martedì 22 novembre 2011

Preghiera del 23 novembre 2011


Dal libro del profeta Isaia 11, 1-9

Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,
un virgulto germoglierà dalle sue radici.
Su di lui si poserà lo spirito del Signore,
spirito di sapienza e d'intelligenza,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di conoscenza e di timore del Signore.
Si compiacerà del timore del Signore.
Non giudicherà secondo le apparenze
e non prenderà decisioni per sentito dire;
ma giudicherà con giustizia i miseri
e prenderà decisioni eque per gli umili della terra.
Percuoterà il violento con la verga della sua bocca,
con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio.
La giustizia sarà fascia dei suoi lombi
e la fedeltà cintura dei suoi fianchi.
Il lupo dimorerà insieme con l'agnello;
il leopardo si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un piccolo fanciullo li guiderà.
La mucca e l'orsa pascoleranno insieme;
i loro piccoli si sdraieranno insieme.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera;
il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso.
Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno
in tutto il mio santo monte,
perché la conoscenza del Signore riempirà la terra
come le acque ricoprono il mare.


Commento

Cari fratelli e care sorelle, siamo alle soglie di un tempo nuovo che sta per aprirsi: l’Avvento.

Non è scontato né banale, vogliamo che anzi anche per noi sia un nuovo inizio da attendere con impazienza. Noi siamo poco abituati ad aspettare qualcosa di nuovo, per diversi motivi. Vuoi per l’età non più giovanissima: cosa di nuovo possiamo aspettarci, ne abbiamo già viste molte e conosciamo la vita. Vuoi per il momento di crisi economica e sociale: siamo portati a ripiegarci su di noi stessi, ad assumere atteggiamenti conservatori e spaventati verso il futuro, cosa di buono possiamo aspettarci?

Insomma tutto sembra negare la possibilità dell’aprirsi di un tempo nuovo. Siamo in clima di stasi e di timore del futuro.

Eppure la liturgia domenica prossima ci proporrà ancora una volta di metterci in attesa di una novità grande ed importante. Il tempo del Signore infatti viene a scardinare le rigidità e freddezze delle nostre vite e ci propone di attendere. “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici”: Isaia profetizza ad un popolo insecchito come un vecchio tronco e dalle radici contorte e stanche di cercare nutrimento in un terreno arido. Eppure qualcosa di nuovo può nascere, anche dalla mia vita indurita come un legno secco, anche in questo mondo invecchiato e stanco.

La Scrittura stasera ci invita a cogliere i segni di questo germoglio che spunta. Non possiamo trascurarli! Sì è vero, non sono ancora rami forti, fiori rigogliosi né frutti maturi. Sono solo germogli, deboli e facili da stroncare. Basta una gelata, o la siccità e il germoglio secca. Chi se ne accorge? Eppure tutto comincia con un germoglio, la vita comincia con un piccolo germoglio. Non disprezziamo i segni semplici e forse ingenui di novità che nascono nella nostra vita. Non stronchiamo col gelo della freddezza o la siccità di un cuore arido lo spuntare di un piccolo sogno, di una speranza fragile, di un sentimento di tenerezza e di commozione che sentiamo nascere a volte nelle nostre vite o che cogliamo in chi ci è accanto. Stiamo attenti: basta poco e tutto muore, la vita continua come prima, la novità che cercava di venire alla luce viene ricacciata indietro e chissà quando avrà la possibilità di spuntare di nuovo.

Eppure da quel piccolo germoglio soffia un vento nuovo: lo spirito di una visone nuova si fa strada così, in modo stentato e quasi invisibile. Proviamo a dare credito a quel germoglio, proteggiamolo dal freddo della vita e dalla ripetitività che tutto appiattisce. Da quello spirito può nascere il miracolo di un mondo risanato, senza violenza né prevaricazione, più giusto e meno duro con i poveri. Un mondo di convivenza pacifica, di amicizia fra diversi, un mondo senza nemici.

Impariamo a riconoscere quei segni piccoli e che non si impongono all’evidenza di un mondo nuovo che vuole spuntare dal tronco antico della vita. Non stronchiamoli con la ruvidezza del nostro agire grossolano e volgare o con la scontatezza di chi la sa lunga e vuole riaffermare le proprie ragioni che niente può cambiare.

Impariamo una sapienza nuova che ci insegna ad accorgerci e a dare importanza ai germogli, anzi a cercarli con ansia e preoccupazione in noi, negli altri, nella vita del mondo per proteggerli e farli fortificare. All’inizio ci sembrerà forse una strana ingenuità, ma pian piano questa sapienza crescerà e si fortificherà, fino a diventare goccia a goccia un mare di misericordia e consolazione per i tanti che stanno ad aspettare che il mondo cambi, perché non ce la fanno più a sopportarne il peso e la durezza. Sì, “la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare” profetizza Isaia e a noi in questa vigilia dell’Avvento ci piace sognare il tempo che verrà quando tutti conosceranno il Signore e la sua pianta in mezzo agli uomini sarà divenuta un albero forte e rigoglioso. Albero che fa ombra sui tanti che hanno bisogno di protezione. Albero dai frutti dolci dell’amore e dell’amicizia. Albero dai fiori variopinti che rendono la vita bella e piena di gioia. Sia questo il nostro sogno di Avvento. Sia questo il traguardo della nostra vita, e cominciamo subito a viverlo cercando i germogli teneri e fragili, senza disprezzarli né trascurarli, perché da essi nasce il futuro grande che Dio prepara per noi e per il mondo intero.


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