mercoledì 2 febbraio 2011

V domenica del tempo ordinario


Dal libro del profeta Isaìa 58, 7-10
Così dice il Signore: «Non consiste forse [il digiuno che voglio] nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”. Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio».

Salmo 111 - Il giusto risplende come luce.
Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto.
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.

Egli non vacillerà in eterno:
eterno sarà il ricordo del giusto.
Cattive notizie non avrà da temere,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore.

Sicuro è il suo cuore, non teme,
egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 2, 1-5
Io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
chi segue me, avrà la luce della vita.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 5, 13-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, il mondo moderno è sempre più complesso e regolato da meccanismi che sfuggono alla nostra comprensione. La politica, l’economia, la società globale sembrano obbedire a leggi che sovrastano l’individuo e lo rendono il più delle volte un piccolo ingranaggio trascinato da un sistema più vasto e imperscrutabile. Pensiamo solo alla crisi economica che ha così pesantemente influito sulla vita di migliaia di famiglie italiane, di cui molte anche a noi vicine, causando la perdita di lavoro e l’impoverimento di tante di esse. Essa è stata originata per l’eccessivo indebitamento di molte famiglie americane per l’acquisto della casa e la speculazione di alcune agenzie della finanza mondiale. Per una serie di oscure reazioni a catena quel danno è giunto fino a noi. O basti pensare ai conflitti che insanguinano tanti angoli del mondo e dei quali ci sfuggono i motivi, anche quando ci coinvolgono direttamente, come ad esempio in Afghanistan. Insomma tutto ci porta a dire che io non conto niente e a malapena riesco a seguire gli eventi che mi riguardano più da vicino; neanche più riusciamo a controllare la vita dei nostri figli che con internet e i social network vivono collegati ad una rete di rapporti di cui è impossibile riuscire ad avere una visione chiara, figuriamoci tirarne le fila.
Eppure abbiamo ascoltato poco fa le parole di Gesù che sembrano affermare l’esatto contrario: “Voi siete il sale della terra … Voi siete la luce del mondo.” Gesù sembra sopravvalutare i suoi interlocutori, infatti non parlava a gente speciale, ma a degli umili ex-pescatori di una regione periferica come la Galilea, ed oggi a noi, gente comune senza un grande potere. Sì, Gesù afferma che ogni uomo, per quanto semplice e ordinario, può avere un grande potere capace di dare sapore e luce al mondo intero. E’ il potere di realizzare il bene che Dio ha preparato: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.” C’è una forza nello spendere la vita per il bene che va ben al di là della singola azione o dell’ambito limitato della singola scelta. Il vangelo ci dice che orientare la propria vita al bene la rende una forza trasformatrice della storia: una luce che rivela al mondo il vero valore per cui vale la pena vivere e un sale che restituisce senso all’esistenza umana altrimenti sballottata dagli eventi e trascinata alla deriva dalle correnti del mondo.
A questo grande potere il mondo contrappone l’azione corrosiva dello scetticismo e del realismo pessimista, due elementi che cercano di sminuire la forza invincibile dell’uomo che vive il vangelo. E purtroppo spesso i cristiani stessi accettano questa logica e circoscrivono la forza trasformatrice del bene vissuto in un angolo secondario, credendo invece che le vere battaglie sono su altri scenari.
Il Signore per bocca del profeta Isaia esprime con forza l’invito a mettere al primo posto l’impegno a praticare il bene verso gli altri, a partire dai più deboli, perché ai suoi occhi esso viene ancor prima di tutte le altre espressioni religiose, come ad esempio il digiuno: “Così dice il Signore: «Non consiste forse [il digiuno che voglio] nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora” e prosegue mettendo ancora più in evidenza come da questo deriva la possibilità per l’uomo di fede di divenire “luce del mondo”, come dice il vangelo: “Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio.” Sì, l’amore compassionevole per il debole viene prima, come dice l’Apostolo, anche della fede: “Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!” (1Cor 13,13).
Eppure a noi il semplice aiutare i poveri, dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, ecc … sembra qualcosa di secondario, se non addirittura una perdita di tempo e di risorse da dedicare a scopi che diano maggiori risultati: si sa, con i poveracci non ci si guadagna, anzi ci si infila in un ginepraio di problemi.
Non sarebbe più importante battersi per un maggior ruolo, politico e sociale, del cristianesimo nella società, per il riconoscimento del ruolo della Chiesa, per una maggior visibilità dei simboli e della presenza? Pensiamo alla questione del riferimento alle radici cristiane nello Statuto dell’Europa o all’esposizione dei crocefissi: tutte cose buone, ma troppo spesso ci sembrano queste le battaglie per dare forza al cristianesimo, mentre fanno mettere da parte la vera forza che nessun potere del mondo può vincere che è quella del bene vissuto e messo in pratica. Eppure l’Apostolo nel brano della lettera ai Corinzi che abbiamo ascoltato sottolinea come lui si sia presentato non con i mezzi di persuasione di questo mondo, ma con la debolezza della fede vissuta: “La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.” Sì l’amore vissuto per gli altri, a partire dai più piccoli, manifesta la potenza dello Spirito e offre un fondamento solido che fa nascere e crescere la fede in chi lo incontra. E’ la storia delle Chiese nate e cresciute sulla predicazione di Paolo, e non sugli statuti o i simboli appesi al muro, e l’esperienza che ancora oggi facciamo ogni volta che il vangelo è annunciato insieme alla testimonianza di un amore profondo per i poveri. Lo hanno fatto molti santi, come S. Francesco, S. Vincenzo de’ Paoli, Madre Teresa, ecc… che hanno imposto una svolta alla storia e nutrito la fede dei cristiani del loro tempo partendo dall’amore per i poveri e sono universalmente riconosciuti, anche da chi non è cristiano o non credente, come esempi luminosi di umanità, persone che hanno saputo dare un sapore forte alla vita.
Qualcuno potrebbe dire che questa ambizione di rivestirsi della forza del Vangelo per cambiare la storia non è una via per tutti, ma solo per pochi che la trovano confacente alla propria indole. Non tutti ne sono capaci o sono tenuti a viverla. In fondo ognuno ha talenti e predisposizioni diverse e può trovare più consoni altri modi più umili di vivere la fede nella piccolezza della propria vita privata e familiare. In realtà il vangelo di Matteo pone un’alternativa molto radicale: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.” Se non si ambisce ad essere luce e sale del mondo la propria vita non serve a niente, è inutile e sprecata, cioè si perde.
Cari fratelli e care sorelle, assumiamo con coraggio e responsabilità l’ambizione che il vangelo ci chiede: essere protagonisti della storia e capaci di immettere in essa il bene che la trasforma secondo il piano di Dio. Si tratta di porsi umilmente al servizio del Vangelo, di prenderlo sul serio e di viverlo, come dicevamo la settimana scorsa parlando delle beatitudini, di compiere con passione il bene che ci indica. Se ci incammineremo su questa strada l’aiuto di Dio ci si farà incontro, perché, come dice Isaia,: “Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!” Sì il Signore soccorre coloro che non sprecano la vita che hanno ricevuto in dono, ma la mettono a frutto per affrettare la realizzazione del fine della storia umana, quel compimento del Regno di pace e di giustizia che il Signore è venuto a inaugurare.
Preghiere

O Signore ti ringraziamo perché ci inviti a vivere con ambizione e coraggio e a non accontentarci di ciò che già sappiamo fare. Donaci la forza di essere all’altezza della nostra vocazione.
Noi ti preghiamo
Aiutaci o Padre del cielo ad assaporare con gioia il sale del vangelo perché anche la nostra vita sia ricca di sapore e piena di significato,
Noi ti preghiamo
O Cristo che sei la vera luce, fa’ che sappiamo anche noi illuminare il cammino perché gli uomini orientino i loro passi verso di te.
Noi ti preghiamo
Con insistenza ti preghiamo o Signore misericordioso, perché non vinca in noi la rassegnazione e il realismo, ma con audacia guardiamo a te per conoscere la misura da raggiungere.
Noi ti preghiamo
Guarda con amore o Dio a noi tuoi figli, perché sia cancellato il nostro peccato e la nostra vita possa essere pura e buona come tu vuoi.
Noi ti preghiamo
Aiutaci o Signore a fuggire le occasioni di peccare e aiutaci a compiere con decisione le opere buone che tu hai preparato per noi.
Noi ti preghiamo.
Ti preghiamo o Dio per tutti coloro che sono nel bisogno: per i prigionieri, i malati, gli anziani, chi è senza casa e famiglia. Dona loro guarigione e salvezza dal male.
Noi ti preghiamo
Proteggi i tuoi discepoli o Dio, ovunque essi siano dispersi. Dona loro coraggio e proteggili perché il vangelo sia annunciato ovunque e il tuo nome benedetto in ogni Paese.
Noi ti preghiamo

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