sabato 27 maggio 2023

Pentecoste - Anno A - 28 maggio 2023



Dagli atti degli apostoli 2, 1-11

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

 

Salmo 103 - Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.

Benedici il Signore, anima mia! +

Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore.

Dalla prima lettera ai Corinzi 12, 3b-7. 12-13

Fratelli, nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune.  Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli
e accendi in essi il fuoco del tuo amore.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 20, 19-23

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato Paolo fare un’affermazione forte: “nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo.” È chiaro che l’Apostolo non si riferisce tanto alla proclamazione di quella frase a parole, ma intende dire che il discepolo afferma con il suo agire che il proprio Signore, cioè chi comanda e dirige la propria vita, è Gesù, il suo esempio e insegnamento che è la Buona Notizia. Aggiunge Paolo che chi lo fa è perché lo Spirito ha agito in lui.

Ecco dunque che con una semplice affermazione Paolo, come capita spesso nelle sue lettere, dice molto più di quello che a prima vista sembra.

Prima di tutto è un invito implicito a dire con la propria vita che il Signore, cioè chi comanda, è Gesù. E questo è facile capirlo. Si vede subito infatti se l’agire di una persona è uniforme alla volontà di Dio e segue l’esempio di Gesù. Quello che lui faceva infatti lo conosciamo bene, avendo ascoltato tante volte il Vangelo, e quindi basta chiedersi: “Gesù al mio posto, al suo posto, cosa farebbe?”

Secondo, Paolo esplicita che ogni volta che Gesù “rivive” nei suoi discepoli, cioè il suo Vangelo diventa vita vissuta nel presente e non più solo lettera morta del passato, è lo Spirito di Dio che agisce nel discepolo, ma questo non per sminuire le possibilità dell’uomo, ma anzi per esaltarlo, tanto che lo dichiara capace di agire assieme a Dio, come Dio, facendo del proprio agire l’agire stesso di Dio.

Di seguito l’Apostolo fa un paragone fra la diversità delle tante membra che costituiscono un corpo umano, tutte così diverse fra loro e con compiti e finalità molto diverse, ma tutte così indispensabili e utili a tutto il corpo, e l’agire dei discepoli sotto l’azione dello Spirito. Ognuno è diverso e fa cose diverse. Le fa in modo diverso, ma allo stesso tempo se è lo Spirito ad animarlo tutte quelle cose che fa saranno un aiuto a ciascuno e un modo per rafforzare la connessione dell’uno con l’altro.

Ma quanto detto mette in luce anche un altro fatto, e cioè che se la nostra vita non è “azionata” dalla forza dello Spirito, cioè non trova forza e contenuto nella volontà di Dio, noi siamo un pezzo inutile, staccato dal corpo, e per questo senza vita.

Che vale un dito staccato dalla mano? Un occhio fuori dalla testa? Non agisce, non vede, non vive.

Chiediamoci fratelli e sorelle se noi siamo un membro vivo, attaccato al corpo e utile ad esso. Questo non vuol dire che siamo perfetti: anche la mano sbaglia e il piede inciampa, l’occhio vede male o i denti mordono la lingua. Quello che conta però è che ogni parte cerca di fare il meglio, di essere utile a tutto il resto, di non restare un “peso morto” a carico degli altri, senza dare il proprio contributo, di imparare, anche sull’esempio delle altre parti, a svolgere un ruolo positivo.

Perché questo avvenga, però, dobbiamo chiedere che lo Spirito di Dio e non il nostro o quello di questo mondo, agisca in noi, ci “ispiri”. Invochiamo, desideriamo, accettiamo che lo Spirito prenda le nostre decisioni, compia le nostre azioni e scelga le nostre scelte. Oggi a Pentecoste lo abbiam visto: gli apostoli non si riconoscono più: da spaventati e insicuri diventano audaci, pronti a uscire e parlare, capaci di comunicare con tutti, senza barriere linguistiche, sociali, culturali.

Con umiltà e audacia dunque invochiamo oggi lo Spirito, perché irrompa in noi e nel mondo, trasformi tutti quelli che incontra rendendo ciascuno uno strumento prezioso e utile per la realizzazione del bene di tutto il grande “corpo” dell’umanità intera.

 

 Preghiere 

 

Ti invochiamo o Signore Gesù, manda lo Spirito consolatore a vincere in noi l’egoismo e l’inimicizia. Insegnaci a voler bene e a considerarci parte dell’unica grande famiglia di Dio che è l’umanità.

Noi ti preghiamo

  

Scendi Spirito di Dio e inonda il mondo intero della tua pace. Raggiungi i luoghi dove oggi infuria la guerra ed esplodono gli odi e le ingiustizie, infondi nei cuori di tutti il desiderio di pace.

Noi ti preghiamo

 

Come a Pentecoste ti aspettiamo o Spirito di amore, perché tu discenda a scaldare i cuori e a donarci una lingua nuova per parlare a tutti. Fa’ che la grammatica del voler bene e le parole dell’amicizia diventino l’unica lingua con cui gli uomini si parlano e si ascoltano in tutto il mondo.

Noi ti preghiamo

  

Fa’ o Signore che restiamo uniti nella tua famiglia, perché invochiamo insieme la discesa dello Spirito e la manifestazione del tuo amore, per portare agli altri la fiamma della passione per il bene di tutti.

Noi ti preghiamo

 

Consola o Spirito tutti coloro che sono nel dolore: i poveri, i malati, gli anziani i sofferenti. Fa’ che sia vinta la durezza di cuore di chi non compie il bene che tu ci suggerisci.

Noi ti preghiamo

  

Unisci o Spirito di Dio le tue Chiese ovunque diffuse in un’unica e unanime invocazione per l’unità. Fa’ che raccolti nell’unica famiglia dei tuoi discepoli ci amiamo come fratelli e sorelle, senza divisioni o rivalità.

Noi ti preghiamo.

 

O Spirito di sapienza e di fortezza, suscita nei cuori dei discepoli di Cristo il desiderio di annunciarti e testimoniarti al mondo intero. Fa’ che ovunque risuoni con forza la lode per le meraviglie che compi per il bene dell’uomo.

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Dio in modo particolare per il papa Francesco, illumina i suoi passi perché porti ovunque la pace nei cuori e la riconciliazione dei nemici. Proteggilo da ogni male,

Noi ti preghiamo

 

 

 

  

sabato 20 maggio 2023

Ascensione del Signore - Anno A - 21 maggio 2023

 

 


Dagli atti degli apostoli 1,1-11

Nel primo racconto, o Teofilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

 

Salmo 46 - Ascende il Signore tra canti di gioia.

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 1, 17-23

Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore.

Egli la manifestò in Cristo,

quando lo risuscitò dai morti

e lo fece sedere alla sua destra nei cieli,

al di sopra di ogni Principato e Potenza,

al di sopra di ogni Forza e Dominazione

e di ogni nome che viene nominato

non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro.

Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi

e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose:

essa è il corpo di lui,

la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 28, 16-20

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.  Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

 Commento

Cari fratelli e care sorelle, oggi festeggiamo l’Ascensione del Signore. È una festa che possiamo paragonare ad un Natale al contrario.

Nella Natività è Dio che “nasce sulla terra” e prende il nostro corpo, oggi è l’uomo che “nasce in cielo”, cioè il nostro corpo sale in cielo e rimane in Dio per sempre. Gesù non lo ha abbandonato sulla terra, come una cosa inutile e superata, ma ha portato con sé per sempre il vissuto di quel corpo che ha trascorso trent’anni circa fra di noi. Ha portato i segni dei chiodi, ma anche i piedi lavati dalle lacrime della Maddalena, e dalle tante lacrime versate in ogni tempo. Le mani che hanno toccato e guarito tanti, gli occhi che hanno visto le folle disorientate e confuse, le orecchie che hanno udito le grida degli indemoniati bestemmiare Dio e poi placarsi nella pace del suo amore. Il cuore che ha battuto accanto a quello di tanti feriti dalla vita, dolenti, spaventati, induriti e che ha gioito assieme agli apostoli per i segni prodigiosi del Regno che si inaugurava sulla terra davanti a loro. Oggi tutto ciò è con lui, indissolubilmente legato alla vita stessa di Dio.

Niente va perduto di ciò che viviamo, viene a dirci questa festa di oggi, ma resta con Gesù, ancorato nel suo corpo e trascinato in cielo con lui dalla forza della sua resurrezione. Niente è inutile, superfluo, da sprecare, disprezzabile, perché Gesù lo assume in cielo dove il suo corpo continua a condividere con noi la vita del mondo.

Oggi allora da questo luogo, assieme, vogliamo ringraziare il Signore perché non è passato invano nelle nostre vite. Il suo amore ci ha accompagnato in ogni momento, dalla Galilea del nostro primo incontro fino ad oggi, e preghiamo, perché lui che raccoglie in sé tutto il grande dolore di questo mondo ci accolga così come siamo, imperfetti, deboli e incerti, ma anche rivestiti di quella forza di resurrezione che vince il male, riafferma la signoria di Dio e ci dona la speranza e la gioia della vita in Lui che non finisce mai.

Abbiamo udito come gli apostoli negli ultimi minuti in cui stavano fisicamente con Gesù, a tavola, poco prima che ascendesse al cielo, avendo intuito che si stava compiendo il tempo della sua permanenza con loro, gli chiedono se dunque era giunto il momento in cui si sarebbe realizzato il suo piano per il mondo, che essi riassumono nella domanda: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Essi manifestano così tutta la loro miopia. Nelle loro aspettative la missione di Gesù si sarebbe dovuta esaurire nella restaurazione dell’indipendenza politica e sociale del Regno di Israele, del tempo di splendore e prosperità conosciuto un giorno dai loro padri. Cioè non riescono a immaginare niente di più di ciò che è già stato vissuto.

In fondo è quello che succede spesso a tutti i discepoli del Signore, i quali non riescono a immaginare e desiderare per il proprio futuro e per quello del mondo niente di più e di meglio di ciò che è già stato, magari mitizzando alcuni momenti e situazioni che nella nostra memoria assumono il valore del massimo desiderabile.

Gesù a tutto ciò risponde indicando loro una prospettiva del tutto nuova. Innanzitutto non sarà lui a realizzare il compimento del tempo nuovo che è venuto a inaugurare, senza l’attiva partecipazione dei suoi discepoli. Egli dice: “riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra”, cioè non mancherà il suo aiuto e la sua forza, lo Spirito, ma poi ciò che cambierà il mondo sarà la loro capacità di vivere il Vangelo (la “testimonianza”) e l’ampiezza degli orizzonti che accetteranno di fare entrare nella loro vita personale “fino ai confini della terra.

Ecco dunque il senso di questa festa: essa non rimarca la fine di un tempo, quello della presenza terrena di Gesù fra di noi, ma l’inizio di una missione vasta di quanti vorranno fare propria la sua forza e il suo orizzonte. Gesù con queste ultime parole pronunciate in terra non solo dunque affida agli uomini tutto il potere di realizzare il suo Regno, ma indica loro un modo diverso per immaginarselo. Tutto ciò avviene grazie al dono dello Spirito che a Pentecoste, domenica prossima, celebreremo con larghezza, ma che ogni giorno il Signore dona a quanti lo desiderano e lo invocano. Facciamo dunque nostra questa dimensione larga e profonda di essere non più realizzatori del piccolo nostro presente personale, copia di un passato felice, ma di sognare e inventare un futuro migliore che con la forza dello Spirito, potremo realizzare sulla terra modificandone radicalmente la storia.


Preghiere 

 

O Signore Gesù che ascendi al cielo dopo aver vissuto l’amore per gli uomini vittorioso sul male e sulla morte, dona anche a noi il tuo Spirito, perché diveniamo annunciatori del Vangelo e operatori della vera pace.

Noi ti preghiamo

  

Suscita in noi, o Padre del cielo, il desiderio di renderti vicino a tutti quelli che ancora non ti conoscono. Dona alle nostre parole e alle nostre azioni la forza del tuo amore che scalda i cuori e apre le menti.

Noi ti preghiamo

 

Senza di te, o Signore Gesù, le nostre vite sono prive della guida e dell’amico. Manda ancora il tuo Spirito a difenderci dal male e a suscitare in noi una vita nuova.

Noi ti preghiamo

  

Guidaci o Signore in questo tempo difficile, proteggi chi è più debole, guarisci i malati, consola i sofferenti, dona la pace a chi è in guerra. Sii tu la liberazione vera per tutti gli uomini.

Noi ti preghiamo


Illumina sempre o Dio onnipotente il nostro papa Francesco, perché la chiesa, rafforzata nell’amore e confermata nella fede, sia porto sicuro e arca di salvezza per tutti i popoli della terra.

Noi ti preghiamo

domenica 14 maggio 2023

V domenica del tempo ri Pasqua - Anno A - 7 maggio 2023

 

 


Dagli Atti degli Apostoli 6, 1-7

In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani. E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede. 

 

Salmo 32 - Il tuo amore, Signore, sia su di noi: in te speriamo.
Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.

Perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 2, 4-9

Carissimi, avvicinandovi al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: «Ecco, io pongo in Sion una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso». Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo e sasso d’inciampo, pietra di scandalo. Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono la via, la verità, la vita, dice il Signore:
nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 14, 1-12

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, nel brano del Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato Gesù si rivolge ai discepoli in un momento di turbamento. Può essere il momento della prova in cui la nostra fede è messa in discussione dagli eventi della vita che sembrano vanificare la nostra fiducia in Dio. Il turbamento è presente, in modo diverso, sia nei momenti difficili, quando sembra che Dio si sia allontanato o dimenticato di noi lasciandoci in balia della cattiva sorte, ma anche nelle situazioni di benessere e di sicurezza, quando l’uomo raggiunge orgogliosamente un senso di sé così grande che perde la coscienza del proprio bisogno del Signore e degli altri, e se ne allontana. Sono situazioni di segno opposto, ma entrambe possono condurre allo stesso turbamento che nasce dal vivere a distanza da Dio. È questo infatti il più vero e grave turbamento che un uomo possa attraversare vivere senza sentire Dio accanto a sé.

E Gesù infatti per vincere il turbamento dei suoi non li incoraggia con parole che mirano a rafforzare la loro autostima o la sicurezza che ce la possono fare, come spesso si dice nel mondo. No, la vera la risposta al turbamento, quella che ci pone al riparo dallo smarrimento esistenziale, è la fiducia in lui. Innanzitutto cioè bisogna maturare la coscienza di aver bisogno di Dio, cosa per niente scontata, e poi la certezza che a questo bisogno il Signore è attento e pronto a rispondere con i segni della sua vicinanza.

Gesù chiama “casa del Padre” il luogo nel quale il nostro turbamento è vinto e dove si manifesta pienamente la vicinanza di Dio. “Casa”, cioè luogo protetto e sicuro, ma anche luogo dell’intimità degli affetti che in essa possono esprimersi e fortificarsi. Sì, il luogo del nostro stare col Padre è la sua “casa”, non un luogo anonimo, dove prevale la casualità e la mutevolezza, non allo scoperto delle intemperie della vita. E Gesù sottolinea come quella casa abbia molti posti, poiché è il luogo in cui tutto il popolo vive con Dio e con gli altri. Essa è come un “grande condominio”, mentre noi siamo abituati a pensarci nel “monolocale” del nostro io, adattato alle nostre esigenze, apparentemente accogliente e modellato su se stessi: cosa potremmo desiderare di più? Ma questa con è la casa, ma la cella di una prigione nella quale a lungo andare ci abituiamo a vivere schiavi.

Anche questo è significativo: non si raggiunge il Padre a prescindere dai fratelli e dalle sorelle, perché il nostro è un destino comune fra di noi, oltre che assieme a lui. In quella casa ciascuno è amato e accolto per ciò che la sua vita può significare di buono e di bello per Dio e per gli altri; in essa infatti c’è un “posto preparato”, potremmo dire “adatto” per ciascuno, non è l’albergo anonimo, fatto di stanze tutte uguali che ognuno occupa indifferentemente: è la casa del nostro rapporto personale con Dio e con i fratelli. E se è Dio che ce la prepara, sta a noi poi renderla accogliente perché sia bello starci con lui e con gli altri. È ciò che nella nostra vita siamo chiamati a fare: creare attorno a noi una familiarità calda e accogliente, attenta e premurosa, piena di affetto, nella quale Dio e i fratelli si trovino bene, dove ci sia posto per ognuno e tutto lo spazio non sia ingombro di un “me stesso” super sviluppato.

Infine Gesù aggiunge che non solo la casa è pronta per ciascuno, ma che anche ci viene offerta la via per raggiungerla. Ed è questo ciò che stupisce di più i discepoli. Spesso vediamo Dio così distante da noi, irraggiungibile, quasi nemmeno pensabile, come poter arrivare ad abitare con lui? Ma Gesù ha accorciato ogni distanza, in lui ciò che è divino diviene alla portata degli uomini. È lui infatti la via che ci permette di raggiungere quella familiarità col Padre, tanto da poter “abitare nella sua casa”.

E se Filippo, quasi incredulo che sia possibile, chiede di conoscere Dio, pensandolo come una perfezione lontana e irraggiungibile, Gesù risponde mostrando se stesso: la sua umanità “mite ed umile di cuore”, che è una misura alta e ambiziosa per il discepolo, ma alla sua portata, così che la possa non solo conoscere, ma anche imitare fino ad eguagliarla.

Io sono nel Padre e il Padre è in me” dice Gesù, la perfezione di Dio è la piena umanità di Gesù che è come il ponte che possiamo attraversare per raggiungerlo.

A noi sta dunque incamminarci su quella via, fare i passi su quel ponte che unisce la nostra povera e fragile umanità alla pienezza di un amore che ci rende familiari di Dio, suoi commensali e coabitanti.

Accogliamo con gioia la sfida di una via percorribile e audace allo stesso tempo, perché su di essa incontriamo la vita vera, quella cioè che non si accontenta di un riparo aggiustato alla propria modesta misura, nel quale sentirsi comodo, ma cerca quella dimora che Dio stesso ha pensato per il nostro vivere con lui e con i fratelli.

  

Preghiere 

 

O Signore che hai preparato per noi un posto perché non perdiamo la vita all’inseguimento di ciò che non vale, guidaci nel cammino verso la vita vera, tu che sei la via da seguire.

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo, o Signore nostro Gesù Cristo, tu che ci hai donato il tuo corpo e sangue per nutrirci e rafforzarci nel cammino della vita, aiutaci ad affrettarci verso un modo di vita che ci conduce alla dimora del Padre.

Noi ti preghiamo

 

Aiutaci, o Signore Gesù, a non dubitare del fondamento buono che è la tua Parola e il tuo esempio, ma di edificare su di esso, perché la nostra vita sia di testimonianza ed esempio per molti.

Noi ti preghiamo

  

Insegnaci, o Padre buono, ad essere annunciatori efficaci del Vangelo, a parlare senza timore di te e a indicare a tutti la tua Parola come via sicura per raggiungere la vita vera.

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo, o Dio del cielo, vieni in soccorso di tutti quelli che ti invocano e chiedono il tuo aiuto. Per i malati, i sofferenti, i prigionieri, gli anziani e gli stranieri, per tutti quelli che sono nel dolore. Giunga presto a loro la tua consolazione e salvezza,

Noi ti preghiamo

  

Non sdegnarti o Dio del nostro peccato, ma accetta che torniamo a te per ottenere il perdono. Fa’ che, sicuri di essere accolti come il figlio prodigo, volgiamo i nostri passo verso il Padre che è la fonte inesauribile di ogni bene.

Noi ti preghiamo.


Ispira sentimenti di pace, o Signore, in chi oggi si combatte e si uccide. Fa’ che cessi in ogni luogo della terra la guerra che semina distruzione e morte. Riconcilia i cuori di chi si odia e unisci presto l’umanità tutta intera nell’unica famiglia dei tuoi figli.

Noi ti preghiamo

 

Sostieni o Dio il nostro papa Francesco nel suo impegno di annunciatore e testimone del Vangelo. Perché i suoi sforzi di costruire ponti di dialogo e amore fraterno rendano il mondo migliore e indichino a tutti noi la via per divenire costruttori di pace.

Noi ti preghiamo

 

 

VI domenica del tempo ordinario - Anno A - 14 maggio 2023


Dagli Atti degli Apostoli
8, 5-8. 14-17

In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samaria, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città. Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

 

Salmo 65 - Acclamate Dio, voi tutti della terra

Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!

A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini.

Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno.

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio, +
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 3, 15-18

Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Se uno mi ama, osserva la mia parola,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 14, 15-21

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». 

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo appena udite le parole che Gesù rivolge ai suoi amici più intimi, i dodici, nell’ora che precede la sua passione. Siamo nella sala in cui ha voluto mangiale la cena pasquale con loro, e rivolge ai suoi amici più intimi un lungo discorso pieno di affetto. È paradossale come alla vigilia delle ore più dure della sua vita il Signore abbia solo una preoccupazione: rassicurare i suoi del suo amore e di quello del Padre, metterli in guardia dal rischio di lasciarsi prendere dalla delusione o dal credere che tutto sia finito a causa della forza del male che si abbatterà su di lui di lì a poco.

Abbiamo in questo lungo discorso la testimonianza della paradossalità dell’amore di Dio, che sempre ci spiazza e ci sorprende. Infatti invece di reclamare attenzione per sé, riversa tutte le sue preoccupazioni sui suoi amici, e invece di esortarli ad indurirsi per resistere con più forza al male ancora una volta li sorprende con la tenerezza dei suoi sentimenti e delle sue parole.

Gesù mostra, ancora una volta, che la sua risposta alla forza del male non può che essere la vittoria del bene che si impone, appunto, con la forza del voler bene. Non c’è difesa o vittoria che possa venire da strumenti diversi da quelli dell’amore, e questo ci stupisce ancora di più in questo tempo nel quale l’esperienza che facciamo della forza del male che si manifesta nella guerra ci trascina a volte nella corrente di quanti pensano che si possa vincere per mezzo di armi e violenza. Gesù ci mostra invece che per lui l’unica vittoria auspicabile è quella che viene dall’esercizio continuo e imperturbabile della preoccupazione affettuosa per tutti gli altri.

C’è anche un altro elemento che caratterizza in modo unico questo lungo discorso con il quale Gesù circonda di un affetto estremo i suoi amici. Prima di parlare infatti il Signore ha lavato loro i piedi. Quel gesto così inatteso e giudicato eccessivo, perfino inopportuno secondo Pietro, ci dice qualcosa di altrettanto importante sul modo di voler bene di Gesù. Sì, egli prima vive e dimostra concretamente il suo amore per gli uomini, e poi lo spiega. Quello di Gesù è un “amore preventivo” che prima che proclamato è vissuto, non è amore già meritato o guadagnato per mezzo delle nostre opere, ma donato gratuitamente ancora prima che ce ne accorgiamo.

Lo stesso Gesù fa con ciascuno di noi. Possiamo allora dire che la Scrittura che ascoltiamo la domenica è la spiegazione a parole di quello che lui ci ha già fatto vivere durante la settimana in termini di attenzioni e gesti di amore rivolti a noi. 

Ecco allora che le parole del Vangelo rivolteci oggi ci dicono quello che stiamo vivendo in questo tempo. È da poco passata la Pasqua e il Signore risorto non vive più con i discepoli come prima. Lo notavamo già le domeniche scorse. Ma allo stesso tempo la sua presenza non si è fatta evanescente o meno intensa.

È la stessa situazione che viviamo anche noi, poiché fatichiamo spesso a riconoscere la sua presenza amorevole accanto a noi. A questo proposito Gesù parla del suo modo di esserci vicino come “il Paraclito”.

Questa parola, che a noi vuol dire poco, significa letteralmente “Colui che invoco perché mi sta accanto”. Cioè in questo nome sono comprese due idee: primo che la vicinanza di Dio va’ invocata, cioè cercata e desiderata.

Poi che la sua presenza si fa Spirito Santo, cioè presenza reale ma che va accolta, oltre che riconosciuta. Cioè la sua presenza si fa vedere e sentire quando vogliamo bene come lui, con quelle caratteristiche cui accennavo prima, oltre tante altre che il Vangelo ci indica chiaramente. Infatti solo quando lui è con noi diventiamo capaci di voler bene in modo così paradossale e insolito, gratuitamente, senza chiedere nulla in cambio, preventivamente, concretamente e non a parole, ecc…

Infine Gesù afferma: “lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce.” Sì, il mondo conosce altre forme di amore, ben diverse da quelle di Dio, e lo giudica con diffidenza e timore: è pericoloso, ingenuo, sbagliato. Non lo conosce e non lo vede, per questo non lo vive.

Cari fratelli e care sorelle, ci avviciniamo al tempo in cui con la festa di Pentecoste questo Spirito entra come protagonista assoluto nelle nostre vite. Prepariamoci allora a desiderarlo, riconoscerlo e vederlo, e l’unico modo è vivere fin da ora come Gesù.

 


Preghiere 

  

O Spirito di Dio scendi presto sulla terra e resta nella nostra vita, perché sappiamo accoglierti come guida sicura, forza di amore vero verso tutti.

Noi ti preghiamo

  

O Dio Padre misericordioso, non ti sdegnare per il nostro rifiuto a farci guidare da te, ma suscita in noi il pentimento e il desiderio di averti sempre vicino.

Noi ti preghiamo

 

O Signore Gesù che con insistenza rassicuri i tuoi discepoli che tu non li abbandonerai mai, fa’ che non siamo noi a lasciarti per seguire con orgoglio noi stessi. Aiutaci a fare sempre con fiducia e disponibilità la tua volontà.

Noi ti preghiamo

  

Ti ringraziamo o Dio del cielo per il dono della vita. Fa’ che non la riteniamo un nostro possesso esclusivo, ma con semplicità e gratitudine la spendiamo per il bene nostro e degli altri.

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Padre misericordioso, vieni nelle vite di tutti come Spirito santo, guida sicura. In modo particolare ti preghiamo oggi per coloro che si perdono per le strade del male e della violenza, fa’ che tornito verso di te.

Noi ti preghiamo

  

Accompagna con amore, o Signore, tutti noi e specialmente quelli che hanno più bisogno del tuo sostegno: i poveri, i malati, i prigionieri, i profughi, chi è solo e senza casa. Guidali alla meta di una vita serena e senza dolore.

Noi ti preghiamo.

 

 Guida con sicurezza o Dio la grande nave che è la tua chiesa, perché sappia accogliere tutti e condurli da te. Benedici il nostro papa Francesco che si affatica per essa e testimonia con impegno il Vangelo di salvezza.

Noi ti preghiamo

  

Proteggi o Padre buono tutti i tuoi discepoli che sono minacciati dalla guerra e dal terrorismo. Salva la loro vita e fa’ che possano ricevere il dono della pace e della riconciliazione.

Noi ti preghiamo 

martedì 2 maggio 2023

IV domenica del tempo di Pasqua - Anno A - 30 aprile 2023

 


 

Dagli Atti degli Apostoli 2, 14a.36-41

 Nel giorno di Pentecoste, Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Sappia con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso». All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone. 

 

Salmo 22 - Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare, +
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.

Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.

 

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. 

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 2, 20b-25

Carissimi, se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca; insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 10, 1-10

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, oggi sono tre settimane che Gesù è risorto. In quelle settimane dopo la resurrezione Gesù tornò diverse volte a trovare i suoi discepoli, ma non era sempre con loro, come invece prima. È un po’ come per noi adesso. Noi sappiamo che è vivo, che è risorto dai morti, e che non ci lascia mai soli. Eppure non lo vediamo sempre accanto a noi, come non lo vedevano sempre i discepoli. Probabilmente mentre andavano in giro, per Gerusalemme, o per la Galilea, la regione dove erano nati, speravano sempre di incontralo ancora una volta, di sentirlo parlare, di ricevere da lui il coraggio che gli mancava. Venivano da giorni difficili, movimentati, pieni di spavento ed erano ancora tutti frastornati: vedere Gesù, rincontrarlo gli dava coraggio e forza. Per questo erano tutti attenti a non farselo sfuggire, casomai lo incontrassero di nuovo, come era già avvenuto.

Anche per noi è un po’ così. Anche noi sentiamo il bisogno di rincontrarlo, perché ci dia il coraggio che ci manca per fare il bene, perché ci aiuti nei momenti difficili, quando ci sentiamo soli, e poi anche solo perché è bello stare con lui.

Eppure, lo sappiamo, non è sempre facile accorgerci di lui, ma non perché non c’è, piuttosto perché la nostra attenzione è rivolta altrove, o ci aspettiamo altro da lui. Inoltre per incontrare Gesù dobbiamo uscire dal nostro piccolo mondo fatto di poche, solite persone, pochi e abituali ambienti, perché Gesù si fa incontrare in mezzo agli altri. Nel Vangelo infatti Gesù risorto non appare mai a un discepolo che sta da solo, almeno devono essere in due, come a Emmaus.

Abbiamo ascoltato dal Vangelo che Gesù parla di noi come di un gregge di pecore, di un pastore e dell’ovile. Ma, stranamente, la sua attenzione è tutta concentrata sulla porta di quell’ovile. Prima infatti afferma che: “chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore e poi aggiunge: “io sono la porta delle pecore. – e poi - . Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.” 

Come mai tutta questa importanza della porta dell’ovile?

La porta è il punto di contatto fra il dentro, cioè il nostro mondo abituale, più familiare, e l’esterno. Attraverso di essa entrano “i ladri e i briganti” cioè i modi di vivere che ci rubano l’esistenza. Le false illusioni, le speranze mal riposte, affidarsi ad esse ci rovina la vita, la consuma per ciò che non vale. Ma poi esiste una porta che ci permette di uscire nel mondo esterno, di far entrare gli altri nella nostra vita e di raggiungerli noi. Questa porta è il Signore stesso.

È lui infatti il motivo che ci spinge ad incontrare e a restare con loro in modo autentico e sincero. Tutte le altre motivazioni, quali la convenienza, l’abitudine, gli obblighi sociali, il senso del dovere, ecc… deformano l’incontro con l’altro, lo rendono o un pesante obbligo cui sottostare, o qualcosa che serve solo a noi stessi. Il Signore invece è la porta che rende l’incontro felice e arricchente, quando nel volto dell’altro scopriamo i tratti dell’amico, del fratello al quale siamo legati non da vincoli sociali o naturali ma dalla scelta di volerci bene compiuta da Gesù una volta per tutti e in modo pieno, che noi facciamo nostra.

Ma poi il Signore è anche il contenuto del nostro incontro con gli altri: è il perché del nostro stare insieme, del nostro interesse, poiché al fondo tutto ci riporta alla necessità di testimoniare e di ricevere quell’amore che ci scambiamo in suo nome e che dà senso e valore al nostro essere insieme, appunto come fratelli e sorelle uniti nel suo nome.

Il Signore è quello che cerchiamo quando stiamo vicini a qualcuno. In lui vogliamo scorgere i tratti del volto di Gesù: nel povero, nel quale lui si è identificato; nell’amico, che con la sua vicinanza ci parla dell’amore di Dio; nello sconosciuto, con il quale siamo chiamati a scoprire come sia bello cercare, poco a poco e con fatica, i motivi che ci legano nonostante le differenze e l’estraneità naturale.

Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo” ci dice oggi il Signore. Uscire ed entrare dalla porta che è Gesù vuol dire in ultima analisi fare quello che ha fatto lui, pensare come ha pensato lui, andare incontro alle persone come è andato incontro lui, ecc… Fare così è la vera salvezza, perché quando ci si farà vicino lo riconosceremo, il suo volto e il suo modo di volerci bene non ci sarà più sconosciuto e indecifrabile.

Cari amici, accogliamo il Signore quando ci viene vicino e ci parla, andiamogli incontro quando ci dà appuntamento, come ad esempio nella Liturgia, o altrove. Gesù non smette di cercarci, come fece con i dodici dopo la resurrezione, e di invitarci a seguirlo dove lo possiamo ascoltare e dove ci nutriamo del suo Corpo e Sangue. Ritroviamo sempre la strada che ci porta a lui, anche se abbiamo fatto vie che ci hanno allontanato da lui. Il Signore è un pastore buono e paziente, conosce ciascuno di noi per nome, ci chiama, sa come siamo fatti e per questo è facile seguirlo per trovare il posto migliore in cui vivere, quel pascolo erboso e verdeggiante a cui ciascuno di noi aspira nel profondo del cuore.

 

 

Preghiere 

 

O Signore Gesù che sei guida e pastore della nostra vita, conduci noi tuo gregge verso il pascolo buono di una vita spesa per il bene degli altri e alla fonte inesauribile di una generosità che non conosce confini.

Noi ti preghiamo

  

O Dio non lasciarci prigionieri nella ristrettezza di una vita spaventata, chiusa nel limite angusto del proprio io e del piccolo mondo delle solite abitudini. Fa’ che uscendo dalla porta che sei tu, entriamo con gioia in una vita larga e generosa.

Noi ti preghiamo

 

Signore che hai vissuto cercando e facendo il bene di tutti, insegnaci a rendere santa e gradita a Dio la nostra vita, non trattenendo egoisticamente tutto per noi ma donandoci con larghezza.

Noi ti preghiamo

  

Sostieni o Dio del cielo gli sforzi di chi annuncia e testimonia che la vita non è vana se spesa per gli altri. Fa’ che tutti i cristiani, ovunque nel mondo, siano testimoni della buona notizia che si può essere felici volendo bene e donando generosamente.

Noi ti preghiamo

 

Raccogli o Signore in un unico gregge tutto quelli che vagano sperduti e senza meta: gli indecisi, i timorosi, chi è nel dubbio e nelle difficoltà. Dona a tutti la decisione di seguire te per trovare il senso della vita.

Noi ti preghiamo

  

Difendici o Dio dai falsi pastori che rubano la vita e rendono schiavi. Liberaci dall’essere servi del benessere a tutti i costi, dall’apparire e dal non fermarsi a pensare, perché non ci accontentiamo del poco ma ti seguiamo sui pascoli migliori,

Noi ti preghiamo.

  

Sostieni e conforta o Signore tutti coloro che sono nel dolore: i malati, i prigionieri, le vittime della guerra e della violenza, gli anziani, i migranti, chi è oppresso e perseguitato. Liberali dal male e dona loro la tua salvezza.

Noi ti preghiamo

  

Guida e sostieni i tuoi discepoli ovunque nel mondo, perché da paesi e culture differenti si radunino nell’unico gregge dei tuoi figli, diversi ma uniti nel tuo amore.

Noi ti preghiamo