sabato 24 settembre 2022

XXVI domenica del tempo ordinario - Anno C - 25 settembre 2022

 


Dal libro del profeta Amos 6, 1.4-7

Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samaria! Distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla. Canterellano al suono dell’arpa, come Davide improvvisano su strumenti musicali; bevono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati, ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano. Perciò ora andranno in esilio in testa ai deportati e cesserà l’orgia dei dissoluti. 

 

Salmo 145 - Loda il Signore, anima mia.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. 

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timoteo 6, 11-16

Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni. Davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo, che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio, il beato e unico Sovrano, il Re dei re e Signore dei signori, il solo che possiede l’immortalità e abita una luce inaccessibile: nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo. A lui onore e potenza per sempre. Amen. 

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Gesù Cristo da ricco che era, 

si è fatto povero per noi
Alleluia, alleluia, alleluia.


Dal vangelo secondo Luca 16, 19-31

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”». 

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, la storia del ricco che banchetta e del povero Lazzaro che Gesù racconta a un gruppo di farisei che, dice Luca, “erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui” ci aiuta ad andare in profondità circa il valore che per ciascun uomo ha l’incontro con chi è povero.

Per prima cosa la parabola ci dice che nel mondo, come ben sappiamo, ci sono ricchi e poveri. Ci sono paesi ricchi e paesi poveri, e al loro interno le società sono divise in gruppi di persone benestanti e gruppi di persone in miseria.

La Scrittura parla ampiamente dei poveri: Israele è una nazione povera e debole, di fronte alle potenze orientali come l’Egitto e l’Assiria, e da questi è resa schiava e oppressa nell’esilio. Ma anche all’interno di Israele ci sono le fasce svantaggiate, che i profeti, ad esempio, identificano negli “stranieri, gli orfani e le vedove” richiamando frequentemente la necessità che siano protetti e aiutati da tutti. Gesù sceglie di nascere in un ambiente di poveri, fra i pastori, e cresce attorniato da malati, mendicanti, muore come un malfattore con una condanna infamante.

La Scrittura infatti non fa nulla per mascherare la differenza che esiste nella vita reale fra ricchi e poveri. Spesso nella società moderna si mescolano le carte, affermando che esiste una povertà morale o psicologica, una forma di “povertà dei ricchi”, cercando di mascherare la netta differenza che invece la Bibbia evidenzia.

Il secondo elemento che emerge dal racconto è come l’incontro con il povero non permetta di restare neutrali, di non prendere posizione. Esso infatti, ci dice Gesù, o è benedizione per la nostra vita o è maledizione. Il povero Lazzaro sta alla porta del ricco, nemmeno gli rivolge la parola, nemmeno gli chiede un aiuto, ma è la sua presenza che parla, le sue condizioni misere che gridano, ma inutilmente. L’indifferenza del ricco diviene la sua condanna, poiché fanno emergere tutta la sua disumanità. La stessa cosa emerge ancora più evidente nella rappresentazione che Gesù fa del giudizio finale, quando l’aiuto fornito o negato ai poveri segna la salvezza o la condanna di ogni uomo: non c’è giustificazione o attenuante, non si può dire di non aver visto o compreso, il povero che abbiamo davanti mette a nudo la qualità della nostra umanità al di là delle nostre buone intenzioni.

Infine il terzo elemento che emerge è come l’incontro con i poveri ci ponga davanti ad una responsabilità che va al di là del momento presente. Il ricco può permettersi di ignorare Lazzaro, la sua vita prosegue spensierata e apparentemente invariata per tutta la sua lunghezza, ma la sua indifferenza consuma dall’interno ogni sua risorsa di umanità, lo rende talmente incapace di riconoscere nell’altro una persona simile a sé che anche dopo la morte e la triste sorte che lo ha segnato continua a trattare Lazzaro come un inferiore, un servo che deve obbedire ai suoi comandi. Davanti a ciò Abramo evidenzia l’abisso che ormai si è scavato negli anni di vita e che divide i due in modo incolmabile.

Davanti a tutto ciò possiamo forse sentirci turbati: chi ci darà la forza o la capacità di non andare oltre, di non ignorare, di non trascurare la responsabilità che l’incontro con i poveri ci restituisce tutta intera? Gesù lo dice chiaramente: abbiamo Mosè e i profeti, cioè la Scrittura è per noi una scuola di umanità se presa sul serio e vissuta concretamente e l’esempio di Gesù, i suoi atteggiamenti e sentimenti che il Vangelo ci mostrano chiaramente sono un modello di umanità piena e sensibile che non è mai sorda alla richiesta di aiuto di chi è nel bisogno. Dall’ascolto della Scrittura possiamo imparare a riconoscere e prendere in seria considerazione il bisogno di chi ci è accanto, possiamo imparare a sentirlo come nostro e a mostrarci solidali e amici ed infine possiamo liberarci dalla schiavitù dell’attimo presente e dall’illusione che vi sia sempre un domani nel quale cambiare atteggiamento. Il nostro domani, ci dice Gesù, lo costruiamo oggi, e l’incontro col povero è benedizione se invece di lasciarlo fuori dalla porta della nostra vita lo facciamo entrare e riconosciamo in lui il fratello e la sorella che il Signore ci manda incontro perché imparando a volergli bene preserviamo la nostra umanità dal disfacimento.

 

Preghiere 

 

O Signore fa’ che non chiudiamo la porta per escludere te e i fratelli dalla nostra vita, aiutaci a mettere sempre al centro chi ha più bisogno del nostro aiuto.

Noi ti preghiamo

  

O Cristo che hai donato tutta la tua vita per la salvezza nostra, liberaci dalla prigione dell’egoismo per essere tuoi figli e discepoli.

Noi ti preghiamo

 

O Padre del cielo guarda con amore a tutti coloro che danno valore solo a ciò che è materiale ed esteriore, fa’ che scoprano presto che ciò che conta veramente è l’amore e la compassione.

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Signore perché liberi la nostra società dai mali che la affliggono: l’indifferenza per chi è debole, la perdita di senso, la xenofobia, la chiusura in se stessa. Fa’ che riscopra presto la vocazione ad essere luogo di incontro e di accoglienza.

Noi ti preghiamo

 

 Perdona Signore tutte le volte che abbiamo considerato gli altri solo per la loro utilità. Fa’ che impariamo a conoscere e apprezzare sempre più il valore dell’amicizia gratuita e senza interesse.

Noi ti preghiamo

  

Aiuta e proteggi o padre santo i nostri fratelli e sorelle più giovani che imparano col nostro aiuto ad essere tuoi discepoli e amici. Fa’ che tutti noi sappiamo accompagnarli con l’affetto e la preghiera.

Noi ti preghiamo.

 

 Sostieni o Padre misericordioso tutti coloro che hanno bisogno del tuo aiuto: i malati, gli anziani, i senza casa, i prigionieri, i sofferenti, gli immigrati. Fa’ che la loro vita sia sostenuta nelle prove e liberata dal male.

Noi ti preghiamo

  

Proteggi o Signore tutti i tuoi discepoli ovunque dispersi. Fa’ che l’annuncio del vangelo raggiunga coloro che ancora non ti conoscono e cambi la loro vita.

 

Noi ti preghiamo

sabato 17 settembre 2022

Festa dell'esaltazione della S. Croce - Anno C - 18 settembre 2022

 



Dal libro dei Numeri 21, 4b-9

In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì.  Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo.  Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.

 

Salmo 77 - Non dimenticate le opere del Signore! 

Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.

Quando li uccideva, lo cercavano
e tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio è la loro roccia
e Dio, l’Altissimo, il loro redentore. 

Lo lusingavano con la loro bocca,
ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui
e non erano fedeli alla sua alleanza. 

Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa,
invece di distruggere.
Molte volte trattenne la sua ira 
e non scatenò il suo furore.

Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Filippesi 2, 6-11

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.

Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua croce hai redento il mondo.
Alleluia, alleluia, alleluia.

 

Dal vangelo secondo Giovanni 3, 13-17

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.  Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». 

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, celebriamo oggi una festa antica e solenne, quella dell’Esaltazione della Santa Croce. Questa festa viene a riproporci, lontano dai giorni della Passione del Signore, di soffermarci sulla croce, simbolo della morte di Gesù. In modo particolare per noi questa festa è ancora più solenne perché ricorda il titolo a cui la nostra chiesa è dedicata e che costituisce, per così dire, la santa “protettrice” della nostra comunità cristiana.

Il brano del libro dei Numeri appena ascoltato ci presenta gli ebrei mentre compivano il loro cammino nel deserto che li portava dalla schiavitù dell’Egitto alla libertà nella terra promessa da Dio. Il cammino verso la libertà è sempre difficile e irto di ostacoli, e gli ebrei se ne lamentano, tanto da far loro rimpiangere il tempo della schiavitù: “Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto?

Sì, cari fratelli e care sorelle, la vera libertà dell’uomo e della donna è diventare capaci di voler bene a tutti, in ogni occasione, senza attendersi nulla in cambio, senza che l’altro se lo meriti, senza guadagnarci. Poiché così è l’amore di Dio nei nostri confronti: gratuito e che ci precede. Un amore così è liberante: dal calcolo, dalle recriminazioni, dall’avarizia, dall’essere incapaci di trovare i motivi per amare qualcuno. Il maligno agisce con forza per dissuaderci da un amore così perché ci rende simili a Dio, per farci preferire la schiavitù dai pensieri e modi di agire che giungono tutti sempre alla stessa conclusione: “non vale la pena voler bene!”

Gesù compì l’esodo dalla schiavitù della natura umana, che gli apparteneva tutta, che lo consigliava di risparmiare il suo amore: perché sprecarlo con chi non lo meritava o, addirittura, nemmeno lo accettava? Perché offrirlo anche a chi non lo chiedeva o non era in grado di apprezzarne il valore immenso? Della folla alla quale aveva parlato lungamente e che, fattosi tardi, aveva sfamato una sera nei pressi del Lago di Tiberiade nessuno lo seguì, tanto che Gesù chiese ai dodici: “Volete andarvene anche voi?” la loro risposta fu audace: “Signore da chi andremo, tu solo hai parole di vita eterna!”, ma poi il loro agire, davanti alla croce fu il contrario, e tutti lo abbandonarono e fuggirono dal crocifisso.

Ma nonostante tutto, Gesù scelse dì non rinunciare alla libertà più grande, quella dalla forza del male, continuando a voler bene, fino alla fine, sempre e comunque. Gesù ha voluto bene a quegli uomini che hanno pensato, costruito, messo in opera la sua croce. Gesù vuole bene a ciascuno di noi che lasciamo con noncuranza crescere le tante croci del mondo di oggi, le accettiamo come normali, addirittura a volte le consolidiamo con il nostro agire: le innumerevoli guerre, la miseria di interi popoli, il rifiuto per chi è diverso da noi, come gli stranieri, il disprezzo per la debolezza di chi è anziano, malato, fragile, perdente, sconfitto, umiliato e offeso. Perché dovremmo voler bene a gente così, perché non abbandonarli al loro destino di croce a cui sono ineluttabilmente votati?

Cari fratelli e care sorelle, noi tante volte siamo schiavi dei pregiudizi e delle abitudini a pensare che non valga la pena voler bene a chiunque, indipendentemente da chi è e da come agisce. La croce è l’invito esplicito a scegliere per la libertà del voler bene. Accogliamo da essa il messaggio che rivolge ad un mondo di schiavi dell’avarizia del voler bene, perché raggiungiamo, pur con le difficoltà di un deserto da attraversare, la terra promessa della libertà di voler bene.

 

 

Preghiere

 

O Signore Gesù, dalla croce a cui sei stato inchiodato ci provochi ad un amore per tutti senza limiti né condizioni. Fa’ che rispondiamo con disponibilità al tuo invito, Noi ti preghiamo

 

O Dio nostro Padre, dona con abbondanza a tutti gli uomini l’amore che fa mettere al primo posto il bene degli altri e che fa riconoscere in ognuno il proprio fratello e la propria sorella, Noi ti preghiamo

 

O Spirito di amore, riempi i nostri cuori perché non vinca la paura e la rassegnazione, ma prevalga il desiderio di restare accanto alle croci piantate nel mondo per aiutare quanti oggi ne sopportano il peso,

Noi ti preghiamo

  

O Dio manda dal cielo la tua benedizione su quanti affrontano viaggi rischiosi e faticosi per raggiungere un approdo di pace e un futuro felice. Proteggi quanti fuggono per mare e per terra, salvali dalla cattiveria degli uomini e dai pericoli mortali del viaggio,

Noi ti preghiamo

 

Proteggi o Padre buono gli uomini e le donne che vivono in guerra. Dona pace ai paesi sconvolti dalla violenza e schiacciati dal terrorismo,

Noi ti preghiamo

 

Dona o Signore salvezza al mondo intero, specialmente dove ora regna ingiustizia e povertà. Fa’ che il bene regni nel mondo, dove oggi c’è disuguaglianza e sfruttamento,

Noi ti preghiamo

 

Ascolta o Dio l’invito di papa Francesco di prenderci cura della casa comune naturale e umana. Fa’ che ogni uomo e ogni donna sappia imitare te, uomo della fraternità universale e Dio della misericordia,

Noi ti preghiamo

 

Sostieni o Signore i tuoi figli ovunque dispersi, radunali nella famiglia dei discepoli che si riuniscono ai piedi della tua croce per celebrarti risorto e nutrirsi del tuo corpo e sangue. Proteggili da ogni pericolo e dalla tentazione di fuggire dalla croce,

Noi ti preghiamo

venerdì 9 settembre 2022

XXIV domenica del tempo ordinario - Anno C - 11 settembre 2022


 


Dal libro dell'Esodo 32, 7-11. 13-14

In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”». Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione». Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Ricordati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: “Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre”». Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.

 

Salmo 50 - Ricordati di me, Signore, nel tuo amore.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; +
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timoteo 1, 12-17

Figlio mio, rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù. Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna. Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te;

non son più degno di essere chiamato tuo figlio.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 15, 1-32

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, Il Vangelo di oggi ci riporta un lungo discorso di Gesù rivolto a farisei e scribi. È un discorso articolato, composto da tre parabole, una dietro l’altra; si capisce da questo che Gesù voleva essere molto chiaro su un argomento che, evidentemente, gli stava molto a cuore. Questo argomento è: a chi si rivolge l’insegnamento di Gesù?

Infatti le parole di Gesù prendono le mosse dal fatto che gli scribi e i farisei, cioè gente perbene e religiosa, osservano come Gesù perda molto tempo assieme a gente poco raccomandabile e poco religiosa, i “peccatori”. In questa categoria rientrano, secondo la mentalità ebraica, ma anche dai cenni che spesso il Vangelo riporta, le prostitute, gli esattori delle tasse, i pagani, gente di dubbia moralità come gli adulteri. Come mai Gesù non pensa che questo getti discredito su di lui? Non pensa sia meglio rafforzare e confermare la fede di chi è perbene?

L’evangelista Luca in qualche modo offre già una prima risposta a questa critica, dicendo: “si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.” Cioè è la gente poco raccomandabile che va da Gesù, vuole ascoltarlo e farsi da lui ammaestrare; sono soprattutto loro che lo cercano, a differenza degli scribi e dei farisei che sembrano invece starsene in disparte a osservare e criticare.

Ecco allora una prima risposta alla domanda da cui siamo partiti: Gesù si rivolge a chi lo cerca, a chi sente il bisogno di una parola diversa da quella che invece basta a chi si sente già sufficientemente religioso e “a posto”. Gli scribi e i farisei infatti conoscono bene la legge e le prescrizioni della fede ebraica, e questo li fa sentire sicuri di sé. Quelli che invece cercano Gesù, ci dice l’evangelista Luca, sono quelli che pur conoscendo la legge, sanno pure che non sempre riescono ad osservarla, che nel loro vivere spesso sbagliano, compiono il male, si lasciano sedurre dalla tentazione di metter da parte il loro dovere e peccano. Per questo vanno da Gesù: sanno di essere fragili e di sbagliare, ma vogliono sapere se Dio li ama ancora, se c’è un modo per essere accettati da lui nonostante tutto, se alla condanna della legge corrisponde anche una via per ricevere il perdono di Dio.

La risposta di Gesù è chiarissima: non solo è possibile tornare alla piena amicizia con Dio anche per chi è peccatore, ma anzi questi è privilegiato da un amore tutto speciale di Dio che lo cerca affannosamente, come fa il pastore con la pecora e la massaia con la moneta delle parabole. Non sono né la pecora né la moneta che tornano indietro, è Dio che fa tutto; loro solo devono lasciarsi trovare. Nel caso del peccatore questo non è scontato. Infatti il male non solo allontana da Dio al momento che lo compiamo, ma illude che di lui non abbiamo più bisogno.

È quello che manifestano tutti e due i figli della parabola del padre misericordioso.

Il primo lo fa vedere andandosene via, il secondo restando testardamente fuori dalla casa del padre in festa. Non gliene importa niente di lui, eppure da lui sono stati cresciuti e accuditi amorevolmente e hanno ricevuto tanto! Il padre aveva dato ai due figli tutto: “divise tra loro le sue sostanze.” È più di quello che doveva fare, perché dare i propri beni essendo ancora in vita? Quel padre si vede che fa di tutto per stringere a sé i due figli, per far loro capire che contano per lui più di tutto. Come fa il pastore lasciando le 99 pecore e la massaia lavorando fino a notte fonda per ritrovare una moneta, dimostrando così quanto è preziosa per lei.  

Cari fratelli e care sorelle, Gesù oggi ci vuol dire: “lasciatevi trovare, non fuggite lontano, non evitate lo sguardo del padre, non lo scansate.”

Dio non giudica per condannare e punire, ma per salvare. La nostra coscienza non ci fa sentire il peso del nostro peccato per farci star male e schiacciarci con un carico insopportabile. Noi a volte pensiamo che è meglio non pensarci, passare sopra al nostro peccato facendo finta che non esista. Così crediamo di liberarcene, invece no: per usare l’immagine della parabola, ci ritroviamo nella fame di amore, a elemosinarne i surrogati e a invidiare i porci che mangiano spazzatura, noi ai quali il Padre offre il banchetto succulento del suo amore vero.

La felicità del figlio comincia dal momento nel quale si rende conto di quanto il padre lo ha amato e lo attende, e per questo riparte per tornare da lui.

Lasciamoci voler bene da Gesù che non aspetta altro che liberarci dal peso del peccato, attraverso il sacramento della penitenza, attraverso il pentimento e l’umiltà, attraverso la decisione di cambiare la nostra vita concreta. La parabola del padre misericordioso non si conclude, rimane aperta la possibilità che il figlio accetti di entrare nella casa del padre in festa. Ciascuno di noi è come lui: Dio ci attende e ci desidera per fare festa con lui. È la festa del perdono e della libertà dal peso e dalla forza del male. Desiderare e ricevere il perdono di Dio infatti non è solo una cosa morale o spirituale, significa avere la possibilità di cambiare vita, di passare dalla fame e dalla miseria alla festa e al banchetto abbondante. Una vita migliore ci aspetta, non lasciamo scorrere invano il tempo senza la compagnia di Dio. Cediamo volentieri ad un amore che ci cerca e vuole vincere ogni nostra resistenza.

 

Preghiere

 

O Signore ti ringraziamo perché non ci fai mancare mai la tua misericordia. Aiutaci a renderci sempre conto del nostro bisogno e della bellezza di viverla nei confronti dei fratelli e delle sorelle che incontriamo,

Noi ti preghiamo

 

O Padre del cielo, perdona quando ci riteniamo giusti e nella ragione, quando accampiamo diritti e vediamo negli altri torti e colpe. Donaci di essere capaci di vivere la misericordia con tutti.

Noi ti preghiamo

 

Aiutaci o Signore a trovare sempre con umiltà la via del ravvedimento e della richiesta di perdono, perché sappiamo tornare a Te quando ci allontaniamo orgogliosi e pieni di noi stessi.

Noi ti preghiamo

  

Insegna anche a noi o Padre misericordioso a fare grande festa ogni volta che il bene vince sul male, che il perdono cancella il peccato e che la misericordia supera il desiderio di rivalsa.

Noi ti preghiamo

 

Ti ringraziamo o Dio per le parole e i gesti di papa Francesco che ci invitano a convertire il nostro cuore al Vangelo e a seguire la via della misericordia. Sostieni il suo ministero e proteggilo dal male.

Noi ti preghiamo

  

Guida o Dio la Chiesa perché sia sempre famiglia feconda che genera tuoi figli. Fa’ che ciascuno di noi cresca in essa e partecipi alla sua missione di vivere ovunque nel mondo l’amore del Vangelo.

Noi ti preghiamo.

 

Proteggi o Padre del cielo ogni popolo che è vittima della violenza: per l’Ukraina, la Siria, l’Afghanistan, il Libano, l’Iraq e ogni Paese dove vince la forza della guerra e del terrorismo.

Noi ti preghiamo

  

Suscita in noi, o Signore Gesù, sentimenti di pace e gesti di riconciliazione, perché diveniamo operatori di bene capaci di sostenere con affetto tutti quelli che hanno bisogno di aiuto e consolazione.

Noi ti preghiamo

domenica 4 settembre 2022

XXIII domenica del tempo ordinario - Anno C - 4 settembre 2022

 



Dal libro della Sapienza 9, 13-18

Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni. A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo? Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito? Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza». 

 

Salmo 89 - Signore, per noi sei un rifugio sicuro.
Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi, +
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.

Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia; +
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca.

Insegnaci a contare i nostri giorni
E acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!

Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio: +
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda. 

Dalla lettera a Filemone. 9b-10. 12-17

Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onesimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore. Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario. Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore. Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso. 

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Fa’ risplendere il tuo volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi decreti.
Alleluia, alleluia alleluia.

 

 

Dal vangelo secondo Luca 14, 25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». 

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, il libro della Sapienza apre oggi questa nostra Liturgia mettendo bene in chiaro una cosa: quello che salva la nostra vita è fare la volontà di Dio.

Alla nostra sensibilità di uomini e donne moderne questa affermazione dà molto fastidio: perché devo seguire la volontà di un altro? Non posso fare ciò che io desidero?

Ma se guardiamo con attenzione e onestà alla nostra vita, quanto di quello che crediamo di fare per nostra libera scelta non è invece frutto di volontà altrui, cioè di una cultura che permea le mentalità e le decisioni di tutti? Scelte di altri, più o meno consapevoli che diventano modo di essere al quale aderiamo spontaneamente.

Ecco che allora la questione della nostra libertà di scegliere veramente ciò che è bene per noi e per tutti si pone ben prima della proposta del libro della Sapienza di essere fedeli esecutori della volontà di Dio. Aderire alla sua volontà non significa rinunciare ad esercitare la propria libertà, anzi, il più delle volte significa proprio il contrario, cioè smettere di seguire acriticamente la volontà della mentalità corrente e scegliere per fidarsi di qualcuno più affidabile.

Fare la volontà di Dio poi, in realtà, richiede l’esercizio di molta più libertà e creatività di fare la volontà del mondo. Essa infatti non è una ricetta precompilata da eseguire alla lettera. È piuttosto uno spirito, una volontà di bene, un modo di voler bene che esige da ognuno lo sforzo di incarnarlo in una realtà personale per ciascuno diversa, nell’imprevedibilità di cammini e situazioni che sono diversi per ognuno.

Ecco allora che quel rifiuto istintivo di mettersi “al servizio” della volontà di Dio che la cultura del nostro tempo giudica una rinuncia all’esercizio della libertà e creatività individuale è in realtà un falso problema. Fare la volontà di Dio vuol dire assumersi fino in fondo e personalmente la responsabilità di costruire un mondo buono, in cui il bene di tutti sia l’interesse comune, in cui odio, violenza, prevaricazione ed egoismi non siano le pietre miliari di cammini precostituiti dei quali ci si illude di essere i creatori originali.

Ma come conoscere questa volontà? Il libro della Sapienza offre una risposta: “Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?” La volontà di Dio ci viene rivelata come “uno spirito” e “una sapienza”. Cioè, come dicevo, non sono ricette preordinate, ma significa modellare le proprie scelte, che continuano ad essere libere e affidate unicamente alla nostra responsabilità, sulla forma di uno spirito sapiente, cioè che conosce il vero bene e non si inganna dietro illusioni o lusinghe di un bene finto.

Le parole di Gesù riportate dal Vangelo di oggi danno delle indicazioni concrete su come riconoscere questo vero bene da cercare per noi e per il mondo.

Gesù vuole mettere in guardia la folla che lo segue da un modo falso di essere suo seguace, e propone il modello del vero discepolo che fa la sua volontà. Questi è essenzialmente colui che cerca di vivere un amore che non ricalca i modelli mondani, anche i migliori, ma ambisce a vivere una perfezione del bene che si manifesta in alcuni caratteri basilari: la gratuità totale e il non essere a discapito di quello degli altri.

Questi due caratteri sono il DNA di un amore genuino e forte, vissuto da Gesù fino in fondo e senza riserve. Questo modo di voler bene è la volontà di Dio e la sua venuta fra noi nella persona di Gesù è stato il tentativo di dimostrare che non solo può essere vissuto da tutti gli uomini e le donne, ma anche che è in assoluto il modo migliore di vivere. Esso ci dà il potere di realizzare le felicità personale e degli altri perché toglie alla morte quel potere sugli uomini che li rende schiavi della paura e per questo pronti al compromesso e alla moderazione.

Cari fratelli e care sorelle, Gesù fa due esempi concreti: la costruzione di una torre e una spedizione militare; sono opere ambiziose che richiedono impegno, determinazione e forza, così come la scelta di vivere l’amore del Signore richiede una costanza e una dedizione totale. Non lo si può volere a metà, o facendo compromessi, sennò la torre non regge o la spedizione risulta fallimentare. La forza infatti e le risorse su cui dobbiamo contare per vivere l’amore unico di Dio non sono le nostre ma quelle della volontà di Dio, che non le fa mancare a chi scegli di vivere il suo Spirito sapiente che permette di realizzarlo.

 

Preghiere 

 

O Dio del cielo donaci il desiderio e la tenacia di compiere la tua volontà, perché sappiamo imparare da te la forza trascinante dell’amore vero.

Noi ti preghiamo

  

Insegnaci o Signore a vivere come te, dando ad ogni nostro gesto e parola il contenuto profondo della vicinanza del Padre celeste ai suoi figli.

Noi ti preghiamo

 

Sostieni, o Dio di misericordia, i nostri passi incerti nel cammino dietro a te. Fa’ che usciamo dalla folla confusa per incontrarti come un vero amico.

Noi ti preghiamo

  

Apri i nostri occhi e i nostri cuori perché sappiamo sempre riconoscere in chi incontriamo un fratello da amare e una sorella da sostenere.

Noi ti preghiamo

 

Ti ringraziamo Signore per la vita e l’esempio di tanti santi che hanno deciso di seguirti sulla strada di un amore grande per tutti. Aiutaci a seguirne i passi senza paura.

Noi ti preghiamo

  

Accogli o Padre misericordioso tutti quelli che oggi si rivolgono a te per implorare aiuto e sostegno. Guarisci i malati, sostieni i deboli, guida tutti verso la salvezza dal male.

Noi ti preghiamo.

  

Concedi o Dio al mondo il dono della pace, e specialmente all’ Ukarina, la Siria, l’Afghanistan, la Libia martoriate da anni di guerra. Consola le vittime dei conflitti e fa’ che al posto del frastuono delle armi risuoni il ringraziamento dei tuoi figli per la concordia ritrovata.

Noi ti preghiamo

  

Guida o Padre buono il nostro papa Francesco testimone autentico del Vangelo, perché con le sue parole e il suo esempio accompagni l’umanità sulla via della vera pace.

Noi ti preghiamo