sabato 30 settembre 2023

XXVI domenica del tempo ordinario - Anno A - 1 ottobre 2023

 

 


Dal libro del profeta Ezechiele 18, 25-28

Così dice il Signore: «Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso. E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà».

 

Salmo 23 - Ricordati, Signore, della tua misericordia.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, +
perché sei tu il Dio della mia salvezza;
io spero in te tutto il giorno.

Ricordati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
I peccati della mia giovinezza
e le mie ribellioni, non li ricordare

 

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 2, 1-11

Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Le mie pecore ascoltano la mia voce,
io le conosco ed esse mi seguono.
Alleluia, alleluia, alleluia

 

Dal vangelo secondo Matteo 21, 28-32

In quel tempo, disse Gesù ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L’ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli».


Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, a volte incontriamo nella Scrittura alcune parole che sembrano presentare una sintesi essenziale di cosa vuol dire essere cristiani, cioè discepoli di Gesù. Nel brano della lettera ai Filippesi che abbiamo ascoltato c’è una di queste espressioni che, da sola, basta ad offrire un quadro completo della nostra vocazione, riascoltiamole: “Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso.”

Paolo enuncia tre regole semplici e concrete: non fare nulla contro qualcuno (per rivalità) o per sentirsi migliore di qualcuno (vanagloria), e questo vale tanto per gli uomini che nei confronti di o Dio. E poi considerare il bene degli altri la cosa più importante di tutte, e quando parla di altri, lo fa in generale, non si riferisce cioè solo a chi è meritevole di ammirazione e giusto, ma anche a quelli che sono cattivi o peggiori di me.

Possiamo dire che applicare queste tre semplici regole vuol dire vivere cristianamente, e infatti Paolo aggiunge che questo è quello che fece Gesù: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo.

Cari fratelli e care sorelle, il cristianesimo non è un complesso di regole a cui attenersi ma un nuovo modo di vedere le cose che non solo ci fa scoprire le vere priorità ma anche, e direi soprattutto, ci da il desiderio di vivere secondo questo ordine rinnovato di importanza. Infatti sapere le presunte regole del vivere cristianamente non basta per avere la forza e il desiderio di applicarle. Quante volte abbiamo pensato: “dovrei fare questo, ma quanta fatica, come è difficile, e, in fondo, chi me lo fa fare?”

Avere invece il modo di vedere le cose della vita secondo l’ordine di importanza che Paolo ci suggerisce ci fa desiderare innanzitutto ciò che è buono per gli altri, e questo ci permette di trovare anche il nostro di bene.

Anche il brano evangelico di Matteo ci conferma su queste priorità da assumere a fondamento della nostra vita.

La parabola inizia con una chiamata: “Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va’ oggi a lavorare nella vigna. ... Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso.” Gesù sta parlando della vocazione alla vita cristiana, e non solo per l’invito rivolto a lavorare da parte del padre, ma ancor prima perché non si è figli per propria scelta, ma perché qualcuno ci ha chiamati alla vita: la madre e il padre. Siamo infatti generati alla vita di fede da Gesù, così come siamo stati generati alla vita fisica dai nostri genitori. Questa chiamata alla fede vede tutti gli uomini uguali: non c’è colto o ignorante, né capo o servo, ma tutti riceviamo la nostra dignità di figli di Dio da un’unica medesima chiamata.

La parabola racconta come questa paternità nella fede si esprime nell’invito a “lavorare nella vigna”. Essa cioè consiste nell’essere messi a parte di un compito, una missione: trasformare la terra attraverso il lavoro paziente e costante da campo incolto a terreno fruttifero.

Il mondo che Dio ha creato è una vigna, dice Gesù, e forse non a caso egli sceglie questa e non un’altra similitudine, peraltro già presente nell’antico Testamento, perché la vigna è piantata una volta, ma poi va coltivata in ogni stagione per una lunghezza lunghissima di anni. Ogni tempo richiede l’intervento del contadino perché cresca, si fortifichi e dia frutto. E anche il suo frutto è speciale: il vino. Un nutrimento cioè che non è per la pura sussistenza della vita materiale, ma aggiunge quel di più di gioia conviviale, di ebbrezza dello spirito in una dimensione diversa dalla realtà così come è, una dimensione onirica, di sogno.

Davanti a questo invito siamo costretti a scegliere, ma non tanto con un “sì” o un “no” verbale, ma con il “sì” o il “no” della nostra vita. Sarà il nostro agire a dirlo, più che le nostre parole.

Non basta un’adesione sincera, come dare un riconoscimento che il messaggio cristiano è il migliore, che anche noi stiamo dalla parte della fede in Gesù, la nostra vita parla, e dice quello in cui crediamo.

Cari fratelli e care sorelle, a volte le contorsioni dei nostri ragionamenti ci portano lontani dalla semplicità che Gesù, altrove, definisce “sì, sì; no, no”, cioè un agire che è conseguente al nostro pensiero. È il senso del paradosso con il quale Gesù conclude la parabola: “In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.” Essi apparentemente, formalmente, sono condannabili, ma il loro bisogno di una vita migliore li spinge verso Gesù e il suo Vangelo. Facciamo nostra la missione di contadini della viga e il suo frutto ci darà quella pienezza di vita a cui ogni uomo e donna aspirano e che solo il Signore può darci.


Preghiere 

  

Aiutaci o Dio ad essere tuoi figli obbedienti, prendendo sul serio le parole del Vangelo e vivendole docilmente,

Noi ti preghiamo

  

Elimina da noi o Signore Gesù, ogni istinto arrogante e ribelle, che crede di conoscere già il proprio bene e di poterlo ottenere contro gli altri. Aiutaci ad essere sempre tuoi imitatori,

Noi ti preghiamo

 

Fa’ o Dio che non guardiamo all’esteriorità, ma cerchiamo di incontrare Te, i fratelli e le sorelle nella profondità del cuore e con uno spirito di servizio e amicizia,

Noi ti preghiamo

  

Concedi o Dio di essere capaci di pentirci del male fatto e di cambiare strada quando questa è sbagliata. Donaci la conversione del cuore,

Noi ti preghiamo

 

O Dio aiuta chi è povero e consola chi è nel dolore. Perché nessun uomo sia umiliato dall’ingiustizia e schiacciato dalla forza opprimente del male,

Noi ti preghiamo

  

Solleva o padre misericordioso chi è precipitato nella voragine della violenza. Dona pace vera e duratura ai popoli colpiti dalla guerra e dal terrorismo, salva chi è in pericolo di vita,

Noi ti preghiamo.

 

Guida la tua chiesa con la pazienza e la tenacia del padre buono. Perdona se non siamo sempre all’altezza delle necessità del Vangelo e tiepidi nel viverlo,

Noi ti preghiamo

  

O Dio, proteggi e benedici il nostro papa Francesco, perché sia una buona guida del tuo gregge verso i pascoli di un mondo migliore,

Noi ti preghiamo

Nessun commento:

Posta un commento