venerdì 27 agosto 2021

XXI domenica del tempo ordinario - Anno B - 29 agosto 2021

 



Dal libro del Deuteronomio 4, 1-2. 6-8

Mose parlò al popolo dicendo: «Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi. Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”. Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?».

 

Salmo 14 - Chi teme il Signore abiterà nella sua tenda.
Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,
non sparge calunnie con la sua lingua.

Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.

Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.  

Dalla lettera di san Giacomo apostolo 1, 17-18. 21b-22.27

Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso di lui non c’è variazione né ombra di cambiamento. Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature. Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi. Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
il Padre ci ha generati per mezzo

della sua parola di verità,
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 7,1-8.14-15.21-23

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate - i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva ai suoi discepoli: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, in­ganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

 


Commento

Cari fratelli e care sorelle, Il libro del Deuteronomio ci mostra come Dio, nel momento in cui il suo popolo sta per entrare nella terra che ha preparato per lui, gli offre una legge, cioè un modo di vivere umano e giusto, perché il nuovo capitolo della storia che si apriva iniziasse con un rinnovamento totale, anche interiore, nei rapporti fra gli uomini e con Dio. Egli dice: “Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo”. Egli sa infatti che quel modo di vivere che egli propone è il migliore e non c’è niente su cui fare aggiustamenti e compromessi, e prosegue infatti dicendo: “Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”.” Tutti infatti, ritiene Dio, possono rendersi conto della saggezza e umanità di quella legge.

Dio forse ci può sembrare un po’ ingenuo, infatti che legge è quella che non prevede punizioni e non minaccia castighi a chi contravviene ad essa? Come pretende Dio di riuscire ad imporre la sua volontà se non incute timore? Ma Dio innanzitutto ama gli uomini, cioè ha rispetto e grande stima per loro: sa che la nostra intelligenza può comprendere come la via del bene sia la migliore e come la vera punizione è quella che ci infliggiamo da noi stessi se la rifiutiamo per farci schiavi del male e prigionieri dell’iniquità, che è sempre infelicità, anche se scelta liberamente.

Eppure vediamo spesso come il rifiuto del modo di vivere proposto da Dio è così “normale” nell’agire dell’uomo, principalmente per l’idea che dentro di noi c’è innato il bene, e tutto quello di cui abbiamo bisogno è esprimerlo liberamente; per questo ci fidiamo così ciecamente di noi stessi e delle nostre “libere scelte”, e così poco di Dio e del modo di vivere che ci propone, che appare invece come un’imposizione che viene dal di fuori.

Nella Scrittura troviamo espresso il concetto opposto: il bene non è “per natura” in noi stessi, ma piuttosto viene da Dio. Dice Giacomo: “ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre”. L’apostolo ci invita a renderci conto che quel che c’è di buono nella vita dell’uomo ha la sua origine da Dio, e non è frutto della nostra natura: “Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi.” Cioè è da Dio che ci parla che noi possiamo apprendere il bene nostro e del mondo intero, e solo se mettiamo in pratica la parola di Dio possiamo sperare di trovare la felicità vera, cioè la salvezza. Altrimenti, afferma realisticamente Giacomo, siamo degli illusi, cioè crediamo vero ciò che non lo è.

Il maligno sa bene come siamo fatti e il suo agire infatti mira a solleticare i nostri istinti peggiori, facendoli sgorgare fuori con naturalezza. Come in una bottiglia di spumante, basta far uscire il tappo e il vino esce spumeggiante, così nell’uomo, basta rimuovere il freno che Dio vuole mettere ai sentimenti cattivi, ed ecco che il peggio prorompe fuori per propria forza, senza più argine. Pensiamo alle guerre, alla violenza collettiva, alle sopraffazioni.

Gesù rivolgendosi ai farisei e agli scribi riprende questo insegnamento, mettendo bene in luce il pericoloso inganno a cui vanno incontro quelli che non vi prestano attenzione. Scribi e farisei erano i più osservanti degli ebrei e per questo avevano la convinzione di essere nel giusto e di non dover imparare nulla. Ad essi Gesù dice: “Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro”. Gesù è ancora più radicale di Giacomo: tutto quello che può rovinare la vita dell’uomo ce l’abbiamo già dentro, e l’illusione di essere nel giusto esprimendo la “verità di sé” significa dare libero sfogo al male che dentro di noi alberga comodamente. È da fuori infatti, e cioè dalle parole e dall’esempio del Signore e dei santi, che noi possiamo contrastare questo istinto malvagio, e la vita cristiana sta proprio in questa lotta fra la propria naturale propensione e il modo di vivere che Dio ci insegna.

Quella che ci chiede Gesù è una vera e propria rivoluzione: non sono io il valore, il bene, il metro di giudizio, la verità, ma tutto ciò mi è donato da Dio, come un consiglio, un invito. Esso ha la sua forza non nell’imposizione o nella minaccia di punizione, ma nella sua evidenza di bene, nella sua bellezza, semplice e vera.

Cari fratelli e care sorelle, questi ultimi mesi sono stati purtroppo costellati da tanti esempi di come sia facile per il maligno manipolare le persone, convincendole che i sentimenti e gli atteggiamenti istintivi siano i più veri e giusti, anche se sono evidentemente disumani e ingiusti, contrari alla legge di Dio. Pensiamo al giudizio pesante che spesso grava sulle spalle degli immigrati. Ci vuole poco a solleticare la paura, l’egoismo, il vittimismo, la cattiveria, tutti sentimenti che albergano naturalmente nel cuore di tutti noi, per convincere che alcune persone, fra le quali moltissimi bambini, siano in grado di mettere in pericolo l’Italia. È facile far uscire dalla pancia delle persone il peggio di sé, convincendole che la cosa più vera è dare ascolto alla propria spontanea istintività. Ma la legge di Dio va appresa dalla sua Parola, così chiara in questo senso: “… ero straniero e mi avere accolto… chi ha fatto questo ad uno solo di questi piccoli l’ha fatto a me.” Ed oggi abbiamo ascoltato dall’Apostolo Giacomo affermare: “Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.” Sì, fratelli e sorelle, il maligno ci vuole comunicare una sapienza che contamina e rende muta la legge di umanità e giustizia che Dio ci ha dato. È nostro compito non lasciarci suggestionare o influenzare da questi cattivi e subdoli maestri. Non possiamo tollerare che affermazioni disumane e atteggiamenti ingiusti divengano normali solo perché tutti li ripetono con superficialità, magari urlandoli per imporli all’attenzione di tutti. Fratelli, non è facile rendersi conto di quanto la mentalità comune ci inganni, noi siamo abituati a prendere per buono quello che fanno tutti, ma stiamo attenti e confidiamo con più attenzione solo in quello che Dio ci insegna, perché non ci illudiamo e non sprechiamo la vita per ciò che non vale.

 

 Preghiere 

  

O Signore ti ringraziamo perché ci doni la legge dell’amore come modello per essere tuoi figli, cioè veri uomini e vere donne. Fa’ che impariamo da te come vivere e non seguiamo l’insegnamento di questo mondo,

Noi ti preghiamo

  

Padre misericordioso, perdona il nostro orgoglio quando percorriamo i sentieri della vita seguendo il nostro istinto e le nostre abitudini. Fa’ che accorgendoci del nostro errore seguiamo i tuoi insegnamenti come figli grati e docili,

Noi ti preghiamo

 

Aiuta o Dio del cielo tutti coloro che cercano la vera vita e non la trovano nelle soddisfazioni facili di questo mondo. Indica loro il cammino che porta a te, unica vera e inesauribile fonte di vita piena,

Noi ti preghiamo

  

Accogli o Padre tutti coloro che sono morti per la guerra e la violenza in questo tempo. Li affidiamo a te che sei buono, e preghiamo perché la tua infinita misericordia conceda ai loro popoli loro di essere liberati per sempre da ogni traccia di male,

Noi ti preghiamo

 

Ti invochiamo o Signore Gesù, accompagna con la tua protezione tutti quelli che hanno bisogno di aiuto e consolazione: chi è nel dolore, chi è solo, chi dispera nella sua salvezza. Raccogli l’invocazione del povero ed esaudiscila,

Noi ti preghiamo

  

Sostieni, o Dio, il nostro papa Francesco in questo tempo difficile nel quale la forza del male vuole offuscarne la testimonianza evangelica. Fa’ che prevalga in ogni uomo il sincero desiderio di fare la tua volontà senza seguire le false suggestioni del maligno,

Noi ti preghiamo.

domenica 22 agosto 2021

XXI domenica del tempo ordinario - Anno B - 22 agosto 2021

 



Dal libro di Giosuè 24, 1-2.15-17.18b

In quei giorni, Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio. Giosuè disse a tutto il popolo: «Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrèi, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore». Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio».

 

Salmo 33 - Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.

Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.

Molti sono i mali del giusto,
ma da tutti lo libera il Signore.
Custodisce tutte le sue ossa:
neppure uno sarà spezzato.

Il male fa morire il malvagio
e chi odia il giusto sarà condannato.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 5, 21-32

Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Le tue parole, Signore

sono spirito e vita
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 6, 60-69

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

 

Commento

Dopo aver moltiplicato pani e pesci per sfamare la folla che si era attardata per ascoltarlo, Gesù pronuncia quel lungo discorso sul “pane del cielo”, cioè su se stesso, che abbiamo ascoltato queste due ultime domeniche, e che oggi si conclude. Abbiamo già visto come la gente che aveva ricevuto il pane e il pesce ha difficoltà a credere alle parole di Gesù con le quali va oltre il gesto di misericordia di sfamarli in un momento di bisogno materiale, per offrirgli una salvezza che è la vita che non finisce. Questa salvezza, dice Gesù viene dal nutrirsi del suo corpo, di un pane cioè che, a differenza di quello moltiplicato, non è di questo mondo e non finisce con questo mondo.

Gesù con queste parole compie uno straordinario passo in avanti, che è l’affermazione esplicita e piena di ciò che lui è venuto a fare. Infatti prima egli ha offerto il pane che loro stessi avevano moltiplicandolo, ora egli propone loro che si nutrano di lui, cioè che facciano propria la sua stessa vita. È questo il passo ulteriore che il Signore propone a quella gente che si era fatta sua discepola, di non accontentarsi di prendere qualcosa da lui, fossero le sue parole, il suo esempio, gli insegnamenti, come un bagaglio culturale da mettere da parte, ma di fare diventare la vita di Gesù la loro stessa vita. In estrema sintesi Gesù dice loro: avete ricevuto i benefici di un mio miracolo, ora imparate da me a fare voi stessi  miracoli di amore per gli altri. Questo è il grande passo in avanti che Gesù propone loro: da simpatizzanti e aderenti a un movimento a discepoli e figli suoi, capaci cioè di vivere quello che lui stesso vive.

Davanti a questa proposta molti preferiscono fare un passo indietro. Sì, finché Gesù parla di giustizia e di misericordia, di perdono e di guarigione, di amore e di pace come teorie e ideali tutti sono d’accordo, ma quando Gesù spiega loro che tutto ciò si realizza mettendo gli altri avanti a se stesso e divenendo disponibili a dare tutto se stesso per loro, come Gesù stesso faceva, “Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui” dice sconsolato l’evangelista.

Reazione umana e comprensibile, sono gente spaventata e timorosa, come accettare un invito così esigente? Ma non considerano, quei poveretti, che rifiutano il tesoro inestimabile della loro salvezza per accontentarsi di una piccola esistenza senza grandi prospettive. Infatti Gesù glielo dice: “È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita.” Non è in gioco solo la propria tranquillità e benessere, ma è la vita stessa che è messa in gioco: se non si accoglie lo Spirito di un amore come quello di Gesù, che è il vero senso della vita, resta solo la carne, cioè la vita così come è  naturale, con le sue regole spietate, il conto del dare e dell’avere, la lotta per prevalere, il tentativo di tenersi a galla, finché ce la si fa, cercando di non pensare troppo al futuro, che si staglia, con la morte, come una minaccia incombente. A noi cristiani il Vangelo propone di accogliere lo Spirito che dà la vita, cioè il modo di vivere di Gesù stesso. Se si sceglie per questo il futuro non fa paura, perché è il luogo della speranza, della realizzazione del meglio di sé, del progressivo maturare di quell’uomo spirituale e forte dell’amore di Dio, di cui ci parla l’apostolo Paolo, che non teme nulla, nemmeno il decadere delle forze fisiche, né la vecchiaia, né la morte.

Come fare allora, fratelli e sorelle, a vincere la paura che ci fa tirare indietro, il timore che ci fa rinunciare a ricevere lo Spirito?   

Gesù lo spiega chiaramente: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre.”

Cioè Gesù dice che non ci si salva per le proprie capacità e impegno, fosse anche per la propria bontà, ma per la disponibilità ad accogliere uno Spirito, cioè un modo di vivere, che ci viene offerto da Dio e che noi dobbiamo solo accettare e non rifiutare. Infatti il Padre dona lo Spirito e la forza di farsene invadere a tutti quelli che ne sentono il bisogno e lo chiedono, ma non lo impone di certo a chi non lo desidera e non lo chiede! È questo il punto saliente: la paura che ci fa ritrarre dal nutrirci del pane del cielo che è Gesù stesso non si vince con atto di coraggio e di forza, non è qualcosa per gente speciale e intrepida, ma anzi è proprio per gente che ha paura di perdersi e per questo non si conserva, ma dona tutto se stesso.

Sì, fratelli e sorelle, bisogna imparare ad aver paura della cosa giusta! Noi spesso siamo posseduti dalla paura di perdere qualcosa del nostro e per questo rifiutiamo il “tutto” che Dio ci offre. Dovremmo piuttosto temere di perdere la cosa più preziosa che abbiamo incontrato, il Signore stesso! Chiediamo con fiducia al Padre quel “timore” sano che è paura di non saper voler bene, paura di rifiutare lo Spirito di Dio che è amore, paura di accontentarsi di poco, di vivere a metà perché solo per se stessi. È questo timore che spinge Pietro a rispondere a Gesù che, sconsolato, chiede anche ai dodici se vogliono anche loro andarsene: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” Sì, Pietro non ha vergogna ad ammetter di essere impotente e senza risorse: dove troverò salvezza se mi separerò da te? Ammettiamo la nostra fragilità e il timore di perderci e presentiamoci anche noi davanti al Signore per quello che siamo, gente che ha solo le sue parole da ascoltare, il suo esempio da seguire e il suo corpo di cui nutrirsi con fiducia.

 

 

Preghiere 

  

Signore, tu solo hai parole di vita eterna! Per questo aiutaci a non essere timorosi di incontrarti e a non aver paura di perdere qualcosa, ma fa che cerchiamo con tutte le nostre forze di essere tuoi discepoli,

Noi ti preghiamo

  

Fa’ o Signore Gesù che non restiamo mai a digiuno del tuo corpo che ci dà nutrimento. Fa’ che da esso traiamo la forza per vivere lo stesso tuo amore,

Noi ti preghiamo

 

Salva o Dio quanti sono nel dolore e nella disperazione: i malati e gli anziani, i senza casa e chi è colpito dalla violenza, quanti sono in viaggi pericolosi. Fa’ che trovino presto consolazione e risposta al loro bisogno,

Noi ti preghiamo

  

Guida e proteggi o Padre misericordioso quanti si fanno discepoli del Vangelo e lo annunciano con la loro vita. Sostieni quanti donano generosamente la loro vita perché il tuo nome sia conosciuto e amato ovunque nel mondo,

Noi ti preghiamo

 


Accoglici o Signore deboli e fragili come siamo, quando siamo spaventati dal Vangelo che ci sembra troppo difficile da vivere e siamo attratti dal vivere normale di questo mondo. Fa’ che scegliamo con decisione di restare con te,

Noi ti preghiamo

 

 

Aiuta, o Padre del cielo, i popoli che vivono in guerra a trovare vie di pace e consolazione. Fa’ che nessuno sia lasciato solo e senza difesa davanti all’aggressione dei violenti,

Noi ti preghiamo.

giovedì 12 agosto 2021

Festa dell'Assunzione di Maria - Anno B - 15 agosto 2021


  

Dal primo libro delle Cronache 15, 3-4. 15-16; 16, 1-2

In quei giorni, Davide convocò tutto Israele a Gerusalemme, per far salire l’arca del Signore nel posto che le aveva preparato. Davide radunò i figli di Aronne e i levìti. I figli dei levìti sollevarono l’arca di Dio sulle loro spalle per mezzo di stanghe, come aveva prescritto Mosè sulla parola del Signore. Davide disse ai capi dei levìti di tenere pronti i loro fratelli, i cantori con gli strumenti musicali, arpe, cetre e cimbali, perché, levando la loro voce, facessero udire i suoni di gioia. Introdussero dunque l’arca di Dio e la collocarono al centro della tenda che Davide aveva piantata per essa; offrirono olocausti e sacrifici di comunione davanti a Dio. Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo nel nome del Signore.

 

Salmo 131 - Sorgi, Signore, tu e l’arca della tua potenza.

Ecco, abbiamo saputo che era in Èfrata,
l’abbiamo trovata nei campi di Iàar.
Entriamo nella sua dimora,
prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi.

I tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia
ed esultino i tuoi fedeli.
Per amore di Davide, tuo servo,
non respingere il volto del tuo consacrato.

Sì, il Signore ha scelto Sion,
l’ha voluta per sua residenza:
«Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre:
qui risiederò, perché l’ho voluto».

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15, 54-57

Fratelli, quando questo corpo mortale si sarà vestito d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura: «La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?». Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Beati coloro che ascoltano la parola di Dio
e la mettono in pratica.
Alleluia, alleluia, alleluia.

 

Dal vangelo secondo Luca 11,27-28

In quel tempo, mentre Gesù parlava alle folle, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, nella tradizione e nella devozione della Chiesa Maria ha sempre rivestito un ruolo molto importante. Fin dall’antichità infatti essa è ricordata come Madre di Dio e della Chiesa, e come tale è amata e venerata da tanti.

Ma cosa significa questo? A volte infatti delle forme di devozione un po’ semplicistiche l’hanno ridotta ad una specie di caricatura della maternità, sdolcinata e sentimentale, una specie di sfogo per i sentimenti immaturi della parte più infantile di noi: il desiderio di essere coccolato e accudito, vezzeggiato e accontentato. A volte si definisce Maria come “la Madonnina” con un diminutivo che nasconde una certa deconsiderazione che se ne ha. Infatti questa definizione ha poco a che vedere con la persona di Maria così come i Vangeli ce la fanno conoscere.

Maria proprio nella sua femminilità e nella sua maternità deve essere soprattutto un esempio da imitare. Fin dal primo momento della sua storia con Gesù, cioè fin dal suo concepimento, ha espresso il senso di tutta la sua vita con le parole: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. È questo il tratto femminile che Maria ha voluto incarnare: una docilità umile e semplice alla Parola di Dio, ma non nel senso della modestia di chi si fa da parte e sta tranquilla, ma per mettersi al servizio di una volontà di bene superiore e ben più radicale, quella di Dio, al posto dei propri progetti. Questo l’ha portata a fare una vita che non avrebbe mai immaginato, piena di fatica e di dolore, ma anche di vicinanza profonda a Dio nel suo Figlio. La testimonianza di questo modo di vivere è giunta fino a noi e costituisce il valore esemplare di Maria: madre ma soprattutto discepola di Gesù.

Il primo modo di fare la volontà espressa dalla Parola di Dio è stata quella di dare la vita a Gesù. Dare la vita, lo sappiamo significa molte cose: generare, ma anche offrire tutto se stesso. Ebbene Maria ci è di esempio perché non solo generò Gesù, ma gli offri la vita divenendo sua fedele discepola fin sotto la croce.

Discepola significa che imparò dal Figlio. Infatti non fu esentata dalle sue critiche, pensiamo a quando Gesù ragazzino si ferma nel tempio a insegnare e Maria lo rimprovera, ricevendone un rimprovero ben più aspro: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" oppure a quando cerca di incontrare il Figlio e questi l’accusa di non essere fra quelli che lo stanno ad ascoltare: chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre e ancora a Cana, quando Gesù le dice: “Donna, che vuoi da me?”. Eppure Maria non si sdegnò, né lasciò cadere questi e gli altri insegnamenti di Gesù, anche quelli più difficili e duri, ma ne fece motivo per imparare ad essere sua figlia e discepola: “Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore” dice l’evangelista Luca.

Per questo Maria ebbe la forza e il coraggio di non abbandonare Gesù e di restare con lui fin sotto la croce, perché era stata sua discepola attenta e discreta. A volte si considera scontato che la madre ami suo figlio fino alla morte. Non è vero: quanti esempi abbiamo davanti agli occhi? Fingiamo di non vederli perché preferiamo ritenere che l’amore è qualcosa di spontaneo e naturale. Maria non amò Gesù perché era sua madre, ma imparò da suo figlio cosa è l’amore vero, con pazienza, conservando le parole e i gesti di Gesù dentro se stessa per farli divenire le sue parole e i suoi gesti.

Infatti l’idea dell’amore “naturale”, materno, paterno o qualunque altro fosse, è una grande trappola del mondo che non ci fa sentire il bisogno di imparare ad amare. Lo esprime bene quella risposta sprezzante di Gesù alla donna che voleva fare “i complimenti” a Maria, in realtà diminuendola in modo paradossale: “una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato! Ma egli disse: Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” Sì, Gesù sa bene che la beatitudine di Maria non viene dal fatto di essere sua madre materiale, di averlo allattato e allevato, ma dall’aver voluto divenire sua discepola, fino a divenirne l’icona. La salvezza cioè per lei viene non dai vincoli sociali o parentali ma dall’aver voluto mettere a disposizione tutta se stessa perché Gesù compisse anche attraverso di lei la sua missione evangelica.

Questo è vero per ciascuno di noi! Per voler bene veramente, anche una madre, un padre, un fratello, un coniuge deve imparare da Gesù, non è la natura o la spontaneità che ce lo insegna, proprio come Maria fece con Gesù.

In questo sta la straordinaria forza di Maria, perché anche da adulta, alla fine della sua vita, restò con uno spirito da figlia e discepola, e si lasciò portare docilmente da Gesù dove lui volle. È questo il messaggio che ci viene da questa festa dell’Assunzione, l’invito a farci anche noi forti non di noi stessi e della nostra esperienza e sapienza, ma della docilità di Maria, per dare anche noi la vita a Gesù, perché ne faccia una forza di protezione per i deboli e di testimonianza per i forti, segno di contraddizione per la legge del mondo che, come dice Paolo, non salva, ma deve sempre essere smentita dalla legge invincibile dell’amore, quello di Gesù per Maria, quello che Maria imparò da Gesù.

  

Preghiere

  

Ti preghiamo o Signore perché come Maria, anche noi sappiamo imparare da te a voler bene, mettendo al servizio del vangelo la nostra vita,

Noi ti preghiamo

  

Ascolta o Padre la preghiera di chi vede in Maria un esempio di madre e discepola e si rivolge a lei per ricevere il tuo aiuto. Esaudiscili col dono della tua misericordia,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio per quanti non accettano di farsi tuoi discepoli e disprezzano la tua Parola non conservandola nel loro cuore e nella loro mente. Fa’ che imparino da Maria l’ascolto e la disponibilità dei figli veri,

Noi ti preghiamo

  

Perdona o Padre del cielo il nostro peccato di orgoglio e autosufficienza, per quando ci affidiamo alla nostra esperienza e alla sapienza di questo mondo. Rendici invece docili esecutori delle tue parole e della tua volontà,

Noi ti preghiamo

 

Dona pace o Dio al mondo intero, specialmente dove l’odio regna e le armi seminano morte e distruzione: per la Siria, l’Afganistan, la Terra santa, e tutti i paesi in guerra,

Noi ti preghiamo

  

Proteggi o Padre buono la tua Chiesa ovunque diffusa, donale unità e pace, perché testimoni sempre la forza del vangelo contro ogni forma di ingiustizia e oppressione,

Noi ti preghiamo.

venerdì 6 agosto 2021

XIX domenica del tempo ordinario - Anno B - 8 agosto 2021

 




Dal primo libro dei Re 19, 4-8

In quei giorni, Elia s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto la ginestra. Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Alzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò. Tornò per la seconda volta l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Alzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb.

 

Salmo 33/34 - Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo,

sulla mia bocca sempre la sua lode.

Io mi glorio nel Signore:

i poveri ascoltino e si rallegrino.

 

Magnificate con me il Signore,

esaltiamo insieme il suo nome.

Ho cercato il Signore: mi ha risposto

e da ogni mia paura mi ha liberato.

 

Guardate a lui e sarete raggianti,

i vostri volti non dovranno arrossire.

Questo povero grida e il Signore lo ascolta,

lo salva da tutte le sue angosce.

 

L’angelo del Signore si accampa

attorno a quelli che lo temono, e li libera.

Gustate e vedete com’è buono il Signore;

beato l’uomo che in lui si rifugia.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 4, 30 - 5, 2

Fratelli, non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione. Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo. Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia, alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Giovanni 6, 41’-51

In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, il brano evangelico di oggi segue quelli delle due settimane scorse. Due domeniche fa abbiamo visto Gesù che ha sfamato la folla moltiplicando il pane e il pesce fino a darne a tutti a sazietà (Gv 6,1-13), e la gente che avrebbe voluto farlo re (14-15) perché pensavano che egli poteva garantire loro benessere e abbondanza; vogliono divenire suoi sudditi, in cambio dei privilegi che immaginano di ottenere. Per questo Gesù se ne va via, ma la gente lo insegue e lo cerca (22-34) e il Signore li rimprovera perché cercano un vantaggio materiale e immediato, la liberazione dalla necessità di guadagnarsi da vivere, piuttosto che la liberazione interiore di un amore che sfama il bisogno di ciascuno e li rende capaci di amare a loro volta. Alcuni della folla si rendono conto di questa differenza, capiscono che Gesù può dare loro molto più del pane e del pesce che hanno ricevuto in un momento di difficoltà, quando non potevano procurarsi il cibo, e che questo dono era un segno di un dono più grande e fondamentale dell’alimento ricevuto, il suo amore. Lo intuiscono e per questo esclamano: “Signore, dacci sempre questo pane” (34).

Ed ecco che giungiamo al brano ascoltato oggi: altri di quella folla mettono in dubbio che Gesù possa donare un alimento più importante del pane, e cioè, addirittura, l’amore di Dio. Tanto più perché Gesù ha la pretesa di identificare questo amore di Dio con se stesso: il suo corpo e il suo sangue, cioè tutta la sua vita, è, a suo dire, il nutrimento buono che Dio dona agli uomini per sfamare il loro bisogno di amore e di imparare ad amare, tanto da acquistarsi una vita che non finisce. Ecco allora l’espressione ironica di alcuni: “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?

Ancora una volta emerge l’idea che è impossibile che Dio abbia potuto farsi come noi, rompere quella divisione fra cielo e terra che rende il mondo di Dio estraneo a quello degli uomini. È facile infatti per noi ammettere la perfezione e straordinarietà del mondo di Dio, purché esso non invada il campo del possibile per noi e sia sempre un’utopia irrealizzabile e che non ci chieda di vivere come cittadini di qual regno e non più di questo mondo, con le sue logiche e i modi di essere, resi suoi figli da un Dio che ci ama come un padre che ci ha adottato.

È la resistenza a pensare possibile il Vangelo nel nostro mondo e a credere che la vita di Gesù si mescoli con quella degli uomini tanto da poter essere vissuta da ciascuno di noi se, appunto, ci alimentiamo di lui e traiamo la forza dalle parole, i gesti e la vita tutta di Gesù, corpo e sangue. È questo lo scandalo suscitato in quella gente. Loro conoscono Gesù, sanno da dove viene e di chi è figlio, è uno dei loro, come può pretendere di dare loro la forza dell’amore di Dio?

Anche noi ci chiediamo: come è possibile per noi, gente così modesta e imperfetta, divenire così vicini a Dio tanto da essere suoi figli, da acquistare la vita che non finisce, da essere rivestiti di una forza di amore che solo lui può esercitare? È il dubbio che ci rende scettici davanti al Vangelo, come ad un messaggio troppo alto, troppo grande da poter essere vissuto da noi.

Ma Gesù spiega bene come non siamo noi a dover arrivare a lui con le nostre forze, ma è il Padre che ci attrae con una forza di amore a cui a noi è chiesto solo di lasciarci andare: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.” Ed è per questo che l’Apostolo esorta i suoi amici cristiani di Efeso: “camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi”, li invita cioè a voler bene agli altri perché e come Gesù per primo ha voluto bene a noi. A noi non è chiesto altro che lasciarci voler bene da lui, con la sua Parola e con il dono appassionato e fedele di tutto se stesso, corpo e sangue, e questo, a nostra volta, ci rende capaci di voler bene agli altri. Fidiamoci e non resistiamo, siamo grati di quanto ricevuto e non rifiutiamolo, ci scopriremo così suoi figli, capaci di un amore paziente, tenace e forte come il suo, capace di cambiare le situazioni, di guarire le ferite e di sfamare il bisogno di essere voluti bene di tanti accanto a noi.

 

Preghiere 

  

O Signore Gesù ti ringraziamo per il dono della tua Parola che è un cibo buono e che sazia. Fa’ che ce ne nutriamo sempre con disponibilità e gratitudine,

Noi ti preghiamo

  

O Dio che hai mandato tuo Figlio nel mondo perché restasse sempre con noi, aiutaci ad accogliere con gioia ogni domenica il dono del suo Corpo e Sangue, nutrimento di salvezza e di vita eterna,

Noi ti preghiamo

 

O Dio, ti preghiamo per tutti quelli che si accontentano di cibi che non valgono e restano deboli, fragili ed impotenti davanti alla forza del male. Fa’ che tutti presto gustino il cibo buono che tu doni e se ne nutrano,

Noi ti preghiamo

   

Consola o Signore Gesù tutti coloro che sono nel bisogno e soffrono in questo tempo di caldo e solitudine: Per gli anziani e i malati, i prigionieri, per chi è senza casa; aiutali e sostienili con la forza del tuo amore,

Noi ti preghiamo

  

Sostieni o Dio il nostro papa Francesco e tutti quelli che annunciano e testimoniano il Vangelo in ogni parte del mondo. Dona loro di gustare il frutto del tuo amore per chi ancora non ti conosce,

Noi ti preghiamo.