Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso
cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in
rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state
disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i
luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Io stesso
condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore
Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella
smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa
e della forte; le pascerò con giustizia. A te, mio gregge, così dice il Signore
Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri.
Salmo 22 - Il Signore è il mio pastore: non manco di
nulla
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare.
Ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia, +
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
15,20-26a.28
Fratelli, Cristo è risorto dai morti,
primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la
morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti
in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno
Alleluia, alleluia alleluia
Benedetto colui che viene nel nome del
Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Alleluia,
alleluia alleluia
Dal
vangelo secondo Matteo 25,31-46
In quel
tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella
sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria.
Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli
altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua
destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla
sua destra: “Venite, benedetti del Padre
mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo,
perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato
da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi
avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti
gli risponderanno: “Signore, quando ti
abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo
dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o
nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo
venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi
miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che
saranno alla sinistra: “Via, lontano da
me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli,
perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi
avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete
vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora
risponderanno: “Signore, quando ti
abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e
non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non
avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se
ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
Commento
La
domenica odierna conclude un anno liturgico e ci avvia all’inizio di un nuovo
anno che si aprirà domenica prossima con il tempo di Avvento. Infatti il tempo della
vita con il Signore non è un susseguirsi di momenti tutti uguali e dello stesso
valore, la cui importanza è data dai nostri stati d’animo o dalle nostre
vicende personali. C’è un tempo di Dio che è fatto di un cammino, personale e
comune, che ci conduce verso di lui. È come l’esodo che ha condotto Israele
dall’Egitto fino alla terra promessa, un viaggio cioè in cui ciascuno va avanti
se resta unito al popolo. Da soli si è vittima dei pericoli e degli ostacoli che
costellano il viaggio, si cade facilmente nella tentazione di fermarsi e
abituarsi al deserto, oppure nello scoraggiamento che fa perdere di vista il
traguardo e fa sembrare inutile il viaggio; da soli si cercano le scorciatoie che
sono le furbizie, le false sapienze, le illusioni, che però fanno perdere la
strada maestra. Solo nel popolo e con il popolo di Dio si riesce ad
attraversare il deserto, ad uscire dalle schiavitù e ad approdare alla felicità
di una nuova vita in una terra benedetta da Dio.
Ma
da chi è composto il popolo di Dio? Come lo riconosciamo?
Istintivamente
ci verrebbe da dire che è composto da quelli che “già ci stanno”: che vengono a
Messa, che frequentano la Chiesa, che partecipano ai Sacramenti e agli incontri,
cioè quelli che già fanno parte del gregge, per usare l’immagine che il profeta
Ezechiele descrive nel brano ascoltato poco fa. Ma se vediamo bene forse la parte
più larga di quel gregge descritto da Ezechiele non è già attorno al pastore, al
sicuro nel recinto dell’ovile o nel pascolo a cui può nutrirsi con abbondanza e
sicurezza. Ezechiele parla di un gregge disperso, di pecore perdute chissà dove,
ferite e malate e per questo lente o ferme. Insomma quello di Ezechiele è più un
gregge “desiderato” dalla visione del profeta che realmente radunato e costituito.
Lo
stesso si può dire del popolo di Dio: esso comprende tutti quelli che Dio
chiama e cerca, compresi quelli dispersi per altre strade, quelli perduti, i
feriti dalla vita, quelli che soccombono sotto pesi insopportabili, quelli che
hanno perso la voglia di camminare e se ne stanno rannicchiati in un angolo,
quelli talmente presi da sé che nemmeno si accorgono che c’è un gregge al quale
unirsi, ecc…
Ecco
allora che fare parte di quel popolo si realizza molto di più nello stare in
mezzo alla gente che più sembra lontana ed estranea al pastore perché è lì che
si concentra, in modo che ci spiazza e sorprende, la cura e la preoccupazione
del pastore.
Se
vogliamo è lo stesso stupore di quelle persone che Gesù giudica, alla fine dei
tempi, nella parabola del vangelo di Matteo che abbiamo ascoltato. “Quando
mai ti abbiamo visto lì dove non ti abbiamo riconosciuto, cioè nei poveri?”
chiedono tutti. Eppure Gesù era lì.
Lo
stesso chiediamo anche noi oggi: “Ma quando mai non ti abbiamo incontrato,
visto, riconosciuto e ascoltato lì dove nessuno nemmeno ti conosceva o cercava?”
Ogni volta che ignoriamo quel fratello e quella sorella che se ne sta per conto
suo, che cammina su strade a noi estranee, con strane idee in testa, con
interessi e preoccupazioni a noi lontane ci allontaniamo al pastore e dal
gregge che lui vuole radunare.
Ecco
allora fratelli e sorelle il segreto per incontrare il pastore: lasciarsi
interrogare e attrarre da quelli che non hanno nulla in comune con noi, sentire
che in ogni uomo e donna c’è il fratello e la sorella che Dio vuole incontrare
ed amare anche attraverso di noi.
Domenica
scorsa nella festa dei poveri che abbiamo qui celebrato ci siamo riuniti in oltre
140 persone per un pranzo di fraternità e condivisione. Seduti alla stessa
mensa abbiamo scoperto la bellezza di stare insieme nonostante le diversità. In
un tempo in cui il messaggio forte del mondo grida che non si può vivere fianco
a fianco ucraini e russi, palestinesi e israeliani, ma che piuttosto l’altro va
annientato e ucciso, noi abbiamo voluto assumere lo sguardo di Dio e riconoscere
in ognuno la pecora assieme alla quale fare gregge. Assieme il Signore ci guida
alla salvezza, assieme ci porta al pascolo e si prende cura di noi, assieme ci
vuole bene.
Lasciamoci
allora anche noi radunare dall’unico pastore, non mettiamo avanti la nostra
diversità ed estraneità, riconosciamo nell’altro, specialmente il povero e il
debole, l’estraneo e il lontano un compagno nel cammino dell’esodo dalla
schiavitù dell’estraneità alla terra promessa della fraternità universale.
Preghiere
O Signore Gesù guidaci come un pastore buono sulle
strade del bene e nutrici nei pascoli in cui nulla ci manca. Fa’ che
affidandoci a te impariamo il modo migliore di vivere,
Noi ti preghiamo
O Signore Gesù ti chiediamo perdono perché abbiamo
accettato troppo facilmente la signorìa dei falsi pastori di questo mondo:
l’egoismo, la paura, l’arroganza e l’orgoglio. Fa’ che seguendo il tuo esempio
diveniamo miti e umili come te,
Noi ti preghiamo
Ti ringraziamo o Dio del cielo perché sei un Signore
che perdona e aiuta, pronto a sostenerci nei momenti di difficoltà e attento
alla nostra debolezza. Divieni re e Signore della nostra vita perché essa sia
salvata dal male,
Noi ti preghiamo
Ti invochiamo o Padre misericordioso, libera il mondo
dai padroni violenti che seminano odio e divisione. Fa’ cessare ogni guerra e
placa l’istinto di dominio e aggressività, dona la pace a tutti i popoli,
Noi ti preghiamo
Sostieni o Signore quelli che lavorano per il bene
degli altri e non cercano il proprio interesse individuale. Suscita servitori
della giustizia e operatori di pace perché in tutti i popoli regni la
concordia,
Noi ti preghiamo
Ascolta o Signore il grido del povero che ti invoca ed
esaudisci la sua preghiera. Perché tutti abbiano il necessario per vivere,
Noi ti preghiamo.
Guida e proteggi, o Padre misericordioso, tutti coloro
che annunciano
Noi ti preghiamo
Proteggi o Signore papa Francesco. Fa’ che la sua predicazione
sia un segno visibile dell’amore di Dio per tutti i popoli e li guidi verso di
lui,
Noi ti preghiamo