lunedì 14 novembre 2011

XXXIII domenica del tempo ordinario




Dal libro dei Proverbi 31,10-13.19-20.30-31

Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto. Gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita. Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani. Stende la sua mano alla conocchia e le sue dita tengono il fuso. Apre le sue palme al misero, stende la mano al povero. Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare. Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani e le sue opere la lodino alle porte della città.

Salmo 127 - Beato chi teme il Signore.
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.

Ecco com’è benedetto +
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési  5,1-6

Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: «C’è pace e sicurezza!», allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.

Alleluia, alleluia alleluia.
Rimanete in me e io in voi, dice il Signore,
chi rimane in me porta molto frutto.

Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 25,14-30

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.  Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, in questo tempo di crisi economica il Vangelo ci parla proprio di una situazione in cui c’è un grande movimento di denaro, investimenti, guadagni, rovesci economici, ecc… Ma, naturalmente, il Vangelo non pretende di suggerirci una ricetta economica, anche perché, a ben vedere, il modo con cui agisce quel ricchissimo padrone di cui parla la parabola, che poi è Dio stesso, è fuori da ogni logica economica.

Innanzitutto quel ricco prima di partire per un viaggio divide i suoi bene fra i suoi servi. Si fida di essi al punto da affidargli somme esorbitanti. Il Vangelo non dice che diede quei soldi in prestito o in deposito, ma che li distribuì. Il viaggio nell’antichità era sempre qualcosa di pericoloso: non si sapeva se si sarebbe tornati. Si può pensare che con quella distribuzione quel ricco personaggio voleva assicurare una sorta di eredità a coloro che erano i suoi più stretti amici. È esattamente quello che Gesù ha fatto con noi: ha dato tutto se stesso, senza risparmiarsi o lasciare qualcosa per sé.

Quei talenti, fratelli e sorelle, tradizionalmente sono interpretati come le nostre risorse e doti, tanto che nel linguaggio comune si chiamano “talenti” le capacità innate che ciascuno di noi ha fin dalla nascita. Ma io credo che il tesoro più prezioso che ci viene assegnato sia piuttosto la Sapienza di Dio che ci è donata perché noi sappiamo usare tutto quello che abbiamo ricevuto in dono, la vita stessa e tutto il resto, perché essa sia piena di frutti buoni e non vada sprecata. Senza di essa ogni dote e ogni capacità sarebbe vana e, forse, anche dannosa. Questa Sapienza è contenuta nella Parola di Dio, che è un vero e proprio tesoro preziosissimo come molto oro, il tesoro più prezioso che un uomo può ricevere in eredità, ed infatti è la Sapienza di Dio, il suo modo di giudicare e agire, il suo spirito mite e misericordioso che salva la nostra vita e il mondo intero. È il modo di vivere paradossale e a volte così diverso dal nostro, di vivere ad esempio la misericordia e il perdono nei confronti anche di chi ci è ostile, la misura larga del voler bene per primi, la pace interiore del non voler prevalere a tutti i costi sugli altri, e così via. Questo è il tesoro incomparabile che Dio ci dona. La parabola ci dice che i talenti sono donati a ciascuno secondo la propria capacità, cioè la Parola è annunciata a tutti, ma poi ciascuno la accoglie secondo la propria disponibilità a farsene discepoli e a metterla in pratica: chi cinque, chi due, chi uno.

Questa sapienza evangelica non ci è data in prestito o in semplice custodia, ma è a nostra piena disposizione, perché diventi carne della nostra carne e sangue della nostra vita.

A tutti è offerta la sapienza del vangelo. Dio non lascia nessuno senza la possibilità di divenirne ricco, anche chi apparentemente è svantaggiato o si ritiene non adatto. A ciascuno è fatto dono di molto di più di quello che merita o che riesce a darsi da se stesso.

Ciascuno poi usa questa ricchezza in modo diverso. Sostanzialmente la parabola ci indica due modi: i primi due la mettono in circolazione, la danno ad altri perché produca frutto, correndo in questo modo anche il rischio di rimetterci. La sapienza appresa dalla Parola di Dio, nel loro caso, diventa qualcosa che si moltiplica attorno ad essi come i cerchi concentrici di ondate di bene che coinvolgono quelli che sono accanto e tornano indietro accresciute.

Il terzo invece la sotterra: cioè continua la sua vita come se non avesse ricevuto nulla. È l’atteggiamento di chi ascolta la parola di Dio ma non la fa diventare vita, non la mette in pratica e continua come se non avesse ascoltato niente.

Alla fine il ricco padrone torna: la sua vita è stata salvata e il viaggio ha avuto un ritorno. Vede i tre servi, ma il Vangelo non dice che richiede loro indietro le somme date alla partenza, anche perché la sapienza del Vangelo se è vissuto diventa carne e ossa della nostra esistenza. Solo vuole sapere se qual dono è stato utile e in che modo è stato usato. Infatti ai due che sono diventati ricchi raddoppiando il tesoro ricevuto non chiede nulla indietro, al contrario, paradossalmente giudica persino poco quanto è da loro posseduto e offre un potere sul mondo intero ancora più grande: “Bene, servo buono e fedele … sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

Sì, è la gioia il potere più grande! La gioia di vivere la Sapienza del Vangelo ci rende padroni del mondo intero, nel senso che ci libera dalle schiavitù che esso vuole esercitare sugli uomini. L’uomo e la donna felici del vangelo sono padroni e non servi. Padroni di fare il bene, padroni di trasformare la vita, padroni di voler bene ed essere amati, che è il potere più grande ed efficace che ci sia. Quei due infatti mettendo in comune il prezioso dono del Vangelo divengono capaci di gioire come Dio stesso per la bellezza della vita trasfigurata dal Vangelo.  

Il terzo invece appena vede il padrone che è tornato, in modo onesto e irreprensibile consegna spontaneamente ciò che gli era stato donato: non l’ha mai considerata roba propria e per questo non era interessato nemmeno a metterla a frutto. Il dono generoso è stato rifiutato: quel servo ha preferito mantenersi del suo, barcamenarsi con i propri mezzi, piuttosto che accogliere il dono del talento e vivere di esso nell’abbondanza. Il suo destino è amaro e triste. Non conosce la gioia del Vangelo perché è schiavo del mondo: della paura, innanzitutto, e poi delle invidie, dell’orgoglio, dell’aggressività. Si costringe da se stesso a vivere dove si trova “pianto e stridore di denti”.

Non sia questo il nostro destino. Il Signore ogni domenica ci parla e la sua Parola affida a ciascuno uno, due, cinque talenti da vivere. Noi che ne facciamo? Accogliamo con gioia piena il dono e saremo padroni e liberi di moltiplicare il tesoro ricevuto. Non spaventiamoci del rischio di una vita libera, non preferiamo sotterrarla in una buca, perché così facendo ci condanniamo da soli all’infelicità senza prospettive.

Preghiere  

O Dio ti ringraziamo per il dono prezioso della tua Parola. Fa’ che l’accogliamo con gioia come un tesoro dal valore inestimabile,

Noi ti preghiamo

 Aiutaci o Padre ad apprendere la vera sapienza contenuta nel Vangelo, affinché come tuoi discepoli diveniamo ricchi di umanità e liberi di amare tutti,

Noi ti preghiamo

Rendici, o Dio onnipotente, forti della gioia del Vangelo, perché non restiamo schiavi dell’impotenza e sottomessi al male, ma come uomini e donne sapienti trasformiamo il mondo e il suo modo di vivere,

Noi ti preghiamo

Ti chiediamo perdono o Dio per quando rifiutiamo il talento della tua Parola, accontentandoci del poco che sappiamo darci da soli. Apri il nostro cuore al Vangelo perché diveniamo sapienti e forti,

Noi ti preghiamo

Guida o Padre misericordioso i passi di coloro che cercano il bene e operano per la pace. Fa’ che presto nel mondo intero cessino le guerre e ogni forma di violenza,

Noi ti preghiamo

Suscita in ogni luogo o Padre misericordioso amici dei poveri e soccorritori di chi è in difficoltà. Guarda con amore a chi ti invoca ed esaudisci la preghiera del misero,

Noi ti preghiamo.

O Signore Gesù che hai donato tutto te stesso per la nostra salvezza, perdona la nostra avarizia nel voler bene ai fratelli e alle sorelle che incontriamo.

Noi ti preghiamo

Guida e proteggi o Dio tutti quelli che camminano sulla via del Vangelo: i testimoni dell’amore, i costruttori di pace, coloro che perdonano, i miti di cuore. Fa’ che la loro forza d’amore trasformi il mondo intero,

Noi ti preghiamo


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