martedì 1 novembre 2011

Commemorazione dei defunti



Dal libro del profeta Isaia 25,6a.7-9
In quel giorno, su questo monte, il Signore degli eserciti preparerà per tutti i popoli un banchetto di grasse vivande. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza».

Salmo 24 - Chi spera in te, Signore, non resta deluso.
Ricordati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Allarga il mio cuore angosciato,
liberami dagli affanni.
Vedi la mia povertà e la mia fatica
e perdona tutti i miei peccati.

Proteggimi, portami in salvo; +
che io non resti deluso,
perché in te mi sono rifugiato.
Mi proteggano integrità e rettitudine,
perché in te ho sperato.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8,14-23
Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.

Alleluia, alleluia, alleluia.
Venite benedetti del Padre mio,
ereditate il regno preparato per voi
Alleluia, alleluia, alleluia.
  
Dal vangelo secondo Matteo 25,31-46
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Commento
Cari fratelli e care sorelle, oggi commemoriamo, cioè facciamo memoria insieme, tutti i defunti che hanno lasciato questa vita e questo mondo per raggiungere la vita che non finisce con Dio. E’ questa infatti la nostra convinzione, la certezza che ci consente di guardare la realtà della morte in faccia, con fiducia e speranza, senza fuggire spaventati. Davanti ad essa infatti gli uomini si sono interrogati, fin dall’inizio della storia dell’umanità, come davanti alla grande soglia attraverso la quale ciascuno di noi passerà. Diversi, lo sappiamo, sono stati gli esiti di questa riflessione: c’è chi ha pensato che dopo la morte ci fosse il nulla, poiché l’unica realtà è quella fisica e tangibile della materia; c’è chi ha pensato a cammini tortuosi, come la reincarnazione in sempre nuove esistenze; chi cerca spiegazioni razionali, fa previsioni, calcoli sui modi e i tempi. Tante spiegazioni che in qualche modo hanno come unico denominatore comune il desiderio di poter dire: so cosa mi aspetta. Davanti al timore dell’ignoto si cerca la certezza del conosciuto.
In realtà, fratelli e sorelle, tutte queste risposte si fondano solo sul desiderio di credervi: non v’è certezza né prova alcuna sulla veridicità di ciascuna teoria.
Questo vale anche per noi cristiani: la Scrittura fonda la certezza di una vita che continua dopo la morte fisica, e la resurrezione del Signore ne è l’unica garanzia, ma non spiega come, né cosa concretamente ci attende. Nemmeno Gesù spiega, non fornisce dettagli, non dà indicazioni.
Ma forse è proprio questo il senso cristiano della morte: alla fine di un cammino più o meno lungo sulla terra ci è chiesto un ultimo definitivo atto di fiducia, in Dio e nel suo amore per noi. Che fiducia sarebbe se già sapessimo tutto, il come e il perché? E in fondo tutti gli sforzi per comprendere, vani ma intensi, non sono anche lo sforzo di poter fare a meno di avere fiducia in qualcun’altro, Dio, e di affidarsi solo alla propria capacità di comprensione razionale?
Il Card. Martini così ha descritto il mistero della morte. La paragonava ad una di quelle cascate di montagna, dove l’acqua dall’alto di una roccia si getta giù. L’acqua, diceva Martini, non si trattiene e non ristagna in cima alla montana. Se così facesse imputridirebbe in una pozzanghera fangosa, ma si getta giù, senza sapere dove cadrà, ma con un atto di fiducia che gli permette di continuare a scorrere limpida e viva. Così è dell’uomo: di fronte alla morte ci è chiesto un atto di affidamento all’amore di Dio che ci fa continuare a correre verso la meta definitiva e non permette alla vita di imputridire nel trattenersi, spaventato e avaro, nella conservazione di sé e nella fiducia solo in se stesso.
Mi sembra un’immagine molto bella, anche perché ci da’ una prospettiva non misera e limitata, ma alta e dall’orizzonte vasto.
E poi, come ci invita a considerare la Scrittura, in vita abbiamo numerose opportunità per maturare questa fiducia che risulta preziosa risorsa di speranza di fronte alla morte nostra e dei nostri cari.
Infatti ci ricorda il profeta Isaia: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza.» Sì la nostra vita è stata salvata dal Signore, benedetta dalla sua misericordia, protetta dal suo amore, rinnovata dal suo perdono: la speranza non è solo uno sforzo di buona volontà.
L’Apostolo Paolo poi afferma: “avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».” Con Gesù la nostra vita non solo è stata benedetta ma fatta propria da Dio stesso che in questo modo ci ha resi suoi figli, eredi della sua vita che non finisce, fratelli e coeredi di Gesù stesso.
Infine il Signore parlando del tempo dopo la morte, il giudizio, ci dà la certezza che quello che facciamo non è vano, non va perduto, ma il bene voluto, l’amore vissuto concretamente imprime al nostro essere un carattere indelebile, quello di “benedetti del Padre mio”, assieme all’invito: “ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo”.
Questi e mille altri motivi ci permetono di guardare con fiducia e speranza al passo definitivo della morte, quel passo che tanti nostri cari hanno compiuto, con trepidazione e dolore per il distacco, certamente, ma, ci auguriamo, anche con quella fiducia che ha chi ha sperimentato in vita l’amore di Dio.
Oggi la nostra preghiera con loro e assieme a loro ha anche il significato di riaffermare che la loro esistenza continua ad essere legata alla nostra, non solo nel vincolo del ricordo affettuoso, ma anche nello sforzo comune di sconfiggere il male e affrettare la vittoria del bene, in tutte le sue forme terrene e ultraterrene, nella lotta cosmica che ci vede alleati del Signore Gesù per la realizzazione definitiva del suo Regno.
Ricordando i nostri defunti nella compagnia di Dio noi oggi sicuramente consoliamo il nostro dolore e ci confermiamo nella fiducia nella forza del suo amore che non finisce con la vita, ma rinsaldiamo i legami con il popolo largo di cui parla Isaia “In quel giorno, su questo monte, il Signore degli eserciti preparerà per tutti i popoli un banchetto di grasse vivande. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre.
In attesa della realizzazione definitiva di questa profezia accettiamo il limite doloroso della morte come motivo in più di vivere con abbandono e senza riserve il nostro affidarci fiducioso a Dio che ci ama.
  
Preghiere 

O Padre nostro misericordioso accogli nel tuo Regno tutti i tuoi figli che si sono affidati a te nel momento del distacco doloroso della morte. Perdona ogni loro colpa e cancella la macchia della loro debolezza umana.
Noi ti preghiamo

Riempi di fiducia in te o Signore Gesù i nostri cuori, perché sappiamo affidarci alla tua misericordia e pieni di speranza attendere l’avvento del tuo regno di pace.
Noi ti preghiamo
  
O Dio ti affidiamo tutti coloro che sono morti in questi anni per la mano violenta dell’uomo. Accogli le vittime delle guerre, del terrorismo e di ogni forma di violenza.
Noi ti preghiamo
  
O Signore, ai tuoi occhi è preziosa la vita dei deboli e dei dimenticati: ti preghiamo per tutti i defunti che oggi nessuno ricorda: quelli che sono morti da soli, per strada, nell’abbandono. Accoglili come un Padre affettuoso che abbraccia i suoi figli.
Noi ti preghiamo
  
Dona a Signore la consolazione della fede a chi ha perso qualcuno. Fa’ che il buio del loro dolore sia rischiarato dalla certezza che nessuna vita è dimenticata e ciascuno è conosciuto e amato come un figlio.
Noi ti preghiamo
  
Aiuta o Signore i nostri sforzi perché vinca il bene e il male sia sconfitto. Fa’ che il Regno di pace e di giustizia si affermi presto fra gli uomini e ogni lacrima sia asciugata e ogni lamento consolato.
Noi ti preghiamo.

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