sabato 26 novembre 2022

I domenica del Tempo di Avvento - Anno A - 27 novembre 2022

 



Dal libro del profeta Isaia Is 2,1-5

Messaggio che Isaia, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme. Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore.

 

Salmo 121 - Andiamo con gioia incontro al Signore.

Quale gioia, quando mi dissero:

«Andremo alla casa del Signore!».

Già sono fermi i nostri piedi

alle tue porte, Gerusalemme!

 

È là che salgono le tribù del Signore, +

secondo la legge d’Israele,

per lodare il nome del Signore.

Là sono posti i troni del giudizio,

i troni della casa di Davide.

 

Chiedete pace per Gerusalemme:

vivano sicuri quelli che ti amano;

sia pace nelle tue mura,

sicurezza nei tuoi palazzi.

 

Per i miei fratelli e i miei amici

io dirò: «Su di te sia pace!».

Per la casa del Signore nostro Dio,

chiederò per te il bene.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 13, 11-14

Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Mostraci, Signore, la tua misericordia
donaci la tua salvezza.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 24, 37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, questa prima liturgia di Avvento si apre con la visione del monte del Signore a cui ascendono tutti i popoli: è l’immagine plastica che rappresenta la realizzazione della pace di Dio per tutti gli uomini. Le parole di Isaia sono piene di commozione, esse rispondono all’aspirazione profonda dell’umanità di tutti i tempi, e cioè quella di essere un’unica famiglia unita nell’amore.

È quello che nella nostra esperienza è sempre sembrato impossibile tanto da esserci abituati alla divisione e da avvertirla come normale e anzi connaturata all’essere umano. Divisioni di nazione, di cultura, di religione, innumerevoli sono i motivi per cui ci si divide, persino nella stessa famiglia, nello stesso paese e comunità. Sì l’uomo è così abituato a vivere diviso dagli altri che sembra un dato irrinunciabile del vivere umano. E la divisione è sempre foriera di conflitto, perché da chi è lontano e sconosciuto, dietro le barriere dei pregiudizi e delle facili generalizzazioni, da chi è avvertito come irriducibilmente diverso da me viene spontaneo credere di doversi difendere, riaffermando con forza la mia particolarità, anche solo con la violenza sottile che è l’indifferenza al dolore altrui o il voltarmi dall’altra parte per non vedere, oppure con l’aggressività armata. È la storia dei conflitti che insanguinano la terra da sempre, scoppiati perché un gruppo si è voluto affermare al di sopra di un altro e dei tanti altri che restano a guardare.

A questa triste realtà gli uomini hanno saputo dare come risposta solo la forza delle armi e la paura reciproca. È assurdo pensare che la pace possa essere garantita dall’accumulo di armi di distruzione globale, come quelle nucleari che oggi sono così numerose sulla terra e la cui minaccia torna a farsi sentire in questi mesi.

Ma oggi il profeta Isaia viene a dirci solennemente che un’altra è la strada ceh porta all’unità del genere umano: i popoli e le genti possono camminare insieme anche se sono diverse, e non perché obbligati dalla forza delle armi o dalla paura reciproca, ma perché attratti dal dono della pace vera che proviene dalla casa di Dio. Sì, solo così gli uomini si incammineranno in un unico sentiero: “Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Per questo siamo qui ogni domenica: per imparare da lui le strade da percorrere per camminare insieme e non da soli, non separati, lontani, nemici. E solo qui impariamo queste vie. Tanti credono che possono trovarsele da soli, a casa propria. Ma le vie del successo individuale o della tranquillità anestetizzata non sono le vie della pace e dell’unità dei popoli, sono un’illusione pericolosa, sotto la quale cova talvolta la brace dell’insoddisfazione e delle rivendicazioni, del vittimismo, degli orgogli nazionalistici o individuali.

Il tempo di Avvento che si apre è di attesa e di speranza, ma non attesa che qualcun’altro faccia qualcosa. È vero abbiamo bisogno del Signore, ma non perché agisca lui al nostro posto, ma perché ci dia la forza di agire contro il male e ci insegni come non farcene servi. Attenderlo, ci dice Isaia, significa andargli incontro, incamminarsi sulla via del Signore imparando a sentirci parte attiva del popolo di tutti quelli che sentono il bisogno impellente della pace e del cambiamento, cioè innanzitutto quelli che ne hanno più bisogno, cioè i poveri, gli oppressi, coloro che vivono in guerra.

Isaia infatti non rivolge il suo richiamo agli altri, ma parla al proprio popolo perché è dal proprio cuore che inizia il cambiamento de mondo, dal proprio modo di vivere e guardare l’altro che cambia il corso della storia dell’umanità intera.

Sia questo tempo di Avvento allora un tempo benedetto in cui incamminarci verso il monte del Signore sul quale si realizza l’incontro con lui. Scopriremo così che le nostre vie si incrociano con quelle di tanti altri cercatori di pace, uomini e donne che aspirano ad un futuro migliore e con i quali diventare un nuovo popolo, senza divisioni di cultura, religione, nazionalità, uniti dalla ricerca della pace che è uno dei nomi santi di Dio. Lasciamo cadere dai nostri occhi i filtri del pregiudizio che ci fanno vedere nell’altro un nemico e un rivale, uno diverso da noi da cui distanziarci, ma vediamo in ognuno un compagno del santo viaggio verso il monte di Dio da cui riceviamo la sua Parola che illumina i passi e li guida alla pace vera.

  

Preghiere n. 1

 

O Signore che vieni e visiti le nostre vite, fa che sappiamo prepararci con gioia all’incontro con te. Fa’ che non crediamo di salvarci da soli ma accettiamo di far parte del popolo grande di quanti ti cercano, percorrono le tue vie e aspirano al santo dono della tua pace.

Noi ti preghiamo

  

Con pazienza e fedeltà, o Signore, ci guidi in questo tempo di crisi e disorientamento. Aiutaci a trovare la via che conduce all’arca di salvezza che è il tuo popolo santo, la quale accoglie tutti coloro che amano e desiderano la pace.

Noi ti preghiamo

 

In questo tempo di Avvento o Signore fa’ che non viviamo presi dall’affanno per noi stessi e distratti dalle abitudini banali. Aiutaci a prepararci perché possiamo riconoscerti re e salvatore delle nostre vite.

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Dio del cielo per questo nostro mondo, attraversato da correnti di odio e di violenza. Dona la tua pace a tutti coloro che ora sono sottoposti alla durezza della guerra, guarisci i cuori induriti dall’inimicizia e aprili al tuo amore.

Noi ti preghiamo

 

Salva o Dio questo tuo popolo. Fa’ che le nostre invocazioni siano ascoltate e che il tuo aiuto non ci venga mai meno. Confermaci nel bene che cerchiamo di compiere e impedisci che i nostri piedi percorrano le vie del male.

Noi ti preghiamo

  

Consola o Padre misericordioso chi è nel dolore: i poveri, i disperati, i senza casa e senza famiglia, i prigionieri, i malati. Guida i nostri passi sulla via della solidarietà con chi è debole e dell’aiuto fraterno a chi ne ha bisogno. Accogli nel tuo Regno il nostro fratello Burkard, morto nella notte di ieri per strada vicino S. Pietro a Roma.

Noi ti preghiamo.

 

Benedici o Padre chi nel mondo annuncia il Vangelo e testimonia la tua pace. Proteggi ovunque i tuoi discepoli, specialmente dove la loro vita è minacciata. Incoraggia chi è timido nel proclamare la salvezza che viene dal tuo Vangelo.

Noi ti preghiamo

  

Perdona o Dio clemente il male che compiamo e ispiraci sentimenti di bontà e fraternità. Fa’ che gli tutti uomini siano presto radunati nell’unica famiglia dei tuoi figli incamminati verso la casa dell’incontro con te.

Noi ti preghiamo

sabato 19 novembre 2022

XXXIV domenica del tempo ordinario - Anno C - Festa di Cristo Re dell'Universo -20 novembre 2022


 


Dal secondo libro di Samuele 5, 1-3

In quei giorni, vennero tutte le tribù d’Israele da Davide a Ebron, e gli dissero: «Ecco noi siamo tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha det­to: “Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’Israele”». Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re a Ebron, il re Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re d’Israele.

                                 

Salmo 121 - Andremo con gioia alla casa del Signore.

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

 

È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.

Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 1, 12-20

Fratelli, ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati. Egli è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono. Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 23, 35-43

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio. tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, oggi si conclude un anno con il Signore. Il tempo di Dio, cioè della nostra vita con lui, non segue il calendario degli eventi mondani, né il ritmo delle nostre vicende personali, ma ha una sua cadenza perché noi ci adeguiamo ad essa. La nostra tendenza infatti è far ruotare tutto attorno a noi stessi, imprimere alla nostra vita il ritmo delle nostre personali vicende. Oggi la Liturgia ci richiama ad un tempo diverso che chiude con questa domenica un anno e, la domenica prossima, ne apre un altro con l’inizio dell’Avvento.

Questa domenica, come sappiamo, è dedicata alla commemorazione del Signore Gesù come re dell’universo. Sì, Gesù è venuto ad inaugurare la Signoria di Dio sull’universo intero, che sarà completa e definitiva alla fine dei tempi, quando avranno termine tutti i regni rivali con a capo i signori di questo mondo, Essi si rivestono del potere della ricchezza, del dominio politico, della supremazia della forza nelle tante forme che assume. Di Cristo Re una certa iconografia passata ci offre l’immagine trionfante di un Gesù glorioso sulle nubi, vestito con le insegne imperiali, con lo sguardo severo da dominatore.

Ma la liturgia di oggi per rappresentarci la Signoria di Gesù ce lo mostra non nei momenti di successo e gloria, acclamato e circondato da folle osannanti, ma solo, crocefisso, sofferente e sconfitto. Che re è mai questo? Quale potere esercita? Come può ergersi a dominatore addirittura dell’universo, se non ha saputo nemmeno mettere in salvo se stesso?

È il rimprovero della gente che gli passa davanti e lo vede umiliato e condannato a morte, in fin di vita: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto.» Ma in fondo, se ci pensiamo bene, è lo stesso rimprovero che a volte muoviamo a Gesù quando, davanti ai drammi e alle tragedie di questo mondo, come le guerre o le catastrofi naturali, accusiamo Dio di essere troppo debole davanti alla sofferenza e alla morte di innocenti o addirittura giusti. Perché non ferma la mano violenta degli aggressori? Perché non salva i tanti poveri Cristi crocefissi nei luoghi dell’ingiustizia di oggi?

Ma la vittoria di Gesù sui poteri del mondo non passa attraverso il loro annientamento, o attraverso le stesse loro armi. All’arroganza del forte Gesù non contrappone un’arroganza ancora più grande, alla violenza non contrappone altra violenza, ecc.. Il vangelo ci mostra che sulla croce Gesù vince il male che subisce con la mitezza del perdono evitando così che esso si impadronisca anche di lui: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” e con la forza mite del perdono conquista anche il ladro crocefisso accanto a lui, liberandolo dalla forza della disperazione e del desiderio di vendetta che vediamo, invece, impadronirsi dell’altro ladro.

Sì, accanto a Gesù crocifisso che domina la forza del male vincendola con il bene del suo amore infinito, vediamo rappresentate le due possibili reazioni umane: uno che si fa vincere dal male e maledice perché schiacciato da una forza più grande di lui, e l’altro invece che si libera dal gioco tragico della vendetta e del contraccambio, che non ambisce a superare con la violenza il male subito, ma si affida alla forza superiore del bene, chiedendo a Gesù la vera salvezza che è il perdono.

Il ladro perdonato si sottomette alla signoria di Dio, non si affida al potere del mondo, e ciò lo rende cittadino di un Regno che non finisce.

Ecco, fratelli e sorelle ciò che oggi vene proposto a ciascuno di noi: non illudiamoci di vincere la violenza con una violenza più grande, il male con un male più forte, il dolore con un dolore più intenso. Affidiamoci piuttosto alla forza del bene che sembra una sconfitta ma risulta essere invece la vera vittoria, perché è la via che ci conduce a divenire cittadini di un Regno in cui la vita è senza fine e la gioia e la pace liberano gli animi schiavi del male.

 

Preghiere 

  O Signore nostro Gesù, ti ringraziamo per la misericordia che doni a chi ti cerca e con la quale continui ad amare ogni uomo. Fa’ che ci rendiamo sempre conto di quanto riceviamo da te, per poter ricambiare con generosità,

Noi ti preghiamo

 

Aiutaci o Signore Gesù a sconfiggere la forza del male con il bene, a neutralizzare l’odio con la benevolenza, a vincere la violenza con la mitezza, come tu hai fatto sulla croce,

Noi ti preghiamo

 

Ti ringraziamo o Dio per un anno passato in tua compagnia che oggi si conclude. Fa’ che il nuovo tempo che si apre sia un tempo di conversione e di ascolto del Vangelo,

Noi ti preghiamo

  

Accogli con benevolenza Dio quanti ti cercano, anche se non sanno come trovarti. Mostra il tuo volto misericordioso e benigno che attira ognuno verso di te,

Noi ti preghiamo

 

Sostieni o Dio ogni uomo e donna debole e colpito dalla forza del male. Ti preghiamo per i tanti che a causa della guerra sono colpiti nel corpo e nello spirito; dona loro pace, consolazione e speranza,

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Dio per tutti coloro che fuggono dal loro paese in cerca di un porto sicuro e un futuro migliore, concedi loro di trovare sempre l’accoglienza dei tuoi discepoli,

Noi ti preghiamo.

 

Proteggi o Padre buono ogni uomo che si affida a te per trovare sostegno nel dolore e salvezza nel pericolo. Per chi è prigioniero e oppresso, per chi è anziano e malato, salva tutti o vero amico degli uomini,

Noi ti preghiamo

  

Guida e proteggi o Dio il papa Francesco, perché sia sempre pieno del tuo Spirito di amore e di misericordia e indichi ad un mondo disorientato la via della salvezza,

Noi ti preghiamo

sabato 5 novembre 2022

XXXII domenica del tempo ordinario - Anno C - 6 novembre 2022

 


Dal secondo libro dei Maccabei 7, 1-2. 9-14

In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite. Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri». E il secondo, giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna». Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, dicendo dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». Lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture. Fatto morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita». 

 

Salmo 16 - Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto

Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno.

Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno.
Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole.

Custodiscimi come pupilla degli occhi,
all’ombra delle tue ali nascondimi,
io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine. 

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 2, 16 - 3, 5

Fratelli, lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene. Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore corra e sia glorificata, come lo è anche tra voi, e veniamo liberati dagli uomini corrotti e malvagi. La fede infatti non è di tutti. Ma il Signore è fedele: egli vi confermerà e vi custodirà dal Maligno. Riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore: che quanto noi vi ordiniamo già lo facciate e continuerete a farlo. Il Signore guidi i vostri cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Gesù Cristo è il primogenito dei morti:
a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 20, 27-38

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, la prima lettura che abbiamo ascoltato dal secondo libro dei Maccabei ci mostra sette fratelli ebrei che davanti alla minaccia di essere maltrattati e messi morte se non rinnegavano la loro fede in Dio preferiscono affrontare le conseguenze più gravi pur di non voltare le spalle al loro Signore.

La prima cosa da notare è che il re pagano Atioco Epifane non chiede ai fratelli l’abiura verbale, ma di compiere un gesto, cioè di mangiare maiale, cibo vietato dalla Legge ebraica. Ma per i sette compiere un gesto così apertamente proibito da Dio equivaleva a negare la sua esistenza o, almeno, affermare che per essi Dio non aveva importanza.

Questo ci deve far riflettere, perché ci fa comprendere che l’ateismo o il rinnegamento di Dio non è solo un’affermazione teorica, ma è il comportamento diverso dai suoi insegnamenti.

Al contrario noi tante volte pensiamo che la nostra adesione a Cristo e alla fede non è messa in discussione dal nostro comportamento, come se queste due dimensioni della vita, cioè il credere e l’agire, fossero l’una indipendente dall’altra. Il primo dei fratelli infatti afferma: “Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri.

La loro fermezza costò loro la vita, perché con il loro rifiuto si assunsero una grandissima responsabilità davanti al re e alla sua corte, dalle conseguenze molto gravi. Ma essi credevano che ben più grave sarebbe stata la responsabilità che si sarebbero assunti trasgredendo la legge divina, perché in questo caso essa era difronte a Dio e per l’eternità della loro vita. Affermò infatti uno di loro: “È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati.

Queste affermazioni e ancora di più la loro testimonianza di martirio deve farci riflettere: noi temiamo molto di più il giudizio degli uomini, la loro disapprovazione o il loro scherno, il fare brutta figura davanti a chi abbiamo intorno, piuttosto che essere disapprovati o fare brutta figura davanti a Dio.

Quante volte infatti abbiamo considerato irrinunciabile essere irreprensibili davanti agli uomini o apprezzati e lodati da loro tralasciando di chiederci cosa il Signore farebbe al nostro posto o cosa penserebbe di noi.

Oppure quante volte abbiamo creduto che non fare nulla, non prendere posizione, non compiere le azioni che le situazioni ci richiedevano era un modo di evitare di assumersi una responsabilità anche grave davanti agli uomini, senza considerare che così facendo ci assumevamo davanti a Dio una responsabilità ben più grande e duratura: quella di rinnegarlo e affermare, col nostro comportamento, la sua irrilevanza per noi. Una responsabilità quest’ultima ben più grave, non fosse altro che perché il giudizio degli uomini passa, quello di Dio dura e le sue conseguenze restano per l’eternità.

Pensiamo allo stupore di quelli che, messi dal giudice eterno a sinistra, dicono: “ma quando mai ti abbiamo visto povero, straniero, malato e bisognoso?” cioè: “quando mai abbiamo fatto qualcosa contro di te?” e il Signore Gesù risponde “ogni volta che non avete fatto questo a uno dei miei fratelli più piccoli non l’avete fatta a me” cioè, anche il non fare quello che si sarebbe dovuto e potuto fare è una colpa, forse ancora maggiore di chi, facendo qualcosa, sbaglia. E per il non aver fatto quello che potavano quelli sono condannati all’eterna infelicità.

Cari fratelli e care sorelle, quante volte ci sembra che Dio non ci dia troppe possibilità di fargli vedere quanto valiamo, che noi vorremmo fargli capire quanto ci teniamo a lui. Ma in verità ogni volta che incontriamo un povero, uno straniero senza casa e famiglia, un anziano solo, un malato, ecc… è lui che ci viene incontro ed è lui che sperimenta sulla sua carne come lo trattiamo.

Per ricordarci questo forse, fratelli e sorelle, papa Francesco ha voluto istituire la giornata dei poveri, per dare rilievo alla presenza del Signore in persona che attraverso di essi ci si fa vicino e ci interroga.

Come tradizione vogliamo celebrare questa giornata invitando i nostri amici poveri ad un pranzo che si terrà qui da noi per farci commensali di Cristo e godere della sua benedizione. È una occasione opportuna alla quale tutti siamo invitati a festeggiare la presenza di Dio fra noi, alle soglie del tempo di avvento che ci prepara ad incontrarlo piccolo e umile nella mangiatoia di Betlemme.


 

Preghiere 

 

O Dio che sei fedele al patto di amore che hai stretto con gli uomini, rendici capaci di accogliere con gioia e gratitudine i segni della tua vicinanza e accoglierti sempre nei tuoi figli più piccoli,

Noi ti preghiamo

  

Rendici, o Signore, fin da ora cercatori della vita che non finisce e operai del tuo Regno. Fa’ che guidati dalla tua Parola giungiamo al porto sicuro nel quale ci attendi,

Noi ti preghiamo

 

Ascolta o Signore l’invocazione di chi ti cerca. Mostrati misericordioso e benigno a chi desidera affidare a te il proprio destino: fa’ che sappiamo restarti fedeli,

Noi ti preghiamo

  

Non guardare o Dio ai segni del nostro poco amore, ma alla speranza che poniamo nella tua misericordia. Sii benevolo con chi ha fiducia nel tuo perdono,

Noi ti preghiamo

 

Aiutaci, o Dio, a non temere il giudizio degli uomini, ma il tuo  e a seguire sempre i consigli che ci doni perché la nostra vita sia piena e felice,

Noi ti preghiamo

  

Proteggi o Padre buono chi è debole e povero. Guarisci i malati e salva tutti i bisognosi di consolazione e aiuto,

Noi ti preghiamo.

 

Proteggi o Dio tutti i tuoi figli ovunque diffusi. Raduna la famiglia umana nell’unica casa della tua famiglia, perché la guerra non ci divida e l’odio non vinca sull’amore,

Noi ti preghiamo

 

Salva o Dio chi è morto confidando in te, raccogli i dispersi che non hanno saputo o potuto cercarti sulle vie della vita, radunali nel tuo amore misericordioso nella casa dove hai preparato un posto per ciascuno,

Noi ti preghiamo

 

mercoledì 2 novembre 2022

Commemorazione dei defunti - 2 novembre 2022

 



Dal libro di Giobbe 19,1.23-27a

Rispondendo Giobbe prese a dire: «Oh, se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, fossero impresse con stilo di ferro e con piombo, per sempre s’incidessero sulla roccia! Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro».

 

Salmo 26 - Contempleremo il Signore nella terra dei viventi

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: +
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.

Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 5,5-11

Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Chiunque vede il Figlio e crede in lui

avrà la vita eterna;

Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 6,37-40

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, la memoria dei defunti che oggi facciamo insieme è un’occasione che ogni anno ci viene offerta per pregare per i nostri cari che ricordiamo con affetto, ma anche per tutti quelli che nessuno ricorda, che sono scomparsi nell’anonimato e che solo Dio nel suo amore fedele ricorda e accoglie con amore.

Ma questa ricorrenza è anche l’occasione per soffermarci, almeno una volta l’anno, sulla della morte e di cosa ci attende dopo di essa, che in genere rifuggiamo perché ci turba. I brani della Scrittura che oggi abbiamo ascoltato ci aiutano a orizzontarci su di un tema così spinoso.

Ieri, nella celebrazione della festa di tutti i santi, abbiamo ricordato chi ci ha preceduto e vive ora nella compagnia di Dio, cioè in una dimensione in cui non esistono quelle mezze misure nelle quali noi siamo abituati a vivere. Ma se esse in qualche modo ci sono possibili qui nella nostra vita terrena, la dimensione che ci attende e nella quale già si trovano coloro che sono defunti è la realtà della chiarezza e della decisione: o salvezza o perdizione, o bene o male.

Ma che vuol dire questo, che la salvezza è solo per chi ha meriti straordinari?

I santi, di cui abbiamo fatto memoria ieri, ci ricordano che non è così. La salvezza non è frutto delle nostre capacità, ma di quanto ci fidiamo della misericordia di Dio. Sì, solo questa è capace di ridare la chiarezza del bene nelle vite in cui esso si confonde spesso col male.

La fiducia nel perdono del Signore è l’unico antidoto al nostro peccato. Questo vuol dire fidarci di lui, nel riconoscerci veramente bisognosi del suo aiuto e delle preziose indicazioni che egli ci offre nella Scrittura.

Ammetterlo non è facile, ni preferiamo orgogliosamente credere che da soli ne sappiamo già abbastanza e possiamo con le nostre forze barcamenarci fra il bene e il male, senza eccedere né nell’uno né nell’altro.

San Paolo nel brano della lettera ai Romani afferma a questo proposito che la certezza con cui possiamo affidarci a Dio non è tanto frutto di uno sforzo di volontà dell’uomo, ma è il risultato della constatazione di un amore così grande che non si è curato che fosse da noi ricambiato o meritato, ma si è donato senza aspettarsi nulla in cambio. Egli scrive: “Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.” È questa misura larga di amore che ci spinge a confidare in lui. Un amore così gratuito non ha limiti, nemmeno quelli della morte. Non accetta compromessi e non delude mai perché è fedele fino alla fine. Questo è il secondo elemento: possiamo fidarci di Dio perché lui si è fidato e ci ha amati per primo e senza condizioni e la sua fedeltà è senza limiti.

Infine l’evangelista Giovanni ci riporta alcune parole di Gesù dalle quali possiamo trarre, ancora una volta, il fondamento sul quale basare la nostra fiducia nella fedeltà di Dio. Gesù infatti ci spiega che non sarà la decisione dell’uomo, la sua forza di volontà, le sue capacità o la sua integrità a salvarlo, ma la fedeltà di Dio, nonostante tutto e contro ogni evidenza, pur di salvarlo: “E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.” Unica condizione che ci è posta è quella di non rifiutare questa volontà e lasciarci da lei determinare per il bene.

Con questa stessa speranza oggi preghiamo per tutti coloro che sono morti e già hanno potuto sperimentare la forza della misericordia di Dio. Preghiamo per loro il Signore perché esalti sempre nella vita di ciascuno le tracce del bene che egli stesso vi ha seminato, senza misurare la scarsità del frutto ma accogliendolo con paterna bontà.

 

 Preghiere 


Ti preghiamo o Signore per tutti i nostri cari, amici e parenti i cui nomi ti presentiamo. Accoglili nella tua infinita bontà e misericordia, perché possano godere in eterno della vita che non finisce,

Noi ti preghiamo

 

Ti ricordiamo, o Padre tutte le persone defunte che non sono ricordate da nessuno. Perché la solitudine e l’abbandono in vita vengano riempite dal tuo amore in cielo,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio, vinci la forza del male che semina odio e divisione sulla terra. Fa’ che noi seguiamo sempre il tuo volere e scegliamo in ogni occasione per il bene che abbiamo la possibilità di compiere,

Noi ti preghiamo

  

Sostienici o Signore nel nostro cammino, fra gli ostacoli e le tentazioni del vivere quotidiano. Fa’ che la luce del Vangelo ci illumini sempre nelle nostre scelte,

Noi ti preghiamo

 

Proteggi e consola o Padre del cielo tutti i poveri che vivono con durezza la loro vita. Per chi è senza casa, senza lavoro, per chi è colpito dalla malattia, per gli anziani, per chi è vittima dell’ingiustizia, profugo e straniero,

Noi ti preghiamo

  

Libera, o Padre onnipotente, il mondo dalla piaga della guerra. Dona pace e salvezza a quanti oggi soffrono e muoiono per la violenza,

Noi ti preghiamo.

  

Proteggi o Dio la tua Chiesa da ogni male. Guidala nel suo cammino perché sia sempre e ovunque annunciatrice audace del vangelo e porto sicuro per chi cerca salvezza dal male,

Noi ti preghiamo

  

Accompagna, o Signore, il papa Francesco nel suo impegno di padre e pastore del tuo gregge. Fa’ che la franchezza delle sue parole e l’autenticità della sua testimonianza siano una luce che guida i passi di tutti i credenti,

Noi ti preghiamo

martedì 1 novembre 2022

Festa di Tutti i Santi - 1 novembre 2022

 



Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo 7,2-4.9-14

Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio». E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattro mila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele. Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello». E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen». Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

 

Salmo 23 - Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.
Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

Dalla lettera prima lettera di san Giovanni apostolo Gv 3,1-3

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Venite a me,
voi tutti che siete affaticati e oppressi,
e io vi darò ristoro.
Alleluia, alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Matteo 5,1-12a

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Bea, ti gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, come ogni anno oggi la liturgia di questa festa viene a ricordarci la chiamata ad essere santi che caratterizza la vita cristiana. Sì, essere santi non è una caratteristica naturale o il risultato di situazioni eccezionali, è la risposta ad un invito di Dio.

La scrittura che abbiamo ascoltato ci offre alcuni tratti di questa santità cristiana, così diversa dal successo o dalla riuscita mondana.

La definizione “Santo” innanzitutto nell’Antico Testamento è una peculiarità essenziale di Dio. Il Sommo, l’Onnipotente è “il Santo”. E sappiamo come nella sensibilità ebraica questo voleva dire marcare una differenza di Dio con tutto ciò che è umano tanto grande da essere impossibile immaginarlo, guardarlo, rappresentarlo. Questo perché gli ebrei capissero la differenza dagli dei costruiti dagli uomini a proprio uso e consumo, gli idoli, capaci di fare quello che l’uomo gli chiedeva in un rapporto invertito uomo-padrone Dio-servo.

Questo rimane vero anche per noi: Dio è sempre oltre le nostre capacità, possibilità e aspettative, ma la nascita di Gesù ha fatto sì che gli ebrei scoprissero che la diversità di Dio era sì immensa, ma passava non sopra la testa degli uomini, bensì attraverso il loro cuore. Sì, Dio è grandissimo e al di sopra di tutto ciò che è umano, ma non è irraggiungibile, perché la sua superiorità è il suo modo tutto speciale di voler bene che è alla portata dell’uomo. Torna con forza il principio della creazione: che senso ha infatti la notazione della Scrittura che Dio ci fece a sua immagine e somiglianza? Che ci ha resi capaci di voler bene come lui.

È quello che ci dice la Scrittura. La prima lettura dal libro dell’Apocalisse esprime bene che la santità non è cosa di una sparuta élite di eccezionali: è una schiera, una massa di persone immensa, cioè è una cosa alla portata di tutti. La loro caratteristica è che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’agnello. Cioè hanno voluto bene fino in fondo, fino alla fine, fino all’estremo, come Gesù che ha dato la sua vita.

L’apostolo Giovanni poi ci dice: “vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!” affermando che l’amore che ci rende suoi figli, chiamati a essere santi, non viene dai nostri sforzi personali, ma dall’accettare il suo amore. Sì, per voler bene agli altri dobbiamo prima di tutto accorgerci di essere voluti bene da Dio., Non è cosa banale né scontata, perché noi invece pensiamo di esserci fatti da noi, di essere frutto dei nostri sforzi, che il bene che viviamo è merito delle nostre capacità. Invece tutto è frutto del cedere all’insistenza di Dio che ci offre sempre mille occasioni al giorno per farci capire quanto ci vuol bene e sogna che noi diamo il meglio di noi stessi volendo bene a tutti.

Infine il Vangelo ci viene a dire che essere santi ci rende felici. Sì la beatitudine del Vangelo è incomprensibile solo a chi non l’ha sperimentata. È una felicità strana, diversa dal mondo, ma l’unica che resiste e rimane e dura. È la felicità di voler bene.

Allora con disponibilità lasciamoci voler bene da Dio, ovvero impariamo a riconoscere  nella domanda di amore dei poveri, dei nostri fratelli e sorelle, del mondo intero c’è la benedizione di Dio che vuole che impariamo da lui ad essere santi, cioè a voler bene sempre e comunque a tutti.

 

Preghiere 


O Dio nostro padre, aiutaci a non rinnegare mai di essere tuoi figli, ma di tornare a te con umiltà, per riempire il nostro vuoto col tuo amore,

Noi ti preghiamo

  

Guida o Dio chi si allontana da te e cerca con orgoglio l’illusione della forza dell’orfano. Aiuta ciascuno a trovare la via del figlio che sa di essere amato e sostenuto da te, Padre buono e misericordioso,

Noi ti preghiamo

 

Sostieni o Dio quanti annunciano e testimoniano il Vangelo, unica via che rende liberi di amare e capaci di operare il bene,

Noi ti preghiamo

  

Sostieni o Signore quanti ti cercano nella via umile del servizio ai fratelli e alle sorelle poveri e piccoli. Fa’ che ti incontrino come Signore della consolazione e Padre della speranza,

Noi ti preghiamo

  

Proteggi o Dio le comunità dei discepoli che si riuniscono nel tuo nome. Perché nessuno sia più perseguitato a causa del Vangelo e si realizzi l’incontro e il rispetto fra i popoli e le fedi diverse,

Noi ti preghiamo

  

Consola o Padre misericordioso chi oggi è nel dolore: i profughi, i migranti, gli anziani, i malati, i senza casa e senza famiglia. Dona a tutti consolazione e salvezza,

Noi ti preghiamo.

 

Dona o Dio pace e sicurezza a quanti sono colpiti dalla violenza della guerra. Perché cessino i colpi che essa infligge a chi ha perso tutto e fa fatica a ricostruire il proprio futuro,

Noi ti preghiamo

  

O Dio, Proteggi e accompagna papa Francesco nel suo cammino di testimone del Vangelo. Fa’ che i suoi gesti e le sue parole aprano nuove vie di unità nell’amore,

Noi ti preghiamo

XXXI domenica del tempo ordinario - Anno C - 30 ottobre 2022

 



Dal libro della Sapienza 11,22-12,2

Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza? Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita. Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano e li ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore.

 

Salmo 144 - Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.

O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Fedele è il Signore in tutte le sue parole
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto. 

 

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 1,11 - 2,2

Fratelli, preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo. Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente. 

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Dio ha tanto amato il mondo

da dare il Figlio unigenito
Alleluia, alleluia alleluia.
  

Dal vangelo secondo Luca 19, 1-10

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, l’evangelista Luca ci propone oggi il racconto di un episodio della vita di Gesù in cui si vede in modo esemplare il valore salvifico della visita del Signore. Sì, Gesù passa, attraversa molti luoghi e vicende umane, ma il suo scopo ultimo è sempre visitare ciascuno, fermarsi a parlare faccia a faccia, conoscerci entrando nelle pieghe, anche quelle più nascoste, delle nostre vite. Nel libro dell’Apocalisse il Signore dice al discepolo: “Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.” Questa frase sottolinea il gusto reciproco dell’incontro col Signore: cenerò con lui ed egli con me. Dio e l’uomo godono tutti e due della gioia dell’incontro, se si apre la porta e si accoglie la sua visita.

Il racconto della visita di Gesù a Zaccheo ci si presenta dunque come il paradigma dell’incontro di Dio con l’uomo e ci aiuta a comprendere meglio come far sì che esso si realizzi anche nella nostra vita.

Tutto inizia con la curiosità di un pubblicano basso di statura. Il vangelo non specifica le vere motivazioni di quell’uomo dalla fama molto discutibile. Egli è un poco di buono, un trafficante disprezzato da tutti, però è attratto da Gesù e non si risparmia per “vedere chi era Gesù”. Egli non solo vuole “vedere” Gesù, ma con lo sguardo capire “chi era Gesù”. Zaccheo sa che quella molto probabilmente è l’unica occasione che ha di vederlo e non vuole in nessun modo perderla. Cioè ha coscienza che ogni momento di incontro è unico e che le situazioni non si ripeteranno uguali, e non vuole che quel momento per lui unico passi invano.

Ma in fondo non è così per ogni momento della nostra vita? Ogni occasione d’incontro è irripetibile e ogni persona unica, ma tante volte noi banalizziamo tutto perché siamo concentrati solo su noi stessi, che siamo sempre uguali, e per questo nemmeno ci accorgiamo quando Gesù ci passa vicino.

Per questo Zaccheo non esita a compiere quel gesto ridicolo di salire sull’albero, lui uomo adulto e di rango, pur di incrociare il proprio sguardo con quello di Gesù: nemmeno ambisce a toccarlo, né a parlargli, gli basta vederlo. Si gioca il tutto per tutto: ora o mai più.

Gesù è attratto da quell’atteggiamento e intuisce cosa vuol dire in profondità: è un segno del desiderio di incontrarlo, anche solo nello sguardo. Per questo prende lui l’iniziativa: si ferma e si rivolge proprio a lui dicendo: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». L’incontro si è realizzato e Gesù dicendo “subito” sottolinea come quella sia l’ora giusta e non ce n’è un’altra, possibile, non c’è un “dopo”.

Per il pubblicano c’è stato bisogno di salire in alto per vedere Gesù: lo dicevamo anche domenica scorsa, il luogo della preghiera e dell’incontro con Dio è elevato, al di sopra della confusione brulicante del quotidiano, e bisogna uscire dal clima della ferialità scontata e caotica per guardare a sé e al mondo con uno sguardo non distratto né concitato. È quello che siamo chiamati a fare ogni domenica alla Liturgia, sul monte santo della casa di Dio. Però allo stesso tempo Gesù invita Zaccheo a scendere subito da lassù, per entrare nel luogo più intimo della sua vita, a casa sua. Sì, perché l’incontro con Dio inizia sul luogo elevato, ma ha bisogno poi di reimmergersi nella concretezza della vita ordinaria per orientarla e trasfigurarla, così come avvenne per Zaccheo.

All’udire l’autoinvito di Gesù il pubblicano è felice: tutto è cominciato con una semplice curiosità, ma Gesù sa rendere decisivo e profondo anche lo sfiorarsi casuale delle nostre vite fra noi e a renderlo il luogo santo della visita divina: “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro.” (Mt 18,20) Potremmo dire che in ogni rapporto, in ogni “vedere qualcuno” si cela un’occasione d’incontro col Signore, se noi sappiamo viverlo con quell’interesse che fece salire Zaccheo sul sicomoro, se non lo lasciamo passare invano, con scontatezza, con lo sguardo chino solo su se stesso.

Quella folla si chiedeva perché Gesù vuole andare proprio in casa di un peccatore, con tanta gente perbene a disposizione. Credono forse che sia un ingenuo che si lascia ingannare dalle apparenze, in realtà è il contrario, sono loro a giudicare con superficialità. Non capiscono che Gesù non è venuto per chi è a posto, ma è irresistibilmente attratto dalla necessità di colmare il vuoto di amore dove esso è più grande, e Zaccheo non fa nulla per nasconderlo, anzi lo mette così bene in vista, fra i rami più alti del sicomoro: “Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.” È la legge della misericordia che fa sovrabbondare l’amore di Dio proprio nei confronti di chi è vinto dalla forza del male.

Ma in cosa consiste la salvezza che la misericordia di Gesù realizza in Zaccheo?

Lo vediamo nelle sue parole: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Per il pubblicano gli altri avevano valore per quanto possedevano, perché più erano ricchi e più da essi poteva esigere tasse e guadagno per sé, ed ecco che ora il suo interesse si rivolge ai poveri; il suo scopo era trarre guadagno dal rapporto con gli altri, ora si fa generoso con chi non ha niente da dargli, i più poveri; la sua prassi era cercare il proprio vantaggio, traendone guadagno, ma ora prevale la logica del debito nei confronti degli altri e del restituire in modo sovrabbondante. Insomma, la salvezza che il Signore porta è la conversione, un capovolgimento a 180 gradi del modo di vedere gli altri e di agire nei loro confronti.

Cari fratelli e care sorelle, Dio è alla ricerca di ciascuno di noi: “Ecco sto alla porta e busso”, ci passa accanto e vuole cenare con noi. Quanto è difficile però per noi volgerci a lui, sollevarci dal basso del nostro trafficare e lasciarlo entrare in casa nostra. Sì, forse noi abbiamo paura che egli trasformi radicalmente il nostro modo di vivere, che vi porti dentro il suo modo di essere e di agire. Preferiamo conservare i nostri spazi di autonomia e lasciare che le logiche di guadagno e convenienza esercitino il loro perverso potere su noi e chi incontriamo. Zaccheo uscì trasformato radicalmente da un incontro solo apparentemente casuale, ma che invece fu cercato e voluto da Gesù. Apriamo anche noi la porta a cui il Signore insistentemente bussa perché porti la salvezza frutto della sua misericordia.

  

Preghiere


O Signore Gesù, ti ringraziamo perché entri nelle nostre vite e non ti scandalizzi della nostra pochezza. Fa’ che ti accogliamo sempre con gioia e disponibilità a cambiare vita,

Noi ti preghiamo

 

 Aiutaci o Signore a salire sul luogo alto della S. Messa per conoscere chi sei veramente. Liberaci il cuore e la mente da ogni idea banale e scontata che ci allontana da te,

Noi ti preghiamo

 

Posa il tuo sguardo o Signore Gesù sulle nostre vite e cambiale dal di dentro, perché siamo purificati da ogni peccato e lavati da ogni colpa, e possiamo così seguirti come discepoli fedeli,

Noi ti preghiamo

  

Insegnaci o Padre misericordioso a guardare senza malizia al fratello e alla sorella, perché scopriamo il debito di amore che ci lega ad essi e la necessità di restituire con generosità il molto che abbiamo ricevuto da te,

Noi ti preghiamo

 

Proteggi o Padre del cielo i tuoi figli più piccoli, i poveri, i soli, i disperati, chi è senza consolazione. Aiutali a incontrarti come il vero liberatore dal male,

Noi ti preghiamo

  

Sostieni o Dio tutti quelli che subiscono i colpi delle guerre, per chi è provato nello spirito e nel corpo. Aiuta tutti a mantenere lo sguardo fisso su di te che doni consolazione e aiuto a quanti lo invocano,

Noi ti preghiamo.

 

 Fa’ o Signore che la tua Chiesa nel mondo sia ovunque segno di riconciliazione fra gli uomini e invito a vivere la pace vera. Dona a ciascuno dei tuoi discepoli il coraggio dell’amore e l’audacia del perdono,

Noi ti preghiamo

 

Sostieni o Dio il papa Francesco che guida gli uomini di buona volontà sulla via della pace. Donagli salute e forza per condurre il tuo gregge nel pascolo del Vangelo,

Noi ti preghiamo