sabato 30 settembre 2023

XXVI domenica del tempo ordinario - Anno A - 1 ottobre 2023

 

 


Dal libro del profeta Ezechiele 18, 25-28

Così dice il Signore: «Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso. E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà».

 

Salmo 23 - Ricordati, Signore, della tua misericordia.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, +
perché sei tu il Dio della mia salvezza;
io spero in te tutto il giorno.

Ricordati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
I peccati della mia giovinezza
e le mie ribellioni, non li ricordare

 

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 2, 1-11

Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Le mie pecore ascoltano la mia voce,
io le conosco ed esse mi seguono.
Alleluia, alleluia, alleluia

 

Dal vangelo secondo Matteo 21, 28-32

In quel tempo, disse Gesù ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L’ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli».


Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, a volte incontriamo nella Scrittura alcune parole che sembrano presentare una sintesi essenziale di cosa vuol dire essere cristiani, cioè discepoli di Gesù. Nel brano della lettera ai Filippesi che abbiamo ascoltato c’è una di queste espressioni che, da sola, basta ad offrire un quadro completo della nostra vocazione, riascoltiamole: “Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso.”

Paolo enuncia tre regole semplici e concrete: non fare nulla contro qualcuno (per rivalità) o per sentirsi migliore di qualcuno (vanagloria), e questo vale tanto per gli uomini che nei confronti di o Dio. E poi considerare il bene degli altri la cosa più importante di tutte, e quando parla di altri, lo fa in generale, non si riferisce cioè solo a chi è meritevole di ammirazione e giusto, ma anche a quelli che sono cattivi o peggiori di me.

Possiamo dire che applicare queste tre semplici regole vuol dire vivere cristianamente, e infatti Paolo aggiunge che questo è quello che fece Gesù: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo.

Cari fratelli e care sorelle, il cristianesimo non è un complesso di regole a cui attenersi ma un nuovo modo di vedere le cose che non solo ci fa scoprire le vere priorità ma anche, e direi soprattutto, ci da il desiderio di vivere secondo questo ordine rinnovato di importanza. Infatti sapere le presunte regole del vivere cristianamente non basta per avere la forza e il desiderio di applicarle. Quante volte abbiamo pensato: “dovrei fare questo, ma quanta fatica, come è difficile, e, in fondo, chi me lo fa fare?”

Avere invece il modo di vedere le cose della vita secondo l’ordine di importanza che Paolo ci suggerisce ci fa desiderare innanzitutto ciò che è buono per gli altri, e questo ci permette di trovare anche il nostro di bene.

Anche il brano evangelico di Matteo ci conferma su queste priorità da assumere a fondamento della nostra vita.

La parabola inizia con una chiamata: “Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va’ oggi a lavorare nella vigna. ... Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso.” Gesù sta parlando della vocazione alla vita cristiana, e non solo per l’invito rivolto a lavorare da parte del padre, ma ancor prima perché non si è figli per propria scelta, ma perché qualcuno ci ha chiamati alla vita: la madre e il padre. Siamo infatti generati alla vita di fede da Gesù, così come siamo stati generati alla vita fisica dai nostri genitori. Questa chiamata alla fede vede tutti gli uomini uguali: non c’è colto o ignorante, né capo o servo, ma tutti riceviamo la nostra dignità di figli di Dio da un’unica medesima chiamata.

La parabola racconta come questa paternità nella fede si esprime nell’invito a “lavorare nella vigna”. Essa cioè consiste nell’essere messi a parte di un compito, una missione: trasformare la terra attraverso il lavoro paziente e costante da campo incolto a terreno fruttifero.

Il mondo che Dio ha creato è una vigna, dice Gesù, e forse non a caso egli sceglie questa e non un’altra similitudine, peraltro già presente nell’antico Testamento, perché la vigna è piantata una volta, ma poi va coltivata in ogni stagione per una lunghezza lunghissima di anni. Ogni tempo richiede l’intervento del contadino perché cresca, si fortifichi e dia frutto. E anche il suo frutto è speciale: il vino. Un nutrimento cioè che non è per la pura sussistenza della vita materiale, ma aggiunge quel di più di gioia conviviale, di ebbrezza dello spirito in una dimensione diversa dalla realtà così come è, una dimensione onirica, di sogno.

Davanti a questo invito siamo costretti a scegliere, ma non tanto con un “sì” o un “no” verbale, ma con il “sì” o il “no” della nostra vita. Sarà il nostro agire a dirlo, più che le nostre parole.

Non basta un’adesione sincera, come dare un riconoscimento che il messaggio cristiano è il migliore, che anche noi stiamo dalla parte della fede in Gesù, la nostra vita parla, e dice quello in cui crediamo.

Cari fratelli e care sorelle, a volte le contorsioni dei nostri ragionamenti ci portano lontani dalla semplicità che Gesù, altrove, definisce “sì, sì; no, no”, cioè un agire che è conseguente al nostro pensiero. È il senso del paradosso con il quale Gesù conclude la parabola: “In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.” Essi apparentemente, formalmente, sono condannabili, ma il loro bisogno di una vita migliore li spinge verso Gesù e il suo Vangelo. Facciamo nostra la missione di contadini della viga e il suo frutto ci darà quella pienezza di vita a cui ogni uomo e donna aspirano e che solo il Signore può darci.


Preghiere 

  

Aiutaci o Dio ad essere tuoi figli obbedienti, prendendo sul serio le parole del Vangelo e vivendole docilmente,

Noi ti preghiamo

  

Elimina da noi o Signore Gesù, ogni istinto arrogante e ribelle, che crede di conoscere già il proprio bene e di poterlo ottenere contro gli altri. Aiutaci ad essere sempre tuoi imitatori,

Noi ti preghiamo

 

Fa’ o Dio che non guardiamo all’esteriorità, ma cerchiamo di incontrare Te, i fratelli e le sorelle nella profondità del cuore e con uno spirito di servizio e amicizia,

Noi ti preghiamo

  

Concedi o Dio di essere capaci di pentirci del male fatto e di cambiare strada quando questa è sbagliata. Donaci la conversione del cuore,

Noi ti preghiamo

 

O Dio aiuta chi è povero e consola chi è nel dolore. Perché nessun uomo sia umiliato dall’ingiustizia e schiacciato dalla forza opprimente del male,

Noi ti preghiamo

  

Solleva o padre misericordioso chi è precipitato nella voragine della violenza. Dona pace vera e duratura ai popoli colpiti dalla guerra e dal terrorismo, salva chi è in pericolo di vita,

Noi ti preghiamo.

 

Guida la tua chiesa con la pazienza e la tenacia del padre buono. Perdona se non siamo sempre all’altezza delle necessità del Vangelo e tiepidi nel viverlo,

Noi ti preghiamo

  

O Dio, proteggi e benedici il nostro papa Francesco, perché sia una buona guida del tuo gregge verso i pascoli di un mondo migliore,

Noi ti preghiamo

sabato 23 settembre 2023

XXV domenica del tempo ordinario – Anno A - 24 settembre 2023

 


Dal libro del profeta Isaia 55, 6-9

Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

 

Salmo 144 - Il Signore è vicino a chi lo invoca

Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 1,20c-24.27a

Fratelli, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno.  Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo.  Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e comprenderemo le parole del tuo Figlio
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 20, 1-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.  Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, le letture di questa liturgia si aprono con un invito accorato che Dio rivolge all’uomo per bocca del profeta Isaia: “Cercate il Signore”! Tante volte lo abbiamo detto, Dio è in cerca dell’uomo e della donna, gli si fa vicino, vorrebbe essergli sempre accanto. Non c’è esempio più grande di questo desiderio del fatto che si è fatto uomo per stare con noi, anche fisicamente, assumendo la nostra stessa vita umana terrena.

Eppure, la storia e la nostra stessa esperienza ce lo dimostrano: spesso siamo noi a sfuggire da questa vicinanza, a nasconderci da lui, come Adamo subito dopo aver mangiato il frutto dell’albero proibito fuggì dallo sguardo amico di Dio, suo creatore.

Dio c’invita ancora oggi a non sfuggirlo, ma anzi a cercarlo, ad accettare con gioia l’incontro con lui, fonte sempre di benedizione, pace e felicità. Allo stesso tempo Dio sottolinea come l’incontro con lui non va cercato in chissà quali eroismi o stranezze, perché è lui che ci si fa vicino, accessibile a tutti più di quanto pensiamo: “Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino.” È quello che Gesù afferma anche nella parabola che abbiamo ascoltato dal Vangelo di Matteo: un vignaiolo, che è il Signore stesso, si reca a cercare operai che vadano a lavorare nella sua vigna. Non aspetta che essi vadano a lui a chiedergli di essere presi, ma prende lui stesso l’iniziativa, e lo fa più volte nella giornata, e ogni volta si rivolge a tutti quelli che trova pronti ad esser presi a lavorare, fino a sera: tutti possono andare a lavorare nella sua vigna.

È da notare che l’invito rivolto da Gesù, ai primi come agli ultimi, è a produrre frutti buoni in un terreno che non è il loro, seminare semente non loro, curare viti, olivi, ortaggi non piantanti da loro. Gesù cioè per descrivere il Regno dei Cieli non usa l’immagine di tanti che coltivano ciascuno il proprio pezzetto di terra per ottenerne il massimo per sé. Questa è la logica del mondo che ci invita a darci da fare ciascuno con i propri mezzi per il proprio vantaggio. Gesù nella parabola invece offre a ognuno un posto in una grande opera comune che è coltivare pazientemente e con fatica qualcosa di buono per tutti. Ciascuno come sa, come può e per il tempo da vivere che ha.

In quella vigna possiamo godere della presenza del Signore. Nel lavoro per far crescere il bene per tutti sperimentiamo la sua vicinanza, la sua preoccupazione perché ciascuno sia messo in grado di essere utile alla grande causa comune.

Non è lo stesso per chi, invece di aspettare che il Signore lo prendesse a giornata, si è dedicato a produrre per sé, a coltivare il proprio campicello. Quelli Dio non lo hanno incontrato, ma solo se stessi e la propria fatica di vivere.

Così è per ciascuno di noi. Quante volte gli affanni e le preoccupazioni per i propri impegni e responsabilità ci fanno dimenticare la chiamata di Dio a vivere con generosità lo sforzo di produrre frutti buoni anche per gli altri? Cioè ad allargare lo spazio della solidarietà; a moltiplicare le occasioni di vivere la fraternità concreta, l’amicizia, la misericordia; a mettere a frutto con disponibilità le proprie capacità e risorse per il bene comune.

Questo vuol dire accogliere l’invito a lavorare a giornata per la vigna di Dio!

Ma se preferiremo andarcene a lavorare da soli nel nostro campicello, come potremo trovare Dio accanto a noi nei momenti di difficoltà? Come potrà gioire con noi per i frutti del nostro impegno e benedirli?

È facile accusare Dio di non preoccuparsi di noi; domandiamoci piuttosto se noi ci preoccupiamo di lui e dei fratelli, se condividiamo la responsabilità che lui sente di produrre frutti di bene per tutti, e specialmente per chi è in difficoltà.

L’invito del Signore può sembrare fuori luogo, perché la logica del mondo ci insegna a dar valore alle cose in modo esattamente contrario a quello che dice il vignaiolo Gesù. Ma questo accade spesso nel Vangelo. Spesso quello che per l’uomo è guadagno, per Dio è perdita; e quello che per l’uomo sta al primo posto, per Dio viene all’ultimo. La Parola di Dio, il suo giudizio comportano un radicale rovesciamento di valori: i primi sono gli ultimi afferma Gesù (Mc 10,31); i beati sono quelli che piangono (Mt 5,4); i veri ricchi sono quelli che abbandonano ogni cosa (Mc 10,29-30); chi vuoi salvare la propria vita la perde... (Lc 9,24; 27,33) La legge del suo Regno sembra essere il paradosso, l’inedito, l’inatteso. Dio sceglie le cose deboli e disprezzabili di questo mondo per confondere le forti e le stimabili (1Cor 1,27). Non sceglie il primo ma l’ultimo, non il giusto ma il peccatore (Mt 21,31), non il sano ma l’ammalato (Mc 2,17). Fa più festa per la pecorella smarrita e ritrovata che non per le novantanove al sicuro nel chiuso (Mt 18,13).

Sì, la via per incontrare il Signore ci appare spesso paradossale e, diciamolo, inaffidabile. Ma, ci dice Isaia, “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. ... Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.” Accogliamo dunque fratelli e sorelle, l’invito di Dio a sollevare il proprio sguardo da ciò che appare consueto e scontato, dalla banalità del normale, e incontreremo la via che conduce al Signore, in modo magari inatteso e imprevedibile, ma che alla fine ci rende degni di godere di quella ricompensa comune e uguale per tutti che è lo stare in sua compagnia e raccogliere frutti abbondanti per tutti.

 

Preghiere 

  

O Dio, ti ringraziamo per l’invito rivolto a noi di coltivare con gioia la terra del mondo per produrre frutti di amore, pace e felicità per tutti. Fa’ che con disponibilità ci poniamo al servizio del Regno,

Noi ti preghiamo

  

Perdonaci o Signore se a volte ti accusiamo di non esserci abbastanza vicino, quando invece siamo noi a scegliere strade diverse da quelle che conducono a te. Fa’ che sempre ti cerchiamo,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio per la pace nel mondo. Dona ai popoli sconvolti dalla violenza di trovare vie di riconciliazione, ai feriti di guarire, a chi è morto di vivere la pace nel tuo Regno,

Noi ti preghiamo

  

Sostieni tutti gli operatori di pace che, con fatica e rischio, affermano le ragioni dell’amore dove oggi regna l’odio. Sostienili con la tua forza e donagli di ottenere i frutti sperati,

Noi ti preghiamo

 

Solleva o Dio l’indigente dalla polvere e il misero dal fango. Consola chi è nel dolore, sfama gli affamati, perdona quanti accettano che il male imponga la sua durezza sulla vita di tanti,

Noi ti preghiamo

  

Accogli nel tuo amore o Signore quanti sono defunti in questo tempo. Dona loro di essere accolti dal tuo amore misericordioso che perdona e riscatta ogni uomo,

Noi ti preghiamo.

 

Accompagna sempre o Signore il papa Francesco nel suo impegno di evangelizzazione e testimonianza di amore. Fa’ che le sue parole cambino i cuori dei tuoi discepoli e li conducano alla conversione del cuore,

Noi ti preghiamo

  

Proteggi o Dio e sostieni le comunità dei tuoi figli ovunque nel mondo, specialmente dove soffrono per la povertà e la persecuzione. Fa’ che il Vangelo trovi sempre spazio nei cuori di chi lo ascolta,

Noi ti preghiamo

lunedì 18 settembre 2023

Festa dell'Esaltazione della Croce - 14 settembre 2023

 



Dal libro dei Numeri 21, 4b-9

In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.

 

Salmo 77 - Non dimenticate le opere del Signore! 

Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.

Quando li uccideva, lo cercavano
e tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio è la loro roccia
e Dio, l’Altissimo, il loro redentore. 

Lo lusingavano con la loro bocca,
ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui
e non erano fedeli alla sua alleanza. 

Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa,
invece di distruggere.
Molte volte trattenne la sua ira 
e non scatenò il suo furore.

Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Filippesi 2, 6-11

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.

Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua croce hai redento il mondo.
Alleluia, alleluia, alleluia.

 

Dal vangelo secondo Giovanni 3, 13-17

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.  Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». 

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, celebriamo oggi la festa antica e solenne dell’Esaltazione della Santa Croce. Essa viene a riproporci, lontano dai giorni della Passione del Signore, di soffermarci sul simbolo della morte di Gesù. In modo particolare per noi questa festa è ancora più solenne perché è il titolo a cui la nostra chiesa è dedicata e che costituisce, per così dire, la “santa protettrice” della nostra comunità.

Quest’anno questa festa ha un sapore e un colore diverso, perché si colloca in un tempo fortemente segnato dalla presenza vicina, direi incombente, della guerra. Una presenza che accompagna le nostre giornate da un anno e mezzo e che rischia di divenire come una compagna abituale, normale delle nostre giornate. Non suscita più stupore, sdegno, dolore, diviene una presenza normale del nostro tempo.

Così è anche della croce. È un simbolo ormai antico e siamo abituati alla sua presenza come un elemento ornamentale e privo di significato. La festa di oggi ricorda il momento quando fu ritrovato il legno della croce che era stato seppellito in basso, in un luogo nascosto e inaccessibile.

Sì il mondo cerca sempre di allontanare dal nostro sguardo la croce, come fa con la guerra e il dolore degli uomini di oggi, e, non potendo nasconderla fisicamente, il modo migliore per farlo è renderla insignificante, come qualcosa a cui si è abituati.

Oggi questa festa viene innanzitutto a dirci che non ci si può abituare alla croce, non ci si può abituare alla guerra, non ci si può abituare al dolore delle persone.

Il mondo nasconde la croce perché ne ha paura, ma non solo perché ricorda una morte dolorosa, piuttosto, e direi soprattutto, perché ci dice che la morte è stata vinta e che essa non deve più farci paura. Essa non è l’ultima parola e non è nemmeno una condanna irrevocabile. La Resurrezione del Signore l’ha vinta e dalla croce Gesù ha “soffiato lo Spirito” su tutti gli uomini della terra, quello Spirito che è vita, pace e resurrezione.

Care sorelle e cari fratelli oggi abbiamo voluto intronizzare la Bibbia proprio sull’altare delle croci per dire che dalla croce ci viene il messaggio del Vangelo che proclama la resurrezione. La croce non è muta, non è silenzio di morte, ma è proclamazione potente della voce di Dio che da quella croce, dalle guerre del mondo, dai dolori che provano duramente tante persone ci fa giungere l’annuncio che la vita vince, la pace è possibile, il dolore può essere consolato e superato.

Come è possibile questo?

Abbiamo ascoltato dal libro dei Numeri che la salvezza per gli Israeliti morsi dal veleno di morte fu alzare lo sguardo verso l’alto, e anche il Vangelo di Giovanni ci riporta le parole di Gesù: “bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.” Finché teniamo gli occhi bassi vediamo solo il presente desolante della guerra e dei dolori, un presente che sembra senza scampo e definitivo, tanto da essere considerato “normale”. Ma se alziamo lo sguardo verso Gesù vediamo sì la croce, cioè non dimentichiamo il dolore, ma riceviamo da essa la visione del sogno di Dio, fatto di pace, consolazione, vita e pienezza di gioia.

Non pensiamo che siamo troppo giovani o troppo anziani, troppo impegnati o senza niente da fare, troppo tristi o troppo spensierati: ognuno può ricevere dalla Croce lo Spirito della pace che è una visione diversa che diventa gesti, decisioni, sentimenti e atteggiamenti nuovi. Ognuno ha la possibilità di vivere la pace nei rapporti e nelle situazioni in cui vive. E questa pace non è inattività o remissività, piuttosto è un atteggiamento attivo e tenace di realizzazione del bene dove il male sembra prevalere. Ogni gesto, ogni decisione di bene si riverbera sul mondo intero e allarga i confini della pace, include pezzi di vita, persone, luoghi sotto il segno della pace vera.

A quel sogno dobbiamo guardare per impegnarci a realizzarlo fin da ora. Se restiamo con lo sguardo basso sul presente non troveremo una via di uscita, la guerra ci sembrerà normale, il dolore degli altri accettabile.

Cari amici, non facciamoci rubare la vista della croce, rivolgiamo ad essa il nostro sguardo fiducioso e pieno di speranza. Da essa riceviamo il Vangelo della pace e del voler bene, vera risposta ad ogni male odierno. Solleviamo il nostro sguardo e il nostro cuore ad un livello più alto del chiacchiericcio confuso e stordente per far risuonare forti le parole del Signore che abbiamo appena ascoltato: “Dio … ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.  Dio, …, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.


 

Preghiere 

 

O Signore Gesù, dalla croce a cui sei stato inchiodato ci provochi ad un amore per tutti senza limiti né condizioni. Fa’ che rispondiamo con disponibilità al tuo invito, Noi ti preghiamo

 

O Gesù, dalla croce dona con abbondanza a tutti gli uomini il tuo Spirito che fa mettere al primo posto il bene degli altri e che fa riconoscere in ognuno il proprio fratello e la propria sorella, Noi ti preghiamo

 

O Spirito di amore, riempi i nostri cuori perché non vinca la paura e la rassegnazione, ma prevalga il desiderio di restare accanto alle croci piantate nel mondo per aiutare quanti oggi ne sopportano il peso,

Noi ti preghiamo

  

O Dio manda dal cielo la tua benedizione su quanti affrontano viaggi rischiosi e faticosi per raggiungere un approdo di pace e un futuro felice. Proteggi quanti fuggono per mare e per terra, salvali dalla cattiveria degli uomini e dai pericoli mortali del viaggio,

Noi ti preghiamo

 

Proteggi o Padre buono gli uomini e le donne che vivono in guerra. Dona pace ai paesi sconvolti dalla violenza e schiacciati dal terrorismo,

Noi ti preghiamo

 

Dona o Signore salvezza al mondo intero, specialmente dove ora regna ingiustizia e povertà. Fa’ che il bene regni ovunque, dove oggi c’è disuguaglianza e sfruttamento,

Noi ti preghiamo

 

Aiutaci, o Dio, a sollevare il nostro sguardo verso la tua croce e i dolori di questo mondo. Fa’ che sentiamo sempre il bisogno di realizzare il bene della pace che tu ci doni,

Noi ti preghiamo

 

Sostieni o Signore i tuoi figli ovunque dispersi, radunali nella famiglia dei discepoli ai piedi della tua croce, per celebrarti risorto e nutrirsi del tuo corpo e sangue. Proteggili da ogni male e dalla tentazione di fuggire dalla croce,

Noi ti preghiamo

sabato 2 settembre 2023

XXII domenica del tempo ordinario - Anno A - 3 settembre 2023

 

 


Dal libro del profeta Geremia 20, 7-9

Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me. Quando parlo, devo gridare, devo urlare: «Violenza! Oppressione!». Così la parola del Signore è diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno. Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!». Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo. 

 

Salmo 62 - Ha sete di te, Signore, l'anima mia.
O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco.
Ha sete di te l’anima mia, +
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.

Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.

Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.

Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia:
la tua destra mi sostiene.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 12, 1-2

Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Il Padre illumini il nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 16, 21-27

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, domenica scorsa abbiamo ascoltato i versetti del Vangelo che precedono immediatamente quelli di oggi. In essi abbiamo visto Gesù porre ai discepoli la domanda: “Voi chi dite che io sono?” Pietro risponde che egli è il Messia e il Figlio di Dio, e per questo Gesù lo aveva esaltato come l’unico che, fra tanti, aveva accolto i segni con i quali il Signore aveva voluto comunicare la sua natura.

Ma ecco che oggi vediamo che, immediatamente dopo, Pietro dimostra invece di essere ancora molto legato al modo di vedere di questo mondo.

È rivelata in lui la realtà contraddittoria e fragile della nostra fede umana, che è sempre messa alla prova, perché l’adesione alla prospettiva di Dio è da ricercare e costruire, e non può mai essere data per scontata. Anzi, è proprio la convinzione di aver ormai capito come Dio vede le cose che provoca l’allontanamento da Lui, ed è forse proprio quello cha accadde a Pietro.

Gesù rivela ai suoi il futuro che l’attende, la necessità della sua passione e morte per giungere alla resurrezione finale. Egli cerca di far loro intuire la prospettiva di Dio con la quale dobbiamo imparare a guardare la storia non valutando caso per caso gli eventi in se stessi, ma in una prospettiva lunga, direi rovesciata, cioè dando la priorità al traguardo finale che il Signore vuole raggiungere.

Per lui la cosa più importante è la resurrezione, la vita vera che vince la morte. È questo traguardo che dà senso a tutto ciò che precede, persino la passione e morte, persino la croce. Gesù vuole preparare i dodici a vivere i momenti difficili che li aspettano con questa prospettiva, come un passaggio necessario in vista della resurrezione, e non giudicando ogni singolo evento in termini di successo o fallimento personale.

Noi, come Pietro, siamo portati a giudicare i fatti con lo sguardo corto del mio personale fallimento o successo, della realizzazione immediata dei miei obiettivi personali. Ma questo fa dimenticare che c’è un oltre a cui Gesù invece tende e che è la vittoria sul male.

Lo pensiamo ad esempio davanti ai fatti di guerra e terrorismo che insanguinano il mondo, o alle devastazioni causate dalla forza della natura. Non sono prova del fallimento di Dio, della sua impotenza davanti al male? O peggio, non sono la prova dell’indifferenza di Dio che non fa nulla per impedire tutto ciò, lui che potrebbe?

Certo, se guardiamo a tutto ciò come fatti che si concludono in se stessi le cose sembrano proprio stare così, e con Pietro non possiamo che augurarci di non dover mai affrontare simili difficoltà, ma forse dobbiamo imparare a vederli in una prospettiva diversa.

Il libro dell’Apocalisse, costituisce il tentativo di Dio di dare ai primi cristiani la chiave di lettura della storia come Egli la vede. In quei tempi essi sperimentavano le persecuzioni, e infatti il libro è scritto da Giovanni mentre si trova condannato all’esilio, e tanti altri fratelli erano stati perseguitati fino alla morte per la loro fede. Non era questo un segno che i primi discepoli non incontravano il favore e la protezione di Dio?

Ma nell’Apocalisse la storia va oltre l’oggi e si dispiega in uno scenario grandioso, che raccoglie davanti a sé tutto il corso dei secoli. In essa si manifesta con forza il male: le persecuzioni dei martiri, il tentativo del drago di distruggere l’universo e di annientare il bambino che nasce dalla vergine. C’è poi la rappresentazione dei cristiani con tutte le loro fragilità, ma anche la forza, le incertezze e la gloria. Ma la visione dell’Apocalisse non è fatta di avvenimenti chiusi in se stessi, essi trovano un traguardo e un compimento nella discesa dal cielo della nuova Gerusalemme, la città nella quale Dio vivrà con gli uomini.

È questa la prospettiva di Dio! La nuova Gerusalemme raccoglie le lacrime e il sangue versati, i dolori patiti e li trasfigura nella gloria della vittoria di Dio definitiva sul male. E la vittoria c’è proprio perché c’è stata battaglia, perché tanti hanno combattuto il male, anche subendone i colpi. Cioè la realizzazione della nuova Gerusalemme non passa sopra le teste degli uomini, ma è il frutto della lotta di ciascuno vissuta nella prospettiva dell’edificazione di una città diversa. Ogni colpo del male a cui si risponde con la forza dell’amore, della mitezza e della misericordia è una pietra che viene aggiunta alle mura di quella città santa. Al contrario, ogni volta che il male vince provocando una reazione altrettanto malvagia, di vendetta, di odio o di sopraffazione, una pietra viene sbriciolata e l’edificazione della nuova Gerusalemme è ritardata.

Così la morte di Gesù sulla croce per Pietro è una disgrazia da evitare, per Gesù è una tappa necessaria della lotta col male, perché la morte sia vinta.

Questo modo di vedere ci rende forti anche davanti alle nostre vicende personali o agli eventi storici che incontriamo: sappiamo che essi nella loro drammaticità non sono l’ultima parola, ma solo un passaggio verso la vittoria definitiva.

Per questo Gesù è così duro con Pietro: è diabolico giudicare le vicende della vita con lo sguardo corto, perché attribuisce al male una forza che esso non ha, se visto nella prospettiva della Gerusalemme che deve scendere dal cielo.

Per questo Gesù conclude con l’invito: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.” Se vogliamo fare nostra la visuale di Dio sulla storia e contribuire alla costruzione della nuova Gerusalemme siamo chiamati ad andare dietro a lui, rinnegare il nostro modo di vedere la vita e lottare contro il male come fece Gesù sulla croce, non con le armi della forza e della violenza, ma con quelle della mitezza, del perdono del voler bene. Questa è la vittoria sul male che edifica la nuova Gerusalemme.


 

Preghiere 

 

O Dio, nostro Padre, fa’ che seguiamo sempre la via che tu ci indichi. Rendici docili agli insegnamenti del Vangelo e pronti a seguire l’esempio del tuo Figlio Gesù,

Noi ti preghiamo

  

O Signore Gesù che hai scelto di percorrere con umiltà e pazienza la via del nostro cuore per insegnarci la volontà del Padre, fa’ che diamo ascolto alla tua Parola, come l’unica che insegna ciò che è buono per vita nostra e del mondo,

Noi ti preghiamo

 

Signore, aiutaci a non vedere la storia con lo sguardo corto dell’interesse egoistico, ma ad assumere la prospettiva di Dio e ad attendere la discesa della Gerusalemme celeste, città di pace e fraternità che tu hai promesso,

Noi ti preghiamo

  

O Gesù, tu ci hai indicato nella croce la via per salvarci. Sostienici nella fatica di abbandonare i falsi modelli di felicità. Fa’ che non rinunciamo a vincere il male con la forza irresistibile del bene,

Noi ti preghiamo

 

Senza il tuo aiuto, o Signore nostro Gesù Cristo, non possiamo fare nulla di buono. Aiutaci ad essere fedeli al tuo esempio, perché quello che hai insegnato lo hai vissuto tu per primo,

Noi ti preghiamo

 

Solleva, o Dio del cielo, l’indigente dalla polvere e innalza il misero dall’umiliazione e dal dolore. Proteggi chi ti invoca e salva chi non ha nessuno a cui chiedere aiuto. Dona consolazione e guarigione a chi soffre,

Noi ti preghiamo.

  

Ti invochiamo o Dio del cielo, manda la pace nelle terre in cui infuriano guerra e violenza: in Siria, in Ukraina, in Sudan, in Libia e ovunque la guerra e la violenza mietono vittime. Apri per ogni popolo l’orizzonte di un futuro di pace,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio per i popoli del Nord del mondo, ricco e sazio di beni. Apri i loro occhi sul bisogno dei tanti che non hanno di che vivere, perché il loro grido di aiuto sia ascoltato,

Noi ti preghiamo