domenica 9 aprile 2023

Triduo Pasquale: Venerdì santo, Adorazione della S. Croce - 7 aprile 2023

 

Dal libro del profeta Isaia 52, 13 - 53, 12

Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui
– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?

È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.

Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.

Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.

Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.

Salmo 30 - Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.
In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso;
difendimi per la tua giustizia.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.

Sono il rifiuto dei miei nemici
e persino dei miei vicini,
il terrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
Sono come un morto, lontano dal cuore;
sono come un coccio da gettare.

Ma io confido in te, Signore; +
dico: «Tu sei il mio Dio,
i miei giorni sono nelle tue mani».
Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori.

Sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Siate forti, rendete saldo il vostro cuore,
voi tutti che sperate nel Signore.

Dalla lettera agli Ebrei 4, 14-16; 5, 7-9

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno. [ Cristo, infatti, ] nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

 

Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
Per questo Dio lo ha esaltato
Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

Gv 18, 1-19, 42

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, Dicevamo giovedì come Gesù sceglie di voler bene ai suoi e al popolo di Gerusalemme fino in fondo. Il suo non è un rapporto “naturale”, di quelli che sono dovuti alle convenzioni sociali o alla convenienza, nemmeno è un rapporto frutto dell’abitudine o di un obbligo, piuttosto è una sua scelta ferma di legarsi a quelle persone, nonostante tutto e fino in fondo. Sembra proprio che Gesù, come anche il Padre, non sappia voler bene in altro modo che questo. Infatti nelle vicende descritte nell’Antico Testamento vediamo spesso come Dio rivendica l’aver scelto lui quel popolo e di amarlo in modo pieno, anche se questo non sempre sa essergli fedele. Infatti si dimentica di lui nei momenti di prova, o preferisce altri dei e idoli, ma Dio offre sempre al suo popolo una possibilità di tornare e non smette di offrire prove per convincerlo che il suo amore è per sempre.

Gesù fa lo stesso con i suoi, con le folle, con Gerusalemme.

La narrazione della passione del Signore occupa un grande spazio nei Vangeli. I discepoli nel raccogliere le memorie della loro vita con lui si rendono conto che essa è decisiva per comprendere il messaggio più importante, cioè che tipo di amore è quello di Dio per gli uomini. Gesù lo rende ancora più esplicito nella passione. Egli infatti davanti alle minacce che si addensavano su di lui non fugge via, come poteva fare, non si allontana dal pericolo. Sarebbe stato comprensibile, poteva approfittare di Pilato, il quale, ci dice il Vangelo, cercava un modo per farlo uscire da quella situazione in cui si era cacciato e per liberarlo. Gesù però non si allontana, ma resta vicino. Gesù fino alla fine è l’ ”Emmanuel”, cioè il “Dio con noi.

È vicino a Giuda, che già lo ha venduto al nemico, e lo chiama “Amico” quando viene con le guardie per arrestarlo.

È vicino a Pietro e dopo che questi lo ha rinnegato tre volte lo raggiunge con uno sguardo di perdono che gli permette di sopportare il peso enorme del suo tradimento.

È vicino alle folle, alle quali non si oppone rivendicando tutto quello che ha fatto per loro.

È vicino ai dodici che, al momento del suo arresto, egli difende dal pericolo di essere catturati anch’essi con lui, e poi, durante la passione sa che si sono dispersi per la paura, ma ad essi ha già dato appuntamento in Galilea, per rincontrarli dopo la resurrezione.

È vicino a Pilato, non ha parole di disprezzo per quel potente impaurito dalla folla e desideroso di non scontentare nessuno.

È vicino alle donne che lo incontrano lungo la via dolorosa e le invita a non piangere per lui ma per la fine che faranno i figli del popolo che stanno mettendo a morte la loro speranza e il loro futuro.

È vicino al ladro crocefisso con lui che invoca il suo aiuto, e lo accoglie con sé nel suo Regno.

Gesù nella passione dovrebbe essere quello al quale chi gli è vicino rivolge le sue attenzioni e cure, ma paradossalmente proprio allora, quando è inghiottivo dal vortice della violenza e della persecuzione, non smette di mostrare la sua vicinanza a quelli per i quali ha scelto. Egli non rivendica per sé attenzione o commiserazione, non si lamenta, non maledice, nemmeno si difende, ma continua, fino all’ultimo a mettere al centro della sua attenzione chi ha di fronte.

Cari fratelli e care sorelle, quanto è difficile per noi lasciarci amare da Dio come lui vuole. Il suo infatti è un amore che turba e spaventa, perché mentre si offre a noi, ci chiede di vivere anche noi come lui. Nella passione Gesù realizza pienamente quello che aveva detto ai discepoli: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. … Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. ... Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi.” (Gv 15) Per questo l’unico modo per evitarlo è metterlo a morte. Non basta rifiutare, bisogna inchiodarlo sulla croce e rinchiuderlo in una tomba sigillata da una pesante pietra.

È quello che facciamo anche noi.

È paradossale che nel racconto dei Vangeli della passione spesso Gesù risponde a chi lo interroga: “Tu lo dici.” Cioè Gesù smaschera che gli uomini sanno chi è lui e che l’unico interesse suo è per il nostro bene. Eppure nessuno è disposto a farsi volere bene da lui. È l’eterna contraddizione di un’umanità che conosce il proprio salvatore, lo ha incontrato ma non riesce ad accettare di farsi voler bene da lui che significa imitarlo.

Preghiamo in questa notte di passione e morte del Signore davanti al crocefisso che dall’alto vuole ancora una volta abbracciare il mondo e dimostrarsi vicino a ciascuno, perché accettiamo di fare nostro il suo modo di voler bene, perché non ci accontentiamo dei rapporti fragili e incerti di questo mondo, ma scegliamo, come lui ha fatto con noi, per voler bene a lui e ai nostri fratelli e sorelle. Lasciamoci intenerire il cuore e illuminare la mente. Da quella croce ci viene un esempio e quella vita che oggi ci sembra sprecata e gettata via senza motivo la contempleremo presto a Pasqua forte e piena di gioia, capace di restare ancora accanto a ciascuno, restituita a tutti quelli che hanno fatto proprio il modo di Dio di voler bene fino in fondo e nonostante tutto.

 

 


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