sabato 28 novembre 2020

I domenica di Avvento - Anno B - 29 novembre 2020

 



 

Dal libro del profeta Isaia 63, 16b-17.19b; 64, 2-7

Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore. Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti. Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo, tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti. Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui. Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie. Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli. Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balia della nostra iniquità. Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani.

 

Salmo 79 - Signore, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvati.

Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.

Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo, vedi e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 1 Cor 1, 3-9

Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo! Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza. La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!

 

Alleluia, alleluia, alleluia

Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.
Alleluia, alleluia, alleluia

 

Dal vangelo secondo Marco 13, 33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, oggi si apre un nuovo anno liturgico con il tempo dell’Avvento e lo inauguriamo anche con la novità della nuova versione del messale che in qualche modo ci aiuta a pregare in modo meno scontato, con una maggiore aderenza del linguaggio alla realtà contemporanea e maggiore fedeltà al Vangelo.

Il brano evangelico che ci introduce quest’anno all’Avvento si apre con tre verbi: fare attenzione, vegliare, non sapere. Sono i verbi con i quali vengono caratterizzati l’uomo e la donna dell’Avvento.

Essi sono innanzitutto persone attente, perché sanno cogliere i segni dei tempi. Cioè non ritengono scontato il proprio modo di vivere ma vogliono modellarlo sul Vangelo. Già altre volte lo dicevamo, i cambiamenti rapidi e, ultimamente, le novità inattese che ci turbano profondamente chiedono di interrogarci come reagire alla realtà che ci si fa innanzi, come comportarci per essere portatori, con la nostra vita, della novità del Vangelo che sempre, in ogni epoca e situazione, si pone come un’alternativa alla normalità.

Poi, in secondo luogo, sono persone sveglie, che rifiutano la confusione della penombra, dell’incertezza del “tanto che fa’” o del “che male c’è”. Se osserviamo Gesù nel suo agire non è uno che lascia correre, approssimativo e pronto a fare compromessi. Sa dove vuole arrivare: alla comunicazione a tutti che il Regno di Dio si può realizzare e che dipende da noi, e perciò percorre la via più breve che porta al suo scopo. Le sue parole sono franche e chiare, non ambigue. A volte il sonno ci fa dimenticare la meta alla quale puntare con decisione, ci fa girare intorno a noi stessi, disorientati e accomodanti con se stessi. Bisogna invece mantenersi svegli per sapere sempre la direzione verso la quale incamminarci e prenderla con decisione.

Infine la donna e l’uomo dell’Avvento sono persone che non sanno già tutto. Intuiscono un traguardo, si arrischiano a fare un cammino, ma da soli “non sanno” bene come fare. Hanno cioè bisogno di una guida, di indicazioni sicure, che solo nella Parola di Dio riescono a trovare. Ma le indicazioni della Parola non sono un decalogo di leggi da seguire, ma una persona da conoscere sempre meglio, Dio, dal quale lasciarsi voler bene e al quale affezionarsi, imparando a far proprio il bene che lui per primo vuole a tutti e al mondo intero.   

Ebbene tutti questi atteggiamenti, contenuti nei tre verbi che dicevamo, si riassumono in una donna e un uomo aperti alla novità. Il Natale infatti è innanzitutto la festa della novità. Il mondo per disinnescare questo potere dirompente ne vuole fare la festa della tradizione, intesa come la ripetizione di riti sociali vecchi e scontati, della ripetizione e conservazione del passato. Ma a Natale noi festeggiamo una vita nuova che nasce, Dio che per la prima volta irrompe nella realtà storica del mondo e nella vicenda personale di ciascuno di noi con la forza dirompente di Dio che si fa un uomo come noi. È una novità che per generazioni gli israeliti hanno atteso e invocato, come le parole del profeta Isaia che abbiamo ascoltato ci testimoniano: “Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti.” Noi abbiamo il privilegio di vedere realizzarsi questa invocazione: i cieli si squarciano e Dio scende fra di noi!

Anche sotto il cielo chiuso e nero di questo tempo di pandemia prepariamoci come donne e uomini attenti, svegli e che non sanno per poter scorgere i segni di novità e desiderare che si realizzino nel mondo e nella nostra vita. Il Signore Gesù viene per indicarci con decisione una direzione, quella che porta alla realizzazione del suo Regno di pace, amore, giustizia per tutti. Nel mondo purtroppo domina una logica contraria che fa dire a molti: “la mia pace la cerco armandomi contro gli altri; il mio amore lo scambio con le quotazioni di un mercato che compra e vende tutto, secondo la mia convenienza e il mio vantaggio; la mia giustizia è quella che garantisce il mio privilegio contro la disperazione della maggioranza.” Il Natale viene a dire che questo mondo vecchio può cambiare e nascerne uno nuovo. Crediamoci, fidiamoci, viviamolo e Gesù troverà un luogo in cui nascere, in me e per il mondo intero.   


Preghiere 

O Signore Gesù che squarci i cieli e oltrepassi ogni ostacolo per venirci incontro, aiutaci ad aspettarti con impazienza in questo tempo di Avvento perché ti riconosciamo vicino e amico in tutti i giorni della nostra vita,

Noi ti preghiamo

 

Aiutaci o Dio a non vivere induriti e addormentati nella nostra rassegnazione, ma fa’ che sappiamo lasciarci plasmare la vita secondo il disegno del tuo amore infinito,

Noi ti preghiamo

 


Soccorri o Padre misericordioso noi tuoi figli ribelli e resistenti. Fa’ che scoprendoti Padre buono e affettuoso ci stringiamo a te senza fuggire la novità imprevedibile del Vangelo,

Noi ti preghiamo

 

 

Aiutaci o Signore nostro ad essere docili come creta nelle tue mani, perché facciamo sì che la nostra vita prenda la forma del Vangelo,

Noi ti preghiamo

 

Aiuta o Dio onnipotente tutti coloro che sono nel bisogno: gli anziani, gli stranieri, i malati, coloro che sono senza casa e senza famiglia, perché tu giunga nella loro vita come liberatore dalla povertà,

Noi ti preghiamo

 

 Fa’ cessare o Padre del cielo ogni guerra e violenza. Aiuta i popoli a trovare il modo per convivere nella pace e per costruire il loro futuro nell’armonia e nella libertà,

Noi ti preghiamo.

  

Soccorri o Signore tutti i nostri fratelli che sono perseguitati per la fede. Sostienili nel dolore e fa’ cessare ogni minaccia,

Noi ti preghiamo

 

Guida e proteggi o Padre del cielo coloro che annunciano il vangelo e lo testimoniano con la loro vita. Fa’ che l’annuncio della tua venuta converta i cuori di chi non ti conosce e li apra all’attesa di incontrarti,

Noi ti preghiamo

venerdì 20 novembre 2020

XXXIV domenica del tempo ordinario, festa di Cristo Re dell'universo - Anno A - 22 novembre 2020

 

 


Dal libro del profeta Ezechiele 34,11-12.15-17

Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia. A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri.  

 

Salmo 22 - Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare.
Ad acque tranquille mi conduce.

Rinfranca l’anima mia, +
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15,20-26a.28

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

 

Alleluia, alleluia alleluia

Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Alleluia, alleluia alleluia

   

Dal vangelo secondo Matteo 25,31-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

 

Commento

La domenica odierna conclude un anno liturgico e ci avvia all’inizio di un nuovo anno che si apre con l’Avvento. Infatti il tempo della vita con il Signore non è un susseguirsi di momenti tutti uguali e dello stesso valore, la cui importanza è data dai nostri stati d’animo o dalle nostre vicende personali. C’è un tempo di Dio che è fatto di un cammino, personale e comune, che ci conduce verso di lui. È come l’esodo che ha condotto Israele dall’Egitto fino alla terra promessa.

Anche noi partiamo da una condizione di schiavitù, come Israele in Egitto, che è la nostra naturale sottomissione al potere di un mondo in cui il male esercita il suo dominio. L’anno liturgico è un itinerario, fatto di tappe, che ci indica un cammino di liberazione per seguire il Signore come discepoli e figli.

Se facciamo nostro questo ritmo, il tempo della vita è il cammino di avvicinamento al Signore che porta la nostra liberazione dall’essere servi obbedienti del male di questo mondo per arrivare fino alla sua signoria sulla nostra vita come unico e incontrastato re. Anno dopo anno avanziamo verso di lui e gustiamo in modo sempre più pieno la vicinanza a lui.

Per questo il passare del tempo non deve farci paura, perché avanziamo verso la meta della signoria di Dio che giorno dopo giorno si realizza se noi ascoltiamo la sua Parola.

Il battesimo infatti ci inserisce nel cammino comune di un popolo largo, tutti i discepoli del Signore, e nella lunghezza di un tempo che non parte da me e non finisce con me.

La festa di oggi dunque ci aiuta a mettere meglio a fuoco il traguardo verso il quale siamo in cammino per affrettarci verso di esso: la signoria di Cristo re del mondo.

Nella prima lettura Dio si presenta come un pastore che raduna il gregge disperso e preda dei lupi, ferito, malato, senza un buon pascolo e acqua pulita da bere. È la condizione in cui Dio ci trova, smarriti, senza una strada chiara, e lui si fa nostra guida per trovare la strada giusta: “Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.” Il Signore ci cerca lì dove ci siamo incamminati, spesso in strade che non portano a un pascolo buono o sottomessi ai padroni cattivi che ci tiranneggiano: le idee false di felicità, l’egoismo, l’orgoglio, la paura. Sta a noi riconoscerlo e affidarci a lui.

Le parole del profeta Ezechiele si concludono con la promessa di un giudizio: “Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri.” Proprio per dire che una scelta non è come l’altra e le strade non sono tutte uguali. Il giudizio mette a nudo il tipo di vita che ciascuno ha condotto.

Il giudizio non è una punizione, ma sta a significare che la vita di ognuno ha un grande valore per Dio. Infatti il giudizio, come descrive Gesù nel vangelo di Matteo, rivela la nostra somiglianza con lui, misurata sulla capacità di voler bene agli altri: “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto…” Coloro che hanno speso male la loro vita restano stupiti: “quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?” Non si sono mai accorti di come vivevano e delle conseguenze del loro agire. Ma proprio questo è il problema. Non hanno capito perché sono rimasti sottomessi alla signoria della mentalità di questo mondo, senza chiedersi perché, senza capire, senza scegliere con consapevolezza. Ma la vita è troppo preziosa per sprecarla senza chiedersi come sia meglio usarla. Impariamo a farla giudicare ogni domenica dalla Parola di Dio, perché accogliamo giorno per giorno la sua piena signoria su di essa, di metterci al servizio di un Signore buono e attento a quello che è bene per ciascuno. 

Accogliamo allora con gioia l’immagine che la liturgia oggi ci propone: Gesù come Signore e re della nostra vita e dell’universo intero. Il vangelo dice che egli giudica dal trono. Esso è la sua croce, cioè il bene che lui per primo ha voluto a noi uomini è il posto elevato dal quale osserva l’umanità intera. Giudica assiso sulla croce dalla quale ha perdonato quelli stessi che lo stavano uccidendo e ha restituito a ogni uomo la libertà dal peccato. È il trono di un Signore che ci cerca come un pastore buono, ci accompagna, ci indica la strada del nostro bene. Il suo giudizio è prezioso, perché è carico della forza di salvezza, non lo sfuggiamo spaventati o insofferenti. Le sue parole sono vere, e per questo a volte le sentiamo taglienti nella carne della nostra vita, ma proprio per questo ci permettono di camminare verso di lui sulla strada del bene, senza rischiare di perderci nei vicoli bui, aridi e senza vita del male.


Preghiere 

 

O Signore Gesù guidaci come un pastore buono sulle strade del bene e nutrici nei pascoli in cui nulla ci manca. Fa’ che affidandoci a te impariamo il modo migliore di vivere,

Noi ti preghiamo

 

O Signore Gesù ti chiediamo perdono perché abbiamo accettato troppo facilmente la signorìa dei padroni malvagi di questo mondo: l’egoismo, la paura, l’arroganza e l’orgoglio. Fa’ che seguendo il tuo esempio diveniamo miti e umili come te,

Noi ti preghiamo


Ti ringraziamo o Dio del cielo perché sei un Signore che perdona e aiuta, pronto a sostenerci nei momenti di difficoltà e attento alla nostra debolezza. Divieni re e Signore della nostra vita perché essa sia salvata dal male,

Noi ti preghiamo

 

Ti invochiamo o Padre misericordioso, libera il mondo dai padroni violenti che seminano odio e divisione. Fa’ cessare ogni guerra e placa l’istinto di dominio e aggressività, dona la pace a tutti i popoli,

Noi ti preghiamo

 

Sostieni o Signore quelli che lavorano per il bene degli altri e non cercano il proprio interesse individuale. Suscita servitori della giustizia e operatori di pace perché in tutti i popoli regni la concordia,

Noi ti preghiamo

 

Ascolta o Signore il grido del povero che ti invoca ed esaudisci la sua preghiera. Perché tutti abbiano il necessario per vivere,

Noi ti preghiamo.

 

Guida e proteggi, o Padre misericordioso, tutti coloro che annunciano la tua Parola e la vivono, perché il loro esempio sia di modello per tanti,

Noi ti preghiamo

 

Proteggi o Signore papa Francesco. Fa’ che la sua predicazione sia un segno visibile dell’amore di Dio per tutti i popoli e li guidi verso di lui,

Noi ti preghiamo

sabato 14 novembre 2020

XXXIII domenica del tempo ordinario. Giornata mondiale dei poveri - Anno A - 15 novembre 2020

 

 


Dal libro dei Proverbi 31,10-13.19-20.30-31

Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto. Gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita. Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani. Stende la sua mano alla conocchia e le sue dita tengono il fuso. Apre le sue palme al misero, stende la mano al povero. Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare. Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani e le sue opere la lodino alle porte della città.

 

Salmo 127 - Beato chi teme il Signore.
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.

Ecco com’è benedetto +
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 5,1-6

Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: «C’è pace e sicurezza!», allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Rimanete in me e io in voi, dice il Signore,
chi rimane in me porta molto frutto.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 25,14-30

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, In una lettera del giugno 2017 papa Francesco ha scritto: “Al termine del Giubileo della Misericordia ho voluto offrire alla Chiesa la Giornata Mondiale dei Poveri, perché in tutto il mondo le comunità cristiane diventino sempre più e meglio segno concreto della carità di Cristo per gli ultimi e i più bisognosi.”

Oggi celebrando questa giornata ci vogliamo soffermare sulla realtà che stiamo vivendo per trovare, alla luce delle Scritture, una via umana per vivere il nostro tempo.

In ogni tempo, situazione ed età della vita dobbiamo infatti chiederci come possiamo vivere in modo pienamente cristiana, cioè secondo la vocazione che abbiamo ricevuto a essere figli di Dio, fratelli e sorelle del Signore Gesù. Non esiste infatti un tempo, un’età o una situazione in cui non sia possibile esserlo, e nemmeno in cui sia più facile. Anche quando le nostre giornate sono ingombre di impegni o di preoccupazioni, o quando siamo distratti da altro il nostro cuore può sempre rimanere rivolto a Dio e conservare il pensiero di come fare quello che facciamo senza perdere il volto del figlio che ricorda, ama e imita il Padre.

Ecco che allora anche in questo tempo di pandemia è possibile trovare la propria via evangelica e seguirla con determinazione, e in questo compito i poveri ci sono compagni.

Infatti la crisi sanitaria e le conseguenti restrizioni della vita sociale ci portano ad un restringimento anche del nostro orizzonte umano dal quale gli altri tendono a scomparire. Ecco che allora balzano prepotenti le mie personali esigenze, malesseri, lamentele, sofferenze, a volte esagerate, per la rinuncia al superfluo. La vita così resa piccina e angusta porta a vivere in modo piccino e angusto, porta a sentimenti “stretti” che vogliono bene solo all’unico che vedo: me stesso. A questo vero e proprio “soffocamento” ciascuno di noi reagisce a modo suo: o con la depressione che getta nella paura e nella disperazione, o con l’euforia di un senso di vitalismo spavaldo e incosciente che fa trascurare le precauzioni necessarie. Ma fra depressione ed euforia esiste una terza via che è quella del discepolo di Gesù: quella della responsabilità.

Infatti, se ci pensiamo, non siamo noi a subire le conseguenze più pesanti della crisi sanitaria e delle restrizioni. I poveri, vicini e lontani, ne pagano il costo in termini di vivibilità e, spesso, di sopravvivenza. Tutti sappiamo bene cosa è voluto dire questo tempo di pandemia per gli anziani soli: a casa o in istituto hanno visto eliminata ogni forma di contatto con amici e parenti che costituivano per molti di essi l’unico legame con la vita, l’unico motivo di speranza, e per questo tanti si sono lasciati morire. Ma pensiamo anche ai detenuti che non hanno più potuto vedere i loro familiari, hanno perso le attività possibili in carcere: la scuola, le visite dei volontari, lo sport, ecc… quanti poi vivono per strada hanno perso molti dei sostegni che rendevano meno dura la loro vita. Chiuse molte mense e distribuzioni di alimentari e vestiti, chiusi dormitori e centri per lavarsi e curarsi. L’isolamento sociale per i poveri è significato ritrovarsi naufraghi in un mare tempestoso e senza soccorsi ai quali aggrapparsi.

Questa realtà ci insegna molto: per prima cosa il confronto con la nostra situazione relativizza tanti nostri drammi e vittimismi. In secondo luogo i poveri proprio in tempo di crisi rappresentano una domanda di cura e di attenzione che ci interroga.  

Papa Francesco nel suo messaggio per questa giornata mondiale dei poveri ha scritto: “Questo è un tempo favorevole per «sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo […]. La distruzione di ogni fondamento della vita sociale finisce col metterci l’uno contro l’altro per difendere i propri interessi, provoca il sorgere di nuove forme di violenza e crudeltà e impedisce lo sviluppo di una vera cultura della cura dell’ambiente» (Lett. enc. Laudato si’, 229). Insomma, le gravi crisi economiche, finanziarie e politiche non cesseranno fino a quando permetteremo che rimanga in letargo la responsabilità che ognuno deve sentire verso il prossimo ed ogni persona.” In modo particolare i più poveri.

Avere a cuore la sorte dei più poveri squarcia i limiti angusti dell’orizzonte chiuso e fa entrare il soffio pulito dell’amore in stanze dall’aria stantia. Pensare con affetto e cura a chi sta peggio di noi ci libera dalle depressioni e dalle euforie, restituendoci l’equilibrio di un senso di responsabilità verso gli altri, a cominciare dagli ultimi.

Per dare un seguito concreto a questo discorso vorrei proporvi oggi due possibilità per “guarire” dall’angustia di una vita dagli orizzonti chiusi. La prima è inviare un messaggio di auguri per le feste di Natale ai detenuti che non hanno familiari e il secondo è offrire un pasto a quanti vivono per strada. All’uscita vi verrà dato un volantino che spiega come poter partecipare a queste due iniziative.

Vorrei concludere con le parole del papa: “In questo cammino di incontro quotidiano con i poveri ci accompagna la Madre di Dio, che più di ogni altra è la Madre dei poveri. La Vergine Maria conosce da vicino le difficoltà e le sofferenze di quanti sono emarginati, perché lei stessa si è trovata a dare alla luce il Figlio di Dio in una stalla. Per la minaccia di Erode, con Giuseppe suo sposo e il piccolo Gesù è fuggita in un altro paese, e la condizione di profughi ha segnato per alcuni anni la santa Famiglia. Possa la preghiera alla Madre dei poveri accomunare questi suoi figli prediletti e quanti li servono nel nome di Cristo. E la preghiera trasformi la mano tesa in un abbraccio di condivisione e di fraternità ritrovata.”

 

Preghiere 

 

O Dio ti ringraziamo per il dono prezioso del tuo amore. Fa’ che l’accogliamo con gioia come un tesoro dal valore inestimabile,

Noi ti preghiamo

 

Aiutaci o Padre ad apprendere la vera sapienza contenuta nel Vangelo, affinché come tuoi discepoli diveniamo ricchi di umanità e liberi di amare tutti, e in modo particolare i più poveri

Noi ti preghiamo

 


Rendici, o Dio onnipotente, forti della gioia del Vangelo, perché non restiamo schiavi dell’impotenza e sottomessi al male, ma come uomini e donne sapienti trasformiamo il mondo e il suo modo di vivere,

Noi ti preghiamo

 

Ti chiediamo perdono o Dio per quando rifiutiamo il talento del tuo amore, accontentandoci del poco che sappiamo darci da soli. Apri il nostro cuore al Vangelo perché diveniamo sapienti e forti,

Noi ti preghiamo

 

Guida o Padre misericordioso i passi di coloro che cercano il bene e operano per la pace. Fa’ che presto nel mondo intero cessino le guerre e ogni forma di violenza,

Noi ti preghiamo

 

Suscita in ogni luogo o Padre misericordioso amici dei poveri e soccorritori di chi è in difficoltà. Guarda con amore chi ti invoca ed esaudisci la preghiera del misero,

Noi ti preghiamo.

 

 


Preghiere n. 4

 

 

O Signore Gesù che hai donato tutto te stesso per la nostra salvezza, perdona la nostra avarizia nel voler bene ai fratelli e alle sorelle che sono nel bisogno.

Noi ti preghiamo

 

 

Guida e proteggi o Dio tutti quelli che camminano sulla via del Vangelo: i testimoni dell’amore, i costruttori di pace, coloro che perdonano, i miti di cuore. Fa’ che la loro forza d’amore trasformi il mondo intero,

Noi ti preghiamo

venerdì 6 novembre 2020

XXXII domenica del tempo ordinario - Anno A - 8 novembre 2020




Dal libro della Sapienza 6,12-16

La sapienza è radiosa e indefettibile, facilmente è contemplata da chi l'ama e trovata da chiunque la ricerca. Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano. Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà, la troverà seduta alla sua porta. Riflettere su di essa è perfezione di saggezza, chi veglia per lei sarà presto senza affanni. Essa medesima va in cerca di quanti sono degni di lei, appare loro ben disposta per le strade, va loro incontro con ogni benevolenza.

Salmo 62 – Solo in Dio riposa l’anima mia

Solo in Dio riposa l’anima amia

Da lui viene la mia salvezza.

Lui solo è mia roccia e mia salvezza

Mia difesa: mai potrò vacillare.

 

Fino a quando vi scaglierete contro un uomo

Per abbatterlo tutti insieme

Come un muro cadente

Come un recinto che crolla.

 

Lui solo è mia roccia e mia salvezza,

mia difesa: non potrò vacillare.

In Dio è la mia salvezza e la mia gloria,

il mio riparo sicuro, il mio rifugio.

Dalla prima lettera di Paolo ai Tessalonicesi 4,13-18

Non vogliamo poi lasciarvi nell'ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui. Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore. Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.

Alleluja alleluia, alleluia

Vegliate dunque fratelli miei

perché il Regno di Dio è vicino

Alleluja alleluia, alleluia

 

Dal vangelo di Matteo 25,1-13

Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.

 

Commento

 

Care sorelle e cari fratelli, il Vangelo appena ascoltato ci racconta le vicende di una festa di nozze e, a ben guardare, tutto il racconto si svolge attorno ad una porta. Davanti ad essa le dieci vergini attendono l’arrivo dello sposo, egli al suo arrivo la apre e accoglie le cinque presenti, e poi la lascia chiusa per le altre cinque che erano assenti.

Questa porta è centrale, è essa che dà accesso alla festa di nozze, cioè alla vita felice alla quale tutti noi aspiriamo. Essa, se si apre, permette di stare in compagnia dello sposo, cioè del Signore Gesù, ma se resta chiusa lo rende inaccessibile per quanto ci sforziamo di raggiungerlo e ci esclude dalla gioia della festa.

Mi sembra di poter dire che questa porta rappresenta la Parola di Dio. Essa infatti è il mezzo più diretto attraverso il quale siamo messi in comunicazione con Dio che parla a noi, ci si rivela, si fa incontrare a tu per tu, personalmente. Ma, proprio come una porta, essa può avere una doppia valenza: permettere l’ingresso o precluderlo. Per comprendere meglio come la Parola di Dio “funziona” come porta d’accesso a Dio seguiamo il racconto della parabola del Vangelo di Matteo.

Innanzitutto le dieci vergini passano molto tempo davanti alla porta. È un tempo di attesa non passiva che rappresenta bene il necessario lavorìo attorno alla Scrittura. C’è bisogno di conoscerla: leggerla, ricordarla, comprenderla. Come tutti i testi scritti rispecchiano il mondo, l’epoca, la mentalità di quando sono stati composti. Per questo vanno approfonditi con un tempo di lavoro che ci permette la familiarità con essi.

Ma la parabola ci presenta un altro elemento decisivo: le lampade che illuminano il cammino. Per giungere alla porta e per restare accanto ad essa c’è bisogno di lampade e, soprattutto, di olio che le alimenti. E questo olio è la Sapienza, della quale ci parla approfonditamente la prima lettura, che è l’impegno a far diventare quella Parola, incontrata nell’ascolto e nello sforzo di comprenderla meglio, vita vissuta. Il sapiente infatti, per la Scrittura, è innanzitutto chi fa del messaggio contenuto in essa il nutrimento del suo pensare, scegliere e agire quotidiano. Sapienza è questa sintesi fra quello che la Parola vuole comunicarci e il nostro vissuto. È essa che illumina la strada, ci fa vedere il volto dei fratelli e delle sorelle con chiarezza, ci fa riconoscere il volto di Dio e ci rende da lui riconoscibili, come avviene con lo sposo della parabola.

Tutte e dieci le vergini hanno l’olio nella lampada e tutte e dieci illuminano il loro cammino nel buio della notte e giungono alla porta della festa per l’incontro con Dio. Ma ad alcune finisce presto, ad altre l’olio dura perché ne hanno una scorta sufficiente.

Questo ci dice che non basta un entusiasmo iniziale, quello che al primo approccio ci fa pensare: “Veramente questa Parola è bella, piena di fascino e ricca di significato!” C’è bisogno che questo entusiasmo e stupore iniziale continui a essere illuminato con l’impegno a viverlo, anche quando ci si fanno incontro ostacoli e dubbi, la stanchezza e la delusione. C’è bisogno di “una scorta” di impegno a vivere la Parola con Sapienza anche quando questo sembra troppo difficile o inutile o addirittura controproducente, quando le nostre forze vengono meno e siamo confusi, quando la porta tarda ad aprirsi.

È allora, con un supplemento di luce che non viene meno anche nel buio fitto che ci circonda, che la porta si spalanca e giungiamo veramente in compagnia del Signore.

Fratelli e sorelle, questo secondo tempo di pandemia è come una notte buia che ci avvolge e confonde. Anche però nel buio del tempo presente possiamo procedere senza rischiare di cadere in terreni pericolosi e scivolosi, se abbiamo una lampada che ci fa luce. Non serve maledire o inveire contro il destino o contro qualcuno, serve andare avanti con una luce che illumini per non cadere nella disperazione. Questa luce è la Sapienza, cioè lo sforzo quotidiano di mettere la Scrittura in pratica, anche quando è difficile. E in questo tempo la Parola ci indica la strada di una partecipazione alle difficoltà degli altri, di una vicinanza, di una solidarietà ed empatia con chi sta peggio che all’inizio, a marzo-aprile, avevamo imparato a vivere ma che oggi sembra essere inacidita in un rabbioso prendersela con tutti. Se perseveriamo ad illuminare il mondo e noi stessi con la luce della Sapienza la porta della parola di Dio ci farà entrare in un rapporto stretto col Signore. La sua compagnia guarisce dalle ferite di una conflittualità esasperata e inconcludente che oggi sembra prevalere nel clima delle nostre giornate, dal buio della disperazione, dal ripiegamento depresso su se stessi, dal senso di impotenza triste. La festa dell’amore di Dio ci rende capaci di vincere il buio e di diffondere attorno a noi il calore di una presenza che continua a dare senso a una vita che non sia una sterile introversione del pensare a se stessi e basta.

Cari fratelli e care sorelle conserviamo in queste giornate che ci attendono, difficili e piene di ostacoli, la luce accesa che è vivere col Signore, in compagnia della sua Parola che ci accompagna a vivere con la pace nel cuore.

 


 

Preghiere 

 

O Signore ti ringraziamo perché ogni domenica ci doni parole buone che scaldano la nostra vita. Aiutaci a conservarle con cura nel nostro cuore e a viverle perché illuminino sempre il nostro cammino,

Noi ti preghiamo

 

 

Fa’ o Padre buono che non seguiamo i maestri di questo mondo che insegnano a farsi strada con furbizia e a discapito degli altri, ma ascoltando la tua Parola apprendiamo la sapienza del Vangelo,

Noi ti preghiamo

 


Guida o Signore tutti coloro che sono disorientati. Illumina i loro passi perché giungano a conoscerti e seguirti,

Noi ti preghiamo

 

 

Concedi anche o noi o Padre misericordioso di partecipare alla festa della vita del Vangelo. Fa’ che seguendo il tuo esempio sappiamo camminare sempre sulla via della giustizia e del bene,

Noi ti preghiamo

 

 

Insegnaci o Signore Gesù a riconoscere nel volto di chi abbiamo accanto il fratello e la sorella da amare, perché tu per primo li hai amati e ce li doni,

Noi ti preghiamo

 

 

Accogli nel tuo amore, o Signore, tutti coloro che sono morti. Fa’ che riuniti nel tuo regno possiamo un giorno con loro godere della gioia della tua presenza,

Noi ti preghiamo.

 

 

Sostieni o Padre del cielo tutti coloro che in questo tempo di pandemia soffrono e sono nel bisogno. Aiutali a superare le difficoltà e a mantenere viva la speranza in un futuro migliore,

Noi ti preghiamo

 

 

Guida e sostieni o Signore chi annuncia il Vangelo in situazioni difficili, proteggili dal pericolo e benedici i loro sforzi,

Noi ti preghiamo

lunedì 2 novembre 2020

Commemorazione dei defunti - 2 novembre 2020

 


Dal libro di Giobbe 19,1.23-27a

Rispondendo Giobbe prese a dire: «Oh, se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, fossero impresse con stilo di ferro e con piombo, per sempre s’incidessero sulla roccia! Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro».

 

Salmo 26 - Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: +
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.

Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 5,5-11

Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Chiunque vede il Figlio e crede in lui

avrà la vita eterna;

Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 6,37-40

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».


Commento

Cari fratelli e care sorelle, oggi facciamo memoria dei defunti. È un’occasione che ogni anno ci viene offerta per pregare per i nostri cari che ricordiamo con affetto, ma anche tutti quelli che nessuno ricorda, che sono scomparsi nell’anonimato e che solo Dio nel suo amore fedele ricorda e accoglie con amore. Ma questa ricorrenza è anche l’occasione per soffermarci, almeno una volta l’anno, su una realtà, quella della morte e di cosa ci attende dopo di essa, che in genere rifuggiamo perché ci turba. I brani della Scrittura che oggi abbiamo ascoltato ci aiutano a orizzontarci su di un tema così importante.

Ieri, nella celebrazione della festa di tutti i santi, abbiamo celebrato quelli che hanno vissuto e vivono anche oggi ora nella compagnia di Dio, cioè in una dimensione in cui non esistono quelle mezze misure nelle quali noi siamo abituati a vivere. Noi infatti per lo più cerchiamo sempre di barcamenarsi fra le difficoltà del vivere quotidiano accontentandoci di un compromesso onorevole fra le esigenze del bene e la difficoltà a realizzarlo, fra i pericoli del male, ma il fascino che egli esercita con le sue illusioni. Ma se tutto questo in qualche modo ci è possibile qui nella nostra vita terrena, la dimensione che ci attende e nella quale già si trovano coloro che sono defunti è la realtà della chiarezza e della decisione: o bianco o nero, o bene o male, o salvezza o perdizione. Non esiste un bene che è anche un po’ male o un male che si stempera nel bene. Non a caso in tutte le grandi tradizioni religiose non c’è via di mezzo: o inferno o paradiso.

Davanti a questa radicalità siamo tentati di evitare in tutti i modi di farci interrogare da quella dimensione così diversa dalla nostra e che non permette compromessi di comodo. La scelta della Chiesa di farci fermare, almeno una volta l’anno, sulla realtà di quanti sono già entrati nella vita alla presenza di Dio ci aiuta a non fuggire, ma a farci loro vicini, non solo nella preghiera e nel ricordo affettuoso, ma anche come loro compagni nella riflessione sul senso della vita che la Scrittura ci propone.

Sì, è necessario farci illuminare oggi da una luce di chiarezza: l’assenza di compromesso fra bene e male che caratterizza la vita dopo la morte, per poter scegliere con decisione di vivere il bene, come il Vangelo ci invita.

È la scelta che fa’ il profeta Giobbe con quelle sue parole così decise: “vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro”. Questa certezza, affermata in modo deciso, è maturata da Giobbe dopo che è stato messo alla prova assai duramente, da lutti, malattie e abbandoni. Tutto questo dovrebbe logicamente spingere Giobbe a ridimensionare la sua fiducia in Dio e nella possibilità di vivere il bene, e a rassegnarsi alla forza invincibile del male con la quale bisogna scendere a patti. È la tentazione che ogni persona sperimenta. Ma Giobbe sceglie invece per la certezza della presenza di Dio nella sua vita, al cui cospetto egli si mette per fare proprio il suo giudizio e la sua logica, così diversa da quella normale, nella quale ripone una cieca fiducia.

Il primo elemento dunque che questa nostra memoria dei defunti ci pone davanti è la necessità di maturare, come Giobbe, una fiducia in Dio che non abbandona né dimentica nessuno, ma vuole preservarlo per l’incontro ultimo con sé.

San Paolo nel brano della lettera ai Romani prosegue sulla stessa strada di Giobbe, e va oltre. L’Apostolo aggiunge che la certezza con cui, assieme a Giobbe, possiamo affidarci a Dio non è tanto uno sforzo di volontà dell’uomo, ma è il risultato di un amore così grande che non si è curato che fosse da noi ricambiato o meritato, ma si è donato senza aspettarsi nulla in cambio. Egli scrive: “Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.” È questo eccesso di amore che ci trascina a confidare in lui. Un amore così gratuito non ha limiti, nemmeno quello della morte. Dio non accetta compromessi e non delude mai perché è fedele fino alla fine. Cristo con la sua vita e morte ci ha dimostrato che è possibile scegliere per il bene, fino a farne l’unico scopo della propria esistenza, anche a rischio di morirne. Questo è il secondo elemento: possiamo fidarci di Dio perché lui ci ama per primo e senza condizioni, e la sua fedeltà è senza limiti.

Infine l’evangelista Giovanni ci riporta alcune parole di Gesù dalle quali possiamo trarre, ancora una volta, il fondamento per una fiducia e una speranza serene. Gesù infatti ci spiega che non sarà la decisione dell’uomo, la sua forza di volontà, le sue capacità o la sua integrità a salvarlo, ma la volontà di Dio di restare fedele all’uomo, nonostante tutto e contro ogni evidenza, pur di salvarlo: “E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.” Unica condizione che ci è posta è quella di non rifiutare questa volontà e lasciarci da lei attrarre verso il bene.

Tutte queste motivazioni ci rafforzano nella scelta di vivere fin da subito la compagnia del Signore, facendo nostro il suo modo di vedere la realtà e di agire: cogliendo cioè come sotto l’apparente confusione e indeterminatezza che lascia libero l’uomo nei suoi mille compromessi fra bene e male in realtà vi sia la vera dimensione del vivere come lotta perché il bene si affermi, e con esso la pienezza della vita nostra e di chi ci sta accanto.

 

  

Preghiere 

 

Ti preghiamo o Signore per tutti i nostri cari, amici e familiari i cui nomi ti presentiamo. Accoglili nella tua infinita bontà e misericordia, perché possano godere della gioia eterna,

Noi ti preghiamo

 

Ti ricordiamo, o Padre di tutte le persone defunte che non sono ricordate da nessuno. Perché la solitudine e l’abbandono sperimentato in vita vengano riempiti dal tuo amore che non dimentica nessuno,

Noi ti preghiamo

 


 

Ti preghiamo o Dio, vinci la forza del male che semina odio e divisione sulla terra. Fa’ che decidiamo di seguire sempre il tuo volere e di scegliere in ogni occasione per il bene che abbiamo la possibilità di compiere,

Noi ti preghiamo

 

 

Sostienici o Signore nel nostro cammino, fra gli ostacoli e le tentazioni del vivere quotidiano. Fa’ che la luce del Vangelo ci illumini sempre nelle nostre scelte,

Noi ti preghiamo

 


Proteggi e consola o Padre del cielo tutti i poveri che vivono con durezza la loro vita. Per chi è senza casa, senza lavoro, per chi è colpito dalla malattia, per gli anziani, per chi è vittima dell’ingiustizia,

Noi ti preghiamo

 

 

Libera, o Padre onnipotente, il mondo dalla piaga della guerra. Dona pace e salvezza a quanti oggi soffrono e muoiono per la violenza,

Noi ti preghiamo.

 

 


Proteggi o Dio la tua Chiesa da ogni male. Guidala nel suo cammino perché sia sempre e ovunque annunciatrice audace del vangelo e porto sicuro per chi cerca salvezza dal male,

Noi ti preghiamo

 

 

Accompagna, o Signore, il papa Francesco nel suo impegno di padre e pastore del tuo gregge. Fa’ che la franchezza delle sue parole e l’autenticità della sua testimonianza siano una luce che guidi i passi di tutti i credenti,

Noi ti preghiamo