sabato 25 giugno 2022

XIII domenica del tempo ordinario - Anno C - 26 giugno 2022

 




Dal primo libro dei Re 19, 16. 19-21

In quei giorni, il Signore disse a Elia: «Ungerai Eliseo, figlio di Safat, di Abel-Mecolà, come profeta al tuo posto». Partito di lì, Elia trovò Eliseo, figlio di Safat. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il dodicesimo. Elia, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello. Quello lasciò i buoi e corse dietro a Elia, dicendogli: «Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò». Elia disse: «Va’ e torna, perché sai che cosa ho fatto per te».  Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con la legna del giogo dei buoi fece cuocere la carne e la diede al popolo, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elia, entrando al suo servizio.

 

Salmo 15 - Sei tu, Signore, l’unico mio bene.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Per questo gioisce il mio cuore +
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

Mi indicherai il sentiero della vita, +
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati 5, 1.13-18

Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri! Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. 

 

Alleluia, alleluia, alleluia.

Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta:
tu hai parole di vita eterna.
Nel Alleluia, alleluia, alleluia.

 

Dal vangelo secondo Luca 9, 51-62

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.  Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».  A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».  Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».  

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, il Vangelo ci racconta che Gesù, in cammino verso Gerusalemme, manda i discepoli davanti a sé, per preparare il suo incontro con la gente.

L’evangelista Luca sottolinea come “stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto”, eppure Gesù non vuole perdere nessuna occasione per guadagnare altri al Vangelo, per incontrare, parlare, conoscere. Quello che fecero i discepoli di Gesù è lo stesso che egli chiede oggi a ciascuno di noi. Anche noi siamo mandati nel mondo non per proporre noi stessi o chissà quale dottrina o scienza, ma per invitare tutti a incontrare personalmente Gesù che si fa presente alla loro vita attraverso il Vangelo e i segni del suo amore concreto.

In qualche modo la responsabilità dei discepoli è grande: da loro, in buona parte, dipende se Gesù sarà accolto o rifiutato, da loro dipende se le sue parole saranno ascoltate con interesse e attenzione oppure lasciate cadere nell’indifferenza. Chiediamoci: riusciamo anche noi a rendere l’incontro con Gesù qualcosa di attraente, per tutti? Non siamo noi il “contenuto” da annunciare e neppure i maestri della dottrina da trasmettere. Siamo quelli dai quali la gente, conoscendoci è attratto da Gesù, perché intuisce che il Vangelo è bello, che la vita col Signore è felice, che Gesù può fare la differenza fra un’esistenza stanca o delusa o amareggiata o intristita e una invece gioiosa e piena di senso. Sì, a noi non è chiesto molto di più che di far sentire a tutti il profumo del Vangelo, far gustare la dolcezza della vita con Gesù, sarà poi lui incontrando personalmente ciascuno a rivelargli la salvezza che il Vangelo propone a ognuno.

Ma per riuscire a compiere ciò dobbiamo vivere il Vangelo come la dimensione costitutiva della nostra esistenza e la forma del nostro pensare e agire. Come facevano i dodici. Non si tratta di essere perfetti, né colti e capaci di spiegare tutto, non lo erano nemmeno loro, ma espressivi di quella pace serena e felice che il Vangelo dona a chi lo vive.

Nel loro andare per città e villaggi i discepoli giungono anche in un villaggio samaritano, cioè abitato da persone ostili agli ebrei, di cultura e religione diversa. Luca con questa specificazione sottolinea come per Gesù non ci sono persone adatte e persone non adatte a ricevere il Vangelo.

Tante volte le nostre timidezze o vergogne rivelano il nostro disprezzo per alcuni, come se queste persone non fossero degne di incontrare Gesù. Lo facciamo ogniqualvolta esprimiamo il nostro giudizio, come i dodici che volevano distruggere con un fuoco dal cielo quanti non li avevano subito accolti volentieri. Il giudizio infatti annienta l’altro, lo consuma e lo fa scomparire davanti a noi, come fa il fuoco con la paglia. Una volta che abbiamo emesso la nostra sentenza di condanna l’altro non è più degno del nostro interesse e non merita attenzione. Questo è vero non solo in caso di giudizio sbagliato, ma anche quando in effetti esso è fondato. Il villaggio di samaritani aveva rifiutato veramente di incontrare Gesù, ma il Signore reagisce diversamente: “Si voltò e li rimproverò”. In quel rimprovero leggiamo il dispiacere di Gesù per la mancanza di misericordia e la scelta facile dei discepoli per la via breve della deresponsabilizzazione.

Per Gesù infatti non esiste il nemico, ognuno, anche chi è ostile o indifferente, è un fratello o una sorella da riconquistare alla famiglia dei figli di Dio. E più egli è lontano e più concentra i suoi sforzi per riconquistarlo.

Il tempo di guerra attuale, ma la stessa organizzazione della società in cui viviamo, ci comunica invece un’idea del mondo diviso in amici e nemici, ci presenta gli altri come rivali, concorrenti, giungendo a dire che molti di loro sono da evitare.

Per il cristiano queste divisioni non hanno senso, perché in realtà tutti, a cominciare da me, abbiamo lo stesso bisogno di incontrare Gesù, anche se qualcuno lo nega o lo rifiuta, chiudendo il cuore al suo amore pieno di misericordia.

Che fare allora in questi casi? Innanzitutto non giudicare e non chiudere, dice Gesù oggi con le parole del Vangelo, e poi ingaggiare una lotta, questa sì lecita, e anzi dovuta e santa, conto il re della divisione che vuole impedire ad alcuni di farsi raggiungere da Gesù.

Nel caso del brano ascoltato sappiamo che quel primo muro innalzato dai samaritani fu poi abbattuto da Gesù che seppe conquistarne molti alla fede attraverso il dialogo difficile e impegnativo con una donna al pozzo di Giacobbe. Quel dialogo fu una vera “lotta” che Gesù ingaggiò con la diffidenza, i pregiudizi, l’ostilità della samaritana, vincendo ogni ostacolo con le armi pacifiche del suo amore insistente e profondo.

È questo il più bell’esempio di come Gesù, pur ricevendo un rifiuto non rinuncia a conquistare ciascun uomo e donna, vincendo innanzitutto l’istinto a giudicare e sapendo poi cogliere ogni occasione, opportuna e inopportuna, per far breccia nelle vite bloccate con la forza del suo voler bene.

 

 

Preghiere 

 

 O Cristo che sei venuto a liberarci dalla schiavitù del peccato e del male, aiutaci ad accogliere con gioia la libertà di essere tuoi figli e discepoli del Vangelo.

Noi ti preghiamo

 

 A noi gente comune, peccatori e dimentichi, tu proponi, o Signore, di divenire discepoli e testimoni del tuo Regno di pace e di amore. Aiutaci a sostenere con le nostre povere forze la responsabilità di accogliere con libertà e gratitudine questa chiamata.

Noi ti preghiamo

 

Affretta o Dio la venuta di un tempo nuovo e fa’ di ciascuno di noi un testimone credibile del tuo Regno. Perché chi è incerto e dubbioso possa essere confermato dalla nostra fede nel Vangelo.

Noi ti preghiamo

  

Come ad Elia ed Eliseo dona anche a noi, o Dio onnipotente, un cuore e occhi nuovi per accorgerci del bisogno di tanti. Fa’ che non viviamo curvi sull’aratro della fatica per sé ma liberi di amare ogni fratello e ogni sorella.

Noi ti preghiamo

 

O Cristo aiutaci a non inorgoglirci davanti a chi non ha fiducia in te, non ti conosce e non ti segue, perché il dono di essere tuoi figli sia per noi responsabilità di amare tutti con più vicinanza.

Noi ti preghiamo

  

Sostieni o Signore Gesù la fatica di chi annuncia e vive il Vangelo. Dai coraggio e fede a chi accetta il mantello del profeta nei nostri giorni e aiutaci ad imitarlo.

Noi ti preghiamo.

 


Ti preghiamo o Padre onnipotente di sostenere e consolare tutti i poveri: fa’ che il nostro amore offra ad essi consolazione e sostegno.

Noi ti preghiamo

  

 

Ti preghiamo o Signore per tutti coloro che vivono in guerra, perché presto torni la pace in ogni terra.

Noi ti preghiamo

lunedì 20 giugno 2022

Festa del Corpo e sangue di Cristo - Ann C - 19 giugno 2022

 

 


Dal libro della Genesi 14, 18-20

In quei giorni, Melchidesech, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: «Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici». E [Abramo] diede a lui la decima di tutto.  

 

Salmo 109 - Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore.
Oracolo del Signore al mio signore:
«Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi».
 
Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici!

A te il principato
nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora,
come rugiada, io ti ho generato.

Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchìsedek».

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 11, 23-26

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono il pane vivo disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 9, 11b-17

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, questa domenica è dedicata alla commemorazione del dono che Gesù ci ha fatto del  suo Corpo e Sangue, ci richiama cioè quel momento fondante e decisivo per la nostra fede che è la cena del Signore con i suoi discepoli durante la quale lasciò l’Eucarestia come segno duraturo della sua presenza fra di loro.

Quel gesto si concluse con un invito che ripetiamo ogni domenica: “fate questo in memoria di me.” Forse non ci siamo mai soffermati su questo aspetto: l’Eucarestia non è solo un dono che riceviamo, ma anche un invito a “fare qualcosa.” Lo si vede bene nel racconto della moltiplicazione dei pani che abbiamo ascoltato dal Vangelo di Luca. Gesù chiede ai discepoli riluttanti di fare loro qualcosa: dare da mangiare alla folla affamata. Essi non sono nemmeno sfiorati dall’idea che fosse una cosa di loro competenza, né tantomeno che potessero riuscire a soddisfare un bisogno così grande, erano cinquemila uomini, più donne e bambini. Per essi era normale che ciascuno dovesse provvedere al proprio bisogno, come poteva e se poteva. Ma la vera risposta al bisogno delle persone è Gesù stesso. Fosse il bisogno di nutrimento, di guarigione, di salvezza, di felicità vera, di parole, di perdono, di consolazione, ecc… Gesù avrebbe potuto provvedere da sé e compiere il miracolo senza bisogno di intermediazione, eppure chiede ai discepoli di “fare qualcosa” anche loro. Gesù ha bisogno che i discepoli diano quel poco che hanno e che distribuiscano il molto nel quale Gesù lo ha trasformato perché ciascuno ne abbia “a sazietà”, e non solo un po’.

Lo stesso è chiesto a noi ogni domenica quando ripetiamo il gesto di Gesù di trasformare il pane e il vino nel suo corpo. Anche a noi è chiesto: “fate questo in memoria di me.” Nella liturgia orientale si da un grande valore a questo comando ed esso ha una rilevanza simbolica ma concreta nel dono delle pròsfore, che significa “le offerte”. Ogni famiglia infatti prepara durante la settimana il pane che poi la domenica è portato in chiesa e offerto perché venga trasformato nel corpo di Gesù. Tutta la famiglia partecipa alla preparazione, che è accompagnata dalla preghiera. I bambini fin da piccoli ne seguono le fasi e imparano il significato di quei gesti come in una catechesi domestica. Quel pane è come i pani e i pesci che i discepoli portarono a Gesù: sono poco, materia povera e senza vita, ma messa nelle mani di Gesù è trasformata nel suo corpo che vivifica e salva. I pani poi che avanzano vengono suddivisi, benedetti e distribuiti al termine della liturgia perché siano portati a chi è anziano o malato e non è potuto venire in chiesa, o ai poveri perché se ne sazino. Nella nostra liturgia latina tutto ciò e semplificato e come riassunto nel gesto dell’offertorio: dal popolo viene portato pane e vino all’altare.

In questo gesto è riassunto quello che ciascuno di noi deve fare: portare a Gesù il poco che è la propria vita. È povera cosa, insufficiente difronte ai bisogni immensi dell’umanità intera, eppure Gesù ne ha bisogno e ci chiede di fare anche noi la nostra parte: offrire il poco che siamo e distribuire il molto nel quale lui lo trasforma.

L’Eucarestia questo fa: essa agisce dentro di noi, vivifica i sentimenti, rafforza la volontà di bene, trasforma il modo di vedere e comprendere la realtà, ecc…, ma non lo fa al di sopra di noi o senza la nostra partecipazione. C’è bisogno che noi, per usare l’esempio della liturgia orientale, durante tutta la settimana impastiamo la farina e la lasciamo lievitare, gli diamo la forma e la inforniamo, per poi portarla domenica al Signore perché egli compia il miracolo di trasformarla nel pane vero che sfama ogni fame e soddisfa ogni bisogno. E quel poco pane sazia tutta l’assemblea, si moltiplica come fece Gesù con la folla. E poi c’è bisogno che quel pane moltiplicato, spezzato e benedetto da Gesù raggiunga i tanti affamati che attendono, la folla affamata con il suo bisogno immenso che disorienta i discepoli, e spesso anche noi. Sì, è il pane stesso della nostra vita, quella piccola pagnotta che noi abbiamo portato, ma allo stesso tempo non è più lo stesso, perché Gesù l’ha trasformata e riconsegnata a noi perché ce ne nutrissimo noi e ne nutrissimo le folle affamate. Lo straordinario è che esso basta per tutti e a sazietà. La nostra vita trasformata dal Signore, nutrita dal suo Corpo e Sangue, diventa risposta a tutti i mali del mondo, sfama e sazia fino in fondo, colma ogni vuoto di amore e di consolazione, porta il perdono a la misericordia di Dio dove sembrava vincere il male e la disperazione.

È il contrario di quello che a volte pensiamo e cioè che aiutare gli altri ci indebolisce e ci impoverisce. È il paradosso del cristianesimo, è il mistero di quel corpo che, come dice la liturgia orientale, è suddiviso e spezzato, ma non si esaurisce mai e sempre si rinnova e si dona a noi. Così è l’amore di Dio: è spezzettato e offerto a tutti, ma nel momento stesso che sfama molti si moltiplica e si rafforza, ed è così abbondante che ne avanzano dodici ceste, pronto a soddisfare la fame di chissà quanti in attesa.

 

 Preghiere 

 

O Signore Gesù che ci offri il tuo corpo e sangue perché nutra la nostra debolezza umana, aiutaci a seguire il tuo esempio e farci sostegno per tanti.

Noi ti preghiamo

  

Tu o Gesù ti sei commosso davanti alla folla affamata e hai moltiplicato il poco che possedevano i discepoli per sfamare tutti. Ti preghiamo, fa’ che le nostre povere forze siano moltiplicare dal tuo amore e siano utili a molti.

Noi ti preghiamo

 

Come una grande unica famiglia tu ci riunisci tutti, o Dio, sulla terra. Fa’ che non sentiamo nessuno estraneo o nemico, ma tutti siano amati e sostenuti da noi come fratelli e sorelle. 

Noi ti preghiamo

  

Ti invochiamo o Dio del cielo, proteggi e guarisci chi è malato e sofferente. Perché coloro che sono nel dolore abbiano le cure amorevoli e il conforto di cui hanno bisogno,

Noi ti preghiamo

 

Con insistenza o Padre misericordioso, invochiamo il tuo perdono, perché le nostre vite mancano del nutrimento buono del tuo corpo e della tua parola, dei quali noi troppo spesso crediamo di poter fare a meno.

Noi ti preghiamo

  

O Dio della pace, ti invochiamo, fa’ cessare ogni guerra che semina morte e dolore. Aiuta i popoli a vivere nella pace e nella concordia, come figli di un unico padre e fratelli della stessa famiglia. Libera chi è nel dolore, minacciato e prigioniero,

Noi ti preghiamo.

 

Proteggi O Dio tutti i tuoi discepoli ovunque dispersi. Fa’ che il tuo nome porti pace e vita piena in ogni luogo.

Noi ti preghiamo

  

Ti invochiamo o Signore Gesù per ciascuno di noi che partecipiamo al banchetto in cui ci offri tutto te stesso, corpo e sangue. Fa’ che anche noi sappiamo rendere la nostra vita ricca di buoni frutti.

Noi ti preghiamo

 

 

 

venerdì 10 giugno 2022

Festa della Ss.ma Trinità - Anno C - 12 giugno 2022

 


Dal libro dei Proverbi 8, 22-31

Così parla la Sapienza di Dio: «Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata, quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua; pri­ma che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io fui generata, quando ancora non aveva fatto la terra e i campi né le prime zolle del mondo. Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso, quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso, quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra, io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo».


Salmo 8 - O Dio, mirabile è il tuo nome su tutta la terra!

Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?

Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi.

Tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Rm 5, 1-5

Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a que­sta grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.  

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo:
a Dio che è, che era e che viene.
Alleluia, alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Giovanni 16, 12-15

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, siamo ad una settimana dal giorno in cui abbiamo celebrato la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli a Pentecoste. Anche noi ne siamo stati inondati, e possiamo dire che un tempo di grazia si è aperto, benedetto dal dono dello Spirito che è l’amore di Dio. È un dono di cui c’è un grande bisogno. Ed oggi ricordiamo lo Spirito assieme al Padre e al Figlio contemplando la realtà del nostro unico Dio in tre persone distinte. Il Dio dei cristiani lo sappiamo, non è un’unica persona, ma tre diverse, con caratteristiche diverse, storia diversa, tanto che addirittura una di esse, il Figlio, ha condiviso la vita degli uomini e dopo la sua incarnazione vive con il Padre e lo Spirito assieme al suo corpo terreno.

Dio infatti si manifesta a noi non tanto come un essere potente, quanto piuttosto come colui che ama, e l’amore non può esistere senza l’atro. È questa la sua caratteristica essenziale: essere con l’altro e vivere per l’altro. Per questo le persone della trinità sono tre: diverse ma insieme, unite da un vincolo di amore così grande da renderle un unico Dio. La trinità allora non è tanto un difficile concetto impossibile da dimostrare, come una formula matematica, ma piuttosto è una realtà di amore vero, un’esperienza di vera unità, basata non sulla forza che si esercita con il potere di dominio sugli altri, ma col voler bene autentico, a tutti e sempre.

Questa caratteristica di Dio è fondamentale, è la sua “sapienza”, così come ci è descritta nella prima lettura di oggi dal libro dei Proverbi. Essa e viene prima di tutto il resto, come abbiamo ascoltato: “Così parla la Sapienza di Dio: Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine.” Cioè all’origine di tutto e come causa di tutto, a partire dal primo agire nella creazione dell’universo, sta questa sapienza che è l’amore di Dio. Ripeto, la Scrittura ci tiene a sottolineare che questa spinta interiore a Dio che lo ha portato a creare tutto quello che esiste fuori di sé non è il desiderio di esprimere potenza o di avere un campo largo sul quale dominare incontrastato, ma è l’amore di allargare fuori di sé creature, persona alle quali dedicare tuta la sua attenzione amorevole.

E non a caso il male che contrasta Dio si chiama “diavolo” che in greco significa “divisione”. Sì, non essere uniti per amore, come lo sono le persone della Trinità, è negazione di Dio, è il male più grande e la vittoria del re del male, è il contrario della sapienza, cioè è la più grande stoltezza.

La Trinità per questa sua caratteristica costruisce ponti di collegamento fra mondi e persone che il male vuole definitivamente isolati, e per costruirli usa la sapienza dell’amore e non ha bisogno di altre conoscenze e abilità. Chi invece abbatte i ponti ed esalta l’isolamento è stolto perché si imprigiona nell’isola dell’io che porta alla follia.

In questo tempo vediamo questa forza di divisione incarnata in modo tragico nella potenza distruttrice della guerra. Essa è forse una delle massime espressioni della distruzione dei vincoli che legano l’umanità in una unica famiglia di fratelli e sorelle. La guerra infatti si fonda sulla cultura del nemico che mira ad annientare fisicamente l’altro e ad affermare il proprio dominio senza limiti. La guerra considera il nemico un oggetto da eliminare, ed anche fra alleati si è uniti solo se serve agli scopi di dominio. E stiamo attenti, perché la logica della guerra non è solo quella dell’aggressore. Certo egli innesca un processo, ma poi esso si espande e ingloba in sé anche l’aggredito che reagisce e assume la stessa logica.

Davanti alla guerra noi comprendiamo bene come essa sia manifestazione di una stoltezza infinita: essa prepara non solo un presente di morte ma lascia un’eredità di distruzione e odio alle generazioni future. È la follia totale, negazione della sapienza e negazione di Dio che è amore.

Noi uomini siamo stati creati ad immagine di questa sapienza e non possiamo vivere per questo senza l’altro: Dio dopo aver creato Adamo disse “Non è buono che l’uomo sia solo” (Gen 2,18). Eppure, sembra che l’impegno più grande degli uomini sia proprio affermare il contrario, senza rendersi conto della pericolosità di una tale stoltezza.

Anche noi tante volte pronunciamo con la nostra vita questa bestemmia. Lo diciamo, ad esempio, quando affermiamo che non si può vivere assieme con chi è diverso da sé o a tutti i piccoli-grandi segni che offrono giustificazioni alla logica della guerra e dell’annullamento dell’altro. Pensiamo al rifiuto di chi è straniero, al pregiudizio contro chi è di cultura o religione diversa.

Differenziarsi, contrapporsi fino a negare l’altro sembra una cosa così naturale, eppure anche il Pare e il Figlio sono diversissimi, il loro essere insieme non è perché sono uguali ma perché l’amore che è la loro essenza è più forte di qualunque differenza e diversità.

L’apostolo Paolo ci ha ricordato oggi che: “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. Sì a Pentecoste abbiamo sperimentato che noi possiamo vivere l’amore vero rivolto all’altro. Ce ne danno esempio gli apostoli che appena ricevuto lo Spirito Santo si riversano sulla strada per annunciare il Vangelo, il gesto di amore più alto che ci sia. Dobbiamo chiederci; cosa abbiamo fatto di questo dono?

Questo rifiuto dello Spirito per lasciare spazio allo spirito del maligno sta la radice della tanta violenza che segna il mondo di oggi. La radice della guerra, dell’odio, della divisione nella società, dell’essere gli uni contro gli altri.

Sì, perché, fratelli e sorelle, ogni gesto che esclude e allontana un fratello o una sorella, perché disprezzato, antipatico, nemico e semplicemente perché estraneo è una bestemmia contro lo Spirito Santo e un rafforzamento del potere del male sul mondo.

Lasciamo agire lo Spirito in noi: “Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera” dice Gesù nel vangelo di Giovanni, accogliamo dunque lo Spirito di amore che ci viene dal Vangelo ed egli, con naturalezza ci guiderà alla verità tutta intera che è la vera sapienza dell’amore di Dio Trinità.

  

Preghiere 

 

 O Signore Gesù che sei unito al Padre e allo Spirito col vincolo santo di un amore che non finisce, insegnaci a voler bene come te e a non poter fare a meno del fratello e della sorella che ci metti accanto,

Noi ti preghiamo

  

O Padre del cielo, re di misericordia, tu che hai così amato il Figlio da restituirlo alla vita, aiutaci ad amare la vita di chi è più debole come la nostra,

Noi ti preghiamo

 

O Spirito di amore che unisci il Padre e il Figlio come un’unica persona, vieni in noi e fa’ che sappiamo essere uniti ai nostri fratelli e sorelle da sentimenti di solidarietà e comunione,

Noi ti preghiamo

  

Ad una settimana dalla festa di Pentecoste, ti invochiamo ancora con forza: o Spirito Santo che sei Dio, scendi su di noi e rendici discepoli del vangelo e suoi audaci annunciatori,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Santa Trinità, veglia con amore su questo mondo, ancora troppo pervaso dalla stoltezza della divisione: cancella le gierre che dividono l’umanità, fa’ che prevalga in ogni situazione la sapienza dell’amore che porta pace e concordia,

Noi ti preghiamo

  

T’invochiamo con insistenza o Signore della pace, perché cessi la violenza in ogni paese insanguinato da odi fratricidi.

Noi ti preghiamo.

 

Per tutti noi ti invochiamo o Signore, fa’ che non viviamo nei nostri cuori la stoltezza che è lo spirito di divisione che ci allontana dagli altri, ma vinciamo ogni tentazione del maligno restando uniti a te ed ai fratelli,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio dona alla Chiesa in tutto il mondo la misericordia e la bontà che tu hai vissuto, perché ovunque sia maestra di mitezza e operatrice di pace.

Noi ti preghiamo

sabato 4 giugno 2022

Pentecoste - Anno C - 5 giugno 2022




 Dagli atti degli apostoli 2, 1-11

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti; abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proseliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

 

Salmo 103 - Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.
Benedici il Signore, anima mia! +
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8, 8-17

Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete. Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli
e accendi in essi il fuoco del tuo amore.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 14, 15-16. 23-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, domenica scorsa abbiamo celebrato la festa dell’Ascensione che ricorda la partenza di Gesù dalla terra. I discepoli dopo l’ascensione di Gesù in cielo si ritrovano senza l’Amico, il Maestro, il Signore della loro vita, ma Gesù aveva promesso loro che la sua presenza sarebbe rimasta con loro per sempre, anche se in modo diverso: “io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre”.

Oggi festeggiamo la Pentecoste, cioè quel giorno in cui la promessa si realizzò e lo Spirito Santo discese e rimase con i discepoli riuniti rendendo il Signore Gesù per sempre vicino a ciascun uomo e donna.

Gesù chiama lo Spirito il “Paràclito”, una parola greca che significa “Chiamato a stare accanto a sé” e che veniva utilizzata per definire l’avvocato, cioè colui che, nei processi, stava accanto alla persona che doveva difendersi dalle accuse per aiutarlo. Sì, lo Spirito santo è colui che, se lo invochiamo, si pone al nostro fianco e ci guida, ci difende, trova le parole e gli atteggiamenti giusti per affrontare la vita. C’è bisogno di invocarlo e farsi affiancare, anche se spesso noi preferiamo andare avanti da soli, convinti che conosciamo la strada e abbiamo la forza di andare avanti da soli. Lasciamoci invece condurre dal soffio dello Spirito che esprime la volontà buona di Dio per la nostra vita.

Sì, in qualche modo lo Spirito rappresenta la volontà buona di Dio che cerca di persuaderci a compiere il bene che lui prepara per noi.

L’Apostolo Paolo afferma nel brano della lettera ai Romani che abbiamo ascoltato: “noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete.” Paolo parla di desideri carnali, e opere del corpo. Si tratta della tendenza di ciascuno di noi di dare ascolto e perseguire i nostri scopi, i nostri progetti, quello che sembra desiderabile per noi, cioè secondo la nostra volontà. Queste opere della carne o del corpo, afferma Paolo, sono morte, perché finiscono con noi stessi. Come il nostro corpo, la nostra carne sono destinati a disfarsi e scomparire, quando non servino più ad un corpo vivo, così sono queste opere. Esse sono animate dal desiderio di dominio, dallo spirito di guadagno e convenienza per sé. Hanno lo scopo finale in se stessi e per questo finiscono con noi stessi.

Ma invece lo Spirito ci suggerisce le opere dello Spirito, che hanno il loro fine ultimo nel bene degli altri, che è anche il nostro bene. Realizzando infatti ciò che fa bene agli altri, rendiamo la loro vita migliore e più bella, ma nello stesso tempo anche la nostra diviene migliore e più bella. Infatti le opere dello Spirito, cioè quelle che lo Spirito santo ci suggerisce, non si esauriscono con noi stessi e si comunicano attorno a noi, come ondate che si propagano lontano nello spazio e nel tempo, e restano anche nel futuro, rendendo la nostra vita qualcosa di duraturo e valido per sempre.

Ma come riconoscere queste opere dello spirito? Ci ricorda l’evangelista Giovanni: “Lo Spirito che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”, cioè il suo scopo è renderci vicine, farci vedere come realizzabili e desiderabili proprio le cose che il Signore ci ha insegnato. È cioè lo Spirito a farci fidare che il Vangelo contiene tutto quello che è bene e utile ad una vita buona e che non va perduta.

Gesù sottolinea il legame stretto fra la sua presenza nella nostra vita attraverso il suo Spirito santo, e l’ascolto della sua Parola: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.” Sì perché l’ascolto della Parola di Dio è autentico solo se vissuto nell’unione col suo Spirito. È lui infatti che rende uno scritto parola viva, vita vissuta, perché lo Spirito è memoria della Parola, è entrare dentro di essa, sentirla vicina e vera per sé, intuire che in essa vi è un segreto di verità e di gioia che è l’unico che ci fa raggiungere la vera felicità.

Ecco fratelli e sorelle ciò che festeggiamo a Pentecoste: uno Spirito che ci fa desiderare di compiere una volontà che non si limita a difendere o aumentare se stessi, ma il bene degli altri, uno Spirito che rende la Parola non più lettera morta ma un soffio vivificante che dà senso e forza alla nostra vita.

Invochiamo dunque lo Spirito perché venga e rimanga su di noi e trasformi radicalmente la nostra vita.

 

Preghiere 


O Signore Gesù che sei asceso al cielo promettendoci che lo Spirito Santo avrebbe riempito le nostre vite, donaci di essere sempre uniti ai fratelli e alle sorelle per accoglierlo con gioia,

Noi ti preghiamo

  

O Dio, manda dal cielo il tuo Spirito a rendere le nostre vite piene del tuo amore e docili al Vangelo,

Noi ti preghiamo

 

Ti invochiamo o Spirito Santo, donaci il desiderio di restare uniti per accogliere te che ci sveli la profondità della Parola di Dio,

Noi ti preghiamo

  

Apri il nostro cuore, o Spirito di Dio, alla voce della Scrittura, perché la ricordiamo e la conserviamo dentro di noi. Fa’ che sulla tua Parola spendiamo forze ed energie per il bene di tutti,

Noi ti preghiamo

 

Ti invochiamo o Dio, manda il tuo Spirito di pace e concordia dove oggi regna l’odio e la violenza. Per l’Ucraina, la Siria e tutti i Paesi preda della guerra e del terrorismo, perché cessi ogni violenza,

Noi ti preghiamo

  

Perdona o Dio la durezza dei nostri cuori che ci chiudono al soffio dello Spirito. Perché nuovi sentimenti di pietà e tenerezza suscitino in noi un nuovo tempo di generosità con chi è povero,

Noi ti preghiamo.

 

Per tutti quelli che ancora non conoscono il Signore e non hanno udito l’annuncio del Vangelo. Perché attraverso la testimonianza e le parole dei fratelli lo Spirito Santo possa indirizzare i loro passi verso di te,

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Dio per il papa Francesco. Riempilo del tuo Spirito perché guidi la comunità dei tuoi discepoli alla pienezza dell’incontro con te nell’umiltà e la mitezza,

Noi ti preghiamo