venerdì 31 dicembre 2021

Te Deum ringraziamento - Anno C - 31 dicembre 2021

 


Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 2, 18-21

Figlioli, è giunta l’ultima ora. Come avete sentito dire che l’anticristo deve venire, di fatto molti anticristi sono già venuti. Da questo conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri. Ora voi avete ricevuto l’unzione dal Santo, e tutti avete la conoscenza. Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità.

 

Salmo 95 - Gloria nei cieli e gioia sulla terra.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.


Alleluia, alleluia, alleluja
Il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi.
Alleluia, alleluia, alleluja

Dal vangelo secondo Giovanni 1, 1-18

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Commento

Cari fratelli e care sorelle, siamo alla fine di un anno e ci siamo voluti raccogliere per rendere grazie a Dio del dono di un tempo che oggi si conclude. Il prologo del Vangelo di Giovanni ci ricorda che all’inizio di tutte le cose c’è Dio, e questo non solo in senso temporale, ma come origine e destino di tutto. Per questo il trascorrere di un anno non spaventa né rattrista noi cristiani, perché non è un tempo perduto o che si è cancellato nella deriva del nulla, ma è un tempo che ci avvicina al traguardo di un ritorno di tutte le cose a Dio e di ciascuno di noi al Padre e alla realizzazione del suo disegno per l’umanità.

Infatti nel viaggio che ciascuno di noi conduce nello scorrere del tempo non siamo orfani senza guida, alla rincorsa di se stessi e della realizzazione dei propri progetti. È l’idea che il mondo ci comunica, affidando all’uomo quella che si definisce la sua “autorealizzazione”. Ma il tempo non è lasciato da Dio al dominio dell’uomo. Dice il prologo di Giovanni che Dio era prima, all’origine di tutto, ma anche che è voluto entrare nella storia, cioè farsi presente in ogni momento del suo scorrere.

Noi facciamo fatica a riconoscerlo: “il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.” Il tempo la storia, i progetti, le speranze ci sembrano spesso abbandonate alla capacità di ciascuno di realizzarli, oppure al caso, o peggio alla forza del male quando essa sembra prendere il sopravvento. Noi facciamo fatica a riconoscere Dio incarnato nella storia, di ciascuno, dell’umanità intera come una realtà permanente e che dura per sempre. E tanto dolore che ancora la pervade non è la prova della sua assenza, come taluni vorrebbero, perché Dio lo soffre con noi, lo subisce come sulla croce, ma non ne è vinto.

Per questo oggi il nostro ringraziamento non può essere colorato della tristezza di un tempo che è irrimediabilmente perduto, ma piuttosto di un tratto di strada che ci è stato donato di percorrere assieme a Dio per raggiungere la meta della definitiva affermazione del suo Regno. Dice infatti il Vangelo di Giovanni: “A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio.

Allora oggi con forza questa Liturgia viene a dirci che non è indifferente da che parte indirizziamo il nostro cammino, e che l’anno che si apre è carico di responsabilità per ciascuno di noi. Preghiamo perché sappiamo vivere con più piena consapevolezza la compagnia del Signore dentro la storia e condividere con lui lo stesso desiderio e impegno di indirizzarla vero la realizzazione di quel bene duraturo e per tutti che caratterizza il suo Regno.

  

Preghiere 

 

Ti ringraziamo o Dio per l’anno di vita che ci hai donato. Aiutaci a rileggerlo con gli occhi del Vangelo per riconoscervi i segni del tuo amore,

Noi ti preghiamo

  

Concedi o Dio a ciascuno di noi di dare valore alle scelte e alle azioni e di viverle come Gesù le ha vissute,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Padre misericordioso, perché l’anno che si apre porti pace a quanti sono in guerra, consolazione a chi è nel dolore, perdono e conversione a chi è su strade sbagliate,

Noi ti preghiamo

  

Guidaci o Signore sulle vie del Vangelo, perché nell’anno che viene sappiamo essere tuoi discepoli fedeli e attenti alla tua Parola,

Noi ti preghiamo

 


Ti ringraziamo o Dio del dono di un papa buono e fedele al Vangelo. Proteggilo da ogni male e fa’ che con umiltà ne seguiamo l’esempio,

Noi ti preghiamo

  

Dio Padre onnipotente, guida la storia del mondo perché percorra le tue vie e affretti la venuta del tuo Regno,

Noi ti preghiamo

giovedì 23 dicembre 2021

Natale del Signore - Anno C - 25 dicembre 2021

 


 

Dal libro del profeta Isaia 9,1-6

Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Màdian. Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre. Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.

 

Salmo 95 - Oggi è nato per noi il Salvatore.

 

Cantate al Signore un canto nuovo, +
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. +
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito 2,11-14

Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Vi annunzio una grande gioia:
oggi vi è nato un Salvatore: Cristo Signore.
Alleluia, alleluia, alleluia.

 

Dal vangelo secondo Luca 2,1-14

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

 

Commento

 

Care sorelle e cari fratelli oggi ci siamo riuniti in questo luogo per festeggiare il Natale e abbiamo appena ascoltato il racconto della nascita di Gesù.

Il Natale è storia di gente semplice di cui è normale che nessuno si accorga. Sono due giovani, come tanti altri in quel tempo, sballottati da un posto all’altro dalle vicende della vita. Un censimento li obbligava a viaggiare, cosa che avrebbero volentieri evitato, vista la condizione in cui si trovava Maria. Ma la gente piccola e semplice non sempre può decidere della propria vita e deve sottomettersi alle scelte che altri, più potenti, hanno preso. La lunga descrizione che il Vangelo di Luca ci fa degli eventi che si succedevano e i nomi dei grandi (l’imperatore romano Cesare Augusto e il governatore Quirinio) sottolineano come il “dove” e il “come” della nascita di Dio sulla terra non è stato scelto da lui, perché lui, e i suoi genitori, appartengono a quella schiera di gente che non può determinare più di tanto le proprie scelte, che sono spesso obbligate e subite. Per questo quella di Gesù è una nascita sotto il segno della precarietà, del viaggio, dell’incertezza.

A Betlemme sono forestieri, non hanno appoggio né protezione, e nemmeno trovano un posto dove ripararsi.

Forse proprio per questo il profeta Isaia, come abbiamo ascoltato nella prima lettura, afferma di lui: “Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio.” Sì, Gesù per nascere ha bisogno che ci sia qualcuno che lo accolga, che decida di fargli spazio nella propria vita, come un figlio, cioè come qualcuno che è affidato alla sua responsabilità.

Gesù non ha già un posto già pronto per lui nel mondo, come i figli delle famiglie importanti che già alla nascita hanno un futuro radioso che li attende e un percorso già segnato. Gesù un posto lo cerca, lo desidera, lo chiede, ma di per sé non ce l’ha.

Ecco allora qual è l’essenza della festa del Natale: Dio si fa come noi, nasce bambino, ma non sa dove. È quello che è rappresentato nelle nostre case dal presepe che facciamo: un paesaggio, dei pastori, una capanna umile. Certo non è il meglio a cui si potrebbe aspirare, ma è già qualcosa.

La stessa capanna c’è bisogno di prepararla anche dentro di noi: un presepe interiore, perché Gesù possa nascervi. Certo non sarà un posto ideale, siamo tutti gente piena di difetti, e alla nostra interiorità mancano tante cose, ma, proprio come nei presepi che facciamo, ci sono alcune cose che non possono essere assenti.

Innanzitutto una mangiatoia, cioè uno spazio vuoto nel quale qualcuno si può fermare. Rappresenta l’ascolto degli altri. Certo, diremmo, di gente ne incontro molta e sento dire tante cose, ma di tutte queste cose cosa resta? Si posano nella mangiatoria delle nostre preoccupazioni e ricordi, o passano via leggere come un soffio di cui non resta niente? Ma poi siamo capaci di stare a sentire quelli che nessuno nota e nemmeno hanno la forza di farsi ascoltare, quelli che bisogna cercarli per accorgerci che esistono, i poveri? Ascoltiamo la loro storia, il loro vissuto e l’adagiamo nella mangiatoria perché possa riposarsi un po’, restare con noi, trovare un posto proprio per lui?

Poi non può mancare la stella. Essa indicava il cammino a chi lo cercava, senza sapere bene chi fosse e perché era così importante, eppure cercava Gesù, e la stella lo ha guidato a trovarlo. La stella è la Parola di Dio. Noi spesso non sappiamo bene cosa dobbiamo cercare, come farlo, da chi andare. La Parola di Dio, letta e ascoltata con attenzione, ci guida con una luce non abbagliante ma sicura e che rimane sempre, ci indica un cammino.

Infine nel presepe da costruirci dento ci sono Maria e Giuseppe, la famiglia di Gesù. Certo sono una coppia strana. Le immagini tradizionali ce li raffigurano una giovanissima e l’altro anziano, il loro unico figlio non era nemmeno figlio di tutti e due, come sappiamo bene. Quello che conta però non sono queste cose, ma che si volevano bene, e volevano bene a Gesù, anche se a volte faticavano a capirlo. Sì, anche nella nostra vita c’è bisogno di voler bene a qualcuno, di affezionarsi, di provare tenerezza, di proteggere chi è più debole, come fece Giuseppe.

Fratelli e sorelle, facciamo anche noi il nostro presepe interiore, con la mangiatoia dell’incontro e l’ascolto degli altri, con la stella della Parola di Dio che ci guida, con il voler bene di Maria e Giuseppe, e Gesù saprà dove fermarsi, dove trovar casa e famiglia, dove crescere, come ogni bambino fa…

E mentre il presepe di cartone finite le feste si smonta e torna in cantina, quello interiore rimane, si popola di sempre nuovi personaggi, si arricchisce di scene diverse, incontri, paesaggi i più vari, ma soprattutto offre a Gesù la possibilità di nascere e crescere nella nostra vita. E dove c’è Gesù, ci dice il presepe, c’è pace, gioia e amore. Sia questa allora la nostra scelta di Natale perché il figlio che ci viene dato non deperisca e muoia, ma cresta e si sviluppi fino a divenire il nostro Signore e re.

 

Preghiere

 

O Signore che nasci in una stalla perché nella confusione della città nessuno ti lasciava spazio, aiutaci a sgombrare il nostro cuore dagli affanni e dall’egoismo, perché ci sia posto per te.

Noi ti preghiamo

 

 

O Cristo, a noi che confidiamo nel benessere, nella salute e nel successo insegnaci a non disprezzare l’umile e povera semplicità nella quale tu vieni per ci portarci la salvezza.

Noi ti preghiamo


 

O Padre che hai mandato il figlio unigenito perché il mondo conoscesse il tuo amore, aiutaci a trovarti quando ti fai vicino a noi e a seguire la strada che il Vangelo ci indica per restare sempre in tua compagnia.

Noi ti preghiamo

 

 

O Cristo che non ti sei vergognato di nascere nella miseria di una stalla, fa’ che tutti noi sappiamo essere umili come te nel servizio ai fratelli e premurosi come Maria e Giuseppe con chi è piccolo e indifeso.

Noi ti preghiamo

 

  

O Signore che sei stato accolto dai pastori, e non hai trovato attenzione nella città dei benestanti, fa’ che sappiamo chinarci su chi è povero e riconoscere in lui la tua presenza che si fa vicina alla nostra vita.

Noi ti preghiamo

 

 

Cristo Gesù, aiutaci ad ascoltare l’angelo che annuncia la nascita del nostro salvatore e ad incamminarci verso di te, aprendo il nostro cuore alle tue parole e rendendo grazie per l’amore che ci insegni.

Noi ti preghiamo

 

 

O Signore che hai radunato l’umanità non attorno allo splendore del benessere e del potere ma accanto all’umiltà di una stalla, fa’ che noi tuoi discepoli siamo fedeli al Vangelo, perché la forza al tuo amore trasformi la nostra vita.

Noi ti preghiamo

 

 

O Gesù che hai conosciuto la durezza della vita senza casa, proteggi tutti coloro che vivono per la strada: i poveri, gli zingari, i migranti. Fa’ che noi sappiamo essere per loro casa, famiglia e protezione.

Noi ti preghiamo

 

sabato 18 dicembre 2021

IV domenica di Avvento - Anno C - 19 dicembre 2021

 

 

Dal libro del profeta Michea 5,1-4a

Così dice il Signore: «E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui, fino a quando partorirà colei che deve partorire; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele. Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio. Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra. Egli stesso sarà la pace!».

 

Salmo 79 - Fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.

 

Dio degli eserciti, ritorna!

Guarda dal cielo, vedi e visita questa vigna,

proteggi quello che la tua destra ha piantato,

il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

 

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,

sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Da te mai più ci allontaneremo,

facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

 

Dalla lettera agli Ebrei 10,5-10

Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: "Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà"». Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Ecco la serva del Signore:
avvenga per me secondo la tua parola.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 1,39-45

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Ap­pena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bam­bino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orec­chi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, il vangelo di Luca subito dopo la narrazione dell’annuncio dell’angelo a Maria dell’imminente nascita del Signore ci presenta Maria che in fretta esce e va da Elisabetta: “si alzò e andò di fretta verso la regione montuosa.

Ma qual è il motivo di tanta fretta? Maria ha fretta di comunicare all’anziana Elisabetta l’annuncio straordinario che ha appena ricevuto: Dio nasce per stare con noi e ha chiesto a lei di portarlo in sé e donarlo agli uomini. È una cosa troppo importante e significativa per restare celata, anzi c’è fretta di dirlo!

È la fretta della missione, l’urgenza dell’annuncio a quanti possibile della buona notizia del Natale, perché attendano Gesù e lo riconoscano quando egli nascerà. È la fretta di Gesù stesso che vuole venire fra noi ed ha urgenza di venire nel mondo.

Anche oggi per tanti è un tempo in cui si va di fretta. Questi sono giorni di frenesia: per gli acquisti, per la preparazione delle feste, per scambiarsi gli auguri. Ma c’è una differenza fra la fretta di Maria, e quella degli uomini. Per noi infatti essere di fretta vuol dire essere assorbiti da noi stessi, dal proprio da fare e impegni; questo fa scomparire gli altri dal nostro orizzonte che è tutto ingombro del nostro fare.

La fretta di Dio e quella di Maria invece è l’impazienza di realizzare un incontro e un annuncio, la fretta per il compimento di un tempo nuovo in cui si realizzi l’incontro di Dio con gli uomini, cioè il Natale. Anche noi allora oggi in questa ultima domenica di avvento, ormai in prossimità della nascita del Signore, siamo invitati a lasciar cadere la fretta egocentrica e affannata su di sé e ad assumere invece la fretta dell’impazienza di vedere Gesù nascere e di farlo conoscere a molti.

Maria va incontro ad Elisabetta, una donna anziana che, come lei, era incinta di un figlio inaspettato. Entrambe sono accomunate da una gravidanza imprevedibile, anzi impossibile. Maria all’inizio della sua vita, ancora inesperta giovinetta, neanche sposata, ed Elisabetta da vecchia, dopo una lunga vita di sterilità. Sì, il Signore suscita una vita nuova proprio dove non ce lo si aspetterebbe. In chi sembra troppo giovane per assumersi responsabilità così grandi, in un’età in cui si ritiene spesso si debba vivere spensierati e un po’ con la testa fra le nuvole, e in un’anziana, da cui la vita scivola via verso l’inutilità. Invece no, proprio Maria ed Elisabetta, diremmo le meno “adatte”, quelle dalle quali meno ce lo si aspetterebbe accolgono in sé una vita nuova che chiede di nascere.

È quello che questa ultima domenica di Avvento viene a dirci: il Natale è la novità di un incontro con Dio che si affaccia alla nostra vita, anche se noi facciamo fatica a rendercene conto e a gioirne o siamo restii ad accoglierlo. Non ci sentiamo portati, o pensiamo che il momento non sia adatto, l’ora, il luogo, la situazione non siano opportuni.

Il Natale, fratelli e sorelle, ci coglie così come siamo, col nostro carico di peccato e di inadeguatezza, “inadatti”, come lo erano Maria ed Elisabetta, ed allora lasciamoci stupire, lasciamoci forzare da una vita diversa che vuole nascere anche da noi.

Ma in cosa consiste questa novità? Una nuova capacità di “incontrare” gli altri. Non più con la fretta di chi sfugge per occuparsi di sé, ma con al disponiobilità a fare spazio agli altri dentro di sé.

La disponibilità a vivere un cambiamento decisivo in un tempo non facile della propria vita accomunano dunque Maria ed Elisabetta e realizzano un incontro umano affettuoso e pieno di gioia. È quello che anche noi possiamo sperimentare quando cediamo all’insistenza del Vangelo e lasciamo spazio alla sua novità: scopriamo la gioia dell’incontro con i fratelli le sorelle, non più guardati con diffidenza e distacco, li riscopriamo illuminati da una luce nuova che ce ne mostra i tratti umani e ce li rende attraenti. Non perché divengano all’improvviso senza difetti, ma perché questi sono relativizzati dalla gioia dell’essere insieme con il Signore. È la grazia del Natale che rende gli uomini più vicini e fratelli. La venuta di Gesù nella nostra vita infatti realizza quello che lui ha detto: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.” (Gv 13,34) Gesù non ci ha amato per le nostre grandi virtù e qualità. Ci ha amati perché ha voluto tirare fuori da noi il meglio di cui siamo capaci, il nostro volto più umano e generoso, in una parola ci ha amati per la sua grande misericordia.

Con fretta allora accostiamoci a lui che viene e gustiamo la gioia di accogliere in noi quella misericordia che vuole nascere e che ci fa vedere con occhi nuovi il volto degli altri che incontriamo.


Preghiere 

  

O Signore vieni presto in mezzo a noi, con impazienza ti attendiamo perché il tuo amore regni fra gli uomini,

Noi ti preghiamo

  

Fa’, o Signore Gesù, che, scrutando nel nostro cuore, sappiamo leggere il nostro bisogno che tu nasca presto e abiti insieme a noi. Aiutaci ad accoglierti e a proteggere la tua presenza nella nostra vita

Noi ti preghiamo

 

Aiutaci o Dio ad essere ascoltatori attenti della tua Parola, fiduciosi che essa compie cose straordinarie e fa nuove tutte le cose. Rendici capaci di incontrare il fratello e la sorella e di fare loro spazio dentro la nostra vita,

Noi ti preghiamo

 

 Perdona, o Padre misericordioso, la durezza dei nostri cuori, sordi all’annuncio dell’angelo e distratti alla tua Parola. Fa’ che sappiamo vincere il timore, rinunciare alla ripetitività abitudinaria, scegliere per l’ascolto docile del Vangelo,

Noi ti preghiamo

 


Aiuta o Padre clementissimo tutti coloro che si trovano nel bisogno: i poveri, gli affamati, chi soffre per la violenza e l’ingiustizia, i malati, i prigionieri, chi è senza casa e protezione. La tua venuta porti consolazione e aiuto a chi ti invoca,

Noi ti preghiamo

 

 Sostieni o Signore Gesù tutti quelli che ti cercano. Aiutali a trovare la via che porta a te e ad incontrare nei tuoi discepoli compagni di strada premurosi e attenti,

Noi ti preghiamo.

 

Proteggi o Dio il papa Francesco che annuncia il vangelo e lo testimonia con la sua vita. Fa’ che le sue parole trovino la via che giunge al cuore degli uomini, perché il tuo nome sia amato e invocato ovunque,

Noi ti preghiamo

  

Sostieni o Padre del cielo tutti coloro che sono nel pericolo e affrontano disagi e rischi nel tuo nome. Fa’ che chi oggi disprezza i tuoi figli e li ostacola possa scoprire la bellezza del vangelo e l’umanità piena del tuo volto,

Noi ti preghiamo

sabato 11 dicembre 2021

III domenica di Avvento, "gaudete" - Anno C - 12 dicembre 2021

 


Dal libro del profeta Sofonìa 3,14-18a

Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d’Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: «Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia».

 

Is 12,2-6 - Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

 

Ecco, Dio è la mia salvezza;

io avrò fiducia, non avrò timore,

perché mia forza e mio canto è il Signore;

egli è stato la mia salvezza.

 

Attingerete acqua con gioia

alle sorgenti della salvezza.

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, +

proclamate fra i popoli le sue opere,

fate ricordare che il suo nome è sublime.

 

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,

le conosca tutta la terra.

Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,

perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 4,4-7

Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.

Lo Spirito del Signore è su di me,

mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annunzio.

Alleluia, alleluia, alleluia.

 

Dal vangelo secondo Luca 3,10-18

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, ci inoltriamo con questa terza domenica nel tempo di Avvento e già pregustiamo la bellezza della nascita del Signore, come ci esorta a fare la seconda lettura con il suo invito insistente: “siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti.” È veramente il caso di essere lieti, perché ci troviamo in un tempo benedetto nel quale un dono viene fatto a ciascuno, e cioè la nascita del bambino Gesù.

Il Vangelo ci propone di nuovo la persona di Giovanni. Egli veramente è l’uomo dell’Avvento, come già dicevamo domenica scorsa, cioè colui che attende il Signore preparando se stesso e gli altri ad incontrarlo. Oggi vediamo che le sue parole e il suo atteggiamento fanno sorgere in tanti che lo incontrano una domanda: Che cosa dobbiamo fare?è la domanda dell’Avvento, domanda concreta, non solo spirituale, e che implica un “fare” pratico.

Anche noi con il nostro atteggiamento e le nostre parole dovremmo suscitare in noi e in chi ci sta accanto la domanda dell’Avvento: “Che cosa dobbiamo fare?. Ma al contrario, a volte, siamo noi a farcelo insegnare dal mondo, e a seguire le sue “istruzioni” come qualcosa da cui non possiamo scostarci. In questo modo non solo noi perdiamo la grande occasione di farci dire da Giovanni, cioè dal Vangelo, come vivere, ma nemmeno sappiamo far nascere negli altri il dubbio che possa esistere un modo diverso di vivere.

A quella domanda il Battista risponde con proposte concrete. Non si tratta tanto di vivere emozioni o sentimenti nuovi, ma di modificare il proprio modo di agire con gli altri. Tre sono i punti salienti: la generosità (Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto), la giustizia (Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato), la mitezza pacifica (Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno). Sono tre indicazioni concrete che oggi Giovanni propone anche a noi per rispondere alla domanda dell’Avvento: “Che cosa dobbiamo fare?”, perché anche noi ci immergiamo in un battesimo di conversione e rinnovamento della nostra vita.

Ma questo, aggiunge il Battista, non è che la preparazione all’incontro con il Cristo. Cioè, per fare un esempio, la vera gioia di un banchetto non sta nel cucinare e apparecchiare la tavola, cosa che ci fa anch’essa piacere, ma nel sedersi a tavola con gli amici e parenti e passare con loro un tempo felice di convivialità.

Così è per la preparazione di cui ci parla Giovanni: il battesimo di acqua che è vivere con generosità, giustizia e mitezza serve per incontrare finalmente Gesù che così trova il posto nel quale nascere. E questo incontro avviene nella sua Parola e nei fratelli e sorelle, specialmente i più poveri e deboli. Cioè Giovanni ci dice che la nostra fede non è solo uno sforzo ascetico di avere certi comportamenti, certo, questo è ciò che permette il passo successivo che è fermarsi con lui, incontrare, parlare con Gesù. Cioè c’è bisogno che ci sia un Natale, la nascita di un incontro sempre nuovo, fatto di volti, parole. Cioè, in sintesi, c’è bisogno di imparare a voler bene a lui e ai fratelli e sorelle.

Questo è il “battesimo in Spirito Santo e fuoco” al quale Giovanni indirizza coloro che hanno ricevuto quello di acqua che lui gli propone sulle rive del Giordano. Il battesimo di farci riempire del suo voler bene, di far nascere in noi un amore che assomiglia al suo e giorno per giorno cresce con il nostro legarci a lui e ai fratelli e alle sorelle.

Giovanni conclude con l’immagine di Gesù che “Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile.” Chiaramente egli si riferisce al giudizio finale e al destino che attende tutti coloro che non accettano di sottomettersi al battesimo di fuoco e a quello si Spirito. Ma possiamo leggere questa immagine anche come la spiegazione di come il Signore agisce dentro ciascuno di noi. Egli infatti sa cosa di buono c’è in ognuno e lo raccoglie, come il contadino fa col grano, per metterlo al sicuro. Ciò che invece non vale, cioè la paglia, la brucia, eliminandolo. E il fuoco che brucia è l’amore, quello che lo Spirito Santo ci comunica.

Fratelli e sorelle lasciamo allora che Gesù agisca dentro di noi come quel contadino fa nella sua aia. Facciamo sì che raccolga e metta al sicuro il bene di cui siamo capaci, ma soprattutto che ci insegni a consumi col fuoco del voler bene tutti gli atteggiamenti, le paure, le abitudini che ingombrano la nostra vita togliendo lo spazio all’incontro salvifico con lui e con i fratelli e sorelle. Prepariamoci a questo incontro salvifico, perché il Natale ci trovi pronti a far spazio a lui nella nostra vita.  

  

Preghiere 

 

O Signore che vieni e visiti la nostra vita, aiutaci a vivere l’attesa di un tempo nuovo che la tua nascita inaugura nella nostra vita. Fa’ che come le folle ci chiediamo cosa dobbiamo fare perché la novità del Natale nasca in noi,

Noi ti preghiamo

  

Dio Padre buono e misericordioso, manda il tuo Spirito perché inondi la nostra vita con la forza del tuo amore. Fa’ che purificati da ciò che è inutile raccogliamo abbondanti e duraturi frutti di amore e solidarietà,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio Padre nostro per i migranti che affrontano i pericolosi viaggi dai paesi della guerra e della miseria. Per quanti sono morti in questi mesi e per i tanti che soffrono lontano dalla loro casa,

Noi ti preghiamo

  

Aiuta o Signore tutti i tuoi figli ad entrare con vera gioia nel tempo del Natale per vivere con impegno e responsabilità la novità del Vangelo,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio del cielo per tutti coloro che sono nel dolore. Per i malati, per gli anziani, per chi è senza casa e famiglia, per le vittime della guerra e della violenza, per i prigionieri, per chi è solo e senza speranza. Aiutali e nel loro dolore.

Noi ti preghiamo

  

Trasforma o Dio il cuore degli uomini di questa città, perché nessuno sia escluso e disprezzato, ma ognuno trovi accoglienza amichevole per la loro vita.

Noi ti preghiamo.

  

O Padre del cielo sostieni e proteggi il nostro papa Francesco nel suo ministero di guida e testimone del Vangelo. Fa’ che le sue parole e il suo esempio confermino tutti noi nella via della vocazione cristiana.

Noi ti preghiamo

  

O Dio ti preghiamo per quanti ancora non ti conoscono e non hanno mai udito la Parola evangelica. Fa’ che presto possano conoscerti e unirsi alla famiglia dei tuoi figli.

Noi ti preghiamo

 

 

sabato 4 dicembre 2021

II domenica di Avvento - anno C - 5 dicembre 2021

 


 

Dal libro del profeta Baruc 5,1-9

Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione, rivestiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre. Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio, metti sul tuo capo il diadema di gloria dell’Eterno, perché Dio mostrerà il tuo splendore a ogni creatura sotto il cielo. Sarai chiamata da Dio per sempre: «Pace di giustizia» e «Gloria di pietà». Sorgi, o Gerusalemme, sta’ in piedi sull’altura e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti, dal tramonto del sole fino al suo sorgere, alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio. Si sono allontanati da te a piedi, incalzati dai nemici; ora Dio te li riconduce in trionfo come sopra un trono regale. Poiché Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni, di colmare le valli livellando il terreno, perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio. Anche le selve e ogni albero odoroso hanno fatto ombra a Israele per comando di Dio. Perché Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui.

 

Salmo 125 - Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,

ci sembrava di sognare.

Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,

la nostra lingua di gioia.
 

Allora si diceva tra le genti:

«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».

Grandi cose ha fatto il Signore per noi:

eravamo pieni di gioia.
 

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte.

come i torrenti del Negheb.

Chi semina nelle lacrime

mieterà nella gioia.
 

Nell’andare, se ne va piangendo,

portando la semente da gettare,

ma nel tornare, viene con gioia,

portando i suoi covoni.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 1,4-6,8-11

Fratelli, sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. Infatti Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù. E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!
Alleluia alleluia alleluia
  

 

Dal vangelo secondo Luca 3,1-6

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesa­re, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, in questa seconda tappa del tempo di Avvento ci viene incontro la figura di Giovanni il battista che la liturgia ci propone come modello di “uomo dell’Avvento”, cioè dei “uomo che attende il Signore”. Sì perché essere in attesa del Signore è qualcosa di costitutivo del discepolo e il tempo di Avvento non è solo un momento di passaggio, piuttosto una condizione esistenziale che deve caratterizzare il credente in tutte le stagioni della sua vita. Giovanni infatti si prepara nel deserto ad incontrare il Signore, ma non smette di cercarlo anche dopo che lo ha riconosciuto, al momento del suo battesimo, e dal carcere, vicino alla morte, continua ad attendere la sua rivelazione piena e manda i suoi discepoli a interrogarlo: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” (Lc 7,19) Sì, perché Gesù non lo raggiungiamo una volta per tutte, ma ogni giorno della nostra esistenza dobbiamo incamminarci verso di lui, attenderlo, cercarlo, rivivere l’incontro con lui.

Il Signore si presenta sempre come una grande novità. È una vita nuova che nasce e che prima non c’era. Sono sentimenti, azioni, decisioni e scelte che il Signore vuole che nascano dentro di noi. Così fu per Maria, che si attendeva una tranquilla vita domestica con Giuseppe, e invece l’angelo venne a fare irrompere nella sua vita Dio che voleva venire dentro la storia degli uomini. Maria ebbe paura, ci dice il vangelo dell’annunciazione, perché era una novità troppo grande per lei, ed è lo stesso anche per noi, impreparati al Natale del Signore ci spaventiamo e fuggiamo, immergendoci in quello che si chiama il “clima natalizio”, cioè l’ubriacatura che fa dimenticare il vero motivo del festeggiamento: il Signore, per concentrarci invece su noi stessi. Per questo abbiamo bisogno del tempo dell’Avvento, per preparare uno spazio nella nostra vita a Dio che viene e ci chiede di accoglierlo. Saremo pronti a dirgli di sì, come fece Maria?

È quello che ci propone oggi Giovanni, nel deserto, parlandoci del bisogno di sottoporci ad un “battesimo di conversione”. Sì, conversione significa cambiare strada, cioè modo di vedere e giudicare, andando incontro alla nascita di Dio e alla novità di vita che egli rappresenta.

Questo cammino sembra accidentato e pieno di difficoltà. Dice Giovanni: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!” Chi potrà mai farcela? Non è forse un’impresa al di sopra delle nostre forze? Ma poi prosegue: “Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate.” Anche il profeta Baruc nel brano che abbiamo ascoltato dice: “Poiché Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni, di colmare le valli livellando il terreno, perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio.” Cioè è Dio che che scava le montagne e riempie le valli, per permettere al suo popolo di raggiungerlo. Si tratta allora non di compiere sforzi sovraumani per colmare la distanza da Dio, ma, casomai, di percorrere la via che lui ci prepara.

Sì perché i grandi ostacoli che ci appaiono insormontabili nel cammino verso il Signore sono quelli che noi stessi poniamo sul nostro cammino: le paure di perdere qualcosa, le prudenze, le diffidenze verso il Vangelo. Ma se invece ci lasciamo trasportare dal soffio dello Spirito subito questi ostacoli vengono meno. Lo Spirito, che è l’amore, ci insegna a vincere la paura non con il coraggio, la prudenza non con l’impavidità, la diffidenza non con l’incoscienza, ma con il voler bene, che permette di superare ostacoli alti perché ci rende leggeri, veloci, con una forza che non conoscevamo. 

Il profeta Baruc continua indicando qual è la forza che ci permette di avanzare in questo cammino: “Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui.” Innanzitutto il profeta sottolinea come il cammino che porta al Signore è “con gioia”. Non si tratta cioè di fare sacrifici o dolorose rinunce, ma lasciarsi andare alla gioia vera che viene, come dicevo, dal farsi sospingere con leggerezza dalla forza dello Spirito, cioè del voler bene di Dio. Esso ci permette di compiere anche cammini lunghi senza affaticarci e senza sentirci pesanti e stanchi, ma solo se accettiamo di muoversi da noi stessi e di accogliere con Giovanni il battesimo di conversione.  

Il Natale, paradossalmente, è una festa che ci ripropone ogni anno la realtà dell’inaccoglienza: porte chiuse, un potere politico pauroso e diffidente, il buio e il freddo della strada come unico luogo che Gesù trova per nascere. E purtroppo questa nostra città proprio in questi tempi di freddo e pioggia intensa sta mostrando un volto così simili alla Betlemme di 2000 anni fa. Da agosto infatti le persone che richiedono asilo alla Questura di Terni non trovano accoglienza e restano per strada in attesa che vengano collocate in un centro di accoglienza. Sono più di 20 quelli che da mesi stanno in attesa per strada. È una realtà inaccettabile, il volto di Terni è come solcato da una ferita profonda che ne sfigura i tratti.

Per questo nel giorno di Natale la nostra comunità parrocchiale imbandirà diverse mense festive, per sanare le sue piaghe più doloranti: una in carcere, dove ciascuno dei 400 detenuti e ogni persona che vi lavora il 25 dicembre riceverà un menù classico natalizio, preparato con l’aiuto dei richiedenti asilo che a Terni cercano un punto di approdo dalle terre di guerra e miseria da cui provengono; poi in piazza imbandiremo la mensa per una cinquantina di persone, come già fatto qualche settimana fa in occasione della festa dei poveri, infine porteremo a casa il pasto natalizio per altre 150 persone che durante l’anno conosciamo e aiutiamo in diverso modo.

Con queste tavole imbandite vorremmo che almeno a Natale la nostra città apra le porte dell’accoglienza e accolga i più vulnerabili con un’attenzione tutta speciale, in un abbraccio di solidarietà fraterna.

Gesù, che disse: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” troverà un posto in cui nascere a Terni, o dovrà accontentarsi ancora una volta, come 2000 anni fa, del marciapiede?

Stiamo attenti a non farci rubare il Natale cristiano per un natale ateo, cioè in cui Gesù è espulso. Non basta decorare le strade e fare presepi perché sia Natale, il vero presepio che vogliamo fare quest’anno siano mense accoglienti, cuori pronti alla compassione e alla solidarietà con chi non ha nulla, resistenza ad ogni forma di disumana intolleranza contro chi, come Gesù, ha l’unica colpa di nascere in povertà.

 

Preghiere 

 

O Signore Dio nostro, guarda con amore ai tuoi discepoli che ti attendono in questo tempo di preparazione al Natale. Fa’ che siamo pronti a riconoscerti pastore buono e guida della nostra vita, 

Noi ti preghiamo

  

Elimina o Dio ogni distrazione e il timore che ci allontanano da te. Fa’ che sappiamo aspettare la tua venuta e cercare con impazienza la salvezza che viene da te,

Noi ti preghiamo

 

O Signore Gesù vieni presto a colmare la distanza tra noi e Dio, perché il peccato e il male non ci tengano più prigionieri ma impariamo a vivere la libertà di essere tuoi figli,

Noi ti preghiamo

 

 Vieni incontro o Signore a ciascuno di quelli che ti cercano: chi ti invoca, chi spera in te e chi ti attende con impazienza. Dona la grazia di incontrarti a chi ancora non ti conosce,

Noi ti preghiamo

 

Fa’ o Signore Dio nostro che ogni uomo e donna che oggi sono nel dolore incontrino presto la tua consolazione. Per gli ammalati, gli anziani, chi è senza casa e sostegno, per i poveri, ti invochiamo: suscita accanto a loro fratelli pronti ad aiutarli.

Noi ti preghiamo

  

Guarisci o Dio la piaga della guerra che fa sanguinare la terra in tanti luoghi. Fa’ che le armi tacciano presto e inizi un tempo di pace.

Noi ti preghiamo.

 

Apri o Dio le porte della nostra città, perché il suo volto sia accogliente e solidale con quanti cercano un approdo sicuro. Spalanca i cuori dei tuoi discepoli ad un senso di fraternità e vicinanza a tutti,  

Noi ti preghiamo

  

Sostieni e proteggi o Padre tutti quelli che confidano in te. Proteggi chi è nel pericolo e soffre a causa della fede. Dona sapienza e amore a tutti quelli che annunciano e testimoniano il Vangelo,

Noi ti preghiamo