venerdì 21 aprile 2023

II domenica del tempo di Pasqua - Anno A - 16 aprile 2023

 



Dagli Atti degli Apostoli 2,42-47

Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati. 

 

Salmo 117 - Rendete grazie al Signore perché è buono.

Celebrate il Signore, perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia. 
Dica Israele che egli è buono:
eterna è la sua misericordia. 
 
Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne: «Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».

Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato il mio aiuto.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.


Grida di giubilo e di vittoria +
nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto prodezze.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.

Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!  

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 1, 3-9

Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo. Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco –, torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime.

 

Alleluia, alleluia alleluia.

Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!
Alleluia, alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Giovanni 20, 19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, la festa di Pasqua che abbiamo celebrato domenica scorsa apre un tempo durante il quale la Resurrezione di Gesù continua a gettare la sua luce potente sulle nostre vite per settimane, fino a Pentecoste. C’è bisogno di un tempo prolungato per fare nostra l’esperienza della resurrezione e imparare a viverla con Gesù.

I Vangeli descrivono bene come il tempo dopo la resurrezione di Gesù non fu facile per i discepoli. Essi resistono a credere che Gesù abbia vinto la morte e sia vivo. Il tema della sua passione, morte e resurrezione è quello che suscita nei dodici lo sgomento più grande, tanto che quando Gesù gliene parla suscita addirittura il rimprovero di Pietro: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai» (Mt 16,22).

Oggi li abbiamo visti combattuti da sentimenti contrastanti: da un lato turbamento, paura, delusione, scoraggiamento che i fatti accaduti avevano impresso nel loro animo, ma poi anche stupore per la tomba vuota e per i racconti delle donne e dei due di Emmaus che hanno incontrato Gesù vivo. Sono combattuti fra paura e speranza, fra un realismo pessimista e il credere con fiducia al Signore. Questa condizione riflette lo stato d’animo e la realtà dei discepoli di tutti i tempi davanti alla Pasqua: essere fiduciosi nella resurrezione di Gesù non è scontato, ma frutto di una lunga e faticosa conversione.

Quant’è vero anche per noi! Anche noi sappiamo bene cosa è avvenuto dopo la morte di Gesù. Ne abbiamo ascoltato tante volte il racconto dei Vangeli, ma facciamo fatica a fare della resurrezione del Signore un evento che caratterizza il nostro modo di vivere e ci permette di superare titubanze, paure e chiusure.

“Credere nella resurrezione” significa accettare di passare attraverso la passione e la morte certi che il Signore non ci abbandona prigionieri del male, ma ci libera da esso con la forza del suo voler bene fino in fondo, fino alla fine. Ma noi, al contrario facciamo di tutto per cancellare l’esperienza della passione e morte. Le evitiamo mettendoci al sicuro in una vita comoda, al riparo dalle durezze della vita, avendo come priorità assoluta la ricerca del proprio benessere psico-fisico. Le evitiamo scansando la vista di chi quella passione e quella morte la vive oggi, nelle guerre che insanguinano la terra, nei campi-lager di quanti fuggono in viaggi pericolosi e disperati, nei tanti luoghi di dolore dove ogni giorno vengono innalzati i crocifissi di oggi. La nostra è la condizione che descrive il profeta Isaia quando dice: “Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia.” (53,3) Sì, ci si copre la faccia davanti a chi oggi vive la passione e la morte, ma così ignoriamo anche la resurrezione alla quale Dio chiama chi è passato con lui attraverso la passione.

Così facendo l’uomo e la donna di oggi crede di trovare la tanto agognata pace e serenità, ma in realtà, come oggi abbiamo udito fare i discepoli, si rinchiude in un carcere fatto delle mura delle paure e insensibilità.

Per questo quando il Signore risorto torna dai suoi la prima cosa che fa è donare loro la pace: “Pace a voi!” grida loro dopo aver superato le barriere che avevano posto fra sé e il mondo che li spaventava così tanto.

I discepoli volevano starsene in pace, dopo quel tempo pieno di trambusto e pericolo, per questo se ne stavano chiusi. Forse in cuor loro pensavano che era stato proprio Gesù a togliergli la loro pace, esponendoli a rischi e paure. Se era per loro avrebbero volentieri evitato di andare a Gerusalemme, e per loro la passione e morte di Gesù era stata una sconfitta. Quale pace può venire da una sconfitta? Viene solo umiliazione, turbamento, paura, chi è vinto non trova pace.

Per il mondo la pace viene dal trovarsi al di sopra degli altri, senza nulla da temere perché ci si sente forti abbastanza. Gesù poco prima di andare a morire aveva detto ai suoi: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.” (Gv 14,27) Gesù pur avendo angoscia e paura per quanto stava per subire ha la pace perché non smette di voler bene a tutti, e la dona ai suoi. Vede che anch’essi sono impauriti e agitati, ma, a differenza di lui, sono pronti con le spade colpire e provocare altro dolore.

Gesù durante la passione mostra bene cosa è la pace: non avere sentimenti di odio contro nessuno, nemmeno quelli che lo stanno uccidendo, tanto che nemmeno si difende. Gesù non desidera mai il male di nessuno, e non fa mai del male a nessuno. Anzi continua a voler bene a tutti e ne vediamo chiarissimi i segni fino alla fine.

Questa è la pace di Gesù: disarmata, senza aggressività, mite, umile, misericordiosa. Gesù non si conquista la pace annientando i nemici: i romani, i capi del popolo, la gente inferocita, i traditori, gli accusatori, Pilato, Erode, anche se poteva farlo: “credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli?” dice a Pietro che vuole difenderlo sguainando le spade.

Questa è la pace di Gesù, e lui risorto torna dai suoi per donarla a loro che si sono affidati alla falsa pace del mondo. Anche da noi oggi torna, perché vuole donarcela, ed è una pace che viene con il dono dello Spirito Santo che effonde su di noi.

Ma noi vogliamo questa pace? È questa la domanda che dobbiamo porci oggi.

Noi cerchiamo la pace di questo mondo, quella basata sui rapporti di forza, per la quale io non temo gli altri perché sono più forte di loro, o perché li tengo lontano, è la pace conquistata incutendo paura agli altri. È la pace che cerchiamo cancellando le tracce del dolore degli altri che tanto ci spaventano.

Viviamo in tempo di guerra, e l’invocazione per la pace sale a Dio da tutta la terra. Tutti preghiamo per la pace. Qualcuno accusa Dio di essere indifferente a questa invocazione. Ma Lui dona la pace, sono gli uomini che non la vogliono perché pretendono di importa con le armi. Lui può donare solo la sua pace disarmata e mite, di uomo che si lascia sopraffare dalla forza del male senza farsene strumento, e per questo vince la pace e la vita gli viene restituita.

Fratelli e sorelle, accogliamo il dono che oggi ancora una volta Gesù viene ad offrirci. Riceviamola dalle sue mani ferite che portano i segni della violenza degli uomini, ma non hanno mai smesso di fare il bene di tutti, non hanno pensato a salvare se stesso ma gli altri. 

 

Preghiere 

  

O Signore Gesù ti ringraziamo perché torni a incontrarci nel chiuso delle nostre stanze per vincere la paura. Aiutaci ad accogliere con fede il dono della tua pace frutto dell’amore.

Noi ti preghiamo

  

Ti ringraziamo o Signore per il grande dono della Pasqua, vittoria sulla morte che sconfigge per sempre il male. Sostieni la nostra fede perché sappiamo leggere la storia alla luce della tua resurrezione

Noi ti preghiamo

 

Aiutaci, o Padre buono, quando dubitiamo in cuor nostro che il mondo possa cambiare e che la storia possa prendere una strada diversa da quella attuale. Fa’ che vinciamo la paura e diveniamo annunciatori del Vangelo e testimoni della Resurrezione di Cristo.

Noi ti preghiamo

  

Guida i nostri passi o Signore perché una volta ricevuto l’annuncio della tua Resurrezione, come le donne anche noi sappiamo correre dai nostri fratelli e sorelle per indicare loro la morte vinta dall’amore di Dio.

Noi ti preghiamo

 

Rafforza in ogni tuo discepolo o Signore la certezza che la morte non è l’ultima parola e che quando tutto sembra perduto la fiducia in te fa risorgere la speranza. Dona a tutti quelli che invocano il tuo nome il dono della pace.

Noi ti preghiamo

  

Fa’ o Signore Gesù che tutti quelli che vivono oggi la via dolorosa verso il Calvario siano risollevati assieme a te che risorgi. Ti preghiamo per i malati, gli immigrati, gli anziani, chi è senza casa, oppresso dalla guerra e dalla violenza. Dona loro pace e salvezza. 

Noi ti preghiamo.

 

O Dio nostro Padre, rafforza la fede e l’amore del papa Francesco che non smette di indicarci il Signore Gesù vicino e amico. Proteggilo dal male e sostienilo sempre,

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Dio, proteggi tutti i cristiani nel mondo, specialmente quelli che sono perseguitati e discriminati. Fa’ che l’annuncio della tua Resurrezione doni loro il coraggio nella prova e la forza di resistere al male,

Noi ti preghiamo

 

III domenica del tempo di Pasqua - Anno A - 23 aprile 2023


 

Dagli Atti degli Apostoli 2, 14a. 22-33

Nel giorno di Pentecoste, Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così:
«Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo: “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”. Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: “questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione”. Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire».

 

Salmo 15 - Mostraci, Signore, il sentiero della vita.
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Per questo gioisce il mio cuore +
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

Mi indicherai il sentiero della vita, +
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. 

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 1, 17-21

Carissimi, se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri. Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia. Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio. 

 

 

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Signore Gesù, facci comprendere le Scritture;
arde il nostro cuore mentre ci parli.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 24, 13-35

In quello stesso giorno, il primo della settimana, due dei discepoli erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Cleopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto». Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. 

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, il Vangelo oggi ci mostra Gesù subito dopo la sua resurrezione. Egli torna, vivo, nella storia degli uomini, e non lo fa su grandi scenari e fra ali di folle, ma sulla scena “piccola” di un incontro personale. Lo stesso avverrà quando entrerà nella sala dove erano i dodici riuniti, al chiuso, e poi sulle rive del mare di Galilea. Sono incontri nella “piccola” vita quotidiana dei suoi. Questo ci dice che l’incontro con il risorto è innanzitutto un’esperienza personale, fatta di gesti e parole rivolte a me da vicino, nel quotidiano, nel presente. Noi spesso tendiamo a spostare l’incontro con Gesù nel futuro, o su scenari sconosciuti, in modi e tempi eccezionali ed eclatanti. Invece Gesù si unisce a noi mentre camminiamo per strada, occupati nelle nostre cose, senza entusiasmo.

Però vediamo nel racconto come allo stesso tempo l’incontro con Gesù non è mai banale né scontato, non lascia niente come prima. Tutto inizia su una strada periferica, ben nota a quei due, ma poi l’irrompere del risorto fa cambiare loro strada: tornano a Gerusalemme, la grande città, dai dodici e di corsa. Hanno qualcosa di importante da dire e nonostante l’ora tarda affrontano quel viaggio insolito.

Cosa è questo messaggio così urgente da riferire?

I due sulla strada per Emmaus hanno scoperto qualcosa di importante, che la vita con Gesù non è fatta solo dei successi con le folle, i miracoli, le guarigioni, i momenti di euforia e di gioia, come sperimentato all’ingresso trionfale in Gerusalemme. Poi era arrivato il momento della persecuzione, la passione e morte del Maestro, la paura e i dubbi, e questo sembrava loro aver chiuso definitivamente quell’esperienza. La forza del male aveva preso il sopravvento e posto fine a tutto. Ma ora hanno capito che le parole di Gesù, e soprattutto il suo voler bene, hanno superato quella prova così tremenda e sono ancora vive e attuali. Gesù parla e, soprattutto, non si è dimenticato di loro e gli resta accanto, continua a parlare e a voler bene, tanto da fare una lunga strada per far loro vedere con occhi nuovi la realtà e sentire la sua vicinanza.

C’è voluto del tempo, un lungo cammino, ma alla fine la Parola di Gesù e i suoi gesti hanno trovato uno spazio nel loro cuore e hanno vinto la tristezza e il senso di fine di tutto.

Cari fratelli e care sorelle, quante volte anche noi magari abbiamo gioito ed esultato perché sentivamo la nostra esperienza con Gesù come qualcosa che ci dava entusiasmo, pace, forza. Ma poi abbiamo incontrato anche gli ostacoli, le paure, e credere fino in fondo a quello che lui diceva e faceva ci è sembrato sempre più difficile, anzi impossibile. Come fidarsi di quello che insegnava circa la necessità di perdonare fino a “settanta volte sette”? Come mettere in pratica l’invito a sfamare gli affamati, vestire gli ignudi, ospitare i forestieri, curare i soli, disperati, malati e sofferenti, non era impresa troppo rischiosa e pesante? Come restare fedeli al suo invito a voler bene sempre e comunque, anche a chi non ci ama e non ci stima, a chi è ingrato e non lo merita? Arriva sempre il momento in cui pensiamo: no, quello che ha fatto e detto Gesù non è realizzabile, non lo si può vivere, è morto con lui e sepolto nella tomba delle vane illusioni.

Gesù risorto però torna anche da noi, pazientemente, proprio mentre, come facevano i due verso Emmaus, rimuginiamo su quelle parole belle ma irrealizzabili, su quelle esperienze esaltanti, ma effimere e così fragili allo scontro con la dura realtà.

Ma cosa ha fatto cambiare modo di pensare a quei due?

Il Vangelo lo dice chiaramente: al loro incontro Gesù li definisce “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti”, cioè sono istupiditi e resi ciechi perché non si sono fidati delle Parole della Scrittura e del Maestro, il loro cuore è appesantito e lento per la paura e le catene che lo lega al modo di pensare del mondo che sembra così sicuro. Poi però i due si sono lasciati andare, hanno lasciato cadere le difese e le giustificazioni, e le parole del Maestro si sono fatte strada attraverso quello spiraglio che avevano lasciato aperto. Così, poco a poco, il cuore si è scaldato, fino a bruciare dello stesso voler bene che Gesù aveva per loro e che gli aveva mostrato in tante occasioni prima.

Da “sciocchi e tardi di cuore” diventano pieni della sapienza del Vangelo che li rende veloci per correre indietro a Gerusalemme.

Cari fratelli e care sorelle, lasciamo aperto almeno uno spiraglio del nostro cuore al soffio della sapienza del Vangelo e al calore del suo voler bene. Non diciamo sempre: no, non è possibile; no, è troppo difficile; no, non è per me. Con i nostri ripetuti “no” chiudiamo il cuore alla sapienza del Vangelo e ci ritroviamo “sciocchi e tardi di cuore a credere”. Diciamo invece: forse posso provarci; vediamo se sono capace; iniziamo… è solo uno spiraglio, ma Gesù poi farà tutto il resto. I due restarono ad ascoltare, si sedettero, lasciarono fare tutto a Gesù risorto e così si ritrovarono dentro un cuore nuovo e una vita capace di correre incontro ai fratelli e alla città con un messaggio importante da comunicare: “è sempre possibile voler bene, l’amore non si ferma nemmeno davanti alla morte, Gesù è risorto, veramente è risorto!”

 

Preghiere 

 

O Signore che ti fai incontro a noi risorto, fa’ che sappiamo riconoscerti più forte del male e vittorioso sulla morte e sul dolore del mondo.

Noi ti preghiamo

  

Perdona o Signore Gesù la nostra incredulità che ci rende sciocchi e tardi di cuore. Aiutaci ad accogliere con fiducia l’annuncio che il tuo amore ha vinto la morte e tu sei risorto per sempre. 

Noi ti preghiamo

 

Dona, o Padre del cielo, la vita che non finisce a tutti coloro che ti invocano. Ascolta il grido dell’oppresso e del sofferente, chinati su chi è vittima dell’ingiustizia e schiacciato dal dolore. Fa’ che l’annuncio della resurrezione risuoni con forza dove oggi vince il male.

Noi ti preghiamo

  

Rendici o Signore testimoni convincenti della tua resurrezione. Fa’ che sappiamo annunciare con le nostre parole e le nostre azioni il vangelo del tuo amore più forte di ogni male. 

Noi ti preghiamo

 

Perdona o Dio del cielo il nostro peccato, perché liberi da ogni impaccio e animati dalla forza del tuo perdono sappiamo sempre lodare il tuo nome e annunciare le meraviglie che operi nel mondo.

Noi ti preghiamo

  

Proteggi ogni uomo dal pericolo di una vita spesa per ciò che non vale e vissuta inutilmente. Fa’ che chi ancora non ti conosce e non ti ama possa presto incontrarti come il Signore buono e che salva.

Noi ti preghiamo.


Proteggi o Padre del cielo tutti i tuoi discepoli ovunque dispersi, in modo particolare coloro che soffrono per la persecuzione, la violenza, la guerra. Fa’ che la loro testimonianza sia inizio di un nuovo tempo di pace e di riconciliazione.

Noi ti preghiamo

  

O Dio, dà forza e coraggio a papa Francesco che annuncia il Vangelo e guida il popolo dei tuoi figli verso di te. Perché con la sua testimonianza sia di esempio e comunichi a tanti come cercare il dono inestimabile della pace.

Noi ti preghiamo

domenica 9 aprile 2023

Pasqua - anno A - 9 aprile 2023

 


Dagli Atti degli Apostoli 10, 34a. 37-43

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

 

Sal 117 - Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 3, 1-4

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Cristo è risorto dai morti e non muore più,

Egli ci attende in Galilea.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 20, 1-9

Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, questi giorni trascorsi sono stati un tempo speciale e fuori dall’ordinario, durante il quale ciò che ci ha unito è stato il ricordo di Gesù che affrontava la sua passione, morte e resurrezione. Dal momento del suo ingresso in Gerusalemme, domenica scorsa, lo abbiamo visto concentrato nello sforzo estremo di manifestare la sua vicinanza agli uomini: ha donato tutto se stesso, corpo e sangue, nell’ultima cena coi dodici, e poi ha mostrato loro col suo esempio come essere vicini a tutti facendosi loro servi, con il gesto della lavanda dei piedi. Infine si è mostrato pronto a perdonare, ha agito con mitezza in mezzo alla violenza, ha conservato sempre la sua umanità piena di amore e benevolenza per tutti, proprio tutti. 

Il cammino della settimana santa si è aperto la domenica delle palme con una domanda che abbiamo ascoltato dal vangelo di Matteo: “tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?».” (21,11)

“Chi è costui?” si chiedeva la gente davanti a quell’uomo che, pur essendo così debole, pretendeva di essere un re capace di portare la salvezza a tutto il popolo. Se lo chiedevano gli ebrei che attendevano un Messia salvatore dall’oppressione colonizzatrice romana con la forza delle armi. Se lo chiedevano i romani, interdetti, come Pilato, davanti a uno straccione che diceva di sé “sono re” (Gv 18,37) senza avere né esercito né potere, un illuso.

La risposta alla domanda «Chi è costui?» ci giunge inattesa da dove non avremmo mai immaginato. Dalla bocca di un centurione romano, uomo abituato alla violenza delle armi, che sotto la croce, al momento della morte di Gesù proclama: “Davvero quest’uomo era figlio di Dio!” (Mc15,39).

Il soldato romano che lo aveva trascinato sul Golgota sotto il peso della croce alla quale lo aveva poi inchiodato riconosce chi è Gesù, ci dice il Vangelo, “avendolo visto spirare in quel modo”. Alcuni, poco prima, beffardamente si erano detti disponibili a riconoscerlo come il Cristo, il re d’Israele se si fosse salvato dalla croce, se avesse risparmiato se stesso mettendosi al riparo dal male. (Mc 15,32). Ora, invece, il centurione riconosce in Gesù il Figlio di Dio proprio perché non salva se stesso, non si preoccupa di sé, ma muore in quel modo, beneficando chi gli è accanto, continuando a voler bene senza sottrarsi alla croce.

Sì, si può capire chi è veramente Gesù solo contemplando il suo volto sfigurato dal dolore che non maledice, non se la prende con gli uomini, non ha parole di odio o vendetta, ma si affida al Padre e compie la sua volontà.

Eppure noi preferiamo sfuggire dalla vista del dolore, vorremmo che la volontà del Padre ci ponesse al riparo dal esso. Lo facciamo con l’indifferenza riguardo ai poveri, alle vittime delle guerre, ai migranti ammassati in campi disumani, agli anziani lasciati soli a morire nei cronicari, ai tanti volti dei poveri Cristi sfigurati dal dolore e inchiodati alle croci dei nostri giorni. L’uomo di oggi distoglie lo sguardo da tutti coloro che ricordano, oggi, la sofferenza della passione di Cristo, e per questo non sa chi è Gesù.

Possiamo capire l’esperienza del centurione romano se pensiamo alle volte che nella nostra vita ci siamo fatti carico del dolore di qualcuno. Nel corso di una malattia o dell’età anziana di un congiunto, oppure in un gesto di generosità gratuita con il quale abbiamo voluto aiutare qualcuno nel bisogno. Abbiamo sperimentato la vicinanza del Signore che ci ha dato coraggio, forza ed energie di amore per portare a compimento un compito difficile. Sì, volgendo la nostra attenzione sul dolore altrui abbiamo riconosciuto la vicinanza di Dio.

Questa scoperta piena di stupore ci ha manifestato come anche nel buio di dolore e disperazione delle luci restano accese, luci di speranza, di generosità e altruismo.

È l’esperienza delle discepole che al mattino presto, ancor prima dell’aurora, hanno affrontato il buio, la paura dell’essere donne indifese in un momento difficile, per prendersi cura del corpo di colui che le aveva difese, salvate, fatte rinascere a nuova dignità, e per questo era stato ucciso crudelmente. Nel buio di quelle giornate di violenza e morte esse hanno conservato la capacità di essere una luce di speranza, e di preoccuparsi di un altro. Per questo esse furono le prime testimoni della resurrezione del Signore.

Gli apostoli invece erano rimasti al chiuso, troppo spaventati e forse pentiti di aver seguito Gesù in un’impresa così spericolata. Hanno imparato, a loro spese, la dura lezione della vita, cioè che devono preoccuparsi di se stessi. Per questo se ne stanno nascosti, il buio li ha imprigionati.

Cari fratelli e care sorelle, anche a noi oggi quelle povere donne, con tutto il carico di fragilità della loro condizione, comunicano quella luce che avevano conservato nel buio. Esse presero l’iniziativa di rischiare la loro incolumità per fare del bene a chi le aveva amate e servite. La loro debole luce divenne così lo splendore della resurrezione, un fascio di luce potente che illumina ancora oggi il nostro cammino.

Anche noi, fratelli e sorelle, riconosciamo, come fece il centurione, che Gesù è il Figlio di Dio, contemplando il volto di quanti oggi, come lui, sono sfigurati dai colpi del male e del dolore.

Anche noi, come le donne, non temiamo la nostra fragilità, ma conserviamo il ricordo grato del bene che lui ci ha fatto e il desiderio di dimostrargli, come possiamo, il nostro affetto, prendendoci cura del suo corpo martoriato che sono i più poveri.

Anche noi viviamo quell’esperienza straordinaria dei discepoli i quali, superando se stessi e le proprie paure, uscirono dal chiuso e ricevettero dall’angelo l’annuncio che colui che non aveva pensato a salvare se stesso ma era rimasto fedele alla scelta di voler bene fino alla fine è risorto e vive. La sua vita, proprio perché spesa per gli altri e non risparmiata per sé stesso, è stata resa dal Padre più forte della morte.

 

Preghiere 

 

O Signore nostro Gesù Cristo, ti rendiamo gloria perché con la tua resurrezione hai vinto la morte e rendi chi ti resta vicino vittorioso sul male,

Noi ti preghiamo

  

Ti ringraziamo o Signore, perché qui nella tua casa riceviamo l’annuncio gioioso della vita che vince la morte. Aiutaci a non fuggire il male che vediamo attorno a noi, ma a vincerlo con la forza del tuo amore,

Noi ti preghiamo


O Signore Gesù, tu che dalla tomba sei sceso negli inferni per portarvi la salvezza della resurrezione, visita i luoghi di guerra e di dolore e risolleva quanti in essi sono prigionieri del male, perché trovino nella tua resurrezione la salvezza che attendono,

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Signore Gesù per tutti i tuoi discepoli ovunque dispersi e che in ogni parte della terra in questo giorno ti proclamano risorto. Fa’ che viviamo sempre in unità, come una famiglia radunata dalla tua Parola attorno all’unica mensa

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio perché tutti gli uomini che ancora non ti conoscono possano presto udire l’annuncio del Vangelo di resurrezione e, divenuti tuoi discepoli, essere rivestiti della forza del tuo amore

Noi ti preghiamo.

  

Guida e proteggi o Padre il nostro papa Francesco che annuncia al mondo il Vangelo e testimonia la forza invincibile del tuo amore. Sostienili nelle difficoltà, rendi la sua vita un segno eloquente della gioia della resurrezione,

Noi ti preghiamo


Triduo Pasquale: Venerdì santo, Adorazione della S. Croce - 7 aprile 2023

 

Dal libro del profeta Isaia 52, 13 - 53, 12

Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui
– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?

È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.

Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.

Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.

Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.

Salmo 30 - Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.
In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso;
difendimi per la tua giustizia.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.

Sono il rifiuto dei miei nemici
e persino dei miei vicini,
il terrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
Sono come un morto, lontano dal cuore;
sono come un coccio da gettare.

Ma io confido in te, Signore; +
dico: «Tu sei il mio Dio,
i miei giorni sono nelle tue mani».
Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori.

Sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Siate forti, rendete saldo il vostro cuore,
voi tutti che sperate nel Signore.

Dalla lettera agli Ebrei 4, 14-16; 5, 7-9

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno. [ Cristo, infatti, ] nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

 

Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
Per questo Dio lo ha esaltato
Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

Gv 18, 1-19, 42

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, Dicevamo giovedì come Gesù sceglie di voler bene ai suoi e al popolo di Gerusalemme fino in fondo. Il suo non è un rapporto “naturale”, di quelli che sono dovuti alle convenzioni sociali o alla convenienza, nemmeno è un rapporto frutto dell’abitudine o di un obbligo, piuttosto è una sua scelta ferma di legarsi a quelle persone, nonostante tutto e fino in fondo. Sembra proprio che Gesù, come anche il Padre, non sappia voler bene in altro modo che questo. Infatti nelle vicende descritte nell’Antico Testamento vediamo spesso come Dio rivendica l’aver scelto lui quel popolo e di amarlo in modo pieno, anche se questo non sempre sa essergli fedele. Infatti si dimentica di lui nei momenti di prova, o preferisce altri dei e idoli, ma Dio offre sempre al suo popolo una possibilità di tornare e non smette di offrire prove per convincerlo che il suo amore è per sempre.

Gesù fa lo stesso con i suoi, con le folle, con Gerusalemme.

La narrazione della passione del Signore occupa un grande spazio nei Vangeli. I discepoli nel raccogliere le memorie della loro vita con lui si rendono conto che essa è decisiva per comprendere il messaggio più importante, cioè che tipo di amore è quello di Dio per gli uomini. Gesù lo rende ancora più esplicito nella passione. Egli infatti davanti alle minacce che si addensavano su di lui non fugge via, come poteva fare, non si allontana dal pericolo. Sarebbe stato comprensibile, poteva approfittare di Pilato, il quale, ci dice il Vangelo, cercava un modo per farlo uscire da quella situazione in cui si era cacciato e per liberarlo. Gesù però non si allontana, ma resta vicino. Gesù fino alla fine è l’ ”Emmanuel”, cioè il “Dio con noi.

È vicino a Giuda, che già lo ha venduto al nemico, e lo chiama “Amico” quando viene con le guardie per arrestarlo.

È vicino a Pietro e dopo che questi lo ha rinnegato tre volte lo raggiunge con uno sguardo di perdono che gli permette di sopportare il peso enorme del suo tradimento.

È vicino alle folle, alle quali non si oppone rivendicando tutto quello che ha fatto per loro.

È vicino ai dodici che, al momento del suo arresto, egli difende dal pericolo di essere catturati anch’essi con lui, e poi, durante la passione sa che si sono dispersi per la paura, ma ad essi ha già dato appuntamento in Galilea, per rincontrarli dopo la resurrezione.

È vicino a Pilato, non ha parole di disprezzo per quel potente impaurito dalla folla e desideroso di non scontentare nessuno.

È vicino alle donne che lo incontrano lungo la via dolorosa e le invita a non piangere per lui ma per la fine che faranno i figli del popolo che stanno mettendo a morte la loro speranza e il loro futuro.

È vicino al ladro crocefisso con lui che invoca il suo aiuto, e lo accoglie con sé nel suo Regno.

Gesù nella passione dovrebbe essere quello al quale chi gli è vicino rivolge le sue attenzioni e cure, ma paradossalmente proprio allora, quando è inghiottivo dal vortice della violenza e della persecuzione, non smette di mostrare la sua vicinanza a quelli per i quali ha scelto. Egli non rivendica per sé attenzione o commiserazione, non si lamenta, non maledice, nemmeno si difende, ma continua, fino all’ultimo a mettere al centro della sua attenzione chi ha di fronte.

Cari fratelli e care sorelle, quanto è difficile per noi lasciarci amare da Dio come lui vuole. Il suo infatti è un amore che turba e spaventa, perché mentre si offre a noi, ci chiede di vivere anche noi come lui. Nella passione Gesù realizza pienamente quello che aveva detto ai discepoli: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. … Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. ... Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi.” (Gv 15) Per questo l’unico modo per evitarlo è metterlo a morte. Non basta rifiutare, bisogna inchiodarlo sulla croce e rinchiuderlo in una tomba sigillata da una pesante pietra.

È quello che facciamo anche noi.

È paradossale che nel racconto dei Vangeli della passione spesso Gesù risponde a chi lo interroga: “Tu lo dici.” Cioè Gesù smaschera che gli uomini sanno chi è lui e che l’unico interesse suo è per il nostro bene. Eppure nessuno è disposto a farsi volere bene da lui. È l’eterna contraddizione di un’umanità che conosce il proprio salvatore, lo ha incontrato ma non riesce ad accettare di farsi voler bene da lui che significa imitarlo.

Preghiamo in questa notte di passione e morte del Signore davanti al crocefisso che dall’alto vuole ancora una volta abbracciare il mondo e dimostrarsi vicino a ciascuno, perché accettiamo di fare nostro il suo modo di voler bene, perché non ci accontentiamo dei rapporti fragili e incerti di questo mondo, ma scegliamo, come lui ha fatto con noi, per voler bene a lui e ai nostri fratelli e sorelle. Lasciamoci intenerire il cuore e illuminare la mente. Da quella croce ci viene un esempio e quella vita che oggi ci sembra sprecata e gettata via senza motivo la contempleremo presto a Pasqua forte e piena di gioia, capace di restare ancora accanto a ciascuno, restituita a tutti quelli che hanno fatto proprio il modo di Dio di voler bene fino in fondo e nonostante tutto.

 

 


Triduo Pasquale: Giovedì Santo Lavanda dei piedi - Anno A - 6 aprile 2023

 



Dal libro dell’Esodo 12, 1-8. 11-14

«Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore! In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”».

 

Salmo  - Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.
Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

Dalla prima lettera di S. Paolo apostolo ai Corinzi 1 Cor 11, 23-26

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

 

Gloria e lode a te, o Signore, re di eterna gloria!
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi.
Gloria e lode a te, o Signore, re di eterna gloria!

Dal vangelo secondo Giovanni 13, 1-15

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».  

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, il vangelo di Giovanni che narra l’ultima cena di Gesù con i discepoli inizia con una notazione importante: “Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.” Possiamo dire che questo è il “titolo” di tutto il racconto della passione, morte e resurrezione di Gesù: il Signore va incontro alla sua morte perché ha voluto bene a quelli che aveva scelto di amare ed ora è il momento di mostrare loro cosa vuol dire voler bene fino alla fine, fino in fondo.

Dicevamo domenica che Gesù entra, rischiando molto, in Gerusalemme che non è la sua città, accompagnato dagli apostoli che lui ha scelto, anche se non avevano quasi nulla in comune con lui. È Gesù che ha “scelto” per i dodici ed ha scelto per la città di Gerusalemme, e in questa sua scelta per persone alle quali non è legato da vincoli sociali o familiari o di convenienza sta una grande parte della buona notizia che è venuto ad incarnare. Sì, perché si può essere legati a qualcuno per affinità di parentela o di vicinanza, o di lavoro e altri interessi, per convenienza o utilità, ma questi legami di per sé sono fragili, inconsistenti. Alla prova della vita si dissolvono nella dimenticanza o nel tradimento. Sono legami “naturali” ma passeggeri. Gesù è venuto a dirci che al di là di questi legami “naturali” esiste un legame forte e duraturo, che non si scioglie con la forza dell’abitudine o della convenienza, che non si dimentica, ed è il legame che unisce Dio agli uomini, un amore diverso da tutti gli altri perché è un legame che si sceglie. L’amore non è mai naturale, spontaneo, ma sempre frutto della scelta di legare la propria vita a quella dell’altro, e l’altro è Dio, e sono le sorelle e i fratelli.

Nel racconto della passione vediamo cosa resta dei legami “naturali”: la folla prima osanna e glorifica Gesù, vede in lui un liberatore e un leader al quale aderire, ma nel volgere di pochi giorni grida “crocifiggilo!” Probabilmente pensano che non gli conviene più legarsi a quel Rabbì galileo ora che è caduto in disgrazia ed è un detenuto qualunque; l’ammirazione diventa presto disprezzo. Eppure fra quella gente c’erano tanti che lo avevano ascoltato e avevano visto i suoi miracoli, ma non avevano scelto per lui.

Anche i suoi erano andati con lui a Gerusalemme pieni di audacia, intenzionati a seguirlo “fino alla morte”, ma poi nel momento della violenza e della paura sanno solo prendersela con chi non c’entra niente, il servitore del sommo sacerdote, e poi abbandonarlo e fuggire a nascondersi. Anche loro non avevano scelto per lui.

Già prima Pietro, quando Gesù si china per lavargli i piedi si ribella: che capo è uno che si abbassa fino a compiere i servizi più umili: non vale la pena seguire uno che non sa farsi rispettare, non incute timore reverenziale e non sa mantenere le distanze con i suoi sottoposti. Pietro ha paura del gesto di Gesù perché mette in discussione le gerarchie in cui ognuno occupa un posto prestabilito. Se tutto il sistema va all’aria a quali regole ci si può affidare nel rapportarsi agli altri?

Eppure per Gesù la gente di Gerusalemme, i dodici restano “i suoi” fino alla fine, anche dopo il tradimento, l’abbandono, la fuga, le grida contro di sé. Con il suo comportamento continua a proclamare come è l’amore di Dio per l’uomo: fino alla fine, anche quando non conviene, anche quando costa fatica, anche quando sembra inutile, anche quando non è obbligatorio.

In quell’ultima cena l’evangelista Giovanni tiene a sottolineare che “il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo”, eppure Gesù anche a lui lava i piedi, anche a lui offre il suo corpo e sangue, anche a lui porge il boccone dell’amico. E persino quando con un bacio Giuda lo tradisce il Signore lo chiama “amico”, forse in un ultimo estremo tentativo di fargli capire quanto gli vuole bene.

Care sorelle e cari fratelli, a quella tavola solo Gesù è unito ai suoi commensali non con un “legame naturale” ma con un amore frutto di una scelta che fa diventare gli altri “i suoi” e Gerusalemme “la sua città”, e fa di tutto per dimostrarlo. Le sue parole e i suoi gesti, che noi ripetiamo fedelmente ad ogni S. Messa, ci interpellano su che cosa lega noi a Dio e agli altri uomini e donne. Legami “naturali” di convenienza e consuetudine, di abitudine, di rispetto e stima, di consanguineità e parentela, di socialità, di rispetto gerarchico? Oppure ci lega un amore frutto dell’aver “scelto” per l’altro, come Dio ha scelto per ogni donna e ogni uomo, considerandoci suoi figli, essendo pronto ad affrontare qualunque ostacolo pur di non lasciar recidere un vincolo fortemente desiderato?

Preghiamo in questo giorno benedetto nel quale in modo così eloquente Gesù ancora una volta sceglie per noi di lasciarci intenerire dal suo modo speciale di volerci bene, perché seguendo il suo esempio prendiamo anche noi la decisione ferma e consapevole di scegliere per un amore che ogni giorno si rinnova nella fedeltà e nel servizio fraterno.

  

Preghiere 

 

O Signore Gesù che ti chini sui piedi dei tuoi discepoli, insegnaci la tua umiltà nel servizio affettuoso ai fratelli e alle sorelle,

Noi ti preghiamo

  

O Cristo che ami i tuoi fino alla fine, aiutaci a scegliere per gli altri e a voler bene a tutti in modo gratuito e senza condizioni,

Noi ti preghiamo

  

Ti ringraziamo o Signore perché ci inviti a nutrirci del tuo corpo e sangue per ottenere la salvezza, fa’ che ci accostiamo al tuo altare con animo generoso e gratuito,

Noi ti preghiamo

  

Sostienici nella nostra debolezza o Dio , fa’ che ti restiamo accanto come discepoli desiderosi di imparare da te ad amare fino alla fine senza chiedere nulla in cambio,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio del cielo per le nostre sorelle e i nostri fratelli, perché in questi giorni della tua passione e morte attendino tutti con perseveranza e fiducia la tua resurrezione

Noi ti preghiamo

  

Guarisci o Signore chi è malato, sostieni chi è debole, salva l’oppresso, difendi chi è vittima della guerra e della violenza dall’aggressione del male,

Noi ti preghiamo.

  

Proteggi o Dio del cielo tutti i tuoi figli ovunque dispersi, raccoglici in un’unica famiglia senza divisioni di lingua, cultura razza, perché il tuo nome proclamato con fede ci renda tutti fratelli e sorelle,

Noi ti preghiamo

  

Donaci o Signore il tuo amore, perché come figli ti restiamo vicini fin sotto la croce e non fuggiamo impauriti,

Noi ti preghiamo

sabato 1 aprile 2023

Domenica delle palme - Anno A - 2 aprile 2023

 

 


Dal libro del profeta Isaia 50,4-7

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.

 

Salmo 21 - Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?

 

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 2,6-11

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

 

Lode a te o Signore, re di eterna gloria!

Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte di croce.

Per questo Dio lo ha esaltato

Lode a te o Signore, re di eterna gloria!

 

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo


Mt 26,14 – 27,66

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato dalle parole dell’evangelista Matteo il racconto degli ultimi giorni di vita di Gesù, da quando il Signore entrò trionfalmente a Gerusalemme fino a quando, pochi giorni dopo, lo crocefissero e seppellirono dopo un sommario processo e un’ingiusta condanna.

Gesù torna a Gerusalemme nonostante sapesse che per lui la situazione nella città santa si faceva pericolosa. I discepoli stessi glielo avevano ricordato: “Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?” (Gv 11,8), ma, nonostante questo, il vangelo di Luca ci dice come “Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” (Lc 9, 51)

Gesù sceglie con decisione di entrare in Gerusalemme, anche se questa non è la sua città. Gesù è cresciuto in Galilea, provincia periferica della Palestina, terra di pescatori e pastori, anche se era nato a Betlemme, vicino Gerusalemme. Ma qui non era stato accolto e non aveva nemmeno trovato un luogo riparato per nascere.

Eppure Gesù “prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme.” La passione, morte e resurrezione di Gesù è il frutto della “ferma decisione” di Gesù.

D’altronde non è la prima volta che Gesù sceglie per gente con la quale non ha nulla a che fare. I dodici che lui ha chiamato uno ad uno e che lo seguono in tutto il suo ministero itinerante erano poveri pescatori, gente umile, si discute se sapessero nemmeno leggere e scrivere. Il suo gruppo non poteva certo competere con le confraternite più famose del tempo come i farisei, gente colta e profonda conoscitrice della Scrittura, o i sadducei, aristocratici e spirituali. Eppure Gesù li ha scelti e chiamati uno ad uno, proprio loro ha voluto con sé, anche se non erano gente affine a lui: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” dice infatti Gesù (Gv 15,16). 

Il Vangelo della passione di Gesù ci dà ben conto di quanto tenace e definitiva era la scelta di Gesù per quei suoi dodici compagni, con i quali condivide quell’ultimo intenso momento di intimità a cena dicendo loro: “Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione.” (Lc 22,14-15)

Ma anche quella narrazione degli ultimi giorni della vita di Gesù evidenzia quanto la scelta di Gesù per Gerusalemme e per i suoi abitanti sia forte, tanto che, ci dice Luca: “Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa dicendo: Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.” (Lc 19,41-42)

La Liturgia di oggi, con il lungo racconto della passione e morte di Gesù, pone a ciascuno di noi una domanda: Tu per chi hai scelto? Come Gesù non poteva entrare nella città santa se non per la “ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” così anche noi non possiamo entrare in questo tempo della settimana santa senza compiere una ferma decisione per lui e per i fratelli e sorelle.

Ma cosa voleva dire per Gesù scegliere fermamente per i suoi dodici, per Gerusalemme e per la sua gente?

La sua non è una manifestazione di coraggio e di volontà. Gesù non si propone come un super-eroe senza paura. Non vuole perseguire un piano politico rivoluzionario e instaurare un nuovo ordine sociale, né la sua decisione deriva da calcoli di convenienza e di opportunità, tutt’altro.

La scelta di Gesù è per continuare a voler bene fino in fondo al Padre e alla gente che ha difronte, proprio a partire da quelli che hanno meno a che vedere con lui per classe sociale, cultura, sensibilità, quelli che non lo hanno accolto fin dal momento della sua nascita e che non hanno mai nascosto la diffidenza e l’ostilità per lui. Con questa scelta vuole definitivamente mostrare che il suo amore è per tutti, nessuno escluso, persino l’ostile, l’indifferente, il nemico. Il suo voler bene è incondizionato, per chi non se lo merita, per chi non glielo ha chiesto, per chi lo ha rifiutato, per chi lo ha tradito e abbandonato; questo è il senso di quella ferma decisione di andare a Gerusalemme, nonostante tutto.

Noi possiamo capirlo bene, perché fra la gente di Gerusalemme ci siamo anche noi. Anche noi non abbiamo meritato né desiderato, e a volte nemmeno apprezzato la scelta decisa e testarda di Gesù di volerci bene fino in fondo. Anche noi abbiamo resistito a quel Signore che voleva entrare nella nostra città, cioè nella nostra vita, parlarci, mostrarci una via migliore e più umana, farsi nostro compagno fedele e affettuoso.

Oggi Gesù, di nuovo, ci chiede di lasciarlo entrare, di accoglierlo, di fare spazio alle sue parole e ai suoi gesti. Ci chiede di sederci con lui a tavola, di nutrirci di lui, di lasciarci lavare i piedi, di farci plasmare il cuore e la mente dal suo modo così speciale di voler bene fino a farsi umile servitore della nostra vita, fino in fondo.

Accogliamo in questi giorni Gesù che bussa alle porte del nostro cuore. Non facciamo vincere in noi la confusione e la fretta, diamo spazio e ascolto a lui che ci parla. Lo fa nei giorni della sua passione chiamandoci nella sua casa a rivivere con lui quei momenti intensi di amore e di dolore, con l’ascolto e la preghiera. Ci invita e ci attende a passare con lui qualche ora, come fece con gli apostoli nell’orto degli ulivi: “Sedetevi qui, mentre io prego … La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate” (Mc 14, 32-34)    

Cari fratelli e care sorelle, i giorni che si aprono sono decisivi per la nostra fede, non facciamoli trascorrere invano. Non cediamo alla tentazione di vivere un cristianesimo senza resurrezione, come dicevamo domenica scorsa, perché se non sappiamo seguire Gesù nel suo cammino verso la croce nemmeno condivideremo con lui la gioia della resurrezione e la libertà dalla schiavitù del male che con essa ci vuole donare.

  

Preghiere 

  

O Signore Gesù, ti abbiamo accolto festosi come il re della nostra vita agitando i rami di ulivo che abbiamo fra le mani. Aiutaci a non restare indifferenti al tuo amore fatto di parole e gesti buoni, perché sappiamo restarti vicino anche nei momenti difficili.

Noi ti preghiamo

  

O Padre che hai mandato il tuo figlio unigenito per salvare l’umanità intera, fa’ che in questi giorni sappiamo accogliere la sua richiesta di vegliare con lui e non lo abbandoniamo presi dal sonno di una vita banale e abitudinaria.

Noi ti preghiamo

 

O Cristo che sei Signore di tutti i tempi, ti siamo grati perché hai accettato di umiliarti e sottometterti alla forza del male senza fuggire dal dolore e dalla morte. Ti sei fatto compagno di tutti quelli che soffrono per il male e patiscono l’ingiustizia del mondo. Aiutali e consolali con la tua misericordia senza fine.

Noi ti preghiamo

  

O Padre del cielo ti preghiamo per tutti coloro che bussano alla porta del nostro cuore per cercare consolazione e sostegno. Per i poveri, per coloro che sono nel dolore, per chi è malato e ferito, per le vittime della guerra e della violenza

Noi ti preghiamo

 

O Signore Gesù che dalla croce hai perdonato coloro che ti stavano mettendo a morte, non guardare al nostro peccato, ma cancellalo con la grazia della tua misericordia infinita.

Noi ti preghiamo

  

Aiutaci o Signore Gesù a non difenderci dagli altri con l’aggressività delle spade, ma a conquistare la loro umanità con la bontà delle parole e la dolcezza del perdono.

Noi ti preghiamo

 

O Dio nostro Padre che dal cielo hai partecipato al dolore del tuo Figlio unigenito, sii compagno di tutti coloro che soffrono per la malattia, la miseria, la guerra. Accogli il loro grido e dona loro salvezza

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Signore per tutti coloro che in questi giorni nel mondo intero ti seguono sulla via dolorosa della tua passione, ascoltando la tua parola e celebrando la memoria dei tuoi ultimi giorni. Fa’ che sappiamo tutti essere testimoni del tuo amore che non fugge davanti alla sofferenza e la vince con l’amore.

Noi ti preghiamo.