domenica 5 gennaio 2025

Epifania del Signore Gesù - Anno C - 6 gennaio 2025

 


 

Dal libro del profeta Isaia 60,1-6

Alzati [Gerusalemme], rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Màdian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore.

 

Salmo 71 - Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.

I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 3,2-3a.5-6

Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Abbiamo visto la tua stella in oriente
e siamo venuti per adorare il Signore
Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Matteo 2,1-12

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, oggi abbiamo ascoltato dal Vangelo di Matteo una narrazione che ricalca quella del Natale. Una luce splendente richiama verso la stalla di Betlemme, alcuni che si incamminano e l’arrivo pieno di gioia davanti al Signore bambino. Si può dire che l’evangelista Matteo ci proponga un secondo Natale, con gli stessi elementi e fatti narrati poco prima e che abbiamo ascoltato il 25 dicembre. Come mai? La notte di Natale i pastori furono gli unici ad accorgersi della venuta del Salvatore del mondo intero, quel Dio fattosi bambino, e non esitarono ad accorrere tutti a vederlo. Era gente umile e povera come il luogo in cui è nato Gesù e non vivevano dietro una porta chiusa come quelli che hanno rifiutato di accogliere Maria e Giuseppe.

Questo è vero in ogni epoca. Gli umili e i poveri accolgono subito con gioia la notizia della nascita di Gesù, perché lui si manifesta come uno di loro e perché, come tutti i poveri, hanno fame di buone notizie, e il Natale è una buona notizia, un Vangelo pieno di buone notizie per i poveri: perdono, guarigione, libertà dalle catene dell’egoismo e dell’odio, pace.

Oggi, in questa festa dell’Epifania, il Vangelo viene a dirci che anche a quelli che quella notte non erano con i pastori, anche a noi tanto spesso distanti o distratti e che non siamo andati a vedere Gesù nella stalla dove era appena nato, viene offerta un’ulteriore possibilità, come fu per i magi venuti da lontano.

Essi erano estranei alla cultura e alla fede di Gesù; erano gente di alto rango non abituata a frequentare le stalle. Anche noi siamo persone poco familiari con il mondo in cui Gesù è nato e così poco affamati della buona notizia della venuta di un salvatore. Chi non è umile e povero infatti la salvezza se l’aspetta da chi manifesta potere e successo. Come Erode, anche noi ci sentiamo signori e padroni della nostra vita, e la nascita di uno che pretende di metterlo in dubbio ci spaventa e inquieta. Anche noi siamo estranei alle stalle che sono la strada, la gente che ci vive. Chiediamoci oggi: quanti poveri ci sono familiari, cioè ne conosciamo il nome, la storia, le speranze e le difficoltà? Quanti di quelli che accorsero a vedere Gesù appena nato sono nel numero dei nostri amici e relazioni stabili?

Eppure il Vangelo oggi ci viene a dire che anche ai magi, anche a noi è inviato un segno: una stella che brilla in cielo. Essa indica un cammino che fa uscire fuori dal proprio mondo e conduce alla stalla di Betlemme: sempre lì bisogna arrivare, alla stalla, anche per dei re, se vogliono incontrare Gesù, non c’è un altro percorso. Questo è il messaggio dell’Epifania del Signore che oggi festeggiamo: oggi è il Natale dei ricchi che non frequentano le stalle, che non si interessano alle cose umili e piccole, ma lì devono arrivare, se vogliono incontrare Gesù.

Quella stella era in cielo, per essere vista da tutti, eppure se ne accorsero, di nuovo, solo pochi, quelli che, nonostante fossero ricchi e sapienti, scrutavano il cielo per scorgervi un segno di novità, l’inizio di un tempo nuovo. Sì sono pochi i ricchi che vedono la stella perché essi, normalmente, come Erode, hanno timore delle novità, e se ne stanno al chiuso per difendere i propri privilegi. È quello che Gesù dirà in seguito: “difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli.” (Mt 19,23) Ma questa che ci sembra un’ingiustizia di Gesù, quasi un volere escludere qualcuno in realtà è l’amara constatazione che ai ricchi non gli andrà mai di entrare in un Regno la cui porta si apre in una sporca e spregevole stalla. Per questo a tutti loro è inviato il segno della stella.

Questa stella è la Parola di Dio che indica la strada che dobbiamo compiere per trovare il luogo in cui si realizza il Natale nella nostra vita, l’incontro col Signore umile e povero. Non a casa nostra, non nel chiuso delle nostre abitudini, anche quelle buone, non dove siamo re e signori, ma all’aperto, dopo un cammino che ci porta lontano, nei luoghi della semplicità e povertà.

I magi appena giunti in Palestina entrano nel palazzo di Erode e chiedono a lui informazioni. Sono dei re e gli sembra naturale rivolgersi ad un loro pari! Anche a noi risulta naturale frequentare i nostri “pari grado” ed aspettarci da essi le notizie di cui abbiamo bisogno. Però il Vangelo sottolinea come proprio allora i magi perdono di vista la stella. Restando nel chiuso della cerchia che comprende i nostri simili non troviamo Dio e la felicità, perché lì la stella non brilla. Bisogna uscire allo scoperto, alzare lo sguardo fuori dal mondo dei nostri “pari grado”, e la Parola di Dio riprenderà a indicarci la via.

Erode Infatti sapeva dove sarebbe nato il Messia: quelli che hanno potere e benessere hanno i mezzi e sanno dove è il bene e il giusto e lo insegnano, ma non lo vivono, per questo sono esclusi dall’incontro col Signore.

Usciti di nuovo per strada i magi ritrovano la stella che li conduce fino alla meta, e per questo “provarono una gioia grandissima.

Dice il Vangelo: “si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.” Si sono fatti umili come i pastori, inchinandosi in una stalla, sporcando i loro bei vestiti di fango ed escrementi; hanno offerto i loro ricchi doni, ma ne hanno ricevuto uno ancora più grande: un sogno. Quella dimostrazione di umiltà non è solo il gesto di un momento speciale, hanno compreso chi sono veramente: persone piccole davanti all’unico veramente grande che regala loro un sogno per il loro futuro! Per questo tornano per un’altra strada. Non sono più attratti dai palazzi del potere e del successo, dei loro “pari grado” come Erode, anzi li evitano come luoghi in cui il male si annida con più insidiosità, per seguire la strada dell’umiltà e della piccolezza.

Cari fratelli e care sorelle, cerchiamo anche noi la stella che è fatta sorgere da Dio per guidarci a Gesù, incamminiamoci anche noi, che per nascita e consuetudine non siamo abituali compagni dei pastori, umili e poveri, e non frequentiamo le stalle, nel santo viaggio che la Parola di Dio ci indica e vedremo Dio bambino, quel Dio che vuole nascere anche nella nostra vita per donarci un sogno e una visione, la nostra nuova dimensione: quella di umili e compagni dei poveri.

  

Preghiere 

 

O Dio che ti sei fatto bambino per confondere con la tua semplicità i forti e per sostenere i deboli, fa’ che compiamo il viaggio per uscire dal nostro mondo per contemplarti ogni volta che ascoltiamo la tua Parola,

Noi ti preghiamo

  

O Cristo, re e Signore umile, riempi della forza del tuo amore le nostre vite, perché animati dalla gioia dell’incontro con te andiamo anche noi come i pastori ad annunciare ciò che abbiamo udito e visto a Betlemme,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Signore perché come i Magi anche noi sappiamo piegare il ginocchio e chinare il capo per adorarti piccolo e indifeso, nei poveri, nei deboli, in chi ha bisogno di sostegno e conforto,

Noi ti preghiamo

  

Ti ringraziamo o Signore perché ci hai mostrato la stella della tua Parola che brilla nel buio delle nostre vite. Continua a benedirci e ad aver pietà della nostra debolezza,

Noi ti preghiamo

 

Fa’ giungere o Padre misericordioso a tutti gli uomini l’annuncio gioioso del Natale perché in ogni popolo e in ogni lingua sia lodato il Dio bambino che è nato per la nostra salvezza,

Noi ti preghiamo

  

Senza di Te o Dio non possiamo nulla. Aiutaci a rinunciare all’orgoglio arrogante e al desiderio di imporci sugli altri per scoprire la bellezza del servizio ai piccoli,

Noi ti preghiamo.

 

Dona la tua pace al mondo intero, o Dio che riconcili i cuori e li apri alla fiducia. Fa’ che il tempo che viene sia guarito dalla piaga della guerra e della violenza,

Noi ti preghiamo

  

Proteggi o Dio il nostro papa Francesco, ispira la sua azione con la vera sapienza che fa cogliere i segni della tua presenza e la via per raggiungerti.

Noi ti preghiamo

venerdì 3 gennaio 2025

Natale - Anno C - 25 dicembre 2024

 


Dal libro del profeta Isaia 9,1-6

Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Màdian. Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre. Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.

 

Salmo 95 - Oggi è nato per noi il Salvatore.

 

Cantate al Signore un canto nuovo, +
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. +
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito 2,11-14

Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Vi annunzio una grande gioia:
oggi vi è nato un Salvatore: Cristo Signore.
Alleluia, alleluia, alleluia.

 

Dal vangelo secondo Luca 2,1-14

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

 

Commento

 

Care sorelle e cari fratelli oggi ci siamo riuniti in questo luogo per festeggiare il Natale e abbiamo appena ascoltato il racconto della nascita di Gesù.

Il Natale è storia di gente semplice di cui è normale che nessuno si accorga. Sono due giovani, come tanti altri in quel tempo, sballottati da un posto all’altro dalle vicende della vita. Un censimento li obbligava a viaggiare, cosa che avrebbero volentieri evitato, vista la condizione in cui si trovava Maria. Ma la gente piccola e semplice non sempre può decidere della propria vita e deve sottomettersi alle scelte che altri, più potenti, hanno preso. La lunga descrizione che il Vangelo di Luca ci fa degli eventi che si succedevano e i nomi dei grandi (l’imperatore romano Cesare Augusto e il governatore Quirinio) sottolineano come il “dove” e il “come” della nascita di Dio sulla terra non è stato scelto da lui, perché lui, e i suoi genitori, appartengono a quella schiera di gente che non può determinare più di tanto le proprie scelte, che sono spesso obbligate e subite. Per questo quella di Gesù è una nascita sotto il segno della precarietà, del viaggio, dell’incertezza.

A Betlemme sono forestieri, non hanno appoggio né protezione, e nemmeno trovano un posto dove ripararsi.

Forse proprio per questo il profeta Isaia, come abbiamo ascoltato nella prima lettura, afferma di lui: “Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio.” Sì, Gesù per nascere ha bisogno che ci sia qualcuno che lo accolga, che decida di fargli spazio nella propria vita, come un figlio, cioè come qualcuno che è affidato alla sua responsabilità.

Gesù non ha già un posto già pronto per lui nel mondo, come i figli delle famiglie importanti che già alla nascita hanno un futuro radioso che li attende e un percorso già segnato. Gesù un posto lo cerca, lo desidera, lo chiede, ma di per sé non ce l’ha.

Ecco allora qual è l’essenza della festa del Natale: Dio si fa uomo come noi, nasce bambino, ma non sa dove. È quello che è rappresentato nelle nostre case dal presepe che facciamo: un paesaggio, dei pastori, una capanna umile. Certo non è il meglio a cui si potrebbe aspirare, ma è già qualcosa.

La stessa capanna c’è bisogno di prepararla anche dentro di noi: un presepe interiore, perché Gesù possa nascervi. Certo non sarà un posto ideale, siamo tutti gente piena di difetti, e alla nostra interiorità mancano tante cose, ma, proprio come nei presepi che facciamo, ci sono alcune cose che non possono essere assenti.

Innanzitutto una mangiatoia, cioè uno spazio vuoto nel quale qualcuno si può fermare. Rappresenta la disponibilità ad incontrare e ascoltare gli altri. Certo, diremmo, di gente ne incontro molta e sento dire tante cose, ma di tutte queste cose cosa resta? Si posano nella mangiatoria delle nostre preoccupazioni e ricordi, o passano via leggere come un soffio di cui non resta niente? Ma poi siamo capaci di stare a sentire quelli che nessuno nota e nemmeno hanno la forza di farsi ascoltare, quelli che bisogna cercarli per accorgerci che esistono, i poveri? Ascoltiamo la loro storia, il loro vissuto e li facciamo adagiare nella mangiatoria della nostra accoglienza fraterna perché possano riposarsi un po’, avere un po’ di ristoro con noi, trovare un posto caldo e sereno proprio per loro?

Poi non può mancare la stella. Essa indicava il cammino a quelli chi lo cercavano, senza sapere bene chi fosse e perché era così importante, eppure cercavano Gesù, e la stella li ha guidati fino a farglielo trovare. La stella è la Parola di Dio. Noi spesso non sappiamo bene cosa dobbiamo cercare, come farlo, da chi andare. La Parola di Dio, letta e ascoltata con attenzione, ci guida con una luce che non è abbagliante ma certa e che rimane sempre, ci indica un cammino.

Infine nel presepe da costruire dento di noi ci sono Maria e Giuseppe, la famiglia di Gesù. Certo sono una coppia strana. Le immagini tradizionali ce li raffigurano una giovanissima e l’altro anziano, il loro unico figlio non era nemmeno figlio di tutti e due, come sappiamo bene. Quello che conta però non è questo, ma che si volevano bene, e volevano bene a Gesù, anche se a volte faticavano a capirlo. Sì, anche nella nostra vita c’è bisogno di voler bene a chi abbiamo accanto, di affezionarsi, di provare tenerezza, di proteggere chi è più debole, come fece Giuseppe con quel bimbo che gli è affidato.

Fratelli e sorelle, facciamo anche noi il nostro presepe interiore, con la mangiatoia dell’incontro e dell’ascolto degli altri, con la stella della Parola di Dio che ci guida, con il voler bene di Maria e Giuseppe, e Gesù avrà dove fermarsi, dove trovar casa e famiglia, dove crescere, come ogni bambino fa…

E mentre il presepe di cartone finite le feste si smonta e torna in cantina, quello interiore rimane, si popola di sempre nuovi personaggi, si arricchisce di scene diverse, incontri, paesaggi i più vari, ma soprattutto offre a Gesù la possibilità di continuare a crescere nella nostra vita. E dove c’è Gesù, ci dice il presepe, c’è pace, gioia e amore. Sia questa allora la nostra scelta di Natale perché il figlio che ci viene dato non deperisca e muoia, ma cresca e si rafforzii fino a divenire il nostro Signore e re.

 

Preghiere 

 

O Signore che nasci in una stalla perché nella confusione della città nessuno ti lasciava spazio, aiutaci a sgombrare il nostro cuore dagli affanni e dall’egoismo, perché ci sia un posto pronto per accoglierti.

Noi ti preghiamo

 

 

O Cristo, a noi che confidiamo nel benessere, nella salute e nel successo insegnaci a non disprezzare l’umile e povera semplicità nella quale tu vieni per ci portarci la salvezza.

Noi ti preghiamo



O Padre che hai mandato il figlio unigenito perché il mondo conoscesse il tuo amore, aiutaci a trovarti quando ti fai vicino a noi e a seguire la strada che il Vangelo ci indica per restare sempre in tua compagnia.

Noi ti preghiamo

 

 

O Cristo che non ti sei vergognato di nascere nella miseria di una stalla, fa’ che tutti noi sappiamo essere umili come te nel servizio ai fratelli e premurosi come Maria e Giuseppe con chi è piccolo e indifeso.

Noi ti preghiamo

 

 

O Signore che sei stato accolto dai pastori, e non hai trovato attenzione nella città dei benestanti, fa’ che sappiamo chinarci su chi è povero e riconoscere in lui la tua presenza che si fa vicina alla nostra vita.

Noi ti preghiamo

 

 

Cristo Gesù, aiutaci ad ascoltare l’angelo che annuncia la nascita del nostro salvatore e ad incamminarci verso di te, aprendo il nostro cuore alle tue parole e rendendo grazie per l’amore che ci insegni.

Noi ti preghiamo

 


O Signore che a Natale raduni l’umanità non attorno allo splendore del benessere e del potere ma accanto all’umiltà di una stalla, fa’ che noi tuoi discepoli siamo umili servitori del Vangelo, capaci di cogliere ogni occasione per dimostrarci fratelli e sorelle di ognuno.

Noi ti preghiamo

 

 

O Gesù che hai conosciuto la durezza della vita senza casa, proteggi tutti coloro che vivono per la strada: i poveri, gli zingari, i migranti. Fa’ che noi sappiamo essere per loro casa, famiglia e protezione.

Noi ti preghiamo

II domenica del tempo di Natale - Anno C - 5 gennaio 2025

 


 Dal libro del Siràcide 24,1-4.8-12

La sapienza fa il proprio elogio, in Dio trova il proprio vanto, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. Nell'assemblea dell'Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria, in mezzo al suo popolo viene esaltata, nella santa assemblea viene ammirata, nella moltitudine degli eletti trova la sua lode e tra i benedetti è benedetta, mentre dice: «Allora il creatore dell'universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: "Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele, affonda le tue radici tra i miei eletti" . Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato, per tutta l'eternità non verrò meno. Nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi sono stabilita in Sion. Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità, nell'assemblea dei santi ho preso dimora».

 

Salmo 147 Il Verbo si è fatto carne e abita in mezzo a noi.

Celebra il Signore, Gerusalemme,

loda il tuo Dio, Sion,

perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,

in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

 

Egli mette pace nei tuoi confini

e ti sazia con fiore di frumento.

Manda sulla terra il suo messaggio:

la sua parola corre veloce.

 

Annuncia a Giacobbe la sua parola,

i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.

Così non ha fatto con nessun'altra nazione,

non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini. 1, 3-6. 15-18

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d'amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. Perciò anch'io Paolo, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Gloria a te, o Cristo, annunziato a tutte le genti;
gloria a te, o Cristo, creduto nel mondo.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 1,1-18

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, come sappiamo bene il prologo di Giovanni parla della nascita di Gesù in modo diverso dagli altri Vangeli, non cronachistico ma cercando di darci delle indicazioni sul significato profondo di un evento così straordinario. Egli parta dalla considerazione che all’origine di tutto il creato ci sia il Verbo, cioè la Parola del Padre, e che pertanto l’esistenza stessa del mondo e di tutte le cose che esso contiene nasce dal desiderio di Dio di comunicarsi, di farsi conoscere e di aprirsi all’incontro con l’altro. Conoscere e farsi conoscere dagli altri è presentata da Giovanni come un tratto caratteristico di Dio. E in fondo tutta la storia dell’umanità può essere letta come un progressivo e continuo rivelarsi di Dio agli uomini, attraverso la storia, gli eventi, le parole, i fatti. Dio non sta nascosto, non si avvolge di mistero per rimanere sconosciuto, e quando, a volte, lo sentiamo lontano e inarrivabile è perché noi ci siamo fatti sordi alla sua comunicazione, ciechi alla sua presenza nella vita nostra e del mondo.

Ma allo stesso tempo Dio non lo si può conoscere nel senso umano di questa parola. Spesso per noi infatti conoscere una persona vuol dire possederla, averla già capita, giudicata, e come messa da parte come una cosa scontata e ormai priva di interesse. Dio invece si manifesta come una domanda e una proposta di novità, di cambiamento, di crescita che ci spinge ad andargli sempre incontro e a scoprirne e gustarne con gioia la vicinanza.

Il Natale rappresenta una tappa decisiva in questo sforzo di vicinanza di Dio agli uomini: non solo Egli è partecipe della vita degli uomini e si fa toccare profondamente dalle sue vicende, ma ora diventa così vicino da farsi vedere, toccare, ascoltare fisicamente.

Nonostante ciò però Dio spesso è rifiutato: “Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.” L’evangelista sottolinea che Gesù è nato fra i “suoi”, cioè non in mezzo ad estranei, ma a coloro che potevano riconoscerlo, ma che invece hanno preferito ignorarlo.

Eppure, ci dice sempre il prologo di Giovanni, qualcuno lo ha accolto, e cita come esempio il battista, il quale: “venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce” e chi accoglie Dio nel suo sforzo di comunicare con noi, di parlarci e di essere un compagno importante della nostra vita, dice sempre l’evangelista, riceve “il potere di diventare figlio di Dio.”

Sì, figli di Dio lo si diventa. Infatti anche se lui considera tutti suoi figli e ci ama come tali, siamo noi a dover accettare questa paternità, a renderla parte fondamentale della nostra coscienza, e questa non può che essere una nostra scelta. Questo è “il potere di diventare figli di Dio” Un potere che ciascuno ha, ma che bisogna scegliere di esercitare ed attuare.

L’Apostolo Paolo al proposito afferma: “ci ha scelti prima della creazione del mondo …, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d'amore della sua volontà,” Sì bisogna accogliere il disegno di amor di Dio per ciascuno di noi che il Vangelo ci manifesta per poterci rendere conto di quale grande privilegio ci dona il Natale con la sua proposta di farci adottare a figli da un Dio che si fa uomo.

Certo è paradossale: farci adottare da un bambino appena nato! Perché la paternità di Dio non si impone con la forza di un giovane o con l’autorità di un adulto, ma chiede di farsi voler bene e di voler bene, come fa un bambino. Offre una speranza bambina che chiede di crescere con noi, di rafforzarsi alimentandosi con la nostra speranza, di camminare con le nostre gambe, lui che non può certo ancora farlo.

È questa la dignità più grande a cui possiamo aspirare: essere figlio di Dio, per Sua scelta e per mia scelta, per un comune andarsi incontro che realizza oggi quel desiderio di Dio manifestato all’inizio della storia, con la creazione operata dalla sua Parola.

Cari fratelli e care sorelle a Natale nasce il Signore Gesù, ma nasciamo anche noi, di nuovo, per divenire suoi figli, cioè non più figli del nostro modo di vedere ma figli di una visione che nasce con Gesù e che sogna e spera un mondo nuovo, giusto, bello, umano. E tutto ciò è possibile per ciascuno, perché abbiamo tutti il potere di essere figli di Dio, ma non è naturale né scontato, piuttosto è sempre il frutto di una scelta. La scelta di essere figli della decisione che Dio ha preso di amarci e farsi amare.

 

Preghiere 

 

Signore che nasci per farti udire e vedere da tutti, fa’ che anche noi ti sentiamo vicino nelle parole del Vangelo e nel dono dell’Eucarestia che ogni domenica riceviamo,

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Padre non stancare di cercarci, nonostante la nostra fuga da te. Perdona la nostra freddezza e distanza, donaci di venirti incontro ogni domenica, quando torni a farti vicino a noi,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Padre per chi non ti conosce e non ha mai sperimentato la bellezza dell’incontro con te. Fa’ che presto tutti ti incontrino come un vero amico che ama e salva,

Noi ti preghiamo

  

Scalda il nostro cuore o Signore Gesù con le parole del Vangelo, perché ci facciamo figli della tua Parola e non più di noi stessi,

Noi ti preghiamo

 

Proteggi e consola Signore chi è nel dolore, guarisci gli ammalati e proteggi i deboli, perché la tua nascita apra un tempo di salvezza e consolazione per tutti,

Noi ti preghiamo

 

Aiutaci o Padre misericordioso a rinascere come tuoi figli adottivi. Colma il nostro cuore della speranza in un mondo migliore, perché possiamo divenire operatori di bene che lavorano per realizzarlo,

Noi ti preghiamo.

 

Ti preghiamo o Dio per il nostro papa Francesco, perché le sue parole e il suo esempio tocchino il cuore di ogni cristiano avvicinandolo a te,

Noi ti preghiamo

  

Dona la tua pace o Signore a tutti i popoli. Ti preghiamo per ogni paese dove la guerra uccide e semina dolore, perché si apra presto un tempo di pace e di giustizia, tacciano le armi e si rafforzi il tessuto della fraternità che raccoglie l’umanità intera nel tuo nome,

Noi ti preghiamo

 

giovedì 2 gennaio 2025

Festa di Maria Madre di Dio - Anno C - 1 gennaio 2025

 


Dal libro dei Numeri 6,22-27

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

 

Salmo 66 - Dio abbia pietà di noi e ci benedica.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino, +
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati 4,4-7

Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Dio ha parlato ai padri per mezzo dei profeti;
oggi parla a noi per mezzo del Figlio.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 2,16-21

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, ancora una volta siamo invitati dal Vangelo a farci presenti a Betlemme, davanti a quella stalla nella quale Dio si fece bambino. È un evento troppo importante, non può essere relegato a un momento di commozione fugace, nella notte di Natale, ma deve tornare, direi quotidianamente, alla nostra mente, perché Dio che nasce per restare con noi sia qualcosa che ci coinvolga in ogni momento nel desiderio di restare anche noi con lui.

L’evangelista Luca per renderci coscienti dell’eccezionalità di quell’evento, ma anche delle conseguenze durature che ebbe nella vita degli uomini, ci rappresenta l’effetto suscitato dall’annuncio degli angeli circa la nascita di Gesù su due gruppi di persone: i pastori e Maria.

Quelle parole imposero una svolta alla vita di quei semplici e poveri pastori, tanto che essi se ne tornarono capaci di annunciare a tutti quella notizia che non solo avevano udito, ma che si erano affrettati ad andare a sperimentare di persona. Persino dei pastori, gente da nulla e senza cultura, alle prese con le cose basse della terra divennero così capaci di suscitare stupore e meraviglia in quelli che li ascoltavano. È una cosa mai vista, quale novità degna di nota ci si potrebbe aspettare da gente che non conta niente? Ma in verità la vita di chi non si limita ad ascoltare il Vangelo, ma sente il bisogno di andare verso Gesù che è nato e di incontrarlo di persona diventa capace di annunciare qualcosa di così straordinario da suscitare in tutti quelli che li ascoltano stupore e gioia, così come avvenne ai pastori, anche noi possiamo farlo. L’annuncio del Vangelo infatti non consiste in parole colte ed erudite, imparate con il sentito dire, ma di una vita vissuta illuminata dal suo amore infinito sperimentato di persona.

Chiediamoci, fratelli e sorelle, cosa annuncia la nostra vita a quelli che incontriamo? Che sentimenti ispirano i nostri gesti e le nostre parole in chi ci vede? Spesso sappiamo comunicare solo uno stanco e ripetitivo lamento, a volte la banalità di un vivere superficiale e piatto, a volte la conferma di quello che già tutti sanno e dicono: “tutto va male, niente si può cambiare, la vita scorre senza novità, ecc...”

Eppure a noi è stato annunciato qualcosa di grande! I pastori non dovettero elaborare una complicata teoria originale essi: “riferirono ciò che del bambino era stato detto loro”, cioè ripeterono le parole degli angeli, ma arricchite di senso per il fatto di averle vissute personalmente: “glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro”. Essi cioè possono comunicare che Dio è con noi non solo perché l’hanno udito ma perché lo hanno anche sperimentato. È questo l’unico modo possibile per far giungere l’annuncio del Natale a chi ancora non lo ha conosciuto.

Accanto ai pastori, il Vangelo di Luca ci propone un altro modello, Maria. Anch’essa, dopo aver ricevuto l’annuncio dell’angelo di quella nascita straordinaria, senza indugio aveva lasciato di fretta la casa di Nazareth per recarsi da Elisabetta e condividere con lei la gioia della sua straordinaria gravidanza, capace di fare sussultare le generazioni future in attesa di incontrare Dio che stava per nascere. Ma Maria non solo, come i pastori, ha creduto e vissuto le parole che le erano state annunciate. Lei fu capace di conservarle in se stessa senza lasciarne cadere via nulla, perché “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.

È lo spazio dell’interiorità, che spesso fatichiamo a conservare dentro di noi. L’attitudine del nostro tempo e l’abitudine piuttosto ci fanno “consumare” le parole e le esperienze, come qualcosa che scorre senza lasciare un segno, una novità, e ciò avviene perché siamo sensibili e attenti solo al nostro “io”: tutto ciò che avviene è pensato, vissuto e apprezzato in relazione a me stesso e basta. Per questo noi non sentiamo l’esigenza di avere un posto per conservare dentro di noi le parole degli altri e di Dio, i pezzi di vita vissuta con gli altri, le loro esperienze e sentimenti: tutto scorre nel vortice attorno a me stesso che è l’unico vero valore che resta.

Maria invece lascia sedimentare ciò che ascolta da Dio e che vede realizzato da lui nella storia. Anche il nostro intimo si può ampliare e divenire profondo se ci impegniamo a dare un posto a tutto ciò che sperimentiamo nella compagnia del Signore; al contrario, se viviamo solo per noi stessi, tutto rimane superficiale e istintivo, come un susseguirsi di sensazioni che non hanno il tempo di costruire qualcosa di nuovo e di profondo.

Cari fratelli e care sorelle, questo anno che si apre con questa Liturgia sia anche per noi occasione di cominciare a crearci uno spazio di interiorità, un tesoro di esperienze vissute mettendo in pratica la Parola ascoltata. Maria seppe farlo e per questo fu capace di seguire il Figlio fin sotto la croce. Non sempre fu facile per lei, anzi spesso trovò nel Signore Gesù un maestro severo, ma nulla di quello che ascoltava e vedeva di lui cadde nel vuoto. Maria cioè divenne discepola perché seppe far spazio dentro di sé e conservarvi le parole del figlio. Viviamo anche noi così e nello spazio della nostra interiorità germoglierà più facilmente quel seme di vita nuova che l’annuncio del Natale è venuto a seminare.

  

Preghiere 

 

O Dio che ci inviti a raggiungere con prontezza e docilità il luogo dove tu nasci in mezzo a noi, aiutaci a riconoscerti povero e piccolo, indifeso e mite per imitarti e seguirti sempre,

Noi ti preghiamo

  

Come ai pastori, anche a noi l’angelo della Parola di Dio ci invita a non temere e a non rimandare l’incontro personale con te. Fa’ che senza indugio ti veniamo vicino e restiamo con te,

Noi ti preghiamo

 

O Signore Gesù che hai voluto nascere da Maria, donna umile e semplice, esempio di discepola attenta alla tua Parola e pronta a conservarla dentro di sé, aiutaci a imitarla per divenire anche noi tuoi discepoli fedeli,

Noi ti preghiamo

  

Perdona o Padre perché riteniamo inutile coltivare nel nostro intimo uno spazio di ascolto e di riflessione della tua Parola. Donaci un’interiorità larga e accogliente, dove il seme del Vangelo possa germogliare e crescere,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Signore per tutti quelli che soffrono a causa della violenza e dell’ingiustizia: per i profughi che fuggono dalla guerra e dalla miseria, per i perseguitati, per chi è solo e senza aiuto. Sostieni col tuo amore tutti quelli che ti invocano,

Noi ti preghiamo

  

Guida e proteggi, o Dio, la tua Chiesa ovunque nel mondo, specialmente dove i suoi figli sono ostacolati e perseguitati. Dona a tutti i cristiani di essere testimoni autentici del Vangelo e operatori per il bene dell’umanità intera,

Noi ti preghiamo.

 

Salva o Signore Gesù le nostre vite dall’egoismo e dalla durezza, rendici docili al Vangelo e sensibili al bisogno dei poveri, perché in questo anno che ci attende sappiamo vivere con misericordia e bontà,

Noi ti preghiamo

  

Ti ringraziamo o Signore per i doni con cui hai benedetto le nostre vite nell’anno che si è concluso: per la Parola che ci è stata annunciata, per le testimonianze di amore evangelico che abbiamo conosciuto, per l’invito che abbiamo ricevuto a seguirti nonostante la nostra indegnità,

Noi ti preghiamo