Dal libro del profeta Gioele 2,12-18
Così
dice il Signore:
«Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti.
Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio,
perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore,
pronto a ravvedersi riguardo al male».
Chi sa che non cambi e si ravveda e lasci dietro a sé una benedizione?
Offerta e libagione per il Signore, vostro Dio.
Suonate il corno in Sion, proclamate un solenne digiuno,
convocate una riunione sacra.
Radunate il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi,
riunite i fanciulli, i bambini lattanti;
esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo.
Tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore, e
dicano:
«Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al ludibrio
e alla derisione delle genti».
Perché si dovrebbe dire fra i popoli: «Dov’è il loro Dio?».
Il Signore si mostra geloso per la sua terra e si muove a compassione del suo
popolo.
Commento
Cari
fratelli e care sorelle, si apre oggi la Quaresima, che, come sappiamo bene, è
per definizione “un tempo diverso” dall’ordinario. Il brano dell’antico
Testamento che abbiamo ascoltato descrive l’inizio di un tempo di penitenza che
coinvolge il popolo di Israele durante un periodo di gravi sventure: carestie,
distruzioni, fame. Il profeta esorta il popolo a mostrare il loro dolore e a manifestare
pubblicamente i segni del pentimento: “Ritornate
a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. … Suonate il corno
in Sion, proclamate un solenne digiuno, convocate una riunione sacra. Radunate
il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli,
i bambini lattanti.”
Davanti
a questa descrizione ci colpisce il sentire comunitario di Israele.
Il
profeta indice un tempo di penitenza che coinvolge tutti: uomini e donne,
vecchi e bambini, persino i lattanti. Nessuno è escluso dall’invito a
partecipare al tempo diverso che si apre.
Noi
oggi non siamo abituati a simili manifestazioni collettive. Ciascuno segue il
proprio ritmo, ha i propri motivi per lamentarsi, aspira al proprio star bene,
manifesta i propri stati d’animo con i propri modi, che non sono quelli degli
altri. Ci sembra strano sentirci in sintonia con il resto del mondo, provare
gli stessi sentimenti e desiderare manifestarlo assieme.
Potremmo
dire che questo è frutto della sensibilità moderna individualista che esalta le
differenze, l’unicità di ciascuno. Ma c’è un altro motivo più profondo.
Israele
manifestando come popolo intero il proprio pentimento e invocando unanimi
l’aiuto del Signore mostra la capacità di assumersi la responsabilità di quanto
sta accadendo, anche se, ovviamente, non tutti ne hanno colpa o anche se
nessuno può fare qualcosa di risolutivo per imporre una svolta alla grave
situazione.
Ci
sarà stato chi subiva più pesantemente il peso della situazione, chi magari non
lo sentiva affatto. Chi ne aveva responsabilità, o ne aveva approfittato, e chi
invece ne aveva solo subito le conseguenze. Come in tutti i tempi e i luoghi,
gli eventi della storia non trovano tutti nella stessa situazione personale.
Eppure Israele decide di assumersi collettivamente la responsabilità di quello
che sta accadendo, di manifestarlo apertamente facendosi vedere pentito,
desideroso di cambiare, pronto a invocare l’aiuto di Dio con un cuore rinnovato.
Dice Gioele: “Laceratevi il cuore e non
le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio.”
Ma
noi siamo capaci di fare ciò?
Noi
fatichiamo ad assumerci la responsabilità, cioè a condividere il peso della
situazione attuale, se non si tratta della nostra situazione personale. Ci
rifiutiamo di pensare che dobbiamo cambiare qualcosa della nostra vita, di
strutturale, perché le cose così non vanno. Preferiamo pensare che non ne
abbiamo colpa, o che non possiamo farci niente, che tanto è inutile. Oppure
magari facciamo un gesto, ma poi ben presto tutto torna come prima.
Ecco
la grande differenza fra la scena di dolore collettivo e di cambiamento del
modo di vivere che il profeta Gioele descrive, e il nostro rifiuto di sentirci
coinvolti e responsabili del dolore altrui.
Cari
fratelli e care sorelle, potremmo anche dirci: oggi qui siamo così pochi, il
mondo nemmeno si accorge di noi, a che serve fare alcunché? Che cosa
cambierebbe?
Non
so quanti fossero gli israeliti a Gerusalemme, di certo una nullità davanti
alle grandi potenze del tempo: l’Egitto, l’Assiria, l’India, la Cina. Popoli
numerosi e potenti, imperi grandiosi. Eppure il Signore ascolta la preghiera proprio
di quel popolo sparuto e periferico.
Abbiamo
ascoltato ciò che ingenuamente quel piccolo popolo pensa: “Chi sa che [il Signore] non
cambi e si ravveda, e lasci dietro a sé una benedizione?” Non si vergogna
della propria piccolezza e indegnità, perché diviene grande nell’assumersi la responsabilità
del tempo storico che sta vivendo, cambia vita e invoca l’aiuto di Dio.
Dio
ascolta quell’invocazione, questa è la sua risposta: “Chiunque invocherà il nome del Signore, sarà salvato, poiché sul monte
Sion e in Gerusalemme vi sarà la salvezza.” (Gl 3,5)
Cari
fratelli e care sorelle, non c’è bisogno di essere tutti o in molti per
cambiare la realtà del mondo difficile nel quale stiamo vivendo. Non c’è
bisogno di essere “grandi” come l’ONU o le potenze. C’è bisogno di assumersi la
responsabilità del peso troppo grande che grava sulle spalle di persone, interi
popoli e di decidere di farsene carico davanti agli uomini e davanti a Dio.
Oggi
in tutto il mondo le comunità cristiane ripetono il gesto di ricevere sulla
fronte un segno di cenere, come fecero gli israeliti di tutte le condizioni e
le età nell’assemblea convocata da Gioele. Lo fanno i cristiani dei Paesi in
guerra, come gli ucraini, i russi, i siriani, i sud-sudanesi, gli etiopici, i
centrafricani. Compiono questo gesto i cristiani in Paesi sconvolti da gravi
crisi sociali ed economiche, come i pakistani, gli afghani, gli iraniani, i
venezuelani, i nicaraguensi, i turchi e i siriani colpiti dal sisma recente, i
birmani, i somali, i congolesi. Lo fanno gente ricca e gente povera. Tutti noi
oggi siamo usciti dalle nostre piccole o grandi chiese con un segno di cenere
sulla fronte. Proviamo a sentirlo come il segno della nostra assunzione di
responsabilità anche della loro situazione difficile. Di chi è lontano, in
guerra, oppresso dall’ingiustizia, di chi è più vicino a noi, solo, povero, a
lottare a mani nude contro il male senza difese. Sintonizziamoci con le
richieste di aiuto delle persone e dei popoli più fragili e dimenticati.
In
questo tempo di Quaresima che si apre da oggi rendiamo nostri compagni costanti
quei luoghi, quei volti, quelle storie perché diventino da oggi luoghi, volti e
storie a noi familiari.
Facciamocene
responsabili, chiediamoci cioè come io posso aiutare.
Invochiamo
Dio perché giunga presto per tutti il tempo della pace e della giustizia, della
consolazione e della salvezza.
Chiediamoci
come può cambiare la nostra vita davanti a questo scenario largo.
Attendiamo
con impazienza e costruiamo concretamente le condizioni perché risuoni presto,
con forza, l’annuncio della resurrezione a quanti oggi vivono chiusi da una
pietra pesante nella tomba di morte.
Preghiere
O
Dio Padre di eterna bontà, guarda con misericordia a questa tua famiglia
raccolta nel tuo Nome per invocare il perdono e attendere il tuo aiuto.
Cancella da noi le nostre colpe e mostraci la via della conversione del cuore.
Noi
ti preghiamo
In
questo tempo di Quaresima che oggi si apre fa’ o Signore che sappiamo seguirti
nel cammino verso Gerusalemme dove vivrai giorni di passione e morte. Fa’ che
non fuggiamo spaventati, dimentichi e chiusi in noi stessi, ma consoliamo il
tuo dolore con la nostra vicinanza.
Noi
ti preghiamo
Guarda
con amore o Dio ai popoli sconvolti dalla violenza e dalla guerra. Soccorri chi
oggi è nel dolore a causa dell’odio fratricida, suscita sentimenti di pietà in
chi è accecato dalla sete di potenza, apri i cuori e le menti al desiderio di pace
e di riconciliazione. Benedici e rafforza quanti arginano il dilagare della
violenza con la propria umanità mite e solidale.
Noi
ti preghiamo
Consola
o Padre buono quanti sono stati colpiti dalla forza della natura. Per le
vittime del terremoto in Turchia e Siria, per quelle delle alluvioni in
Brasile, Pakistan e Bangladesh, per chi è colpito dalla siccità e la carestia.
Fa che la solidarietà dei fratelli e delle sorelle lenisca il dolore e riapra i
cuori alla speranza.
Noi
ti preghiamo
Per
quanti cercano motivi di speranza e non trovano un porto sicuro nel quale far
riposare il proprio cuore inquieto. Fa’ che noi tuoi discepoli siamo sempre
pronti ad accogliere, ascoltare e consolare chi è turbato e disorientato,
Noi
ti preghiamo.
Ti
preghiamo o Dio per il papa Francesco e per quanti sentono la responsabilità di
indicare con la propria vita la via del Vangelo a chi non la conosce. Guida le
loro azioni e le loro parole con la forza dello Spirito che tutto comprende e
tutto ama.
Noi
ti preghiamo.