sabato 6 agosto 2011

XIX domenica del tempo ordinario



Dal primo libro dei Re 19,9a.11-13
In quei giorni, Elia, essendo giunto al monte di Dio, l’Oreb, entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Esci e fèrmati sul monte alla presenza del Signore». Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.

Salmo 84 - Mostraci, Signore, la tua misericordia.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: +
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani. 9, 1-5
Fratelli, dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. Essi sono Israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.

Alleluia, alleluia alleluia.
Io spero, Signore. Spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 14, 22-33
Dopo che la folla ebbe mangiato, subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!»

Commento

Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù disse ai suoi discepoli di salire sulla barca e di precederlo all’altra riva, mentre lui avrebbe continuato a parlare con la folla. Colpisce la notazione del Vangelo: “finché non avesse congedato la folla.” Che vuole sottolineare come Gesù abbia un rapporto personale con la folla: per lui non sono una massa indistinta di persone anonime, ma come non si lascia una persona senza salutarla, così il Signore non lascia tutta quella gente che lo aveva seguito fin laggiù senza salutarla in modo personale e affettuoso. Potremmo definire questa immagine l’icona della misericordia: Gesù solo con la folla che lo attornia, a cui ha parlato, che ha sfamato e che ora saluta. Ma segue subito un’altra icona, o meglio l’altra faccia della stessa icona: Gesù, sul monte, di sera, se ne sta da solo davanti al Padre. Direi che è impossibile separare queste due immagini: esse fanno parte della stessa icona; l’una rende ragione dell’altra. Nell’immagine di Gesù solo davanti a Dio è rappresentato il suo rapporto intimo e filiale che lo lega al Padre. Da quel rapporto con il Padre sgorga l’amore per la folla vissuto quel giorno sulla riva del lago. Ma anche dall’incontro con quella folla, nasce in Gesù l’esigenza di restare solo col Padre. Questo è vero anche per noi suoi discepoli: non c’è amore per i fratelli e le sorelle senza un’amicizia filiale con Dio, ma il bisogno di rivolgerci a lui nella preghiera personale e di stare in sua compagnia è come indotto dal rapporto con gli altri, dall’incontro con la loro fame, dal loro bisogno di essere amati ed aiutati. L’incontro con Dio, cioè, non si realizza nell’ascesi individuale di uno spirito solitario, ma è sempre frutto di un’immersione appassionata e misericordiosa nella folla di tutti quelli che ci circondano.
Anche i discepoli sono soli, si trovano in mezzo alle acque: sono soli con loro stessi. Quanto sono diverse queste due solitudini: quella di Gesù, sul monte alla presenza di Dio e quella dei discepoli, sulle acque agitate. L’evangelista sembra quasi suggerire che è normale, quando si è soli con se stessi, che sorgano tempeste. I discepoli, del resto, avevano già sperimentato una situazione analoga (Mt 8, 23-27) in mezzo al lago mentre Gesù dormiva; figuriamoci ora che è assente. Quando si è soli con se stessi non è possibile sottrarsi alla tempesta della vita. I discepoli passano così quella notte: nella paura e nella lotta contro le onde agitate e il vento contrario. È l’esperienza di tanti momenti di sconforto e angoscia, di smarrimento e di paura che attraversano la nostra vita. Quando si è soli, senza la compagnia di Dio né della folla a cui voler bene rischiamo di restare sommersi dai flutti e vinti dal buio della notte. Ma proprio in questi momenti è il Signore stesso che ci viene incontro: quasi all’alba, Gesù, camminando sulle acque, si avvicina verso quella barca che lotta tra gravi difficoltà.
I discepoli, al vederlo, hanno paura: pensano sia un fantasma. La paura delle onde infatti impedisce di riconoscerlo come una persona in carne ed ossa, una presenza reale, sembra piuttosto un fantasma, incapace di portare conforto, ma solo ancora più paura. Sì, nei momenti difficili o nel dubbio, pressi dalla necessità di far fronte alla tempesta della vita, è difficile riconoscere la presenza di Gesù accanto a noi, lo vediamo come un fantasma che fa paura. Egli stesso deve intervenire per rassicurarli: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!”. È una voce rassicurante, sentita tante volte. Eppure la loro paura è più forte; e il dubbio persiste. Perché la paura sia vinta, la tempesta sedata e Gesù riconosciuto nella sua amorevole bontà per noi c’è bisogno di un salto: la fede. Pietro infatti supera la paura e l’angoscia, ma non perché è più coraggioso o sprezzante del pericolo, ma perché si fida di Gesù. Infatti non chiede al Signore di raggiungerlo, ma di poter andare lui fino al Maestro. È questo il segno più profondo e autentico della fede di Pietro: non aspetta di essere raggiunto da Gesù, ma intravistolo a distanza obbedisce all’invito “Vieni!” e scende dalla barca in mezzo alla tempesta. Pietro è un pazzo: non bastano le tante difficoltà di quella navigazione così travagliata per buttarsi anche in un’impresa disperata e senza senso? Eppure quel gesto ridona a Pietro la salvezza e lo fa camminare al di sopra di tutte le difficoltà. Sì, per essere salvati dalla paura e dallo sconforto c’è bisogno di incamminarci noi verso Gesù che si mostra e ci viene incontro. La fede è credere che quell’ultimo pezzo di strada che ci separa da lui può essere colmato, nonostante le difficoltà e le avversità oggettive. C’è bisogno di scendere dalla barca. Quel mezzo che ci sembra la salvezza e la sicurezza nelle tempeste va abbandonato, bisogna lasciare le abitudini di sempre e la certezza di avere noi il mezzo per metterci al sicuro, bisogna affrontare a piedi nudi il terreno insidioso che ci separa dal Signore.
Ma la salvezza non è il gesto di una volta, magari anche coraggioso e audace. Il dubbio e la paura, sono radicati nel nostro cuore, prendono il sopravvento anche nell’animo di Pietro che viene di nuovo travolto dalle onde. A questo punto, davvero disperato, Pietro grida: “Signore, salvami!”. Due sole parole, gridate forse in modo scomposto, ma piene di speranza. “Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: Uomo di poca fede, perché hai dubitato?” È una scena che descrive bene chi è il discepolo. Il dubbio, in effetti, non è vinto per sempre nella vita di chi ha fede. Anzi, come il Vangelo stesso ci ricorda, ne scandisce spesso la vita. Tutti possiamo sentirci simili a Pietro, riconoscerci nei suoi dubbi, nelle sue incertezze e nelle sue paure. Infatti la certezza della fede non la si deve cercare dalla parte dell’uomo; noi tutti siamo deboli, fragili, dubbiosi ed anche traditori. La certezza va cercata dalla parte di Dio: egli non ci abbandonerà al nostro destino triste, non ci lascerà travolgere dal mare impetuoso del male, non permetterà che le onde della cattiveria ci inghiottano. Quel che conta - e in questo dobbiamo imitare Pietro - è gridare come lui: “Signore, salvami!”. In questa semplice preghiera è nascosto il mistero semplice e profondo della fede: Gesù è l’unico che può salvarci.


Preghiere


O Signore Gesù vieni incontro a noi nei momenti difficili, perché rassicurati dalla tua presenza possiamo scendere dalla barca e venirti incontro. Donaci la fede necessaria per vincere la paura e affidarti la nostra vita,
Noi ti preghiamo

O Dio, il mondo è sconvolto da innumerevoli tempeste e le onde di violenza e miseria sembrano travolgere folle intere. Vieni presto a salvare chi oggi rischia di essere travolto dalla guerra, la fame, la povertà,
Noi ti preghiamo

Salva o Dio di misericordia i tanti che attraversano il Mediterraneo ostile e chiuso per trovare nelle nostre coste un approdo sicuro. Salva chi è in viaggio, proteggi la vita di chi è debole e fa che tutti trovino scampo e salvezza dal pericolo,
Noi ti preghiamo

Fa’ o Signore Gesù che non ti lasciamo mai, perché da soli siamo deboli e in balia delle onde incerte della vita. Aiutaci a restarti sempre accanto e a riconoscerti vicino e attento al nostro bisogno.
Noi ti preghiamo

Ti supplichiamo o Padre di eterna bontà, manda il tuo Spirito a scaldare i cuori e a suscitare in ciascuno di noi sentimenti di misericordia e perdono. Fa’ che riconoscendo il nostro peccato diveniamo più indulgenti con quello dei nostri fratelli.
Noi ti preghiamo

In questo tempo estivo ti preghiamo o Signore per tutti coloro che soffrono di più per le condizioni del tempo: per gli anziani, i malati, i prigionieri. Dona loro sollievo e conforto, compagnia nelle prove più difficili.
Noi ti preghiamo.

Sostieni nelle difficoltà o Dio tutti i tuoi figli ovunque dispersi. In modo particolare ti preghiamo per coloro che soffrono per l’oppressione e la mancanza di libertà. Dona pace e salvezza al mondo intero,
Noi ti preghiamo

Sostieni o Signore Gesù il papa e tutti coloro che annunciano il Vangelo e ne testimoniano la forza di pace e di bene. Rafforza la fede di quanti proclamano con la loro vita la grandezza del tuo amore.
Noi ti preghiamo

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