mercoledì 2 novembre 2011

Preghiera del 2 novembre 2011


Dalla lettera dell'apostolo Paolo ai Romani 5,1-8

Giustificati dunque per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l'accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo,saldi nella speranza della gloria di Dio. E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi.
Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

Commento


Cari fratelli e care sorelle, oggi facciamo memoria dei defunti e spesso davanti al tema della morte sentiamo tutto il disagio ed il timore di una situazione che, davanti alla definitività della morte, implica un giudizio. Come trovarci pronti a questo momento così alto, in cui ci troviamo come imprigionati neldel bilancio di una vita?

L’apostolo Paolo parla della possibilità di trovarci davanti a Dio “giusti”, ma non per i nostri meriti, che ben pochi potrebbero essere, ma per la fede. Diveniamo cioè giusti perché ci affidiamo fiduciosi alla sua misericordia.

Questa fiducia non ci viene spontanea, ma è frutto di un processo non privo di fatica, che Paolo chiama “tribolazioni”. È la sofferenza del rinunciare a sé stessi, a come siamo fatti per imparare a non credere solo a quello che vediamo, sappiamo e capiamo. Il frutto di questo sforzo è la speranza, cioè quell’affidamento ad un futuro che ci attende e nel quale possiamo confidare proprio in nome della fiducia.

E' quello che Gesù ha vissuto per primo, ci dice Paolo: egli ha avuto così fiducia in noi, da offrire tutto sé stesso nella speranza che non lo rifiutassimo.

Ma se guardiamo alla storia dell’umanità e al nostro stesso presente personale e collettivo, non possiamo dire che questa speranza è stata mal riposta? Ne valeva la pena?

Paolo contraddice questa amara constatazione, affermando al contrario che “la speranza non delude” . Che significa?

La speranza infatti è la nostra salvezza non solo se ottiene quello che spera, ma perché è l’atteggiamento di chi sa guardare oltre il presente, i segni del male che lo tengono come incatenato e prigioniero del limite tragico dell’umanità, per scorgere anche nel buio la via che porta alla luce. Cioè sa riconoscere la presenza di Dio essa sembra negata.

Paolo dice infatti che la speranza non delude “perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”.  L’amore è infatti un dono dello Spirito che ci permette di divenire più simili al modo di vedere e giudicare di Dio.

Per questo non dobbiamo aver paura del salto che è la morte e del  giudizio che ad essa è connesso. La perfezione a cui siamo chiamati infatti non è l’assenza di errore o la mancanza di difetti ma vivere quell’amore che salva e che come dice Paolo, copre un gran numero di peccati.

Per questo con fiducia e serenità possiamo oggi ricordare i nostri cari defunti, non perché certi della loro e nostra perfezione, ma perché coscienti che la via dell’amore ci dona una speranza che non può essere delusa. È infatti la certezza di un amore incrollabile non perché noi lo meritiamo o ne siamo all’altezza ma perché Dio, lui sì, non può non esservi fedele.

Nessun commento:

Posta un commento