sabato 26 febbraio 2022

VIII domenica del tempo ordinario - Anno C - 27 febbraio 2022

 




Dal libro del Siracide 27,4-7

Quando si agita un vaglio, restano i rifiuti; così quando un uomo riflette, gli appaiono i suoi difetti. La fornace prova gli oggetti del vasaio, la prova dell’uomo si ha nella sua conversazione. Il frutto dimostra come è coltivato l’albero, così la parola rivela il sentimento dell’uomo. Non lodare un uomo prima che abbia parlato, poiché questa è la prova degli uomini.

 

Salmo 91 - È bello cantare il tuo nome, Signore.

È bello annunziare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte,
Poiché mi rallegri, Signore, con le tue meraviglie,
esulto per l’opera delle tue mani.

Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano; +
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.

Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno vegeti e rigogliosi,
per annunziare quanto è retto il Signore:
mia roccia, in lui non c’è ingiustizia.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15,54-58

Fratelli, quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura: "La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?". Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge. Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e comprenderemo le parole del Figlio tuo.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 6,39-45

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.  L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, il Vangelo di Luca ci propone oggi un discorso di Gesù nel quale egli affronta il tema che oggi è molto dibattuto del “discernimento”, cioè di come trovare in ogni situazione il criterio giusto in base al quale esprimere i nostri giudizi e fare, di conseguenza, le nostre scelte. Il Signore usa tre immagini: il cieco che guida, la trave nell’occhio, il frutto dell’albero. Sono tre mezzi di esprimersi semplici ma convincenti con i quali il Signore affronta un tema così complesso e delicato.

Nel nostro tempo sappiamo come spesso attraverso i “mass media” classici, i giornali, la radio e la televisione, o ancora di più attraverso i cosiddetti “social media”, cioè i mezzi attraverso i quali ci mettiamo in comunicazione attraverso la rete, parlando di noi stessi e ricevendo le espressioni delle persone più diverse ed anche sconosciute, i giudizi delle persone possono essere influenzati. Fin qui non ci sarebbe nulla di male, ma spesso avviene una vera e propria manipolazione che, attraverso tecniche comunicative, riesce ad orientare il pensiero di moltissimi, ma ciò avviene non convincendo con il ragionamento, ma instillando messaggi subdoli e falsi. È il fenomeno delle famigerate fake news che orientano i giudizi sulla base di una realtà falsata, le tecniche di alzare i toni imponendosi non per il ragionamento ma per l’arroganza, l’uso spregiudicato di spauracchi che, incutendo nuovi timori irrazionali, rendono le persone più facilmente convincibili sull’onda di emozioni superficiali e non di ragionamenti approfonditi.

Come uscire da questa vera e propria babele di informazioni che manipolano l’opinione di tanti e orientano le scelte senza aiutare a capire meglio la realtà?

Gesù con le sue parole non vuole proporre una tecnica, ma piuttosto insegna l’atteggiamento da tenere nel momento in cui scegliamo, da cosa partire per formare in noi una capacità di scegliere matura e responsabile.

Il primo elemento è rendersi conto se la persona a cui diamo ascolto ci aiuta a veder meglio la realtà, ce la fa capire più in profondità, oppure vuole solo colpirci, spaventarci, emozionarci, offuscando così la vista della nostra mente e del cuore con la nebbia della superficialità. Lasciarci guidare da chi è cieco, perché non vuole vedere e capire in profondità, rende anche noi ciechi e arroganti, cioè propensi a formulare giudizi anche senza conoscere.

Il secondo elemento presentato da Gesù è la facilità con cui si giudicano gli altri senza sentire il bisogno di sottoporre prima di tutto se stessi al vaglio e correggere innanzitutto il proprio errore. Questo non vuol dire che è impossibile operare una valutazione delle persone e dei fatti, ma che nel farlo bisogna innanzitutto chiedersi se io al suo posto sarei stato migliore, se avrei avuto la forza di resistere alla tentazione di sbagliare, se in casi analoghi non abbia anche io dato una prova di me deludente. Con umiltà ammettiamo che l’errore altrui ci rende il prossimo assai più vicino e simile di quanto a prima vista avremmo pensato. È proprio nella fragilità davanti alla forza seduttrice e convincente del male che ci ritroviamo tutti più simili, uguali nel non potercela fare solo con le nostre forze, senza l’aiuto della grazia di Dio che ci rafforza nel proposito e ci consiglia di fare il bene. È questo bisogno comune che ci rende più solidali e fraterni, ci fa sentire bisogno del sostegno e della testimonianza altrui. Il maligno invece ci vuole isolare attraverso il giudizio che, facendoci sentire migliori, ci allontana dagli altri.

Infine con l’esempio del frutto che non può che essere cattivo se nasce da un albero cattivo e al contrario sarà buono se nasce da un albero buono, il Signore ripropone con forza la priorità dell’interiorità come matrice dell’agire dell’uomo. Esiste infatti una sapienza mondana, fatta di esperienza, di buon senso, di abitudini, di convenienze, ecc… che ci convince che nelle nostre scelte possiamo fidarci del nostro istinto, o semplicemente seguire quello che fanno tutti. Ma questa sapienza ci inganna assai facilmente, ed è proprio quella parte di noi che più facilmente è esposta alle manipolazioni di cui parlavo prima. Essa è superficiale, cioè riguarda l’emozionabilità, il sentimentalismo, le simpatie o antipatie, e si fa facilmente trascinare dalla corrente. La vera sapienza invece è quella che deriva dalla docilità allo Spirito di Dio che agisce in noi attraverso l’ascolto della sua Parola fatta scendere nel cuore, la grazia donata dai sacramenti, lo sforzo di costruire relazioni fraterne profonde e coinvolgenti con chi ci sta accanto. È questa sapienza che fa del nostro albero una pianta capace di produrre frutti buoni di conversione, generosità e amore.

Cari fratelli e care sorelle, mercoledì prossimo riceveremo sul capo il segno umile della cenere, porta di accesso al tempo santo della Quaresima in preparazione della Pasqua. Anche in preparazione a questa occasione che ci è offerta accogliamo l’invito che oggi il Signore ci fa a coltivare un’interiorità profonda e ricettiva del suo Santo Spirito. Non accontentiamoci dell’istintività emozionale e sentimentale ma lavoriamo dentro di noi perché sempre più i nostri pensieri, sentimenti e azioni si modellino su quelli di Gesù descritti nel Vangelo.

 

Preghiere 

 

O Padre di eterna bontà, ti preghiamo per l’Ukraina sottoposta in questi giorni alla prova dura della guerra. Fa’ che prevalgano presto scelte di responsabilità e le ragioni supreme della pace. Salva il popolo ukraino da ulteriori morte e sofferenze

Noi ti preghiamo

  

O Padre del cielo, sostieni quanti ricorrono a te chiedendo umilmente perdono dei propri peccati. Fa’ che la cenere che mercoledì riceveremo sul capo sia segno dell’impegno a convertire il nostro cuore ai tuoi insegnamenti,

Noi ti preghiamo

 

O Dio amico degli uomini, renditi vicino a quanti ti invocano nel dolore. Ti preghiamo per tutti gli ammalati che attendono guarigione e conforto. Dona loro la tua salvezza,

Noi ti preghiamo

  

Vinci o Signore la durezza dei cuori violenti che minacciano chi è fragile. Per i paesi in guerra, per i popoli colpiti dal terrorismo, ti invochiamo, dona loro presto la pace.

Noi ti preghiamo

 

O Signore Gesù manda il tuo Spirito su di noi perché accogliamo con docilità l’invito a non giudicare con durezza sprezzante il prossimo, ma a sentirci solidali con lui nel bisogno del tuo aiuto,

Noi ti preghiamo

  

Guarda con bontà o Padre del cielo ai tuoi figli nel mondo. Guida i tuoi discepoli ad una comprensione profonda del Vangelo, perché nell’unità sappiamo vivere in una sola famiglia la ricerca del tuo Regno,

Noi ti preghiamo.

 

Guida e proteggi o Signore il nostro papa Francesco e il suo sforzo di far brillare il volto della chiesa a volte offuscato e deturpato dai segni del male. Sostienilo nel suo compito con la forza dello Spirito Santo,

Noi ti preghiamo

  

Proteggi o Dio i cristiani che sono perseguitati. Fa’ che l’odio per il tuo nome venga presto tramutato nella fratellanza universale fra tutti i credenti,

Noi ti preghiamo

sabato 19 febbraio 2022

VII domenica del tempo ordinario - Anno C - 20 febbraio 2022

 


Dal primo libro di Samuele 26,2.7-9.12-13.22-23

In quei giorni, Saul si mosse e scese al deserto di Zif conducendo con sé tremila uomini scelti di Israele, per ricercare Davide nel deserto di Zif. Davide e Abisai scesero tra quella gente di notte ed ecco Saul giaceva nel sonno tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra a capo del suo giaciglio mentre Abner con la truppa dormiva all’intorno. Abisai disse a Davide: «Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico. Lascia dunque che io l’inchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e non aggiungerò il secondo». Ma Davide disse ad Abisai: «Non ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?». Davide portò via la lancia e la brocca dell’acqua che era dalla parte del capo di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno vide, nessuno se ne accorse, nessuno si svegliò: tutti dormivano, perché era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore. Davide passò dall’altro lato e si fermò lontano sulla cima del monte; vi era grande spazio tra di loro. E Davide gridò: «Ecco la lancia del re, passi qui uno degli uomini e la prenda! Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà, dal momento che oggi il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore».

 

Il Signore è buono e grande nell'amore. 102

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie;
salva dalla fossa la tua vita,
ti corona di grazia e di misericordia.

Buono e pietoso è il Signore, +
lento all’ira e grande nell’amore.
e non conserva per sempre il suo sdegno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati,
non ci ripaga secondo le nostre colpe.

Come dista l’oriente dall’occidente,
così allontana da noi le nostre colpe.
Come un padre ha pietà dei suoi figli,
così il Signore ha pietà di quanti lo temono.
   

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15,45-49

Fratelli, il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo. Quale è l’uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti. E come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste.

 

Alleluia, alleluia alleluia.

Vi dò un comandamento nuovo, dice il Signore:

che vi amiate l’un l’altro, come vi ho amato io.

Alleluia, alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Luca 6, 27-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, ancora una volta abbiamo ascoltato Gesù rivolgere ai discepoli un discorso dal tono paradossale. Come già notavamo domenica scorsa, le sue parole spesso si discostano molto dal modo di pensare comune, tanto da sembrarci fuori dalla ragionevolezza.

Proviamo a comprendere meglio il senso di queste parole così impegnative che, a prima vista, non esiteremmo a definire “impossibili da vivere”.

Esse si dividono in tre sezioni.

La prima elenca alcuni nuovi comandamenti che dicono come comportarsi nei confronti di chi ci fa del male: “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.” Essi ci chiedono non solo di non replicare al male ricevuto con altrettanto male, ma nemmeno di far finta di niente. No, Gesù chiede di restituire l’opposto di ciò che riceviamo, cioè di rispondere col bene al male ricevuto.

Perché? Che senso ha?

Innanzitutto perché Gesù vuole metterci al riparo dal contagio del male. Infatti rispondere col male al male vuol dire che abbiamo fatto nostra la malvagità e lasciamo che sia lei a determinare il nostro agire. Essa si propaga di cuore in cuore, allargando il suo dominio in cerchi concentrici che coinvolgono sempre più persone. È un meccanismo, ci dice Gesù, che va interrotto prima che il suo dominio diventi irreversibile. Ma oltre a questo Gesù afferma che nessuno è malvagio in modo irreparabile, che in ognuno c’è sempre del bene che si deve far emergere, e questo non può certo avvenire contrapponendo altro male a quello ricevuto, ma aumentando la forza del bene, perché possa alla fine prevalere anche in chi oggi compie il male. Nel male compiuto da altri è infatti insita una domanda a cui non si può sfuggire: “come posso far sì che la forza del male non solo trovi un argine, ma venga convertita in energia di bene?” È la scelta di Gesù di non sfuggire alla morte, ma di vincerla con la forza di amore della resurrezione.

Proprio questo afferma la seconda sezione di questo brano, nella quale Gesù fa delle ipotesi: “Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? … E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? … E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete?” Gesù afferma che è scontato fare del bene a chi a sua volta già ce ne fa, anzi è un dovere e non un merito, spesso è anche una convenienza. Sottolinea Gesù, così fa anche chi collabora col male, cioè i peccatori. Piuttosto amore del bene lo dimostra chi combatte il male con la forza disarmante del bene, unico potere in grado di superare ogni altra forza che gli si contrappone.

Ma non c’è un limite a questo fare del bene? Esiste un confine oltre il quale non siamo tenuti ad andare ed è meglio non arrischiarsi? A questa domanda Gesù risponde nella terza parte del suo discorso. No, non c’è un limite alla responsabilità personale di cogliere nel male che agisce nell’uomo la domanda di vincerlo con la forza del bene, perché il termine di paragone con cui siamo chiamati a confrontarci non sono le nostre capacità, ma l’amore di Dio stesso: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.” Tutti sappiamo bene che tutti siamo stati amati da Dio “prima”, e non quando lo meritavamo, e che abbiamo ricevuto molto senza nessuna garanzia che avremmo restituito altrettanto. Proprio per questo Gesù non chiama in causa la giustizia di Dio, ma la sua misericordia, cioè il suo modo tutto speciale di andare oltre la misura del giusto premio o punizione, cioè il nostro modo di pensare secondo il merito, per amare oltre ogni ragionevolezza e convenienza.

Possiamo dire che questa terza parte del discorso di Gesù vuole metterci in guardia: attento, dice, se Dio si comportasse con te come a te sembra giusto comportarti con gli altri saresti il primo a dover pagare un prezzo pesante per il tuo agire: “Come voi giudicate, così Dio giudicherà voi, come condannate, così egli vi condannerà, la durezza inflessibile che vi sembra la giustizia da applicare agli altri sarà applicata anche a voi senza sconti né indulgenza.”

Cari fratelli e care sorelle, chi potrebbe resistere davanti alla giustizia di Dio che conosce i segreti del nostro cuore e legge nel suo profondo? L’unica nostra salvezza è sperare nella sua misericordia che sa vedere la parte migliore di noi e cerca in tutti i modi di farla prevalere.

Quest’ultima parte del discorso di Gesù afferma una verità tanto profonda quanto sconvolgente, e cioè che l’uomo ha il potere di costringere Dio ad essere buono con se stesso: “una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio.” Sono le parole di un patto con il quale Gesù impegna il Padre a donarci la sua grazia con abbondanza, come tutti noi desideriamo, basta che agiamo secondo il suo modo di voler bene, la misura traboccante e generosa del suo amore senza limiti.

Cari fratelli e care sorelle, al male del quale tante volte ci facciamo complici, Dio non risponde con la vendetta infliggendoci altrettanto male. È una idea infantile e ingiusta. Egli piuttosto sa cogliere il piccolo seme del bene che è in ogni persona e sa coltivarlo con cura e pazienza finché germogli e dia frutti. A volte la nostra vista è corta, vuole subito vedere i frutti del proprio agire e per questo restiamo troppo facilmente delusi, ma fidiamoci di colui che ha accettato di limitare la propria onnipotenza sottomettendosi all’obbligo di volerci bene, e non saremo delusi. In questo modo faremo sì che non prevalga in noi l’amarezza del rimpianto o delle recriminazioni, ma si accenda la fiamma della speranza e della fiducia in lui, sentimenti, questi ultimi, che portano alla vera beatitudine.

 

Preghiere 

 

O Signore che agisci con noi con la misericordia del tuo amore senza limiti, fa’ che impariamo da te a vivere il bene che vince il male.

Noi ti preghiamo

  

O Dio, rafforza in noi la speranza che, con il tuo aiuto, il bene possa prevalere e non ci siano situazioni senza uscita. Insegnaci a guardare agli altri con i tuoi occhi misericordiosi.

Noi ti preghiamo

 

Ti invochiamo o Padre del cielo per quanti soffrono per la forza del male che li opprime. Per i poveri, gli emarginati, le vittime della violenza e della guerra. Salvali,

Noi ti preghiamo

  

Guarisci o Dio i cuori prigionieri della paura e dell’odio. Libera quanti sono schiavi delle logiche di vendetta e del desiderio di prevalere sugli altri. Placa in ciascuno il demone dell’inimicizia,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Signore Gesù per la nostra città, per quanti in essa sono soli e disprezzati, giudicati male e condannati. Fa’ che trovino in noi volti amici e fratelli pronti a divenire loro familiari.

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Dio per il nostro paese, attraversato da correnti di intolleranza che rende i cuori duri e insensibili. Fa’ che i tuoi discepoli sappiano testimoniare nella vita di tutti i giorni la bellezza di essere tutti fratelli,

Noi ti preghiamo.

 

Accompagna o Signore il nostro papa Francesco nel compito di testimoniare il Vangelo della pace e della fraternità universale. Proteggilo da ogni male e dai nemici del bene,

Noi ti preghiamo

 

 Purifica o Dio la Chiesa da ogni desiderio di potere e dominio. Suscita in essa il tuo Santo Spirito che infiamma i cuori di amore gratuito e spinge al servizio umile per i piccoli.

Noi ti preghiamo

sabato 12 febbraio 2022

VI domenica del tempo ordinario - Annop C - 13 febbraio 2022

 


 

Dal libro del profeta Geremia 17,5-8

Così dice il Signore: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore. Sarà come un tamarisco nella steppa; non vedrà venire il bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere. Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. È come un albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi, nell’anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti».

 

Salmo 1 - Beato l’uomo che confida nel Signore.

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, +
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.

Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15,12.16-20

Fratelli, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.

 

Alleluia, alleluia
Rallegratevi ed esultate, dice il Signore,
perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo.
Alleluia, alleluia

 

Dal vangelo secondo Luca 6,17.20-26

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone.  Ed egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete, perché riderete.

Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo

infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».


Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, il vangelo della liturgia di oggi riporta un discorso di Gesù nel quale emerge un tratto caratteristico del suo modo di parlare, e cioè l’uso di affermazioni paradossali che ci colpiscono proprio perché in contraddizione con il buon senso che tutti riteniamo vero e giusto. In questa versione dell’evangelista Luca, a differenza di quella di Matteo, il Signore descrive la condizione più felice possibile degli uomini, ma aggiunge anche alcuni tratti che caratterizzano invece quella di chi è condannato all’infelicità. Queste due condizioni sono proposte distinguendo fra i “beati”, e quelli che causano la rovina della vita propria e altrui, ammoniti da quell’esclamazione così forte: “Guai a voi”. Come dicevo, queste affermazioni suonano alle nostre orecchie come paradossali, per due principali motivi.

In primo luogo perché non ammettono via di mezzo. La mentalità moderna infatti giudica negativo ogni eccesso, in un senso come nell’altro, e si guarda con sospetto a chi è esagerato o radicale nelle sue scelte. Spesso si pensa che basti che nel nostro agire prevalga la giusta misura, che spesso viene giustificata con l’affermazione: “non ho fatto niente di male”, ritenendo che basti contentarsi del meno peggio senza scostarsi dalla mediocrità. Così facendo però si dimentica che nella mente di Dio la vita ci è donata perché dia frutto, cioè produca bene, e lo produca in abbondanza, come quegli alberi che nutriti dal fiume dell’amore di Dio, la sua misericordia e grazia, non solo non fanno niente di male, ma danno frutti e ombra a tutti quelli che passano.

In secondo luogo le parole di Gesù ci appaiono paradossali perché la beatitudine è identificata con ciò che generalmente viene considerato fonte di infelicità (povertà, fame, pianto, persecuzione, …), e le situazioni ritenute desiderabili (sazietà, ricchezza, riso, …) sono invece giudicate motivo di infelicità.

Questi giudizi paradossali di Gesù ci obbligano oggi a interrogarci sul senso che diamo alla nostra esistenza e a cosa puntiamo per raggiungere la nostra felicità ed evitare la rovina.

Innanzitutto Gesù non descrive il beato con categorie morali, cioè come colui che è giusto, senza peccato ed errori; non è neppure colui che è più intelligente e superiore agli altri per abilità e capacità, né il più onesto e corretto e osservante scrupoloso dei comandamenti. No, per Gesù beato è il povero, l’affamato, chi è disprezzato ed escluso, il condannato. Ma che merito c’è, ci chiediamo, ad essere tali, perché chi è debole e nel bisogno è detto beato?

Tutto ciò ci svela il metro di giudizio di Dio. Egli misura il suo voler bene all’uomo non sulla base del suo merito, ma sulla base del suo bisogno. E l’uomo è più beato più è voluto bene da Dio.

Ecco allora che chi si considera perfetto, non ha bisogno di essere amato, e Dio non trova spazio in lui. Al contrario chi è bisognoso di aiuto, consolazione e perdono e non lo nasconde trova in Dio la fonte inesauribile di un amore di predilezione che rende tutta la sua esistenza benedetta e felice.

Gesù con le sue parole riprende la sapienza antica d’Israele, espressa nel brano del profeta Geremia: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore. Sarà come un tamarisco nella steppa; non vedrà venire il bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere. Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. È come un albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi.” Analogamente Gesù spiega perché si è beati, pur vivendo in condizioni di estremo bisogno: “perché sarà saziato, perché riderà, perché riceverà la ricompensa, ecc…” Ovvero la beatitudine deriva dal fatto che il proprio bisogno di tutto fa sì che riceviamo da Dio un sovrappiù di amore e benedizione che rendono la nostra vita piena, come da soli non possiamo fare. Al contrario chi è convinto di avere già tutto, è sazio e autosufficiente, si sente buono, onesto, giusto, non ha bisogno di ricevere da Dio amore e misericordia, anzi eviterà il rapporto con il Signore perché non sa che farsene o per paura di rimetterci, dovendo rinunciare a qualcosa di sé.

Lunedì ricorre la festa di San Valentino, che tutti noi conosciamo bene. Egli è ricordato come un uomo che sapeva guarire le malattie e sanare le ferite mettendo così a rischio la sua vita. Aveva cioè fatto suo il modo di giudicare di Dio e ha misurato il suo amore non sul merito di chi incontrava, ma sul loro bisogno di essere sanati. Questo modo di agire va in conflitto con il potere del mondo che non accetta la logica della gratuità dell’amore e giudica eccessivo il prendersi a cuore la situazione di gente che non merita il nostro interesse.

Fratelli e sorelle, facciamoci anche noi trascinare dal senso di gratuità che fa amare gli altri perché ne hanno bisogno, diverremo anche noi come alberi verdi e robusti, perché sapremo alimentarci non delle acque superficiali e passeggere delle apparenze, che oggi ci sono e domani chissà, ma delle acque profonde del flusso dell’amore di Dio che non si esaurisce.

 

Preghiere 

  

Ti ringraziamo o Signore perché ci proponi la via della beatitudine che è affidarci a te con fiducia. Aiutaci a non fidare nelle nostre forze e capacità e a trovare nella tua Parola la via della felicità piena

Noi ti preghiamo

 

O Padre misericordioso, non guardare al peccato e alla debolezza della nostra vita, ma colma il vuoto di amore e di bontà che ci rende tristi. Fa’ che accogliamo la gioia di essere tuoi discepoli e servitori.

Noi ti preghiamo

 

O Gesù che hai vissuto fino in fondo la beatitudine di una vita buona e generosa, fa’ che sappiamo imitarti, senza timore di essere giudicati male o di essere eccessivi.

Noi ti preghiamo

  

Fa’, o Padre buono, che mai ci sentiamo sazi e appagati ma sempre sentiamo il bisogno di cercare nella tua Parola e nella mensa eucaristica il cibo capace di nutrirci e mantenerci in vita.

Noi ti preghiamo

 

O Signore Gesù, ti preghiamo oggi per tutti coloro che sono nel bisogno e che tu hai promesso di salvare e confortare. Suscita in noi compassione fraterna e generosità perché anche con il nostro aiuto chi è debole e indifeso incontri la tua salvezza.

Noi ti preghiamo

  

Dio di ogni bontà, ascolta l’invocazione di chi è nel bisogno e sollevalo dalla disperazione. Guarisci gli ammalati, consola i sofferenti, guida chi è disperso perché tutti possiamo un giorno incontraci nel Regno che hai preparato per chi si sottomette al tuo volere.

Noi ti preghiamo.

 

Ti preghiamo o Signore di renderci degni di ricevere l’eredità di amore che ci è testimoniata da San Valentino. Fa’ che nella città in cui visse ed operò sappiamo scegliere come lui per ciò che conta veramente nella vita, senza accontentarsi del poco che il mondo offre a chi si sottomette a lui.

Noi ti preghiamo

  

Guida e proteggi o Padre tutti i cristiani nel mondo. Sostieni chi è nelle difficoltà, scalda i cuori tiepidi e incoraggia chi è sfiduciato, perché il vangelo del Regno sia annunciato a tutti gli uomini.

Noi ti preghiamo

sabato 5 febbraio 2022

V domenica del tempo ordinario - Anno C - 6 febbraio 2022

 


 

Dal libro del profeta Isaia 6,1-2a.3-8

Nell'anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l’uno all'altro: «Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria».

Vibravano gli stipiti delle porte alla voce di colui che gridava, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti». Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e mi disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua iniquità e il tuo peccato è espiato». Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».

 

Salmo 137 - Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dei, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore!

La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15,1-11

Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano! Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l’infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.

 

Alleluia, alleluia alleluia.

Venite dietro a me, dice il Signore,
vi farò pescatori di uomini.

Alleluia, alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Luca 5,1-11

In quel tempo, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genesaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

 

Commento

 

L’episodio che narra Luca nel vangelo di oggi si situa agli inizi della vita pubblica di Gesù. Fin dai suoi primi passi il Signore si caratterizza come colui che parla a tanta gente, come avvenne anche nel suo paese, Nazareth. La sua vita è spesa nello sforzo di comunicare un messaggio importante a più persone possibile, superando ogni difficoltà e chiusura. Lo strumento principale che usa Gesù è, dunque, la parola. Apparentemente questo è il mezzo più debole che ci sia, difficilmente si impone e nella confusione della vita rischia di passare inosservato. La parola di Gesù però non è come tante altre, perché essa è efficace, trasforma la vita e le persone, opera miracoli, dei quali spesso però molti nemmeno si accorgono. Infatti delle tante persone che ascoltano Gesù non tutti hanno fiducia in lui. Nel brano che abbiamo ascoltato l’evangelista Luca, all’inizio del lungo cammino di Gesù che parla a tanti, vuole come darci una indicazione su che cosa vuol dire ascoltare Gesù, cioè su come essere suo discepolo.

Pietro era stato tutta la notte a pescare, ma senza risultato. Possiamo immaginare la sua stanchezza e delusione, il senso di fallimento e, forse, anche la preoccupazione per come avrebbe potuto sfamare la famiglia che dipendeva dal suo lavoro. In questa situazione possiamo leggere anche la preoccupazione di tanti oggi, forse anche la nostra. In questo tempo di crisi economica tanti hanno perso il lavoro e i giovani fanno fatica a trovarne uno. Le risorse sono limitate e il futuro si prospetta incerto. In una situazione così era normale che Pietro si preoccupasse soprattutto di sé e non stesse a perdere tempo con i discorsi di un giovane predicatore. Anche noi spesso siamo presi dalle nostre preoccupazioni che ci sembrano più importanti rispetto a qualunque altra cosa.

Eppure nonostante tutto Pietro si ferma ad ascoltare Gesù, ma non solo, lo fa addirittura salire sulla sua barca e lo trasporta un po’ al largo, perché potesse parlare più liberamente a tutti dal lago. È questa la prima indicazione che ci viene dal Vangelo di oggi su che cosa voglia dire ascoltare Gesù: non basta prestare distrattamente l’orecchio, bisogna far entrare Gesù nella propria vita, accoglierlo nella barca della nostra esistenza perché le sue parole non restino solo astratte esortazioni ma i consigli di un amico che vuole avere un ruolo nella nostra esistenza. È questo il senso di quello “scostarsi un poco da terra”, cioè dal luogo della sicurezza e del già noto, per entrare nell’instabile navigazione verso un oltre che si allontana dalla riva conosciuta.

Al termine del suo discorso rivolto alla folla dalla barca sulla quale era salito, Gesù si rivolge personalmente a Pietro. Quando si è creata un’intimità amichevole con Gesù, cioè dopo averlo fatto salire sulla nostra barca, le sue parole sono sentite da ciascuno in modo personale, come rivolte proprio a sé. Quello di Gesù è un consiglio, apparentemente assurdo se non addirittura improponibile. Che senso ha riprendere una pesca che già si è rivelata infruttuosa? Pietro però si fida e “sulla sua parola” obbedisce. È quella fiducia semplice e concreta di cui parla il Signore, quando dice che basta una fede piccola come un granello di senape per spostare una montagna. Sì, basta una fiducia semplice e un po’ ingenua come quella di Pietro e le cose che sembravano impossibili diventano possibili. È questo l’atteggiamento che chiamiamo “fede”, che non significa credere a un concetto, ma fidarsi di quello che il Signore ci dice, anche se non ne siamo convinti.

È la seconda preziosa indicazione che ci dà il Vangelo: ascolta veramente Gesù chi non rimane scettico ma subito, senza opporre obiezioni anche ragionevoli, fa diventare quella parola azioni, decisioni, vita vissuta. Questo immediato vivere la parola produce frutti abbondanti e la pesca miracolosa si rivela una benedizione non solo per Pietro, ma anche per i suoi compagni pescatori. La benedizione che viene dalla decisione di ascoltare col cuore il Vangelo e di viverlo infatti si espande su chi ci è vicino, produce frutti buoni di cui tanti possono godere. La fiducia semplice infatti lo ha portato lontano, a vincere le paure e le sfiducie e ad affrontare il largo della vita fidando solo in quella parola ascoltata.

A questo punto Pietro torna da Gesù. Quasi sembra trascurare il lavoro di raccogliere i tanti pesci presi, venderli, portarli alla famiglia, sistemare reti e barca, ecc… Non si ferma a godere dei risultati e a trarne la meritata soddisfazione. La gioia dei buoni frutti ottenuti fa tornare Pietro da Gesù, davanti al quale egli matura una rinnovata coscienza di sé e la rivela senza paura: ora sa che è debole, bisognoso di aiuto e di perdono: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». L’ascolto vero della Parola infatti ci rivela chi veramente siamo. Spesso facciamo tanto per mascherarlo, ammantandoci di una finta autosufficienza. Il vangelo ci fa capire che è fatica sprecata, che è meglio rivelarci a noi stessi e al Signore così come siamo, povera gente bisognosa di aiuto e di consiglio, persone che da sole vanno facilmente incontro al fallimento e alla delusione, alla fatica vana di una vita con poco frutto. Ecco che Simone allora torna da Gesù con l’umiltà di chi ha capito di aver trovato ciò di cui ha bisogno. Quest’uomo che il Vangelo ci mostra prostrato in ginocchio davanti a Gesù è l’immagine del credente, esempio per tutti noi.

Pietro riconosce in Gesù il Signore della sua vita ed esclama: “Allontanati da me che sono un peccatore”. Ma Dio non si allontana dal peccatore, anzi gli si avvicina; non è venuto per circondarsi di giusti ma di umili che riconoscono il proprio peccato; non va incontro ai sani, va in cerca dei malati che cercano la guarigione. Quella di Pietro è la preghiera più autentica, perché nasce dal cuore di chi ha bisogno di aiuto: esprime la verità di noi stessi di fronte a Dio.

Nel nostro mondo, in cui gli uomini non accettano di chinare il capo davanti a nessuno, sono orgogliosi della propria superiorità e indipendenza, è necessario recuperare la profondità di Pietro che riconosce che da solo è un uomo sterile e la sua vita è senza frutto. Invoca l’aiuto di Gesù per avere una vita ricca di doni. Tutti presi come siamo spesso dalla fatica e dalle delusioni della nostra vita, abbiamo tutti bisogno di ritrovare la fede semplice di Pietro che lo rende ascoltatore della sua parola, gliela fa mettere in pratica per poi tornare da lui per restarci assieme sempre.

A noi, poveri uomini e povere donne, ma prostrati davanti a Dio, oggi viene detto, come a Pietro quel giorno: “Non temete, d’ora in poi sarete pescatori di uomini”. “D’ora in poi” dice il vangelo. È per Pietro l’inizio di una nuova vita, quella con Gesù. Ma è un nuovo inizio anche per ciascuno di noi, ogni volta che ascoltiamo la parola di Dio e su quelle parole ci fidiamo con semplice immediatezza di fondare la nostra vita.

 

Preghiere 

 

O Signore Gesù, aiutaci a non essere ascoltatori disattenti e superficiali della tua Parola, ma fa’ che ti facciamo entrane nella nostra vita come Pietro ti fece salire sulla sua barca.

Noi ti preghiamo

  

Ti chiediamo o Signore di aiutarci ad avere sincera una fiducia nel Vangelo. Perché non pensiamo che i tuoi insegnamenti sono troppo alti o difficili, ma li mettiamo in pratica scoprendo che è possibile spostare le montagne di male che sovrastano il mondo.

Noi ti preghiamo


Padre misericordioso perdonaci quando crediamo di avere già capito, di sapere come va il mondo, di essere capaci di fare da soli. Aiutaci a scoprire il bisogno che abbiamo di te, del tuo perdono, della tua misericordia.

Noi ti preghiamo

  

O Dio che non dimentichi chi ha fiducia in te, fa che torniamo fedelmente per ricevere il tuo consiglio ed il sostegno di cui abbiamo così bisogno. Fa’ che qui nella tua casa cerchiamo il senso della vita che altrove non possiamo trovare.

Noi ti preghiamo

 

Ti invochiamo o Signore per tutti i malati ed i sofferenti. Sostieni e guarisci chi è nel dolore, fa’ che la potenza della tua resurrezione si effonda nei corpi e negli spiriti di chi ha fede in te.

Noi ti preghiamo

 

O Cristo Gesù che ti sei mostrato agli uomini umile e povero, fa’ che sappiamo fermarci davanti a chi chiede aiuto e ha bisogno del nostro sostegno. Ti preghiamo per chi è senza casa e famiglia, per i prigionieri, per chi è forestiero e profugo, per chi ha fame, per tutti i poveri.

Noi ti preghiamo.

 

Sostieni o Signore le vittime della violenza e della guerra, tutti coloro che sono feriti nel corpo e nello spirito. Fa’ che presto un futuro di pace li salvi.

Noi ti preghiamo

  

Aiuta o Signore il papa Francesco che annuncia il Vangelo e testimonia il tuo amore nel mondo. Fa’ che anche noi sappiamo imitare il suo coraggio e suscitiamo in molti i frutti buoni di conversione e riconciliazione con te.

Noi ti preghiamo