venerdì 13 ottobre 2023

XXVII domenica del tempo ordinario - Anno A - 8 ottobre 2023

 

 


Dal libro del profeta Isaia 5,1-7

Voglio cantare per il mio diletto il mio cantico d’amore per la sua vigna. Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva; essa produsse, invece, acini acerbi. E ora, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, siate voi giudici fra me e la mia vigna. Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi? Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia. Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele; gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi.   

 

Salmo 79 - La vigna del Signore è la casa d'Israele.

Hai sradicato una vite dall’Egitto,
hai scacciato le genti e l’hai trapiantata.
Ha esteso i suoi tralci fino al mare,
arrivavano al fiume i suoi germogli.

Perché hai aperto brecce nella sua cinta
e ne fa vendemmia ogni passante?
La devasta il cinghiale del bosco
e vi pascolano le bestie della campagna.

Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo, vedi e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Signore, Dio degli eserciti, fa’ che ritorniamo,
fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi. 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 4,6-9

Fratelli, non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri. Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi!

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Io ho scelto voi, dice il Signore,
perché andiate e portiate frutto
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 21,33-43

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.  Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.  Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».  Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».  E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». 

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, mercoledì scorso, 4 ottobre, abbiamo festeggiato la memoria di S. Francesco di Assisi. La nostra città, ed anche la nostra parrocchia, è stata visitata da Francesco e oggi celebriamo la memoria di questo figlio della terra umbra che ci è caro, tanto umile e piccolo agli occhi del mondo, quanto grande a quelli di Dio.

Il Vangelo di Luca ci riporta le parole di Gesù: “Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.” Sì, le cose di Dio sono nascoste se le cerchiamo con lo sguardo “esperto” e “sapiente” di chi sa come va il mondo e come comportarsi, di chi la sa lunga, e sono invece visibili a chi si fa piccolo e umile e le cerca sbarazzandosi del peso ingombrante delle “sapienze” del mondo.

È quello che fece Francesco. Conosciamo la sua storia, e vorrei sottolineare alcuni tratti che mi sembrano particolarmente significativi per noi e per il nostro tempo.

Sappiamo che Francesco era un giovane di successo, ricco e ambizioso: desiderava primeggiare nel gruppo dei coetanei “bene” della sua città, attraverso gli eccessi e l’uso dei soldi per attrarne la benevolenza, ma anche desiderava mettersi in luce con le sue gesta militari, come cavaliere.

Il giovane Francesco coltivava queste ambizioni seguendo le mode e i canoni della sua epoca: era normale per i giovani del suo ambiente borghese. Era questa la mentalità del suo mondo, così come anche oggi la mentalità comune del nostro mondo ci suggerisce alcuni modelli di successo ottenibile attraverso gli eccessi, la stravaganza, l’esibizione della ricchezza. Io credo che a noi non risultino particolarmente attrattivi questi modelli appariscenti, e preferiamo la via modesta, bassa, dai toni dimessi e non vistosi, senza ambizioni esagerate.

Eppure Gesù aveva detto: “Chi tra voi vuol diventare grande sarà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti.” (Mc 10,43) Cioè Gesù non condanna il desiderio di primeggiare, la voglia di essere considerato “grande” e “il primo”, solo mette in guardia dalle vie che il mondo suggerisce e ne indica di nuove: il servizio e l’umiltà.

Così a Francesco, ed oggi anche a noi, Dio non indica la via della moderazione di una vita parsimoniosa e modesta, al contrario esorta a restare eccessivi nel voler bene e a esagerare nel mettersi al servizio degli altri, a partire dagli ultimi. Cioè, in sintesi, Dio apprezza che qualcuno ambisca a primeggiare nell’avere la benevolenza e l’amicizia degli altri, ma non di quelli che contano per trarre vantaggio, ma di quelli di cui nessuno si occupa.

Francesco cominciò a capire e a vivere tutto ciò dopo un lungo cammino interiore del quale i biografi ci riportano due tappe fondamentali.

La prima fu quando Francesco incontrò alcuni lebbrosi: “il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di anima e di corpo.” (Testamento, Fonti Francescane 110) Ovvero Francesco, sulla spinta del Signore, cioè seguendo il suo esempio e insegnamento, non fugge, come aveva sempre fatto, l’incontro con quelli che all’epoca erano gli ultimi degli ultimi, i lebbrosi, e avvicinandosi ad essi sperimenta la “dolcezza” del volergli bene, una dolcezza spirituale ma anche concreta, una felicità diversa.

E poi, più tardi, vagando per le campagne di Assisi si imbatte nella chiesetta di S. Damiano e lì ebbe un dialogo con il crocefisso che gli parlò. Quel Gesù maltrattato e ferito con crudeltà assomigliava così tanto ai lebbrosi feriti e umiliati di cui era diventato amico, tanto che da immagine abituale e scontata (chissà quante volte aveva visto un crocefisso!) diventa una persona che gli parla. Il Vangelo di Gesù letto attraverso l’esperienza dell’incontro con i poveri parla alla sua vita, al suo mondo, non è più una lettera muta del passato.

Care sorelle e cari fratelli, Francesco è un uomo grande e un esempio anche per noi. Come dicevo all’inizio, i suoi occhi seppero leggere e capire il messaggio di salvezza del Vangelo in profondità, ma non per la sua cultura o intelligenza, ma perché lo ascoltò e lo lesse con gli occhi dei piccoli e dei poveri. Sembra strano ma, come fu per Francesco, anche noi non riusciremo mai a sentire parlare il nostro Dio, ferito e maltrattato sulla croce, se non dopo averlo incontrato nelle persone dei più poveri. Non esistono altre vie o scorciatoie.

Al tempo di Francesco i lebbrosi, come accennavo, erano gli ultimi: venivano giudicati male, perché la malattia era vista come frutto delle loro colpe; erano temuti ed evitati per paura del contagio; erano tenuti fuori dalle mura cittadine, esclusi dalla vita sociale. In qualche modo è quello che oggi si fa con i migranti. Anch’essi sono accusati di minacciare il nostro mondo ricco, sono temuti per il contagio delle loro disperazioni, esclusi e tenuti lontani da reticolati, muri e leggi sempre più restrittive.

Oggi non possiamo riconoscere Gesù, uomo giudicato male e perseguitato dagli uomini del suo tempo, se non riconosciamo il suo volto in quello di ogni immigrato che incontriamo per strada, giudicato male e perseguitato dagli uomini del nostro tempo. Essi, assieme a tutti gli altri poveri, sono la via maestra per incontrare Dio, un dono alle nostre società perché Dio possa benedirci, cioè dire bene di chi li ama e li accoglie.

Come molti di voi sanno in questa Parrocchia da molti anni i migranti sono accolti, aiutati e amati in tanti modi concreti. Vorrei qui leggervi il messaggio di una persona che proprio pochi giorni fa ha cominciato a fare ad essi scuola di italiano nella stanza accanto a questa chiesa. Mi sembrano parole che ci fanno capire bene come i migranti possano divenire una benedizione che apre gli occhi ad una comprensione più profonda del Vangelo: “Ti vorrei ringraziare per l'opportunità che mi hai dato. Nel mio lavoro non considero i soldi il fine ma lo strumento che mi consente di avere una famiglia, pagare i dipendenti e poter offrire un buon servizio ai miei clienti. Ieri è stato diverso. Finalmente (perché da anni ci pensavo) ho sperimentato come lavorando gratis con l'umiltà per poter aiutare qualcuno si riceve in cambio un dono che nessuna moneta può comprare! Grazie.”

 

Preghiere 

O Signore ti ringraziamo per la testimonianza che ci giunge dalla vita di Francesco di Assisi. Aiutaci ad essere come lui umili servitori dei fratelli e delle sorelle e amici dei poveri.

Noi ti preghiamo

   

Aiutaci o Dio del cielo a vivere con gratitudine il dono della Bibbia. Fa’ che ascoltandola e vivendola fedelmente sappiamo vincere il peccato, la tristezza e il vuoto,

Noi ti preghiamo

 

Aiuta o Signore quanti vivono con sofferenza schiacciati dal peso della povertà. Per le famiglie in difficoltà, i disoccupati, per chi è straniero, senza casa e sostegno,

Noi ti preghiamo

  

Soccorri o Padre del cielo i popoli che sono in guerra e sconvolti dalla violenza fratricida. Fa che non manchi loro il tuo sostegno nel pericolo e il dono prezioso della pace,

Noi ti preghiamo

 

Guida o Dio e illumina i passi di coloro che annunciano il Vangelo con le loro parole e azioni. Fa’ che l’esempio di chi è tuo discepolo indichi a tanti la via verso il Regno,

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Signore Gesù perché quanti fuggono da violenza e miseria trovino accoglienza nelle nostre città. Tu che, appena nato, sei dovuto fuggire in terra straniera dalla persecuzione di Erode, proteggi chi oggi compie viaggi rischiosi per terra e per mare.

Noi ti preghiamo.

 

Proteggi o Dio tutti i cristiani che vivono in difficoltà per la persecuzione o la durezza della vita. Fa’ che il conforto del tuo amore li incoraggi a restare fedeli al tuo nome e li sostenga nelle prove,

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Signore Gesù per il nostro papa Francesco che alla guida del tuo gregge ti celebra risorto e vicino alle nostre vite. Aiutalo ad essere un padre buono e un testimone credibile del Vangelo,

Noi ti preghiamo

 

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