sabato 27 agosto 2011

XXII domenica del tempo ordinario

Simone di Cirene aiuta Gesù a portare la croce



Dal libro del profeta Geremia 20, 7-9
Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me. Quando parlo, devo gridare, devo urlare: «Violenza! Oppressione!». Così la parola del Signore è diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno. Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!». Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo.

Salmo 62 - Ha sete di te, Signore, l'anima mia.
O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco.
Ha sete di te l’anima mia, +
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.

Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.

Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.

Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia:
la tua destra mi sostiene.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 12, 1-2
Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

Alleluia, alleluia alleluia.
Il Padre illumini il nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 16, 21-27
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».


Commento


Cari fratelli e care sorelle, abbiamo sentito l’Apostolo Paolo esortare i cristiani di Roma a dedicarsi ad un “culto spirituale”, e ci chiediamo, in questa ultima domenica di Agosto, che vuol dire? La comunità dei cristiani di Roma, a cui Paolo rivolge queste parole, avevano sotto gli occhi, nella città capitale dell’Impero, un numero enorme di culti, templi e religioni che offrivano alla gente ognuno il proprio credo e i propri riti. Religioni tradizionali, religioni orientali, i cosiddetti “misteri”, le filosofie, le varie forme di magia, ecc… Ma a ben guardare la situazione nostra oggi non è molto diversa. Il mondo, lo sappiamo bene, ci propone un gran numero di culti come risposta ai piccoli e ai grandi problemi della vita. Il culto del proprio benessere, fisico e psicologico, salute e serenità, a cui si sacrifica tutto e che viene prima di tutto; il culto del benessere, i soldi, vero e proprio idolo a cui si è pronti a vendere letteralmente l’anima, pur di ottenerne i favori; il culto della bellezza fisica a cui, specialmente in estate, si dedica tempo e fatica (diete, ginnastica, cure estetiche, ecc…); il culto della propria tranquillità individuale, che ci fa tagliare i ponti con tutte le situazioni problematiche e difficili, anche all’interno della famiglia stessa, come nel caso degli anziani; ecc… Insomma il mondo attraverso la televisione, i modelli sociali, il “si sa” e il “si dice” ci bombarda di mille culti a cui dedicare tutto se stesso. Paolo ai romani di ieri e a quelli di oggi, cioè noi, propone invece un unico culto, che si differenzia da tutti per il suo essere un “culto spirituale”. Infatti, a ben vedere, tutti i culti che ci propone il mondo hanno in comune il fatto di essere figli di una certa dittatura del materialismo: si insegue infatti un benessere che è solo fisico (salute, bellezza), economico (ricchezza, possesso di beni), materiale (autosufficienza, libertà di scegliere cosa mi conviene di più, mancanza di limiti e freni), scambiando questo per la propria felicità. Ma cosa è il culto di cui parla Paolo? Lo spirituale non ha molto mercato nel mondo di oggi: non si compra e non si vende, non si quota in borsa, non si pesa e non si misura, non si insegna, in una parola non vale niente. Ma allora a che vale addirittura rendergli culto? Non è fatica sprecata o roba per gente sfortunata e che non ha di meglio di cui occuparsi?
Eppure vediamo quanto nel mondo di oggi si senta un gran bisogno di “spiritualità”, perché l’inseguimento sfrenato del benessere materiale, prima o dopo, lascia svuotati e insoddisfatti. Il problema è che se per una vita intera non ti sei occupato che di cose materiali è difficile poi ad un certo punto dedicarsi a quelle spirituali: al massimo si è capaci solo di desiderarne dei surrogati. Allora al vuoto di sentimenti autentici si cerca di rimediare con un romanticismo melenso; alla mancanza di rapporti di amore sincero e altruista si rimedia con la ricerca di soddisfazione col primo che capita, aspettando che capiti quello giusto, ma senza illudersi troppo; alla mancanza di qualcuno a cui voler bene si risponde con le fissazioni iperprotettive od ossessive con i figli a cui non far mancare nulla, da bombardare di esperienze e oggetti, perché il voler bene gratuito e non fatto di cose non si sa cosa sia; al deserto di amicizia vera si cerca rimedio moltiplicando le occasioni sociali o salottiere; ecc… Cari fratelli e care sorelle il mondo ci offre ogni giorno lo spettacolo triste e drammatico di tanti che non solo vivono il fallimento del benessere materiale cercato con pervicacia ma mai raggiunto e che talvolta, troppo tardi, si accorgono che non basta, ma che non sanno nemmeno cosa è la felicità vera, cioè quella spirituale, perché non l’hanno mai cercata e non gli hanno mai dato importanza, anzi l’hanno disprezzata e presa in giro negli altri.
Preziosa è allora l’esortazione dell’apostolo Paolo ad imparare al più presto, con urgenza, le parole, i gesti, i sentimenti di un “culto spirituale” che può restituire l’anima ad un uomo ed una donna occidentali ricchi di beni, sazi di esperienze ma depressi e infelici. C’è urgenza di imparare la lingua e la grammatica di questo culto diverso da quelli del mondo, l’unico che può dare pienezza e senso alla nostra vita. Paolo spiega bene come farlo: “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.”
Paolo propone cioè un culto che è ricerca della perfezione, che non è però la perfezione di questo mondo. Per il mondo infatti è perfetto chi incarna il modello di successo ambito e desiderato da tutti a partire dal modo di vestirsi alla moda, o di esprimersi con spregiudicatezza e aggressività, fino ai propri giudizi sprezzanti e duri con chi non ce la fa, come i più poveracci, a chi possiede le doti più ammirate che è sapersi far strada sgomitando, saper prevalere sugli altri, non aver mai bisogno di aiuto, ecc… Questo è l’idolo a cui si rende culto nei moderni templi che sono i centri commerciali o il tempio virtuale ma frequentatissimo che è la televisione. Ma Paolo dice di “Non conformarsi a questo mondo,” di seguire cioè l’unico modello vero, capace di renderci uomini spirituali e felici: Gesù. Occorre vigilanza, cioè chiederci spesso, ogni volta che scegliamo e decidiamo, a quale modello ci stiamo conformando. Guai ad agire istintivamente o con naturalezza e abitudine, perché così possiamo essere sicuri che stiamo seguendo il modello del mondo, cioè il più facile e che viene spontaneo.
Nel brano di Matteo che abbiamo ascoltato Gesù descrive il modello di uomo che egli incarna e propone a noi uomini: “Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.” Pietro si arrabbia e rimprovera Gesù: ma dove crede di arrivare con un simile modello? È roba da vinti e sconfitti dalla vita, non è accattivante, chi vorrà seguirlo? È quello che pensiamo anche noi, quando edulcoriamo il Vangelo facendone un polpettone moralistico di buone maniere, senza la radicalità e rivoluzionarietà che Gesù intendeva e ha vissuto.
Eppure, se lo consideriamo bene, è un modello vincente: è vero, subisce condanna e riprovazione, è disprezzato e umiliato, perseguitato e addirittura messo a morte, ma il terzo giorno risorge! I modelli del mondo si sa che vanno incontro ad un declino inevitabile: hai voglia a cercare salute e bellezza, forza e benessere, col tempo tutto passa, i casi della vita sono imprevedibili e irrimediabili. Si illude chi finge di non saperlo. Invece il modello di Gesù sì, passa attraverso la passione, ma è l’unico che garantisce la vittoria finale, vittoria della vita sulla morte, del bene sul male, della gioia sulla tristezza, ecc… Il culto spirituale di Paolo allora è fatto di gesti, parole, sentimenti che imitano quel modello, che passano anche attraverso la durezza della vita, senza evitarla, ma alla fine vincono! Per questo vale la pena essere cristiani, e la proposta del vangelo non è per gente votata alla sconfitta o che non ha nulla da perdere. La vita del cristiano non può che passare attraverso la croce, che è simbolo di passione, ma anche di vittoria sulla morte. Lo spiega bene Gesù: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.” Come dice S. Paolo prendere la croce è rinnegare se stesso, cioè cambiare il modo scontato di vivere all’inseguimento degli idoli del mondo, per assumere il modello di Gesù crocifisso, cioè di colui che ha speso la propria vita per gli altri e non l’ha risparmiata avaramente conservandosela per se stesso, ma proprio per questo l’ha ricevuta più forte e bella, piena di significato e resa eterna e vittoriosa dalla resurrezione.
È la strada che oggi il Vangelo ci indica, non per deprimerci o rattristarci. Spesso sentiamo dire “bisogna prendere la propria croce” come una condanna alla rassegnazione e alla sconfitta. No, tutt’altro, è l’inizio della via che porta alla vera vittoria: chi dona tutto se stesso per gli altri, come ha fatto Gesù sulla croce, vince, perché salva se stesso nel mentre che si dà da fare per salvare gli altri, compie quel culto spirituale che ogni domenica riviviamo qui durante la messa, nel corpo e sangue di quel primo e supremo sacrificio che ci ha salvato una volta per tutte. Fratelli e sorelle, non accontentiamoci di meno: facciamo fin da subito della nostra vita un culto spirituale e non un vano rincorrere se stessi e un benessere finto e passeggero. Confidiamo in ciò che non passa, in quell’amore, quell’amicizia, quella generosità solidale e che non chiede niente in cambio con cui Gesù ha amato lui per primo. Troveremo la vittoria di una vita vera e che non finisce.




Preghiere


O Dio, nostro Signore e Maestro, fa’ che seguiamo sempre la via che tu ci indichi e non resistiamo alla tua volontà di bene. Rendici docili agli insegnamenti del Vangelo e pronti a seguire l’esempio del tuo Figlio Gesù,
Noi ti preghiamo

O Signore nostro che hai scelto di percorrere con umiltà e pazienza la via del nostro cuore per insegnarci la volontà del Padre, fa’ che diamo ascolto alla tua Parola, come l’unica che insegna ciò che è bene e vero,
Noi ti preghiamo


O Signore Gesù, aiutaci a resistere alla tentazione di rendere culto agli idoli del mondo: la salute fisica, la ricchezza materiale, la bellezza esteriore, per dedicare invece il nostro tempo e le nostre energie all’unico culto spirituale che dona la vita piena che è compiere la tua volontà e cercare il bene,
Noi ti preghiamo

O Signore Gesù, tu ci hai indicato nella croce la via per salvarci. Sostienici nella fatica di vincere le nostre abitudini e nella difficoltà ad abbandonare i falsi modelli di felicità, perché non ci scoraggiamo e non rinunciamo ad entrare per la porta stretta che conduce alla salvezza,
Noi ti preghiamo




Senza il tuo aiuto, o Signore nostro Gesù Cristo, non possiamo fare nulla di buono e di bello. Aiutaci allora a essere fedeli al tuo esempio, perché quello che hai insegnato tu lo hai vissuto per primo,
Noi ti preghiamo

Solleva, o Dio del cielo, l’indigente dalla polvere e innalza il misero dall’umiliazione e dal dolore. Proteggi chi ti invoca e salva chi non ha nessuno a cui chiedere aiuto. Dona consolazione e guarigione a chi soffre,
Noi ti preghiamo.

Ti invochiamo o Dio del cielo, manda la pace nelle terre in cui infuriano guerra e violenza: in Libia, in Terra Santa, in Afghanistan, in Somalia e ovunque la miseria e la fame mietono vittime. Apri per ogni popolo l’orizzonte di un futuro nuovo,
Noi ti preghiamo

Ti preghiamo o Dio per i popoli del Nord del mondo, ricco e sazio di beni. Apri i loro occhi sul bisogno dei tanti che non hanno di che vivere, perché il loro grido di aiuto non sia per essi la condanna a perdere in eterno la vita,
Noi ti preghiamo

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