sabato 15 settembre 2018

Festa dell'esaltazione della S. Croce - 16 settembre 2018





Dal libro dei Numeri 21, 4b-9
In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì.  Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo.  Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.

Salmo 77 - Non dimenticate le opere del Signore! 
Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.

Quando li uccideva, lo cercavano
e tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio è la loro roccia
e Dio, l’Altissimo, il loro redentore.

Lo lusingavano con la loro bocca,
ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.

Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa,
invece di distruggere.
Molte volte trattenne la sua ira
e non scatenò il suo furore.

Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Filippesi 2, 6-11
Cristo Gesù,  pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Alleluia, alleluia, alleluia.
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua croce hai redento il mondo.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 3, 13-17
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:  «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.  Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, celebriamo oggi una festa antica e solenne, quella dell’Esaltazione della Santa Croce. Questa festa viene a riproporci, lontano dai giorni convulsi della Passione del Signore, di soffermarci sulla croce, lo strumento di morte di Gesù. In modo particolare per noi questa festa diviene ancora più solenne perché ricorda il titolo a cui la nostra chiesa è dedicata e che costituisce, se così vogliamo dire, la santa “protettrice” della nostra comunità cristiana.
Non possiamo non chiederci, in questa occasione, perché i primi cristiani hanno sentito la necessità di esaltare la croce, come un vanto, tanto da farne fin da subito il simbolo della nostra fede? La nostra sensibilità, oggi ma forse in ogni epoca, sembra consigliarci piuttosto di mettere in secondo piano, un po’ in disparte, la realtà della croce. Non si può fare di un segno che ricorda una sconfitta il proprio vessillo! A ben vedere la storia della Passione di Gesù inizia con la gloria della festosa accoglienza di Gesù da parte del popolo al suo ingresso a Gerusalemme e si conclude con la gloria della sua resurrezione. La croce, in questo contesto, non è solo un incidente di percorso? Non va circoscritta come qualcosa di marginale e, in fondo, poco decisivo?
Ogni generazione cristiana si è dovuta confrontare con questa domanda e con la tentazione spontanea di metter da parte la croce, tanto da arrivare a farne solo un elemento decorativo che non dice più nulla, ed oggi lo facciamo anche noi nell’occasione di questa festa.
Dobbiamo innanzitutto ricordare come la croce non l’abbia inventata Gesù né i cristiani. Esisteva prima di lui ed è continuata ad esistere dopo. Tanto che, come sappiamo, Gesù fu uno dei tre crocefissi sul Calvario quel giorno. La croce è una realtà che sta piantata nel cuore dell’esperienza dell’umanità e si manifesta ogni volta che il male infligge la sua vittoria su un uomo. È la croce dell’ingiustizia, del dolore fisico, dell’insensibilità alla sofferenza altrui, della sopraffazione, della violenza, dell’umiliazione e dello scherno, dell’omicidio. È la croce di Abele, primo uomo a subire la violenza di suo fratello, ed è la croce dell’ultima vittima della guerra in Siria o in Libia o in Sudan, caduta solo poche ore fa. Fra quella prima e quest’ultima c’è una lunga fila di croci, fra le quali Gesù ha voluto fosse piantata anche la sua, una fra tante.
Ce lo rappresenta bene questo altare sul quale oggi vogliamo celebrare la S. Messa: le croci del mondo sono tante!
Per questo Gesù doveva passare attraverso la croce perché ha scelto di essere uomo fino in fondo, e non si è uomini fino in fondo se non si passa attraverso l’esperienza della croce: o sopportando la propria, come succede ancora a tanti, o facendosi carico di quella di un fratello o una sorella, aiutandolo a sopportarne il peso nel cammino della vita, come fece Simone di Cirene, caricato senza colpa del peso di una croce non sua. Gesù non è fuggito dalla croce perché voleva essere uomo fino in fondo, e non a metà, e chi di noi fugge dalle croci piantate nel mondo rinuncia a essere uomo fino in fondo. Questo dobbiamo averlo sempre ben presente! E chi ce lo suggerisce vuole farci restare uomini e donne a metà.
Proprio dalla croce Gesù ha voluto condurre la battaglia più dura di tutta la sua vita. Il Signore di tentazioni ne ha incontrate tante, lo sappiamo, ma sulla croce ha vinto quella più dura e subdola. Tanti lo tentano, sicuri che, davanti alla morte e al dolore estremo, diventerà finalmente uno come tutti, uno che pensa a salvare sé stesso: “i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d'Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui.»” Sì, ancora oggi noi facciamo fatica a credere in un Dio che non ha evitato il dolore e la morte dei tanti crocefissi della terra, e crederemmo più volentieri a un Gesù che si fosse sottratto alla croce. Crederemmo volentieri ad un cristianesimo che ci offrisse pace, serenità, spensieratezza e leggerezza, mentre invece ci obbliga a guardare le croci del mondo, che continuano ad esserci, anche se noi le dimentichiamo.
Ma Gesù vince questa tentazione e trasforma la croce da simbolo della vittoria del male in una fonte eterna di misericordia, cioè amore come lui lo vive. Infatti Gesù dalla croce non maledice, piuttosto invoca il perdono del Padre per chi lo stava uccidendo: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”, e invoca per sé la misericordia degli uomini dicendo, fra le ultime sue parole, “Ho sete.” Invita Maria e Giovanni ad accogliersi l’un l’altra con la misericordia di un figlio e di una madre. Accoglie nel suo Regno il ladrone che si affida a lui dalla sua croce. Da quel giorno la croce non è più solo segno della vittoria del male sull’uomo, come era sempre stata e come continua a essere in tante parti del mondo, ma diviene per noi cristiani il segno che il male può essere vinto con la misericordia invocata da Dio per sé e per gli altri e chiesta agli altri per sé, invocata dagli uomini per gli altri uomini.
Per questo quello che era uno strumento di morte è diventato per generazioni di cristiani un trono di vittoria, un simbolo di gloria che non può essere messo da parte.
Cari fratelli e care sorelle, noi siamo fortunati a pregare ogni domenica in questa chiesa. Essa è a Terni il santuario della croce e da essa deriva per ciascuno di noi una missione: ricordare al mondo la realtà della croce, diffusa ovunque nella carne dei sofferenti e dei poveri, e mostrare la sorgente di misericordia che da essa scaturisce per la salvezza di tutti gli uomini. Per noi è l’opportunità di divenire veri uomini e vere donne facendo l’esperienza della croce, assumendoci il peso di quella dei tanti fratelli e sorelle che ne sono purtroppo ancora oggi caricati. La tradizione antica della Chiesa ha individuato in sette gesti le principali “opere di misericordia” che sono simbolicamente raffigurate ai piedi di questo “monte delle croci”. Esse sono: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire chi non ha vestiti, accogliere chi è senza casa, visitare i malati e i carcerati, seppellire i defunti. Sono gesti essenziali nella loro concretezza quasi sfacciata, sono la risposta al grido dei crocefissi di oggi che invocano misericordia, sono la risposta che Dio mette nelle nostre mani alla richiesta di misericordia di Gesù sulla croce. Non vergogniamoci a compierli, non trascuriamoli come cose inutili o anacronistiche. Pensiamo solo, ad esempio, a quanti morti insepolti invocano misericordia per sé e per quelli come loro dal fondo del Mediterraneo, naufraghi dei viaggi della speranza verso un futuro migliore conclusi in tragedia, o pensiamo a quante persone nel mondo muoiono per mancanza di acqua e alle guerre causate dalle contese per lo sfruttamento dell’acqua. Le opere di misericordia non sono qualcosa di anacronistico e superato, ancora oggi ci aiutano a restare accanto alla croce, a non fuggire, a non metterla da parte per prudenza o pudore. Con gioia allora riceviamo oggi l’invito di Gesù a sostenere le croci del mondo e troveremo in esse le fonti della misericordia che rende pienamente uomini e donne.


Preghiere 


O Signore Gesù, dalla croce a cui sei stato inchiodato ci provochi alla misericordia. Fa’ che rispondiamo con compassione e disponibilità al tuo invito, Noi ti preghiamo


O Dio nostro Padre, dona con abbondanza a tutti gli uomini la misericordia che fa riconoscere in ognuno il proprio fratello e la propria sorella, Noi ti preghiamo



O Spirito di amore, riempi i nostri cuori perché non vinca la paura e la rassegnazione, ma prevalga il desiderio di restare accanto alle croci piantate nel mondo per aiutare quanti oggi ne sopportano il peso,
Noi ti preghiamo


O Dio manda dal cielo la tua benedizione su quanti affrontano viaggi rischiosi e faticosi per raggiungere un approdo di pace e serenità. Proteggi quanti sono in viaggio in mare e in terra, salvali dalla cattiveria degli uomini e dai pericoli della natura,
Noi ti preghiamo



Proteggi o Padre buono gli uomini e le donne che vivono in guerra. Dona pace ai paesi sconvolti dalla violenza e schiacciati dal terrorismo,
Noi ti preghiamo


Dona o Signore pace e salvezza al mondo intero, specialmente dove ora regna insicurezza e povertà. Fa’ che la giustizia regni nel mondo, dove oggi c’è disuguaglianza e sfruttamento,
Noi ti preghiamo


Ascolta o Dio l’invocazione di papa Francesco e di quanti ti chiedono il dono di vivere compassione e misericordia. Fa’ che ogni uomo e ogni donna sappia imitare te sulla croce, uomo della misericordia e Dio del perdono,
Noi ti preghiamo


Sostieni o Signore i tuoi figli ovunque dispersi, radunali nella famiglia dei discepoli che si riuniscono ai piedi della tua croce per celebrarti risorto e nutrirsi del tuo corpo e sangue. Proteggili dalla tentazione di fuggire dalla croce,
Noi ti preghiamo

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