domenica 29 agosto 2010

XXII domenica del tempo ordinario - anno C - 29 agosto 2010

Dal libro del Siracide 3, 19-21.30-31
Figlio, compi le tue opere con mitezza, e sarai amato più di un uomo generoso. Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore. Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti. Perché grande è la potenza del Signore, e dagli umili egli è glorificato. Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio, perché in lui è radicata la pianta del male. Il cuore sapiente medita le parabole, un orecchio attento è quanto desidera il saggio.

Salmo 67 - Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.
I giusti si rallegrano, +
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:
Signore è il suo nome.

Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri.

Pioggia abbondante hai riversato, o Dio, +
la tua esausta eredità tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontà,
hai reso sicura per il povero, o Dio.
Dalla lettera agli Ebrei 12, 18-19.22-24
Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola. Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.

Alleluia, alleluia, alleluia.
Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore,
e imparate da me, che sono mite e umile di cuore.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 14, 1. 7-14
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Commento
Care sorelle e cari fratelli, domenica scorsa dicevamo che il Signore ci invita ad entrare nel suo Regno attraverso la porta stretta che è la sua persona mite e umile di cuore. Una porta che è piccola non perché vuole escludere qualcuno, ma perché è della dimensione vera dell’uomo, troppo spesso gonfio del suo orgoglio e ingombro del carico pesante di giudizi, abitudini e inimicizie.
Oggi di nuovo la Scrittura ci propone di riflettere sulla “dimensione” dell’uomo, cioè sul giudizio che ciascuno ha di sé, circa la propria grandezza o piccolezza. La Parola di Dio ci suggerisce di non avere un senso troppo alto di sé, di non inorgoglirci, di non cercare di prevalere per ottenere il primo posto, ma di essere umili.
Nel mondo di oggi vige la legge in base alla quale vince chi è più forte e chi sa farsi valere, chi invece appare remissivo e umile soccombe. Per questo vogliamo sempre mostrare un volto più forte e una dimensione più alta. Ma in fondo che male c’è ?
Il fatto è che quando ci inorgogliamo riempiamo tutta la vita di noi stessi e non esiste più spazio per gli altri.
Chi ha un senso di sé alto non trova motivo per far spazio alla vita di qualcun altro, non gli interessa e non ne ha bisogno.
Chi è orgoglioso e vuole sempre primeggiare vede negli altri una minaccia, dei potenziali rivali, qualcuno da cui difendersi.
Per chi si vanta delle proprie qualità e doti gli altri servono solo a confermare il proprio essere a posto in un continuo confronto in cui vengono messi in risalto i difetti e gli errori altrui.
E così via: chi si sente grande esclude e allontana gli altri, per questo la Scrittura invita ad un senso umile di sé: “Quanto più sei grande, tanto più fatti umile”.
Ci chiediamo: ma cosa vuol dire essere umile, farsi piccolo, “occupare l’ultimo posto” come dice il Vangelo? Spesso i cristiani hanno interpretato questo come l’invito a mettersi da parte, ad essere dimessi, a condurre una vita scialba e senza passioni forti. Ma non è questa la piccolezza del Vangelo. Gesù che si definisce “mite e umile di cuore” e dice di sé di stare al mondo come “uno che serve” non rinuncia per questo alla sua missione di salvezza dell’umanità tutta, anzi, la sua vita ha quella nota eroica, cosmica, universale che dovrebbe caratterizzare la vita di ogni cristiano. No, la sua piccolezza non è nel condurre una vita dimessa e normale, senza eccessi e modesta, come invece tanti vorrebbero ridurlo, ma essere piccolo per Gesù significa innanzitutto fare spazio agli altri nella propria vita. Questa è la vera grandezza cristiana: fare posto nelle proprie preoccupazioni, nel proprio tempo, negli impegni non solo a sé e al proprio io esageratamente espanso ma innanzitutto e soprattutto agli altri, per primi a chi ha più bisogno, e poi a tutti.
Questo ci rende veramente grandi. Lo vediamo nelle vite di tanti santi e uomini esemplari. Ad esempio Gandhi veniva chiamato Mahatma, che significa “grande anima”, non perché fosse uno che si desse molta importanza, anzi era umilissimo, ma perché seppe allargare la propria vita fino ad accogliervi il dolore di un intero popolo umiliato dal colonialismo e dalle ingiustizie e seppe guidarlo alla libertà senza spargimento di sangue. Ma così anche è il piccolo Francesco di Assisi, che non si fece certo grande per aspetto o ruolo sociale, ma anzi rinunciò a quello che aveva per fare spazio agli altri, alla gente che aspettava l’annuncio del Vangelo, ai poveri, al lebbroso.
Potremmo infine chiederci: ma perché è tanto importante fare spazio agli altri, da loro ci viene la salvezza? No, non sono gli uomini che ci salvano, ma se non sappiamo fare spazio agli altri che vediamo e tocchiamo, non saremo mai in grado di fare spazio a Dio nella nostra vita che, come dice l’apostolo Giovanni, nemmeno vediamo. Per questo il Libro della Sapienza dice: “ai miti Dio rivela i suoi segreti. Perché … dagli umili egli è glorificato” Sì, solo chi è umile e fa spazio agli altri ascolta il segreto che Dio è venuto a rivelare, segreto che è la sua misericordia e la salvezza che è il suo amore che ci trasforma dentro.
Fratelli e sorelle, lasciamoci trascinare dall’incontro con gli altri, specialmente i più poveri, perché si aprano nella nostra vita spazi di amore e di misericordia. Non pretendiamo che siano sempre gli altri a doversi adattare alle nostre esigenze e disponibilità, ma docilmente adattiamo la nostra vita al fratello e alla sorella e scopriremo nei loro volti il sorriso benevolo di Dio che si fa incontro a noi.

Preghiere
Ti preghiamo o Signore onnipotente, tu che ti sei fatto piccolo e povero per salvare noi uomini suscita in noi uno spirito di umiltà perché sappiamo essere miti come tu ci inviti.
Noi ti preghiamo

O Dio del cielo che vedi il bisogno di tutti quelli che nel mondo invocano il tuo aiuto, aiutaci a fare spazio nella nostra vita a sentimenti di misericordia e di generosità, perchè ogni uomo sia per noi un fratello ed una sorella da incontrare ed amare.
Noi ti preghiamo

O Padre di eterna bontà che hai inviato nel mondo il tuo figlio unigenito perché salvasse noi uomini, fa’ che sappiamo accogliere il suo invito ad essere umili e miti e abbandoniamo ogni orgoglio e vanagloria che ci rende lontani da te.
Noi ti preghiamo

Ascolta o Dio il grido di tutti coloro che sono nel dolore. Ti preghiamo per le vittime delle alluvioni e delle guerre, per i senza casa e senza famiglia, per i malati e gli anziani, per gli stranieri e i profughi. Dona loro pace e salvezza.
Noi ti preghiamo

Fa’ o Dio che ogni tuo discepolo sappia vivere e testimoniare la gioia del vangelo. Ti preghiamo per tutti coloro che ancora non ti conoscono, fa’ che presto ascoltino l’annuncio di salvezza da un cuore amico.
Noi ti preghiamo

Fatti vicino a Signore a tutti gli uomini che vivono dispersi e senza orientamento: gli incerti, i dubbiosi, i delusi, perché trovino nel Vangelo te che sei via, porta e vita.
Noi ti preghiamo

Sostieni o Dio del cielo tutti i cristiani nel mondo, specialmente i più deboli e i perseguitati. Consola chi soffre per la fede in te e dai coraggio a chi ti annuncia vivo e risorto.
Noi ti preghiamo

Guarda con bontà o Padre misericordioso a tutti noi che oggi invochiamo il tuo perdono. Non sdegnarti per il nostro peccato ma accetta con compassione paterna il pentimento di chi ti invoca.
Noi ti preghiamo

sabato 21 agosto 2010

anno C - XXI domenica del tempo ordinario - 22 agosto 2010



Dal libro del profeta Isaia 66, 18-21
Così dice il Signore: «Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria. Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti. Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore. Anche tra loro mi prenderò sacerdoti levìti, dice il Signore».

Salmo 116 - Tutti i popoli vedranno la gloria del Signore.

Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.

Dalla lettera degli Ebrei 12, 5-7.11-13
Fratelli, avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli: «Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio». È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.

Alleluia, alleluia, alleluia.
Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore;
nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 13, 22-30
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Commento

Cari fratelli e care sorelle, il capitolo 13 di Luca ci pone di fronte ad un tema cruciale, quello della salvezza di ciascun uomo, di ciascuno di noi. Si apre infatti con un’affermazione che ci impressiona per la sua durezza. Parlando di alcune vittime di un crollo avvenuto in quei giorni a Gerusalemme, una disgrazia nella quale era morta molta gente innocente e senza alcuna responsabilità, Gesù dice: “credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Il Signore sottolinea come quelle persone morte non erano peggiori degli altri abitanti di Gerusalemme, era gente normale, apparentemente senza colpe gravi né delitti, eppure chi è come loro va incontro alla morte, afferma Gesù, ed una morte ben peggiore, quella definitiva ed irrevocabile che è la perdita della vita eterna.
Davanti a questi ed altri analoghi passi della Scrittura in cui si parla del giudizio sulla nostra vita noi tendiamo a sminuirne la portata: diciamo che il Signore esagera sempre un po’; che lo fa per metterci paura, ma poi in fondo è buono; che il suo discorso è una metafora; che dice una cosa per significarne un’altra. Tant’è che siamo convinti che per salvarsi basta non essere peggiori della normalità, cioè della media. Diciamo: “io che ho fatto di male nella mia vita?
Come le sue parole Gesù inverte la domanda e ci chiede: “Cosa hai fatto di bene per meritare la vita eterna e non la morte?” Così potremmo infatti parafrasare l’affermazione evangelica di Lc 13: “se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.”
Nel paragrafo che oggi abbiamo ascoltato, alcuni versetti dopo quelli che ho citato prima, un “tale”, anonimo, che potrebbe essere ciascuno di noi, chiede a Gesù: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?” Di nuovo si pone la domanda sulla salvezza, ed è formulata in modo furbo, con una certa malizia: quel tale infatti non chiede a Gesù come fare per salvarsi, come altri fanno nel vangelo, come ad esempio il giovane benestante che chiese “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?” (Mc 10,17) No, l’anonimo interlocutore vuole solo sapere fino a che punto può spingersi nell’essere peccatore, per non rischiare troppo. Gesù non risponde e non da’ una misura del numero dei destinati alla salvezza. Non dice né “pochissimi” né “tutti”, come forse avrebbe voluto sentirsi dire quel tale, come noi d’altronde: in entrambe i casi infatti, per un verso o per l’altro, siamo giustificati a non darci troppo da fare per “ereditare la vita eterna.”
Per Gesù infatti tutti gli uomini sono fatti per salvarsi. Nella mente e nel cuore di Dio ogni essere umano, ciascuno di noi è voluto e amato da lui perché non perda la sua vita. La perdita anche di un solo uomo è un danno irreparabile agli occhi di Dio, per il quale non ha senso pensare che la salvezza sia solo per alcuni, che questi siano tanti o pochi. Per questo Gesù non risponde alla domanda e di nuovo, come aveva fatto all’inizio del capitolo, pone con forza l’accento sull’esigenza di vivere la fatica di convertire la propria vita dalla normalità del “non fare niente di male” alla salvezza del “volere e fare il bene” che Dio prepara perché noi lo compiamo. E’ quello sforzarsi “di entrare per la porta stretta” di cui parla Gesù.
Sì la porta che conduce alla salvezza è stretta, perché è una persona, Gesù, il quale ha detto: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.” (Gv 10,9) La porta è stretta non perché Dio vuole escludere molti, ma perché chi la vuole attraversare deve necessariamente assumere la dimensione umana giusta e vera, cioè quella di Gesù.
Al contrario noi molto spesso abbiamo un io esageratamente gonfio di orgoglio, spropositatamente sovradimensionato. Convertirci è ridurlo, ed essere della nostra dimensione reale, che è la dimensione umile di Gesù.
Oppure ci portiamo sempre dietro con noi un ammasso ingombrante di abitudini, pregiudizi, rancori, che ci sovrastano come un alto cumulo, e che sentiamo irrinunciabili, come una parte determinante di sé. Invece, ci dice Gesù, dobbiamo liberarcene per essere agili ed essenziali come Gesù.
L’umanità di Gesù è la porta nella quale dobbiamo riuscire a passare assomigliando alla sua dimensione, assumendone la forma.
E’ questo lo sforzo e la fatica a cui ci invita Gesù: “Sforzatevi”. Non è sufficiente essere un po’ devoti, cristiani “quanto basta”, nella norma. Come dice il Vangelo, non basta aver ascoltato, mangiato e bevuto con Gesù, cioè, diremmo noi, essere andati a messa tutte le domeniche, dove ascoltiamo il Signore e siamo partecipi del suo banchetto. Questo è il punto di partenza, ma a nulla vale se non ci alziamo da noi stessi e seguiamo Gesù per farci come lui.
Fratelli e sorelle, non avvenga di noi quello che dice Gesù: “Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.” Non attardiamoci fuori dalla porta, aspettando il momento in cui “ce la sentiamo”, quando ne saremo pronti, come troppo spesso giustifichiamo la nostra pigrizia e il rifiuto di faticare per la conversione, perché dopo potrebbe essere troppo tardi. Chiniamo il capo con umiltà, abbandoniamo fardelli pesanti ed inutili ed entriamo subito nel Regno passando per la porta dolce e soave che è Gesù stesso e il suo Vangelo. Sediamoci a mensa con lui assieme ai tanti di “tutte le genti e tutte le lingue” di cui parla il profeta Isaia gettando lo sguardo con gli occhi di Dio al futuro dell’umanità. Sì quei confini che tante volte innalziamo fra noi e gli altri, chi è diverso, chi è strano, chi non parla e non pensa come noi, chi viene da lontano, non ha senso nel Regno, perché la salvezza è per tutti e non per pochi, e spesso proprio chi è più povero e diverso da noi è umile per chinare il capo e senza i tanti fardelli che lo appesantiscono. Preghiamo perché il futuro prefigurato da Isaia sia presto il presente di ciascuno di noi e del mondo intero.


Preghiamo

O Signore, pastore buono delle nostre vite, ti ringraziamo perché continui ad invitarci a convertire il nostro cuore e a cambiare la vita. Fa’ che seguendo il tuo esempio diveniamo testimoni della gioia che il vangelo dona a chi lo vive.
Noi ti preghiamo

O Cristo, che sei l’unica porta che conduce al Regno, donaci di divenire umili e liberi da pregiudizi, rancori e inimicizie, per divenire in tutto simili a te.
Noi ti preghiamo

Ti preghiamo o Signore per tutti coloro che indugiano davanti alla porta, incerti e dubbiosi; per chi ha paura di chinare il capo per entrare; per chi è sicuro di poter aspettare e rimandare. Rimuovi ogni ostacolo e attirali a te, che sei il pastore buono della nostra vita.
Noi ti preghiamo

Fa’ o Signore che ogni uomo e ogni donna del mondo possa presto incontrare la tua Parola che ti rende vivo e presente. Fa’ che l’esempio dei tuoi discepoli indichi loro la via.
Noi ti preghiamo

Abbi pietà, o Signore nostro Dio, di noi peccatori. Fa’ che sappiamo vincere l’orgoglio che ci lega ad esso per trovare la libertà dell’amore per te e per i fratelli.
Noi ti preghiamo

Liberaci o Dio dall’istinto che ci allontana dagli altri e ci isola in un senso alto di noi stessi. Fa’ che il tuo esempio ispiri le nostre vite ad una maggiore umiltà e simpatia per tutti.
Noi ti preghiamo.

Ti preghiamo o Signore per tutte le vittime delle catastrofi naturali, delle guerre e di ogni forma di violenza. Consola chi è nel dolore e sostieni chi ancora è nel pericolo.
Noi ti preghiamo

Sostieni e consola o Dio tutti i poveri: i malati, gli anziani, chi è senza casa, gli zingari, i migranti, i prigionieri. Dona a tutti loro guarigione e salvezza.
Noi ti preghiamo

sabato 14 agosto 2010

Assunzione di Maria SS.ma - domenica 15 agosto 2010


Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo 11, 19a; 12, 1-6a.10ab

Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza. Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio. Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo».

Salmo 44 - Risplende la Regina, Signore, alla tua destra.

Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.

Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.

Dietro a lei le vergini, sue compagne, +
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15, 20-27

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.

Alleluia, alleluia, alleluia.
Maria è assunta in cielo;
esultano le schiere degli angeli.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 1, 39-56

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Commento

Cari fratelli e care sorelle, il vangelo di Luca si apre con la narrazione parallela di due donne che, per motivi diversi, hanno una gravidanza straordinaria. La prima è Elisabetta, donna anziana e rimasta per molti anni sterile, ma che ad un certo punto, improvvisamente, in seguito all’insistenza della preghiera sua e di suo marito Zaccaria, si trova gravida, e l’altra è Maria, donna al contrario molto giovane la quale riceve l’annuncio della nascita miracolosa di Gesù dal suo grembo, lei che non aveva ancora avuto nessun rapporto col suo futuro marito Giuseppe. In entrambe i casi le nascite sono annunciate da un angelo che porta a Zaccaria e a Maria la notizia dell’evento straordinario che Dio realizzerà nella loro vita.
L’evangelista Luca sembra volerci indicare fin dalle prime righe del suo vangelo che tutta la vita di Gesù che esso riporta è un segno di quanto la Parola di Dio sia efficace e cambi la storia, fino a farsi carne e ad entrare con forza dentro le vicende umane. E Luca ci vuole dire anche con queste due storie in qual modo la Parola di Dio entra nella storia dell’umanità: non al di sopra o al di là delle nostre vite, ma attraverso la carne delle esistenze umane, anche quella di una donna anziana sterile e di una giovanissima ragazza, due esistenze che, per la mentalità dell’epoca, non contavano nulla. La loro umiltà, come sottolinea Maria, non è disprezzata da Dio ma anzi è strumento per la salvezza dell’umanità intera. Ed infatti, cosa che scandalizza la mentalità giudaica, ma ancora oggi mette in forte discussione le nostre convinzioni, Dio per entrare nel mondo non solo ha bisogno di due umili e bisogno del insignificanti donne, ma ha bisogno del loro consenso. Infatti le due storie riportano anche i due modi con i quali l’uomo può reagire davanti alla proposta di Dio: Zaccaria, dice Luca, all’angelo che gli annunciava la nascita di un figlio, resta scettico e dice: “Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni.” Zaccaria crede di sapere come vanno le cose, e questo suo realismo rassegnato (“sono vecchio”) lo rende muto: non impedisce alla potenza di Dio di realizzarsi attraverso la gravidanza di Elisabetta, ma allo stesso tempo lo esclude dalla possibilità di comunicare, lo taglia fuori dalla famiglia degli uomini. Maria invece, come sappiamo bene, accoglie subito con umiltà quella novità sconvolgente e inaudita e accetta che la volontà di Dio si realizzi nella sua vita: “Avvenga per me secondo la tua parola.”
E’ questa la grandezza di Maria che indica una strada anche a noi: accettare che la parola di Dio si faccia presente nella storia dell’umanità anche attraverso la nostra vita. Anche a noi l’angelo di Dio rivolge la Parola perché essa sia incarnata da noi e renda la nostra sterilità fertile e feconda di vita nuova.
Questa disponibilità di Maria a lasciare spazio dentro la sua vita si esprime anche in quella sua prontezza ad andare dall’anziana Elisabetta per aiutarla nel momento della gravidanza. In fondo anche lei era incinta e poteva trovare mille motivi oggettivi per pensare che non era il caso di affrontare un viaggio in montagna per giungere fino al suo villaggio. E’ un segno di generosità gratuita che esprime una vita rinnovata dal vangelo, è come un primo segno di quello spirito nuovo che il Signore Gesù verrà a portare nel mondo.
Anche e parole che Maria rivolge ad Elisabetta sono ricche dell’ispirazione dello Spirito: è come una anticipazione del mondo così come Dio lo vuole e come Gesù verrà per realizzarlo. Non è il mondo così come lo conosciamo, ma come Dio vuole che divenga, anche attraverso la nostra vita. E’ un mondo in cui non conta potenza o grandezza, ma docilità a Dio (“ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili”), in cui la giustizia viene ristabilita e il bisogno dei poveri è ricolmato (“ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote”). E’ il mondo delle beatitudini, il mondo delle parabole di Gesù. Maria piena di Spirito santo ha accolto la arola fatta carne e ha fatto suo il sogno di Dio sul mondo.
Dicevo, è questa la grandezza di Maria, per la quale la veneriamo e, oggi, la contempliamo assunta in cielo accanto al suo Figlio. Il suo sogno si è realizzato, ora vive nel Regno in cui ha creduto, e da lì guada con amore a tutti quelli che cercano di imitarla e chiedono a lei l’aiuto a fare proprio il sogno di Dio per il mondo. Anche noi oggi allora vogliamo alzare lo sguardo e implorare l’aiuto di Maria a vivere la sua stessa beatitudine, che Elisabetta gli attribuisce: “beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto.” Sì è beata perché, a differenza di Zaccaria, ha creduto che è possibile che si realizzi il sogno di Dio che l’angelo continua ad annunciare anche a noi attraverso la Parola di Dio. Crediamo anche noi, con fede ingenua e sincera, che sia possibile viere il Vangelo, e non restiamo scettici e amareggiati, convinti che la sappiamo più lunga noi, e vivremo la beatitudine di Maria, donna umile e grande perché Dio si serve di chi è piccolo per fare cose grandi.
Preghiere

Ti ringraziamo o Signore perché ci hai dato in Maria l’esempio di come sia possibile fidarsi della tua Parola e credere possibile realizzarla. Aiutaci ad imitarla.
Noi ti preghiamo

Ti preghiamo o Gesù di non farci prendere dal realismo amaro e rassegnato di Zaccaria che crede di sapere meglio di Dio come va la vita. Aiutaci a essere fiduciosi in te e nella forza del Vangelo che cambia la storia degli uomini.
Noi ti preghiamo

O Signore che non hai disprezzato la vita di due donne umili e piccole per manifestare la tua potenza nel mondo, ti preghiamo di servirti anche di noi, nonostante la povertà delle nostre esistenze e il peccato di cui siamo schiavi.
Noi ti preghiamo
Donaci o Dio un cuore puro per riconoscere nella Scrittura la voce di Dio che ci chiama. Fa’ che con fiducia la viviamo ogni giorno.
Noi ti preghiamo
Ti preghiamo o Dio per tutti i cristiani di tutte le Chiese che oggi celebrano Maria assunta in cielo. Fa’ che tutti ci stringiamo alla Madre di Dio per essere discepoli fedeli del suo Figlio divino.
Noi ti preghiamo
Ti preghiamo o Padre del cielo per tutte le donne, specialmente per quelle che sono oppresse ed umiliate. Come tu hai innalzato l’umiltà di Maria, così liberale dal giogo pesante della loro condizione per incontrare la libertà di essere tue figlie e discepole.
Noi ti preghiamo.
Con umiltà e insistenza, o Dio, ti chiediamo la salvezza per tutti coloro che soffrono: i malati, i prigionieri, gli anziani, i soli e i disprezzati. Fa’ che in questo tempo non siano dimenticati dai fratelli e dalle sorelle.
Noi ti preghiamo

Dona la tua pace o Signore a tutti i popoli in guerra. Fa’ che dove ora regna l’odio e la sopraffazione possa presto imporsi il Regno di giustizia e di amore che tu sei venuto a inaugurare.
Noi ti preghiamo