sabato 30 gennaio 2021

IV domenica del tempo ordinario - Anno B - 31 gennaio 2021

 


 


Dal libro del Deuteronomio 18, 15-20

Mosè parlò al popolo dicendo: «Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull'Oreb, il giorno dell'assemblea, dicendo: "Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia". Il Signore mi rispose: "Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire"».

 

Salmo 94/95 - Ascoltate oggi la voce del Signore.

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio +
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
pur avendo visto le mie opere».

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 7, 32-35

Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.

 

Alleluia, alleluia alleluia.

Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta.

Alleluia, alleluia alleluia.

 

 

Dal vangelo secondo Marco 1, 21-28

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, a Cafàrnao, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, le parole del vangelo di Marco che abbiamo appena ascoltato descrivono i primi passi della vita pubblica di Gesù: dopo aver ricevuto il battesimo per mano di Giovanni e dopo aver trascorse nel deserto quaranta giorni tentato dal demonio, Gesù chiama un piccolo gruppo di discepoli, gli apostoli, perché stiano con sé. Con questi brevi tratti Marco ci offre la cornice all’interno della quale rappresenta come Gesù avvia il suo compito di proclamare il buon annuncio della salvezza che è venuto a portare.

Il brano che abbiamo ascoltato oggi descrive proprio questo: Gesù che insegna nella sinagoga. Egli cioè si colloca nel solco della fede ebraica fondata sul messaggio della Scrittura, non ha una sua dottrina originale da proporre, diversa da quella che i profeti e i padri di Israele hanno tramandato. Eppure il suo insegnamento suscita una reazione stupita negli ascoltatori. Egli infatti, pur non essendo uno scriba, cioè un uomo colto formato nelle scuole dei maestri del tempo, offre a chi lo ascolta una comprensione della Scrittura che si impone e li colpisce non per lo sfoggio di erudizione o per l’abilità retorica nell’esporla con argute argomentazioni. L’autorità che le sue parole hanno sgorga direttamente dalla Scrittura che, come già accennavamo domenica scorsa, festa della Paola di Dio, prima che testo scritto ed elaborato letterariamente è la voce di Dio che si manifesta parlando agli uomini.

Possiamo dire che Gesù fa parlare la Scrittura alla vita delle persone, facendo sì che attraverso di essa Dio interpelli ciascuno di loro personalmente. Per questo quelli che lo ascoltano notano che lui “insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.

Questa frase esprime il paradosso che i presenti avvertono: gli scribi erano autorevoli: avevano un ruolo importante, avevano gli strumenti per comprendere e spiegare la Scrittura, erano i più adatti a farlo, ma la gente riconosce, forse per la prima volta nella loro vita, che la vera autorità deriva dal far parlare la Parola di Dio medesima alla vita perché manifesti la forza che ha in se stessa. Non è il commento o le aggiunte a renderla importante, non è il contesto o il ruolo sociale e culturale di chi la spiega ad accrescere la sua autorevolezza.

Tante volte fratelli e sorelle, anche noi siamo portati a ragionare così. La Parola di Dio ci sembra in se stessa troppo scarna, essenziale, forse anche un po’ ingenua e poco adatta ai tempi di oggi. C’è bisogno di aggiungere, d’interpretare, di confrontarla con la cultura e le filosofie attuali, di rivestirla di una veste più accattivante perché divenga accettabile al giorno d’oggi. In fondo chi ce la porge deve essere in grado di farcela apprezzare perché noi concediamo il nostro assenso. È come se la nostra vita fosse un eterno cocktail nel quale noi gustiamo i diversi aperitivi e tartine che il mondo offre nell’ampio mercato delle spiritualità. Diverse ricette offrono miscele con dosaggi differenti di psicologia, spiritualità, Parola di Dio, saggezze ed esperienze di vita, ecc… e noi scegliamo quella che più si confà alla nostra indole e ci dono un maggior benessere interiore. La Scrittura è uno degli ingredienti, ma va miscelato con sapienza e buon gusto.

Tanti sono gli scribi che anche oggi studiano l’arte di miscelare e ci offrono i loro prodotti ben confezionati.

Ma fratelli e sorelle, raramente noi ci rendiamo conto che il cocktail al quale partecipiamo si tiene sul ponte del Titanic mentre esso sta affondando, e mentre si disquisisce su quale ricetta si adatta meglio alle nostre esigenze la vita va verso un destino più che incerto. Ma la Parola di Dio non è un cocktail fra i tanti, è una scialuppa di salvataggio che ci offre la salvezza per scendere dal Titanic che affonda e raggiungere un porto sicuro. Essa raccoglie gente di generi diversi, tutti però accomunati da un’unica cosa: siamo tutti naufraghi fra le onde alte del mare agitato. E la scialuppa della Parola di Dio non ci dona la bonaccia, la pace interiore, o l’equilibrio psico-fisico personale, ma ci fa attraversare le onde e l’acqua alta senza affogare, con la fiducia di giungere ad un approdo sicuro. Per questo l’autorevolezza della Scrittura non gli viene data dalle capacità persuasive di chi la porge, ma dalla forza di salvezza che sprigiona in se stessa. Certo per rendercene conto bisogna saper guardare dentro di sé e attorno a sé e riconoscere che nel mare della vita siamo tutti naufraghi bisognosi di trovare un appiglio a cui aggrapparci per salvarci, e non gaudenti alla mensa di un eterno rinfresco dal quali piluccare di tanto in tanto il cibo che ci sembra più digeribile e adatto al nostro palato.

In questo senso i poveri ci sono maestri, perché ci svelano in modo evidente questa realtà: il bisogno comune a tutti di essere salvati.

Davanti a Gesù che offre nella sua scabra verità la Parola di Dio si alza però forte la protesta di chi non accetta di essere messo davanti alla realtà di sé e del mondo a cui accennavo: “Un uomo posseduto da uno spirito impuro cominciò a gridare, dicendo: Che vuoi da noi Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?” Si, davanti alla Parola di Dio che svela la realtà del nostro essere naufraghi bisognosi di salvezza lo spirito di questo mondo si ribella: “Perché ci rovini tutto, abbiamo faticato tanto a costruire il nostro equilibrio, a trovare la pace interiore, a mettere in ordine tutte le cose perché non ci turbino e destabilizzino e tu pretendi di mettere tutto ciò in discussione?”

Gesù non si scandalizza, sa che lo spirito del mondo vuole illuderci con la ricerca affannosa del proprio benessere, ignorando o a discapito di quello degli altri, per questo è venuto, per contrastarne la signoria, per svelare l’illusorietà dei suoi trucchi di mistificazione e per svelare la realtà di noi e del mondo così come siamo veramente.

Fratelli e sorelle, la Parola risuona forte in mezzo a noi per far risuonare con forza il messaggio di salvezza e di speranza, scialuppa che naviga in mezzo alle onde alte senza far finta di essere nella bonaccia. A noi farci ancora stupire dal suo messaggio, farci avvertire come sia stucchevole il sapore dolciastro e artificiale delle ricette di equilibrio e benessere interiore che il mondo ci offre a buon mercato.

Il brano si conclude con la notazione che tutti restano turbati e interdetti e si diffonde ampiamente la fama di quella persona che semina dubbi e offre una risposta diversa alle domande vere della vita. Non si sbilancia l’evangelista, non dice che tutti apprezzano e accolgono quel messaggio, ma esso innesca un ripensamento, uno stupore, un rimescolamento delle acque stagnanti. È un inizio, non il compimento. Facciamo che anche dentro di noi la Parola di Dio proclamata operi sempre questo inizio fecondo e destabilizzante, segno che essa ci sta parlando e che una nuova coscienza di sé va maturando.

 

Preghiere 

 

O Signore ti ringraziamo perché ci inviti a vivere secondo la larghezza del tuo amore e a non giudicare con le leggi strette del mondo. Donaci di essere all’altezza della chiamata a divenire tuoi imitatori.

Noi ti preghiamo

 

Aiutaci o Padre del cielo ad assaporare con gioia il gusto del vangelo perché la nostra vita sia ricca di sapore e piena di significato,

Noi ti preghiamo

 

O Cristo che sei la vera luce, fa’ che sappiamo illuminare col Vangelo le strade del mondo, perché orientiamo i nostri passi verso di te.

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo, o Signore misericordioso, perché non vinca in noi la rassegnazione e il realismo, ma con audacia guardiamo a te per conoscere come essere uomini e donne capaci di voler bene.

Noi ti preghiamo

 

Guarda con amore o Dio a noi tuoi figli, perché sappiamo far entrare la vita dei fratelli in noi, senza giudizio né condanna, ma con misericordia e disponibilità sappiamo comprenderli e voler loro bene,

Noi ti preghiamo

 

Aiutaci o Signore a fuggire le occasioni di peccare e aiutaci a compiere con decisione le opere buone che tu hai preparato per noi.

Noi ti preghiamo.

 

Ti preghiamo o Dio per tutti coloro che sono nel bisogno: per i prigionieri, i malati, gli anziani, chi è senza casa e famiglia. Dona loro guarigione e salvezza dal male.

Noi ti preghiamo

 

Proteggi i tuoi discepoli o Dio, e chi, come papa Francesco, li accompagna verso di te col proprio esempio. Dona loro coraggio e proteggili perché il vangelo sia sempre annunciato e il tuo nome benedetto in ogni luogo.

Noi ti preghiamo

sabato 23 gennaio 2021

III domenica del tempo ordinario - Festa della Parola di DIo - Anno B - 24 gennaio 2021

 



 Dal libro del profeta Giona 3, 1-5. 10

Fu rivolta a Giona questa parola del Signore: «Alzati, va’ a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore. Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta». I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.

 

Salmo 24/25 - Fammi conoscere, Signore, le tue vie.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Ricordati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 7, 29-31

Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!

 

Alleluia, alleluia alleluia.

Il regno di Dio è vicino; 

convertitevi e credete nel Vangelo.

Alleluia, alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Marco 1, 14-20

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, celebriamo oggi in tutto il mondo la festa della Parola di Dio con la quale papa Francesco ha voluto ricordarci la centralità del dono forse più grande che fin dall’inizio Dio ha fatto al mondo e agli uomini. La Parola di Dio infatti, è bene ricordarcelo, prima che scritta è stata Parola pronunciata ed è agli inizi dell’esistenza di tutte le cose: “Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu.” (Gen 1,3). Anche le parole del Vangelo prima che una “lettura”, come siamo abituati a considerarlo, furono vita vissuta, voce che parlava, Gesù che operava. Per questo la Parola di Dio conserva il potere creatore di vita nuova: se essa non risuona a vuoto, cioè se è accolta e conservata, fa nascere vita nuova. La parabola del seminatore che getta la semente sulla strada, fra i rovi e poi sul terreno buono è stata narrata da Gesù proprio per farci capire questo: non basta che il seme sia gettato, e non basta nemmeno una buona disposizione d’animo, c’è bisogno che le due cose si incontrino perché un terreno buono produca frutti buoni. Questo avviene con un ascolto attento e disponibile. E il frutto, ricordiamoci sempre bene, non è qualche soddisfazione in più, è la salvezza della nostra vita che altrimenti va sprecata.

Questa festa ci viene incontro con la prima lettura dal libro del profeta Giona.

La sua storia ci narra come Dio si era fatto presente a lui e lo aveva invitato ad annunciare la sua Parola alla città di Ninive perché questa cambiasse il proprio comportamento violento: “Fu rivolta a Giona figlio di Amittai questa parola del Signore: «Alzati, va’ a Ninive la grande città e in essa proclama che la loro malizia è salita fino a me».” Dio con la sua Parola chiede a Giona un’assunzione di responsabilità perché ponga argine al dilagare del male in quella grande città, anche se essa è al di fuori del suo contesto culturale e religioso. La Parola richiama sempre ciascuno di noi alla responsabilità davanti al mondo e alle sue vicende, al di là dei confini del nostro contesto personale, e questo avviene perché essa fonda quella fraternità universale basata sulla unica e comune paternità di Dio. È il Padre che parla e la sua voce rinnova la fraternità: la sua è Parola per tutti, rivolta a tutti allo stesso modo, Parola che convoca in una comunità di destino per la quale quello che accade all’altro mi riguarda, Parola che sgorga da un amore che non conosce limitazioni.

Come sappiamo Giona fugge da questo invito di Dio: pensa che ci si possa nascondere da questa realtà voltando le spalle. È l’idea, così diffusa anche fra noi, che la responsabilità della vita del fratello e della sorella è solo di chi se la assume, in realtà chi la ignora si riveste di una responsabilità ancora maggiore, quella di lasciare il male libero di agire contro gli altri. Ricordiamo le parole di Gesù in Matteo 25: “ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere.” (45) L’accusa, motivo della condanna da parte di Gesù, è di “non aver fatto” qualcosa e non di “aver fatto qualcosa contro” qualcuno.

Alla fine però Giona si convince: accetta l’invito di Dio e va a Ninive, come abbiamo ascoltato nel brano odierno. Ed ecco che il profeta scopre qualcosa di straordinario. Egli, all’inizio, forse pensava di non essere all’altezza, di non avere le doti necessarie per provocare la conversione di una città intera, grande “tre giornate di cammino” da un estremo all’altro del suo territorio. Forse aveva paura delle conseguenze di un rifiuto: condanna, giudizio, persecuzione. O forse, più semplicemente era pigro e la salvezza di una città intera non gli sembrava un motivo abbastanza grande per spingerlo ad affrontare la fatica di varcare i confini del proprio piccolo mondo e di andare fin lì.

Sono più o meno le stesse motivazioni che spingono anche noi a non intervenire, a farci da parte, a non farci carico della responsabilità del bene del fratello e della sorella.

Ma ecco che basta che Giona cambi idea a accolga l’invito della Parola rivoltagli da Dio che, all’improvviso e inaspettatamente, tutte le difficoltà paventate si risolvono: la tempesta è sedata, Giona è salvato dalla balena dal naufragio, e, soprattutto, quando Giona annuncia alla città di Ninive le parole che Dio gli ha detto essa si converte, fa penitenza e si salva dalla distruzione.

Insomma quando Giona si fida della Parola scopre che la forza che è in essa è sufficiente a portare a termine la volontà di Dio. Non sono necessarie doti straordinarie, eroismi o chissà quali capacità: basta annunciare la Parola che Dio ci ha affidato. Sì perché è in essa la vera forza e basta metterla in pratica perché essa si sprigioni con abbondanza e trasformi la realtà, come afferma il profeta Isaia: “Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, …, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata.” (55,10-11)

Care sorelle e cari fratelli ogni anno questa festa ci riconsegna simbolicamente la Parola di Dio tutta intera, come un messaggio rivoltoci da Dio, non una lettera morta, come una parola efficace non un lamento impotente o una denuncia sterile. Facciamola nostra mettendola in pratica, cioè facendo sì che sprigioni la forza che contiene. È un peccato sprecarla e accettare che parli invece con forza la parola di questo mondo che ci vuole insoddisfatti e impotenti.

 

 

Preghiere 

 

O Padre misericordioso e benigno, ti ringraziamo per il dono della tua Parola che riunisce l’umanità intera in un’unica famiglia. Fa’ che ascoltiamo e viviamo con essa per sempre

Noi ti preghiamo

  

Accogli o Dio onnipotente la nostra preghiera, perché tutti possano ascoltare la tua Parola e trarre da essa la forza per una vita rinnovata dal tuo amore.

Noi ti preghiamo

 

O Gesù che hai percorso le strade del mondo perché noi potessimo seguirti, fa’ che ascoltiamo il tuo invito a lasciare ciò che non vale e a legarci a te, ai fratelli e alle sorelle.

Noi ti preghiamo

 

 O Spirito di amore, soffia nei nostri cuori, ispira le nostre azioni, perché non rimandiamo il momento della decisione, ma scegliamo subito di fidarci del Vangelo.

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio per tutti coloro che soffrono nel mondo: per i malati, i prigionieri, i disprezzati e i sofferenti. Fa’ che sappiamo essere loro fratelli e sorelle, testimoni della resurrezione di Cristo.

Noi ti preghiamo

  

Abbi pietà di noi o Signore perché spesso abbiamo cercato il nostro interesse e vantaggio, anche a discapito degli altri. Aiutaci a vivere un legame fraterno con tutti, perché cerchiamo il bene comune.

Noi ti preghiamo.

 

O Cristo Gesù, dai forza e coraggio alle comunità dei tuoi discepoli ovunque disperse nel mondo.

Fa’ che la loro presenza in ogni città sia segno di umanità e di vita vera.

Noi ti preghiamo

  

O Padre buono e misericordioso, ascolta l’invocazione di chi ha bisogno di aiuto, conforto e salvezza, perché presto si realizzi il tuo regno di pace e di giustizia.

Noi ti preghiamo

sabato 9 gennaio 2021

Festa del battesimo di Gesù - Anno B - 10 gennaio 2021

 

 


Dal libro del profeta Isaia 55, 1-11

Così dice il Signore: «O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un’alleanza eterna, i favori assicurati a Davide. Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni. Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti onora. Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:  non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».

 

Is 12,2-6 - Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza.

 

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.

 

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,

le conosca tutta la terra.

Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,

perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

 

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 5, 1-9

Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio. 

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Ecco l’agnello di Dio,

colui che toglie il peccato del mondo!
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 1, 7-11

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, questa domenica conclude il tempo liturgico del Natale con la memoria del battesimo di Gesù. È questo un episodio importante nella vita del Signore perché dopo i lunghi anni di vita nascosta, passata inosservata e della quale non sappiamo nulla, ecco che si apre una nuova fase della sua esistenza, inaugurata dalla solenne manifestazione di lui attraverso le parole del Padre: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Il luogo di questa manifestazione di Gesù è il Giordano dove tanti andavano da Giovanni a farsi battezzare. Anche Gesù va. Egli scende fino alla profonda depressione nella quale scorre il piccolo fiume, e, come ogni momento decisivo della sua esistenza, anche questo è caratterizzato dalla “discesa” del Signore. Infatti la sua nascita segna la discesa del Figlio dal cielo; il battesimo è discesa fino al Giordano e poi immersione nelle sue acque, e infine a Pasqua il Signore discende fino agli inferi per proclamare anche in quella profondità remota la sua resurrezione e liberare quanti vi erano rinchiusi. La vita di Gesù è sotto il segno dell’abbassamento, della discesa, proprio a significare quell’umiltà di un Dio che non disdegna persino di assumere la natura umana per significare la sua vicinanza a noi.

Giovanni è così colpito da questa “discesa” del Figlio di Dio che vorrebbe impedirla: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?» (Mt 3, 14), ma Gesù lo invita a compiere quel gesto con il quale i Vangeli aprono il racconto della vita di Gesù adulto.

Ma perché, ci chiediamo, Gesù sceglie di farsi battezzare, lui che non ne aveva bisogno, essendo senza peccato e, certamente, senza bisogno di convertirsi?

Il gesto di Gesù ha una sola spiegazione, e cioè che voglia con esso sottolineare l’importanza del segno che dà inizio alla vita di ogni cristiano. Sì, ciascuno di noi ha cominciato a vivere il momento in cui è stato immerso nell’acqua e avvolto dallo Spirito santo. Lì troviamo il punto di inizio di una storia di compagnia e di amore del Signore che continua per tutta la nostra vita con una fedeltà senza limite. Sì con quel gesto noi, o piuttosto qualcun altro per noi, abbiamo chiesto a Dio di entrare nella sua famiglia come figli, ed egli, accogliendoci, si è assunto la responsabilità di essere nostro Padre, una responsabilità che non finisce mai e abbraccia ogni aspetto della vita dell’uomo e prosegue anche dopo la morte, quando Dio non dimentica nessuno dei suoi figli.

Lo spiega bene l’apostolo Giovanni: “chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio” cioè è suo figlio. Il nostro battesimo è il primo passo nella fede e questo ci fa nascere figli di Dio.

Giovanni continua: chi ama Dio che è divenuto proprio Padre ama anche tutti quelli che Dio ha generato, i suoi figli, cioè i nostri fratelli e sorelle. È il fondamento di quella famiglia che raccoglie tutti gli uomini e le donne, senza distinzione alcuna, e ci investe della responsabilità di un amore reciproco. Rifiutare questo amore reciproco, o fare differenze ed eccezioni in qualche modo ci esclude dalla nostra stessa figliolanza di Dio, ne rifiutiamo la paternità e ci proclamiamo orgogliosamente orfani. Sì, c’è un orgoglio di sentirsi figli solo di sé stessi, o al massimo della propria storia personale o civile-nazionale, che rompe i legami col resto dell’umanità e ci rende in modo arrogante e irresponsabile fuori dalla fraternità universale e dalla paternità di Dio.

In modo assurdo chi fa così, distinguendosi e differenziandosi dagli altri e rescindendo la figliolanza di Dio che ci lega a loro, crede di affermare la propria forza o superiorità, ma in realtà si espone alla debolezza dell’isolamento dagli uomini e da Dio. Lo spiega bene Giovanni: “Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?” La nostra vera forza è nel costruire e rendere reale nei fatti quella fraternità universale dei figli di Dio, perché è in essa che viviamo la paternità di Dio. Quando abbattiamo ogni muro di divisione, ogni giudizio che allontana l’altro, ogni ingiustizia che umilia ed esclude il fratello e la sorella, quando ricuciamo il tessuto lacerato della fraternità con una prassi di amore e solidarietà, è allora che siamo forti, perché affermiamo la fiducia nel Dio dal quale siamo stati adottati.

Cari fratelli e care sorelle, Gesù uscendo dal Giordano riceve la benedizione del Padre che lo chiama “amato” e afferma che gli piace essere con lui: “in te ho posto il mio compiacimento”. Lo stesso il Padre ha detto a ciascuno di noi quando siamo emersi purificati dal nostro battesimo. In esso Dio ci riconosce suoi figli amati e con esso proclama che è “compiaciuto”, cioè gli piace restare con noi. Facciamo sì che il dono prezioso del Natale, quel dono che nella festa dell’epifania, dicevamo, i magi e i pastori vanno a cercare attratti dalla luce che rompe le loro tenebre personali e quelle del mondo, resti sempre con noi, dono di una vicinanza e di un’adozione a figli che ci rende forti davanti alle difficoltà della vita e capaci di vincere con la gioia del vangelo ogni tristezza.


Preghiere 

 

O Cristo Gesù che chinasti umilmente il capo per ricevere il battesimo da Giovanni, aiutaci a vivere senza orgoglio e vanagloria. Fa che la nostra vita segua il tuo esempio di uomo mite e umile di cuore.

Noi ti preghiamo

  

O Signore, in questi tempi così segnati dalla violenza fa che il male non vinca sulla vita degli uomini. Argina le ondate di odio e placa le correnti di vendetta perché possa prevalere il bene.

Noi ti preghiamo

 

Dio nostro Padre, aiutaci a riconoscere che nella nostra vita hanno ancora tanto spazio sentimenti di orgoglio e di egoismo. Fa che torniamo da te per riscoprirci figli tuoi, fratelli della famiglia umana.

Noi ti preghiamo

  

Come i pastori di Betlemme, aiutaci o Signore a riconoscere in te il re della pace. Fa che ti cerchiamo non nell’orgoglio della forza, ma nella mitezza pacifica e umile del Vangelo.

Noi ti preghiamo

  

Signore Gesù che sei la Parola fatta carne, insegnaci ad ascoltarti sempre con cuore disponibile e aperto, perché siamo riempiti dalla potenza del tuo amore che dà la vita che non finisce.

Noi ti preghiamo

  

O Spirito santo che sei l’amore del Padre,

scendi nei nostri cuori ed insegnaci a vivere come Dio vuole. Donaci parole e gesti buoni, mostraci le vie della pace e del perdono, indicaci il bene per cui vale la pena spendere la vita.

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Padre santo di accogliere e proteggere tutti quelli che sono nel bisogno e nel dolore: per chi è malato, anziano, straniero e senza casa,

Noi ti preghiamo

 

Signore Gesù, Figlio unigenito che hai accettato

di nascere sulla terra e vivere per salvare tutti, fa che ogni uomo possa presto ascoltare la tua Parola e metterla in pratica.

Noi ti preghiamo


 

martedì 5 gennaio 2021

Epifania del Signore - Anno B - 6 gennaio 2021

 




Dal libro del profeta Isaia 60,1-6

Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore.

 

Salmo 71 - Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.

I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 3,2-3a.5-6

Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Abbiamo visto la tua stella in oriente
e siamo venuti per adorare il Signore
Alleluia, alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Matteo 2,1-12

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, a Natale Dio che si fa uomo sceglie di nascere circondato da gente semplice e umile: una giovanetta, Maria, il suo sposo titubante, alcuni pastori. Egli non si impone all’attenzione, e pochi si accorgono di lui. In Gesù Dio raggiunge il punto più alto della sua manifestazione facendosi visibile e udibile da ogni uomo. Eppure solo pochi si muovono per cercarlo, e lo trovano: i pastori e i magi che venivano dall’oriente.

Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci fa vedere come i segni che indicavano la nascita di Gesù fossero ben noti. Si sapeva il luogo, Betlemme, e i Magi rendono noto a tutta Gerusalemme che hanno visto la sua stella indicare l’ora della sua nascita. Ma a chi interessa tutto ciò? I capi dei sacerdoti e gli scribi, lo sapevano, Erode è messo al corrente, eppure nessuno di loro reputa che valga la pena andare ad incontrare di persona il Signore appena nato. È quello che avviene spesso anche a noi cristiani: conosciamo il Vangelo, sappiamo quello che Gesù ha detto e fatto, abbiamo ricevuto la grazia dei sacramenti che ci donano la conoscenza più intima di Lui, ma quanto questo ci spinge ad uscire da noi stessi e ad andare incontro a lui che vive nel mondo?

I pastori e i magi sono gli unici che sentono il bisogno di muoversi dal loro posto abituale, fossero le stalle lì vicino o il loro Paese nel lontano Oriente, per andare a incontrare il Signore. Oggi il Vangelo ci fa capire che non è rilevante la lunghezza del viaggio, non importa la classe sociale, fosse quella degli ultimi, come nel caso dei pastori, o quella di stirpe nobile, come nel caso dei magi. Non importa il grado di istruzione, infimo come i pastori o elevato come quei sapienti orientali. Quello che conta è il desiderio di trovare qualcosa di nuovo per sé, di uscire all’aperto, di andare lontano, di fare qualcosa che non è “normale”, spinti dal desiderio di trovare una luce più luminosa. Questo desiderio permette ai pastori e ai magi di trovare Gesù appena nato.

Sia gli uni che gli altri vengono dal buio e scorgono una luce che li attira e li fa andare verso il Signore. Ma cosa è questo buio?

Ogni epoca, ogni luogo, ci dice oggi il profeta Isaia, ha la sua oscurità: “la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli”. Prima di natale avevamo ascoltato sempre il profeta Isaia parlare di una terra tenebrosa e dicevamo come il buio sono i grandi drammi dell’umanità che oscurano la storia con l’ombra di morte, ma anche il buio che ciascuno di noi si porta dentro, squarci di tenebre che sono la parte della nostra umanità che ancora non ha incontrato la luce del Vangelo.

La luce dell’umanità vera e buona del Signore Gesù ci mostra come è la nostra, ancora tanto egoista, insensibile e orgogliosa. C’è bisogno che il Vangelo illumini i nostri giudizi sugli altri, ancora così poco misericordiosi; che dissipi il buio delle nostre paure di aprirci, di accogliere, di andare incontro all’altro, specie chi è diverso da sé; che faccia emergere i pregiudizi, le abitudini, i pensieri pigri e ripetitivi. La luce del Signore vince tutto ciò con lo splendore del suo amore.

Guardiamo allora dentro di noi, accettiamo di scorgere gli angoli bui, quelli che ancora non abbiamo voluto che il vangelo illuminasse. Noi spesso siamo indulgenti e li teniamo nascosti, per far finta che non esistano, ma a che serve? Solo la luce del Vangelo li mostra per quello che sono, la nostra debolezza, e ci dà la forza di vincerli.

Erode ha paura di scoprire il lato buio della sua umanità, quella violenza e arroganza che lo portò a uccidere Giovanni per il capriccio della sua dissolutezza, e vuole eliminare Gesù. Ma anche i religiosissimi capi dei sacerdoti e gli scribi non sentono di aver bisogno della luce, la loro religiosità gli dà un ruolo, importanza, non vogliono che qualcuno venga a mettere in discussione il sistema di credere e di vivere in cui stanno comodi.

Solo i pastori e i magi sentono il bisogno di far entrare la luce dentro il proprio buio, e solo loro, per questo motivo, vanno incontro a Gesù.

Entrambi, scrutando il cielo, vedono una luce che li guida. Ma cosa è questa luce che guida al Signore? È la speranza che tutto può cambiare; è lei che permette agli uomini di uscire e camminare, nonostante il buio, il freddo, la distanza, la paura. Sì, Dio a Natale ci dona la speranza che non è detta l’ultima parola su di noi, sul mondo, anche sulle situazioni che sembrano senza soluzione. Quella speranza è la stella che ci guida ad incontrare Gesù, perché da lui solo possiamo trarre la forza per cambiare veramente e profondamente la realtà, ogni realtà. Ci dice il Vangelo che i magi “Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima.” La nostra tristezza viene dal fatto che non alziamo lo sguardo per vedere la speranza che il Signore ci dona col suo Vangelo, ma preferiamo tenerlo basso a contemplare compiaciuti e vittimisti quello che non va’. La luce del Vangelo della nascita di Gesù ridona una prospettiva a gente che non si accontenta del poco che già conosce e vive. Per questo è per noi salvezza, perché non ci lascia impotenti e lamentosi a guardare il male attorno e dentro di noi lasciandolo libero di spadroneggiare.

Quest’anno il Natale, lo sappiamo bene, giunge in un tempo difficile di pandemia, di crisi, di impoverimento e crescita delle ingiustizie. Ma proprio da questo il Signore viene a salvarci. Non lamentiamoci che questo Natale non è il vero Natale. Natale non si misura sulla quantità delle luci accese o sull’opulenza delle feste. Il Natale è Gesù che nasce per dirci che una vita nuova può nascere anche in te, vita benedetta da Dio e illuminata dal suo Vangelo, vita animata dal suo amore autentico. Questo è stato il natale quest’anno: una luce di speranza in un tempo buio. Sta a noi non far spegnere questa luce. La tenebra del mondo vuole avvolgerla nel buio di prima, come se niente fosse avvenuto. Non è così: Cristo è nato, è fra di noi e non possiamo far finta di niente. Continuiamo nel tempo che viene, per tutto l’anno a seguire anche noi la stella che è la speranza fiduciosa che tutto può cambiare, a cominciare da me stesso per vincere la forza del male nel mondo intero, troveremo la strada illuminata dal Vangelo e incontreremo il Signore che ci scalda il cuore e rafforza le gambe e le mani perché possiamo andare avanti e costruire il futuro migliore che il Vangelo ci indica.


 

Preghiere 

 

O Dio vieni presto a dissipare il buio di questo mondo: la malattia, il dolore, la povertà. Possa la forza del tuo amore trasformarlo e aprirlo ad un futuro rinnovato,

Noi ti preghiamo

 

 

Perdonaci o Signore quando nascondiamo la luce della tua Parola, chiudendo i nostri cuori all’ascolto sincero e disponibile del Vangelo. Fa’ che ci confrontiamo con fiducia con esso perché illumini i nostri passi,

Noi ti preghiamo

 

 

Dissipa, o Dio misericordioso, le tenebre dell’odio e della violenza che suscitano guerra e terrorismo in tante parti del mondo. Ispira sentimenti di pace e di riconciliazione in chi oggi combatte e uccide,

Noi ti preghiamo

 

 

Guarisci o Padre tutti i malati nel corpo e nello spirito, fa’ che ogni debolezza e sofferenza trovino in te consolazione, sostegno e guarigione,

Noi ti preghiamo

 

 

L’annuncio della tua nascita giunga o Signore Gesù in ogni angolo della terra e porti luce e calore dove ora c’è buio e freddezza. Per chi non ti conosce e non ti ama,

Noi ti preghiamo

 

 

Rafforza in ognuno di noi, o Padre del cielo, il desiderio di uscire dalla vita di sempre e di incamminarci verso di te. Donaci di vivere sempre in tua compagnia,

Noi ti preghiamo.

 

  

Suscita o Signore in ciascuno di noi un uomo e una donna capace di indicare a chi è disorientato la luce della tua Parola, perché assieme possiamo godere della tua guida che salva,

Noi ti preghiamo

 

 

Proteggi o Dio il papa Francesco e quanti come lui annunciano e testimoniano il Vangelo agli uomini del nostro tempo. Fa’ che il seme da loro gettato porti il frutto sperato,

Noi ti preghiamo

sabato 2 gennaio 2021

II domenica del tempo di Natale - anno B - 3 gennaio 2021

 



Dal libro del Siracide 24, 1-4. 8-12

La sapienza fa il proprio elogio,

in Dio trova il proprio vanto,

in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria.

Nell'assemblea dell'Altissimo apre la bocca,

dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria,

in mezzo al suo popolo viene esaltata,

nella santa assemblea viene ammirata,

nella moltitudine degli eletti trova la sua lode

 

e tra i benedetti è benedetta, mentre dice:

«Allora il creatore dell'universo mi diede un ordine,

colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse:

"Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele,

affonda le tue radici tra i miei eletti" .

Prima dei secoli, fin dal principio,

egli mi ha creato, per tutta l'eternità non verrò meno.

Nella tenda santa davanti a lui ho officiato

e così mi sono stabilita in Sion.

Nella città che egli ama mi ha fatto abitare

e in Gerusalemme è il mio potere.

Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,

nella porzione del Signore è la mia eredità,

nell'assemblea dei santi ho preso dimora».

 

Salmo 147 - Il Verbo si è fatto carnee ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Celebra il Signore, Gerusalemme,

loda il tuo Dio, Sion,

perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,

in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

 
 
Così non ha fatto con nessun'altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

Egli mette pace nei tuoi confini

e ti sazia con fiore di frumento.

Manda sulla terra il suo messaggio:

la sua parola corre veloce.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,

i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.


Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 1, 3-6. 15-18

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d'amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. Perciò anch'io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Gloria a te, o Cristo, annunziato a tutte le genti;
gloria a te, o Cristo, creduto nel mondo.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 1,1-18

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, oggi la Scrittura ci ripete ancora una volta l’annuncio della venuta del Salvatore, che già a Natale abbiamo accolto e meditato. Il prologo del Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato però non racconta i fatti che accompagnarono la nascita di Gesù. Esso sottolinea piuttosto il significato profondo che la venuta del Salvatore rappresenta per noi.

Innanzitutto mette in luce come il Signore che è nato costituisca l’inizio di tutto: del creato intero, quindi di animali, piante, cielo, terra, ecc… ma anche, e questo spesso ci sfugge, di ciascuno di noi individualmente: “In principio era il Verbo, e … tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste”. Anche noi esistiamo per quel principio di tutto che è Gesù. Questo significa che in qualche modo noi portiamo in noi stessi le impronte delle mani creatrici del Signore Gesù che ci rendono a lui familiari e in qualche modo somiglianti. Sono le sue dita che hanno plasmato e conformato il nostro essere, imprimendogli quei caratteri che ci rendono “a somiglianza” di Dio: la capacità di voler bene, di essere empatici, soffrendo e gioendo con chi abbiamo accanto, la generosità senza motivi e senza convenienza, ecc…

Questo è il “principio” che da fondamento alla nostra vita, lo sostiene, in qualche modo spiega il motivo del nostro stesso esserci e ci da uno scopo e un senso.

Davanti a questa realtà Giovanni evidenza il paradosso che, nonostante ciascuno sia legato al suo creatore da un legame stretto, egli “Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”.  È la grande assurdità della storia dell’umanità che in tanti modi prende le distanze da Dio e disconosce le sue “impronte” sul nostro essere. Pensiamo alle ideologie che nelle varie epoche hanno voluto eliminare ogni riferimento a lui, o a quelle che ne hanno fatto una caricatura stravolgendo il senso del suo essere un “principio” per farne uno “strumento” dei propri scopi. Ma anche in modo molto più semplice e banale, ciascuno in fondo pensa sempre che il proprio principio sia se stesso e che la conformazione della propria esistenza sia merito proprio, delle capacità, delle doti, della fortuna, o del caso.

Ma proprio per questo, prosegue Giovanni, Dio è venuto, è nato, ha assunto quella stessa carne e quello stesso spirito che lui ha plasmato e formato mostrando concretamente, visibilmente, che il principio che lui vi ha immesso è reale. Ha mostrato che il voler bene come lui lo intende e lo ha immesso in noi è vivibile e costituisce la via percorribile migliore per l’uomo e la donna. Per questo Giovanni lo chiama “la luce che illumina il mondo”, perché solo a partire da lui riusciamo a vedere veramente chi siamo noi e cosa è la realtà che ci circonda. Altrimenti c’è il buio, il caos, la confusione totale.

Ed è quando si pretende di spiegare l’uomo eliminando la sua parte spirituale che lo assimila a Dio si arriva facilmente a giustificare lo sfruttamento, la violenza, le ingiustizie, si accetta come normale la guerra, si giustifica che chi non conta niente o non è abbastanza forte debba soccombere come è nell’ordine naturale delle cose materiali. Ma per fortuna, ci ricorda Giovanni, l’uomo non è solo un grumo di particelle organizzate in un certo modo più o meno spiegabile e razionale, ma una persona che è stata creata, voluta, desiderata da Dio stesso, e questa è la sua più grande dignità.

Il Natale è il tentativo estremo di Dio di riportare l’uomo a riconoscere se stesso e il prossimo quali siamo veramente rispecchiandoci in Gesù, Dio che si è fatto uomo perché lo possiamo incontrare più facilmente. In Gesù possiamo riscoprire la nostra vera natura: umana, amica, generosa, solidale con chi è nel bisogno e capace di riscoprire nell’altro il fratello.

Le due cose infatti sono intimamente legate: chi non riconosce Dio come il proprio creatore e Padre non riconosce nell’altro il fratello e la sorella. È qui l’origine di tante ingiustizie e conflitti che dividono le nostre società in ricchi e poveri, superiori e inferiori, oppressori e vittime, a volte nemici gli uni degli altri.

 

In un suo discorso papa Francesco descrive bene come superare la tensione che proviene da queste divisioni: “tra voi si confonda chi aiuta e chi è aiutato. Una tensione che lentamente cessa di essere tensione per diventare incontro, abbraccio: si confonde chi aiuta e chi è aiutato. Chi è il protagonista? Tutti e due, o, per meglio dire, l’abbraccio.”

Nei giorni scorsi abbiamo voluto vivere in modo concreto questo incontro nella cena che ha raccolto tanti poveri, persone sole, senza casa, stranieri, anziani, e persone che si sono volute fare loro servitori e amici. Purtroppo, a differenza degli scorsi anni, non abbiamo potuto sederci tutti allo stesso qui tavolo, qui in chiesa, ma abbiamo visitato la casa di oltre 200 persone per portare loro la cena, un regalo e l’amicizia. È stata una vera festa attorno al Signore che è nato e che ci ha riuniti, anche se separati, facendoci riconoscere fratelli e sorelle, perché tutti figli e figlie dell’unico creatore. Nell’abbraccio dell’amore si è confuso chi aiutava e chi era aiutato, si è sciolta ogni tensione e diffidenza. Come dice il papa nessuno era protagonista, nel senso nessuno prevaleva sull’altro, perché tutti ci sentivamo ugualmente debitori dell’amore che il Signore è venuto a portarci vivendolo lui per primo. Non contavano tanto quello che ciascuno sapeva fare e quanto questo valeva, ma ci univa la gratitudine per l’essere stati riuniti in un abbraccio caldo e accogliente.

 

Continua il Vangelo di Giovanni: “A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.” Questo è quello che abbiamo vissuto: Abbiamo accolto nel fratello, nel piccolo e nel povero il Signore stesso che ci si fa vicino a Natale e questo ci ha reso figli di Dio e non più delle divisioni di questo mondo. Questo non ce lo insegna la carne né il sangue, cioè il vincolo familiare naturale, ma il vivere l’amore di Gesù, gratuito, generoso e solidale. Così abbiamo riscoperto nel nostro volto e nel volto di chi avevamo accanto, illuminati dalla luce vera dell’amore di Gesù, il volto di Cristo che ci ha creati suoi figli e fratelli fra di noi.

Sia questa la nostra esperienza di ogni giorno, perché da questo Natale ci giunge un messaggio di pace e fraternità che trasforma la vita di chi lo accoglie, donandoci la pace vera e la gioia del cuore.


Preghiere 

 

O Gesù che ci hai creati a tua immagine, fa’ che riconosciamo nel volto del fratello e della sorella la bellezza e la grandezza tue,

Noi ti preghiamo

  

O Dio che non ti rassegni alla distanza che mettiamo fra noi e te, ti ringraziamo perché fai ancora nascere il tuo figlio unigenito nella vita di quanti accolgono il Vangelo,

Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Signore per quanti vogliono cancellare la tua immagine nell’uomo riducendolo a un essere del creato come tutti gli altri. Fa’ che possano scoprire la bellezza di essere tuoi figli,

Noi ti preghiamo

 

O Padre del cielo fa’ sì che a quanti sono respinti e disprezzati sia restituita la dignità più grande, quella di essere tuoi figli, e per questo siano amati e rispettati,

Noi ti preghiamo

 

Insegnaci, o Padre misericordioso, a gioire del tuo amore che ci è donato gratuitamente e senza condizioni. Fa’ che lo accogliamo con gratitudine e lo ricambiamo con generosità,

Noi ti preghiamo

  

In questo inizio di anno ti invochiamo o Dio: manda la pace nei paesi sconvolti dalla guerra. Riconcilia i cuori di chi oggi è sopraffatto dall’odio e dalla violenza,

Noi ti preghiamo

 

Concedi a tutti noi, o Padre misericordioso, di annunciare con la nostra vita la gioia del Vangelo, perché tanti possano essere raggiunti dalla novità che il Natale ci porta a vivere,

Noi ti preghiamo

 

Proteggi e sostieni il nostro papa Francesco e la tua Chiesa ovunque diffusa, perché sia sempre segno di pace e testimone di riconciliazione,

Noi ti preghiamo.