sabato 20 gennaio 2024

III domenica del tempo ordinario, Festa della Parola di DIo - Anno B - 21 gennaio 2024

 

 


Dal libro del profeta Giona 3, 1-5. 10

Fu rivolta a Giona questa parola del Signore: «Alzati, va’ a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore. Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta». I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.

 

Salmo 24/25 - Fammi conoscere, Signore, le tue vie.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Ricordati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 7, 29-31

Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!

 

Alleluia, alleluia alleluia.

Il regno di Dio è vicino; 

convertitevi e credete nel Vangelo.

Alleluia, alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Marco 1, 14-20

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, celebriamo oggi in tutto il mondo la festa della Parola di Dio con la quale papa Francesco ha voluto ricordarci la centralità del dono forse più grande che fin dall’inizio Dio ha fatto al mondo e agli uomini. La Parola di Dio infatti, è bene ricordarcelo, prima che scritta è stata Parola pronunciata ed è agli inizi dell’esistenza di tutte le cose: “Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu.” (Gen 1,3). Anche le parole del Vangelo prima che una “lettura”, come siamo abituati a considerarlo, furono vita vissuta, voce che parlava, Gesù che operava. Per questo la Parola di Dio conserva il potere creatore di vita nuova: se essa è accolta e conservata, fa nascere vita nuova. La parabola del seminatore che getta la semente sulla strada, fra i rovi e poi sul terreno buono è stata narrata da Gesù proprio per farci capire questo: non basta che il seme sia gettato, e non basta nemmeno una buona disposizione d’animo, c’è bisogno che le due cose si incontrino perché un terreno buono produca frutti buoni. Questo avviene con un ascolto attento e disponibile. E il frutto, ricordiamoci sempre bene, non è qualche soddisfazione in più, è la salvezza della nostra vita che altrimenti va sprecata.

Questa festa ci viene incontro con la prima lettura dal libro del profeta Giona.

La sua storia ci narra come Dio si era fatto presente a lui e lo aveva invitato ad annunciare la sua Parola alla città di Ninive perché questa cambiasse il proprio comportamento violento: “Fu rivolta a Giona figlio di Amittai questa parola del Signore: «Alzati, va’ a Ninive la grande città e in essa proclama che la loro malizia è salita fino a me».” Dio con la sua Parola chiede a Giona un’assunzione di responsabilità perché ponga argine al dilagare del male in quella grande città, anche se essa è al di fuori del suo contesto culturale e religioso. La Parola richiama sempre ciascuno di noi alla responsabilità davanti al mondo e alle sue vicende, al di là dei confini del nostro contesto personale, e questo avviene perché essa fonda quella fraternità universale basata sulla unica e comune paternità di Dio. È il Padre che parla e quando la sua voce risuona si rinnova la fraternità: la sua Parola è rivolta a tutti allo stesso modo, ci convoca in una comunità unica, per questo quello che accade all’altro mi riguarda.

Come sappiamo Giona dapprima fugge da questo invito di Dio: pensa che ci si possa nascondere da questa realtà voltando le spalle. È l’idea, così diffusa anche fra noi, che la responsabilità della vita del fratello e della sorella è solo di chi ha un obbligo di assumerla, in realtà l’invito di Dio riguarda tutti e coinvolge ciascuno e chi lo ignora si riveste di una responsabilità ancora maggiore, quella di lasciare il male libero di agire nel mondo. Ricordiamo le parole di Gesù in Matteo 25: “ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere.” (45) L’accusa, motivo della condanna da parte di Gesù, è di “non aver fatto” qualcosa e non di “aver fatto qualcosa contro” qualcuno.

Alla fine però Giona si convince: accetta l’invito di Dio e va a Ninive, come abbiamo ascoltato nel brano odierno. Ed ecco che il profeta scopre qualcosa di straordinario. Egli, all’inizio, forse pensava di non essere all’altezza, di non avere le doti necessarie per provocare la conversione di una città intera, grande “tre giornate di cammino” da un estremo all’altro del suo territorio. Forse aveva paura delle conseguenze di un rifiuto: condanna, giudizio, persecuzione. O forse, più semplicemente era pigro e la salvezza di una città intera non gli sembrava un motivo abbastanza grande per spingerlo ad affrontare la fatica di varcare i confini del proprio piccolo mondo e di andare fin lì.

Sono più o meno le stesse motivazioni che spingono anche noi a non intervenire, a farci da parte, a non farci carico della responsabilità del bene del fratello e della sorella.

Ma ecco che basta che Giona cambi idea a accolga l’invito della Parola rivoltagli da Dio che, inaspettatamente, tutte le difficoltà paventate si risolvono: la tempesta è sedata, Giona è salvato dalla balena, e, soprattutto, quando Giona annuncia alla città di Ninive le parole che Dio gli ha affidato per lei, essa si converte, fa penitenza e si salva dalla distruzione.

Insomma quando Giona si fida della Parola scopre che la forza che è in essa è sufficiente a portare a termine la volontà di Dio. Non sono necessarie doti straordinarie, eroismi o chissà quali capacità: basta annunciare la Parola che Dio ci ha affidato. Sì perché è in essa la vera forza e basta metterla in pratica perché essa si sprigioni con abbondanza e trasformi la realtà.

Care sorelle e cari fratelli ogni anno questa festa ci riconsegna simbolicamente la Parola di Dio tutta intera, come un messaggio rivoltoci da Dio, non una lettera morta, come una parola efficace e non un’utopia irrealizzabile, come un invito paterno ad assumerci la responsabilità del bene e non una sterile denuncia che cade nel vuoto. Facciamola nostra mettendola in pratica, cioè facendo sì che sprigioni la forza che contiene. È un peccato sprecarla e accettare che parli invece con forza la parola di questo mondo che ci vuole insoddisfatti e impotenti.

 

 

 

Preghiere 

 

O Padre misericordioso e benigno, ti ringraziamo per il dono della tua Parola che riunisce l’umanità intera in un’unica famiglia. Fa’ che ascoltiamo e viviamo con essa per sempre

Noi ti preghiamo

  

Accogli o Dio onnipotente la nostra preghiera, perché tutti possano ascoltare la tua Parola e trarre da essa la forza per una vita rinnovata dal tuo amore.

Noi ti preghiamo

 

O Gesù che hai percorso le strade del mondo perché noi potessimo seguirti, fa’ che ascoltiamo il tuo invito a lasciare ciò che non vale e a legarci a te, ai fratelli e alle sorelle.

Noi ti preghiamo

  

O Spirito di amore, soffia nei nostri cuori, ispira le nostre azioni, perché non rimandiamo il momento della decisione, ma scegliamo subito di fidarci del Vangelo.

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio per tutti coloro che soffrono nel mondo: per i malati, i prigionieri, i disprezzati e i sofferenti. Fa’ che sappiamo essere loro fratelli e sorelle, portatori della consolazione di Cristo.

Noi ti preghiamo

  

Abbi pietà di noi o Signore perché spesso abbiamo cercato il nostro interesse e vantaggio, anche a discapito degli altri. Aiutaci a vivere un legame fraterno con tutti, perché cerchiamo il bene comune.

Noi ti preghiamo.

 

O Cristo Gesù, dai forza e coraggio alle comunità dei tuoi discepoli ovunque disperse nel mondo.

Fa’ che la loro presenza in ogni città sia segno di umanità e di vita vera.

Noi ti preghiamo

  

O Padre buono e misericordioso, ascolta l’invocazione di chi vive in guerra ed ha bisogno di aiuto, conforto e salvezza, perché presto si realizzi ovunque nel mondo il tuo regno di pace e di giustizia.

Noi ti preghiamo

sabato 13 gennaio 2024

II domenica del tempo ordinario - Anno B - 14 gennaio 2024

 


 

Dal primo libro di Samuele 3, 3b-10. 19

In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio. Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino ad allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: "Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta"». Samuèle andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: Samuèle, Samuèle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta». Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.

 

Salmo 39 - Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.

Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».

«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».

Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.  

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 6, 13c-15, 17-20

Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signo­re, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impu­rità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo! 

 

Alleluia, alleluia, alleluia.

Abbiamo trovato il Messia,

la grazia e la verità vengono per mezzo di lui.

Alleluia, alleluia, alleluia.

 

Dal vangelo secondo Giovanni 1,35-42

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbi - che, tradotto, significa maestro -, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui: erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa», che significa Pietro.

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, le letture di oggi ci raccontano la storia di alcune persone che si sentirono chiamare a seguire qualcuno e accolsero questo invito. È il caso di Samuele che nella notte ben tre volte sente una voce che lo chiama; poi il caso dei due discepoli di Giovanni che sentono il battista dire di Gesù che passa “Ecco l’agnello di Dio” e lo seguono, e infine il caso di Pietro, fratello di uno dei due discepoli di Giovanni, Andrea, che a sua volta segue l’esempio e le parole del fratello e va anche lui con Gesù.

Il comportamento di queste persone può sembrare strano: la loro non è una scelta avventata, come fanno a decidere di getto, senza sapere bene che vuol dire di seguire uno sconosciuto? Ci viene spontaneo chiedercelo, noi così spaventati dalle novità che anche un piccolo cambiamento ci sembra rischioso. Quei quattro invece non indugiarono, si lasciarono interrogare dall’incontro e dalle Parole del Signore. Diremmo con un termine tecnico che rispondono alla “vocazione”, cioè si sentirono chiamati a seguirlo.

Come nasce una tale decisione? Samuele ci mise un po’ per capire di cosa si trattava: confondeva il messaggio che gli era rivolto da Dio con una richiesta meramente umana. Anche noi spesso facciamo fatica a cogliere dietro le situazioni della vita, nella loro concretezza, la domanda di Dio a seguire lui e non il mondo, la normalità. Pensiamo ad esempio come reagiamo davanti ad una persona in difficoltà? Sentiamo che egli rappresenta una domanda per noi, la chiamata di Dio a fare qualcosa, a prendersi cura, ad agire per il suo bene, oppure, come faceva Samuele all’inizio, pensiamo che sia una cosa che riguarda Eli? Cioè, mi chiedo cosa posso fare io, o penso che ci deve essere qualcun altro che se ne deve occupare?

Samuele ebbe bisogno di essere istruito da Eli, che gli suggerì l’atteggiamento giusto per accogliere e non sfuggire quella domanda e rispondere a Dio, ed anche i due discepoli di Giovanni seguirono Gesù grazie all’indicazione chiara del loro maestro che riconobbe il Signore e glielo indicò esplicitamente. Infine Pietro andò da Gesù perché glielo propose suo fratello Andrea che lo aveva già incontrato.

La Scrittura oggi ci dice che c’è bisogno di qualcuno che accompagni il fratello, l’amico all’incontro con Gesù perché possa diventare suo discepolo, qualcuno che glielo indichi, che gli suggerisca come riconoscerlo e come comprendere la sua domanda. Cioè non si incontra il Signore da soli, perché da soli non si è capaci di comprendere che Gesù mi rivolge una domanda. Tutti abbiamo bisogno dei fratelli e delle sorelle, della testimonianza di chi ha già incontrato il Signore, di chi ha cominciato a seguirlo, di chi ci prova ad ascoltarlo e a farsene discepolo. Il loro esempio ci dà coraggio e ci conferma nel fare anche noi la stessa scelta.

Non si tratta di avere maestri che dicano cosa fare, l’unico Maestro è Gesù, ma dei testimoni e compagni che camminano con noi. Per questo non convincono quelli che dicono di credere in Dio, ma di non avere bisogno di nessuno che li aiuti a seguirlo, di saper trovare da soli la propria strada che porta a lui. Forse hanno un’idea falsa della Chiesa, come un’istituzione che indottrina e irreggimenta, che dice cosa fare e cosa non fare, mentre invece essa è la famiglia di quanti ritengono importante conoscere Gesù, così da saperne cogliere la domanda rivolta a ciascuno e da sapersi sostenere l’un l’altro per restare fedeli in questo impegno. Chi crede di poter fare tutto da solo ha una idea smisurata nelle proprie capacità, si crede infallibile e con una volontà incrollabile. Cioè tutto il contrario di quello che è il discepolo di Gesù: sempre bisognoso di essere accompagnato e sostenuto, innanzitutto da Dio, ma anche dai fratelli e dalle sorelle.

Ma una volta riconosciuta la domanda del Signore a farsi suoi discepoli, cosa vuol dire vivere come tali? Dice la Scrittura di Samuele: “Samuele crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole”. Questa fu l’eccezionalità di quel ragazzo: la sua crescita consisteva nell’essere docile a quello che Dio gli diceva. Così come anche di Pietro il Vangelo ci riferisce le parole: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla, ma sulla tua parola getterò le reti.” (Lc 5,5).

Fratelli e sorelle precisamente questa è la forza dei discepoli: non le loro doti eccezionali, ma il non lasciare cadere nel vuoto le parole di Dio e su di esse fondare le proprie scelte. L’obbedienza a quello che ci viene insegnato nel mondo ci rende disumani, la docilità alla Parola del Signore ci mantiene umani, perché vulnerabili davanti alle domande dei fratelli e delle sorelle.

Non c’è nemmeno bisogno di una preparazione particolare per cominciare a seguirlo. Ai discepoli che chiedono maggiori dettagli infatti Gesù non si ferma a dare loro una formazione specifica con motivazioni convincenti, ma dice semplicemente: “Venite e vedrete”. Il Vangelo lo si capisce vivendolo, il Signore lo si conosce seguendolo, il cammino che ci porta a lui si rischiara percorrendolo. È il segreto del cristianesimo, non una dottrina né una teoria da capire prima, ma una vita utile agli altri da vivere fin da subito in compagnia di Gesù.

Anche a noi oggi la Scrittura, come Giovanni battista ai suoi, indica Gesù come un agnello mite. Crediamo che valga la pena seguirlo, o vogliamo più garanzie e spiegazioni per essere convinti a dargli retta? Ma l’unica garanzia sicura della bontà della via è il Vangelo, la buona notizia che Dio ci vuol bene fino alla fine, fino all’umiliazione, fino a nascere piccolo e indifeso per stare con noi. Questo è l’unico “argomento” che Gesù conosce per convincere i suoi discepoli della bontà della sua chiamata, e i fratelli e le sorelle che oggi, o nel passato, lo hanno sperimentato sono le testimonianze sicure della veridicità di quelle parole. Ringraziamo allora Dio che ha voluto che il suo messaggio fosse incarnato non in pochi, isolati eroi, ma in un popolo di discepoli, deboli, semplici, ma attratti da un amore che altrove non possono trovare.

 

Preghiere 

 

Signore Gesù che ci chiami a seguirti per trovare la nostra salvezza, fa’ che accogliamo l’invito a percorrere le tue vie nella vita di ogni giorno.

Noi ti preghiamo

  

O Cristo Signore che ti sei presentato mite e umile come un agnello, aiutaci a seguirti per divenire anche noi uomini e donne vulnerabili alle domande delle sorelle e dei fratelli.

Noi ti preghiamo

 

O Dio che non abbandoni l’umanità sui sentieri che non portano a nulla, ma li raduni sulle tue vie, guida anche noi ad amarti e servirti nei fratelli e nelle sorelle.

Noi ti preghiamo

  

O Padre di eterna bontà, fa’ che non spendiamo la nostra vita per ciò che non vale: orgoglio, egoismi e vani interessi. Aiutaci a seguirti nel cammino dell’umiltà che conduce ad una vita veramente umana.

Noi ti preghiamo

 

O Cristo pastore della nostra vita, perdona la durezza dei nostri cuori e la piccolezza dei nostri sentimenti. Donaci la forza di rifiutare la normalità degli insegnamenti mondani, per compiere i gesti e pronunciare le parole del tuo amore.

Noi ti preghiamo

  

O Gesù, addolcisci l’animo di chi in queste ore combatte nei luoghi in cui infuriano le guerre. Dai riparo a chi è minacciato di morte, consola i feriti e i sofferenti, ispira sentimenti di pace e riconciliazione nei cuori di tutti.

Noi ti preghiamo.

 

O Dio che ci raduni nella tua casa per ascoltare la tua Parola e nutrirci del tuo corpo, fa’ che sappiamo uscirne rinnovati. Donaci di essere un segno della tua presenza in mezzo alla gente della nostra città.

Noi ti preghiamo

  

O Spirito di sapienza, scendi nella vita di tutti i cristiani del mondo, perché le loro azioni siano ovunque ispirate dal desiderio di affrettare la venuta del tuo Regno di pace e di giustizia.

Noi ti preghiamo

domenica 7 gennaio 2024

Battesimo del Signore - Anno B - 7 gennaio 2024

 


 Dal libro del profeta Isaia 55, 1-11

Così dice il Signore: «O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un’alleanza eterna, i favori assicurati a Davide. Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni. Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti onora. Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:  non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».

 

Is 12,2-6 - Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza.

 Ecco, Dio è la mia salvezza;

io avrò fiducia, non avrò timore,

perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.

 

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,

le conosca tutta la terra.

Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,

perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

 

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 5, 1-9

Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio. 

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Ecco l’agnello di Dio,

colui che toglie il peccato del mondo!
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 1, 7-11

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, questa domenica conclude il tempo liturgico del Natale con la memoria del battesimo di Gesù. È questo un episodio importante nella vita del Signore perché dopo i lunghi anni di vita nascosta, passata inosservata e della quale non sappiamo nulla, ecco che si apre una nuova fase della sua esistenza, inaugurata dalla solenne manifestazione di lui attraverso le parole del Padre: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Il luogo di questa manifestazione di Gesù è il Giordano dove tanti andavano da Giovanni a farsi battezzare. Anche Gesù va. Egli scende fino alla profonda depressione nella quale scorre il piccolo fiume, e, come ogni momento decisivo della sua esistenza, anche questo è caratterizzato dalla “discesa” del Signore. Infatti la sua nascita segna la discesa del Figlio dal cielo; il battesimo è discesa fino al Giordano e poi immersione nelle sue acque, e infine a Pasqua il Signore discende fino agli inferi per proclamare anche in quella profondità remota la sua resurrezione e liberare quanti vi erano rinchiusi. La vita di Gesù è sotto il segno dell’abbassamento, della discesa, proprio a significare quell’umiltà di un Dio che non disdegna persino di assumere la natura umana per manifestarci la sua vicinanza.

Giovanni è così colpito da questa “discesa” del Figlio di Dio che vorrebbe impedirla: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?» (Mt 3, 14), ma Gesù lo invita a compiere quel gesto con il quale i Vangeli aprono il racconto della vita di Gesù adulto.

Care sorelle e cari fratelli in Gesù Dio si manifesta per colui che veramente è: non un dominatore che impone, ma un padre che ama e che sceglie l’umiltà come via per raggiungere ugni uomo.

Che via è mai questa? È una via difficile, lenta, fa fatica a imporsi, rischia di non essere capita e di essere disdegnata. È la via del perdente, del piccolo, del povero, di colui che non ha armi e potere. Eppure è l’unica che Dio percorre, perché sa che non c’è altra via per conquistare il cuore e non solo la mente delle persone, di far capire chi è veramente, un padre e non un dominatore.

Davanti a tutto ciò è facile pensare che questa via non è per noi, è troppo poco per fidarci di lui: che garanzie ci offre? Perché affidarsi ad uno così, che ha scelto questo modo per presentarsi all’umanità?

Il profeta Isaia nel brano che abbiamo ascoltato rivolge agli uomini l’appello accorato di Dio: “Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti.” È la constatazione disarmata che l’umanità cerca di saziare la propria fame di considerazione, di essere importante per qualcuno, di raggiungere una condizione di equilibrio e serenità spendendo il capitale della propria esistenza per ciò che non sfama: il successo, il benessere, il senso di superiorità sull’altro. E vediamo nel mondo a cosa porta questa spasmodica ricerca di imporre se stesso, di mettere al centro la soddisfazione del proprio io: guerre, ingiustizie, disuguaglianze, odi, razzismi, sopraffazioni, distruzione delle risorse naturali sfruttate in modo irresponsabile.

È il risultato triste della ricerca di sfamarsi con ciò che non sazia. E infatti il potere, la ricchezza, il successo, il possesso delle cose non basta mai: entrati in questa logica si vive in una spirale che non finisce mai e si autoalimenta, c’è sempre bisogno di più.

E così l’uomo crede di vincere, ma perde la vita per ciò che non vale.

Davanti a tutto ciò Isaia proclama che ciò che veramente sazia la nostra fame è un cibo gratuito, che ci è donato. Ciò che porta alla soddisfazione di una vita piena è alla portata di tutti perché Dio stesso ce lo offre senza chiedere nulla in cambio. Ciò che ci rende vittoriosi davanti al mondo impazzito che corre dietro a considerazione e benessere ci è donato senza doverlo strappare a nessuno, se solo ci fidiamo di un Dio che si abbassa fino a noi, che scende giù al Giordano, un Dio che ci guarda dal basso. Sì, c’è bisogno di un atto di fiducia in quella persona disarmata, umile e mite ma che manifesta la vera natura di Dio. Egli non si impone, non porta vanti se stesso, non promuove il proprio messaggio con tecniche accattivanti e di successo, chiede solo di fidarsi di lui, della sua via. E la sua via la proclama il Padre, con la sua voce potente dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento.” È la via dell’amore. Gesù è “l’amato”, cioè la sua forza è l’amore di Dio, il suo messaggio, la sua prospettiva, tutto ciò che ha che conta è l’amore del Padre che egli riceve e ricambia e manifesta per ogni creatura.

Oggi anche noi siamo invitati a entrare nel Giordano, questa corrente dell’amore di Dio che è riversata con umile semplicità. A noi è chiesto solo di fidarci di lui, una persona disarmata e mite ma dall’amore che trascina e guarisce, sazia ogni fame e riempie ogni vuoto, se lo accogliamo. Sì bisogna fidarci, e questa è la avera vittoria, come dice S. Giovanni: “questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede”. Vinciamo su tutto ciò che rende schiavi e non sazia, che attrae ma non concede nulla, che fa spendere tutto per non ricavare niente. La nostra vittoria è a portata di mano di tutti, è in quella persona che dal basso, inginocchiato nel Giordano ci manifesta il vero potere che è l’amore di Dio.

 

Preghiere 

 

O Cristo Gesù che chinasti umilmente il capo per ricevere il battesimo da Giovanni, aiutaci a vivere senza orgoglio e vanagloria. Fa’ che la nostra vita segua il tuo esempio di uomo mite e umile di cuore.

Noi ti preghiamo

 

 O Signore, in questi tempi così segnati dalla guerra fa’ che il male non vinca sulla vita degli uomini. Argina le ondate di odio e placa le correnti di violenza perché possa prevalere il bene supremo della pace.

Noi ti preghiamo

 

Dio nostro Padre, aiutaci a riconoscere che nella nostra vita hanno ancora tanto spazio sentimenti di orgoglio e di egoismo. Fa’ che torniamo da te per riscoprirci figli tuoi, fratelli della famiglia umana.

Noi ti preghiamo

 

Come i pastori di Betlemme, aiutaci o Signore a riconoscere in te il re della pace. Fa’ che ti cerchiamo non nell’orgoglio della forza, ma nella mitezza pacifica e umile del Vangelo.

Noi ti preghiamo

 

Signore Gesù che sei la Parola fatta carne, insegnaci ad ascoltarti sempre con cuore disponibile e aperto, perché siamo riempiti dalla potenza del tuo amore che dà la vita che non finisce.

Noi ti preghiamo

  

O Spirito santo che sei l’amore del Padre,

scendi nei nostri cuori ed insegnaci a vivere come Dio vuole. Donaci parole e gesti buoni, mostraci le vie della pace e del perdono, indicaci il bene per cui vale la pena spendere la vita.

Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Padre santo di accogliere e proteggere tutti quelli che sono nel bisogno e nel dolore: per chi è malato, anziano, straniero e senza casa,

Noi ti preghiamo

  

Signore Gesù, Figlio unigenito che hai accettato di nascere sulla terra e vivere per salvare tutti, fa’ che ogni uomo possa presto ascoltare la tua Parola e metterla in pratica.

Noi ti preghiamo


 

sabato 6 gennaio 2024

Epifania di Nostro Signore - Anno B - 6 gennaio 2024

 


 

Dal libro del profeta Isaia 60,1-6

Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore.

 

Salmo 71 - Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.

I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 3,2-3a.5-6

Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Abbiamo visto la tua stella in oriente
e siamo venuti per adorare il Signore
Alleluia, alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Matteo 2,1-12

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

 

Commento


Cari fratelli e care sorelle, a Natale Dio che si fa uomo sceglie di farsi visibile e udibile da tutti, eppure solo pochi si accorgono della sua presenza, solamente quelli che si sono mossi per cercarlo: i pastori e i magi. Gli uni si sono mossi nel buio della notte, i secondi dal lontano Oriente, tutti sono usciti fuori dai loro luoghi abituali, dai percorsi di sempre, dalle situazioni già note, dagli ambienti a loro familiari. Non era senza rischi affrontare un viaggio imprevisto e un itinerario non programmato, eppure sono andati.

Come mai? Cosa li ha spinti?

«Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere» (Lc 2,15) si dicono i pastori al vedere e all’udire gli angeli che gli rivelavano la nascita di un Salvatore. “Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo” dicono i Magi ad Erode.

Sia i pastori che i magi hanno visto una novità grande, un segno nuovo, ed hanno colto in esso l’invito ad intraprendere un viaggio, ad uscire da casa e partire.

Anche altri hanno saputo che stava avvenendo qualcosa di straordinario e unico, ma sono colti dal timore: quelli che non hanno aperto le porte di casa ad una coppia di viandanti in difficoltà, Maria che doveva partorire; i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo interrogati da Erode, ed il re stesso messo al corrente da loro. In tutti loro vince la paura: “All’udire questo il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.” La paura impedisce di uscire ed andare, di incontrare il Salvatore, di cambiare i piani già fatti e andare incontro alla novità.

Cari fratelli e care sorelle, la novità fa paura. Quante volte nella nostra vita abbiamo preferito percorrere le vie note del già conosciuto e sperimentato, di ciò che appare normale. Quante volte abbiamo pensato che arrischiarci su terreni nuovi e su strade mai percorse, che affrontare situazioni e ambienti diversi dal nostro poteva essere una novità pericolosa?

Eppure i pastori e i magi lo hanno fatto, rischiando la delusione o la figuraccia, di perdere tempo e di rimetterci, ma alla fine quella novità si è rivelata la loro salvezza, anzi la salvezza che era venuta per tutti. Si, perché il Signore Gesù è il salvatore del mondo, ma la sua salvezza è di chi lo incontra e non ha paura della novità che egli viene a portare nel mondo.

Care sorelle e cari fratelli, la storia in ogni epoca presenta la novità di una realtà che prima non c’era e che si affaccia alla vita degli uomini. Alcune sono novità positive, altre invece negative, ma in ogni caso in esse si trova l’opportunità dell’incontro salvifico col Signore che nasce ancora una volta in modo diverso, se noi abbiamo l’audacia di andargli incontro senza far vincere le paure.

Davanti alle novità è istintivo pensare che il già noto, il vecchio è meglio. Ogni generazione pensa che il  mondo del proprio passato era meglio di quello di oggi. Lo hanno pensato i nostri nonni del mondo dei nostri genitori, lo hanno pensato i nostri genitori del nostro mondo, ed ora lo pensiamo anche noi del mondo dei nostri figli. Se viviamo con lo sguardo rivolto al passato già conosciuto, spaventati e timorosi del futuro che non conosciamo, ogni novità appare minacciosa e fonte di paura. Ma se non andiamo incontro alla novità l’incontro col Signore non si realizza, ce lo dicono l’esperienza dei pastori e dei magi.

Ma come andare incontro alla novità senza averne paura?

Innanzitutto bisogna saper volgere il proprio sguardo oltre, ai segni che ci giungono dal cielo: lo hanno fatto i pastori, vedendo gli angeli annunciare la nascita di Gesù, e altrettanto i magi con la stella. Cioè non bisogna limitarsi a guardare in basso il piccolo mondo e il piccolo presente, dobbiamo cogliere nelle novità della storia la direzione che Dio ci indica, attraverso i segni e le parole della Scrittura. Questo ci permette di vivere le novità come una domanda che ci interpella a mettere alla prova la nostra fede nel nuovo scenario, per non vivere di nostalgia per un passato felice, lamentosi e maledicendo il presente.

Poi dobbiamo saper offrire alle novità della storia il meglio di noi stessi. I pastori ci sono rappresentati dalla tradizione popolare mentre portano a Gesù agnelli, formaggio, i frutti preziosi del loro lavoro, e lo stesso fanno i magi donando al bambino oro, incenso e mirra. Di nuovo non dobbiamo aver paura di offrire ciò che abbiamo di più prezioso e che l’istinto ci porta a conservare gelosamente per se stessi: il proprio tempo, le risorse, l’aiuto concreto.

I pastori e i magi invece se ne tornarono da quell’incontro felici e rinnovati. I primi “dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori.” La loro felicità li ripaga dello sforzo fatto di uscire di notte e attraversare il buio dell’incognito per incontrare un bambino e dimostrano il loro entusiasmo nel dire quello che hanno visto a tutti. I secondi invece tornano per una strada diversa, che non è quella di prima che era passata per i palazzi consolidati dal potere. Vogliono difendere la novità che hanno conosciuto e che ha fatto emergere da loro i doni più belli che avrebbero mai potuto portare a qualcuno, e astutamente nascondono la novità a Erode perché non la spenga col suo odio violento.

Cari fratelli e care sorelle, torniamo anche noi da questo Natale con un cuore rinnovato. L’incontro con lui sia per noi l’occasione per non temere più la novità di qualcosa che vuole nascere, una salvezza che ci chiede di fare strade nuove per andarle incontro e che non si trova se non la si cerca con audacia.


Preghiere 

 

O Dio vieni presto a dissipare il buio di questo mondo: la malattia, la guerra, la povertà. Possa la forza del tuo amore trasformarlo e aprire la vita degli uomini ad un futuro rinnovato,

Noi ti preghiamo

  

Perdonaci o Signore quando nascondiamo la luce della tua Parola, chiudendo i nostri cuori all’ascolto sincero e disponibile del Vangelo. Fa’ che ci confrontiamo con fiducia con esso perché illumini i nostri passi,

Noi ti preghiamo

 

Dissipa, o Dio misericordioso, le tenebre dell’odio e della violenza che suscitano guerra e terrorismo in tante parti del mondo. Ispira sentimenti di pace e di riconciliazione in chi oggi combatte e uccide,

Noi ti preghiamo

  

Guarisci o Padre tutti i malati nel corpo e nello spirito, fa’ che ogni debolezza e sofferenza trovino in te consolazione, sostegno e guarigione,

Noi ti preghiamo

 

L’annuncio della tua nascita giunga o Signore Gesù in ogni angolo della terra e porti luce e calore dove ora c’è buio e freddezza. Per chi non ti conosce e non ti ama,

Noi ti preghiamo

  

Rafforza in ognuno di noi, o Signore Gesù, il desiderio di uscire dalla vita di sempre e di incamminarci verso di te. Donaci di vivere in tua compagnia vincendo le paure che ci allontanato dalla novità grande della tua nascita,

Noi ti preghiamo.

lunedì 1 gennaio 2024

Festa di Maria Madre del Signore - Anno B - 1 gennaio 2024

 

 


Dal libro dei Numeri 6,22-27  

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

 

Salmo 66 - Dio abbia pietà di noi e ci benedica.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;

perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino, +
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.
Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati 4,4-7

Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli.  E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Dio ha parlato ai padri per mezzo dei profeti;
a noi parla per mezzo del Figlio.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 2,16-21

In quel tempo, i pastori andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.  Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo. 


Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, Apriamo oggi un nuovo anno e con il nostro riunirci nella preghiera vogliamo ribadire l’augurio di un tempo di gioia, ponendolo sotto lo sguardo benedicente di Dio. Lo abbiamo ascoltato nella prima lettura: Dio è benedizione per il popolo che si pone sotto la protezione del suo Nome, ed essa si manifesta innanzitutto nella pace.

E in effetti la nostra è l’unica grande religione che chiama i suoi fedeli con il nome stesso di Dio: “cristiani”. Non è un caso. Il nome nella sensibilità antica aveva un significato pregnante, diceva l’essenza della cosa e della persona. Dirsi cristiano è allora definire la propria essenza con il nome che Dio ha scelto per essere il più vicino possibile agli uomini, cioè facendosi come loro. È proprio questa prossimità di Dio che ci permette di trovare la nostra pace. Infatti a Natale Gesù è presentato dagli angeli come il “principe della pace”, cioè come colui che viene a liberare il suo popolo dalla schiavitù dello spirito di contesa, contrapposizione, oppressione e separazione che divide gli uomini e le donne fra di loro e da Dio.

Per questo oggi la chiesa celebra la giornata mondiale della pace, proprio perché quello che è vero per ciascuno individualmente, cioè il trovare la pace nell’essere definito dal proprio rapporto con il “Dio vicino” che è Cristo, divenga anche il paradigma del rapporto tra i popoli. Sappiamo quanto il mondo è percorso da fiumi di guerra che improvvisamente si allargano e sommergono interi popoli. Un mare di guerra lambisce milioni di persone innocenti vittime del male assoluto che sono i conflitti.

Noi che, per grazia di Dio, siamo da lungo tempo, circa 74 anni, immuni dal dominio della guerra. In molti paesi le generazioni oggi adulte sono nate e vissute sempre in guerra, come in Afghanistan, in Terra Santa, in Somalia, in Messico (guerra del narcotraffico).

Da questo capiamo che c’è un bisogno impellente di mettere il mondo intero “sotto il nome di Dio”, come dice la formula di benedizione del libro dei Numeri, perché è l’unica garanzia di poter viere in pace.

Fratelli e sorelle, forse mai come oggi la realtà della guerra ci è vicina, ne udiamo gli echi alle porte della nostra società e in qualche modo ne siamo coinvolti. Rischiamo di accettare come normale il dominio di una cultura della guerra che divide il mondo in nemici e alleati e vede nelle armi un normale mezzo con cui ci si relaziona agli altri. Chi pensa più che le armi non dovrebbero esistere? Chi si scandalizza che enormi quantità di risorse sono usate per costruire strumenti di morte invece che favorire la vita? Papa Francesco l’ha affermato ripetutamente in queste settimane.

I conflitti nascono da una cultura di guerra che si alimenta in tempo di pace. Anche da noi abbiamo assistito negli ultimi anni ad un incremento di conflittualità, ad un crescere di rabbia che non trova lo sbocco in progetti politici e culturali nuovi. L’unica risposta sembra quella di un aumento della cultura dello scontro e del nemico.

Ciascuno di noi può sconfiggere la cultura del conflitto, operando dentro di sé e attorno a sé atteggiamenti, scelte, sentimenti di incontro e inclusione, di incontro e dialogo fraterno. Noi cristiani possiamo dire che veramente ogni uomo e ogni donna sono mio fratello, mia sorella perché siamo tutti figli di un unico Dio che ci ha dato il suo nome, perché anche noi possiamo chiamarci non più figli del mondo, figli della cultura della guerra, figli dello spirito bellicoso del nostro tempo, ma figli di Dio.

La liturgia di oggi ci propone l’esempio di Maria come colei che accettò di farsi figlia del suo stesso figlio, discepola di colui che, secondo le logiche del mondo, sarebbe dovuto essere sottomesso a lei.

Lo vediamo in modo eclatante in un’occasione tutta speciale, la prima volta che Gesù compì un miracolo. Conosciamo tutti bene la storia: Maria e Gesù sono invitati ad una festa di matrimonio, e ad un certo punto il vino finisce. Maria chiede a Gesù di fare qualcosa: glielo chiede come una madre ad un figlio dal quale si aspetta sottomissione e obbedienza. Ma Gesù non accetta questo tipo di vincolo dettato dalle logiche di dominio. Egli invece si fa docile e opera il miracolo quando Maria si propone come discepola e dice ai camerieri del banchetto: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”, cioè siate discepoli.

Fratelli e sorelle, come Maria anche noi accettiamo di farci figli della gratuità umile e benigna, che non cerca di dominare né di ricevere in contraccambio che è l’amore che Gesù ha vissuto e insegnato. Realizzeremo quella rinascita nello Spirito che Paolo ci suggerisce, che libera dalla schiavitù delle logiche di potere, delle paure ad essa legate e ci dona di vivere la vera pace.

   


Preghiere 

 

O Signore che sei nato da Maria, fa’ che anche noi sappiamo accoglierti come fece lei e portarti con noi per tutta la vita.

Noi ti preghiamo

 

 

O Cristo Gesù ti preghiamo in questo giorno per tutte le madri in difficoltà. Fa’ che ognuna sappia trovare il modo di accogliere con amore e disponibilità la vita che nasce da sé. Fa che trovino sempre accanto a sé qualcuno disposto ad aiutarle.

Noi ti preghiamo

 

 

O Signore, fonte inesauribile di ogni bene, che appena nato sei stato visitato dai pastori, fa’ che anche noi veniamo da te per ricevere una vita rinnovata dal tuo amore e la speranza di un futuro di pace.

Noi ti preghiamo

 

 

Dio Padre onnipotente che hai tanto amato il mondo da dare il tuo figlio unigenito, guarda con bontà a noi tuoi figli, perché nonostante il nostro peccato sappiamo accogliere con gioia la salvezza che ci hai mandato nel Signore Gesù.

Noi ti preghiamo

 

 

Dio del cielo manda in tutte le terre la benedizione più grande che è la pace. Ti preghiamo per tutti i Paesi in cui oggi c’è guerra e violenza. Fa’ che regni ovunque concordia e unità fra i popoli.

Noi ti preghiamo

 

O Dio proteggi e benedici tutti coloro che hanno bisogno di aiuto: i malati, i sofferenti, i prigionieri, i senza casa, i condannati a morte, i profughi. Dona a tutti consolazione e  salvezza dal male.

Noi ti preghiamo