sabato 29 settembre 2018

XXVI domenica del tempo ordinario - Anno B - 30 settembre 2018





Dal libro dei Numeri 11, 25-29
In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito. Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento. Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell'accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!».

Salmo 18 - I precetti del Signore fanno gioire il cuore.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Anche il tuo servo ne è illuminato,
per chi li osserva è grande il profitto.
Le inavvertenze, chi le discerne?
Assolvimi dai peccati nascosti.

Anche dall'orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro da grave peccato. 

Dalla lettera di san Giacomo apostolo 5, 1-6
Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.

Alleluia, alleluia alleluia.
La tua parola, Signore, è verità;
consacraci nella verità.
Alleluia alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 9,38-43.45.47-48
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Gheenna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Gheenna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Gheenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, le letture che abbiamo ascoltato ci parlano dello scandalo: quello del giovane aiutante di Mosè che vede due uomini profetizzare nell’accampamento degli israeliti; lo scandalo dei discepoli di Gesù perché qualcuno imita il Maestro, facendo quello che lui ha insegnato, pur non essendo del loro gruppo; infine l’evangelista Marco ci riporta le parole di Gesù che parla, anche lui, dello scandalo per i piccoli.
Ma cosa si intende nel Vangelo quando si parla di scandalo? La parola greca skàndalon significa “ostacolo, inciampo”, ovvero qualcosa che fa cadere e rende difficoltoso o pericoloso il cammino, qualcosa cioè di differente dal significato che la parola ha oggi.
In diverso modo Gesù è d’inciampo. Tutti noi aspiriamo ad una vita che scorra liscia, serena e senza ostacoli, piana, e per poter far questo, lo sappiamo, dobbiamo rinchiuderci in un isolamento che nasconde i problemi degli altri. In questo cammino il Signore rappresenta un inciampo perché ci chiede di non ignorare ciò che avviene attorno a noi, anzi di farcene carico come qualcosa che ci riguarda in prima persona. Ma anche la strada è resa liscia dall’abitudine che ci fa credere di sapere ormai come comportarci, con automatismi e scontatezza che vengono da un senso acquisito di “normalità”. Anche su questa strada Gesù costituisce un inciampo, perché mette in discussione ciò che sembra scontato e acquisito. Ma Pietro aggiunge anche un altro concetto: Questi inciampi, così fastidiosi, sono le pietre con le quali edificare un’umanità più vera e profonda, non superficiale e insulsa. Il Vangelo dunque, con i suoi piccoli e grandi “scandali” ci permette di costruire con materiale buono, pietre, cemento, mattoni, che rendono l’edificio della nostra vita solido e bello.
A volte però è facile abituarsi anche al Vangelo, dopo averlo ascoltato tante volte, tanto da far sì che non costituisca più una pietra d’inciampo davanti alla quale fermarsi e con la quale darsi da fare per edificare. Siamo diventati così bravi ad aggirarlo che nemmeno ce ne accorgiamo più. È lo zig zag dei compromessi, delle abitudini, di un senso scontato di credere di sapere già cosa è bene e cosa è male senza bisogno che alcuno ci aiuti a comprenderlo meglio. Ma questo significa che il nostro edificio, cioè la nostra umanità, non cresce, perché non abbiamo pietre per costruirlo, e spesso esso resta a metà o, peggio, cade giù in rovina.
Nella prima lettura e nel Vangelo di Marco che abbiamo ascoltato oggi alcuni vedono con fastidio il fatto che altre persone prendono sul serio la volontà di Dio e ne fanno il proprio modo di vivere, compiendo le sue opere. In qualche modo le loro azioni e parole che si conformano al modo di essere di Dio, diventano anch’esse come degli ostacoli che si vorrebbero eliminare dal cammino. Cioè, anche la testimonianza degli uomini di Dio fa inciampare il corso normale degli eventi e dei pensieri, infastidisce perché obbliga a fermarsi e riflettere, a decidere, a scegliere e non permette di andare avanti come niente fosse, ad occhi chiusi.
Accanto a questo valore positivo dello scandalo del Vangelo, il Signore Gesù però mette in guardia i suoi discepoli a non divenire loro stessi degli ostacoli per gli altri nel cammino verso Dio, specialmente per i più piccoli e deboli. Abbiamo ascoltato: “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.” Sì, all’inciampare provvidenziale sulle “pietre” del Vangelo che ci fanno fermare a riflettere e a capire meglio la volontà di Dio per costruire il nostro edificio spirituale, Gesù contrappone l’ingombro di umanità che mettono in ombra o nascondono del tutto la volontà di Dio attraverso un insegnamento e una testimonianza contraria. Per questo secondo inciampo volontariamente messo dagli uomini sulla strada degli altri Gesù è senza pietà: piuttosto è meglio mutilarsi della parte di sé che ci spinge ad essere di ostacolo. Gesù parla di una mano, un piede o un occhio, ma noi potremmo anche aggiungere il proprio carattere scontroso, egoista, freddo, incapace di vivere l’amore e l’amicizia, la compassione e la solidarietà. Con questo esempio che Gesù fa citando la mano, il piede e l’occhio egli vuole dirci che quella parte di noi che ostacola e fa cadere gli altri è spesso qualcosa di naturale, anzi costitutivo del nostro essere. Sì, quello che chiamiamo “carattere” o “indole” e che ci sembra normale e immodificabile perché costitutivo del nostro modo di essere naturale e spontaneo può essere molto pericoloso, perché causa della nostra rovina, così come avere due braccia o due piedi o due occhi, cosa di per sé naturalissima, può causare la perdizione, se essi sono usati per compiere il male. Meglio allora modificare la nostra natura, fino a mutilarla, per non andare incontro al disastro.
Tagliamo senza indugio tutto ciò che nel nostro modo di pensare e agire scandalizza il piccolo, cioè lo ostacola e lascia solo e in balìa del male, anche se ci costa e fa soffrire. Impareremo così a gioire del bene che si fa anche fuori dai modi normali e, soprattutto, ci sentiremo responsabili perché né io né nessun altro rimanga indifferente e inattivo davanti al bisogno di un fratello o di una sorella. 
  
Preghiere 


O Signore Gesù, ti ringraziamo perché ci insegni a renderci conto della forza del male e a non accettarlo come normale. Aiutaci a non restare mai indifferenti davanti a chi ne è vittima,
Noi ti preghiamo


O Dio che ami gli uomini con immensa bontà, fa’ che sappiamo fermarci davanti ai piccoli perché nessuno sia ostacolato nel suo cammino verso te dalla nostra durezza di cuore ed egoismo,
Noi ti preghiamo


Aiuta o Padre tutti coloro che sono nel bisogno, perché ovunque nel mondo il tuo nome sia glorificato e amato come il consolatore dell’afflitto e  il sostegno del povero,
Noi ti preghiamo


Sostienici o Signore Gesù perché con generosità aiutiamo chi è nel bisogno e non ci tiriamo indietro. Fa’ che i più deboli non soffrano più ma vengano aiutati secondo giustizia,
Noi ti preghiamo



 Proteggi e dona forza a tutti coloro che annunciano il Vangelo e testimoniano il tuo amore nel mondo. Fa’ che la loro vita sia di aiuto per chi cerca la pace e la giustizia,
Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Signore per la nostra città ed i suoi abitanti, perché sia un luogo in cui i più piccoli crescano circondati sempre dall’affetto della famiglia e dall’esempio cristiano di chi è loro vicino,
Noi ti preghiamo.

  
Ti invochiamo o Padre del cielo, accompagna il papa Francesco nel suo pellegrinaggio di pace nel mondo. Fa’ che chi lo incontra e lo ascolta venga spinto a seguirne l’esempio,
Noi ti preghiamo

Proteggi o Dio quanti sono in fuga dalla guerra e affrontano viaggi lunghi e pericolosi. Guidali alla sicurezza di un futuro di pace.
Noi ti preghiamo

sabato 22 settembre 2018

XXV domenica del tempo ordinario - Anno B - 23 settembre 2018





Dal libro della Sapienza 2, 12.17-20
Dissero gli empi: «Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta. Vediamo se le sue parole sono vere, consideriamo ciò che gli accadrà alla fine. Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, per conoscere la sua mitezza e saggiare il suo spirito di sopportazione. Condanniamolo a una morte infamante, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».

Salmo 53 - Il Signore sostiene la mia vita.
Dio, per il tuo nome salvami,
per la tua potenza rendimi giustizia.
Dio, ascolta la mia preghiera,
porgi l'orecchio alle parole della mia bocca.

Poiché stranieri contro di me sono insorti
e prepotenti insidiano la mia vita;
non pongono Dio davanti ai loro occhi.

Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.
Ti offrirò un sacrificio spontaneo,
loderò il tuo nome, Signore, perché è buono.

Dalla lettera di san Giacomo apostolo 3,16-4,3
Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall'alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia. Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.

Alleluia, alleluia alleluia.
Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,
a possedere la gloria di Cristo.
Alleluia alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 9, 30-37
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafarnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, Gesù attraversava la Galilea assieme ai suoi discepoli e nel corso di quel viaggio, forse spinto dall’intimità di quel momento, apre il suo cuore ai dodici e rivela loro quello che accadrà a Gerusalemme. Il Signore però non lo fa in modo vittimista, per farsi compatire o per suscitare nei dodici una reazione sdegnata e bellicosa. Infatti egli sì, parla della sua passione e morte, ma non tace il fatto che dopo tre giorni sarebbe risorto. Che prospettiva straordinaria! Infatti, se da un lato il fatto che Gesù avrebbe subito una persecuzione da parte dei suoi avversari era abbastanza prevedibile, l’annuncio della sua vittoria sulla morte dopo tre giorni era veramente straordinario. I discepoli però sembrano non rendersi conto di quanto Gesù dice loro, non capiscono e non chiedono: “non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo”. I loro cuori sono spaventati dalla novità di un annuncio così straordinario e preferiscono chiudersi in se stessi, tanto che nemmeno riescono ad avere parole di pietà o di consolazione per le sofferenze che Gesù si aspetta di subire o di stupore e gioia per la resurrezione annunciata.
Questa reazione ci stupisce: che amici sono? Eppure, se ci pensiamo bene, questo non è forse anche il nostro modo normale di reagire? Il Vangelo che ascoltiamo ogni domenica infatti da un lato ci chiede di aprire bene gli occhi sul dolore del mondo, e dall’altro contiene in sé un annuncio di resurrezione, perché indica una prospettiva di vita che vince la morte, di bene che vince il male, di amore che vince l’odio, di perdono che vince il peccato. È l’annuncio che oltre il male, il dolore, la malattia e l’ingiustizia che sembrano incombere sull’uomo senza lasciargli via di scampo c’è una forza più forte e una vita che non finisce, se ci fidiamo di Gesù. Come reagiamo noi? Ci spaventiamo, e pensiamo dentro di noi: “sarebbe bello se fosse possibile, ma vivere così è pericoloso”. Pensiamo, solo per fare un esempio, alle Beatitudini, o alla proposta di perdonare settanta volte sette, o di porgere l’altra guancia. Donare tutto, certi che riceveremo il centuplo, non è una rischiosa imprudenza? E così via. Lo spavento che ci suscitano simili prospettive ci fa’ chiudere il cuore, e i cuori spaventati rendono le persone disumane e incapaci di compatire per il dolore altrui e di gioire per la gioia altrui, come avvenne ai discepoli alle parole di Gesù.
Ma cuori spaventati e induriti non solo sono insensibili al dolore e sordi alla speranza del Vangelo, ma innescano anche il desiderio, così spontaneo in noi, di prevalere sugli altri. Chi ha paura cerca posizioni di forza da cui dominare sugli altri e sentirsi al sicuro. I discepoli infatti dopo essersi spaventati per quelle parole di Gesù si misero a fare la gara su chi di loro era più importante e più grande, dimostrando di aver preso una strada diametralmente opposta a quella del loro maestro.
Stiamo attenti dunque a restare col cuore spaventato e sordi all’annuncio della resurrezione che il Vangelo ci fa così spesso, perché è una scelta pericolosa e dalle conseguenze gravi, ci rende schiavi delle mentalità competitive e di sopraffazione del mondo.
Ci chiediamo allora, come vincere la paura istintiva di vivere il Vangelo? Come non chiudere il cuore all’annuncio della resurrezione?
Si potrebbe pensare che la risposta è diventare più coraggiosi, disprezzare i pericoli con animo eroico.
Gesù però non esorta i suoi discepoli ad essere più coraggiosi, ma invece propone loro di vincere la paura rivestendosi di una forza diversa da quella del mondo: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”. All’alternativa che il mondo pone: “o essere deboli e soccombere o essere forti e dominare” risponde con una terza possibilità: essere forti sì, ma della forza dell’amore, che il mondo non possiede ma che Dio può darci. Mentre dice queste parole Gesù chiama un bambino e lo abbraccia, cioè indica la strada della  tenerezza per chi è debole, come un bimbo, e dell’affetto protettivo per la sua fragilità, e questo non come un’astratta teoria, ma nella pratica di un caloroso abbraccio. Cioè per vincere la paura che rende disumani e sordi al Vangelo, dice il Signore, non bisogna rivestirsi della corazza e rinchiudersi in sé, piuttosto bisogna imparare a voler bene, partendo dai più piccoli e deboli, in concreto e con gesti di tenerezza e affetto protettivo.
Fratelli e sorelle, in questo nostro tempo sempre più voci propongono la chiusura e l’indurimento come risposta ai problemi del mondo. Stiamo attenti a non credere alla forza di questo mondo che vuole prevalere sugli altri per sentirsi al sicuro.
Come ci invita Gesù, rivestiamoci della vera forza che è fermarsi davanti al povero e al debole, abbracciarlo teneramente, ascoltare quell’annuncio di speranza e di fiducia di una vita più forte della morte, di un bene che supera e sconfigge ogni male, di un futuro di felicità che Dio prepara per chi è pronto ad accoglierlo e ad ascoltarlo.
  
Preghiere 

 O Signore Gesù che con la tua resurrezione ci hai donato la possibilità di essere anche noi partecipi della sua forza invincibile, aiutaci a non rifiutare spaventati di accoglierla, ma di divenire tuoi discepoli e imitatori,
Noi ti preghiamo


Aiutaci o Signore ad imparare l’amore per i piccoli che vince la paura di essere sopraffatti e di perderci. Fa’ che seguendo il tuo esempio abbracciamo col calore del nostro affetto chi è debole e nel bisogno,
Noi ti preghiamo


Sostieni o Dio del cielo tutti coloro che operano per la pace e la giustizia, perché nel mondo prevalga la riconciliazione sull’odio, il perdono sulla vendetta e il bene sul male,
Noi ti preghiamo


Sostieni e proteggi o Padre misericordioso tutti quelli che sono nel bisogno: i poveri, i malati, gli anziani, chi è senza casa, chi vive nel pericolo ed è minacciato dalla violenza e dalla guerra. Fa’ che la vicinanza dei fratelli e l’azione del tuo Spirito vincano ogni male,
Noi ti preghiamo



Dona o Signore Gesù anche a noi tuoi discepoli uno spirito mite e umile, perché non cerchiamo di imporre noi stessi e di dominare sugli altri, ma con spirito di servizio ci preoccupiamo che ciascuno sia amato e aiutato,
Noi ti preghiamo


Perdona o Padre tutti coloro che sono schiavi del male e operano ingiustizie, chi è indifferente al dolore degli altri. Guarisci la piaga del vivere solo per sé che avvelena la nostra società e rende meschini gli uomini,
Noi ti preghiamo.

  
Proteggi o Dio il papa Francesco da ogni male e sostienilo nell’impegno di annunciare e testimoniare il Vangelo in ogni luogo del mondo.
Noi ti preghiamo


Ti chiediamo o Signore perché tutti i cristiani del mondo cooperino per la costruzione di un mondo più giusto e umano. Perché uniti dal tuo amore trovino presto le vie della piena concordia.
Noi ti preghiamo


sabato 15 settembre 2018

Festa dell'esaltazione della S. Croce - 16 settembre 2018





Dal libro dei Numeri 21, 4b-9
In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì.  Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo.  Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.

Salmo 77 - Non dimenticate le opere del Signore! 
Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.

Quando li uccideva, lo cercavano
e tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio è la loro roccia
e Dio, l’Altissimo, il loro redentore.

Lo lusingavano con la loro bocca,
ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.

Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa,
invece di distruggere.
Molte volte trattenne la sua ira
e non scatenò il suo furore.

Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Filippesi 2, 6-11
Cristo Gesù,  pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Alleluia, alleluia, alleluia.
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua croce hai redento il mondo.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 3, 13-17
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:  «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.  Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, celebriamo oggi una festa antica e solenne, quella dell’Esaltazione della Santa Croce. Questa festa viene a riproporci, lontano dai giorni convulsi della Passione del Signore, di soffermarci sulla croce, lo strumento di morte di Gesù. In modo particolare per noi questa festa diviene ancora più solenne perché ricorda il titolo a cui la nostra chiesa è dedicata e che costituisce, se così vogliamo dire, la santa “protettrice” della nostra comunità cristiana.
Non possiamo non chiederci, in questa occasione, perché i primi cristiani hanno sentito la necessità di esaltare la croce, come un vanto, tanto da farne fin da subito il simbolo della nostra fede? La nostra sensibilità, oggi ma forse in ogni epoca, sembra consigliarci piuttosto di mettere in secondo piano, un po’ in disparte, la realtà della croce. Non si può fare di un segno che ricorda una sconfitta il proprio vessillo! A ben vedere la storia della Passione di Gesù inizia con la gloria della festosa accoglienza di Gesù da parte del popolo al suo ingresso a Gerusalemme e si conclude con la gloria della sua resurrezione. La croce, in questo contesto, non è solo un incidente di percorso? Non va circoscritta come qualcosa di marginale e, in fondo, poco decisivo?
Ogni generazione cristiana si è dovuta confrontare con questa domanda e con la tentazione spontanea di metter da parte la croce, tanto da arrivare a farne solo un elemento decorativo che non dice più nulla, ed oggi lo facciamo anche noi nell’occasione di questa festa.
Dobbiamo innanzitutto ricordare come la croce non l’abbia inventata Gesù né i cristiani. Esisteva prima di lui ed è continuata ad esistere dopo. Tanto che, come sappiamo, Gesù fu uno dei tre crocefissi sul Calvario quel giorno. La croce è una realtà che sta piantata nel cuore dell’esperienza dell’umanità e si manifesta ogni volta che il male infligge la sua vittoria su un uomo. È la croce dell’ingiustizia, del dolore fisico, dell’insensibilità alla sofferenza altrui, della sopraffazione, della violenza, dell’umiliazione e dello scherno, dell’omicidio. È la croce di Abele, primo uomo a subire la violenza di suo fratello, ed è la croce dell’ultima vittima della guerra in Siria o in Libia o in Sudan, caduta solo poche ore fa. Fra quella prima e quest’ultima c’è una lunga fila di croci, fra le quali Gesù ha voluto fosse piantata anche la sua, una fra tante.
Ce lo rappresenta bene questo altare sul quale oggi vogliamo celebrare la S. Messa: le croci del mondo sono tante!
Per questo Gesù doveva passare attraverso la croce perché ha scelto di essere uomo fino in fondo, e non si è uomini fino in fondo se non si passa attraverso l’esperienza della croce: o sopportando la propria, come succede ancora a tanti, o facendosi carico di quella di un fratello o una sorella, aiutandolo a sopportarne il peso nel cammino della vita, come fece Simone di Cirene, caricato senza colpa del peso di una croce non sua. Gesù non è fuggito dalla croce perché voleva essere uomo fino in fondo, e non a metà, e chi di noi fugge dalle croci piantate nel mondo rinuncia a essere uomo fino in fondo. Questo dobbiamo averlo sempre ben presente! E chi ce lo suggerisce vuole farci restare uomini e donne a metà.
Proprio dalla croce Gesù ha voluto condurre la battaglia più dura di tutta la sua vita. Il Signore di tentazioni ne ha incontrate tante, lo sappiamo, ma sulla croce ha vinto quella più dura e subdola. Tanti lo tentano, sicuri che, davanti alla morte e al dolore estremo, diventerà finalmente uno come tutti, uno che pensa a salvare sé stesso: “i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d'Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui.»” Sì, ancora oggi noi facciamo fatica a credere in un Dio che non ha evitato il dolore e la morte dei tanti crocefissi della terra, e crederemmo più volentieri a un Gesù che si fosse sottratto alla croce. Crederemmo volentieri ad un cristianesimo che ci offrisse pace, serenità, spensieratezza e leggerezza, mentre invece ci obbliga a guardare le croci del mondo, che continuano ad esserci, anche se noi le dimentichiamo.
Ma Gesù vince questa tentazione e trasforma la croce da simbolo della vittoria del male in una fonte eterna di misericordia, cioè amore come lui lo vive. Infatti Gesù dalla croce non maledice, piuttosto invoca il perdono del Padre per chi lo stava uccidendo: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”, e invoca per sé la misericordia degli uomini dicendo, fra le ultime sue parole, “Ho sete.” Invita Maria e Giovanni ad accogliersi l’un l’altra con la misericordia di un figlio e di una madre. Accoglie nel suo Regno il ladrone che si affida a lui dalla sua croce. Da quel giorno la croce non è più solo segno della vittoria del male sull’uomo, come era sempre stata e come continua a essere in tante parti del mondo, ma diviene per noi cristiani il segno che il male può essere vinto con la misericordia invocata da Dio per sé e per gli altri e chiesta agli altri per sé, invocata dagli uomini per gli altri uomini.
Per questo quello che era uno strumento di morte è diventato per generazioni di cristiani un trono di vittoria, un simbolo di gloria che non può essere messo da parte.
Cari fratelli e care sorelle, noi siamo fortunati a pregare ogni domenica in questa chiesa. Essa è a Terni il santuario della croce e da essa deriva per ciascuno di noi una missione: ricordare al mondo la realtà della croce, diffusa ovunque nella carne dei sofferenti e dei poveri, e mostrare la sorgente di misericordia che da essa scaturisce per la salvezza di tutti gli uomini. Per noi è l’opportunità di divenire veri uomini e vere donne facendo l’esperienza della croce, assumendoci il peso di quella dei tanti fratelli e sorelle che ne sono purtroppo ancora oggi caricati. La tradizione antica della Chiesa ha individuato in sette gesti le principali “opere di misericordia” che sono simbolicamente raffigurate ai piedi di questo “monte delle croci”. Esse sono: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire chi non ha vestiti, accogliere chi è senza casa, visitare i malati e i carcerati, seppellire i defunti. Sono gesti essenziali nella loro concretezza quasi sfacciata, sono la risposta al grido dei crocefissi di oggi che invocano misericordia, sono la risposta che Dio mette nelle nostre mani alla richiesta di misericordia di Gesù sulla croce. Non vergogniamoci a compierli, non trascuriamoli come cose inutili o anacronistiche. Pensiamo solo, ad esempio, a quanti morti insepolti invocano misericordia per sé e per quelli come loro dal fondo del Mediterraneo, naufraghi dei viaggi della speranza verso un futuro migliore conclusi in tragedia, o pensiamo a quante persone nel mondo muoiono per mancanza di acqua e alle guerre causate dalle contese per lo sfruttamento dell’acqua. Le opere di misericordia non sono qualcosa di anacronistico e superato, ancora oggi ci aiutano a restare accanto alla croce, a non fuggire, a non metterla da parte per prudenza o pudore. Con gioia allora riceviamo oggi l’invito di Gesù a sostenere le croci del mondo e troveremo in esse le fonti della misericordia che rende pienamente uomini e donne.


Preghiere 


O Signore Gesù, dalla croce a cui sei stato inchiodato ci provochi alla misericordia. Fa’ che rispondiamo con compassione e disponibilità al tuo invito, Noi ti preghiamo


O Dio nostro Padre, dona con abbondanza a tutti gli uomini la misericordia che fa riconoscere in ognuno il proprio fratello e la propria sorella, Noi ti preghiamo



O Spirito di amore, riempi i nostri cuori perché non vinca la paura e la rassegnazione, ma prevalga il desiderio di restare accanto alle croci piantate nel mondo per aiutare quanti oggi ne sopportano il peso,
Noi ti preghiamo


O Dio manda dal cielo la tua benedizione su quanti affrontano viaggi rischiosi e faticosi per raggiungere un approdo di pace e serenità. Proteggi quanti sono in viaggio in mare e in terra, salvali dalla cattiveria degli uomini e dai pericoli della natura,
Noi ti preghiamo



Proteggi o Padre buono gli uomini e le donne che vivono in guerra. Dona pace ai paesi sconvolti dalla violenza e schiacciati dal terrorismo,
Noi ti preghiamo


Dona o Signore pace e salvezza al mondo intero, specialmente dove ora regna insicurezza e povertà. Fa’ che la giustizia regni nel mondo, dove oggi c’è disuguaglianza e sfruttamento,
Noi ti preghiamo


Ascolta o Dio l’invocazione di papa Francesco e di quanti ti chiedono il dono di vivere compassione e misericordia. Fa’ che ogni uomo e ogni donna sappia imitare te sulla croce, uomo della misericordia e Dio del perdono,
Noi ti preghiamo


Sostieni o Signore i tuoi figli ovunque dispersi, radunali nella famiglia dei discepoli che si riuniscono ai piedi della tua croce per celebrarti risorto e nutrirsi del tuo corpo e sangue. Proteggili dalla tentazione di fuggire dalla croce,
Noi ti preghiamo

sabato 8 settembre 2018

XXIII domenica del tempo ordinario - Anno B - 9 settembre 2018



Dal libro del profeta Isaia 35, 4-7
Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso sorgenti d’acqua.

Salmo 145 - Loda il Signore, anima mia.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.  

Dalla lettera di san Giacomo apostolo 2, 1-5
Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali. Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi? Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?

Alleluia, alleluia alleluia.
Gesù annunciava il vangelo del Regno 
e guariva ogni infermità del popolo.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 7, 31-37
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decapoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, il Vangelo oggi ci presenta Gesù che compie un viaggio fuori dal territorio abitato dai giudei, e qui, in terra straniera guarisce un sordomuto. Era strano per un giudeo andare fuori dalla madrepatria, mescolandosi a gente idolatra, impura, se non perché costretti da una necessità inevitabile. Invece Gesù più volte rompe questo tabù religioso e visita ambienti nemici ed estranei alla fede d’Israele. Questa scelta sta a significare che la missione evangelica non ha confini e la salvezza portata dal Signore, rappresentata dalla guarigione del sordomuto, non è solo per chi ha già la fede.
Questo messaggio ci giunge oggi in un tempo nel quale stanno tornando in auge le frontiere e si alzano divisioni fra i popoli, le culture e le religioni. Sappiamo tutti delle chiusure che alcuni Paesi hanno posto alle proprie frontiere, rendendo più difficile attraversarle, minacciando blocchi, accrescendo i muri di separazione. Il Vangelo di oggi mostra Gesù non dare gran peso alle divisioni etniche, religiose, culturali, e lo fa spesso, scandalizzando i giudei benpensanti che lo accusano di occuparsi di gente che non è degna perché straniera, pagana, impura, come ad esempio la donna pagana siro fenicia (Mc 7,26) e la donna impura per le perdite di sangue (Mt 9,20) o la samaritana straniera e eretica al pozzo di Giacobbe (Gv 4,7), ecc…. È un dettaglio importante da cogliere sul pensiero di Gesù perché contraddice una tendenza culturale attuale che spesso viene sottovalutata dai cristiani.
Il racconto di questo miracolo è particolarmente significativo, perché descrive come esso è operato da Gesù. L’evangelista Marco sottolinea come Gesù porta in disparte il sordomuto, lontano dalla folla. Nel Vangelo la folla svolge sempre un ruolo di ostacolo all’incontro personale di Gesù, come nel caso del cieco Bartimeo, o rappresenta l’ambiente in cui si è trascinati da passioni negative e confuse, come avviene durante passione di Gesù. La salvezza che Gesù offre al sordomuto richiede la calma di un incontro personale sereno, per tutto il tempo necessario a conoscersi.
Poi Gesù tocca le orecchie e la lingua del sordomuto, cioè entra in contatto diretto e concreto con le parti più sofferenti dell’uomo. Il miracolo non è una magia che sovrasta il dato concreto e anche volgare, magari, della vita umana.
In seguito Gesù guarda verso il cielo. Questo gesto non è di poca importanza. Gesù volge lo sguardo al cielo per indicare la prospettiva del Regno dei cieli a cui vuole indirizzare la storia dell’umanità. Da lì viene la forza che cambia la vita, al cielo proietta il suo agire, come la realtà nuova e diversa che è venuto ad inaugurare. È un gesto che Gesù ripete nell’ultima cena, quando offre il suo corpo e sangue ai discepoli riuniti a tavola, e in molti momenti importanti della sua vita.
Infine Gesù parla, e dice: «Apriti!». La parola è lo strumento principale attraverso il quale Gesù agisce nel mondo. Egli è il Verbo, cioè la Parola di Dio, e usa la parola per entrare in contatto profondo col mondo. Per Questo Gesù rispetta la parola umana, non inquinandola con falsità e superficialità; ama la parola, dandole il potere di cambiare la vita; ascolta le parole degli uomini e le prende sul serio; dona le parole, come quando insegna a pregare e dice agli apostoli: “…quando pregate dite: Padre nostro…”. Incontro personale nella calma, contatto diretto di Gesù con la parte malata della nostra vita, riferimento alla prospettiva del regno dei cieli, parola ricca e profonda. Ecco il modo con cui Gesù realizza l’incontro che salva con ciascun uomo e donna, senza far caso a differenze di cultura, religione e situazione.
Così Gesù vuole incontrare anche noi, diamogliene la possibilità, per guarire anche le nostre malattie. Spesso noi però, al contrario, abbiamo fetta, siamo nella confusione e nel rumore; rifiutiamo di farci toccare in profondità nei punti più delicati e problematici della nostra vita, perché li nascondiamo; viviamo con lo sguardo basso su noi stessi o sul presente, con realismo rassegnato; infine diamo poco peso alle parole, le sviliamo, le disprezziamo, non le prendiamo sul serio.
Per questo il Signore Gesù fatica a guarire la nostra vita, sorda, muta, cieca, piena di barriere che ci dividono dagli altri.
La gioia del sordomuto guarito e di quelli che erano con lui è incontenibile. Dice il Vangelo: “più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano.” Sì la gioia dell’incontro vero con Gesù da’ una gioia che non si può contenere. La guarigione che lui ci dona cambia tutto e ci rende entusiasti annunciatori del Regno dei cieli. In questi tempi tristi e insoddisfatti quanto bisogno abbiamo di questa gioia piena! Se al contrario davanti al Vangelo restiamo freddi, dubbiosi e scettici ecco che rendiamo impossibile il miracolo: Gesù passa, la folla sovrasta le sue parole, la fretta ci trascina via, la dimenticanza cancella ogni traccia in noi del suo passaggio. Non sia questo il nostro atteggiamento, ma come il sordomuto accogliamo la salvezza che Gesù ci viene a portare.


Preghiere 

O Signore Gesù ti ringraziamo perché vieni a visitarci e ti fermi con calma e pazienza assieme a noi. Fa’ che ti accogliamo e ti ascoltiamo con cuore disponibile e attento,
Noi ti preghiamo


O Padre misericordioso che non fai differenze fra gli uomini ma li ami tutti con lo stesso amore come figli di un’unica famiglia, insegnaci a non alzare barriere e divisioni culturali, religiose ed etniche fra noi e chi ci sta accanto.
Noi ti preghiamo



O Signore Gesù che tocchi con delicato amore le parti più doloranti delle nostre vite, guarisci le nostre infermità: la durezza di cuore, gli egoismi, le freddezze, le aggressività, perché risanati dalla tua Parola torniamo ad essere felici.
Noi ti preghiamo


Aiuta o Padre del cielo quanti sono nel bisogno e invocano il tuo sostegno: i poveri, quanti sono in guerra, i perseguitati e i prigionieri. Salva e libera tutti dal male.
Noi ti preghiamo



O Cristo Gesù, ti affidiamo il nostro papa Francesco perché tu lo aiuti a mantenere la serenità nella prova e l’audacia dell’annuncio evangelico franco. Proteggilo dal male e conservalo in salute.
Noi ti preghiamo


Accompagna o Padre del cielo quanti si affidano a te e ti invocano nella prova. Cancella dai cuori la tentazione del male perché in ogni situazione vinca la volontà del bene.
Noi ti preghiamo.

sabato 1 settembre 2018

XXII domenica del tempo ordinario - Anno B - 2 settembre 2018





Dal libro del Deuteronomio 4, 1-2. 6-8
Mose parlò al popolo dicendo: «Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi. Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”. Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?».

Salmo 14 - Chi teme il Signore abiterà nella sua tenda.
Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,
non sparge calunnie con la sua lingua.

Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.

Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.  

Dalla lettera di san Giacomo apostolo 1, 17-18. 21b-22.27
Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso di lui non c’è variazione né ombra di cambiamento. Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature. Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi. Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.

Alleluia, alleluia alleluia.
il Padre ci ha generati per mezzo
della sua parola di verità,
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 7,1-8.14-15.21-23
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate - i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva ai suoi discepoli: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, in­ganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, Il libro del Deuteronomio ci mostra come Dio, nel momento in cui il suo popolo sta per entrare nella terra che ha preparato per lui, gli offre una legge, cioè un modo di vivere umano e giusto, perché il nuovo capitolo della storia che si apriva iniziasse con un rinnovamento totale, anche interiore, nei rapporti fra gli uomini e con Dio. Egli dice: “Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo”. Egli sa infatti che quel modo di vivere che egli propone è il migliore e non c’è niente da aggiungere o da omettere o su cui fare aggiustamenti e compromessi. Quello indicato è il migliore modo di vivere, e prosegue infatti Dio dicendo: “Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”.” Tutti infatti, ritiene Dio, possono rendersi conto della saggezza e umanità di quella legge.
Dio forse ci può sembrare un po’ ingenuo, infatti non minaccia punizioni a chi contravviene alla sua legge. In questo modo dimostra tutto il rispetto e la grande stima che ha per l’uomo: sa che la nostra intelligenza può comprendere come la via del bene sia la migliore e come la vera punizione è quella che ci infliggiamo da noi stessi nel rifiutarla. La condanna peggiore è farsi schiavi del male e prigionieri dell’iniquità, che è sempre infelicità, anche se scelta liberamente.

Eppure la nostra esperienza quotidiana ci fa vedere come il rifiuto del modo di vivere proposto da Dio è così naturale e direi “normale” nell’agire dell’uomo. Questo avviene principalmente per una idea comune secondo la quale dentro di noi ci sia innato il bene, e tutto quello di cui abbiamo bisogno sia esprimerlo liberamente; per questo ci fidiamo così ciecamente di noi stessi e delle nostre “libere scelte”, e così poco di Dio e del modo di vivere che ci propone, che appare invece come un’imposizione che viene dal di fuori. Nella storia questa idea ha trovato espressione nel cosiddetto “mito del buon selvaggio”, secondo il quale l’uomo, senza influenze negative esterne è buono di natura.

Nella Scrittura troviamo espresso il concetto opposto: il bene non è “per natura” in noi stessi, ma piuttosto viene da Dio, è da lui che impariamo a viverlo, con pazienza e diligenza, proprio perché non ci viene spontaneo. Dice Giacomo, come abbiamo ascoltato: “ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre”. L’apostolo ci invita a renderci conto che quel che c’è di buono nella vita dell’uomo ha la sua origine da Dio, è un suo dono, e non è frutto del nostro istinto naturale. Giacomo insiste: “Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi.” Cioè è da Dio che ci parla che noi possiamo apprendere il bene nostro e del mondo intero, e solo se mettiamo in pratica la parola di Dio possiamo sperare di trovare la felicità vera, cioè la salvezza. Altrimenti, afferma realisticamente Giacomo, siamo degli illusi, cioè crediamo vero ciò che non lo è.

Il maligno sa bene come siamo fatti e il suo agire infatti mira a solleticare i nostri istinti peggiori, facendoli sgorgare fuori con naturalezza. Come in una bottiglia di spumante, basta far uscire il tappo e il vino esce spumeggiante, così nell’uomo, basta rimuovere il freno che Dio vuole mettere ai sentimenti cattivi, ed ecco che il peggio prorompe fuori per propria forza, senza più argine.

Gesù rivolgendosi ai farisei e agli scribi riprende questo insegnamento, mettendo bene in luce il pericoloso inganno a cui vanno incontro quelli che non vi prestano attenzione. Scribi e farisei erano i più osservanti degli ebrei e per questo avevano la convinzione di essere nel giusto e di non dover imparare nulla. Ad essi Gesù dice: “Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro”. Gesù è ancora più radicale di Giacomo: tutto quello che può rovinare la vita dell’uomo ce l’abbiamo già dentro, e l’illusione di essere nel giusto esprimendo la “verità di sé” significa dare libero sfogo al male che dentro di noi alberga comodamente senza che nessuno lo disturbi. È da fuori infatti, e cioè dalle parole e dall’esempio del Signore e di quanti si fanno suoi discepoli, cioè i santi, che noi possiamo contrastare questo istinto malvagio, e la vita cristiana sta proprio in questa lotta fra la propria naturale propensione e la legge di Dio, il modo di vivere che lui ci insegna.

Quella che ci chiede Gesù è una vera e propria rivoluzione: non sono io il valore, il bene, il metro di giudizio, la verità, ma tutto ciò mi è donato da Dio, come un consiglio, un invito. Esso ha la sua forza non nell’imposizione o nella minaccia di punizione, ma nella sua evidenza di bene, nella sua bellezza, semplice e vera.

Cari fratelli e care sorelle, questi ultimi mesi sono stati purtroppo costellati da tanti esempi di come sia facile per il maligno manipolare le persone, convincendole che i sentimenti e gli atteggiamenti istintivi siano i più veri e giusti, anche se sono evidentemente disumani e ingiusti, ovvero contrari alla legge di Dio. Pensiamo al caso così discusso della nave tenuta bloccata settimane con il carico di vite umane in fuga dalla guerra. Ci è voluto poco a solleticare la paura, l’egoismo, il vittimismo, la cattiveria, tutti sentimenti che albergano naturalmente nel nostro cuore, per convincere che quella era una grave emergenza in grado di mettere in pericolo l’Italia: un centinaio di persone, molte delle quali bambini! Eppure quanti, anche vicino a noi, hanno creduto che questa falsità fosse vera e hanno giustificato il trattamento disumano riservato a quella povera gente. È facile far uscire dalla pancia delle persone il peggio di sé, convincendole che la cosa più vera è dare ascolto alla propria spontanea istintività. Ma la legge di Dio va appresa dalla sua Parola, così chiara in questo senso: “… ero straniero e mi avere accolto… chi ha fatto questo ad uno solo di questi piccoli l’ha fatto a me.” Ed oggi abbiamo ascoltato dall’Apostolo Giacomo affermare: “Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.” Sì, fratelli e sorelle, il maligno, attraverso gli strumenti che trova, come alcuni politici, o mezzi di comunicazione o il semplice passa-parola, ci vuole comunicare una sapienza che contamina, cioè che sporca e rende muta la legge di umanità e giustizia che Dio ci ha dato. È nostro compito non lasciarci suggestionare o influenzare da questi cattivi e subdoli maestri. Non possiamo tollerare che affermazioni disumane e atteggiamenti ingiusti divengano normali solo perché tutti li ripetono con superficialità, magari urlandoli per imporli all’attenzione di tutti. Fratelli, non è facile rendersi conto di quanto la mentalità comune ci inganni, noi siamo abituati a prendere per buono quello che fanno tutti, ma stiamo attenti e confidiamo con più attenzione solo in quello che Dio ci insegna, perché non ci illudiamo e non sprechiamo la vita per ciò che non vale.

Preghiere  

O Signore ti ringraziamo perché ci doni la legge dell’amore come modello per essere veri uomini e vere donne, tuoi figli. Fa’ che impariamo da te come vivere e non seguiamo l’insegnamento di questo mondo,
Noi ti preghiamo


Padre misericordioso, perdona il nostro orgoglio quando percorriamo i sentieri della vita seguendo il nostro istinto e le nostre abitudini. Fa’ che accorgendoci del nostro errore seguiamo i tuoi insegnamenti come figli grati e docili,
Noi ti preghiamo


Aiuta o Dio del cielo tutti coloro che cercano la vera vita e non la trovano nelle soddisfazioni facili di questo mondo. Indica loro il cammino che porta a te, unica vera e inesauribile fonte di vita piena,
Noi ti preghiamo



Accogli o Padre tutti coloro che sono morti in questo tempo. Li affidiamo a te che sei buono, e preghiamo perché la tua infinita misericordia conceda loro di essere liberati per sempre da ogni traccia di male,
Noi ti preghiamo



Ti invochiamo o Signore Gesù, accompagna con la tua protezione tutti quelli che hanno bisogno di aiuto e consolazione: chi è nel dolore, chi è solo, chi dispera nella sua salvezza. Raccogli l’invocazione del povero ed esaudiscila,
Noi ti preghiamo


Sostieni, o Dio, il nostro papa Francesco in questo tempo difficile nel quale la forza del male vuole offuscarne la testimonianza evangelica. Fa’ che prevalga in ogni uomo il sincero desiderio di fare la tua volontà senza seguire le false suggestioni del maligno,
Noi ti preghiamo.