sabato 30 aprile 2022

III domenica del Tempo di Pasqua - Anno C - 1 maggio 2022

 



Dagli Atti degli Apostoli 5, 27b-32. 40b-41

In quei giorni, il sommo sacerdote interrogò gli apostoli dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo».  Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono». Fecero flagellare gli apostoli e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal Sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.

 

Salmo 29 - Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,

della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.

 

Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia.
Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!


Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni Apostolo 5, 11-14

Io, Giovanni, vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce: «L’Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione». Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano: lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli». E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si prostrarono in adorazione.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Cristo è risorto, lui che ha creato il mondo,
e ha salvato gli uomini nella sua misericordia.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 21, 1-19

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

 

Commento

 Cari fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato il racconto di una delle apparizioni del Signore risorto ai discepoli. Egli li trova intenti alle occupazioni della vita ordinaria, la pesca. Eppure Gesù era già tornato da loro, lo avevano già visto risorto, ma è forte per essi la tentazione di tornare a fare la vita di sempre, di quando non avevano ancora conosciuto il Signore.

È forte la tentazione di mettere la Pasqua fra parentesi, come una gioia troppo grande che non può straripare nella vita di tutti i giorni, una novità di una portata così straordinaria che non può stravolgere i ritmi abitudinari: si sente il bisogno di porre un argine, di circoscriverla a pochi momenti di entusiasmo, ai quali seguono la normalità di una vita ordinaria spenta. Ma la Pasqua viene invece a dire che il bene è sempre frutto della vittoria sul male che sempre si realizza quando viviamo e agiamo con fede nel Signore. Non è un destino, non è fortuna o sfortuna, ma la forza della resurrezione di Cristo che trasforma la realtà.

Pietro e gli altri tornano al loro solito vivere di pesca, come prima, ma il loro lavoro risulta sterile: nonostante la fatica di una notte intera non hanno preso nulla. Avranno pensato di essere stati sfortunati, che le condizioni del lago erano segnate dalla cattiva sorte. Ma la verità è che gli apostoli hanno messo da parte la sapienza del Vangelo vissuto con Gesù e sono tornati alla vita senza Gesù. Il Signore aveva detto loro: “Senza di me non potete fare nulla” (Gv 15,5) ed essi sperimentano la verità di quelle parole, senza di lui non concludono nulla. Anche noi spesso sperimentiamo la nostra impotenza, ma facilmente l’attribuiamo lamentosamente alla sorte avversa, o al destino, senza ammettere la nostra poca fiducia nel Signore.

Gesù risorto torna da loro proprio perché sa che senza di lui i discepoli vengono risucchiati di nuovo nella tristezza e nell’impotenza, nell’abitudinarietà grigia e inconcludente della vita di sempre.

La prima cosa che chiede loro è se hanno da mangiare, e i discepoli confessano che non hanno pescato niente. Il ritorno del Signore nella nostra vita svela che da soli non abbiamo di che nutrirci, che nonostante la fatica e l’agitazione restiamo svuotati, affamati di senso e di amore. Da soli non sappiamo darci di che nutrirci.

Il Signore vuole far capire ai suoi che a sfamare la vita non può bastare l’onesto lavoro o un maggior impegno nel fare le cose di sempre, che non serve invocare fatalisticamente la fortuna, e per questo li invita a gettare le reti di nuovo, ma questa volta sulla sua Parola, cioè fidandosi di fare qualcosa che sembra inutile o impossibile, solo perché ci si fida di lui che ce lo dice. È la fiducia in una Parola diversa che gli permette di compiere quella pesca miracolosa che li riempie di gioia e buoni frutti. I discepoli si fidano di Gesù, e la festa della gioia pasquale scoppia di nuovo: Pietro si getta a nuoto da Gesù, gli altri trascinano le reti piene di pesci, una volta a riva si cucina e si mangia. È la presenza del Signore risorto fra i suoi che ha reso possibile tutto questo, nient’altro era cambiato: né le condizioni del lago, né gli strumenti utilizzati, né le persone impiegate, né le conoscenze e le tecniche di pesca. Solo si sono fidati delle sue parole, anche senza capire, e hanno agito nel suo nome e secondo il suo insegnamento.

Ma poi, a partire da questa esperienza felice, Gesù vuole che i discepoli imparino come vivere la festa della gioia pasquale come una dimensione permanente e non occasionale. Dall’entusiasmo momentaneo alla presa di responsabilità. Il Signore non rivolge a Pietro una domanda per sapere se gli vuole bene, ma con la sua insistenza ripetuta vuole chiedergli di volergli bene e di voler bene anche ai fratelli e sorelle che gli affida: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». E poi: «Pascola le mie pecore».

Sì fratelli e sorelle: Gesù risorto ogni domenica ci raduna per farci vivere nella vita quotidiana la gioia della Pasqua che noi rischiamo di mettere tra parentesi, vuole che facciamo festa assieme ad un popolo di poveri e di fratelli e sorelle, e ci fa capire che per poterlo fare dobbiamo fidarci che la sua resurrezione ci comunica una forza di voler bene più forte del male e della morte stessa. A ciascuno di noi chiede “amami” e aggiunge “Ama ugualmente i tuoi fratelli, abbi cura di loro.” Sì, perché per amare Dio bisogna saper voler bene ai fratelli e alle sorelle che abbiamo accanto, come ci insegna l’apostolo Giovanni: “Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4,20). Se sapremo rispondere come Pietro: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene» vivremo la festa del Signore, la gioia che non finisce del suo Regno che oggi qui vuole farci pregustare. 

E preghiamo allora fratelli e sorelle perché quella gioia che egli ci dona a Pasqua possa essere la nostra gioia di ogni giorno e possiamo portarla a quanti incontriamo.

 

Preghiere  

O Signore Gesù, ti ringraziamo per la gioia straordinaria della Pasqua. Fa che non la dimentichiamo mai e che nella nostra vita quotidiana la viviamo nei nostri rapporti con i fratelli e le sorelle,

Noi ti preghiamo

 

Ti chiediamo perdono o Dio Padre buono perché le abitudini ci trascinano a vivere come se il Signore non fosse risorto e vivo accanto a noi. Aiutaci ad incontrarlo nei poveri, nei nostri fratelli, nella sua Parola che ogni domenica ci proclama che è risorto,

Noi ti preghiamo

 

Guarda con misericordia o Signore a tutti i tuoi figli in difficoltà. Ti preghiamo per quanti fuggono da guerre e miseria e percorrono viaggi pericolosi, per gli ammalati, per gli anziani, per chi è senza casa e protezione. Aiuta, consola e guarisci quanti hanno bisogno del tuo aiuto,

Noi ti preghiamo

  

O Signore Gesù ti preghiamo per tutti noi, radunati in un’unica famiglia davanti al tuo altare. Fa’ che siamo sempre uniti dal vincolo della carità fraterna, senza divisioni. Aiutaci a vivere sempre la misura alta della tua misericordia,

Noi ti preghiamo

 

Consola o Padre del cielo quanti sono stati vittima della violenza terroristica e della guerra, dona pace e sicurezza a chi oggi è minacciato dal male,

Noi ti preghiamo

  

Aiutaci o Signore a comunicare sempre il Vangelo con la nostra vita, perché siamo un annuncio vivente della forza del tuo amore che vince il male,

Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Dio per il papa Francesco, perché non gli manchi mai l’audacia del Vangelo e sappia, con le sue parole e il suo esempio, rendere chiaro a tutti l’annuncio di salvezza,

Noi ti preghiamo

 

Dona alla tua chiesa in ogni parte del mondo coraggio e protezione, perché l’annuncio della pasqua risuoni forte ovunque e porti frutti di conversione e riconciliazione.

Noi ti preghiamo.

mercoledì 27 aprile 2022

II domenica del Tempo di Pasqua - Anno C - 24 aprile 2022



Dagli Atti degli Apostoli
5, 12-16

Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.  Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti.

 

Salmo 117 - Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre

Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne: «Il suo amore è per sempre».

Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.


Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!
Ti preghiamo, Signore: Dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: Dona la vittoria!


Benedetto colui che viene nel nome del Signore. +
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli ci illumina.

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo 1, 9-11.12-13.17.19

Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù.  Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese». Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro.  Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito».   

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!
Alleluia, alleluia, alleluia

 

Dal vangelo secondo Giovanni 20, 19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, la festa di Pasqua che abbiamo celebrato domenica scorsa apre un tempo durante il quale la Resurrezione di Gesù continua a gettare la sua luce potente sulle nostre vite. Sì, c’è bisogno di un tempo prolungato per fare nostra l’esperienza della resurrezione e imparare a vivere non solo con Gesù, ma con lui Risorto. Infatti la resurrezione di Gesù getta una luce nuova su tutta la sua vita, cioè non solo ce la fa capire meglio, ma ci permette di sperimentare quella forza straordinaria di un amore che vince la morte.

I Vangeli descrivono bene come il tempo dopo la resurrezione di Gesù non fu facile per i discepoli. Essi vivono una grandissima difficoltà a credere alla resurrezione di Gesù. Nel rapporto di Gesù con i dodici il tema della sua resurrezione è quello che suscita nei discepoli la resistenza più grande; tanto che quando Gesù gliela preannuncia in diverse occasioni suscita la loro incredulità o addirittura il rimprovero di Pietro. L’episodio ascoltato oggi li trova combattuti da sentimenti contrastanti: da un lato il turbamento, la paura, la delusione, lo scoraggiamento che l’esperienza della passione e morte del Signore avevano impresso nel loro animo, ma poi anche lo stupore per la tomba vuota e per i racconti delle donne e dei due di Emmaus che hanno incontrato Gesù vivo. Fanno una grande fatica a credere che veramente Gesù è risorto e torna vivo in mezzo a loro. Questo ci dice qualcosa di molto importante, e cioè che credere alla resurrezione di Gesù non è cosa facile né scontata, ma frutto di una lunga fatica di conversione.

In fondo loro “sapevano” della resurrezione di Gesù: glielo hanno detto gli angeli alla tomba vuota, le donne che lo hanno incontrato vivo nel giardino, egli stesso compare a due di loro verso Emmaus, ma questo non basta a far sì che credano pienamente a quello che pure Gesù aveva loro detto esplicitamente: sì, un conto è “sapere”, ma ben altro è credere, ed infatti Tommaso e gli altri mostrano di non crederci molto.

Quanto è vero questo anche per noi! Anche noi sappiamo bene cosa è avvenuto dopo la morte di Gesù. Ne abbiamo ascoltato tante volte il racconto dei Vangeli, ma poi facciamo fatica a crederlo veramente, cioè a fare della resurrezione del Signore un evento che cambia il nostro modo di vivere.

Ma cosa vuol dire “credere nella resurrezione”!

Lo vediamo bene nell’episodio del Vangelo che abbiamo ascoltato oggi. È la prima volta che Gesù incontra risorto i discepoli riuniti. Non è nemmeno facile, perché Gesù deve superare la barriera della loro chiusura: “mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù”. Gesù risorto deve superare la chiusura dei cuori, delle menti, delle mani, della vita dei discepoli, e il suo primo messaggio è: “Pace a voi!”. Il primo dono del Signore risorto ai suoi è la pace. Ma cosa è la pace?

I discepoli volevano starsene in pace, dopo quel tempo pieno di trambusto e pericolo, per questo se ne stavano chiusi. Gesù era stato proprio lui a togliergli la loro pace, esponendoli a mille rischi e paure. Anche prima avrebbero volentieri evitato di andare a Gerusalemme, e per loro la passione e morte di Gesù era stata una sconfitta. Quale pace può venire da una sconfitta? Viene solo umiliazione, turbamento, paura, chi è vinto non può stare in pace.

Per il mondo la pace viene dalla superiorità sugli altri, dal potersi difendere con efficacia e dal non avere nulla da temere da nessuno perché ci si sente forti abbastanza. Questa è la pace del mondo. Gesù poco prima di andare a morire aveva detto ai suoi: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.” Gesù pur sapendo cosa stava per vivere ha la pace e la dona ai suoi che vede impauriti e agitati, con le spade pronte a colpire e uccidere.

Gesù durante la passione mostra bene cosa è la pace per lui: non avere mai sentimenti di avversione, di odio contro nessuno, nemmeno quelli che lo stanno uccidendo, tanto che nemmeno li fugge, nemmeno si difende. Gesù non lascia che entri dentro di sé il male, che gli susciti come sarebbe naturale sentimenti di odio: Gesù non desidera mai il male di nessuno, e non fa mai del male a nessuno. Anzi continua a voler bene a tutti e ne vediamo chiarissimi i segni fino alla fine.

Questa è la pace di Gesù: disarmata, senza volontà di male, senza aggressività. Gesù non si conquista la pace sconfiggendo i nemici: i romani, i capi del popolo, la gente inferocita, i traditori, gli accusatori, Pilato, Erode, ecc… anche se poteva farlo: “credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli?” dice a Pietro che vuole difenderlo sguainando le spade.

Questa è la pace di Gesù, e lui risorto oggi vuole donarcela, ed è una pace che viene con il dono dello Spirito Santo che effonde su di noi.

Ma noi vogliamo questa pace? È questa la domanda che dobbiamo porci oggi. Noi piuttosto cerchiamo invece la pace di questo mondo, quella basata sui rapporti di forza, per la quale io non temo gli altri perché sono più forte di loro o superiore, o perché li tengo lontano, dove non possono nuocermi. È la pace conquistata con le armi, incutendo paura agli altri.

Viviamo in tempo di guerra, e l’invocazione per la pace sale a Dio da tutta la terra. Tutti preghiamo per la pace. Io non credo che Dio è indifferente a questa invocazione e che nemmeno è indifferente al bisogno di pace di tante migliaia di uomini nel mondo intero. Il Signore dona la pace, ma sono gli uomini che non la vogliono come lui la dona. Lui può donare solo la sua pace disarmata e mite, di uomo che si lascia sopraffare dalla forza del male senza farsene strumento, e per questo vince la pace e la vita gli viene restituita.

Fratelli e sorelle, accogliamo il dono che oggi ancora una volta Gesù viene ad offrirci. Accogliamola dalle sue mani ferite, portano i segni dell’aggressività e della violenza degli uomini, ma non hanno mai smesso di fare il bene, di volere il bene di tutti, non hanno pensato a salvare lui stesso ma gli altri, fin sulla croce come ha fatto con il ladrone accanto a lui. 

 

Preghiere 

 

O Signore Gesù che vieni ancora una volta a parlare alle nostre vite chiuse nella paura, perdona la nostra durezza di cuore e la resistenza a credere alla tua resurrezione, aiutaci a fidarci delle tue parole e della testimonianza dei discepoli.

Noi ti preghiamo

  

Fa’ o Signore che impariamo ad ascoltare e vivere con fiducia il Vangelo della resurrezione. Perché la nostra vita sia trasformata dal voler bene come te, perché amiamo sempre e tutti, come tu hai fatto,

Noi ti preghiamo

 

O Signore ti preghiamo per quanti in questo tempo sono morti, colpiti dalla violenza omicida della guerra. Fa’ che la forza dell’amore vinca ogni odio e la pace torni a regnare fra gli uomini. Strappa dai cuori le radici del male che armano le mani e getta abbondante il seme della riconciliazione.

Noi ti preghiamo

  

O Signore Gesù, tu ci proponi di diventare testimoni del Vangelo e annunciatori della tua salvezza: fa’ che sappiamo attrarre a te i tanti che cercano senso e gioia, perché trovino il nutrimento della loro vita. Insegnaci a voler bene ai fratelli e alle sorelle con generosità e sincerità.

Noi ti preghiamo

 

O Dio soccorri tutti quelli che sono nel bisogno: i poveri, i sofferenti, i malati, i prigionieri, le vittime del male. Fa’ che con la tua resurrezione si apra per tutti un tempo nuovo di pace e consolazione.

Noi ti preghiamo

  

Dona alla tua chiesa in ogni parte del mondo coraggio e protezione, perché l’annuncio della Pasqua risuoni forte ovunque e porti frutti di conversione e pace.

Noi ti preghiamo.

 

O Dio fa’ che impariamo a compiere con audacia le opere che tu hai preparato per noi. Fa’ che sappiamo amare tutti i nostri fratelli, soprattutto i più lontani, come tu ci hai insegnato.

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Dio per il papa Francesco e i pastori della chiesa universale, perché in questo tempo difficile non manchi loro l’audacia del vangelo che rese credibili gli apostoli e piena di gioiosa attrattiva la loro comunità.

Noi ti preghiamo 

sabato 16 aprile 2022

Pasqua di Resurrezione - anno C - 17 aprile 2022


Dagli Atti degli Apostoli 10, 34a. 37-43

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

 

Sal 117 - Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.
Rendete grazie al Signore perché è buono, +
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 3, 1-4

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.  Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Cristo è risorto dai morti e non muore più,

Egli ci attende in Galilea.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 20, 1-9

Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, i giorni scorsi abbiamo seguito il Signore Gesù nel cammino della sua passione, quella via crucis che racchiude e rappresenta tutte le sofferenze umane. E davvero molti uomini e donne vivono oggi la loro via crucis trascinando sulle loro spalle la pesante croce della guerra. Qui attorno, lungo le pareti, contempliamo la via crucis odierna, le cui stazioni sono i luoghi nel mondo dove si combatte: guerra, terrorismo, violenza.

La via crucis inizia con il fallimento della giustizia umana: il processo davanti a Pilato. Egli è il capo politico supremo, sa che Gesù è innocente e fa pure qualche debole tentativo per salvarlo, ma prevale la paura dell’impopolarità davanti al popolo che grida: “Crocifiggilo!” Le guerre sono sempre un fallimento politico, sono il cedere davanti alla facilità delle armi violente per paura o incapacità a usare i mezzi pacifici del dialogo, della moderazione, della convivenza. Quante guerre, anche quella attuale in Ucraina, si potevano evitare se il potere politico di entrambe le parti non avesse cercato di imporre orgogliosamente la propria supremazia e si fosse intrapresa la via del dialogo e della conciliazione?

Il Vangelo della Passione descrive bene come Gesù non sia stato condannato a morte da un solo uomo, Pilato, o da un piccolo gruppo di potere, il sinedrio, ma alla sua condanna hanno partecipato, in modi diversi, tutti a Gerusalemme: quelli che lo hanno criticato, quelli che hanno fomentato il popolo a odiarlo, la folla che gridava “crocifiggilo!”, i soldati, le guardie, il sinedrio, i capi del popolo, quelli che hanno costruito la croce e fatto i chiodi, i tanti che si sono voltati dall’altra parte perché affaccendati, indifferenti, paurosi, convinti che tanto era inutile fare o dire qualcosa di diverso, ecc…

E così è nelle guerre del mondo: non sono solo pochi a deciderle e a farle, perché i responsabili politici e militari hanno bisogno dell’appoggio di tutto il popolo, hanno bisogno di armi, di alleati, di finanziatori, di combattenti, di un’opinione pubblica che li sostenga nella scelta di percorrere la via della violenza armata. Lo vediamo anche in questi giorni: c’è una narrazione romantica della guerra, come se esistesse una guerra giusta, una guerra buona, una guerra bella. Ma uccidere è sempre un omicidio, guerreggiare è sempre un crimine contro l’umanità, da qualunque parte partano i proiettili o i missili. Non esiste la guerra buona, è sempre cattiva e disumana.

Con Gesù, senza colpa e condannato ingiustamente, sono crocefissi anche due criminali, i quali sono colpevoli e condannati secondo la giustizia umana. Tutti e tre muoiono allo stesso modo, fra atroci sofferenze, con ignominia, senza la pietà e la compagnia di nessuno. Le loro morti sono ugualmente brutte. Non esiste una morte brutta e ingiusta e una morte meritata e accettabile. Il dolore inferto agli uomini non è mai giustificabile, è sempre una negazione dell’umanità e della fede in Dio nostro Padre comune. Colpire un altro uomo, anche se questi è colpevole o criminale, è affermare che io non sono figlio del suo stesso Dio, è mettersi fuori della famiglia del genere umano, dalla fraternità dei figli di Dio. È una bestemmia contro la paternità di Dio.

Nella guerra non si fa differenza fra soldati e civili, adulti e bambini, innocenti e colpevoli: tutti muoiono, tutti sono feriti, tutti perdono amici e parenti, tutti soffrono.

La guerra è la sconfitta di tutti: nessuno vince.

L’unica differenza che rimane è fra chi ama e chi odia. Nel racconto della passione di Gesù ci sono come dei punti luminosi, delle fiaccole accese che rischiarano il buio. C’è Simone di Cirene che, quasi involontariamente, aiuta Gesù a sostenere il peso della croce. C’è il centurione che, vedendo Gesù morire, lui che di morti ne aveva visti e causati sicuramente molti, si commuove e chiede perdono. C’è il ladrone che nonostante condivida la condizione di Gesù si affida a lui e gli chiede salvezza. C’è Giuseppe di Arimatea che sfida il potere e richiede il corpo di Gesù per dargli sepoltura. Ma soprattutto c’è Gesù, che non smette mai di amare, di perdonare, di preoccuparsi della salvezza degli altri: quelli che lo stanno uccidendo, la madre e Giovanni, il criminale crocefisso con lui.

È sempre possibile voler bene, ci dice il Vangelo della passione di Gesù, anche nelle situazioni estreme di morte, di guerra e di violenza. Si può sempre porre un argine al dilagare del male, all’odio, alla crudeltà. Anche in mezzo a una folla di gente che prepara la morte degli altri uomini e la guerra si può dire una parola di pace, fare un gesto di amore, regalare un sorriso, un abbraccio, offrire aiuto gratuitamente…  

Eppure, alla fine, tutto quello che sembra rimanere è una tomba chiusa, un corpo morto, una voce buona messa a tacere.

Ma oggi, fratelli e sorelle, a Pasqua il Vangelo viene a dirci qualcosa di veramente straordinario e inconsueto: Chi ama si salva, la morte non lo può imprigionare né far tacere. I gesti di amore vissuti durante la passione non sono stati cancellati, ma restano per sempre e superano il buio del dolore e dell’odio, il buio della guerra.

È questa la vera vittoria, non lasciare in sé spazio all’odio e voler bene.

Per questo Gesù ha vinto la morte, pur avendo subito la morte.

Noi siamo abituati a ricordare nella storia chi ha vinto le guerre, ma è una memoria corrotta e stravolta. Nessuno di quelli che hanno voluto e fatto la guerra ha vinto, tutti hanno perso, perché hanno perso la cosa più preziosa, la loro umanità. Hanno vinto invece quanti la guerra non l’hanno voluta e fatta e hanno invece continuato a voler bene, accettando le difficoltà e i rischi, l’impopolarità e magari anche la persecuzione.

Cari fratelli e care sorelle, oggi l’annuncio della Resurrezione di Gesù che abbiamo ricevuto è un invito a non far entrare nel nostro cuore sentimenti di avversione, odio o aggressività. Restiamo saldamente ancorati alla paternità di un Dio che ci rende tutti fratelli, nessuno escluso. Accendiamo le luci della speranza, della fiducia nell’umanità, della pace vissuta e comunicata, e il buio della guerra non ci avvolgerà e non ci confonderà con la folla inferocita e sanguinaria che grida “Crocifiggilo!”, ma ci darà una luce nuova e potente quella santa e inesauribile della Resurrezione di Cristo.


 Preghiere 

 

O Signore nostro Gesù Cristo, ti rendiamo grazie perché con la tua resurrezione hai vinto la morte e ci doni la vita che non finisce. Fa’ che restando uniti a te sperimentiamo la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio, della pace sulla violenza.

Noi ti preghiamo

  

Ti ringraziamo o Signore, perché solo qui nella tua casa riceviamo l’annuncio gioioso dell’amore che vince la morte. Rendi anche noi uomini e donne risorti con te, aiutaci a non fuggire il male che vediamo attorno a noi, ma a vincerlo con la forza del nostro voler bene,

Noi ti preghiamo

 

O Signore Gesù che dalla tomba scendi negli inferi di questa terra, risolleva tutti gli uomini che ne sono prigionieri, perché trovino la salvezza che attendono,

Noi ti preghiamo

 

 Ti preghiamo o Signore Gesù per i tuoi discepoli ovunque dispersi e che ovunque in questo giorno ti proclamano risorto. Fa’ che viviamo sempre in unità, come la famiglia radunata dalla tua Parola attorno all’unica mensa

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio perché tutti gli uomini che ancora non ti conoscono possano presto udire l’annuncio del Vangelo della resurrezione e, divenuti tuoi discepoli, siano rivestiti della forza del tuo amore

Noi ti preghiamo.

  

Proteggi o Padre il nostro papa Francesco che annuncia il Vangelo della resurrezione e testimonia la forza invincibile del tuo amore. Proteggilo e sostienilo nelle difficoltà, rendi la sua vita un fermento di pace e riconciliazione,

Noi ti preghiamo

  

Salva o Dio misericordioso tutti coloro che ti invocano. In modo particolare ti preghiamo di proteggere coloro che vivono dove infuria la guerra e la violenza. Dona la tua pace al mondo intero,

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Signore Gesù per ciascuno di noi, perché non facciamo vincere nei nostri cuori il buio della sfiducia e della disumanità, ma continuiamo a cercare e vivere il calore e la luce del tuo amore,

Noi ti preghiamo


lunedì 11 aprile 2022

Domenica delle Palme - Anno C - 10 aprile 2022

 

Ingresso di Gesù in Gerusalemme:

dal vangelo secondo Luca 19,28-40

 

In quel tempo, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”».

Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno».

Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:

«Benedetto colui che viene,

il re, nel nome del Signore.

Pace in cielo

e gloria nel più alto dei cieli!».

Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».

 

Dal libro del profeta Isaia 50,4-7

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.

 

Salmo 21 - Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, +
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 2,6-11

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

 

Lode a te o Signore, re di eterna gloria

Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Lode a te o Signore, re di eterna gloria

 

 

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca

Lc 22,14-23,56

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo aperto questa celebrazione con le parole del Vangelo di Luca che ci descrivono l’ingresso festoso di Gesù in Gerusalemme. Il Signore viene da fuori dalla città, infatti è originario di un piccolo villaggio, Nazareth, dove ha vissuto per 30 anni un’esistenza nascosta e anonima, e anche la sua predicazione si è svolta principalmente nelle zone periferiche rurali della Palestina.

Gesù non è un cittadino di Gerusalemme.

Eppure quella è la città santa per Israele. Il Tempio, le istituzioni religiose, la storia stessa del popolo eletto hanno individuato in quella città il fulcro delle fede di Israele. Eppure Gesù non è di casa a Gerusalemme, dal Vangelo si intuisce che nemmeno dorme in essa dopo il suo ingresso in città, ma nelle campagne subito fuori le mura, fra gli olivi dove si ritira con i suoi.

Il rapporto di Gesù con Gerusalemme è difficile. Sente quella città ostile, caoticamente estranea al suo messaggio, occupata in altri affari, politici, religiosi, cultuali, divisa dalla doppia appartenenza fra città occupata militarmente e governata dalla potenza ostile e pagana romana, e città organizzata e retta dalle autorità religiose e politiche del Tempio.

Eppure Gesù sente che proprio a quella città deve parlare, che lì deve entrare, tanto che, a chi lo sconsiglia benevolmente di andarci, risponde: “è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme” (Lc 13,33).

Anche il nostro mondo ci appare estraneo e ostile a Gesù, il re della pace. Lo è per i venti di guerra che soffiano impetuosi in tante parti del mondo. Non dobbiamo dimenticare infatti che, oltre all’Ucraina, le aree in cui ci sono conflitti e violenza diffusa sono attualmente oltre 26 nel mondo!

La guerra, il terrorismo, la violenza fra bande, gruppi etnici, mafie sfigurano il volto delle città del mondo e ne fanno luoghi di sofferenza e morte. Innanzitutto per quanti sono colpiti dalle armi, i feriti, i morti, i violentati, ma anche perché stravolgono le vite di quanti alimentano in sé, a causa dei conflitti, odio, rancore, desiderio di vendetta, egoismo e violenza, tanta violenza.

Così è anche Gerusalemme, e lo manifesta bene nella furia omicida contro Gesù che anima le folle nelle ore buie della sua passione, ma anche lo manifestano le città moderne occidentali e ricche, gonfie di sacche di odi e di rancori, percorse da correnti di intolleranza per chi è povero, straniero, dure e fredde con chi è senza casa, fragile, solo.

Per questo Gesù vuole entrare in Gerusalemme! Perché sa che è in quella città, nelle nostre città che si annida il virus della divisione e del male che tanti danni provoca al tessuto della convivenza pacifica e, tante volte, prepara il terreno ai conflitti e alle violenze.

Ed infatti Gesù, appena fatto il suo ingresso in Gerusalemme, si ferma a piangere su di essa. Lo descrive Luca: “Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata». (19, 41-44)

Le parole di Gesù sembrano descrivere le scene di guerra che ormai siamo abituati a vedere sui media: “i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra.” Esse però risuonano anche come un pesante rimprovero al nostro mondo di oggi: “Se [tu] avessi compreso … quello che porta alla pace! … perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata.

È vero, il nostro mondo non ha compreso quello che porta alla pace. Si è affidato piuttosto agli idoli rassicuranti del benessere protetto e garantito da abissali diseguaglianze e ingiustizie a livello mondiale. Si è affidato alle armi, credendo che gli strumenti creati per uccidere possano portare la pace. Si è affidato alla chiusura delle porte e delle frontiere del proprio mondo privilegiato per tenere fuori ciò che è avvertito estraneo e problematico: i poveri, gli immigrati, chi è diverso.

Ma questa porta chiusa e queste frontiere sigillate hanno tenuto fuori anche Gesù: “non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata.” Sì, il mondo delle chiusure tiene lontano Gesù, pensando di preservare se stesso stabilisce la propria condanna.

Fratelli e sorelle, non sia così per ciascuno di noi.

Le porte dei nostri cuori e le frontiere dei nostri interessi non siano chiuse a Gesù che si presenta a noi come un uomo straniero a Gerusalemme, cioè la nostra città e il nostro mondo, come un periferico, uno senza casa nella città. È facile dire che non ci riguarda, non ci compete, non ne siamo responsabili. Chiudere la porta in faccia al fratello e alla sorella è chiuderla in faccia a Gesù, è, per usare le parole di Gesù, “non riconoscere il tempo in cui siamo stati visitati”. Vivere così mette a rischio le nostre vite: le rende un campo di battaglia per sentimenti ostili, paure, egoismi, diffidenze o semplice indifferenza e abitudine al male.

Accogliamo invece Gesù che entra a Gerusalemme, nelle nostre città, nella nostra vita. I poveri gridano a lui, lo invocano come salvatore e consolatore. Gridano a lui le vittime delle guerre del mondo, che lo invocano come il re della pace. Il mondo vorrebbe che queste voci tacessero, che fossero messe sotto la cappa di indifferenza e chiusura che garantisca tranquillità, ma “se tacessero queste voci – dice Gesù - griderebbero le pietre”. Sì, le pietre di Bucha e Mariupol, le pietre dei campi profughi del mondo affollati di gente in fuga dalla morte, le pietre del fondo del Mediterraneo che continua ad accogliere i cadaveri di immigrati affogati, le pietre dei marciapiedi sui quali giacciono gli scarti della società opulenta occidentale, tutte queste pietre, in coro, gridano il loro dolore e la condanna di un mondo che, ancora dopo 2000 anni, “non ha riconosciuto il tempo in cui è stato visitato.” Accogliamo quel grido, facciamolo nostro e accogliamo il re della pace che vuole entrare nella nostra città e nella nostra vita. È difficile riconoscerlo tale, perché non ha vesti accattivanti o parole di lusinga, eppure è proprio lui che riporta la fraternità che ci lega a tutti e vince la divisione, virus subdolo di ogni guerra e conflitto.

 

 Preghiere 

 

O Signore Gesù che entri in Gerusalemme per portarvi la tua salvezza, entra anche nelle nostre vite, perché accogliamo con disponibilità e attenzione l’annuncio della tua salvezza,

Noi ti preghiamo

 

O Dio, i ramoscelli di ulivo che teniamo fra le mani siano un segno della nostra disponibilità ad essere testimoni del passaggio di Gesù nella nostra vita. Ti preghiamo, aiutaci a lasciarlo entrare vincendo distrazione e affanno per noi stessi,

Noi ti preghiamo

 

Signore che hai conosciuto la durezza del giudizio di quanti ti circondavano, l’arroganza dei potenti, la violenza della folla, crea in noi un cuore capace di voler bene, perché esso non batta solo per noi stessi,

Noi ti preghiamo

 

Accompagna con il tuo amore e la tua consolazione o Padre misericordioso quanti seguono il Signore Gesù portando la croce della propria sofferenza. In modo particolare ti preghiamo per chi è vittima della guerra, della violenza e del terrorismo. Dona la pace al mondo intero,

Noi ti preghiamo

 

Ti ricordiamo, o Padre buono, quanti fuggono dalla guerra e dalla miseria e trovano il loro cammino in Europa sbarrato dai muri e dal rifiuto. Fa’ che ogni persona possa trovare accoglienza e un futuro migliore,

Noi ti preghiamo.

  

O Signore, proteggi ovunque nel mondo i discepoli riuniti nel tuo nome. Fa’ che i giorni della passione accendano la nostra fede e rafforzino la speranza nella Resurrezione,

Noi ti preghiamo

domenica 3 aprile 2022

V domenica del tempo di Quaresima - Anno C - 3 aprile 2022

 




Dal libro del profeta Isaia 43,16-21

Così dice il Signore, che offrì una strada nel mare
e un sentiero in mezzo ad acque possenti,
che fece uscire carri e cavalli, esercito ed eroi insieme;
essi giacciono morti: mai più si rialzeranno;
si spensero come un lucignolo, sono estinti.
Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa.
Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi,
perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa,
per dissetare il mio popolo, il mio eletto.
Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 3,8-14

Fratelli, tutto io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede. E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo. Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.

 

Lode a te, o Signore, re di eterna gloria

Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore,
perché io sono misericordioso e pietoso.
Lode a te, o Signore, re di eterna gloria

 


Dal vangelo secondo Giovanni 8,1-11

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle. Ci avviciniamo con questa ultima domenica di Quaresima al tempo benedetto della Settimana Santa che con le sue memorie e celebrazioni è come uno scrigno nel quale sono racchiusi i tesori della salvezza degli uomini. Domenica prossima, domenica delle palme, ricorderemo Gesù che entra in Gerusalemme in mezzo a due ali di folla osannanti. Giovedì celebreremo quell’ultima appassionata ultima cena del Signore con gli apostoli, durante la quale compirà i gesti forse più belli e significativi di tutta la sua vita, che esprimono la grandezza del suo amore per tutti: la lavanda dei piedi e il dono del suo corpo e sangue; venerdì lo accompagneremo nella via dolorosa verso il Calvario fino alla croce. Infine domenica venereremo il Cristo che dalla tomba emerge con la forza invincibile della sua resurrezione pasquale.

Sono le tappe della nostra salvezza, i momenti di amore più intenso che Gesù ci ha donato, e il Vangelo di oggi è come la porta attraverso cui entrare in questo tempo, perché ci aiuta a capire come viverlo.

La nostra fede, che nella Settimana Santa incontra il fondamento più solido su cui costruirsi, si basa sull’ascolto delle Parole di Dio. Solo attraverso di esse possiamo rivivere le tappe della passione, morte e resurrezione di Cristo e restare accanto a lui in queste ore fatidiche. Non abbiamo altro mezzo per ripercorrere quei passi che ascoltare e rivivere le Parole del Vangelo. Non esiste un’esperienza che possa permetterci di incontrare Gesù risorto se non ascoltare le parole del Vangelo che ci narrano la sua passione, morte e resurrezione. Il brano ascoltato oggi ci parla proprio dei diversi modi possibili di ascoltare Gesù che parla.

Innanzitutto vediamo Gesù che va nel tempio e la folla lo cerca per ascoltarlo. Questo accade spesso nella storia di Gesù, e rivela il bisogno che sente tanta gente di ricevere un annuncio di speranza e salvezza. Ciascuno di noi ha in fondo al cuore il bisogno della buona notizia che il male può essere vinto con la forza del bene e veniamo a lui per sentircelo dire con la forza delle sue parole accompagnate dalle azioni, i miracoli, i gesti di amore. In questo tempo questo bisogno, vero per ogni generazione di cristiani, trova forse la sua massima espressione nel desiderio che termini la terribile guerra che sta sconvolgendo l’Ucraina. In essa vediamo come concentrarsi tutto il male della terra: gli odi, la capacità dell’uomo di essere violento contro gli inermi, l’ingiusto soccombere degli innocenti. Anche noi ci affolliamo attorno a Gesù per trovare da lui le parole di una salvezza dal male che vediamo mancare in modo così evidente fra di noi.

Ma chi sta nella folla, lo abbiamo visto spesso nel Vangelo, ascolta Gesù, ma dimentica anche con facilità. Domenica prossima vedremo come Gesù è accolto dalla folla con l’acclamazione “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” (Mc 11,10), ma solo poche ore dopo la stessa folla griderà a Pilato “Crocifiggilo!” Sì, fratelli e sorelle, non è sufficiente ascoltare stando confusi “nella folla” le Parole di Gesù per stare dalla sua parte e prenderlo sul serio, e si rimane nella folla fintanto che non sentiamo che le parole dette da Gesù sono rivolte proprio a me, rivelano come proprio io sono fatto e mi chiedono di cambiare, mi offrono una possibilità di perdono, mi fanno vedere la realtà attorno con occhi diversi, mi interpellano ed esigono una risposta personale nella preghiera. Solo se usciamo dalla folla si realizza un incontro a tu per tu con Gesù, l’unico vero incontro che può salvare.

Nel brano di Giovanni che abbiamo ascoltato vediamo due casi in cui si realizza questo incontro a tu per tu con Gesù: quello degli scribi e farisei e quello dell’adultera. I primi sono grandi esperti nelle cose di religione, e ciò ovviamente non è un male. Ma questo li porta a credere di avere già tutte le risposte pronte, a saperla lunga. Infatti quando si rivolgono a Gesù per interrogarlo prospettano il “caso” con la soluzione già pronta. Si pongono sullo stesso piano di Gesù e il parere che gli chiedono colla domanda: “Tu che ne dici?” non può che essere una conferma a ciò che sanno già.

Così succede a quanti si sentono esperti della vita: dal Vangelo non ci aspettiamo certo di essere contraddetti. Esso non potrà mai scalfire le certezze acquisite in anni di esperienza e rafforzate dal sentire comune. Questo atteggiamento degli scribi e farisei però rende Gesù muto. Non perché non abbia nulla da dire sulla questione, e poi lo dirà, ma perché sa che è inutile parlare a chi non è nell’atteggiamento di imparare dall’ascolto.

Poi, dietro le loro insistenze, Gesù parla e pone gli interlocutori davanti alla necessità di applicare a sé gli stessi criteri di giustizia applicati alla donna, cioè di giudicare il mondo cominciando da sé. Il risultato però è che questi se ne vanno via. Il loro atteggiamento non cambia, le loro convinzioni restano le stesse; sì, ammettono di non essere a posto, ma questo non suscita il desiderio di trovare una via per uscirne fuori, non chiedono come fare per essere perdonati e salvati.

Infine c’è l’incontro a tu per tu di Gesù con l’adultera. È un dialogo da soli, Gesù prende l’iniziativa rivolgendosi a lei, la quale risponde e parla con il suo stesso atteggiamento: non si giustifica, non nega la sua colpa, non fugge via, come avrebbe potuto, essendo stata lasciata libera da chi prima la accusava e condannava, ma invece resta davanti a Gesù senza moltiplicare parole inutili, cerca da lui la vera libertà dal male che i suoi giudici non le avevano concesso, ma del quale lei, evidentemente, sente il bisogno. Questo suscita il perdono di Gesù che l’assolve chiedendole allo stesso tempo di cambiare vita.

Cari fratelli e sorelle, quella donna, è l’unica che ha ascoltato Gesù, innanzitutto perché ha ammesso la sua colpa, ma poi perché ha aspettato da lui la salvezza dal male che tutti gli altri le hanno negato.

Sia questo il nostro atteggiamento davanti alle parole che ci guideranno nel cammino della Settimana Santa. Non accontentiamoci di un po’ di emozione e conformismo, come le folle che dimenticano subito; non ci presentiamo come chi non ha nulla di nuovo da aspettarsi dall’incontro con Gesù che parla, come gli scribi e i farisei. Accostiamoci invece come poveri peccatori, che sanno e ammettono di esserlo. Da nessuna parte possiamo trovare il perdono e la via di uscita dalle gabbie nelle quali ci siamo imprigionati da soli con il nostro egoismo e cattiveria, con l’indifferenza e la durezza di cuore e di giudizio. Tutto e tutti attorno a noi ci confermano che non c’è via di uscita, come con l’adultera a cui non era lasciato nessuno scampo. Come la donna adultera restiamo davanti a Gesù senza sfuggire via con la distrazione e l’essere indaffarati. Non ci giustifichiamo con scuse inutili a cui nemmeno noi crediamo. Accogliamo le sue parole che svelano la nostra debolezza ma per rivestirla della forza del suo perdono, come fece Gesù con Pietro che lo tradiva, come fece col ladrone sulla croce e con quelli che lo stavano uccidendo. Non ci nascondiamo, ma restiamo davanti e accanto a lui nel cammino della passione e la forza invincibile del suo amore ci accompagnerà, perdonati e salvati, fino all’incontro con lui nella gioia della sua resurrezione.

  

Preghiere 

 

O Signore Gesù che vai verso Gerusalemme ad affrontare la passione, fa’ che sappiamo seguirti vigilanti e premurosi nei momenti più duri della tua vita, senza allontanarci da te con la distrazione e l’amore per noi stessi.

Noi ti preghiamo

  

Padre del cielo che hai mandato il tuo Figlio a salvare l’umanità intera, fa’ che riconosciamo con gratitudine il sacrificio del Signore Gesù e lo imitiamo nello spendere la nostra vita per gli altri e non solo per noi stessi.

Noi ti preghiamo

 

O Dio misericordioso, fa’ che sappiamo tornare a te per chiedere perdono del nostro peccato. Aiutaci a vincere l’orgoglio che non ci fa sentire bisognosi del tuo amore e ci fa dimenticare di essere tuoi figli.

Noi ti preghiamo

  

A noi che vediamo il male solo negli altri indica o Signore la via del pentimento sincero per poter sperimentare la grazia della misericordia e del perdono.

Noi ti preghiamo

 

Dio che non vuoi che nessuno si perda per la forza del male e del peccato, fa’ che impariamo a vedere in ogni fratello e sorella un amico da accogliere e perdonare, rinunciando ad ogni ostilità e freddezza.

Noi ti preghiamo

  

O Padre buono ti preghiamo per tutti quelli che non sanno come trovare la via del ritorno a te. Fa’ che ogni uomo e ogni donna sappia riconoscerti come un padre buono che attende con fiducia di riabbracciarlo.

Noi ti preghiamo.

 

 O Signore che ti sei fatto piccolo e povero, guarda con amore a tutti coloro che sono nel dolore e soffrono per la mancanza di ciò che è necessario. Ti preghiamo: soccorrili e dona loro la salvezza.

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio nostro Padre per il mondo così ferito dalla guerra e la violenza. Fa’ che la pace regni in Ucraina e in ogni luogo della terra e che ogni popolo conosca un nuovo tempo di prosperità e consolazione.

Noi ti preghiamo