce, non con le armi della forza e della violenza, ma con quelle della mitezza, del perdono del voler bene. Questa è la vittoria sul male che edifica la nuova Gerusalemme.

 
Preghiere


 

O Dio, nostro Padre, fa’ che seguiamo sempre la via che tu ci indichi. Rendici docili agli insegnamenti del Vangelo e pronti a seguire l’esempio del tuo Figlio Gesù,

Noi ti preghiamo

 

O Signore Gesù che hai scelto di percorrere con umiltà e pazienza la via del nostro cuore per insegnarci la volontà del Padre, fa’ che diamo ascolto alla tua Parola, come l’unica che insegna ciò che è bene e vero,

Noi ti preghiamo

 
Signore, aiutaci a non vedere la storia con lo sguardo corto dell’interesse egoistico, ma ad assumere la prospettiva di Dio e ad attendere la discesa della Gerusalemme celeste, realizzazione del Regno di pace e fraternità che tu hai promesso,

Noi ti preghiamo

 
O Gesù, tu ci hai indicato nella croce la via per salvarci. Sostienici nella fatica di cambiare le abitudini e di abbandonare i falsi modelli di felicità. Fa’ che non rinunciamo a vincere il male con la forza irresistibile del bene,



Noi ti preghiamo

 

Senza il tuo aiuto, o Signore nostro Gesù Cristo, non possiamo fare nulla di buono e di bello. Aiutaci ad essere fedeli al tuo esempio, perché quello che hai insegnato lo hai vissuto tu per primo,

Noi ti preghiamo

 

Solleva, o Dio del cielo, l’indigente dalla polvere e innalza il misero dall’umiliazione e dal dolore. Proteggi chi ti invoca e salva chi non ha nessuno a cui chiedere aiuto. Dona consolazione e guarigione a chi soffre,

Noi ti preghiamo.

 

Ti invochiamo o Dio del cielo, manda la pace nelle terre in cui infuriano guerra e violenza: in Siria, in Terra Santa, in Libano, in Libia e ovunque la guerra e la violenza mietono vittime. Apri per ogni popolo l’orizzonte di un futuro sereno,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio per i popoli del Nord del mondo, ricco e sazio di beni. Apri i loro occhi sul bisogno dei tanti che non hanno di che vivere, perché il loro grido di aiuto non sia più ignorato,

Noi ti preghiamo

sabato 22 agosto 2020

XXI domenica del tempo ordinario - Anno A - 23 agosto 2020





Dal libro del profeta Isaia 22, 19-23
Così dice il Signore a Sebna, maggiordomo del palazzo: «Ti toglierò la carica, ti rovescerò dal tuo posto. In quel giorno avverrà che io chiamerò il mio servo Eliakìm, figlio di Chelkìa; lo rivestirò con la tua tunica, lo cingerò della tua cintura e metterò il tuo potere nelle sue mani. Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme e per il casato di Giuda. Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide: se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire. Lo conficcherò come un piolo in luogo solido e sarà un trono di gloria per la casa di suo padre».

Salmo 137 - Signore, il tuo amore è per sempre.
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile;
il superbo invece lo riconosce da lontano.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 11, 33-36
O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo tanto da riceverne il contraccambio? Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.

Alleluia, alleluia alleluia.
Tu sei Pietro, e su questa pietra
edificherò la mia Chiesa
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 16, 13-20
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Commento

Gesù si trova, come spesso vediamo nel Vangelo, in viaggio con i discepoli e incontra tanta gente. Le pagine che precedono il brano appena ascoltato ci riportano le reazioni molto diverse da parte di coloro che incontravano Gesù. C’è chi si affida a lui con fiducia e gli chiede la guarigione; c’è l’atteggiamento di provocazione e sfida dei sadducei e dei farisei ai quali interessa giudicarlo; c’è l’indifferenza di tanti che gli passano accanto e non si lasciano turbare; c’è curiosità di chi è attratto dal sensazionale; ecc… Potremo dire che è normale che ciascuno abbia reazioni diverse, ma non è la stessa cosa come si conosce Gesù e cosa si pensa di lui, piuttosto è qualcosa di cruciale perché riguarda la propria salvezza.
La Liturgia oggi ci fa soffermare proprio su questo interrogativo, perché non possiamo accontentarci di avere una vaga idea, frutto magari di nozioni apprese da bambini o del pensiero comune. Gesù non è un personaggio storico fra tanti, che magari riusciamo a inquadrare in un’epoca, in una serie di avvenimenti. Gesù non lo si può nemmeno confondere con un messaggio, per quanto alto e nobile, come altri grandi personaggi storici.
Per questo Gesù pone ai discepoli la domanda: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?» Si legge in essa la preoccupazione, seria e forse anche un po’ preoccupata, di non essere compreso, di essere considerato qualcuno di diverso. E in effetti la risposta dei dodici conferma questa incomprensione: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti», cioè ciascuno lo prende per qualcun’altro. C’è una costante in tutte le possibilità elencate: per la gente Gesù è qualcuno di già conosciuto, che fa parte della tradizione passata e, per questo, un po’ scontato.
Non è spesso anche la nostra risposta? «Che bisogno c’è di chiederlo, è sempre il solito Gesù, quello di ieri, quello di sempre!» e nel dare questa risposta, come anche forse i discepoli quel giorno, pensiamo che in fondo noi ne sappiamo di lui già abbastanza: che bisogno c’è di porsi nuove domande su di Gesù?
Ma ecco che Gesù lancia un altro interrogativo inatteso, che lascia i discepoli sorpresi e turbati, senza saper che dire: «Ma voi, chi dite che io sia?» Sì, per Gesù c’è bisogno di una risposta personale di ciascuno, la quale non può esaurirsi in una generica definizione superficiale.
La domanda di Gesù non sembra cercare tanto la “definizione giusta”, piuttosto chi è lui per me, che posto ha nella mia vita, come ha cambiato il corso della mia storia, come si è fatto carne, sangue del mio essere, come le sue parole e i suoi gesti sono diventate parole e gesti del mio vivere, come esse hanno salvato la mia esistenza dal non senso di una vita spesa solo per sé o per ciò che non vale niente. Per questo è una domanda personale che esige una risposta personale, alla quale non possiamo sfuggire.
Di tutti i dodici solo Pietro arrischia una risposta. Avrebbero dovuto rispondere in coro, con passione e prontezza, ma invece solo lui parla. In questo silenzio leggiamo anche tutta la nostra difficoltà a sentirci interpellati personalmente da Gesù e preferire una adesione anonima, di gruppo. Tante volte anche la nostra risposta alle provocazioni di Gesù è il silenzio e lo stupore per domande che ci sembrano inutili.
Gesù accoglie con gioia la risposta di Pietro: solo lui ha avvertito il bisogno di una risposta immediata, sincera, umile nella sua parzialità. Forse è questo quello che colpisce di più Gesù: Pietro si sente interpellato personalmente, non si tira indietro e arrischia una risposta.
Gesù è felice delle cose dette da Pietro, ma non perché sono la definizione giusta, non perché sono frutto dell’intelligenza e dell’intuito del discepolo, ma perché vengono dall’apertura ad una sapienza che viene da Dio e che permette di riconoscere in lui qualcuno che non è figlio della storia di questo mondo, anche se vi è immerso dentro, e il suo insegnamento come qualcosa che non viene alla sapienza di questo mondo, ma da un amore più grande. Quella di Pietro è un’intuizione affettiva di chi riconosce tutto il suo bisogno di essere salvato da un Dio che vuole entrare nella sua vita e non restarsene ai margini; egli non trova nelle proposte del mondo una risposta altrettanto grande e vera. In una parola esprime la coscienza di essere amato da Lui di un amore unico e di aver bisogno di volergli altrettanto bene.
Noi potremmo obiettare: è la risposta di Pietro, cioè di un uomo che ha vissuto con Gesù, io come potrei conoscerlo così bene? Ma Pietro è stato con lui solo pochi anni, noi fin dalla nascita ne abbiamo ascoltato le parole e vissuto la compagnia. Cioè, ancora una volta, è facile per noi prendere le distanze dalla possibilità di rispondere personalmente a quella domanda.
Pietro risponde bene non perché è il migliore degli apostoli, o quello più intelligente e che non sbaglia mai, non perché è senza peccato, ma perché vuole bene a Gesù, si sente interpellato da lui tenta di rispondergli personalmente.
Glielo dice il Signore stesso: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli.»
Sì, cari fratelli e care sorelle, potremo dire di aver conosciuto Gesù e di aver compreso il suo Vangelo non se sapremo tutto e faremo tutto bene, cioè se saremo irreprensibili secondo la carne e il sangue, ma solo se ci lasciamo voler bene da Dio e rispondiamo al suo amore. In questo consiste infatti il contenuto essenziale e più profondo della rivelazione di Dio, il suo amore, un amore così grande e generoso da mandare il Suo Figlio a farsi uomo per esserci ancora più vicino. Ma, come sempre, l’amore si può accogliere o si può rifiutare. Accogliere questo amore così speciale significa sentirsi interpellati da lui e tenuti a dare la propria risposta personale, fatta di tutta la propria vita: parole, scelte, sentimenti, ecc…
Questo significa “conoscere Dio” e ci rende capaci, come Pietro, di rispondere con prontezza e semplicità: “Tu, o Gesù, sei il mio Signore, quello al quale voglio affidare la mia vita. Solo di te mi posso fidare ciecamente perché so che puoi salvarla.

Preghiere 


O Signore Gesù, ti ringraziamo perché continui a porci la domanda, in ogni tempo della nostra vita, su chi sei per noi e come possiamo conoscerti. Fa’ che continuiamo sempre a cercarti,
Noi ti preghiamo


O Padre del cielo che hai mandato il tuo Figlio per farti conoscere di persona da ciascuno, aiutaci a riconoscere in lui il Dio vivente, che agisce e si fa presente ancora oggi in mezzo a noi,
Noi ti preghiamo



O Gesù, amico e maestro di ogni uomo, fa’ che amandoti con disponibilità e docilità riconosciamo che la vita vera viene da te e che dal tuo Vangelo impariamo ad essere veramente umani,
Noi ti preghiamo



Fa’ o Signore che non vinca in noi la rassegnazione e il senso di impotenza. Rendici operatori potenti della tua volontà che vince ogni forza del male,
Noi ti preghiamo



O Dio nostro Padre, mostraci il tuo amore senza fine che ci rivela che Cristo è la salvezza di tutti gli uomini e le donne.
Insegnaci a proclamare con tutta la nostra vita il vangelo della vita che configge la morte,
Noi ti preghiamo

Guida e sostieni o Signore Gesù il papa Francesco che va incontro con mitezza a tutti coloro che ti cercano. Fa’ che i loro passi siano sostenuti dalla sua testimonianza che, come un buon compagno di viaggio, incoraggia e consola.
Noi ti preghiamo

sabato 15 agosto 2020

XX domenica del tempo ordinario - Anno A - 16 agosto 2020


 
 
 
Dal libro del profeta Isaia 56, 1.6-7

Così dice il Signore: «Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché la mia salvezza sta per venire, la mia giustizia sta per rivelarsi. Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia alleanza, li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli».

 

Salmo 66 - Popoli tutti, lodate il Signore.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 1, 13-15.29-32

Fratelli, a voi, genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero, nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. Se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti?  Infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro disobbedienza, così anch’essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch’essi ottengano misericordia. Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Gesù predicava la buona novella del Regno
e curava ogni sorta di infermità nel popolo.

Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Matteo 15, 21-28

In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

 Commento

Cari fratelli e care sorelle, Paolo nel brano che abbiamo ascoltato della lettera scritta ai Romani si presenta come “apostolo delle genti”. Questo titolo che si autoattribuisce a noi non dice molto, ma per un ebreo doveva suscitare scandalo. Che senso aveva definirsi “apostolo”, cioè “inviato da Dio”, a coloro che non sono credenti e non fanno parte del popolo a cui Dio stesso aveva scelto di rivolgersi, cioè Israele? Nel sentire degli israeliti era forte infatti il senso di essere un popolo prescelto da Dio fra tanti per essere l’unico protagonista della storia di salvezza. Per questo Dio aveva loro trasmesso la legge, perché si mantenessero nettamente distinti dagli altri popoli, e, soprattutto, non assumessero i culti idolatrici che tutti gli altri condividevano.





Ma questa appartenenza, che era un privilegio elargito del tutto gratuitamente da Dio, col tempo aveva portato gran parte degli ebrei a considerarsi superiori agli altri e ad usare la legge come una sorta di garanzia che gli faceva sentire esclusivo il loro rapporto privilegiato con Dio. In questo modo essi avevano come imprigionato Dio nel proprio piccolo ambito escludendo tutti gli altri. Così facendo però gli israeliti non si resero conto che assieme alle “genti” essi chiusero fuori dalla propria vita Dio stesso, quando, paradossalmente, in nome della fede in Dio respinsero, condannarono e uccisero Dio stesso nella persona del Signore Gesù!

Eppure già il profeta Isaia aveva esplicitamente affermato che l’appartenenza al popolo di Dio era solo inizialmente identificata con l’essere Israelita, perché era destinata ad accogliere tutte le genti nell’unico popolo dei suoi discepoli: “Alla fine dei giorni, al monte del tempio del Signore … affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: "Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri". Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.” (Is 2,2-3) e anche oggi abbiamo ascoltato: “Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia alleanza, li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli.” (Is 56,6-7)

Cari fratelli e care sorelle, tante volte anche noi condividiamo la stessa mentalità degli israeliti al tempo di Paolo. Un’idea che possediamo la fede per nascita o per la nostra appartenenza a un’istituzione. Essa piuttosto è il dono che riceviamo dal nostro coinvolgimento fiducioso al disegno di Dio che vuole trasformare questo mondo per stabilire il nuovo ordine del suo Regno. È questa la missione che Gesù si è data nell’incontrare tanti: coinvolgerli e renderli operatori di questa realizzazione, tutti quanti accettano di fidarsi del suo piano.

Infatti il mondo nel quale si è trovato Gesù, così come anche il nostro, è ben poco simile ai piani di Dio. Egli ha creato gli uomini e le donne tutte uguali in dignità e condizione, ed oggi vediamo quante diseguaglianze, sociali, culturali, sono state costituite; egli ha creato un mondo che potesse fornire a tutti quanto serve per vivere, e gli uomini hanno separato i beni in ricchezza per pochissimi e miseria per la stragrande maggioranza; egli ci ha creato capaci di comunicare e amarci vicendevolmente, e noi abbiamo preferito dividerci gli uni contro gli altri, secondo il colore della pelle, la cultura, la nazionalità, fino a farne motivo di ucciderci a vicenda nelle guerre. Insomma il piano di Dio è lontano dell’ordine che l’umanità, nella lunghezza della storia, ha costituito.

Ecco allora che cosa significa essere cristiano: cooperare alla rivoluzione di Gesù, perché si seguano i piani di Dio e non quelli che gli uomini si sono dati, talvolta ammantandoli anche di religiosità. Ma la rivoluzione di Gesù non costituiva nel sostituire una cerchia di eletti con un’altra cerchia o una élite religiosa con un’altra élite, ma nell’operare una trasformazione dei cuori di tutti gli uomini per renderli docili al piano del Regno che egli vuole realizzare assieme a noi.

Ed ecco che allora la vera sfida per noi è renderci conto che la nostra partecipazione al piano di Dio passa attraverso la conversione personale, e che i nemici del Regno non sono esterni a noi: gli altri, i non cristiani, i non simili a noi. Ma i veri nemici dell’ordine del mondo secondo Dio siamo noi quando non vogliamo cambiare la realtà in cui siamo cresciuti e che sentiamo nostra, e i nostri sforzi a conservarle è una vera e propria lotta contro la sua volontà.

Per questo Paolo ci tiene a definirsi “apostolo delle genti”, cioè colui che cerca fuori dai confini del proprio mondo i cittadini del “mondo secondo il disegno di Dio”, cioè il Regno. Essi sono innanzitutto quanti subiscono le conseguenze più pesanti dell’ordine del nostro mondo e aspirano a cambiarlo, e cioè gli oppressi, gli esclusi, i miseri, gli scarti. Essi sono quelli che aspirano ad un cambiamento del mondo nella stessa direzione che Dio desidera: verso la giustizia, l’eguaglianza, l’equa distribuzione dei beni, la solidarietà, la fratellanza universale senza barriere né contrapposizioni.

Accanto a questi il Signore invita ciascuno di noi a farsi desideroso e costruttore di questo ordine, a cominciare da una rivoluzione della propria vita personale. Tutto il resto, fratelli e sorelle, è un armamentario vecchio e consunto per giustificare il mondo attuale, cioè come Dio non lo vuole, e per cercare di conservarlo come è.

Si impone dunque anche a noi una scelta: di quale mondo vogliamo essere cittadini? Come far sì che non ci ritroviamo anche noi a erigere muri, più o meno religiosi, che escludono quanti questo mondo vorrebbero cambiarlo, e, così facendo, ad escludere dalla nostra vita Dio stesso?

Fratelli ciascuno di noi è chiamato a farsi apostolo delle genti, inviato cioè a coinvolgere, trasformare e far entrare nel disegno di Dio quanto oggi gli è estraneo e contrario: le persone, le abitudini, i modi di fare, le scelte e i comportamenti, perché al più presto tutto sia trasformato nell’ordine buono che il Signore vuole realizzare per la salvezza di tutti.


Preghiere

O Signore Gesù, aiutaci ad aderire con sincero desiderio all’ordine del mondo secondo il piano del tuo Regno. Fa’ che cooperiamo con generosa disponibilità alla sua realizzazione,

Noi ti preghiamo

 

Donaci, o Dio Padre nostro, la fede semplice e profonda di chi confida in te e si affida alla tua bontà. Fa’ che non resistiamo al tuo invito a cambiare il nostro cuore e le nostre azioni, per la realizzazione del tuo Regno di pace, giustizia e fratellanza universale,

Noi ti preghiamo

 


Ti preghiamo o Dio, dona la pace ai popoli colpiti dalla guerra e dal terrorismo. Suscita la conversione di chi oggi colpisce il fratello con mano violenta, perché cessino ovunque le morti e le distruzioni,

Noi ti preghiamo

 

Solleva dalla sofferenza, o Signore, il popolo degli umiliati e degli oppressi, dei poveri e dei rifiutati. Suscita sentimenti di solidarietà e compassione perché a tutti sia data la possibilità di vivere in un tempo migliore,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Padre del cielo per tutti coloro che non ti conoscono e non hanno mai udito il Vangelo. Fa’ che li raggiunga presto l’annuncio della tua salvezza e del Regno promesso ai giusti e ai retti di cuore,

Noi ti preghiamo

 

Guida, o Signore, i passi di papa Francesco. Fa che le sue parole e il suo esempio suscitino in tanti il desiderio di amarti con fede sincera e umiltà,

Noi ti preghiamo.

 

venerdì 14 agosto 2020

Festa dell'Assunzione di Maria Ss.ma - Anno A - 15 agosto 2020




Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo 11,19a;12,1-6.10
Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza. Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio. Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo».

Salmo 44 - Risplende la Regina, Signore, alla tua destra.
Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.
Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.

Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.
Dietro a lei le vergini, sue compagne, +
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15, 20-27°
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.

Alleluia, alleluia alleluia.
Maria è assunta in cielo;
esultano le schiere degli angeli.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 1, 39-56
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Commento
Cari fratelli e care sorelle, la prima lettura dal libro dell’Apocalisse ci introduce alla festa di oggi descrivendo in termini grandiosi la nascita del Signore. Questo racconto è molto diverso dalla descrizione contenuta nei Vangeli. In essi tutto è umile e piccolo, tanto da passare inosservato ai più: due giovani sposi, l’inospitalità abituale della città, una stalla, la mancanza del superfluo e anche del necessario, i pastori. Piccoli fatti di piccola gente, piccola storia. L’Apocalisse invece narra con grandiosità lo stesso evento: una donna deve partorire un figlio, ma un drago vuole distruggerlo. La protezione di Dio salva però sia il bimbo che la madre, perché quel piccolo è destinato a divenire re della terra. In qualche modo l’Apocalisse ci insegna a guardare la storia apparentemente banale e ordinaria con uno sguardo diverso, che ne coglie sotto l’apparenza di piccolezza la grandezza della lotta fra bene e male, la decisività degli eventi apparentemente banali, e soprattutto la presenza di Dio che imprime alla storia un corso diverso. Sotto un velo di banalità si cela la grandiosità della storia, di ogni storia umana, perché è unica agli occhi di Dio e perché si inserisce nel quadro cosmico della perenne lotta fra bene e male.
Siamo abituati a vedere con occhi scontati anche la nostra storia e a credere che le nostre scelte riguardino solo me, il mio bene, la mia soddisfazione. Quanta fatica facciamo a cogliere come nella nostra esistenza le scelte hanno una rilevanza più ampia e collaborano alla realizzazione del Regno, se vissute nella prospettiva della lotta cosmica fra il bene e il male! Anche nella “piccola” storia della nostra vita si cela il mistero di quella lotta alla quale Dio stesso prende parte, come ci mostra bene l’Apocalisse. Ogni uomo può essere decisivo e imporre una svolta alla storia.
La vicenda della giovinetta Maria narrata dal Vangelo torna a ricordarcelo in questa festa di oggi a lei dedicata. Anch’essa aveva una piccola storia fatta di piccole aspirazioni e piccole soddisfazioni. Attendeva il matrimonio e in esso vedeva la realizzazione di tutte le sue espirazioni personali. Ma nella sua “piccola” vita irruppe la presenza di Dio che ne ampliò l’orizzonte in maniera straordinaria. Maria davanti alla proposta di Dio di far sua la sua prospettiva l’accettò e iniziò a guardare alla propria esistenza sotto quella luce di grandiosità che assume la vita quando la guarda nella prospettiva di Dio.
Impariamo anche noi ad assumere per la nostra vita lo sguardo di Dio, sogniamo il suo sogno, accogliamo il disegno di bene che lui concepisce, e niente più della nostra vita sarà banale, piccolo e senza significato. Sì, la forza dell’amore che Dio ci comunica e la disponibilità ad esercitarla ogni volta che se ne presenta l’occasione cambia la vita e ci rende cooperatori dell’opera di salvezza universale di Dio. In questa prospettiva non è indifferente se noi accogliamo o respingiamo il fratello e la sorella, se aiutiamo o ignoriamo chi ha bisogno del nostro aiuto, se viviamo con gratuità o con una logica di guadagno e convenienza, se guardiamo al prossimo con ostilità o con simpatia, se preghiamo o se facciamo come se Dio non esistesse, ecc…     
L’Apostolo Paolo ci aiuta a capire che ciascuno di noi è destinato ad essere parte di una storia di salvezza, se resta unito a Cristo: “Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita.” A noi scegliere se restare confinati nella prospettiva di Adamo, cioè del prevalere delle logiche del mondo, o fare nostra quella di Cristo, cioè farci discepoli dei suoi insegnamenti e con essi ricevere la forza della vita vera.
Maria una volta accolto il disegno di Dio diviene “Theotokòs”, cioè colei che porta Dio dentro di sé. Per questo è capace di suscitare in chi incontra il sussulto di gioia e di vita, come avvenne ad Elisabetta.
Se accettiamo di vedere dietro la semplicità dei fatti che accadono lo straordinario del disegno di Dio il nostro agire è apportatore di bene e di felicità. Altrimenti saremo solo una triste conferma della forza del male e accetteremo senza lottare la sua vittoria sulla vita.
Cari fratelli e care sorelle, la tradizione della Chiesa ci ricorda oggi come Maria, dopo aver partorito, protetto e accompagnato Gesù come sua discepola, fu assunta in cielo con il suo corpo. Proprio per dire che tutto della vita di Maria è stato accolto da Dio come parte del suo Regno di bene. Niente di quanto ella ha vissuto è stato inutile o banale, fin dalla scelta di accogliere l’annuncio dell’angelo con disponibilità tutto in lei ha partecipato alla battaglia per affermare la vittoria del bene. Sappiamo che la vittoria finale sarà riportata da Cristo, che con la sua resurrezione ha posto le basi, ma vogliamo fin da ora, come Maria, collaborare in questa sua lotta e far sì che il bene si affermi definitivamente. Lo facciamo ogni volta che, accogliendo l’invito del Signore Gesù, diveniamo suoi discepoli fedeli. Anche noi possiamo divenire, come Maria, una vita destinata ad un futuro grandioso di partecipazione alla vita divina.


Preghiere 

Ti ringraziamo o Padre del cielo per l’umile disponibilità di Maria che seppe farsi carico del bisogno di salvezza di tutta l’umanità e accolse in sé il Figlio di Dio. Dona anche a noi di essere strumento del tuo amore nella lotta contro il male,
Noi ti preghiamo



O Dio nostro Padre, proteggi la debolezza delle vite minacciate e oppresse dalla forza del male. Fa’ che chi è piccolo e indifeso sia scampato da ogni male e goda della tua benedizione,
Noi ti preghiamo




Ti preghiamo o Signore Gesù perché non viviamo rinchiusi nel piccolo mondo, ma ci apriamo alla dimensione universale della lotta fra il bene e il male che si combatte nel mondo. Rendici in essa tuoi alleati fedeli e generosi,
Noi ti preghiamo



Scampa o Dio quanti sono minacciati dalla violenza della guerra e del terrorismo e vivono oppressi dal dolore. Liberaci tutti dalla radice di peccato che ci unisce in Adamo, per essere partecipi e operatori della vera pace portata da Cristo,
Noi ti preghiamo






Proteggi o Dio il nostro papa Francesco nel suo impegno senza sosta per la predicazione del Vangelo e per la testimonianza del tuo amore. Fa’ che ciascuno di noi impari dalle sue parole e dal suo esempio a vivere con autenticità evangelica,
Noi ti preghiamo



Guida e proteggi o Padre del cielo tutti i tuoi figli che oggi nel mondo intero venerano e invocano la tua Madre come protettrice e guida. Fa’ che con la sua stessa umiltà e umanità sappiamo fare spazio a Cristo nelle nostre vite,
Noi ti preghiamo.

sabato 8 agosto 2020

XIX domenica del tempo ordinario - Anno A -9 agosto 2020

 



Dal primo libro dei Re 19,9a.11-13

In quei giorni, Elia, essendo giunto al monte di Dio, l’Oreb, entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore». Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.

 

Salmo 84 - Mostraci, Signore, la tua misericordia.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: +
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani. 9, 1-5

Fratelli, dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. Essi sono Israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.

 

Alleluia, alleluia alleluia.

Io spero, Signore. Spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
Alleluia, alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Matteo 14, 22-33

Dopo che la folla ebbe mangiato, subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!»

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, la Liturgia oggi ci invita a fermarci su un episodio dal quale emerge con evidenza la distanza fra la fede di Gesù e il realismo impotente dei discepoli. Matteo accenna: “Dopo che la folla ebbe mangiato…”, legando l’episodio sul lago di Tiberiade che oggi abbiamo ascoltato alla moltiplicazione dei pani e dei pesci da poco avvenuta. Come sappiamo, davanti a quella folla accorsa da Gesù e rimasta a lungo ad ascoltarlo i discepoli notano che è sera, tutti hanno fame e non c’è cibo. Ma la loro pur giusta preoccupazione non riesce ad andare oltre la constatazione realistica della loro impotenza: “Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!” Questo è tutto quello che sanno fare: constatare un problema e constatare che non possono risolverlo con le loro forze.

Gesù aveva cercato di farli andare oltre, dicendogli: “voi stessi date loro da mangiare”, cioè: “non confidate solo nelle vostre forze, realizzate l’impossibile con l’aiuto di Dio”, ma essi si erano rifiutati. Gesù stesso aveva dovuto mostrare che quello che è apparentemente irrealizzabile diventa possibile se, come fece lui, si “alzano gli occhi al cielo e si pronuncia la benedizione” cioè ci si affida a Dio con il poco a disposizione (cinque pani e due pesci) perché lui compia, ma sempre attraverso di noi, il miracolo.

Gesù può farlo perché non è solo, non confida sulle proprie forze e capacità ma si affida al Padre, ed infatti con lui vuole trascorrere in preghiera quella notte. Un tempo lungo in intimità, un colloquio personale che testimonia l’unità profonda col Padre. Gesù sente il bisogno di essere col Padre e agisce sempre assieme a lui. Dal rapporto con lui trae quella forza straordinaria che trasforma la realtà e supera la barriera dell’impossibile. Il realismo impotente dei discepoli è, al contrario, il segno della loro distanza da Dio. Non basta che vivano con Gesù, perché essi non confidano in lui e credono che le uniche forze su cui possono fare conto sono le proprie.   

Lo stesso avviene poco dopo, quando la scena si sposta in barca sul lago. Le acque sono agitate e i venti contrari, e per questo i discepoli fanno fatica a procedere nel loro viaggio. Gesù invece dopo la notte di preghiera col Padre avanza con facilità camminando sopra le acque tempestose. I discepoli sono agitati: la stanchezza, l’incertezza li turbano profondamente. Sembra che non abbiano imparato molto dal miracolo appena avvenuto della moltiplicazione dei pani e dei pesci e ancora una volta non sanno far affidamento altro che su se stessi: Gesù che si avvicina alla barca sembra loro un fantasma spaventoso. Sono stravolti, urlano, il venir meno delle loro forze li fa disperare invece che spingerli a confidare in lui e invocare il suo aiuto.

È Gesù a prendere l’iniziativa, ad andargli incontro e ad offrirsi come soccorso nel pericolo: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!” Pietro accoglie l’invito di Gesù a confidare in lui. La fede si fa strada nel suo cuore. Per questo osa chiedere a Gesù l’impossibile: lui stesso vuole andargli incontro, compiere quei passi azzardati e rischiosi che nessuno degli altri immagina nemmeno di poter fare. Ha capito che la forza della tempesta non la si vince con le proprie forze e Gesù volentieri accetta la sua richiesta di aiuto: finalmente il discepolo chiede a lui la forza per vincere la distanza, per farglisi vicino e affrontare con lui le onde tumultuose della vita.

Pietro sperimenta la forza dell’aiuto di Dio, e accetta che sia lui a guidare i suoi passi su una strada mai prima percorsa, ignota e piena di pericoli. Si lascia condurre dalla fede, lui uomo che era convinto solo delle proprie forze. Ma ecco che basta poco perché il miracolo della fede vissuta si rompa. La paura riprende il sopravvento: e se non ce la farò più? Se le forze mi mancheranno? Se la tempesta si intensifica? Che fine farò? Avrò fatto bene ad affidarmi? Non era meglio, più sicuro, restare sulla barca per conto mio?

Pietro è sopraffatto dal dubbio, e a quel punto le sue forze non bastano più, perché rinuncia a far conto su quelle di Dio. Di nuovo l’acqua lo sommerge, perché per vivere la fede con profondità non basta l’audacia di uno slancio e la forza di volontà, ma bisogna saper pronunciare l’invocazione dell’umile: “Signore, salvami!” Pietro impara e fa sua la preghiera di chi è senza forza e sa che Dio non è lontano da sé.

Gesù lo solleva dai flutti col suo braccio e si rivolge a lui con un’espressione piena di tenerezza: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?” Questa frase è, sì, un rimprovero, ma insieme ad essa Gesù riconosce anche come Pietro abbia avuto fede, anche se poca, e abbia compiuto un passo importante, e gli porge la sua mano.

Cari fratelli e care sorelle, anche noi condividiamo il realismo impotente dei discepoli: davanti ai grandi bisogni della folla dei bisognosi del nostro aiuto che possiamo fare? In mezzo ai flutti tempestosi della vita cosa mai possiamo fare? Le situazioni sono bloccate, i problemi ci sovrastano e le soluzioni sono impossibili. Non vale nemmeno la pena provare, preoccuparsene è inutile.

Eppure Pietro lascia aperto nel suo cuore uno spiraglio perché la fiducia in Dio si faccia strada in lui. Solo uno spiraglio, un “forse”, ancora non è una porta spalancata, eppure questo basta per credere possibile l’impossibile che Gesù ci indica e per cominciare a desiderare ciò che prima ci faceva paura, a muovere i nostri primi passi sull’acqua in tempesta dove e come nemmeno immaginavamo fosse possibile osare. Certo la nostra fede è fragile, lo spiraglio lasciato aperto ancora tanto angusto, e allora anche noi, come Pietro, impariamo a pronunciare la preghiera dell’umile “Signore, salvami!” e a trovare in lui, e non in noi, la forza, l’intelligenza, l’amore per sfamare le folle e superare indenni le acque tempestose della vita.


 

Preghiere 

 

 

O Signore Gesù vieni incontro a noi nei momenti difficili, perché rassicurati dalla tua presenza possiamo venirti incontro. Donaci la fede necessaria per vincere la paura e affidarti la nostra vita,

Noi ti preghiamo

 

 

O Dio, il mondo è sconvolto da innumerevoli tempeste e le onde di violenza e miseria sembrano travolgere popoli interi. Vieni presto a salvare chi oggi rischia di essere travolto dalla guerra e dalla povertà,

Noi ti preghiamo

 



Salva o Dio di misericordia i tanti che attraversano il Mediterraneo ostile e chiuso per trovare nelle nostre coste un approdo sicuro. Salva chi è in viaggio, proteggi la vita di chi è debole e fa che tutti trovino scampo e salvezza dal pericolo,

Noi ti preghiamo

 

 

Fa’ o Signore Gesù che non ti lasciamo mai, perché da soli siamo deboli e in balia delle onde incerte della vita. Aiutaci a restarti sempre accanto a te e a riconoscerti pronto ad aiutarci.

Noi ti preghiamo

 


Ti supplichiamo o Padre di eterna bontà, manda il tuo Spirito a scaldare i cuori e a suscitare in ciascuno di noi sentimenti di misericordia e perdono. Fa’ che riconoscendo il nostro peccato diveniamo più indulgenti con quello dei nostri fratelli.

Noi ti preghiamo

 

 

In questo tempo estivo ti preghiamo o Signore per tutti coloro che soffrono di più per le condizioni del tempo: per gli anziani, i malati, i prigionieri. Dona loro sollievo e conforto, compagnia nelle prove più difficili.

Noi ti preghiamo.