venerdì 23 aprile 2021

III domenica del Tempo di Pasqua - Anno B - 18 aprile 2021

 



Dagli Atti degli Apostoli 3, 13-15. 17-19

In quei giorni, Pietro disse al popolo: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni. Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati».

 

Salmo 4 - Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.

Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia! +

Nell’angoscia mi hai dato sollievo;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.

Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele;
il Signore mi ascolta quando lo invoco.
Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene,
se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?».

In pace mi corico e subito mi addormento,
perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare.

 

Dalla prima Lettera dell’Apostolo Giovanni 2, 1-5

Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paraclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo. Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Signore Gesù, facci comprendere le Scritture;
arde il nostro cuore mentre ci parli.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 24, 35-48

In quel tempo, i due discepoli che erano ritornati da Emmaus narravano agli Undici e a quelli che erano con loro ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, i brani del Vangelo di queste domeniche dopo la Pasqua ritornano insistentemente su un’esperienza che i discepoli fecero: Gesù che torna a visitarli e a stare con loro. Domenica scorsa abbiamo sentito che il Signore torna dai dodici riuniti senza Tommaso, poi torna di nuovo quando c’è Tommaso. Oggi sentiamo che è tornato dai due discepoli che andavano ad Emmaus e torna “in mezzo a loro”, ci dice Luca, a mangiare con loro.

Gesù torna mentre i discepoli erano intenti a parlare di lui. Si raccontano le loro esperienze e i sentimenti vissuti dopo la resurrezione. Cioè, nonostante la fatica a credere che sia vivo e la cecità dei loro occhi nel riconoscerlo, essi non cessano di ricordarlo, di parlarne, di sentirlo vicino a sé. È quello che facciamo anche noi ogni domenica, giorno in cui celebriamo la resurrezione del Signore. Anche noi facciamo fatica a riconoscerlo vivo, a sentirne la presenza piena di sollecitudine e ad accorgerci che è presente nella nostra vita di tutti i giorni; anche i nostri occhi sono velati dalla sfiducia che rende la persona di Gesù lontana e sfocata, e proprio per questo abbiamo bisogno di tornare qui ogni domenica per ascoltarne parlare, per dirci l’un l’altro: l’ho incontrato, è risorto, è vivo fra di noi!

Dice l’evangelista Luca, “Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».” Sì, quando si parla di Gesù egli si fa presente in persona. Gesù lo aveva detto: “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20). Ogni volta che ci riuniamo la domenica per “parlare di lui” egli si fa presente: la Messa non è la memoria struggente di un assente, ma è rivivere fatti e parole che ci rendono contemporanei, commensali di Gesù oggi.

Eppure anche quando è presente in mezzo a noi fatichiamo a riconoscerlo, come i discepoli: “Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma”; perché tanta paura? Perché Gesù risorto ci mostra che ciò che crediamo impossibile, contro l’ordine naturale delle cose, è invece reso possibile dalla forza dell’amore di Dio. Noi siamo abituati ad un certo ordine appreso con l’esperienza. Questo ordine viene sconvolto e rivoluzionato dalla resurrezione di Gesù, e questo crea in noi timore. Non è più scontato che il male prevalga e che tutto vada come è prevedibile, c’è una forza più grande che interviene: l’amore di Dio che ridà la vita al Signore. Proprio questa forza della resurrezione, ci fa paura perché mette in discussione le nostre certezze, la normalità degli eventi a cui siamo abituati e ci restituisce una grande libertà, ma anche una grande responsabilità. Sì, noi istintivamente preferiamo che le cose restino come già le conosciamo, come siamo abituati che avvengano, come ci sembra più facile che scorrano, senza novità. Paradossalmente, per abitudine e pigrizia, preferiamo che sia confermato il potere della morte sulla vita, che la tomba dove giaceva il corpo senza vita di Gesù resti chiusa. Se essa invece può essere spalancata da un amore più grande allora anche noi possiamo viverlo ogni giorno? Ce lo chiede la realtà del mondo di oggi, il grido di dolore di persone e di popoli interi, la condizione di quanti sono schiacciati dalla forza del male. Purtroppo troppo spesso di fronte a tutto ciò i cristiani non esercitano il potere dell’amore che vince il male e si mostrano invece rassegnati e impotenti.

Gesù conosce i suoi discepoli, e anche noi, e davanti alla paura che ci fa tirare indietro torna per combattere la nostra incredulità e rassegnazione. Egli lo fa in un modo che ci appare paradossale: mostra le piaghe della sua passione: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!

Ma come, non era meglio, per rassicurarli e vincere in loro la paura, nascondere le tracce del dolore patito?

Noi crediamo che salvarci dal male e dalla morte significhi schivarla, ma Gesù invece ce ne mostra le tracce evidenti sul suo corpo, perché la resurrezione, unica vera liberazione dalla schiavitù del male, non schiva la forza del male, la sconfigge con una forza più grande che è l’amore. Noi abbiamo paura di guardare e toccare le piaghe del mondo, le sofferenze dei poveri e la forza del male che spadroneggia in tanti modi, perché non crediamo che voler bene come insegna Gesù ci renda vincitori su di esso.

Per questo la Chiesa, in questi tempi difficili per tanti cristiani nel mondo, non ha reticenza a mostrarsi con il corpo ferito dalla persecuzione che la colpisce in tante situazioni fino alla morte e al martirio. Apparentemente questa è una manifestazione di debolezza e una sconfitta davanti all’aggressività dei propri nemici. In realtà le piaghe della persecuzione sul corpo della Chiesa sono altrettante dimostrazioni della sua forza di resurrezione, perché nonostante i colpi inferti e le sofferenze patite niente riesce a sconfiggere la sua infinita misericordia e il desiderio di rispondere col perdono e col bene al male ricevuto. Per questo il corpo della “Chiesa dei martiri” è, come quello di Cristo risorto che torna dai suoi, un corpo piagato ma vittorioso sul male, vivo e che non cessa di amare e non si fa prendere da sentimenti di odio e dal desiderio di vendetta.

Cari fratelli e care sorelle, anche noi siamo chiamati a sentirci parte di questo corpo della Chiesa, facendo nostro il dolore delle sue ferite e delle piaghe ancora aperte in tante realtà, perché col nostro voler bene ed essere misericordiosi ne aumentiamo la forza di resurrezione. Gesù in conclusione della sua visita affida loro un compito: “Di questo voi siete testimoni”, cioè di questa forza rivoluzionaria del voler bene, che non mette al riparo dal male, ma lo vince nella sua radice, non permettendo che attecchisca nelle nostre vite e che i suoi frutti amari non avvelenino più la vita di molti attorno a noi.

Preghiere 

  

O Signore Gesù che torni fra noi con i segni della passione, fa’ che incontrandoti riconosciamo in te la forza dell’amore che vince la morte,

Noi ti preghiamo

  

Perdona o Signore la nostra incredulità. Cancella il peccato che chiude gli occhi del nostro cuore e non ci fa credere alla forza della resurrezione che vince la morte,

Noi ti preghiamo

 

O Dio che non hai abbandonato il corpo del tuo Figlio Gesù in potere della morte ma lo hai fatto risorgere, proteggi i corpi deboli e sofferenti dell’umanità, perché siano liberati con lui dalla prigionia del male,

Noi ti preghiamo

  

Accogli o Dio le preghiere di chi è nel dolore ed esaudisci la domanda del debole. Fa’ che la tua resurrezione sia per essi inizio di vita nuova,

Noi ti preghiamo

  

O Padre misericordioso, accogli tutti quelli che si presentano a te da questo mondo, perché nulla li separi dal tuo amore e sia cancellata in essi ogni ombra di male e di peccato,

Noi ti preghiamo

 

Guida i nostri passi o Signore, perché incontrandoti povero e malato sappiamo sempre riconoscerti e vincere con l’amore la forza del male,

Noi ti preghiamo.

 

Proteggi o Padre del cielo tutti coloro che sono minacciati e nel pericolo a causa del tuo nome. Dona pace e salvezza dove oggi c’è violenza e vita piena dove essa è offesa e umiliata,

Noi ti preghiamo

  

Benedici o Dio, la famiglia dei tuoi discepoli che ogni domenica si riunisce nel tuo nome. Donaci la grazia di incontrarti ogni volta risorto ed essere così rafforzati nella fede,

Noi ti preghiamo

 

sabato 10 aprile 2021

II domenica del tempo di Pasqua - Anno B - 11 aprile 2021

 



Dagli Atti degli Apostoli 4,32-35

La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.

 

Salmo 117 – Lodiamo il Signore: il suo amore è per sempre.

Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne: «Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.


Il Signore mi ha castigato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.

Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 5, 1-6

Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Perché mi hai visto, Tommaso, hai creduto;
beati quelli che crederanno senza aver visto
Alleluia, alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Giovanni 20, 19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, oggi, prima domenica dopo la Pasqua, celebriamo la Misericordia di Dio. Ne abbiamo parlato spesso anni fa, durante il Giubileo dedicato da papa Francesco proprio alla misericordia, ed è bello una volta l’anno riprendere questo tema che ci aiuta a vivere meglio e con più pienezza la gioia della Pasqua del Signore. Infatti la misericordia altro non è che il modo tutto particolare di voler bene di Dio. Un amore gratuito, immeritato, senza presupposti né pretese, offerto generosamente senza aspettarsi nulla in cambio. È l’amore della passione, morte e resurrezione di Gesù, vissuto così intensamente e sul serio da non esaurirsi nemmeno difronte al tradimento e all’abbandono dei suoi discepoli.

Questa festa ci viene incontro presentandoci la vicenda dell’apostolo Tommaso. Egli è descritto nel Vangelo come una personalità complessa: prima di tutto ci dice che non era con gli altri discepoli al momento dell’arrivo di Gesù. Con la morte del Signore quella piccola comunità dà segni di dispersione, come anche i due discepoli che se ne vanno ad Emmaus, delusi e tristi. Eppure hanno già tutti ricevuto l’annuncio della resurrezione di Gesù, ma egli non è vivo tra loro.

Sorelle e fratelli, questo è vero in ogni tempo e situazione: la solidarietà, l’amore fraterno, l’unione con gli altri, persino la concordia sociale e civile non può esserci se non abbiamo Cristo vivo con noi. Non basta conoscerlo, averne sentito parlare. Bisogna averlo vivo accanto a sé. E noi possiamo averlo vivo con noi attraverso la sua Parola e l’Eucarestia, che sono la nostra esperienza settimanale della resurrezione di Gesù.

Per questo Tommaso rimane freddo alle parole degli altri, e Gesù lo rimprovererà per questa sua incredulità: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” come anche dice a quelli di Emmaus: “Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!” (Lc 24,26) Però allo stesso tempo la “pretesa” di Tommaso di vedere e toccare personalmente Gesù per credere alla sua resurrezione esprime l’inquietudine della ricerca, la necessità di trovare una via personale e legata all’esperienza concreta. Tommaso non vuole credere “solo” per la testimonianza degli altri apostoli, ma ha bisogno di un incontro personale con Gesù risorto.

L’evangelista Giovanni annota che Tommaso era chiamato “Didimo”, cioè “il gemello”, sì lui è il gemello di ciascuno di noi, perché è uguale alla freddezza, all’incredulità, di ciascuno di noi, ma ci dice il Vangelo, possiamo essere suoi gemelli anche nella “pretesa” di vedere, toccare Gesù e lasciarci vincere in ogni resistenza dalla sua presenza viva assieme a noi. In fondo chi di noi non ha pensato come sarebbe bello se potesse incontrarlo, parlarci, magari esporgli tutti i propri dubbi, chiedergli quello che più gli sta a cuore.

Gesù conosce l’animo di Tommaso, e quello dei suoi tanti fratelli e sorelle gemelli di tutti i tempi, e torna. Non si sdegna offeso, ma misericordiosamente torna. Torna sulla strada di Emmaus a farsi compagno di viaggio dei due discepoli delusi, torna nel luogo dove erano riuniti i dodici e dove, questa volta, Tommaso era presente. Gesù non è un Dio snob, solo per chi se lo merita e lo accetta subito, senza resistenze. Non si “offende” per la nostra stupidità e poca disponibilità a fidarci. Gesù è un Dio che fa di tutto per essere riconosciuto, accolto, amato.

Il modo con cui si fa riconoscere e incontrare da Tommaso non è senza importanza: nelle sue piaghe. Non è la sua gloria, la potenza che gli ha ridato la vita dopo essere stato chiuso nella tomba tre giorni, a testimoniare che veramente lui è Dio e di lui ci si può fidare. No, sono le sue piaghe, il segno della sua vulnerabilità. Dio lo riconosciamo perché si lascia ferire dagli uomini, non è inscalfibile; perché ci vuol bene fino a patire su di sé un dolore non meritato, senza ribellarsi o fuggire; perché porta su di sé le ferite aperte della forza del male, non le lascia sanguinare sul corpo degli altri.

Egli oggi dice anche a noi, gemelli di Tommaso: “ecco dove mi puoi trovare, nell’uomo ferito dal male, nella vulnerabilità e nella debolezza di chi è colpito, nelle piaghe del mondo che non si rimarginano e restano aperte, a inghiottire sempre altri uomini e donne.” Lì il Signore ci invita a mettere le nostre mani, cioè a farci coinvolgere, per poter sperimentare personalmente e concretamente che la forza della resurrezione, forza di un amore tutto speciale, può guarirle, anche le più gravi. Questa per noi è una vera rivoluzione, perché siamo abituati a pensare che le nostre ferite, i nostri dolori, le nostre delusioni e sofferenze sono le uniche di cui ci possiamo e dobbiamo prendere cura.

Cadono così tutte le idee di una fede che pone al riparo dalla forza del male, che dona pace e serenità, una sorta di tranquillante spirituale, che rende equilibrati e corazzati contro la forza del male su di sé e sul mondo. Al contrario, Gesù a Tommaso chiede di mettere le mani nelle ferite, di sperimentare il suo amore che non è una serafica superiorità sulle vicende terrene, ma un immergersi dentro le sue espressioni più tragiche e cruente. Perché solo così troviamo la soluzione anche delle nostre sofferenze, non perché vengono cancellate, ma perché sono guarite dal suo amore più grande e più forte, persino della morte.

Tommaso davanti a questo modo di farsi conoscere di Gesù esprime la sua fede: “Mio Signore e mio Dio!” Con queste parole Tommaso non afferma una verità o l’adesione a un credo, ma la scoperta di un Dio che accetta di farsi “suo”, cioè di restare con lui sempre, e che chiede a lui la stessa fedeltà. Tommaso la dimostrerà annunciando il Vangelo fino alla lontana India, dove ancora oggi è venerata la sua tomba.

Cari fratelli e care sorelle, tornando a quello che dicevo all’inizio, questo è il modo tutto speciale di voler bene di Dio, la sua misericordia. Egli passa sopra tutte le nostre resistenze e distanze, non imponendosi con la via della potenza, ma vincendo il nostro amore con la via della tenerezza e del perdono. A Tommaso non rimprovera la durezza di cuore, ne avrebbe avuto motivo, e nemmeno l’essersene andato via, ma indica la beatitudine di una fiducia pronta a lasciarsi conquistare dai segni del suo amore che si manifestano ovunque nella vita degli uomini: “beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”

 

Preghiere 

 

O Signore Gesù, ti preghiamo, torna in mezzo a noi perché riconoscendo i segni della tua sofferenza capiamo meglio la forza del tuo amore. 

Noi ti preghiamo

 

Gesù, tu che dalla croce non hai maledetto chi ti faceva dal male e non sei fuggito davanti al dolore, insegnaci a vivere con tenacia l’amore dove il male è più forte,

Noi ti preghiamo

 

Come Tommaso anche noi restiamo increduli e freddi davanti all’annuncio della resurrezione. Dona o Signore anche a noi, come agli apostoli, lo Spirito di amore per riconoscerti risorto e vivo in mezzo a noi,

Noi ti preghiamo

  

Gesù, sciogli i vincoli della paura che ci fa’ rinchiudere in noi stessi, apri il nostro cuore ad uno spirito di fiduciosa disponibilità a voler bene ai fratelli e a lasciarci amare da te

Noi ti preghiamo

 

Come i discepoli incerti e dubbiosi anche noi viviamo spesso senza incontrarti. Donaci o Signore Gesù di riconoscerti ogni volta che il bene vince e l’amore abbatte le mura di isolamento e solitudine che circondano chi soffre,

Noi ti preghiamo

 

Ti invochiamo o Dio nostro padre per tutti coloro che sono schiacciati dal dolore: i malati, gli anziani, i prigionieri, i profughi, chi è in guerra. Liberali dal male,

Noi ti preghiamo.

 

Sciogli o Signore i legacci del dubbio e dell’incredulità che ci frena dal voler bene con larghezza a chi abbiamo accanto. Suscita fra tutti i tuoi figli uno spirito di amore fraterno che abbracci il mondo intero,

Noi ti preghiamo

 

Proteggi o Padre misericordioso chi è nel pericolo per la sua fede, chi testimonia la forza del tuo amore in situazioni di difficoltà e chi crede nella resurrezione della vita dove essa è disprezzata e perseguitata,

Noi ti preghiamo

sabato 3 aprile 2021

Pasqua di Resurrezione - anno B - 4 aprile 2021

 



Dagli Atti degli Apostoli 10, 34a. 37-43

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

 

Sal 117 - Questo è il giorno del Signore: rallegriamoci ed esultiamo.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 3, 1-4

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Cristo  risorto dai morti e non muore più,

Egli ci attende in Galilea.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 16,1-7

Passato il sabato, Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. 

Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande.

Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto"».  

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, nei giorni passati abbiamo attraversato con Gesù le ore drammatiche del dolore e della morte. L’evangelista Luca racconta come al momento della morte di Gesù “si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato.” (Lc 23,44) Gesù è morto sulla croce e il mondo diventa oscuro, perché si spegne la luce del suo amore. Senza l’amore di Gesù il mondo è spento, e le immagini che ci attorniano sono squarci del buio di morte e dolore. Il buio della mancanza di amore cambia fortemente la nostra esistenza: il volto dell’altro è nascosto, non ne riconosciamo più le fattezze, tutto fa paura, anche le ombre diventano minacciose, tutto si raffredda, perde calore.

E possiamo dire che questo nostro è un tempo di buio: tempo di pandemia, di malattia diffusa, di isolamento, di paura. E questo buio si fa ancora più fitto e pesante, perché non è solo fuori di noi, ma dentro: il buio della mancanza di speranza, dell’abitudine al male, dell’accettazione del presente come immutabile.

La passione e morte di Gesù ci insegnano che in realtà il buio è sempre il frutto dall’assenza dell’amore di Gesù, cioè parte da dentro di noi, da quando abbiamo smesso di restargli accanto, siamo fuggiti e lo abbiamo dimenticato, lasciandolo morire da solo.

Ma c’è qualcuno che non ha smesso di cercare quell’amore che è stato crudelmente messo a tacere sulla croce e poi sigillato nella tomba sotto una pesante pietra. Sono due donne: Maria di Magdala e Maria madre di Giacomo e Salome. Gli uomini che orgogliosamente e arroganti avevano detto a Gesù: “Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò” sono fuggiti, perché hanno fatto affidamento su di sé, sul proprio coraggio, e non sull’amore per Gesù, e il coraggio viene presto meno.

Le donne invece hanno creduto nell’amore di Gesù e non hanno smesso di viverlo, fin sotto la croce, fino alla tomba.

Dopo un giorno vanno, di nuovo, a cercare Gesù. Ma a che serve, ormai è morto e sepolto? Che senso ha sfidare il pericolo delle guardie di sorveglianza, andare quando ancora è buio ad un luogo assente di vita. Gli uomini hanno capito bene la lezione: davanti al potere di questo mondo bisogna rinunciare, lasciare perdere. La speranza è morta in loro, perché hanno visto fallire l’ideale per il quale avevano seguito Gesù. Per le donne però non si trattava di un ideale o della difesa di alcuni valori o dell’identità di gruppo, questo può passare, ma per loro era una questione di amore, e questo le spinge a tornare da Gesù, anche morto, anche sepolto, anche messo a tacere per sempre.

Chiediamoci fratelli: la nostra fede cristiana è in un ideale, in un certo modo di vivere? È la difesa di certi valori o di un’identità di un gruppo sociale e di una cultura? La si vive contrapponendosi, facendo mostra di forza e coraggio contro chi non ha gli stessi ideali? Oppure è una questione di amore?

Seguiamo Gesù perché lo ammiriamo, ci rassicura e ci tranquillizza, ci fa sentire dalla parte del giusto, oppure perché ci vuole bene e noi gli vogliamo bene?

Cari fratelli e care sorelle, sono le domande cruciali dell’ora della passione e morte di Gesù, e i discepoli non hanno coraggio di porsele fino in fondo, e per questo fuggono. Le donne invece no, restano. L’ora della morte di Gesù non è l’ora del calcolo della convenienza, dell’opportunità, del tirare le somme, è l’ora del voler bene, e quelle donne vogliono bene a Gesù, fosse anche fosse rimasto loro solo come un corpo morto.

Il vangelo ci dice che partirono a cercarlo al levare del sole, hanno fretta, vanno il prima possibile, con l’ansia e il desiderio di chi vuole bene senza calcolo. Avevano con sé gli oli aromatici acquistati per ungere il corpo del Signore. Hanno speso del proprio, perché l’amore costa; costa fatica, impegno, memoria, sonno perso, e anche soldi, ma tutta la loro attenzione è per l’uomo a cui vogliono bene e non per se stesse. Non risparmiano, non mettono da parte per sé, non calcolano la convenienza, spendono del proprio per amore.

Mentre vanno le donne si pongono una domanda cruciale: “Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?” Già, ammesso che riescano ad arrivare al luogo della sepoltura come faranno a rimuovere quella pietra pesante che lo chiude dentro? Eppure vanno ugualmente: l’amore fa gettare il cuore oltre gli ostacoli e le difficoltà, non fa dare peso a ciò che sembra impossibile. L’amore genera speranza, fiducia, tenacia nel provarci. L’assenza di amore suscita realismo, pessimismo, lamento vittimista. Lo vediamo sempre attorno e dentro di noi.

Nel mondo di oggi ancora tante sono le tombe chiuse da pietre pesanti che rendono vivere impossibile. La pandemia ha reso tutto impossibile, pure voler bene. Ci ha rinchiuso in tombe di egoismo e di lamento, contenti di mettere al sicuro noi stessi. Quanta gente nel mondo giace sul fondo di una tomba di morte sigillata da pietre dell’impossibilità, inamovibili? …

Per questo noi il più delle volte nemmeno ci poniamo la domanda: “come rotolare via quella pietra pesante?” tanto sappiamo che è impossibile, tanto è inutile.

Ma quelle donne no, e giunte al sepolcro constatano che la loro domanda è stata una preghiera esaudita: la pietra è stata rotolata via. Sì, chi si chiede come fare per rotolare via le pietre pesanti del male che pesano su tanti uomini trova da Dio la risposta. Chi ha fede nella forza della preghiera non è schiavo della paura e della morte, non giace senza speranza come un profeta dell’impossibilità, ma ha dalla sua parte la forza dell’amore di Dio che apre sempre una via che giunge fin dentro le tombe, che ridà la vita a chi è condannato, comunica lo Spirito a quanti giacciono umiliati, sconfitti, inermi nelle tombe di abbandono.

Giunte al sepolcro le donne “Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare.” Fratelli e sorelle, anche noi dobbiamo alzare lo sguardo da noi stessi, dalle delusioni degli ideali infranti, dalla paura della fatica del voler bene fino in fondo, sempre, con fedeltà. Dobbiamo alzare gli occhi dalla fiducia nelle nostre forze, nell’orgoglio, ahimè tutto maschile, di saper fare da noi stessi, di conoscere e aver già capito. Dobbiamo alzare lo sguardo dal lamento vittimistico che fa vedere sempre e solo se stessi come colui che sta peggio di tutti. Dobbiamo alzare lo sguardo con fiducia in Dio, nel suo amore che vince la morte, nella tenacia di un voler bene che non si arrende davanti al senso dell’impossibile.

Così alzando gli occhi vediamo che la tomba è vuota. Il potere del male non ce l’ha fatta a vincere la forza dell’amore di Gesù. I poteri religioso, politico, militare giudiziario di questo mondo non ce l’hanno fatta a mettere a tacere Gesù, fonte inesauribile di bene, di misericordia e di amicizia.

Fratelli e sorelle, questa Pasqua oggi viene a dirci questo, e non preoccupiamoci che siamo pochi, non viviamo un senso di declino o la rassegnazione alla forza del male. Non smettiamo di farci amare e di voler bene a Gesù, e come lui a tutti gli uomini e le donne, non fuggiamo dalle pietre pesanti, chiediamoci piuttosto: “chi ci aiuterà?” e Dio verrà in nostro soccorso, non ci accontentiamo di un cristianesimo fatto di ideali o di valori o di una civiltà, cerchiamo Gesù che ci vuole bene e ci dona tutto se stesso in segno di amore, e non ci sarà morte, pietra, tomba che potrà imprigionare la forza anche del nostro voler bene.


 

Preghiere 


O Signore nostro Gesù Cristo, ti rendiamo gloria perché con la tua resurrezione hai vinto la morte e rendi chi ti cerca vittorioso sul male,

Noi ti preghiamo

  

Ti ringraziamo o Signore, perché qui nella tua casa riceviamo l’annuncio gioioso della vita che vince la morte. Aiutaci a non fuggire le pietre pesanti che vediamo attorno a noi, ma a pe4rseverare nel tuo amore,

Noi ti preghiamo

 

O Signore Gesù risolleva tutti gli uomini che sono chiusi nelle tombe di dolore, perché trovino nella tua resurrezione la salvezza che attendono,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Signore Gesù per tutti i tuoi discepoli ovunque dispersi e che in ogni parte della terra in questo giorno ti proclamano risorto. Fa’ che viviamo sempre in unità, come un’unica famiglia radunata dalla tua Parola attorno all’unica mensa,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio perché tutti gli uomini che ancora non ti conoscono possano presto udire l’annuncio del Vangelo di resurrezione e, divenuti tuoi discepoli, si rivestano della forza del tuo amore

Noi ti preghiamo.

  

Proteggi o Padre del cielo tutti coloro che annunciano il Vangelo e testimoniano la forza invincibile del tuo amore. Proteggili e sostienili nelle difficoltà, rendi la loro vita un segno di resurrezione,

Noi ti preghiamo

 

Salva o Dio misericordioso tutti coloro che ti invocano. In modo particolare ti preghiamo di proteggere coloro che vivono dove infuria la guerra e la violenza. Dona la tua pace al mondo intero,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo O Signore Gesù per il nostro papa Francesco. Fa’ che il suo forte annuncio di fraternità e amore coinvolga tutti gli uomini e ci conduca presto all’unità di tutto il genere umano,

Noi ti preghiamo