sabato 17 giugno 2023

XI domenica del tempo ordinario - Anno A - 18 giugno 2023


 


Dal libro dell'Esodo 19, 2-6

In quei giorni, gli Israeliti arrivarono al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte. Mosè salì verso Dio e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo: «Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me. Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa».

 

Salmo 99 - Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.

Acclamate al Signore, voi tutti della terra, 
servite il Signore nella gioia, 
presentatevi a lui con esultanza. 

Riconoscete che il Signore è Dio; 
egli ci ha fatti e noi siamo suoi, 
suo popolo e gregge del suo pascolo. 

Lodate il Signore, poiché è buono 
eterna la sua misericordia, 
la sua fedeltà per ogni generazione. 

Rm 5, 6-11

Fratelli, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

 

Alleluia, alleluia, alleluia
Il regno dei cieli è vicino:
convertitevi e credete al vangelo.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 9, 36 - 10, 8

In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!». Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì. Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. 

 

Commento

La scrittura che oggi abbiamo ascoltato ci fa giungere un messaggio molto chiaro: gli uomini e le donne, noi tutti, siamo chiamati da Dio a vivere una missione. Infatti oggi il libro dell’Esodo e il Vangelo ci mostrano Dio che chiama gli uomini a divenire qualcosa che è oltre il proprio naturale sviluppo.

Ognuno di noi nella sua esistenza si sente portato a fare qualcosa, a coltivare alcuni interessi e a sviluppare in modo particolare alcune doti innate e non altre. Oggi la Scrittura ci dice però che oltre questo “patrimonio naturale” Dio vuole dare allo scorrere della nostra esistenza un nuovo orientamento, sia a livello  personale che comune: è ciò che chiamiamo una vocazione. Questo non vuol dire che il nostro “patrimonio naturale” deve essere annullato, ma piuttosto che lo scopo, il traguardo finale non è più solo quello di soddisfare se stessi ma tiene conto di un orizzonte più largo, punta ad un bene che coinvolge molti. E infatti la chiamata che Gesù rivolge ai dodici, e che raffigura come un lavoro di mietitura, nasce dall’osservazione di una massa di gente disorientata, vulnerabile, in cerca di un bene che non sa dove e come trovare.

Quanto è vero questo anche oggi!

Faccio solo due esempi: spesso il mondo giovanile entra nella cronaca dei giornali per azioni violente o illogicamente distruttive, per non parlare del fenomeno della droga, il cosiddetto “sballo”, l’esagerazione nell’uso di alcolici. È facile liquidare tutto con un generico disprezzo e condanna per un mondo che conosciamo poco, ma in realtà assomigliano ad un gregge che non trova un pastore e un orientamento verso pascoli costruttivi di un futuro migliore.

Oppure pensiamo al popolo dei migranti che attraversa lunghe distanze con pericolosi viaggi per fuggire da destini impossibile. La cronaca recentemente ci ha parlato di quel terribile naufragio in cui hanno perso la vita forse 500-600 persone nel mare Egeo. È facile giudicarli irresponsabili (e qualcuno lo ha fatto accusandoli di mettere a repentaglio la vita dei propri figli) o addirittura pericolosi, insensati, ma non sono forse anche loro come un gregge sperduto che non sa dove trovare pascolo per una vita dignitosa e in pace?

Dall’osservazione del gregge disorientato e senza pastore nasce l’invito di Gesù a farsi operai in un lavoro collettivo, di cui Dio stesso è l’ideatore, al quale ciascuno può dare il suo contributo.

Nel libro dell’Esodo sentiamo come Dio affidò a Mosè alcune parole da riferire al popolo di Israele che era in viaggio dalla schiavitù in Egitto verso la terra promessa. Il loro cammino era impegnativo, attraversando terre inospitali e ricche di ostacoli e insidie, un po’ come la vita di ognuno di noi. Per questo ciascuno doveva mettere a frutto le proprie doti personali per andare vanti nel suo cammino personale e in quello comune di tutto il popolo. Ma per Dio non basta il loro impegno ad attraversare indenni il deserto e giungere al traguardo di una vita migliore per sé. Egli dice loro: “Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa”. Aggiunge cioè una chiamata a un ruolo speciale che non era per loro “naturale”. Anche noi siamo coinvolti in quella chiamata che è come la radice antica da cui germoglia la vita cristiana di ogni generazione di credenti e discepoli.

La chiamata ad essere sacerdoti vuol dire invito ad avere un rapporto diretto e personale con Dio, ma anche a coinvolgere gli altri in esso. Il sacerdote, in tutte le religioni, anche se con accenti diversi, è colui che fa da intermediario fra gli uomini e Dio. Dio chiede invece di essere tutti sacerdoti, cioè di avere tutti un rapporto diretto con Dio, senza altri intermediari. È quello che ricordiamo anche noi ogni domenica, quando diciamo: “Ti ringraziamo per averci ammessi a compiere il servizio sacerdotale”.

Essere chiamati a vivere come sacerdoti significa dunque aiutare tutti quelli che incontriamo ad avere un rapporto personale e diretto con Dio. Tutta la nostra vita, anche i gesti banali e le occasioni più ordinarie, possono essere luogo di culto dell’amore di Dio, rendendolo così vicino a chi ci incontra e osserva il nostro modo di vivere.

È quello che Gesù specifica in modo molto concreto quando manda i suoi dodici dicendo: “predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Alcune di queste cose ci possono sembrare eccessive: come possiamo guarire, resuscitare, cacciare demoni, sanare lebbrosi?. Ma Gesù ci aiuta ad accogliere questa vocazione, per quanto alta e impegnativa possa sembrarci, dicendoci che non si tratta di altro che restituire ad altri quello che noi per primi già abbiamo ricevuto: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Cioè siamo stati noi i primi a essere stati guariti, resuscitati, sanati e liberati dai demoni, senza merito e senza esserceli guadagnati abbiamo ricevuto doni preziosi, e siamo chiamati a restituirne almeno un po’ agli altri. Questo semplice ragionamento renderà possibili anche le cose che ci sembrano impossibili, basta renderci conto di quanto abbiamo ricevuto a nostra volta.

Abbiamo detto vocazione di popolo, chiamata ad essere comunità di sacerdoti. Ma il Vangelo di Matteo aggiunge un particolare a questa vocazione, e cioè che nel popolo siamo tutti chiamati personalmente. Matteo infatti ci tiene a dire il nome di ciascun apostolo che Gesù ha chiamato, per dire che ognuno è chiamato per nome, per quello che è, per la sua storia.

Cari fratelli e sorelle, ancora una volta siamo chiamati a renderci conto oggi del privilegio di essere qui, di poter ascoltare Dio, di celebrare come un popolo di sacerdoti la sua divina liturgia. Non disprezziamo questo privilegio, non sciupiamolo. Proviamo invece a vivere la vocazione ad essere un popolo di sacerdoti del culto dell’amore di Dio, gente capace di donare salute e vita dove regna la morte, di realizzare quella santità di vita perché pronta a voler bene sempre e a tutti, come Gesù per primo ci ha testimoniato.

 

Preghiere 

 

O Signore Gesù ti ringraziamo perché a ciascuno di noi rivolgi l’invito a orientare in modo nuovo la nostra vita. Fa’ che accogliendo i tuoi insegnamenti sappiamo farci realizzatori del Regno di pace e di giustizia che non finisce.

Noi ti preghiamo

  

Fa’ o Padre del cielo che sappiamo impegnare i nostri sforzi e la nostra volontà sulla via del bene che tu indichi. Perché presto nel mondo si realizzi la pace,

Noi ti preghiamo

 

O Signore Gesù accogli sempre l’invocazione dei più deboli e dei poveri che cercano il tuo sostegno e conforto. Manda noi a farci loro vicini come fratelli e sorelle,

Noi ti preghiamo

  

Accogli o Dio nel tuo Regno di pace quanti sono morti nel recente naufragio nel mare Egeo. Proteggi quanti ancora sono nel pericolo e fa’ che non manchino mai mani tese in soccorso di quanti affrontano i rischi della fuga in cerca di un futuro migliore,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Signore per il nostro papa Francesco, perché la prova della malattia lo fortifichi nell’impegno a difendere la vita dei più deboli e ad annunciare senza incertezza che la vera forza è quella che viene dallo Spirito che è concesso in abbondanza a chi lo invoca con fede,

Noi ti preghiamo

  

O Signore Gesù rafforza sempre la scelta dei tuoi discepoli ad essere una famiglia unita nel tuo amore, dove c’è posto per ognuno e la tua volontà è cercata e amata al di sopra di ogni cosa,

Noi ti preghiamo

sabato 10 giugno 2023

Ss.mo Corpo e Sangue diu Cristo - Anno A - 11 giugno 2023

 


Dal libro del Deuteronomio 8, 2-3. 14b-16

Mosè parlò al popolo dicendo: «Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».

 

Salmo 147 - Loda il Signore, Gerusalemme.

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 10, 16-17

Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?  Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
chi ne mangia vivrà in eterno.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 6, 51-58

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.  Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

 

Commento

 

Care sorelle e cari fratelli, abbiamo ascoltato le parole che Gesù rivolse alla folle dopo che aveva compiuto il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci con i quali li aveva saziati. La folla era andata per ascoltarlo, ma Gesù si rese conto che essi avevano anche fame. Per Gesù è normale: gli uomini hanno bisogni spirituali e materiali e gli uni e gli altri lo interrogano e lo portano a rispondere con la sua grande e generosa bontà. Però ben presto il Signore si rende conto che molti hanno male interpretato questa sua sollecitudine e lo seguono un po’ come si farebbe oggi con un leader politico che promette benessere e prosperità, e vogliono addirittura farlo re! (Gv 6,14)

A questa logica utilitaristica Gesù vuole sfuggire, ed allora intraprende una lunga discussione con la folla, che occupa buona parte del capitolo 6 del Vangelo di Giovanni, nel tentativo di convincerla che non basta riempirsi la pancia, cioè pensare a soddisfare i propri bisogni materiali, e magari a farlo in modo tale che quello che si ha sia sempre di più. D’altro canto Gesù non è nemmeno uno spiritualista, cioè non crede che l’uomo sia fatto per vivere solo nella dimensione spirituale. Nella lettera di Giacomo infatti leggiamo: “Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?” (Gc 2,15-16)

Ecco dunque che la festa che oggi celebriamo ci aiuta a prendere coscienza che la vita a cui Gesù ci chiama e che vuole offrirci è “tutta intera” cioè fatta di corpo e di spirito, di materia e di anima, di un equilibrio e interazione fra le due dimensioni che ci interroga su come vivere a pieno, e non solo “a metà”.

Non a caso Gesù infatti ci offre sì un nutrimento che è spirituale, cioè la sua Parola, il dono dello Spirito Santo, la sua grazia e misericordia, ma anche il cibo materiale, cioè il suo stesso corpo e sangue, l’Eucarestia.

Noi spesso non diamo troppa importanza a questa duplice dimensione, riducendo tutto o all’una o all’altra. Invece l’una aiuta e sostiene l’altra dimensione.

A questo proposito è opportuno avere ben chiaro che nutrirsi del corpo e sangue di Gesù è necessario per avere la forza di agire secondo la volontà di Dio, in entrambe le due dimensioni a cui accennavo prima, cioè sia spiritualmente che fisicamente. Per questo come stiamo attenti a nutrire il nostro corpo con equilibrio e in modo adeguato, allo stesso modo dobbiamo stare attenti a spendere le energie spirituali che riceviamo, a non lasciarle accumulare inoperose in una sorta di “obesità spirituale” che rende, a lungo andare, sempre meno capaci di agire, affaticati, goffi ed esausti. Nutrirsi del corpo e sangue di Gesù e non agire secondo il suo insegnamento ed esempio è come una bulimia, cioè un’alimentazione che non corrisponde ad una equivalente azione che utilizza le energie accumulate.

Lo stesso si potrebbe dire di un attivismo agitato che non sente il bisogno di tornare regolarmente a nutrirsi del cibo sostanzioso dell’Eucarestia, in una anoressia che pensa di poter fare a meno dell’unico alimento che dà forza ed energia, una visione del cuore più chiara, una fedeltà e una costanza dell’impegno, una serena operosità che non si stanca e non resta delusa.

Spesso vediamo questi squilibri nelle comunità cristiane imbolsite e pigre, che non riescono più nemmeno a compiere un passo verso i fratelli e le sorelle e a darsi da fare per accogliere, soccorrere, costruire, spendersi. Ciò è vero specialmente nei paesi del benessere, come il nostro, dove i cristiani vivono ripiegati su di sé, presi solo dai propri interessi.

Questa festa sia allora occasione per ripensare a come ci nutriamo del Corpo e Sangue di Cristo e come questo nutrimento viene speso in azioni di amore e generosità fraterna.

 

Preghiere 

  

O Signore Gesù che hai scelto di restare sempre con noi con il tuo Corpo e Sangue, fa’ che ti accogliamo sempre con gratitudine, facendone nutrimento e bevanda di salvezza,

Noi ti preghiamo

  

Ti ringraziamo o Gesù per il dono inestimabile dell’Eucarestia che ogni domenica ci nutre e ci sostiene. Aiutaci ad accoglierla come una forza di amore che ci permette di costruire il bene per molti,

Noi ti preghiamo

 

O Dio Padre del cielo, aiutaci a tenere gli occhi e il cuore aperto per riconoscere il deserto di vita e di amore che c’è in questo mondo. Fa’ che diveniamo tuoi alleati nel combattere il male,

Noi ti preghiamo

  

È facile o Signore, accontentarsi di poco e rinunciare a lottare perché il deserto divenga un giardino irrigato dal Vangelo. Aiutaci a divenire audaci con la forza mite dell’amore,

Noi ti preghiamo

 

Sostieni con il tuo Corpo e Sangue o Signore Gesù tutti i cristiani perseguitati e in difficoltà. Fa’ che al più presto cessi la violenza e regni un tempo di pace e sicurezza per tutti,

Noi ti preghiamo

  

Accogli nell’amore o Dio tutti i poveri che invocano aiuto. Ti ricordiamo coloro che cercano riparo e futuro nel nord ricco fuggendo la guerra e la miseria del Sud. Dona loro protezione e salvezza,

Noi ti preghiamo.

                        

Guida con la forza del tuo Spirito il papa Francesco e la Chiesa dei discepoli diffusa in tutto il mondo. Illumina i cuori e rafforza la loro testimonianza, perché sempre più persone entrino nella famiglia dei figli di Dio,

Noi ti preghiamo

      

Proteggici o Padre buono dalla tentazione e dal peccato. Fa’ che sappiamo resistere al male e, sostenuti dal nutrimento prezioso del tuo Corpo e Sangue, operiamo sempre il bene che tu ci proponi,

Noi ti preghiamo

 

 

domenica 4 giugno 2023

SS.ma Trinità - Anno A - 4 giugno 2023

 


Dal libro dell’Esodo 34, 4b-6. 8-9

In quei giorni, Mosè si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano. Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà». Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità».

 

Dn 3,52.56 - A te la lode o Dio e la gloria nei secoli.


Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo.
Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso.
Benedetto sei tu sul trono del tuo regno.

Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi +
e siedi sui cherubini.
Benedetto sei tu nel firmamento del cielo.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 13, 11-13

Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi. Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano. La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,
a Dio, che è, che era e che viene.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 3, 16-18

«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, domenica scorsa abbiamo celebrato con solennità la discesa dello Spirito santo sui discepoli e lo abbiamo invocato perché riempia di amore la vita di noi tutti. La festa di Pentecoste ci ripropone un evento che fu cruciale nella storia dei discepoli del Signore. Infatti dopo la sua morte e resurrezione essi ancora facevano fatica a capire il messaggio che il Signore aveva loro affidato. Non si rendevano conto di come fossero accaduti tutti quei fatti straordinari, dal giorno della cattura di Gesù, fino alla croce, la resurrezione e infine l’ascensione al cielo del Signore. Che significato aveva tutto ciò?

Anche noi tante volte facciamo fatica a comprendere la volontà del Signore per la nostra vita e per quella del mondo. I suoi segni ci appaiono contraddittori e difficili da interpretare, come è avvenuto nel tempo in cui la pandemia e poi la guerra sembra essersi impossessata del mondo intero.

Infatti finché i discepoli cercarono di capire e darsi spiegazioni, tutto restò oscuro per loro. Fu necessario che lo Spirito li riempisse di amore perché tutto quello che avevano vissuto acquistò un senso e un valore. Gesù non si preoccupò di convincerli con argomentazioni e dimostrazioni razionali, ma li inondò letteralmente di un amore che li sospinse subito fuori ad incontrare la gente, persone di tutto il mondo, riuscendo a comunicare con tutti, al di là di ogni barriera linguistica, culturale, umana.

È lo Spirito che dona la chiarezza affettiva e l’intelligenza dell’amore che ci fa sentire che il Vangelo indica la via migliore, percorribile e liberante dalla prigione dell’egoismo autocentrato, dal cercare la propria salvezza solo in sé stessi e nel proprio benessere. Finché i discepoli cercarono spiegazioni e ragionavano con il loro buonsenso restarono prigionieri della paura e del dubbio. Appena si lasciarono andare al soffio dello Spirito e riacquistarono la fiducia nel Signore che non li aveva lasciati soli ebbero subito chiaro per cosa valeva la pena vivere, chi seguire, verso dove indirizzare i propri passi: avevano ricevuto dallo Spirito la chiarezza affettiva e l’intelligenza dell’amore, anche se non tutto era chiaro alla loro mente e spiegabile.

A volte noi facciamo fatica a sentire la presenza dello Spirito nella nostra vita, eppure è il modo con cui Dio resta più stabilmente dentro di noi, se lo invochiamo e lo accogliamo. Ogni volta che proviamo un sentimento di affetto, ogni volta che intuiamo nel fratello e nella sorella l’amico da cui lasciarsi voler bene e a cui voler bene, ogni volta che restiamo spiazzati e stupiti dalla bellezza di un gesto di generosità, di una dimostrazione di benevolenza e di generosità, ebbene è lo Spirito che ci guida e ci sostiene, ci fa “comprendere” secondo il modo di comprendere di Dio e non quello del mondo.

Oggi, una settimana dopo la Pentecoste, la Chiesa ci propone di soffermarci sulla realtà trinitaria di Dio. A Pasqua abbiamo seguito gli ultimi passi di Gesù, lo abbiamo visto resuscitato dal Padre e poi assunto in cielo per tornare a Lui, a Pentecoste abbiamo incontrato lo Spirito. Ecco che dunque ora ci si presenta la Trinità. Essa ripropone la realtà non individualistica di Dio. Egli non è solo “uno”, nel senso umano della parola, ma trino: Padre Figlio e Spirito santo. Questo spiega perché il nostro non è un Dio a cui ha molto senso credere “da soli”, come spiega Paolo nel brano della lettera ai Corinzi che abbiamo ascoltato. Egli dice come Dio è con noi se ci amiamo l’un l’altro: “siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi. Salutatevi a vicenda con il bacio santo.” La Trinità si specchia in chi, come fa lei stessa, vive il legame dell’amore come un vincolo essenziale e indispensabile. Questo è l’invito che ci giunge oggi da questa festa: impariamo l’obbedienza del Figlio al Padre, la sollecitudine di questo per il Figlio, la presenza pervasiva e costante dello Spirito.

Sì, possiamo dire che lo Spirito agisce nell’uomo e nella storia come agisce anche nella vita di Dio, con lo stesso effetto vivificante dell’amore. Lo vediamo nel brano dell’Esodo presentato nella prima lettura. Il popolo ha pesantemente disobbedito a Dio, si è fatto un vitello d’oro, ha rotto il patto col Signore, lo ha tradito. Dapprima Dio promette a Mosè che per questo motivo distruggerà il popolo: “Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori.” (Es 32,9-10) Ma poi Mosè intercede e lo Spirito fa letteralmente “cambiare idea” a Dio: “Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.” (Es 32,14) tanto che poco dopo egli rinnova il patto col popolo, gli consegna le tavole della legge, e afferma di sé: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà.” (Es 34,6)

Cari fratelli e care sorelle, questo è il volto che Dio manifesta a noi: misericordioso e lento all’ira, desideroso di salvare e restio a condannare. È il volto di un Dio che è morto per amore degli uomini sulla croce (il Figlio), ha fatto trionfare la vita sulla morte (il Padre), rimane sempre con noi per comunicarci il suo amore e la misericordia di cui è fonte inesauribile (lo Spirito Santo).

  

Preghiere 

 

O Dio nostro Padre, guidaci nelle vie del mondo. Sostieni la vita dei tuoi figli: dona la pace, consola chi è nel dolore, salva chi perde la vita seguendo le vie che non portano a nulla,

Noi ti preghiamo

  

O Signore Gesù Cristo, figlio unigenito del Padre e nostro salvatore, ti ringraziamo per il Vangelo che hai annunciato e vissuto come via alla portata di tutti per giungere alla vita eterna,

Noi ti preghiamo

 

O Spirito Santo, consolatore e guida, vieni e scalda i cuori, illumina le menti e riempi in tutti il vuoto di amore, perché il mondo sia trasformato dalla tua presenza,

Noi ti preghiamo

  

O Trinità santa comunica a noi l’amore che ti unisce nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, fa’ che ogni uomo ti conosca e impari a specchiarsi in te, amando gli altri uomini come sé stessi,

Noi ti preghiamo.

 

Ti invochiamo o Dio per ogni uomo che soffre, in modo particolare per i popoli in guerra. Dona la pace vera che gli uomini non sanno darsi,

Noi ti preghiamo

  

Ascolta il lamento o Padre misericordioso di quanti invocano il tuo soccorso. In modo particolare ti ricordiamo quanti sono malati nel mondo: manda loro guarigione e salvezza,

Noi ti preghiamo

 

Sostieni o Dio il papa Francesco, tuo servitore e testimone, perché col tuo aiuto percorra con coraggio e serenità le vie del mondo contemporaneo indicando te come l’unica salvezza dal male, 

Noi ti preghiamo

  

Benedici e proteggi o Signore Gesù, questa comunità che convochi ogni domenica al tuo banchetto eucaristico. Perché l’incontro con la tua Parola e il tuo Corpo sia il fulcro della vita di ogni discepolo,

Noi ti preghiamo