sabato 17 giugno 2023

XI domenica del tempo ordinario - Anno A - 18 giugno 2023


 


Dal libro dell'Esodo 19, 2-6

In quei giorni, gli Israeliti arrivarono al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte. Mosè salì verso Dio e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo: «Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me. Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa».

 

Salmo 99 - Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.

Acclamate al Signore, voi tutti della terra, 
servite il Signore nella gioia, 
presentatevi a lui con esultanza. 

Riconoscete che il Signore è Dio; 
egli ci ha fatti e noi siamo suoi, 
suo popolo e gregge del suo pascolo. 

Lodate il Signore, poiché è buono 
eterna la sua misericordia, 
la sua fedeltà per ogni generazione. 

Rm 5, 6-11

Fratelli, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

 

Alleluia, alleluia, alleluia
Il regno dei cieli è vicino:
convertitevi e credete al vangelo.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 9, 36 - 10, 8

In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!». Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì. Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. 

 

Commento

La scrittura che oggi abbiamo ascoltato ci fa giungere un messaggio molto chiaro: gli uomini e le donne, noi tutti, siamo chiamati da Dio a vivere una missione. Infatti oggi il libro dell’Esodo e il Vangelo ci mostrano Dio che chiama gli uomini a divenire qualcosa che è oltre il proprio naturale sviluppo.

Ognuno di noi nella sua esistenza si sente portato a fare qualcosa, a coltivare alcuni interessi e a sviluppare in modo particolare alcune doti innate e non altre. Oggi la Scrittura ci dice però che oltre questo “patrimonio naturale” Dio vuole dare allo scorrere della nostra esistenza un nuovo orientamento, sia a livello  personale che comune: è ciò che chiamiamo una vocazione. Questo non vuol dire che il nostro “patrimonio naturale” deve essere annullato, ma piuttosto che lo scopo, il traguardo finale non è più solo quello di soddisfare se stessi ma tiene conto di un orizzonte più largo, punta ad un bene che coinvolge molti. E infatti la chiamata che Gesù rivolge ai dodici, e che raffigura come un lavoro di mietitura, nasce dall’osservazione di una massa di gente disorientata, vulnerabile, in cerca di un bene che non sa dove e come trovare.

Quanto è vero questo anche oggi!

Faccio solo due esempi: spesso il mondo giovanile entra nella cronaca dei giornali per azioni violente o illogicamente distruttive, per non parlare del fenomeno della droga, il cosiddetto “sballo”, l’esagerazione nell’uso di alcolici. È facile liquidare tutto con un generico disprezzo e condanna per un mondo che conosciamo poco, ma in realtà assomigliano ad un gregge che non trova un pastore e un orientamento verso pascoli costruttivi di un futuro migliore.

Oppure pensiamo al popolo dei migranti che attraversa lunghe distanze con pericolosi viaggi per fuggire da destini impossibile. La cronaca recentemente ci ha parlato di quel terribile naufragio in cui hanno perso la vita forse 500-600 persone nel mare Egeo. È facile giudicarli irresponsabili (e qualcuno lo ha fatto accusandoli di mettere a repentaglio la vita dei propri figli) o addirittura pericolosi, insensati, ma non sono forse anche loro come un gregge sperduto che non sa dove trovare pascolo per una vita dignitosa e in pace?

Dall’osservazione del gregge disorientato e senza pastore nasce l’invito di Gesù a farsi operai in un lavoro collettivo, di cui Dio stesso è l’ideatore, al quale ciascuno può dare il suo contributo.

Nel libro dell’Esodo sentiamo come Dio affidò a Mosè alcune parole da riferire al popolo di Israele che era in viaggio dalla schiavitù in Egitto verso la terra promessa. Il loro cammino era impegnativo, attraversando terre inospitali e ricche di ostacoli e insidie, un po’ come la vita di ognuno di noi. Per questo ciascuno doveva mettere a frutto le proprie doti personali per andare vanti nel suo cammino personale e in quello comune di tutto il popolo. Ma per Dio non basta il loro impegno ad attraversare indenni il deserto e giungere al traguardo di una vita migliore per sé. Egli dice loro: “Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa”. Aggiunge cioè una chiamata a un ruolo speciale che non era per loro “naturale”. Anche noi siamo coinvolti in quella chiamata che è come la radice antica da cui germoglia la vita cristiana di ogni generazione di credenti e discepoli.

La chiamata ad essere sacerdoti vuol dire invito ad avere un rapporto diretto e personale con Dio, ma anche a coinvolgere gli altri in esso. Il sacerdote, in tutte le religioni, anche se con accenti diversi, è colui che fa da intermediario fra gli uomini e Dio. Dio chiede invece di essere tutti sacerdoti, cioè di avere tutti un rapporto diretto con Dio, senza altri intermediari. È quello che ricordiamo anche noi ogni domenica, quando diciamo: “Ti ringraziamo per averci ammessi a compiere il servizio sacerdotale”.

Essere chiamati a vivere come sacerdoti significa dunque aiutare tutti quelli che incontriamo ad avere un rapporto personale e diretto con Dio. Tutta la nostra vita, anche i gesti banali e le occasioni più ordinarie, possono essere luogo di culto dell’amore di Dio, rendendolo così vicino a chi ci incontra e osserva il nostro modo di vivere.

È quello che Gesù specifica in modo molto concreto quando manda i suoi dodici dicendo: “predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Alcune di queste cose ci possono sembrare eccessive: come possiamo guarire, resuscitare, cacciare demoni, sanare lebbrosi?. Ma Gesù ci aiuta ad accogliere questa vocazione, per quanto alta e impegnativa possa sembrarci, dicendoci che non si tratta di altro che restituire ad altri quello che noi per primi già abbiamo ricevuto: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Cioè siamo stati noi i primi a essere stati guariti, resuscitati, sanati e liberati dai demoni, senza merito e senza esserceli guadagnati abbiamo ricevuto doni preziosi, e siamo chiamati a restituirne almeno un po’ agli altri. Questo semplice ragionamento renderà possibili anche le cose che ci sembrano impossibili, basta renderci conto di quanto abbiamo ricevuto a nostra volta.

Abbiamo detto vocazione di popolo, chiamata ad essere comunità di sacerdoti. Ma il Vangelo di Matteo aggiunge un particolare a questa vocazione, e cioè che nel popolo siamo tutti chiamati personalmente. Matteo infatti ci tiene a dire il nome di ciascun apostolo che Gesù ha chiamato, per dire che ognuno è chiamato per nome, per quello che è, per la sua storia.

Cari fratelli e sorelle, ancora una volta siamo chiamati a renderci conto oggi del privilegio di essere qui, di poter ascoltare Dio, di celebrare come un popolo di sacerdoti la sua divina liturgia. Non disprezziamo questo privilegio, non sciupiamolo. Proviamo invece a vivere la vocazione ad essere un popolo di sacerdoti del culto dell’amore di Dio, gente capace di donare salute e vita dove regna la morte, di realizzare quella santità di vita perché pronta a voler bene sempre e a tutti, come Gesù per primo ci ha testimoniato.

 

Preghiere 

 

O Signore Gesù ti ringraziamo perché a ciascuno di noi rivolgi l’invito a orientare in modo nuovo la nostra vita. Fa’ che accogliendo i tuoi insegnamenti sappiamo farci realizzatori del Regno di pace e di giustizia che non finisce.

Noi ti preghiamo

  

Fa’ o Padre del cielo che sappiamo impegnare i nostri sforzi e la nostra volontà sulla via del bene che tu indichi. Perché presto nel mondo si realizzi la pace,

Noi ti preghiamo

 

O Signore Gesù accogli sempre l’invocazione dei più deboli e dei poveri che cercano il tuo sostegno e conforto. Manda noi a farci loro vicini come fratelli e sorelle,

Noi ti preghiamo

  

Accogli o Dio nel tuo Regno di pace quanti sono morti nel recente naufragio nel mare Egeo. Proteggi quanti ancora sono nel pericolo e fa’ che non manchino mai mani tese in soccorso di quanti affrontano i rischi della fuga in cerca di un futuro migliore,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Signore per il nostro papa Francesco, perché la prova della malattia lo fortifichi nell’impegno a difendere la vita dei più deboli e ad annunciare senza incertezza che la vera forza è quella che viene dallo Spirito che è concesso in abbondanza a chi lo invoca con fede,

Noi ti preghiamo

  

O Signore Gesù rafforza sempre la scelta dei tuoi discepoli ad essere una famiglia unita nel tuo amore, dove c’è posto per ognuno e la tua volontà è cercata e amata al di sopra di ogni cosa,

Noi ti preghiamo

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