sabato 25 novembre 2023

XXXIV domenica del tempo ordinario - Festa di Cristo re dell'universo - Anno A - 26 novembre 2023

 




Dal libro del profeta Ezechiele 34,11-12.15-17

Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia. A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri.  

 

Salmo 22 - Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare.
Ad acque tranquille mi conduce.

Rinfranca l’anima mia, +
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15,20-26a.28

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

 

Alleluia, alleluia alleluia

Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Alleluia, alleluia alleluia

   

Dal vangelo secondo Matteo 25,31-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

 

Commento

La domenica odierna conclude un anno liturgico e ci avvia all’inizio di un nuovo anno che si aprirà domenica prossima con il tempo di Avvento. Infatti il tempo della vita con il Signore non è un susseguirsi di momenti tutti uguali e dello stesso valore, la cui importanza è data dai nostri stati d’animo o dalle nostre vicende personali. C’è un tempo di Dio che è fatto di un cammino, personale e comune, che ci conduce verso di lui. È come l’esodo che ha condotto Israele dall’Egitto fino alla terra promessa, un viaggio cioè in cui ciascuno va avanti se resta unito al popolo. Da soli si è vittima dei pericoli e degli ostacoli che costellano il viaggio, si cade facilmente nella tentazione di fermarsi e abituarsi al deserto, oppure nello scoraggiamento che fa perdere di vista il traguardo e fa sembrare inutile il viaggio; da soli si cercano le scorciatoie che sono le furbizie, le false sapienze, le illusioni, che però fanno perdere la strada maestra. Solo nel popolo e con il popolo di Dio si riesce ad attraversare il deserto, ad uscire dalle schiavitù e ad approdare alla felicità di una nuova vita in una terra benedetta da Dio.

Ma da chi è composto il popolo di Dio? Come lo riconosciamo?

Istintivamente ci verrebbe da dire che è composto da quelli che “già ci stanno”: che vengono a Messa, che frequentano la Chiesa, che partecipano ai Sacramenti e agli incontri, cioè quelli che già fanno parte del gregge, per usare l’immagine che il profeta Ezechiele descrive nel brano ascoltato poco fa. Ma se vediamo bene forse la parte più larga di quel gregge descritto da Ezechiele non è già attorno al pastore, al sicuro nel recinto dell’ovile o nel pascolo a cui può nutrirsi con abbondanza e sicurezza. Ezechiele parla di un gregge disperso, di pecore perdute chissà dove, ferite e malate e per questo lente o ferme. Insomma quello di Ezechiele è più un gregge “desiderato” dalla visione del profeta che realmente radunato e costituito.

Lo stesso si può dire del popolo di Dio: esso comprende tutti quelli che Dio chiama e cerca, compresi quelli dispersi per altre strade, quelli perduti, i feriti dalla vita, quelli che soccombono sotto pesi insopportabili, quelli che hanno perso la voglia di camminare e se ne stanno rannicchiati in un angolo, quelli talmente presi da sé che nemmeno si accorgono che c’è un gregge al quale unirsi, ecc…

Ecco allora che fare parte di quel popolo si realizza molto di più nello stare in mezzo alla gente che più sembra lontana ed estranea al pastore perché è lì che si concentra, in modo che ci spiazza e sorprende, la cura e la preoccupazione del pastore.

Se vogliamo è lo stesso stupore di quelle persone che Gesù giudica, alla fine dei tempi, nella parabola del vangelo di Matteo che abbiamo ascoltato. “Quando mai ti abbiamo visto lì dove non ti abbiamo riconosciuto, cioè nei poveri?” chiedono tutti. Eppure Gesù era lì.

Lo stesso chiediamo anche noi oggi: “Ma quando mai non ti abbiamo incontrato, visto, riconosciuto e ascoltato lì dove nessuno nemmeno ti conosceva o cercava?” Ogni volta che ignoriamo quel fratello e quella sorella che se ne sta per conto suo, che cammina su strade a noi estranee, con strane idee in testa, con interessi e preoccupazioni a noi lontane ci allontaniamo al pastore e dal gregge che lui vuole radunare.

Ecco allora fratelli e sorelle il segreto per incontrare il pastore: lasciarsi interrogare e attrarre da quelli che non hanno nulla in comune con noi, sentire che in ogni uomo e donna c’è il fratello e la sorella che Dio vuole incontrare ed amare anche attraverso di noi.

Domenica scorsa nella festa dei poveri che abbiamo qui celebrato ci siamo riuniti in oltre 140 persone per un pranzo di fraternità e condivisione. Seduti alla stessa mensa abbiamo scoperto la bellezza di stare insieme nonostante le diversità. In un tempo in cui il messaggio forte del mondo grida che non si può vivere fianco a fianco ucraini e russi, palestinesi e israeliani, ma che piuttosto l’altro va annientato e ucciso, noi abbiamo voluto assumere lo sguardo di Dio e riconoscere in ognuno la pecora assieme alla quale fare gregge. Assieme il Signore ci guida alla salvezza, assieme ci porta al pascolo e si prende cura di noi, assieme ci vuole bene.

Lasciamoci allora anche noi radunare dall’unico pastore, non mettiamo avanti la nostra diversità ed estraneità, riconosciamo nell’altro, specialmente il povero e il debole, l’estraneo e il lontano un compagno nel cammino dell’esodo dalla schiavitù dell’estraneità alla terra promessa della fraternità universale.

 

Preghiere 

  

O Signore Gesù guidaci come un pastore buono sulle strade del bene e nutrici nei pascoli in cui nulla ci manca. Fa’ che affidandoci a te impariamo il modo migliore di vivere,

Noi ti preghiamo

 

O Signore Gesù ti chiediamo perdono perché abbiamo accettato troppo facilmente la signorìa dei falsi pastori di questo mondo: l’egoismo, la paura, l’arroganza e l’orgoglio. Fa’ che seguendo il tuo esempio diveniamo miti e umili come te,

Noi ti preghiamo

 

Ti ringraziamo o Dio del cielo perché sei un Signore che perdona e aiuta, pronto a sostenerci nei momenti di difficoltà e attento alla nostra debolezza. Divieni re e Signore della nostra vita perché essa sia salvata dal male,

Noi ti preghiamo

 

Ti invochiamo o Padre misericordioso, libera il mondo dai padroni violenti che seminano odio e divisione. Fa’ cessare ogni guerra e placa l’istinto di dominio e aggressività, dona la pace a tutti i popoli,

Noi ti preghiamo

 

Sostieni o Signore quelli che lavorano per il bene degli altri e non cercano il proprio interesse individuale. Suscita servitori della giustizia e operatori di pace perché in tutti i popoli regni la concordia,

Noi ti preghiamo

  

Ascolta o Signore il grido del povero che ti invoca ed esaudisci la sua preghiera. Perché tutti abbiano il necessario per vivere,

Noi ti preghiamo.

  

Guida e proteggi, o Padre misericordioso, tutti coloro che annunciano la tua Parola e la vivono, perché il loro esempio sia di modello per tanti,

Noi ti preghiamo

  

Proteggi o Signore papa Francesco. Fa’ che la sua predicazione sia un segno visibile dell’amore di Dio per tutti i popoli e li guidi verso di lui,

Noi ti preghiamo

venerdì 17 novembre 2023

XXXIII domenica del tempo ordinario - Anno A - 19 novembre 2024 - Giornata mondiale dei poveri

 


 Dal libro dei Proverbi 31,10-13.19-20.30-31

Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto. Gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita. Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani. Stende la sua mano alla conocchia e le sue dita tengono il fuso. Apre le sue palme al misero, stende la mano al povero. Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare. Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani e le sue opere la lodino alle porte della città.

 

Salmo 127 - Beato chi teme il Signore.
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.

Ecco com’è benedetto +
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 5,1-6

Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: «C’è pace e sicurezza!», allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Rimanete in me e io in voi, dice il Signore,
chi rimane in me porta molto frutto.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 25,14-30

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, Nel giugno 2017 papa Francesco ha scritto: “Al termine del Giubileo della Misericordia ho voluto offrire alla Chiesa la Giornata Mondiale dei Poveri, perché in tutto il mondo le comunità cristiane diventino sempre più e meglio segno concreto della carità di Cristo per gli ultimi e i più bisognosi.”

Oggi celebriamo questa giornata come un’occasione particolarmente dedicata ai poveri, il che non significa, ovviamente, che ce ne ricordiamo solo una volta l’anno.

Paradossalmente nella giornata dedicata ai poveri la liturgia ci fa leggere un brano evangelico nel quale si parla di ricchi: Ricco è quel padrone che partendo per un viaggio affida i suoi numerosi averi a tre servi. Ricchi diventano anche i servi, poiché la somma affidata a ciascuno è veramente esorbitante. Questo vuole significare che a ciascuno è dato molto, più di quanto immagini. Specialmente in questa parte del mondo riceviamo fin dalla nascita una condizione privilegiata di benessere, che non è solo quello economico, ma anche la pace, la sicurezza, la possibilità per tutti di studiare e curarsi, solo per citare alcuni elementi.

Seguendo il racconto della parabola dobbiamo allora oggi chiederci: cosa ne abbiamo fatto di questo tesoro?

Nel Vangelo si evidenziano due possibili atteggiamenti diversi. I primi due servi prendono quei soldi e li mettono in circolazione. Il Vangelo non dice cosa ne hanno fatto, di certo non li hanno tenuti per sé né li hanno consumati in cose vane. Il Vangelo ci dice che una volta messo in circolazione, il tesoro portò frutto e si moltiplicò.

Un altro servo invece nasconde il tesoro per paura: è come paralizzato e sotterra il talento avuto vivendo come se non avesse ricevuto nulla. Quei beni, che ripeto non sono solo le ricchezze economiche, sono così resi inutili, quasi fossero una possibile fonte di pericolo e angoscia, tanto che preferisce renderli inutilizzabili, seppellendoli come una cosa morta.

Le nostre società occidentali e benestanti assomigliano molto a quest’ultimo servo del ricco padrone. I privilegi che ci sono stati elargiti, e l’elenco come già detto è lungo, nella coscienza dei più è come se non esistessero. Anzi, ci si lamenta e si è insoddisfatti perché quello che si ha non basta mai. La pace di cui godiamo da lunghi anni è messa in rischio da spinte bellicose e un irresponsabile fascino delle armi e della guerra. La salute, la cultura viene disprezzata e messa a repentaglio da stili di vita che esaltano gli eccessi pericolosi e la rozzezza semplicistica. In questo modo i talenti ricevuti diventano inutili e anzi, deperiscono. Per fare un esempio fra molti pensiamo alla bassissima natalità che caratterizza i nostri Paesi occidentali. Sembra che non ci sia interesse nemmeno a lasciare il nostro mondo ricco a qualcuno che ne possa godere dopo di noi. La paura infatti genera egoismo e questo non fa guardare al di là del proprio agiato e comodo presente, negando così la possibilità che ci possa essere un futuro.

Ma se ci guardiamo attorno con uno sguardo meno spaventato e superficiale scopriamo attorno a noi un mondo vasto di persone che ambirebbero a godere anche solo di una piccola parte del tesoro che abbiamo a disposizione. Se pensiamo alla parabola di Lazzaro che abbiamo letto domenica scorsa, egli giacendo alla porta del ricco ambiva non a sede a mensa con lui, ma almeno a riceve gli avanzi che cadevano dalla sua tavola. Sì, i poveri, la cui miseria non è solo economica, ma anche di risorse e possibilità, quelle di cui noi abbondiamo e che nemmeno apprezziamo troppo, sono affamati di vita buona, hanno un bisogno disperato per sopravvivere di poter godere di almeno un po’ delle nostre risorse e privilegi: pace, salute, cultura, opportunità, ecc…

I poveri ci parlano di futuro, non si accontentano del presente, perché per loro questo è troppo triste e duro, e non smettono di chiederci aiuto, a volte in modo silenzioso e poco evidente, ma basta guardarsi attorno e sentirne l’invocazione salire da tanti luoghi di sofferenza.

Anche a noi si pone dunque in questo tempo la scelta che si trovarono davanti i servi di quel ricco proprietario: che fare del tesoro ricevuto in custodia? Anche noi possiamo assumere l’atteggiamento spaventato e avaro di quello che pur di non rischiare nulla viveva come se quelle ricchezze nemmeno esistessero. Oppure possiamo assumerle a piene mani e sperimentare come mettendole in comune si moltiplicano. La pace se vissuta pienamente genera altra pace, la cultura e la salute se utilizzate e offerte per il bene comune aumentano la bellezza del vita di tutti: I talenti si moltiplicano se lasciati circolare, se spesi e fatti fruttare rendono possibile un futuro migliore per sé e per tutti gli altri, a partire proprio da quelli che hanno più fame di futuro, i poveri.

Cari fratelli e care sorelle, non lasciamo morire l’entusiasmo e la gioia del donare, riceveremo un contraccambio ancora più grande. A Pietro che si lasciava vincere dalla paura di perdere la propria vita nello spenderla per gli altri Gesù rispose: “non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto …, e la vita eterna nel tempo che verrà.”

Ecco allora cari fratelli e sorelle, il senso di questa giornata dedicata ai poveri: ricordarci che nulla di ciò che è messo in comune e usato per il bene dei più deboli va perduto, anzi si moltiplica, mentre ciò che è  egoisticamente e paurosamente trattenuto e nascosto deperisce e muore nella tristezza.

 

 

Preghiere 

 

O Dio ti ringraziamo per il dono prezioso del tuo amore. Fa’ che l’accogliamo con gioia come un tesoro dal valore inestimabile,

Noi ti preghiamo

  

Aiutaci o Padre ad apprendere la vera sapienza contenuta nel Vangelo, affinché come tuoi discepoli diveniamo ricchi di umanità e liberi di amare tutti, e in modo particolare i più poveri

Noi ti preghiamo

 

Rendici, o Dio onnipotente, forti della gioia del Vangelo, perché non restiamo schiavi dell’impotenza e sottomessi al male, ma come uomini e donne sapienti trasformiamo il mondo e il suo modo di vivere,

Noi ti preghiamo

  

Ti chiediamo perdono o Dio per quando rifiutiamo il talento del tuo amore, accontentandoci del poco che sappiamo darci da soli. Apri il nostro cuore al Vangelo perché diveniamo sapienti e forti,

Noi ti preghiamo

 

Guida o Padre misericordioso i passi di coloro che cercano il bene e operano per la pace. Fa’ che presto nel mondo intero cessino le guerre e ogni forma di violenza,

Noi ti preghiamo

  

Suscita in ogni luogo o Padre misericordioso amici dei poveri e soccorritori di chi è in difficoltà. Guarda con amore chi è nel bisogno e ti invoca ed esaudisci la preghiera del misero,

Noi ti preghiamo.

 

O Signore Gesù che hai donato tutto te stesso per la nostra salvezza, perdona la nostra avarizia nel voler bene ai fratelli e alle sorelle che sono nel bisogno.

Noi ti preghiamo

  

Guida e proteggi o Dio tutti quelli che camminano sulla via del Vangelo: i testimoni dell’amore, i costruttori di pace, coloro che perdonano, i miti di cuore. Fa’ che la loro forza d’amore trasformi il mondo intero,

Noi ti preghiamo

sabato 11 novembre 2023

XXXII domenica del tempo ordinario - Anno A - 12 novembre 2023

 


Dal libro della Sapienza 6,12-16

La sapienza è radiosa e indefettibile, facilmente è contemplata da chi l'ama e trovata da chiunque la ricerca. Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano. Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà, la troverà seduta alla sua porta. Riflettere su di essa è perfezione di saggezza, chi veglia per lei sarà presto senza affanni. Essa medesima va in cerca di quanti sono degni di lei, appare loro ben disposta per le strade, va loro incontro con ogni benevolenza.

Salmo 62 – Solo in Dio riposa l’anima mia

Solo in Dio riposa l’anima amia

Da lui viene la mia salvezza.

Lui solo è mia roccia e mia salvezza

Mia difesa: mai potrò vacillare.

 

Fino a quando vi scaglierete contro un uomo

Per abbatterlo tutti insieme

Come un muro cadente

Come un recinto che crolla.

 

Lui solo è mia roccia e mia salvezza,

mia difesa: non potrò vacillare.

In Dio è la mia salvezza e la mia gloria,

il mio riparo sicuro, il mio rifugio.

Dalla prima lettera di Paolo ai Tessalonicesi 4,13-18

Non vogliamo poi lasciarvi nell'ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui. Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore. Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.

Alleluja alleluia, alleluia

Vegliate dunque fratelli miei

perché il Regno di Dio è vicino

Alleluja alleluia, alleluia

 

Dal vangelo di Matteo 25,1-13

Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.

 

Commento

 

Care sorelle e cari fratelli, il Vangelo appena ascoltato ci racconta le vicende di una festa di nozze e, a ben guardare, tutto il racconto si svolge attorno ad una porta. Davanti ad essa le dieci vergini attendono l’arrivo dello sposo, egli al suo arrivo la apre e accoglie le cinque presenti, e poi la lascia chiusa per le altre cinque che erano assenti.

Questa porta è centrale, è essa che dà accesso alla festa di nozze, cioè alla vita felice alla quale tutti noi aspiriamo. Essa, se si apre, permette di stare in compagnia dello sposo, cioè del Signore Gesù, ma se resta chiusa lo rende inaccessibile per quanto ci sforziamo di raggiungerlo e ci esclude dalla gioia della festa.

Mi sembra di poter dire che questa porta rappresenta la Parola di Dio. Essa infatti è il mezzo più diretto attraverso il quale siamo messi in comunicazione con Dio che parla a noi, ci si rivela, si fa incontrare a tu per tu, personalmente. Ma, proprio come una porta, essa può avere una doppia valenza: permettere l’ingresso o precluderlo. Per comprendere meglio come la Parola di Dio “funziona” come porta d’accesso a Dio seguiamo il racconto della parabola del Vangelo di Matteo.

Innanzitutto le dieci vergini passano molto tempo davanti alla porta. È un tempo di attesa non passiva che rappresenta bene il necessario lavorìo attorno alla Scrittura. C’è bisogno di conoscerla: leggerla, ricordarla, comprenderla. Come tutti i testi scritti rispecchiano il mondo, l’epoca, la mentalità di quando sono stati composti. Per questo vanno approfonditi con una continuità che ci permette di entrare in familiarità con essi.

Ma la parabola ci presenta un altro elemento decisivo: le lampade che illuminano il cammino. Per giungere alla porta e per restare accanto ad essa c’è bisogno di lampade e, soprattutto, di olio che le alimenti. E questo olio è la Sapienza, della quale ci parla lungamente la prima lettura, che è l’impegno a far diventare vita vissuta quella Parola, incontrata nell’ascolto e nello sforzo di comprenderla. Il sapiente infatti, per la Scrittura, è innanzitutto chi fa del messaggio contenuto in essa il nutrimento del suo pensare, scegliere e agire quotidiano. La Sapienza è questa sintesi fra quello che la Parola vuole comunicarci e il nostro vissuto. È essa che illumina la strada, ci fa vedere il volto dei fratelli e delle sorelle con chiarezza, ci fa riconoscere il volto di Dio e ci rende da lui riconoscibili, come avviene con lo sposo della parabola.

Tutte e dieci le vergini hanno l’olio nella lampada e tutte e dieci illuminano il loro cammino nel buio della notte e giungono alla porta della festa per l’incontro con Dio. Ma ad alcune finisce presto, ad altre l’olio dura perché ne hanno una scorta sufficiente.

Questo ci dice che non basta un entusiasmo iniziale, quello che al primo approccio ci fa pensare: “Veramente questa Parola è bella, piena di fascino e ricca di significato!” C’è bisogno che questo entusiasmo e stupore iniziale continui a essere illuminato con l’impegno a viverlo, anche quando ci si fanno incontro ostacoli e dubbi, la stanchezza e la delusione, il buio della notte che avvolge la vita intera. C’è bisogno di “una scorta” di impegno a vivere la Parola con Sapienza anche quando questo sembra troppo difficile o inutile o addirittura controproducente, quando le nostre forze vengono meno e siamo confusi, quando la porta tarda ad aprirsi.

È allora, con un supplemento di nel buio fitto che ci circonda, che la porta si spalanca e giungiamo a stare in compagnia del Signore, nella gioia della festa dell’incontro con lui.

Fratelli e sorelle, questo tempo di guerre  e terrorismo è come una notte buia che ci avvolge e confonde. Anche però nel buio del tempo presente possiamo procedere senza rischiare di cadere in terreni pericolosi e scivolosi, se abbiamo una lampada che ci fa luce. Non serve maledire o inveire e nemmeno arrestarsi sgomenti e impotenti, serve andare avanti con una luce che illumini per non cadere nella disperazione.

Questa luce è la Sapienza, cioè lo sforzo quotidiano di mettere la Scrittura in pratica, anche quando è difficile. E in questo tempo la Parola ci indica la strada di una partecipazione alle difficoltà degli altri, di una vicinanza, di una solidarietà ed empatia con chi sta peggio. Se perseveriamo ad illuminare il mondo e noi stessi con la luce della Sapienza la porta della parola di Dio ci farà entrare in un rapporto stretto col Signore. La sua compagnia guarisce dalle ferite di una conflittualità esasperata e inconcludente che oggi sembra prevalere nel clima delle nostre giornate, dal buio della violenza e della disperazione, dal ripiegamento depresso su se stessi, dal senso triste di impotenza. La festa dell’incontro con Dio ci fa sentire il calore di una presenza che continua a dare senso alla vita, che altrimenti, fuori al buio, rischia di essere una sterile introversione del pensare a se stessi e basta.

Cari fratelli e care sorelle conserviamo in queste giornate che ci attendono, difficili e piene di ostacoli, la luce accesa che è vivere facendo nostra la Sapienza del Signore, in compagnia della sua Parola che ci permette di vivere con la sua pace nel cuore e a realizzarla attorno a noi.

  

Preghiere 

 

O Signore ti ringraziamo perché ogni domenica ci doni parole buone che scaldano la nostra vita. Aiutaci a conservarle con cura nel nostro cuore e a viverle perché illuminino il cammino della nostra vita,

Noi ti preghiamo

  

Fa’ o Padre buono che non seguiamo i maestri di questo mondo che insegnano a farsi strada con furbizia e a discapito degli altri, ma ascoltando la tua Parola apprendiamo la Sapienza del Vangelo,

Noi ti preghiamo

 

Guida o Signore tutti coloro che sono disorientati. Illumina i loro passi perché giungano a conoscerti e seguirti,

Noi ti preghiamo

  

Concedi anche o noi o Padre misericordioso di partecipare alla festa della vita del Vangelo. Fa’ che seguendo il tuo esempio sappiamo camminare sempre sulla via della giustizia e del bene,

Noi ti preghiamo

 

Insegnaci o Signore Gesù a riconoscere nel volto di chi abbiamo accanto il fratello e la sorella da amare, perché tu per primo li hai amati e ce li doni,

Noi ti preghiamo

  

Accogli nel tuo amore, o Signore, tutti coloro che sono morti. Fa’ che riuniti nel tuo regno possiamo un giorno con loro godere della gioia della tua presenza,

Noi ti preghiamo.

  

Sostieni o Padre del cielo tutti coloro che in questo tempo di guerre soffrono e sono nel bisogno. Aiuta tutti noi a superare le difficoltà e ad operare per un futuro di pace,

Noi ti preghiamo

  

Guida e sostieni o Signore chi annuncia il Vangelo in situazioni difficili, proteggili dal pericolo e benedici i loro sforzi,

Noi ti preghiamo

mercoledì 1 novembre 2023

Commemorazione dei fedeli defunti - 2 novembre 2023

 


Dal libro di Giobbe 19,1.23-27a

Rispondendo Giobbe prese a dire: «Oh, se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, fossero impresse con stilo di ferro e con piombo, per sempre s’incidessero sulla roccia! Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro».

 

Salmo 26 - Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: +
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.

Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 5,5-11

Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Chiunque vede il Figlio e crede in lui

avrà la vita eterna;

Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 6,37-40

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, oggi facciamo memoria dei defunti. È un’occasione che ogni anno ci viene offerta per pregare per i nostri cari che ricordiamo con affetto, ma anche tutti quelli che nessuno ricorda, che sono scomparsi nell’anonimato e che solo Dio nel suo amore fedele ricorda e accoglie con amore.

Ma questa ricorrenza è anche l’occasione per soffermarci, almeno una volta l’anno, su una realtà, quella della morte e di cosa ci attende dopo di essa, che in genere rifuggiamo perché ci turba.

Ed anche quando la morte ci viene presentata quasi con ossessiva ripetizione, come avviene in questi ultimi anni con le ripetute scene di guerra che mostrano morte e distruzione, viviamo quasi un rifiuto a cogliere in esse il dramma personale di persone singole, di affetti spezzati, di sogni e progetti interrotti bruscamente e tragicamente, di dolore e sofferenza che colpisce chi è ucciso e chi rimane con il vuoto causato da improvvise e inspiegabili scomparse.

Ma anche pensiamo al conto quasi quotidiano delle persone che muoiono nel tentativo di raggiungere l’Europa. Uomini, donne. Bambini inghiottire dal viaggio nei deserti, o in mare, in balia delle azioni senza scrupoli dei trafficanti di esseri umani.

Il rischio è che tutto ciò provochi un’assuefazione, un senso di ineluttabile normalità, a causa dei quali le persone scomparse diventano numeri, fenomeni sociali.

La morte è sempre una rottura, il dramma di una persona che non c’è più, e noi ce ne rendiamo conto quando viene a mancare una persona a noi cara. Davanti ad essa sentiamo il dramma di tutta la vita che ancora poteva essere vissuta ed è invece stata annullata dalla morte, specialmente nel caso di una morte prematura in giovane età.

La nostra fede però ci aiuta a vivere il dolore del distacco con uno spirito diverso, affidandoci alla certezza che la separazione non segna la fine dell’esistenza di colui che non vediamo più, ma una continuazione in modo diverso.

La certezza che nessuna vita è annullata dalla morte, ma preservata e continuata in una dimensione diversa, ci viene dalla promessa di amore fedele che Dio rivolge ad ogni singolo uomo, da lui conosciuto “fin dal grembo materno” (Ger 1,5). Accompagnato fedelmente in ogni tempo della vita e accolto, al suo termine, da Dio come colui che meglio lo conosce e lo ama.

Il primo elemento dunque che questa nostra memoria dei defunti ci pone davanti è la necessità di maturare una fiducia in Dio che non abbandona né dimentica nessuno, ma vuole preservarlo per l’incontro con sé, inizio di una nuova vita.

Infine l’evangelista Giovanni ci riporta alcune parole di Gesù dalle quali possiamo trarre, ancora una volta, il fondamento per una fiducia e una speranza serene. Gesù infatti ci spiega che non sarà la decisione dell’uomo, la sua forza di volontà, le sue capacità o la sua integrità a salvarlo, ma la volontà di Dio di restare fedele all’uomo, nonostante tutto e contro ogni evidenza, pur di salvarlo: “E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.” Unica condizione che ci è posta è quella di non rifiutare questa volontà e lasciarci da lei attrarre verso il bene.

Infine, ultimo elemento da sottolineare, il voler bene di Dio è personale e unico per ciascuna persona. È fatto di attenzioni e conoscenza intima, di memoria che preserva ogni aspetto dell’esistenza del singolo. Ed ecco che, per tornare a quanto dicevamo all’inizio, per Dio i defunti non sono mai un numero o una casistica, una serie uguale di esistenze. Per lui ogni singola vita è amata e preservata nella sua unicità, e ci insegna a maturare una coscienza altrettanto personale e attenta, capace di cogliere il valore inestimabile di ogni vita nel suo nascere, svilupparsi e giungere al compimento.

 

 Preghiere 

 

Ti preghiamo o Signore per tutti i nostri cari, amici e familiari i cui nomi ti presentiamo. Accoglili nella tua infinita bontà e misericordia, perché possano godere della gioia eterna,

Noi ti preghiamo

 

Ti ricordiamo, o Padre di tutte le persone defunte che non sono ricordate da nessuno. Perché la solitudine e l’abbandono sperimentato in vita vengano colmati dal tuo amore che non dimentica nessuno,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio, vinci la forza del male che semina odio e divisione sulla terra. Fa’ che decidiamo di seguire sempre il tuo volere e di scegliere in ogni occasione per il bene che abbiamo la possibilità di compiere,

Noi ti preghiamo

  

Sostienici o Signore nel nostro cammino, fra gli ostacoli e le tentazioni del vivere quotidiano. Fa’ che la luce del Vangelo ci illumini sempre nelle nostre scelte,

Noi ti preghiamo

 

Proteggi e consola o Padre del cielo tutti i poveri che vivono con durezza la loro vita. Per chi è senza casa, senza lavoro, per chi è colpito dalla malattia, per gli anziani, per chi è vittima dell’ingiustizia,

Noi ti preghiamo

  

Libera, o Padre onnipotente, il mondo dalla piaga della guerra. Dona pace e salvezza a quanti oggi soffrono e muoiono per la violenza,

Noi ti preghiamo.

 

 Proteggi o Dio la tua Chiesa da ogni male. Guidala nel suo cammino perché sia sempre e ovunque annunciatrice audace del vangelo e porto sicuro per chi cerca salvezza dal male,

Noi ti preghiamo

  

Accompagna, o Signore, il papa Francesco nel suo impegno di padre e pastore del tuo gregge. Fa’ che la franchezza delle sue parole e l’autenticità della sua testimonianza siano una luce che guidi i passi di tutti i credenti,

Noi ti preghiamo