venerdì 24 febbraio 2023

Mercoledì delle ceneri - Anno A - 22 febbraio 2023

 


Dal libro del profeta Gioele 2,12-18
Così dice il Signore:
«Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti.
Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio,
perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore,
pronto a ravvedersi riguardo al male».
Chi sa che non cambi e si ravveda e lasci dietro a sé una benedizione?
Offerta e libagione per il Signore, vostro Dio.
Suonate il corno in Sion, proclamate un solenne digiuno,
convocate una riunione sacra.
Radunate il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi,
riunite i fanciulli, i bambini lattanti;
esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo.
Tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano:
«Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al ludibrio
e alla derisione delle genti».
Perché si dovrebbe dire fra i popoli: «Dov’è il loro Dio?».
Il Signore si mostra geloso per la sua terra e si muove a compassione del suo popolo. 

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, si apre oggi la Quaresima, che, come sappiamo bene, è per definizione “un tempo diverso” dall’ordinario. Il brano dell’antico Testamento che abbiamo ascoltato descrive l’inizio di un tempo di penitenza che coinvolge il popolo di Israele durante un periodo di gravi sventure: carestie, distruzioni, fame. Il profeta esorta il popolo a mostrare il loro dolore e a manifestare pubblicamente i segni del pentimento: “Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. … Suonate il corno in Sion, proclamate un solenne digiuno, convocate una riunione sacra. Radunate il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti.”

Davanti a questa descrizione ci colpisce il sentire comunitario di Israele.

Il profeta indice un tempo di penitenza che coinvolge tutti: uomini e donne, vecchi e bambini, persino i lattanti. Nessuno è escluso dall’invito a partecipare al tempo diverso che si apre.

Noi oggi non siamo abituati a simili manifestazioni collettive. Ciascuno segue il proprio ritmo, ha i propri motivi per lamentarsi, aspira al proprio star bene, manifesta i propri stati d’animo con i propri modi, che non sono quelli degli altri. Ci sembra strano sentirci in sintonia con il resto del mondo, provare gli stessi sentimenti e desiderare manifestarlo assieme.

Potremmo dire che questo è frutto della sensibilità moderna individualista che esalta le differenze, l’unicità di ciascuno. Ma c’è un altro motivo più profondo.

Israele manifestando come popolo intero il proprio pentimento e invocando unanimi l’aiuto del Signore mostra la capacità di assumersi la responsabilità di quanto sta accadendo, anche se, ovviamente, non tutti ne hanno colpa o anche se nessuno può fare qualcosa di risolutivo per imporre una svolta alla grave situazione.

Ci sarà stato chi subiva più pesantemente il peso della situazione, chi magari non lo sentiva affatto. Chi ne aveva responsabilità, o ne aveva approfittato, e chi invece ne aveva solo subito le conseguenze. Come in tutti i tempi e i luoghi, gli eventi della storia non trovano tutti nella stessa situazione personale. Eppure Israele decide di assumersi collettivamente la responsabilità di quello che sta accadendo, di manifestarlo apertamente facendosi vedere pentito, desideroso di cambiare, pronto a invocare l’aiuto di Dio con un cuore rinnovato. Dice Gioele: “Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio.”

Ma noi siamo capaci di fare ciò?

Noi fatichiamo ad assumerci la responsabilità, cioè a condividere il peso della situazione attuale, se non si tratta della nostra situazione personale. Ci rifiutiamo di pensare che dobbiamo cambiare qualcosa della nostra vita, di strutturale, perché le cose così non vanno. Preferiamo pensare che non ne abbiamo colpa, o che non possiamo farci niente, che tanto è inutile. Oppure magari facciamo un gesto, ma poi ben presto tutto torna come prima.

Ecco la grande differenza fra la scena di dolore collettivo e di cambiamento del modo di vivere che il profeta Gioele descrive, e il nostro rifiuto di sentirci coinvolti e responsabili del dolore altrui.

Cari fratelli e care sorelle, potremmo anche dirci: oggi qui siamo così pochi, il mondo nemmeno si accorge di noi, a che serve fare alcunché? Che cosa cambierebbe?

Non so quanti fossero gli israeliti a Gerusalemme, di certo una nullità davanti alle grandi potenze del tempo: l’Egitto, l’Assiria, l’India, la Cina. Popoli numerosi e potenti, imperi grandiosi. Eppure il Signore ascolta la preghiera proprio di quel popolo sparuto e periferico.

Abbiamo ascoltato ciò che ingenuamente quel piccolo popolo pensa: “Chi sa che [il Signore] non cambi e si ravveda, e lasci dietro a sé una benedizione?” Non si vergogna della propria piccolezza e indegnità, perché diviene grande nell’assumersi la responsabilità del tempo storico che sta vivendo, cambia vita e invoca l’aiuto di Dio.

Dio ascolta quell’invocazione, questa è la sua risposta: “Chiunque invocherà il nome del Signore, sarà salvato, poiché sul monte Sion e in Gerusalemme vi sarà la salvezza.” (Gl 3,5)

Cari fratelli e care sorelle, non c’è bisogno di essere tutti o in molti per cambiare la realtà del mondo difficile nel quale stiamo vivendo. Non c’è bisogno di essere “grandi” come l’ONU o le potenze. C’è bisogno di assumersi la responsabilità del peso troppo grande che grava sulle spalle di persone, interi popoli e di decidere di farsene carico davanti agli uomini e davanti a Dio.

Oggi in tutto il mondo le comunità cristiane ripetono il gesto di ricevere sulla fronte un segno di cenere, come fecero gli israeliti di tutte le condizioni e le età nell’assemblea convocata da Gioele. Lo fanno i cristiani dei Paesi in guerra, come gli ucraini, i russi, i siriani, i sud-sudanesi, gli etiopici, i centrafricani. Compiono questo gesto i cristiani in Paesi sconvolti da gravi crisi sociali ed economiche, come i pakistani, gli afghani, gli iraniani, i venezuelani, i nicaraguensi, i turchi e i siriani colpiti dal sisma recente, i birmani, i somali, i congolesi. Lo fanno gente ricca e gente povera. Tutti noi oggi siamo usciti dalle nostre piccole o grandi chiese con un segno di cenere sulla fronte. Proviamo a sentirlo come il segno della nostra assunzione di responsabilità anche della loro situazione difficile. Di chi è lontano, in guerra, oppresso dall’ingiustizia, di chi è più vicino a noi, solo, povero, a lottare a mani nude contro il male senza difese. Sintonizziamoci con le richieste di aiuto delle persone e dei popoli più fragili e dimenticati.

In questo tempo di Quaresima che si apre da oggi rendiamo nostri compagni costanti quei luoghi, quei volti, quelle storie perché diventino da oggi luoghi, volti e storie a noi familiari.

Facciamocene responsabili, chiediamoci cioè come io posso aiutare.

Invochiamo Dio perché giunga presto per tutti il tempo della pace e della giustizia, della consolazione e della salvezza.

Chiediamoci come può cambiare la nostra vita davanti a questo scenario largo.

Attendiamo con impazienza e costruiamo concretamente le condizioni perché risuoni presto, con forza, l’annuncio della resurrezione a quanti oggi vivono chiusi da una pietra pesante nella tomba di morte.


 

Preghiere 

 

O Dio Padre di eterna bontà, guarda con misericordia a questa tua famiglia raccolta nel tuo Nome per invocare il perdono e attendere il tuo aiuto. Cancella da noi le nostre colpe e mostraci la via della conversione del cuore.

Noi ti preghiamo

  

In questo tempo di Quaresima che oggi si apre fa’ o Signore che sappiamo seguirti nel cammino verso Gerusalemme dove vivrai giorni di passione e morte. Fa’ che non fuggiamo spaventati, dimentichi e chiusi in noi stessi, ma consoliamo il tuo dolore con la nostra vicinanza.

Noi ti preghiamo

 

Guarda con amore o Dio ai popoli sconvolti dalla violenza e dalla guerra. Soccorri chi oggi è nel dolore a causa dell’odio fratricida, suscita sentimenti di pietà in chi è accecato dalla sete di potenza, apri i cuori e le menti al desiderio di pace e di riconciliazione. Benedici e rafforza quanti arginano il dilagare della violenza con la propria umanità mite e solidale.

Noi ti preghiamo

  

Consola o Padre buono quanti sono stati colpiti dalla forza della natura. Per le vittime del terremoto in Turchia e Siria, per quelle delle alluvioni in Brasile, Pakistan e Bangladesh, per chi è colpito dalla siccità e la carestia. Fa che la solidarietà dei fratelli e delle sorelle lenisca il dolore e riapra i cuori alla speranza.

Noi ti preghiamo

 

Per quanti cercano motivi di speranza e non trovano un porto sicuro nel quale far riposare il proprio cuore inquieto. Fa’ che noi tuoi discepoli siamo sempre pronti ad accogliere, ascoltare e consolare chi è turbato e disorientato,

Noi ti preghiamo.

  

Ti preghiamo o Dio per il papa Francesco e per quanti sentono la responsabilità di indicare con la propria vita la via del Vangelo a chi non la conosce. Guida le loro azioni e le loro parole con la forza dello Spirito che tutto comprende e tutto ama.

Noi ti preghiamo.

lunedì 20 febbraio 2023

VII domenica del tempo ordinario - Anno A - 19 febbraio 2023

 


 

Dal libro del Levitico 19, 1-2. 17-18

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”».

 

Salmo 102 - Il Signore è buono e grande nell'amore
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.

Quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono.  

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 3, 16-23

Fratelli, non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi. Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: «Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia». E ancora: «Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani». Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Chi osserva la parola di Gesù Cristo,
in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 5, 38-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Dà a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». 

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, in questa ultima domenica del tempo ordinario prima della Quaresima la Scrittura si apre con una chiamata da parte di Dio agli uomini: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo.” Queste parole, riferite a Israele da Mosè, riecheggiano il libro della Genesi, quando riporta le parole con cui Dio accompagnò la creazione dell’uomo e della donna: “Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza.” (1,26) Di nessuna creatura portata all’esistenza dalla sua volontà Dio aveva detto così, anche se di ognuna aveva constatato la bontà: “Dio vide che era cosa buona.” Sì, ogni cosa, a partire dalla luce, fino a tutti gli animali sono cose buone agli occhi di Dio, cioè positive, utili, in armonia fra loro, ma solo l’uomo contiene in sé l’immagine stessa di Dio e non solo l’impronta delle sue mani creatrici.

Mosè oggi ci ricorda con quelle parole rivolte al popolo questa verità profonda, scritta nelle fibre stesse dell’esistenza umana, e la rivela come una chiamata a far emergere quell’immagine di sé che Dio ha voluto imprimere nel nostro modo di essere, definita “santità”. Il profeta non lascia però questa parola in sospeso, come una definizione astratta e misteriosa, ma gli da immediatamente un contenuto concreto. Egli spiega che essere santi vuol dire: “Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; ... Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso.” Essere santi dunque è qualcosa che riguarda il nostro rapporto con gli altri. Si è santi con gli altri e per gli altri. Non è un essere buoni in sé stessi, come Dio abbiamo visto definisce tutte le altre creature, ma per gli altri, amandoli con il massimo amore di cui siamo capaci, quello per noi stessi. Questo è ciò che ci rende simili a Dio, cioè fa emergere quel tratto che abbiamo in comune con lui e che ci differenzia da tutte le altre creature: un amore che fa vivere per gli alti.

L’apostolo Paolo esprime la stessa idea dicendo: “non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi”. Lo Spirito di Dio che è il suo amore vive in noi fin da quel primo momento della creazione. Un amore diverso da quello che il mondo è capace di concepire, tanto che agli occhi della maggioranza sembra stoltezza, dice Paolo. Sì, perché vivere per gli altri è normalmente considerato dal mondo stolto e pericoloso, qualcosa da evitare, perché il mondo piuttosto cerca la convenienza per se stessi. Il mondo propone la sua “sapienza” dice Paolo, che però è il contrario dell’amore di Dio, è ricerca del proprio vantaggio, è amare se stessi e non il prossimo. Per questo Paolo afferma: il discepolo “si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio.

Gesù nascendo uomo come ognuno noi ha portato “la carne” a questa idea di “santità-stoltezza per il mondo” che abbiamo finora visto. Il suo modo di vivere manifesta pienamente quell’immagine di Dio impressa in ogni uomo. In lui, nelle sue scelte, azioni e parole possiamo contemplare realizzata l’immagine di Dio impressa nell’esistenza dell’uomo. Gesù con tutta la sua vita ha espresso il superamento della semplice “bontà” della creazione per realizzare la pienezza della santità di Dio così come lui la immagina per ogni uomo. Le sue parole che abbiamo ascoltato oggi ne offrono un esempio. Egli invita a vivere non più solo la giustizia, che è buona, ma la misericordia, che per amore rinuncia alla giustizia e accetta pure di subire ingiustizia e il male non meritato, se questo è per il bene degli altri: “Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”. È quello che vedremo con grande chiarezza nelle vicende della passione, morte e resurrezione di Gesù, al termine del tempo di Quaresima che si apre mercoledì prossimo con il rito delle ceneri.

Sia questo tempo una preparazione per ciascuno di noi, per comprendere meglio e rispondere alla chiamata ad essere santi come Dio è santo, a realizzare quella sua “immagine e somiglianza” impressa nell’esistenza umana da Dio fin dalla creazione, per imparare da Gesù che sia avvia verso Gerusalemme la stoltezza di un amore che è vera sapienza, perché ci rende simili a Dio e capaci di ospitare nel tempio della nostra vita il suo Spirito benedetto. Facciamolo che Gesù lo ha fatto: cercando innanzitutto il bene con e per gli altri, trovando così allo stesso tempo il vero bene anche per noi stessi, cioè la santità che ci rende simili a Dio.

  

Preghiere 

  

O Signore Gesù che ci hai mostrato con la tua vita la volontà del Padre, donaci il desiderio di imitarti e fa’ che seguendo il tuo esempio diveniamo perfetti nell’amore,

Noi ti preghiamo

  

Sostieni la nostra debolezza o Signore, perché facciamo fatica a credere che il Vangelo sia il modo di vivere più felice e bello. Confermaci nella certezza che amare i fratelli e te sia ciò che dona all’uomo la vita vera che non finisce,

Noi ti preghiamo

 

Aiutaci o Padre del cielo a fidarci della tua Parola, anche quando essa ci sembra troppo esigente e difficile da vivere, perché scopriamo presto che fare la tua volontà è la nostra felicità,

Noi ti preghiamo

  

Sostieni quanti, o Signore Gesù, cercano di seguire i tuoi insegnamenti, nella mitezza e nella misericordia, volendo bene e perdonando, cercando la pace e portando la concordia fra gli uomini. Dona loro di ottenere il frutto desiderato della conversione del cuore,

Noi ti preghiamo

 

Sciogli o Dio ogni uomo e ogni donna dalla schiavitù del peccato che ci lega al male e lo fa aumentare. Donaci di divenire operatori di bene, secondo l’esempio dei tanti santi che ci hanno preceduto su questa strada,

Noi ti preghiamo

  

Sostieni o Dio ogni uomo che è nel dolore. Guarisci i malati nel corpo e nella mente, consola chi è solo e oppresso, libera i prigionieri e aiuta chi soffre,

Noi ti preghiamo.

 

Proteggi o Padre misericordioso il nostro papa Francesco e confermalo nella via di una testimonianza evangelica semplice e autentica. Da’ alle sue parole la forza autorevole che Gesù aveva quando parlava alle folle,

Noi ti preghiamo

  

Benedici o Dio ogni famiglia riunita nel tuo nome, vieni in mezzo a noi a riempire di Spirito Santo i cuori, perché con fiducia e disponibilità restiamo uniti e concordi,

Noi ti preghiamo

sabato 11 febbraio 2023

VI domenica del tempo ordinario - Anno A - 12 febbraio 2023

 

 


Dal libro del Siracide 15, 15-20

Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno; se hai fiducia in lui, anche tu vivrai. Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà. Grande infatti è la sapienza del Signore; forte e potente, egli vede ogni cosa. I suoi occhi sono su coloro che lo temono, egli conosce ogni opera degli uomini. A nessuno ha comandato di essere empio e a nessuno ha dato il permesso di peccare. 

 

Salmo 118 - Beato chi cammina nella legge del Signore.
Beato chi è integro nella sua via
e cammina nella legge del Signore.
Beato chi custodisce i suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

Tu hai promulgato i tuoi precetti
perché siano osservati interamente.
Siano stabili le mie vie
nel custodire i tuoi decreti.

Sii benevolo con il tuo servo e avrò vita,
osserverò la tua parola.
Aprimi gli occhi perché io consideri
le meraviglie della tua legge.

Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la custodirò sino alla fine.
Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge
e la osservi con tutto il cuore.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 2, 6-10

Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Ma, come sta scritto: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano». Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Benedetto sei Signor,
perché ci hai manifestato

la Sapienza di Dio
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 5, 17-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla legge neppure uno iota o un segno, senza che tutto sia compiuto.  Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli.  Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.  Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non uccidere”; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.  Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo! Avete inteso che fu detto: “Non commettere adulterio”; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna. Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto di ripudio”; ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all’adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno». 

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato Gesù che afferma: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento.” La Legge per i Giudei era qualcosa di più di un codice di norme di comportamento. Era la garanzia di essere dalla parte di Dio, di far parte del suo popolo, perché la legge era ciò che li rendeva diversi da tutti gli altri popoli. Attraverso di essa, ci ricorda oggi il libro del Siracide, Dio voleva custodire il suo popolo, rinforzandone la fiducia in lui: “Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno; se hai fiducia in lui, anche tu vivrai.” Ecco allora l’importanza attribuita al rispetto di tutte le norme fin nei suoi minimi dettagli.

Con il tempo però questa scrupolosa osservanza aveva in qualche modo stravolto questi motivi originari per i quali Dio aveva donato la Legge al suo popolo. L’osservanza era divenuta il modo con cui il credente riteneva di meritare la benevolenza divina e il metro con il quale giudicare le altre persone. Questo era uno stravolgimento totale del senso originario della Legge. Da mezzo per manifestare il proprio attaccamento e amore per Dio diveniva così mezzo di emancipazione da lui e di dominio sugli altri.

Per questo Gesù afferma la necessità di “dare compimento”, cioè realizzare il vero scopo per il quale la legge era stata donata al popolo: comportarsi in un certo modo, dice Gesù, è importante perché manifesta la nostra fiducia e amore per Dio. Questi vengono prima e sono la fonte dalla quale scaturisce il nostro modo di agire.

Cari fratelli e care sorelle, questo non è scontano neanche oggi per noi. Il nostro agire infatti sono come i frutti della “pianta” della nostra vita, ma la bontà di essi dipende dal terreno nel quale affondano le sue radici, e del terreno noi dobbiamo avere cura, concimarlo, irrigarlo, zapparlo perché le radici abbiano nutrimento e facciano crescere bene la pianta. Il terreno è quella Sapienza di cui ci parlano le letture ascoltate oggi.

L’apostolo Paolo sottolinea un importante aspetto di questa “Sapienza” di Dio: essa non è di questo mondo, cioè non è il frutto della nostra esperienza o della cultura che apprendiamo dal mondo in cui viviamo. A volte crediamo che l’esperienza sia fonte di sapienza, ma stiamo molto attenti a non lasciare che sia il mondo ad essere il nostro maestro, cioè il “come tutti fanno”. Piuttosto, imparare dalla vita significa guardarla sì con attenzione e curiosità, ma con lo sguardo di Dio, cogliendo in essa ogni momento la necessità di scegliere per il bene e di arginare il male. Per questo abbiamo bisogno costantemente dell’aiuto di Dio, perché solo da lui possiamo apprendere la profondità di un amore che si è incarnato in Gesù: mite, umile, misericordioso e benigno, fino a dare la vita per chi nemmeno lo meritava.

La sapienza del mondo si riconosce perché ha lo scopo di affinare i nostri mezzi per far largo a se stessi e dominare sugli altri. La sapienza di Dio ha come primo scopo il bene comune, e non esiste per essa un bene mio che possa contrastare o venire prima del bene degli altri.

Fratelli e sorelle, viviamo secondo la vera Sapienza, dissodiamo il terreno del nostro cuore eliminando tutto ciò che lo immiserisce e lo rende arido e concimiamolo con la Sapienza che il Signore ci trasmette attraverso la sua Parola. Infatti la vera Sapienza, è come il Signore Gesù ha agito, è questa l’unica garanzia di una vita capace di dare buoni frutti. Mettiamoci alla scuola della Scrittura e della vera Sapienza, prima che il mondo divenga nostro maestro e ci porti a sprecare il dono prezioso della vita.

  

Preghiere 

  

O Dio nostro padre, donaci la vera Sapienza perché ad essa ispiriamo il nostro agire. Fa’ che seguendo gli insegnamenti del Vangelo impariamo ad essere come te, miti ed umili di cuore,

Noi ti preghiamo

  

Scaccia o Signore dal nostro cuore ogni sentimento di malevolenza e invidia, arroganza e orgoglio, perché purificati dall’amore e rafforzati dalla mitezza possiamo spargere nel mondo semi di bene,

Noi ti preghiamo

 

O Signore estirpa le radici di male che avvolgono le vite di molti e producono i frutti amari della violenza e dell’ingiustizia. Dona a tutti un cuore pacifico e un animo riconciliato,

Noi ti preghiamo

  

Ispira o Dio nei cuori e nelle menti di tutti noi la tua Sapienza, perché docili ai suoi insegnamenti sappiamo realizzare il Regno di bene che Gesù ha inaugurato in mezzo a noi,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo, guarda con bontà o Padre del cielo a tutti coloro che ti invocano: i malati, i sofferenti, i soli e gli abbandonati. Accogli il loro grido di aiuto e vieni in loro soccorso,

Noi ti preghiamo

  

Nei giorni della festa del Santo Valentino, vescovo di questa città e martire per la fede nella forza dell’amore, ti preghiamo, o Dio, perché il volto della nostra città sia trasformato dall’amore e divenga luogo accogliente per chi oggi è povero ed escluso,

Noi ti preghiamo.

 

Guida col tuo Spirito santo o Dio i tuoi figli ovunque dispersi, perché riuniti attorno alla tua mensa sappiamo rendere il culto a te gradito dell’amore per i fratelli e della lode del tuo Nome santo,

Noi ti preghiamo

  

Accogli con bontà o Padre tutti coloro che sono morti. Ricordati del bene che hanno compiuto in vita e cancella l’ombra che il male ha gettato su di loro. Fa’ che possano tutti godere della tua misericordia infinita,

Noi ti preghiamo

sabato 4 febbraio 2023

V domenica del tempo ordinario - Anno A - 5 febbraio 2023

  



Dal libro del profeta Isaia 58, 7-10

Così dice il Signore: «[il digiuno che voglio] non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”. Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio».

 

Salmo 111 - Il giusto risplende come luce.
Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto.
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.

Egli non vacillerà in eterno:
eterno sarà il ricordo del giusto.
Cattive notizie non avrà da temere,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore.

Sicuro è il suo cuore, non teme,
egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria. 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 2, 1-5

Io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. 

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
chi segue me, avrà la luce della vita.
Alleluia, alleluia alleluia.
   

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 5, 13-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, il Profeta Isaia riferisce al popolo d’Israele i sentimenti di delusione e contrarietà di Dio per come essi pensano di doversi relazionare con lui. Egli vede che il popolo è scrupoloso nell’osservare i precetti religiosi, ed ha un comportamento che si potrebbe definire “osservante”. Dice infatti pochi passi prima: “Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore?” Il popolo compie gli atti di pietà dovuti: digiuno, osservanza del sabato, atti di purificazione, preghiere, ma Dio si lamenta: “Dov’è il loro cuore?” prosegue infatti Isaia: “Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui.” Dio protesta perché non c’è legame tra il culto che compiono e la loro vita, le due cose percorrono vie parallele che non hanno rapporto fra di loro. Come si può infatti mostrarsi umili, contriti, desiderosi della misericordia di Dio, e poi rivelarsi indifferenti e duri di cuore con i propri fratelli e sorelle? Dio richiama ad una verità profonda, che è l’unitarietà del cuore umano: in esso non possono coesistere sentimenti di un tipo con azioni contrastanti, non si può essere generosi, umili e pacifici davanti a Dio e allo stesso tempo agire da avari, violenti, orgogliosi con il prossimo, specialmente i più deboli. Isaia ricorda ciò che forse può ritenersi scontato, e cioè che il modo di agire dell’uomo rivela la vera qualità del suo essere, anche se magari si cerca di nasconderla con atti religiosi.

Ma un’altra cosa rivelano le parole di Isaia ascoltate oggi. E cioè che la qualità della nostra fede si rivela soprattutto nel nostro agire nei confronti dei più deboli e piccoli. La stessa cosa che fa Gesù quando mostra il giudizio finale misurato su quello che si è fatto o non fatto ai piccoli: sfamare, dissetare, vestire, curare, ecc…

Le parole dure di Isaia dunque vogliono ristabilire un corretto rapporto tra vita e fede, cioè l’una in coerenza con l’altra, e questo proprio a partire da come si trattano i poveri. Questo perché non c’è motivo umano per il quale dovremmo occuparci di chi è povero. Non c’è obbligo sociale o giuridico, né convenienza alcuna. L’unico motivo per farlo è perché si riconosce una fraternità che ci lega in un unico Padre. Come possiamo infatti chiamare “nostro” il Padre nella preghiera, e poi disinteressarci dei fratelli ai quali proprio in suo nome siamo legati? Bisogna crederci, e questo ci rivela anche l’estrema concretezza della fede cristiana: non è una adesione ad una dottrina, ma il modo di essere che anima tutto il nostro agire.

 

Nel brano del Vangelo che abbiamo ascoltato Gesù, usando alcune metafore, esprime lo stesso concetto. Dice Gesù: se la nostra fede è come il sale, ha senso solo se dà sapore alle pietanze che si preparano per mangiarle. E allora, ipotizza il Signore, se non ha sapore che valore ha? Potremo dire: io ne ho una montagna intera, è senza impurità, confezionato in eleganti pacchetti, ha tutti i certificati e le analisi di qualità in ordine, e così via. Ma non ha sapore, che ne facciamo? Ha assorbito energie e fatiche senza frutto.

Oppure se la nostra fede è luce, ha valore se illumina il mondo attorno a sé. Noi accendiamo una lampadina perché nella stanza c’è buio, ma se la sua luce è coperta a che serve?

A volte noi pensiamo che la nostra fede riguarda essenzialmente noi stessi: come se credessimo che il sale serva per salare il sale, o la lampadina perché illumini il lampadario.

Care sorelle e cari fratelli, sembrano paradossi, ma in realtà è il modo comune di ragionare, assurdo perché disumano, cioè estraneo al Vangelo. Ascoltiamo il grido di Isaia e invertiamo il nostro modo di vedere e costruire la nostra vita: perché sia utile agli altri, feconda, piena di frutti di generosità e di bene, perché dia valore, sapore, luce a chi ci sta accanto e non a se stessa. Al formalismo vuoto del culto degli israeliti Isaia contrappone le azioni che rivelano la vera fede. Eppure esse sono azioni profane, non parlano esplicitamente di Dio né si svolgono in chiesa, ma contengono in sé la santità di Dio, e per poterle compiere bisogna averlo incontrato e avere familiarità con lui. Dice Isaia: “Non consiste forse [il digiuno che voglio] nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, … Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio.

Giovedì scorso ricorreva la festa della Presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme. È la festa che tradizionalmente viene chiamata candelora, perché ricorda le parole dell’anziano Simone che, accogliendo, al termine della sua lunga vita, il bambino Gesù fra le sue braccia lo definì: “luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele.” Allora anche noi riceveremo al termine di questa liturgia una candela perché portiamo nelle nostre case e nelle nostre vite la luce e il sapore che il Signore è venuto a portarci, perché la nostra fede illumini e dia sapore al nostro agire.

Preghiere 

 

Ti preghiamo o Signore perché la nostra vita abbia sempre il sapore e il calore del Vangelo e non sia inutile. Aiutaci a essere tuoi figli e discepoli fedeli,

Noi ti preghiamo

  

Sostieni o Signore quanti spendono la vita per il Vangelo e testimoniano come rende la vita felice e piena di senso. Fa’ che anche noi sappiamo seguirne l’esempio,

Noi ti preghiamo

 

Cambia o Signore la faccia della terra con la forza dell’amore e il potere trasformatore della tua misericordia. Perché non ci stanchiamo mai di operare il bene,

Noi ti preghiamo

  

Suscita in ogni luogo, o Padre buono, operatori di pace ed esecutori fedeli della tua volontà, perché dove ora si impone la forza dell’ingiustizia e della guerra venga presto pace e giustizia,

Noi ti preghiamo

 

Guida o Padre buono ogni uomo sulla via dell’amore per chi è povero e debole. Suscita nei cuori di ciascuno sentimenti di vicinanza e solidarietà, perché chi è piccolo sia amato e sostenuto dai fratelli in Cristo,

Noi ti preghiamo

  

Dona consolazione a chi è nel dolore, o Signore, e protezione a chi è minacciato. Per chi è malato, anziano o senza casa, per i prigionieri e le vittime della violenza,

Noi ti preghiamo.

 

Sostieni col tuo Spirito o Dio le parole e l’operato del nostro papa Francesco pellegrino di pace in Africa in questi giorni. Fa’ che la gioia del Vangelo contagi tutti gli uomini,

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Dio per chi oggi viene a te umile e pentito e invoca il perdono dei peccati: donagli con misericordia il dono della conversione e riempilo con la grazia che rende forti contro il male,

Noi ti preghiamo